Nato in un villaggio delle Alpi francesi, fin da piccolo ho visto l'acqua
scorrere in abbondanza, cantare allegramente nei tanti fiumi e ruscelli alle
pendici di quelle verdi montagne. Nel mio villaggio, come in tutti gli altri di
questa regione, c’erano molte fontane in pietra (bachal) con un buon flusso che
non s’interrompeva mai e dove, d'estate, ci si fermava a dissetarsi e le
mandrie di mucche si radunavano per bere prima di andare nei campi e al ritorno.
Era lì che, sprovvista di lavatrice, mia madre andava a lavare i panni nelle
sue acque fredde. La aiutavo a strizzare e trasportare il bucato usando una
carriola. Ricordo mio padre, originario dell'Estremadura, che raccontava agli
abitanti del villaggio quanto fossero fortunati ad avere un'acqua così buona e
abbondante. Forse non capivano davvero, ma da parte mia avevo circa dodici anni
quando ho avuto il mio primo shock emozionale ambientalista. Per la prima volta
ho visto in un negozio, vendere dell’acqua. Ero molto turbato e rattristato nel
vedere l'acqua chiusa in una bottiglia di plastica per essere venduta. Un'acqua
che, per me, apparteneva alla vita, tanto quella degli uomini, che degli
animali e delle piante. Ho avuto un lampo: un giorno ci venderanno l'aria.
Contrariamente all'opinione popolare, i sentimenti e l'intuizione, soprattutto
quando provengono da un bambino, non dovrebbero essere opposti alla ragione. Ne
ho avuto conferma, di recente: nel mondo del libero mercato, della proprietà privata
e della "democrazia", si vende tutto senza preoccuparsi del bene
comune. Contano solo il profitto, il guadagno, l’utilità, il denaro e il potere.
E siccome viviamo in una società dominata dal capitale, tutto ha un prezzo e
tutto si può comprare, e adesso anche l'acqua, che ha cominciato a essere negoziata
a Wall Street, nei contratti a termine sull’acqua in California, negli Stati
Uniti[1].
I- Viva l’acqua, viva
la vita!
1) La nostra madre terra, la sua placenta: l’acqua
Dimentichiamo che il ciclo dell'acqua e quello della vita sono
una cosa sola, ci ha ricordato Cousteau. Qualche secolo prima Leonardo da Vinci
definiva anche l’acqua come il motore di tutta la natura. Tuttavia, la nostra
modernità frettolosa non solo nega la storia ma, orfana di ogni cosmogonia,
volta le spalle alle origini dell'umanità. Eppure, evocare le nostre origini è capire
la vita, è comprendere noi stessi come terrestri. Ricordarsi della comparsa
della vita sulla terra, dell'evoluzione della biodiversità marina, è celebrarne
la nascita, più di quattro miliardi di anni fa, all'interno dei caldi fondali
marini, quando gli oceani erano distribuiti su tutto il pianeta.
2) L'anima del nostro
essere biologico
La bevanda più
pericolosa è l'acqua, se non la bevi, ti uccide, ironizzava El Perich, scrittore, disegnatore e comico
catalano. Se il pianeta blu è davvero composto per il 72% di acqua[2], noi lo siamo quasi altrettanto, con un tasso del 65% in un
essere umano adulto e del 75% in un neonato.
II- L’acqua, la domestica
tuttofare. L'acqua sporca non può essere lavata (proverbio africano)
1) L'acqua bramata
Ormai non possiamo più negare la crisi climatica che ci sta
colpendo duramente e di cui ci aveva avvertito Murray Bookchin, già negli anni sessanta
e settanta. Si tratta di una crisi multiforme e ciclica, con molteplici effetti
ambientali, imprevedibili e incalcolabili, la cui retroattività ha un effetto
valanga: aumento delle temperature, artificializzazione del suolo dell'ordine
di 50.000 ettari all'anno nella sola Francia (la Spagna viene subito dopo), perturbazione
dei cicli delle piogge, siccità, incendi giganteschi, degrado degli ecosistemi,
riduzione della biodiversità … Questi fenomeni provocano a loro volta una
riduzione della fotosintesi, una minore cattura di CO2 e, contro ogni
aspettativa, nonostante il generale aumento delle temperature, una minore evaporazione
con conseguente diminuzione delle precipitazioni e quindi una crescente siccità[3], e così via.. … In conseguenza di questa situazione le nostre
società emerse da questa natura prima ne risentono profondamente in modo molto
disuguale, è vero, anche se, nella fornace della nostra casa che brucia, la
maggior parte dei cittadini guarda fuori dalla finestra[4], come li spinge a fare il bombardamento pubblicitario, dalle
marche di detersivo fino alle gare elettorali.
Questi stessi media ci offrono il disastro in reality show come
un'ecologia dello spettacolo, della teatralità e della performance in cui le
élite politiche, culturali ed economiche svolgono il ruolo di salvatori.
L'obiettivo è contemporaneamente di stordirci, rassicurarci e soprattutto
impedirci di prendere posto e agire. È così che la stragrande maggioranza si
ritrova sempre più inibita e impotente. Nonostante tutti i loro rapporti
scientifici (IPCC-Intergovernmental Panel on Climate Change) e i loro Summit
della Terra, organizzati a tamburo battente dal 1972, niente va per il verso
giusto, anzi. Le industrie minerarie, energetiche, digitali, agricole e la
continua espansione delle megalopoli, oltre a causare scarsità di
precipitazioni, devono accelerare la produzione energetica. L'estrattivismo che ne deriva porta a una domanda sempre
crescente di acqua e il suo inquinamento è praticamente irreversibile. Così,
questo elemento costitutivo centrale della vita, diventa, giorno dopo giorno,
sempre più raro e sempre meno sicuro, mettendo in pericolo la nostra
costituzione biologica, il suo 70% in acqua ma anche, la salute e
l'approvvigionamento delle sue cellule attraverso l’alimentazione. Nella nostra
società capitalista, per natura conflittuale, questa situazione non può che
acuire l'avidità e le tensioni attorno a questo bene comune che sta per esserci
rubato per convertirsi surrettiziamente in bene privato, e in oggetto di
speculazione allo stesso modo di qualsiasi materia prima mineraria o energetica[5]. Se il capitalismo è davvero nato dalla più grande violenza,
figlio del tumultuoso matrimonio tra colonizzazione ed enclosures (Recinzione di terreni non coltivati o adibiti a uso comune della
collettività. Questo fenomeno di espropriazione dei beni comuni è cominciato
già nel dodicesimo secolo, ma si è accentuato in Inghilterra dal sedicesimo
secolo come uno degli elementi portatori di un capitalismo la cui matrice
internazionale dipende da molti altri fattori. NdT), espropriandoci dei nostri mezzi di produzione e in primo luogo
la terra, tutto porta a credere che dopo aver incorporato la società, va a privarla
della sua acqua. Già molte popolazioni, le più povere del mondo, ne sono
private fino a morirne[6] ma questa epidemia non tarderà a raggiungerci in questa zona
pedonale del Capitalismo privandoci del nostro elemento vitale costitutivo,
anche a costo di morirne poi in seguito a sua volta.
2) Gli affari che
irrigano le vene del Capitale
Secondo la maggior parte degli anticonformisti e
anticapitalisti, sono gli industriali di tutti i tipi, i responsabili e i
beneficiari di questi disastri. Certamente lo sono come elementi della maggiore
complessità del fenomeno della valorizzazione del valore che si appoggia sempre
più sulla speculazione, su promesse di redditività impossibili da mantenere. Ancora
un fenomeno di cause ed effetti in circolo che si retro alimentano precipitando
il soggetto automatico del capitalismo (Marx) dritto verso il vuoto siderale.
III- Al cuore del
Capitale: l'energia
Già negli anni '70 i dirigenti delle compagnie petrolifere e
minerarie (capitalismo fossile) erano al corrente degli effetti perversi delle
loro attività. Hanno fornito un carburante ancora oggi indispensabile alle
industrie generatrici di merci per il mercato mondiale. Tuttavia, per porre
fine alle critiche ecologiste in uno splendido periodo di abbondanza e in previsione
del progressivo calo del volume delle loro estrazioni, quindi dei loro
profitti, molti imprenditori e i loro azionisti lanciano l'allarme del
riscaldamento climatico[7]. Dietro quest’apparente consapevolezza si tratta, infatti, di
avviare una nuova modalità di produzione energetica, completando la prima.
Tanto più che, secondo un rapporto del gabinetto The Shift Project[8], i sedici paesi fornitori di petrolio dell'Unione Europea
subiranno un forte calo della loro produzione dal 2030. Non appena il petrolio
scomparirà dall'equazione, i trasporti internazionali e quindi il sistema
economico globale saranno messi in crisi. Lo stesso varrà per tutta l’ingegneria
pesante indispensabile alla produzione industriale e all'agroindustria.
La parola d'ordine è dunque lanciata: energie pulite e rinnovabili
che si concretizzano attraverso il Green New Deal. Come per il precedente New
Deal, anche questo dovrà essere sostenuto dall'intervento e dal sostegno diretto
dello Stato[9]. L'idea di un’energia rinnovabile grazie al vento e al sole, è
ricavata dagli ecologisti che la propugnano dagli anni 70. Solo che nel caso
attuale, lungi da un'energia pensata dalle comunità umane per un’autonomia
energetica sottratta al monopolio, si tratta piuttosto, con quest’opposizione
mascherata tra energie rinnovabili e fossili, di aumentare la produzione variando
e moltiplicando le fonti di approvvigionamento. Si aprono così nuovi e favolosi
mercati, in nome di una nobile causa: combattere il riscaldamento globale e
l'inquinamento, grazie a un'energia pulita. Auto elettriche pulite alimentate
da fonti energetiche pulite e rinnovabili: elettricità e idrogeno. Il
palcoscenico per il mercato è pronto, resta da vedere dietro le quinte.
1) Acqua per lavare le
energie rinnovabili (Green Washing)
a) Alla fonte: pressatura della terra per estrarre l'oro verde
Per ciascuno dei quattro grandi poli del commercio mondiale
(Nord America, Europa occidentale, Russia e Asia orientale), la produzione di
metalli preziosi è un imperativo strategico. Lo illustra l'edificante discorso
del vicepresidente della Commissione europea incaricato della previsione, Maroš
Šefčovič, il 12 settembre 2022[10], durante la conferenza europea sulla sicurezza delle materie
prime. Dopo aver citato Margaret Thatcher, (Non c'è alternativa)... afferma
l'urgente necessità di aprire miniere in Europa “per costruire l'economia decarbonata
e digitale a cui tutti aspiriamo e per garantire le nostre capacità di difesa
militare”. Per questi campioni del cosiddetto sviluppo sostenibile, però, l'ode
alla stabilizzazione del riscaldamento globale intorno ai 2°C si traduce in una
domanda di litio per il 2040 moltiplicata per 42, quella di grafite per 25, di
cobalto per 21 e di nichel per 19, principalmente per la fabbricazione di
batterie, in particolare quelle dei veicoli elettrici. Lo stesso vale per il
settore digitale, che da solo fagocita una quantità astronomica di energia e,
nella sua versione rinnovabile, richiede una quantità di metalli rari. Ad esempio,
metà della produzione di metallo argentato è destinata a questo settore e a
quello della corsa allo spazio e agli armamenti. Di qui l'angoscia dell'Unione
europea e la sua precipitazione per non trovarsene privata dalla concorrenza. Del
resto, la guerra in Ucraina è chiaramente nel mirino di quest’aspra lotta per
le terre rare poiché, come ci precisa Célia Izoard, essa è al quinto posto al
mondo per le sue riserve di ferro, grafite e manganese - due elementi basilari
per la produzione di batterie elettriche. Essa è anche il sesto produttore
mondiale di titanio, metallo strategico per la produzione aeronautica, e
dispone di ingenti giacimenti di litio, rame, cobalto e terre rare, utilizzati
nel settore energetico quanto nell'elettronica e nella difesa.
b) Sottrazione e contaminazione dell'acqua
Oltre all'accentuazione del colonialismo minerario sfrenato dei
quattro grandi poli del commercio mondiale già citati (per es. il litio in
Bolivia, il ferro in India, il petrolio in Ecuador, ecc.) con le sue
drammatiche conseguenze quali, tra le altre, la devastazione delle foreste
tropicali, la contaminazione di laghi e fiumi, ecc ...[11], si dovranno convincere le popolazioni europee ad accettare
questo boom minerario sui propri territori. Tanto più che le miniere, un tempo
abbandonate per la loro bassa concentrazione di metalli, poiché generano più scorie
che in passato, richiedono ormai quantità di acqua ancora maggiori: una grande
miniera di rame può consumarne quaranta milioni di m3 in un anno. Tra dieci
anni, come rifornire le miniere di rame nel sud della Spagna o del Portogallo,
quando assistiamo a uno stress idrico senza precedenti?
Tuttavia, lo Stato, in quanto guardiano del Capitale, prende precauzioni sia in
Francia che in Spagna per dare priorità assoluta all'industria, prima
mineraria, poi agricola. In Andalusia, ad esempio, le attività minerarie sono
dichiarate inequivocabilmente d’Interesse Pubblico Superiore (Interés Publico
Supérior)[12]. In Francia, anche quando si tratta di miniere di uranio, il
governo vuole essere rassicurante prendendo esso stesso misure sedicenti severe
concernenti il post-minerario[13]. In entrambi i casi, però, come si tradurrà questo per la popolazione
locale?
Come ci spiega Célia Isoard, ciò riguarda tutta l'Europa, ma
l'Andalusia ne soffrirà particolarmente: A Rio Tinto, Atalaya Mining sta
promuovendo il suo sistema a circuito chiuso volto a risparmiare risorse. Parte
dell'acqua di depurazione è reintrodotta nell'impianto, anch'esso alimentato da
prelevamenti di acqua acida accumulata sul fondo delle vecchie fosse. Tuttavia,
senza farne molta pubblicità, l'impresa preleva anche “acqua fresca” (questo il
termine tecnico) dalle dighe al ritmo di diciotto milioni di litri al giorno,
che rappresenta il consumo giornaliero di 130.000 abitanti della regione[14]. Oltre alla contaminazione da parte dell'estrattivismo in sé,
ora c'è uno stoccaggio molto maggiore. E più preoccupante se possibile, i
rifiuti minerari hanno un potenziale secolare, vuoi di millenni, di produzione
di succhi acidi e tossici[15].
c) Continuazione della maratona dell'acqua:
la sua corsa sfrenata verso l'energia
verde
Di là di questa voracità in acqua, l'estrazione di metalli rari
(iridio, rutenio o osmio, cobalto, litio, nichel, ecc.) richiede tanta energia
dall'inizio alla fine del processo, che tutto indica che questa golosità
minerale, potrebbe piuttosto aumentare la crisi climatica anziché attenuarla. Tuttavia,
in questo frenetico mondo imprenditoriale, tutto si giustifica. Oltre
all'industria digitale, delle armi, della corsa allo spazio e delle auto
elettriche, questo estrattivismo tutto fuoco e fiamme serve anche alla
produzione di celle per pannelli fotovoltaici e altri elementi per
l'assemblaggio di turbine eoliche. E nonostante tutte le operazioni preliminari
incredibili d’inquinamento e dispendio idrico ed energetico, si tratta, ci si
dice, di ottenere un'energia elettrica che ci si sforza di chiamare pulita e
illimitata a immagine del sole che la muove e di una transizione ecologica
verso la produzione di energia rinnovabile.
2) Il grande obiettivo:
l'idrogeno verde
a) l’eccesso di elettricità
Più di ogni altra lobby, quella delle turbine eoliche cerca di
svilupparsi a tutti i costi. Con l'etichetta "rinnovabile", cosi come
i pannelli fotovoltaici, le turbine eoliche sono in aumento[16] e si stanno costruendo parchi a terra e in mare, ammassandoli
per abbassare il costo d’installazione, anche se questa massificazione provoca
un rallentamento del vento e quindi della produzione . La zelante propaganda
del Green Washing vuole convincere le popolazioni, con il manganello mediatico,
della necessità ecologica di installare parchi eolici o fotovoltaici sui loro
territori, supportata da regolamenti europei che dichiarano di voler proteggere
i loro abitanti, dalla flora agli umani passando per la fauna. Non è così; con
la vita marina sconvolta dalle vibrazioni delle pale, i pescatori vedono la
loro attività gravemente compromessa e le imprese verdi molestano gli abitanti
dei villaggi per portare via i loro terreni agricoli. Nella provincia di Malaga
dove vivo, come in quasi tutta la Spagna, le aziende che installano energie
rinnovabili praticano una strategia al limite di quella delle mafie, basandosi
su un vuoto legislativo che permette loro di avanzare la forte argomentazione di
pubblica utilità. È improbabile che queste società verdi vedano frenata la loro
aggressività poiché avendo adottato la massima del dispotismo illuminato Tutto per il popolo, ma senza il popolo,
questo 24 gennaio 2023, durante una sessione straordinaria, il Congresso dei
Deputati ha convalidato il decreto-legge reale 20 /2022. Gli articoli 22 e 23 di
questo RDL consentono ai progetti MACRO rinnovabili superiori a 50 MW di non essere
sottoposti a valutazione ambientale e approvazione per silenzio amministrativo.
Non importa se il progetto viola le normative europee. Così, in Spagna, le
energie rinnovabili possono occupare l'equivalente del 10% dei terreni
coltivati e dei pascoli. Secondo la delegazione del governo di Granada, si
prevede che un milione di ulivi saranno sradicati per occupare il terreno con
pannelli fotovoltaici. L'Estremadura conta già più di 30.000 ettari di centrali
fotovoltaiche e 50.000 ettari di terreno saranno coperti con pannelli solari
entro il 2030. Non c'è bisogno di essere un profeta per conoscere le
ripercussioni ambientali. Per questo basta guardare la California e la coorte
di disastri in seguito all'attuazione di questa politica energetica interamente
rinnovabile[17].
Tuttavia, perché sempre più d’elettricità?
a) Di fronte all’impasse nucleare
Mentre alcuni, in nome della de carbonizzazione, difendono
ancora il mito del nucleare, Naoto Kan, primo ministro del Giappone al momento
della catastrofe, è diventato uno dei grandi avversari del nucleare nel mondo:
"Bisogna fermare al più presto le
centrali nucleari perché una centrale nucleare sicura è una centrale chiusa”.
Gregory Jaczko, ex capo della sicurezza nucleare negli Stati Uniti, ritiene da
parte sua che i reattori nucleari rappresentino un pericolo inaccettabile.
Inoltre, l'estrazione dell'uranio è la fonte più significativa di rischi per la
salute umana nel mondo intero durante l'intero ciclo di sfruttamento, in
relazione sia alla radioattività sia alla tossicità dell'uranio.
Poi, per ogni tonnellata di uranio estratta, ci sono dalle
quattro alle cento tonnellate di scorie radioattive, senza contare l'acqua
utilizzata per raffreddare le centrali che riscalda l’acqua dei fiumi.
b) Per l'idrogeno verde
Le aziende elettriche, ricevuto il via libera, continuano
inesorabilmente la loro corsa produttivistica per la valorizzazione del valore,
condannate come sono tra loro a una concorrenza feroce, che si traduce nel
crescere, vincere o morire nell'arena del mercato mondiale. Non è facile
aumentare il consumo di elettricità oltre i livelli attuali, soprattutto perché
il consumo di elettricità in Spagna e nell'UE è in calo dal 2008. Inoltre,
l'elettricità è un vettore energetico molto utile, ma rappresenta solo il 20%
del consumo finale di energia nel mondo e meno del 25% nei paesi più avanzati.
Da qui la sfida di aggirare parzialmente il problema delle energie rinnovabili
trasformando l'elettricità in idrogeno, soluzione rovinosa in termini
energetici, ma unica via d'uscita che le grandi compagnie petrolifere hanno
trovato affinché, scambiando semplicemente della benzina contro l’idrogeno, o
meglio ancora dell'idrogeno contro il "gas naturale", tutto rimanga
invariato. Le due tecnologie su cui punta il Green New Deal per aumentare il
consumo di elettricità pongono un dilemma. Sia l'auto elettrica sia l'idrogeno
verde, per idrolisi dell'acqua con elettricità proveniente da fonti
rinnovabili, non possono essere massificate a causa del loro bisogno di metalli
rari, della loro dipendenza dall'energia fossile e della loro inefficienza,
come sottolineano ripetuti rapporti dell'Agenzia internazionale dell'energia,
dell'Agenzia europea per l'ambiente o dell'IPCC. Questo processo, in effetti,
provoca notevoli perdite di energia: il 20-30% dell'energia elettrica che entra
nell'impianto di elettrolisi e un ulteriore 20-30% dell'energia utilizzata per
riscaldare l'acqua. D'altra parte, a differenza delle economie in possesso di
grandi centri di produzione, come accade per i combustibili fossili, la
produzione di energia rinnovabile è per definizione molto dispersa, con una bassa
densità energetica e notevoli fluttuazioni di produzione. Difficoltà supplementare:
l'idrogeno non è facile da maneggiare o trasportare. Tende a fuoriuscire
facilmente a causa della molecola molto piccola di cui è composto e corrode
anche i tubi convenzionali. Va quindi conservato con molta cura perché è un gas
che s’infiamma due volte più velocemente del propano o del metano, che esplode
a contatto con l'aria. Oltre alla sua scarsa efficienza, una tonnellata d’idrogeno
nell'atmosfera equivale a rigettare tredici tonnellate di CO₂ equivalente. Per
questo bisogna evitare di cadere nella trappola delle false promesse
tecnologiche. Tuttavia, l'iniziativa politicante della politica statale, ossessionata
da queste due tecnologie, condanna l'azione pubblica all'inutilità e i paesi
più ricchi continuano a dettare legge sul mercato.
c) La legge del più forte
Secondo Antonio Turiel, scienziato e ricercatore presso
l'Istituto di Scienze Marine di Barcellona (CSIC), la Germania sta adottando misure per ottenere quanto più idrogeno
possibile, e un ministro tedesco ha già affermato che i paesi dell'Europa
meridionale dovrebbero collaborare con la Germania su nuovi progetti di energia
rinnovabile e di produzione d’idrogeno. La Spagna riceve più dai fondi per la
resilienza di quanto riceverebbe data la sua popolazione e il suo PIL. Il 37%
di questi fondi è destinato a progetti che portano alla de carbonizzazione,
quindi la Germania si sta fregando le mani perché noi spagnoli stiamo
installando molti progetti e non stiamo lavorando sull'idrogeno, a differenza
della Germania. Presto, la Spagna potrebbe diventare il Congo della Germania. In
Europa si è coscienti che l'industria di tutta Europa non può essere mantenuta,
si tenta di mantenerla in Germania e in parte in Francia e il resto affonderà. La
Spagna diventerà un fornitore perché ha un buon potenziale di energia
rinnovabile[18].
d) Per il sud resta il paradosso
Se davvero i pannelli fotovoltaici, che coprono molti ettari,
potrebbero benissimo provvedere alla produzione dell'energia elettrica
rinnovabile necessaria, che dire del secondo elemento, l'acqua? Sapendo che
questa produzione ne richiede molta, non solo per l'elettrolisi ma anche per le
apparecchiature di raffreddamento. Un elettrolizzatore da quaranta giga watt
(GW) richiederebbe 254 milioni di m³ di acqua l’anno. E ciò in un Paese
semiarido, colpito più di ogni altro in Europa dal riscaldamento globale e dai
problemi di mancanza d'acqua.
IV- Le altre industrie
del capitale
1) Agroindustria
a) L'allerta che ha innescato tutto in Francia
Secondo il mondo del 27 aprile 2022, sul pianeta, il 40% delle
terre è ormai degradato dalla sua artificializzazione (cemento, asfalto, ecc.)
e dalla desertificazione, dato che colpisce direttamente metà dell'umanità.
L'agricoltura industriale c'entra molto, ma è anche una grande predatrice di
questo prezioso liquido. Sembra passare in secondo piano in questo delitto
eppure è lei che, senza volerlo, ha fatto scattare l'allerta generale sul
problema che colpisce direttamente le popolazioni. I mega-bacini sono solo la
punta dell'iceberg di quest’agroindustria produttivista che punta unicamente
alla valorizzazione monetaria, grazie a una produzione agricola diventata pura
merce sul mercato mondiale. Infrastrutture giganti, ciascuna delle dimensioni
di dieci o venti campi da calcio, questi giganteschi bacini non raccolgono
l'acqua piovana. Sono riempiti pompando acqua dalle falde freatiche in inverno.
Queste falde che assicurano il ciclo dell'acqua sono svuotate del loro
contenuto. Di conseguenza, l’acqua non alimenta più i fiumi, che si trasformano
in sentieri sassosi e inerti per centinaia di chilometri, sopprimendo così
lungo il percorso tutta una rigogliosa biodiversità. Di queste riserve quindi
beneficiano solo pochi agricoltori per una coltivazione intensiva – in
particolare quella del mais – che richiede molta acqua ed è molto inquinante. È
merito del movimento des Soulèvements De la Terre di avere allertato il mondo intero sull’appropriazione e la
contaminazione dell'acqua da parte dell'industria agricola. E questo, grazie al
raduno di 30.000 manifestanti venuti dal mondo intero il 25 marzo 2023 nella
regione delle Deux-Sèvres, per opporsi ai mega-bacini, difendere l’acqua e la terra.
La violenza poliziesca, quasi militare, ha rivelato al mondo intero a che punto
lo Stato sia pronto a difendere a tutti i costi, il suo alter ego, il Capitale.
b) La Spagna ristagna nella rassegnazione
In Spagna i mega-bacini non fanno più scalpore, sono lì da più
di quaranta anni, preceduti a loro volta da dighe promosse sotto Franco, in
numero di 17.000, le più grandi delle quali, circa 1.200, distruggono i corsi
d'acqua. Il trasferimento idrico Tago-Segura è un'infrastruttura di una lunghezza
di 300 km, che attraversa Castilla-La Mancha fino al bacino idrico di Talave,
da dove l'acqua è distribuita a Murcia, Alicante e Almeria. Grazie a questa
gigantesca opera idraulica, progettata prima della guerra civile e messa in
opera nel 1960, l'acqua è convogliata da un canale con una portata di trentacinque
m3 d'acqua/secondo, con tratti in galleria e altri in acquedotto.
c) Il costo della ricchezza agricola della Spagna
Questo lavoro titanico ha permesso l'espansione dell'attuale
orticoltura intensiva nel sud-est della Spagna, rendendola una delle aree più
estese in Europa per la produzione di ortaggi all'aperto fuori stagione. In
ambito politico, ciò ha dato vita, nel corso degli anni, a una "guerra
dell'acqua", un conflitto scoppiato non solo tra i partiti politici ma
anche tra diverse regioni spagnole come Castilla-La Mancha, Murcia o Valencia.
Una situazione che è ulteriormente peggiorata con le ultime siccità. Secondo
Rafael Seiz, tecnico del WWF Spagna: “Si
tratta di una specie di suicidio idrico... Abbiamo fatto affidamento sulle
infrastrutture per salvarci: trattenere l'acqua nei bacini e distribuirla. Ciò
ha creato un sentimento di sicurezza, ma quando la domanda di acqua aumenta,
gran parte dell'acqua trattenuta deve essere rilasciata, riducendo la sicurezza”.
La Spagna ha quasi quattro milioni di ettari di terre irrigate, rispetto ai 2,5
milioni di ettari in Italia, 1,2 milioni di ettari in Grecia e 1,4 milioni di ettari in Francia.
Il costante aumento dei terreni irrigati ha inequivocabilmente portato a un
aumento della domanda di acqua. Nonostante il suo marcato deficit idrico, quest’orto
europeo è diventato il leader dell'export europeo con il 60% della sua
produzione. Il che indica la pressione che quest’agricoltura intensiva esercita
sulle risorse idriche, sfruttandole eccessivamente, ancor prima del boom delle
energie rinnovabili. Il solo 17% delle superfici coltivate fornisce il 65%
della produzione agricola finale del Paese. Negli ultimi mesi la situazione
delle zone umide di Doñana (Huelva), Parco Naturale, Riserva della Biosfera,
zona di rifugio per molte specie di uccelli, molte delle quali endemiche e
alcune in via di estinzione, è stata evidenziata dai media. Oltre alla
diminuzione delle precipitazioni, è prelevata l'acqua di falda anche per la
coltivazione di fragole e frutti di bosco nelle serre situate in prossimità
dell'area naturale. Non
solo entra in gioco la contraddizione tra il valore ecologico dell'acqua e il
suo valore economico (miniere ed energie rinnovabili), ma ciò provoca conflitti
tra gli agricoltori di uno stesso settore: quelli che finora si sono
approvvigionati con l'irrigazione legale e quelli che hanno utilizzavano pozzi
illegali e che beneficerebbero della misura di estensione della superficie
irrigabile, recentemente approvata dalla Junta de Andalucía (governo regionale
dell'Andalusia). Anche ad Almeria le colture plastiche consumano molta più
acqua di qualsiasi altra risorsa. Qui il deficit idrico è strutturale e supera
i 200 hm3 l’anno. Per ovviare a ciò si utilizzano altre fonti d'acqua, come gli
impianti di desalinizzazione, che coprono solo una piccola parte del totale con
un elevato costo energetico. In una Catalogna senza piogge importanti da
trentadue mesi, sono gli abitanti a risentirne direttamente. A marzo erano già
stati messi in allerta 500 comuni e attualmente i serbatoi che forniscono acqua
ai 7,7 milioni di abitanti della provincia sono solo al 26% della loro
capacità. Nell'immediato, le autorità regionali contano sugli impianti di
desalinizzazione, in numero di 700 nel Paese, spesso lontani da città e villaggi,
con la conseguenza di una maggiore necessità di mezzi ed energia per
trasportare questo prezioso liquido. Molto costose, energivore, queste stazioni
che scaricano in mare enormi quantità di salamoia, rappresentano un serio
rischio per la fauna e la flora dei fondali.
Più vicino a casa mia, l'Axarquía, contrada situata a est della
provincia di Malaga, un tempo ricoperta di viti e ulivi, colture tipiche delle
terre aride, è diventata il principale produttore di avocado in Europa con
oltre 10.000 ettari di colture subtropicali. Queste colture dipendono quasi
esclusivamente da un bacino di ritenzione idrica (La Viñuela) ora asciutto. Che
spettacolo avvilente questi alberi che rinsecchiscono e tagliati per la loro
sopravvivenza in attesa di una dubbia pioggia salvifica. Si rimproverano spesso
questi agricoltori per aver piantato alberi di avocado, grandi consumatori di
acqua, ma come biasimare questi piccoli agricoltori di averli piantati nei loro
appezzamenti che non superano i due ettari quando le arance biologiche sono
pagate al massimo 30 centesimi al kg, e gli avocado, a parità di lavorazione, almeno
2,50 euro? Conosco bene questi agricoltori poiché lavoro con loro in relazione
ad AMAP in Francia. Niente a che vedere con i grossi agricoltori esportatori di
avocado che hanno investito acquistando tutta la terra possibile per piantare
quanti più alberi di avocado possibile. Inoltre, ricorrono spesso alle
esportazioni dall'America meridionale, a basso prezzo, spacciandole per frutti
locali piuttosto che acquistarle localmente.
d) La fuga in avanti attraverso la tecnologia
Per far fronte alla siccità, la fuga in avanti per i più grossi
e la rassegnazione per i più piccoli agricoltori. Oltre ai costosi impianti di
desalinizzazione, sulla costa i pozzi svuotati della loro acqua dolce, raccolgono
l'acqua del mare ma quest'acqua salata uccide le piante. Per addolcirla, i
grandi proprietari terrieri, aiutati dalle Istituzioni, s’impegnano per
trasportare, tramite lunghi condotti, acqua dolce proveniente dalle acque usate
dei paesi limitrofi a volte situati a 40 km di distanza, come Malaga. L'idea
sembra ingegnosa ma, per Thierry Uso, membro di Eau Secours 34, in Francia: "Circa due terzi dei progetti non sono economicamente sostenibili.
Spesso ci vogliono chilometri di tubazioni per portare l'acqua dalle stazioni
agli appezzamenti agricoli, con pressione, quindi con energia. E poi, le acque usate
sono in genere troppo salate, per le nostre urine, per le coltivazioni, e
richiedono quindi un trattamento supplementare, che può essere costoso”.
2) Il turismo per coronare
il tutto
Per la Spagna il settore turistico è di fondamentale importanza
poiché rappresenta il 13% del suo PIL e con 55,6 milioni di visitatori (+6%) è
la seconda destinazione turistica mondiale nel 2005, dietro alla Francia. Oltre
all'enormità dell'impronta di carbonio prodotta dal traffico aereo e da altri
mezzi di trasporto, il suo contributo allo stress idrico non è trascurabile.
a) Il suo impatto sull'acqua
Santa Olalla, la più grande laguna permanente di Doñana, ultima
a contenere dell’acqua lo scorso agosto, è finalmente scomparsa, completamente
prosciugata a causa di un periodo di intensa siccità e sfruttamento eccessivo
della falda per il complesso turistico di Matalascañas a Huelva. Non c'è da
stupirsi visto che l'Andalusia è la comunità autonoma che, con i suoi 4300
ettari, ha la più grande superficie occupata da campi da golf. Ciò richiede
un'irrigazione intensiva ed enormi quantità di pesticidi che inquinano le falde
acquifere. Il fabbisogno irriguo di un campo da golf medio a diciotto buche
(40-50 ettari) supera i 500.000 m3 l’anno, con un consumo giornaliero nei mesi
estivi di circa 3.000 m3. (l'equivalente del consumo domestico di oltre 8.000
persone),
V- L'acqua come uno
specchio
1) La guerra dell'acqua
All'inizio, ho menzionato il mio precoce disgusto di vedere
l'acqua rinchiusa in una bottiglia di
plastica per essere venduta. Poco prima che mi trasferissi nell'appezzamento di
terreno in cui vivo, un contadino ne ha ucciso un altro per un disaccordo sugli
orari d’irrigazione dei loro appezzamenti vicini. Pochi anni dopo, nel 1995, la
Banca Mondiale ha pubblicato un rapporto con questo pronostico: molte guerre nel XX secolo hanno avuto
origine per l'accesso alle risorse petrolifere, l'acqua sarà la causa delle
guerre del prossimo secolo.
Questa Istituzione, operante nel cuore stesso del Capitale e che
si nutre essenzialmente della sua dinamica di guerra in seno al mercato
mondiale, era ben piazzata per diagnosticarlo senza rischiare di sbagliare. Dal
2000, si sono registrati 1057 conflitti armati per l'acqua nel mondo, in Medio
Oriente, in Yemen, in India, in Somalia, in Bolivia, ecc. ... Qui ci siamo o
quasi. Che sia in Francia e ancor più in Spagna, i produttori agroindustriali
lottano tra loro per l'accesso all'acqua. A loro volta, questi industriali
competono con altri settori industriali come il turismo, l'estrazione mineraria
e le energie rinnovabili. Inoltre, però, poiché tutta l'industria è una
priorità per gli affari, questa dinamica è in procinto di privare le
popolazioni dei loro mezzi di sussistenza in acqua ma anche dei loro bisogni
alimentari perché anche la produzione agricola dipende dall'acqua.
2) Il sollevamento indispensabile
dell'acqua
Di che cosa si tratta? D’ignoranza in materia agronomica o
ecologica, di una serie di false manovre, di errori politici, di una tecnologia
carente? Bookchin rispondeva così nel 1962: “Accumulare per indebolire, ricomprare, assorbire o dominare in un modo
o nell'altro il concorrente è una condizione di sopravvivenza nell'ordine
economico capitalista”. Come abbiamo visto, attualmente la competizione
imperversa e non si gioca più solo tra aziende di una stessa specializzazione
ma tra tutte le lobby, quali esse siano. Dipinti per la maggior parte di verde,
beneficiando anche di sussidi statali (Green New Deal), monopolizzare l'acqua
come risorsa essenziale da sfruttare, diventa una questione di sopravvivenza.
Questa spietata guerra economica e tecnologica, nascosta o dichiarata tra
lobby, con l'aiuto degli Stati che da loro dipendono, continuerà a scapito
della natura (degli ecosistemi, della società e delle sue popolazioni). Le loro
attività in continua crescita e cieche, in un ognuno per sé senza uno scopo pratico determinato, nonostante i
discorsi ufficiali, cercano solo un profitto a breve termine, scommettendo su
promesse che non potranno mantenere. Si tratta solo di speculazione basata sul
capitale finanziario (vedi idrogeno verde, risparmio energetico ed effetti di
rilancio[19], ecc.). Di fatto, questa guerra veemente accentua la
desertificazione della terra, il suo inquinamento e quello dell'acqua, ma in
più arriva a monopolizzare quest'ultima, costituente essenziale della nostra
vita, del nostro corpo.
Per questo motivo è ora vitale per l'acqua, fatta persona che noi
siamo, sollevarsi e porre fine a questo sistema economico mortifero.
Partendo da un'analisi radicale di
questo sistema e traendo insegnamenti dalla storia dei tentativi di
emancipazione, ecologia sociale e comunalismo, fuori dai sentieri battuti, ci
offrono possibili percorsi per agire qui e ora, per creare legami per resistere
e stemperare il diktat dell'economia fino a soffocarla.
Per questo è vitale che noi, terrestri fatti d'acqua, ci solleviamo
e lottiamo per fermare questa barbarie con tutti i mezzi ma anche per porre
fine a questo sistema economico mortifero. È essenziale per noi capire che il
capitalismo, attraverso il suo sistema politico di democrazia rappresentativa,
non fornirà mai ai suoi oppositori le istituzioni autenticamente democratiche
di cui abbiamo bisogno per combatterlo. Molto semplicemente, il capitalismo e
la biosfera non possono coesistere indefinitamente ... Sempre più la scelta
sembra chiara: o stabiliamo una società ecologica, o le fondamenta della
società crolleranno. La riconquista della politica e della cittadinanza non è,
dunque, solo il presupposto di una società libera; è la condizione della nostra
sopravvivenza come specie. La questione ecologica richiede una ricostruzione
fondamentale della società ed è appunto ciò che l'ecologia sociale e il
comunalismo propongono.
Floréal M. Romero, autore di Agir
Ici et maintenant. Penser l’Écologie sociale de Murray Bookchin, Éditions du Commun.
[1] https://www.iagua.es/blogs/luis-lujan-cardenas/wall-street-negocio-agua-encima-derecho-humano-0
[2] Oceani:
97,5%, acqua dolce: 2,5%, inclusi ghiaccio e neve eterna: 69,8%, acque
sotterranee: 29,9% e laghi e fiumi: 0,3%.
[3] Vedi: :https://www.lemonde.fr/blog/huet/2019/08/15/climat-la-croissance-vegetale-en-panne-seche/
[4] Come
dichiarò Pompidou, un giorno di grande rivelazione.
[6] La
scarsità d'acqua colpisce davvero tutti i continenti. Quasi 1,2 miliardi di
persone, quasi un quinto della popolazione mondiale, vivono in un'area in cui
l'acqua è materialmente insufficiente e 500 milioni di persone sono minacciate
dalla stessa sorte. Altri 1,6 miliardi di persone, quasi un quarto della popolazione
mondiale, affrontano la scarsità economica di acqua (paesi privi delle
infrastrutture per utilizzare l'acqua dei fiumi e delle falde acquifere).
https://www.un.org/fr/waterforlifedecade/themes/scarcity.shtml#:~:text=La%20p
%C3%A9nurie%20d'eau%20touche,des%20conditions%20de%20stress%20hydrique.
[7] Per
la sua attività contro il riscaldamento globale, Al Gore, mentore di Greta
Thumberg (ora favorevole al nucleare), politico e imprenditore, ha vinto con
l'IPCC il premio Nobel per la pace nel 2007. Va più lontano al Forum di Davos nel
gennaio 2023: osservate la xenofobia e la tendenza politica autoritaria emerse
dopo solo pochi milioni di rifugiati (climatici). Che cosa succederà quando
saranno un miliardo? Perderemo la nostra capacità di governare in questo mondo.
https://www.capital.fr/economie-politique/ouverture-de-davos-long-oxfam-veut-abolir-les
milliardaires1457433
[9] Il
New Deal è il nome della politica attuata dal 1933 dal presidente degli Stati
Uniti Franklin Delano Roosevelt per far uscire gli Stati Uniti dalla recessione
creata dalla crisi economica del 1929. Il New Deal è una ripresa economica
attraverso crediti e ordini statali oltre che una riforma del capitalismo
americano.
[11] http://www.samarco.com/en/rompimento-de-fundao/ ou http://www.wise-uranium.org/mdaf.html
[12] https://www.chguadalquivir.es/documents/10182/2564531/PHGuadalquivir_ANEJO8_Apendice6.pdf/
d110f478-4411-4a65-ca0c-eff06ad4c556
[13] Nel nuovo codice
minerario, il governo si è impegnato a obbligare le imprese a garantire la
sicurezza dei loro impianti e dei loro rifiuti: dovranno garantire la loro
sicurezza per trent'anni dopo la chiusura di una miniera. Queste garanzie
sembrano irrisorie alla luce dei tempi dell'inquinamento minerario. Célia Izoard in Reporterre, Non c'è un post-minerario felice.
[14] A pochi chilometri da Rio Tinto, la
miniera di rame di Cobre Las Cruzes è considerata pioniera nell'estrazione
sostenibile e come tale riceve il sostegno della Commissione Europea attraverso
il programma pubblico-privato EIT Raw Materials. Il principale giacimento
sfruttato in questa miniera a cielo aperto si trova appena sotto una falda
acquifera che alimenta la città di Siviglia. È una delle principali fonti di
acque sotterranee nella semiarida valle del Guadalquivir. L’impresa First
Quantum Minerals ha ottenuto il diritto di avviare lo sfruttamento proponendo
un rivoluzionario sistema di “drenaggio per re iniezione”. L'acqua della falda è
drenata e poi reintrodotta a valle per evitare che entri in contatto con le
sostanze presenti nel giacimento. Rapidamente, la falda acquifera è risultata
inquinata dall'arsenico. Nel 2016 e poi nel 2021 l’impresa è stata condannata a
pagare diversi milioni di euro di multe per contaminazione ed estrazione
illegale di acque sotterranee. Ciò non ha impedito a First Quantum Minerals di
ottenere il diritto di ampliare l'attività qualche tempo dopo e di estrarre
fino a sei milioni di metri cubi di acque sotterranee all'anno dalla stessa
falda. Testo gentilmente messo a nostra disposizione da Celia Isoart
in anteprima. Estratto dal suo
libro La Ruée
minière au vingt unième siècle. Enquête sur les métaux à l’ère de la transition,
Seuil, Gennaio 2024.
[15] L'esempio
della Spagna è molto illuminante: a causa dello sfruttamento dell'oro sotto l'Impero
romano, in Andalusia ad esempio, alcuni corsi d’acqua e dei suoli sono ancora
inquinati da piombo, al bismuto, all’arsenico e all’antimonio. https://www.cairn.info/revue-z-2018-1-page-50.htm
[16] Il
Parlamento europeo, riunitosi questa settimana a Strasburgo in sessione
plenaria, ha deciso di aumentare al 45% entro il 2030, anziché al 22% attuale,
la quota di energie rinnovabili nel consumo di elettricità dell'Unione europea.
Les Echos del 14 settembre 2022:
[17] https://information.tv5monde.com/international/climat-le-green-new-deal-dalexandria-ocasio-cortezpeut-il-changer-la-donne-32077
[18] In
un'intervista del 13 giugno 2021 al quotidiano Astorga Redacción.
[19] Per gli effetti perversi del
Greenwashing, l’esempio dei pellet:
https://www.slate.fr/story/222620/bruler-granules-bois-rien-ecologique-biomasse-pas-neutre-carbonebioenergie-renouvelable-polemique-gaz-effet-serre
L'EAU CONTRE LE CAPITAL
Né dans un village dans les Alpes française, depuis tout petit, je voyais
l'eau couler en abondance, chantant allègrement dans les nombreuses rivières et
ruisseaux dans les pentes de ces vertes montagnes. Dans ce village, comme dans
tous les autres de cette région, de nombreuses fontaines en pierre (bachal)
avec un bon débit qui ne s'arrêtait jamais et où, l'été, nous allions nous
désaltérer en passant et les troupeaux de vaches se rassemblaient pour se
désaltérer avant de se rendre aux champs et au retour. C'est là que, faute de
machine, ma mère allait laver les draps dans ses eaux froides. Je l'aidais à
essorer et à transporter le linge à l´aide d´une brouette. Je me souviens que
mon père, originaire de l'Estrémadure, disait aux villageois la chance qu'ils
avaient d'avoir une eau aussi bonne et abondante. Peut-être ne comprenaient ils
pas vraiment, mais pour ma part, j'avais environ douze ans lorsque j'eu mon
premier choc émotionnel écologiste. Pour la première fois je vis dans un
magasin, vendre de l'eau. J'étais très contrarié et attristé de voir l´eau
capturée dans une bouteille en plastique pour être vendue. Une eau qui, pour
moi, appartenait à la vie, tout autant celle des humains, des animaux et des
plantes. J'eu un flash : un jour, on nous vendra l'air. Contrairement à
une opinion répandue, les sentiments et l'intuition, surtout lorsqu'ils émanent
d'un enfant, ne doivent pas être opposés à la raison. J´en ai eu la
confirmation, il y a peu : dans le monde du libre marché, de la propriété
privée et de la « démocratie », tout se vend sans se soucier du bien
commun. Seuls comptent le profit, le gain, l'utilité, l'argent et le pouvoir.
Et comme nous vivons dans une société dominée par le capital, tout a un prix et
tout s'achète, et maintenant même l'eau, qui a commencé à être négociée à Wall
Street, dans les contrats à terme sur l'eau en Californie, aux États-Unis[1].
I- Vive l'eau, vive la vie !
1) Notre mère la terre, son
placenta : l'eau
On oublie que le cycle de l'eau et le cycle de la vie ne font qu'un, nous
rappelait Cousteau. Quelques siècles auparavant Léonard de Vinci la définissait
aussi comme étant le moteur de toute la nature. Or notre modernité accélérée
non seulement nie l’histoire mais, orpheline de toute cosmogonie, elle tourne
le dos aux origines de l’humanité. Or, évoquer nos origines c´est comprendre la
vie, c´est se comprendre comme terriens. Remémorer l´apparition de la vie sur
terre, l'évolution de la biodiversité marine, c´est célébrer sa naissance, il y
a plus de quatre milliards d'années, à l'intérieur des fonds marins chauds,
alors que les océans étaient répartis sur toute la planète.
2) L'âme de notre être biologique
La boisson la plus dangereuse est
l'eau, elle vous tue si vous ne la buvez pas, ironisait El Perich, écrivain, dessinateur et humoriste
catalan. Si la planète bleue est bien composée à 72% 2[2]
d'eau, nous le sommes presque tout autant, à raison de 65% chez un être humain
adulte et de 75% chez un nourrisson.
II- L´eau, la bonne à tout faire.
L'eau sale ne peut être lavée. (proverbe
africain)
1) L’eau convoitée
Désormais, nous ne pouvons plus nier la crise climatique qui nous frappe de
plein fouet et dont Murray Bookchin nous alertait, déjà dans les années 1960-
70. Il s´agit là d’une crise multiforme et en boucle, aux effets
environnementaux multiples, imprévisibles et incalculables et qui se rétro
activent avec un effet boule de neige: augmentation des températures,
artificialisation des sols de l’ordre de 50 000 hectares par an rien qu’en
France (l’Espagne venant juste derrière), perturbations des cycles de pluies,
sécheresses, incendies gigantesques, dégradation des écosystèmes, diminution de
la biodiversité… Ces phénomènes entraînant à leur tour, diminution de la
photosynthèse, captation de CO2 plus faible et, contre toute attente, malgré l
´augmentation générale des températures, une évaporation amoindrie entraînant
une pluviométrie sans cesse en décroissance et donc une sécheresse qui
s´accentue3[3] ,
et ainsi de suite... En conséquence de la situation, nos sociétés qui ont
émergé de cette première nature s´en trouvent profondément affectées de façon
bien inégale, il est vrai, même si, dans cette fournaise de notre maison qui
brûle, la plupart des citoyens regardent par la fenêtre[4],
comme les y oblige le matraquage publicitaire des marques de lessive jusqu’aux
joutes électorales.
Ces mêmes médias nous offrent la catastrophe en reality show comme une
écologie du spectacle, de la théâtralité et de la performance où les élites
politiques, culturelles et économiques jouent les rôles de sauveurs. Le but
étant à la fois de nous étourdir, de nous rassurer et surtout de nous éviter de
prendre place et d’agir. C’est ainsi que la grande majorité se trouve de plus
en plus inhibée et désemparée. Malgré tous leurs rapports scientifiques (GIEC)
et leurs Sommets de la Terre, organisés tambour battant, depuis 1972, rien ne
va dans le bon sens, bien au contraire. Les industries extractivistes,
énergétiques, numériques, agricoles et l´expansion continue des mégapoles, en
plus de provoquer la raréfaction des précipitations, se doivent d’accélérer la
production énergétique. L´extractivisme qui s´en suit entraîne une demande
toujours plus grande en eau et sa pollution est pratiquement irréversible.
Ainsi, cet élément constitutif central de la vie, devient, jour après jour, de
plus en plus rare et de moins en moins sûr, mettant en péril notre constitution
biologique, ses 70 % en eau mais aussi, la santé et l´approvisionnement de ses
cellules via l´alimentation. Dans notre société capitaliste conflictuelle par
nature, cette situation ne peut qu’aiguiser la convoitise et les tensions
autour de ce bien commun en passe de nous être volé pour se convertir
subrepticement en bien privé, et en objet de spéculation au même titre qu’une
quelconque matière première minière ou énergétique[5].
Si le capitalisme est bien né de la plus grande violence, fils du mariage
tumultueux de la colonisation et des enclosures, en nous dépossédant de nos
moyens de production, en premier lieu, la terre, tout porte à croire qu’après
avoir subsumé la société, il va la déposséder de son eau. Déjà nombre de
populations, les plus pauvres dans le monde en sont privées jusqu’à en mourir[6]
mais cette épidémie ne tardera pas à nous atteindre dans cette zone piétonne du
Capitalisme et nous priver de notre élément vital constitutif, quitte à par la
suite en crever lui-même.
2) Les affaires qui irriguent les
veines du Capital
A la vue de la plupart des non-conformistes et anticapitalistes, ce sont
bien les industriels en tout genre, les causants et bénéficiaires de ces
désastres. Certes ils le sont en tant qu’éléments de la complexité majeure du
phénomène de la valorisation de la valeur qui table de plus en plus sur la
spéculation, sur des promesses de rentabilité impossibles à tenir. Encore un
phénomène de causes à effets en boucle qui se rétro-alimentent et précipitent
le sujet automate du capitalisme (Marx) droit vers le vide sidéral.
III- Au cœur du Capital :
l´énergie
Dès les années 70, les dirigeants des compagnies pétrolières et minières
(capitalisme fossile) connaissaient les effets pervers de leurs activités.
Elles fournissaient un carburant de nos jours toujours indispensable au
industries génératrices de marchandises pour le marché mondial. Mais pour
couper court aux critiques écologistes lors de cette faste époque d´abondance
et en prévision de la baisse progressive du volume de leurs extractions, donc de
leurs bénéfices, nombre d’hommes d´affaires ainsi que leurs actionnaires,
sonnent l´alerte du réchauffement climatique[7].
Derrière cette apparente prise de conscience, il s´agit en fait d´entamer un
nouveau mode de production énergétique, complétant le premier. D’autant plus
que selon un rapport du cabinet The Shift Project[8],
les seize pays pétroliers fournisseurs de l’Union européenne vont connaître à
partir de 2030 un déclin prononcé de leur production. Dès que le pétrole
disparaîtra de l'équation, le transport international et donc le système
économique global seront mis en échec. Il en sera de même de toute l’ingénierie
lourde indispensable à la production industrielle et à l’agro-industrie.
Le mot d´ordre est donc lancé : énergies propres, énergies
renouvelables et elles se concrétisent via le green new deal. Comme pour le
précédent new deal, il s´agit là de se faire épauler par une intervention et un
soutien directs de l´État[9] .
L´idée d´une énergie renouvelable grâce au vent et au soleil, ils la puisent
chez les écolos qui la préconisent depuis les années 70. Sauf que là, loin
d´une énergie pensée par les communautés humaines pour leur autonomie
énergétique qui échapperait au monopole, il s´agit plutôt, avec cette
opposition déguisée entre énergies renouvelables et fossiles, d´augmenter la
production en diversifiant et multipliant les sources d ´approvisionnement.
S´ouvrent ainsi de nouveaux et fabuleux marchés, au nom d´une noble cause :
lutter contre le réchauffement climatique et la pollution, grâce à une énergie
propre. Voitures électriques propres fonctionnant avec des sources d´énergie
propres et renouvelables : l´électricité et l´hydrogène. Le décor pour le
marché est planté, reste à voir dans les coulisses.
1) L´eau pour laver les énergies renouvelables
(Green Washing)
a) A la source : presser la terre pour lui en
extraire l´or vert
Pour chacun des quatre grands pôles du commerce mondial, (Amérique du Nord,
Europe occidentale, Russie et Asie de l'est), la production de métaux précieux
est un impératif stratégique. L´illustre le discours édifiant du vice-président
de la Commission européenne chargé de la prospective, Maroš Šefčovič le 12
septembre 2022[10],
lors de la conférence européenne sur la sécurité des matières premières. Après
avoir cité Margaret Thatcher, (Il n’y a pas d’alternative)... il affirme la
nécessité d’ouvrir de toute urgence, des mines en Europe « pour construire
l’économie décarbonée et numérique à laquelle nous aspirons tous, et pour
assurer nos capacités de défense militaire ». Mais pour ces chantres du
soit-disant développement durable, l´ode à une stabilisation du réchauffement
global vers 2°C, se traduit par une demande de lithium pour 2040 multipliée par
42, celle de graphite par 25, de cobalt par 21 et de nickel par 19,
essentiellement pour la fabrication de batteries, notamment celles des
véhicules électriques. Il en va de même pour le secteur du numérique qui a lui
seul engloutit une quantité astronomique d´énergie et, dans sa version
renouvelable, requiert quantité de métaux rares. Pour exemple, la moitié de la
production du métal argent est destiné pour ce secteur et pour celui de la
course à l´espace et à l´armement. D´où l´angoisse de l´Union européenne et sa
précipitation pour ne pas s´en trouver privée par la concurrence. D´ailleurs la
guerre d’Ukraine se situe bien dans la collimateur de cette âpre lutte pour les
terres rares puisque, comme nous le précise Célia Izoard, elle est classée au
cinquième rang mondial pour ses réserves en fer, en graphite et en manganèse -
deux éléments critiques pour la production de batteries électriques. Elle est
aussi sixième productrice mondiale de titane, métal stratégique pour la
production aéronautique, et recèle d’importants gisements de lithium, de
cuivre, de cobalt et de terres rares, utilisés aussi bien dans le domaine
énergétique que dans l’électronique et la défense.
b) Le rapt et la souillure de l´eau
Outre l´accentuation du colonialisme minier débridé des quatre grands pôles
du commerce mondial déjà cités (par ex, le lithium en Bolivie, le fer en Inde,
le pétrole en Équateur, etc.) avec ses dramatiques conséquences comme, entre
autres, la dévastation des forêts tropicales, la contamination des lacs et
rivières, etc. ...[11],
il va falloir convaincre les populations européennes d’accepter ce boom minier
sur leurs propres territoires. D´autant plus que les mines autrefois
abandonnées pour leur faible concentration en métaux, puisqu’elles génèrent
plus de déchets que par le passé, nécessitent désormais des quantités d’eau
encore plus considérables : une grande mine de cuivre peut en consommer 40
millions de m3 en un an. Dans dix ans, comment alimenter les mines de cuivre du
Sud de l’Espagne ou du Portugal, alors que l´on assiste à un stress hydrique
sans précédent ?
Mais l´État, en tant que gardien du Capital prend ses précautions aussi
bien en France qu’en Espagne pour donner la priorité absolue à l´industrie,
minière d´abord et agricole ensuite. En Andalousie, par exemple, les activités
minières sont déclarées sans ambages d´Intérêt Public Supérieur (Interés
Publico Supérior)[12].
En France, même lorsqu’il s’agit de mines d´uranium, le gouvernement se veut
rassurant en prenant des mesures soi-disant strictes concernant l´après-mine[13].
Mais dans les deux cas, comment cela se traduira-t ´il pour les populations
locales ?
Comme nous l’explique Célia Isoard, toute l´Europe est concernée mais l´Andalousie
en souffrira davantage : À Rio
Tinto, Atalaya Mining met en avant son système en circuit fermé visant à
économiser la ressource. Une partie des eaux de traitement est réinjectée dans
le système, qui est aussi alimenté par des prélèvements des eaux acides
accumulées au fond des anciennes fosses. Mais sans en faire une grande
publicité, l’entreprise prélève aussi de « l’eau fraîche » (c’est le
terme technique) dans les barrages à raison de 18 millions de litres par jour,
ce qui représente la consommation quotidienne de 130 000 habitants de la région[14].
Outre la contamination par l´extractivisme en soi, s´ajoute le stockage
désormais bien plus important. Et plus inquiétant s´il le fallait, les déchets
miniers ont un potentiel pluri centenaire, voire millénaire, de production de
jus acides et toxiques[15].
c) Suite du marathon de l´eau : sa course éperdue à l´énergie verte
Au-delà de cette voracité en eau, l´extraction des métaux rares (iridium,
ruthénium ou osmium, cobalt, lithium, nickel, etc.) nécessite tellement
d´énergie du début à la fin du processus, que tout pointe à ce que cette
gloutonnerie minérale, pourrait bien augmenter la crise climatique au lieu de
l’atténuer. Mais en ce monde de frénésie de l’entreprenariat, tout se justifie.
En plus de l’industrie du numérique, de l´armement, de la course à l´espace et
des voitures électriques, cet extractivisme tout feu tout flamme, sert aussi à
la production des cellules pour les panneaux photovoltaïques et autres éléments
pour le montage des éoliennes. Et malgré toutes les opérations préalables
époustouflantes de pollutions et de dépenses en eau et énergie, il s´agit là,
nous dit-on, d´obtenir une énergie électrique que l´on s´évertue à nommer
propre et illimitée à l´image du soleil qui la meut et d´une transition
écologique vers la production d'énergie renouvelable.
2) La grande visée :
l´hydrogène vert
a) le trop plein électrique
Plus que tout autre lobby, celui des éoliennes cherche à se développer
coûte que coûte. Avec le label « renouvelable », tout comme les
panneaux photovoltaïques, elles ont le vent en poupe[16]
et l´on en construit des parcs sur terre et mer, en les massifiant pour faire
baisser le coût d´installation, même si cette massification provoque un
ralentissement du vent et donc de la production. La propagande zélée du Green
Washing veut convaincre les populations, par matraquage médiatique, de la
nécessité écologique d´installer des parcs éoliens ou photovoltaïques sur leurs
territoires, épaulées par la réglementation européenne déclarant vouloir
protéger leurs habitants, de la flore aux humains en passant par la faune. Il
n´en est rien ; la vie marine étant perturbée par les vibrations des
pales, les pêcheurs voient leur activité fortement compromise et les
entreprises vertes harcèlent les villageois pour leur prendre leurs terres
agricoles. Dans la province de Málaga où je vis, comme dans presque toute l´Espagne,
les entreprises installant les énergies renouvelables pratiquent une stratégie
frisant celle des mafias en s´appuyant sur un flou juridique qui leur permet d´avancer
l´argument massue d´utilité publique. Ces entreprises vertes ne risquent pas de
voir leur agressivité freinée puisqu’adoptant la maxime du despotisme éclairé Tout pour le peuple, mais sans le peuple,
ce 24 janvier 2023, lors d'une session extraordinaire, le Congrès des députés a
validé le décret-loi royal 20/2022. Les articles 22 et 23 de ce RDL permettant
aux projets renouvelables MACRO de plus de 50 MW de ne pas être soumis à une
évaluation environnementale et à une approbation par silence administratif.
Qu´importe s´il viole les réglementations européennes. Ainsi, en Espagne, les
énergies renouvelables peuvent occuper l'équivalent de 10 % des terres
cultivées et des pâturages. Selon la délégation du gouvernement de Grenade, on
s'attend à ce qu'un million d'oliviers soient déracinés afin d'occuper les
terres avec des panneaux photovoltaïques. L'Estrémadure compte déjà plus de 30
000 hectares de centrales photovoltaïques et, 50 000 hectares de terres seront
couvertes de panneaux solaires, d'ici 2030. Pas besoin d’être prophète pour
connaître les répercussions environnementales. Il suffit pour cela de regarder
du côté de la Californie et la cohorte de désastres suite à la mise en place de
cette politique du tout énergie renouvelable[17].
Mais pourquoi toujours plus
d´électricité ?
a) Face à l’impasse nucléaire
Alors que certains, au nom de la dé carbonisation,
défendent encore le mythe du nucléaire, Naoto Kan, premier ministre du Japon au
moment de la catastrophe, devient l'un des grands adversaires du nucléaire dans
le monde : « Fermer au plus
vite les centrales nucléaires car une centrale nucléaire sûre est une centrale
fermée ». Gregory Jaczko, ex patron de la sureté nucléaire aux
Etats-Unis, estime pour sa part, que les réacteurs nucléaires représentent un
danger inacceptable. En outre, l’extraction minière de l’uranium constitue,
dans le monde entier, la source la plus importante de risques pour la santé
humaine sur l’ensemble du cycle d’exploitation, liés à la fois à la
radioactivité et à la toxicité de l’uranium.
Ensuite, pour chaque tonne d’uranium extrait, il y a entre quatre et cent
tonnes de déchets radioactifs, sans parler de l’eau utilisée pour refroidir les
centrales qui réchauffe celle des rivières.
b) Pour l´hydrogène vert
Les compagnies électriques ayant reçu le feu vert, poursuivent
inexorablement leur course productiviste pour la valorisation de la valeur,
condamnées qu’elles sont entre elles à une féroce compétitive, ce qui se
traduit par croître, vaincre ou mourir sur l´arène du marché mondial. Pas
facile d'augmenter la consommation d'électricité au-delà des niveaux actuels,
surtout que la consommation d'électricité en Espagne et dans l'UE est en baisse
depuis 2008. De plus l'électricité est un vecteur énergétique très utile, mais
elle ne représente que 20 % de la consommation finale d'énergie dans le monde, et
moins de 25 % dans les pays les plus avancés. D´où cette gageure de contourner
partiellement le problème des énergies renouvelables en transformant
l'électricité en hydrogène, solution ruineuse sur le plan énergétique, mais
seule issue qu'ont trouvée les grandes compagnies pétrolières pour qu'en
échangeant simplement de l'essence contre de l'hydrogène, ou mieux encore de
l'hydrogène contre du "gaz naturel", tout reste inchangé. Les deux
technologies sur lesquelles parie le Green New Deal, pour augmenter la
consommation d'électricité posent un dilemme. Autant la voiture électrique que
l'hydrogène vert, par hydrolyse de l´eau avec de l´électricité provenant de
sources renouvelables, ne peuvent être massifiés en raison de leurs besoins en
métaux rares, de leur dépendance à l'énergie fossile et de leur inefficacité,
comme le soulignent les rapports répétés de l'Agence internationale de
l'énergie, de l'Agence européenne pour l'environnement ou du GIEC. En effet ce
processus occasionne des pertes d'énergie significatives : 20-30% de
l'électricité entrant dans l'usine d'électrolyse, et 20-30% supplémentaires
dans l'énergie utilisée pour chauffer l'eau. D´autre part, contrairement aux
économies ayant de grands centres de production, comme c'est le cas pour les
énergies fossiles, la production d'énergies renouvelables est par définition
très dispersée, avec une faible densité énergétique et des fluctuations de
production considérables. Difficulté supplémentaire : l'hydrogène n'est
pas facile à manipuler ou à transporter. Il a tendance à fuir facilement étant
donné la très petite molécule qui le compose, et il corrode également les
tuyaux conventionnels. Il doit donc être stocké avec beaucoup de précautions
car c´est un gaz qui s’enflamme deux fois plus vite que le propane ou le
méthane, qui explose au contact de l’air. En plus de son manque d’efficacité, une
tonne d’hydrogène dans l’atmosphère revient à y rejeter treize tonnes
d’équivalent CO₂. Raison pour laquelle il nous faut éviter de tomber dans le piège
des fausses promesses technologiques. Cependant l'initiative politique
politicienne étatique, obnubilée par ces deux technologies, condamne l'action
publique à l'inanité et les pays les plus riches continuent de faire la loi sur
le Marché.
c) La loi du plus fort
Selon Antonio Turiel, scientifique et chercheur à l'Institut des Sciences
de la Mer de Barcelone (CSIC), l’Allemagne
prend des mesures pour obtenir autant d'hydrogène que possible, et un ministre
allemand a déjà déclaré que les pays d'Europe du Sud devaient collaborer avec
l'Allemagne sur de nouveaux projets d'énergie renouvelable et de production
d'hydrogène. L'Espagne reçoit plus des fonds de résilience qu'elle n'en
recevrait compte tenu de sa population et de son PIB. 37 % de ces fonds sont destinés
à des projets qui mènent à la dé carbonisation, alors l'Allemagne se frotte les
mains parce que nous, les Espagnols, nous installons beaucoup de projets et
nous ne travaillons pas sur l'hydrogène, mais l'Allemagne s'y met. À court
terme, l'Espagne pourrait devenir le Congo de l'Allemagne. En Europe, ils sont
très clairs sur le fait que l'industrie de toute l'Europe ne peut pas être
maintenue, ils vont essayer de la maintenir en Allemagne et en partie en France
et le reste n´aura qu’à couler. Nous allons devenir un fournisseur parce que
l'Espagne a un bon potentiel d'énergie renouvelable[18].
d) Pour le sud, reste le paradoxe
Si effectivement les panneaux photovoltaïques recouvrant de nombreux
hectares, pourraient bien pourvoir à la production de l’électricité
renouvelable requise, qu’en est-il du second élément, l’eau ? Sachant que
cette production en requiert beaucoup, non seulement pour l’électrolyse mais
aussi pour le refroidissement des équipements. Un électrolyseur de 40 gigawatts
(GW), nécessiterait 254 millions de m³ d’eau par an. Et cela dans un pays
semi-aride, touché plus que tout autre en Europe par le réchauffement
climatique et par les problèmes du manque d´eau.
IV- Les autres industries du
Capital
1) L´agro-Industrie
a) L´alerte qui a tout déclenché en France
Selon le monde du 27 avril 2022, sur la planète, 40 % des terres sont
désormais dégradées par son artificialisation (bêton, asphalte, etc..) et la
désertification, ce qui affecte directement la moitié de l’humanité.
L’agriculture industrielle y est pour beaucoup mais en plus c’est une grande
prédatrice de ce précieux liquide. Elle semble passer au second plan dans ce
forfait et pourtant, c´est elle qui, sans le vouloir a déclenché l´alerte
généralisée du problème affectant directement les populations. Les
méga-bassines ne sont que la pointe de l´iceberg de cette agro-industrie
productiviste qui vise uniquement la valorisation monétaire, grâce à une
production agricole devenue pure marchandise sur le marché mondial. Infrastructures
géantes, chacune de la taille de dix à vingt terrains de football, ces bassines
géantes ne recueillent pas l´eau de pluie. Elles sont remplies en pompant l’eau
dans les nappes phréatiques en hiver. Ces nappes qui assurent le cycle de l’eau
se voient vidées de leur contenu. Du coup l’eau n’alimente plus les rivières
qui se transforment en voies caillouteuses et inertes sur des centaines de
kilomètres, tuant ainsi sur leur chemin toute une foisonnante biodiversité. Ces
réserves ne profitent donc qu’à une poignée d’agriculteurs pour une culture
intensive — notamment celle du maïs — très gourmande en eau et très polluante.
C´est tout le mérite du mouvement des soulèvements de la terre que d´avoir
alerté le monde entier du rapt et de la souillure de l´eau par l´industrie
agricole. Et cela, grâce au rassemblement de 30 000 manifestants venus du monde
entier le 25 Mars 2023 dans les Deux-Sèvres, pour s´opposer aux méga-bassines,
défendre l´eau et la terre. Les violences policières, quasiment militaires, ont
révélé au monde entier à quel point l´État est disposé à défendre coûte que
coûte son alter-égo, le Capital.
b) L’Espagne stagne dans la résignation
Ici les méga-bassines ne font plus sensation, elle sont là depuis plus de
40 années, précédées elles-mêmes par des barrages promus sous Franco, au nombre
de 17000 dont les plus gros, environ 1200, détruisent les cours d´eau. Le
transfert d'eau Tage-Segura est une infrastructure d'une longueur de 300 km,
qui traverse Castilla-La Mancha jusqu'au réservoir de Talave, d'où l'eau est
distribuée à Murcie, Alicante et Almeria. Grâce a cet ouvrage hydraulique
gigantesque, pensé avant la guerre civile et mis en place en 1960, l'eau est
acheminée par un canal d'une capacité de 35 m3 d'eau/seconde, avec des sections
en tunnels et d'autres en aqueducs.
c) Le coût de la richesse agricole de l’Espagne
Cet ouvrage titanesque a permis l'expansion de l'horticulture intensive
actuelle dans le sud-est de l'Espagne, ce qui en fait l'une des plus grandes
zones d'Europe pour la production de légumes hors saison en plein air. Dans la
sphère politique, cela a donné lieu, au fil des ans, à une « guerre de
l'eau », un conflit qui a éclaté non seulement entre les partis politiques
mais aussi entre plusieurs régions espagnoles comme Castille-La Mancha, Murcie
ou Valence. Une situation qui s'est encore aggravée avec les dernières
sécheresses. Selon Rafael Seiz, technicien au WWF Espagne : « Il s´agit d´une espèce de suicide
hydrique....Nous avons compté sur les infrastructures pour nous sauver :
retenir l'eau dans des réservoirs et la distribuer. Cela a créé un sentiment de
garantie, mais lorsque la demande d'eau augmente, il faut relâcher une grande
partie de l'eau retenue, ce qui réduit la garantie ». L'Espagne compte
près de 4 millions d'hectares de terres irriguées, contre 2,5 millions
d'hectares en Italie, 1,2 million d'hectares en Grèce et 1,4 million d'hectares
en France. L'augmentation soutenue des terres irriguées a entraîné sans
équivoque une augmentation de la demande en eau. Malgré son déficit hydrique prononcé,
ce potager de l’Europe devient leader européen de l´export avec 60 % de sa
production. C´est dire la pression que cette agriculture intensive exerce sur
les ressources hydriques, en les surexploitant, avant même le boom des énergies
renouvelables. Avec 17 % seulement des surfaces cultivées celles-ci assurent 65
% de la production agricole finale du pays. Ces derniers mois, la situation des
zones humides de Doñana (Huelva), Parc Naturel, Réserve de la biosphère, zone
de refuge pour de nombreuses espèces d'oiseaux, dont beaucoup sont endémiques
et certaines en voie d'extinction, a été mise en lumière par les médias. Outre
la diminution des précipitations, les eaux souterraines sont également prélevées
pour la culture de fraises et de fruits rouges dans des serres situées à
proximité de la zone naturelle. Non seulement la contradiction entre la valeur
écologique de l'eau et sa valeur économique (mines et énergies renouvelables)
entre en jeu, mais cela provoque des conflits entre les agriculteurs d'un même
secteur : ceux qui ont été approvisionnés jusqu'à présent par l'irrigation
légale et ceux qui ont utilisé des puits illégaux et qui bénéficieraient de la
mesure d'extension de la zone irrigable, récemment approuvée par la Junta de
Andalucía (gouvernement régional d'Andalousie). À Almeria également, les
cultures plastiques utilisent beaucoup plus d'eau que toute autre ressource.
Ici, le déficit hydrique est structurel et dépasse les 200 hm3 par an. Pour y
remédier, d'autres sources d'eau sont utilisées, comme les usines de
dessalement, qui ne couvrent qu'une petite partie du total à un coût
énergétique élevé. La Catalogne sans pluie significative depuis trente-deux
mois, ce sont les habitants qui en sont directement affectés. Au mois de Mars
500 communes étaient déjà placées en état d’alerte et actuellement, les
réservoirs qui approvisionnent en eau les 7,7 millions d'habitants de la
province ne sont qu'à 26% de leur capacité. Dans l’immédiat, les autorités
régionales misent sur les usines de dessalement, au nombre de 700 dans le pays,
souvent éloignées des villes et villages, d´où un besoin accru de moyens et
énergie pour acheminer ce précieux liquide. Très onéreuses, gourmandes en
énergie, ces stations en rejetant d’immenses quantités de saumure en mer
représentent un grave risque pour la faune et la flore des fonds marins.
Plus près de chez moi, l´Axarquía, contrée située à l´Est de la province de
Málaga, autrefois recouverte de vignes et d’oliviers, cultures typiques des
terres arides, est devenue la première productrice d’avocats en Europe avec
plus de 10.000 hectares de cultures subtropicales. Ces cultures dépendent
presque exclusivement d´un bassin de retenue d´eau (La Viñuela) qui est
actuellement à sec . Spectacle affligeant que ces arbres se desséchant et
coupés pour leur survie en attendant une douteuse pluie salvatrice. L´on
reproche souvent à ces agriculteurs d´avoir planté des avocatiers, gros
consommateurs d´eau mais peut-on reprocher à ces petits agriculteurs de les
avoir plantés sur leurs parcelles n´excédant pas le deux hectares, alors que,
si les oranges en bio sont au mieux, payées à 30 centimes le kg, les avocats,
avec le même travail le sont au minimum à 2,50€ ? Je connais bien ces
agriculteurs puisque je travaille avec eux en relation avec des AMAPs en
France. Rien à voir avec ces gros agriculteurs exportateurs d´avocats qui eux
ont investi en achetant toutes les terres possibles pour planter le plus d
´avocatiers possible. D’ailleurs, ils ont souvent recours aux exportations d´Amérique
du Sud, à un prix modique, plutôt que les acheter sur place, tout en les
faisant passer pour des fruits locaux.
d) La fuite en avant par la technologie
Pour faire face à la sécheresse, la fuite en avant pour les plus gros et la
résignation pour les plus petits. En plus des coûteuses usines de dessalement,
sur la côte les puits vidés de leurs eau douce, y précipitent l´eau de la mer
mais cette eau salée tue les plantes. Afin de l´adoucir, les gros
propriétaires, aidés par les Institutions, s´affairent pour acheminer, via de
longues canalisations, de l´eau douce provenant des eaux usées des villes
voisines situées parfois à 40 km comme Malaga. L’idée paraît ingénieuse mais,
pour Thierry Uso, membre d’Eau secours 34, en France: « Environ deux tiers des projets ne sont pas
viables économiquement, Il faut bien souvent des kilomètres de tuyaux pour
apporter l’eau des stations vers les parcelles agricoles, avec de la pression,
donc de l’énergie. Et puis, les eaux usées sont généralement trop salées, par nos
urines, pour les cultures, et demandent donc un traitement supplémentaire, qui
peut être coûteux ».
2) Le tourisme pour couronner le
tout
Pour l´Espagne le secteur touristique est d´une importance cardinale
puisqu’il représente 13% de son PIB et avec 55,6 M de visiteurs (+6 %) elle est
la 2ème destination mondiale touristique en 2005, derrière la France. Outre
l’énormité de l’empreinte carbone que produit le trafic aérien et autres moyens
de transport, sa contribution au stress hydrique n’est pas négligeable.
a) Son impact sur l´eau
Santa Olalla, la plus grande lagune permanente de Doñana, dernière à
contenir de l'eau en août dernier, a fini par disparaître, complètement
asséchée en raison d'une période de sécheresse intense et de la surexploitation
de l'aquifère par le complexe touristique de Matalascañas à Huelva. Pas
étonnant puisque l'Andalousie est la communauté autonome qui, avec ses 4300 ha,
compte la plus grande superficie occupée par les terrains de golf. Ce qui
requiert une irrigation intensive et d'énormes quantités de pesticides qui
polluent les aquifères. Les besoins en irrigation d'un terrain de golf moyen de
18 trous (40-50 hectares) dépassent les 500 000 m3 par an, avec une
consommation quotidienne pendant les mois d'été d'environ 3 000 m3.
(l'équivalent de la consommation domestique de plus de 8 000 personnes),
V- L´eau comme un miroir
1) La guerre de l´eau
J´ai évoqué tout au début ma précoce offuscation de voir l´eau emprisonnée
dans une bouteille en plastique pour être vendue. Peu de temps avant mon
installation sur la parcelle de terre où je vis, un paysan en tuait un autre
lors d´un désaccord concernant les horaires d´irrigation de leurs parcelles
voisines. Quelques années plus tard, en 1995, la Banque mondiale publiait un
rapport pronostiquant : de
nombreuses guerres ont eu au XXe siècle pour origine l’accès aux ressources en
pétrole, l’eau sera la cause des guerres du siècle prochain.
Cette Institution, œuvrant au cœur même du Capital et qui se nourrit
essentiellement de sa dynamique de guerre au sein du marché mondial, était bien
placée pour le diagnostiquer sans risque de se tromper. Depuis l´an 2000, 1057
conflits armés pour l´eau ont été enregistrés dans le monde, au Proche Orient,
au Yémen, en Inde, en Somalie, en Bolivie, etc. ... Ici nous y sommes ou
presque. Que ce soit en France et plus encore en Espagne, les industriels de
l´agro-industrie luttent entre eux pour l’accès à l’eau. A leur tour ces industriels
se la disputent aux autres secteurs industriels comme le tourisme, les mines et
les énergies renouvelables. Mais plus encore, toute industrie étant prioritaire
pour les affaires, cette dynamique est en phase de priver les populations de
leurs moyens de subsistance en eau mais aussi de leurs besoins alimentaires car
la production agricole dépend elle aussi de l’eau.
2) L’indispensable soulèvement de
l´eau
De quoi s’agit-il ? D’ignorance en matière agronomique ou écologique,
d’une série de fausses manœuvres, d’erreurs politiques, d’une technologique
déficiente ? Bookchin y répondait ainsi en 1962: « Accumuler pour affaiblir, racheter, absorber
ou dominer d’une façon ou d’une autre le concurrent est une condition de la
survie dans l’ordre économique capitaliste ». Nous l’avons vu,
actuellement la concurrence fait rage et ne se joue plus seulement entre les
entreprises d’une même spécialisation mais bien entre tous les lobbies quels
qu’ils soient. Peints en vert pour la plupart, bénéficiant aussi des
subventions de l’État (Green New Deal), monopoliser l’eau comme ressource
indispensable à exploiter, devient une question de survie. Cette impitoyable
guerre économique et technologique, larvée ou déclarée entre lobbies, avec
l’aide des États qui en dépendent, se poursuivra au détriment de la nature (des
écosystèmes, de la société et ses populations). Leurs activités sans cesse
croissantes et aveugles, dans ce chacun
pour soi sans finalité pratique déterminée, malgré les discours officiels,
recherchent uniquement un profit sur le court terme, pariant sur des promesses
qu’ils ne pourront tenir. Il ne s’agit là que de spéculation s’appuyant sur le
capital financier (voir hydrogène vert, économies d’énergies et effets rebonds[19],
etc.). De fait, cette guerre qui se précipite accentue la désertification de la
terre, sa pollution et celle de l’eau, mais en plus elle en vient à s’accaparer
de cette dernière, constituante essentielle de notre vie, de nos corps.
C’est pourquoi il est maintenant vital pour l’eau, faite personne que nous
sommes, de se soulever et d’en finir avec ce système économique mortifère.
Partant d’une analyse radicale de ce système et tirant les enseignements de
l’histoire des tentatives d’émancipation, l’écologie sociale et le
communalisme, hors des sentiers battus, nous offrent des chemins possibles pour
agir ici et maintenant, créer du lien pour résister et diluer le dictat de
l’économie jusqu’à le noyer.
C’est pourquoi il es vital que nous, terriens et terriennes faites d’eau,
nous nous soulevions et luttions pour stopper cette barbarie par tous les
moyens mais aussi en vue d’en finir avec ce système économique mortifère. Il
nous est indispensable pour cela de bien comprendre que le Capitalisme via son
système politique de Démocratie représentative ne facilitera jamais à ses
adversaires les institutions authentiquement démocratiques dont nous avons
besoin pour lutter contre lui. Le Capitalisme et la biosphère ne peuvent tout
simplement pas coexister indéfiniment... De plus en plus le choix semble clair :
ou bien nous établissons une société écologique, ou bien les fondements de la
société s’écrouleront. Ainsi, la reconquête du politique et de la citoyenneté n'est
pas seulement la condition préalable à une société libre ; elle est la
condition de notre survie en tant qu'espèce. La question écologique exige une
reconstruction fondamentale de la société et c’est bien ce que se proposent
l’écologie sociale et le communalisme.
Floréal M. Romero Auteur de Agir Ici
et maintenant. Penser l’Écologie sociale de Murray Bookchin aux Éditions du
Commun.
NOTES
1https://www.iagua.es/blogs/luis-lujan-cardenas/wall-street-negocio-agua-encima-derecho-humano-0
2 Océans : 97,5%, eau douce : 2,5%, dont glace et neige
éternelle : 69,8%, eaux souterraines : 29,9% et lacs et
rivières : 0,3%.
3Voir :https://www.lemonde.fr/blog/huet/2019/08/15/climat-la-croissance-vegetale-en-panne-seche/
4 Comme le déclama Pompidou, un jour de grande révélation.
5https://www.iagua.es/blogs/luis-lujan-cardenas/wall-street-negocio-agua-encima-derecho-humano-0
6 La pénurie d'eau affecte véritablement tous les
continents. Près d'1, 2 milliard de personnes, soit près d'un cinquième de la
population mondiale, vivent dans une zone où l'eau fait physiquement défaut et
500 millions de personnes sont menacées du même sort. 1,6 milliard de personnes
supplémentaires, soit presque un quart de la population mondiale, sont
confrontées à une pénurie d'eau de type économique (les pays ne disposant pas
des infrastructures nécessaires pour utiliser l'eau des rivières et des nappes
phréatiques).
https://www.un.org/fr/waterforlifedecade/themes/scarcity.shtml#:~:text=La%20p
%C3%A9nurie%20d'eau%20touche,des%20conditions%20de%20stress%20hydrique.
7 Pour son activité contre le réchauffement climatique,
Al Gore, mentor de Greta Thumberg (désormais à faveur des centrales
nucléaires), politicien et homme d´affaire obtient, avec le GIEC, le prix Nobel
de la paix en 2007. Il va plus loin au Forum de Davos en Janvier 2023 :
Regardez la xénophobie et la tendance politique autoritaire qui ont émergé
après seulement quelques millions de réfugiés (climatiques). Que se passera-t-il
quand ils seront un milliard ? Nous perdrons notre capacité à gouverner
dans ce monde.
https://www.capital.fr/economie-politique/ouverture-de-davos-long-oxfam-veut-abolir-les-milliardaires1457433
8 https://reporterre.net/L-Europe-a-dix-ans-pour-se-preparer-au-pic-de-petrole
9 Le New Deal est le nom de la politique mise en place à partir de 1933 par
le président américain Franklin Delano Roosevelt pour sortir les Etats-Unis de
la récession créée par la crise économique de 1929. Le New Deal est une relance
économique par des crédits et des commandes de l'État ainsi qu'une réforme du
capitalisme américain.
10 https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/SPEECH_22_5484
11 http://www.samarco.com/en/rompimento-de-fundao/
ou http://www.wise-uranium.org/mdaf.html
12https://www.chguadalquivir.es/documents/10182/2564531/PHGuadalquivir_ANEJO8_Apendice6.pdf/
d110f478-4411-4a65-ca0c-eff06ad4c556
13 Dans le nouveau Code minier, le gouvernement s’est engagé à obliger les
entreprises à assurer la sécurité de leurs installations et de leurs
déchets : elles devront veiller à leur sécurité pendant trente ans après
la fermeture d’une mine. Ces garanties semblent dérisoires au regard des
échelles de temps des pollutions minières. Célia Izoard dans Reporterre il n´ya
pas d´après-mine heureux
14 À quelques kilomètres de Rio Tinto, la mine de cuivre de Cobre Las
Cruzes est considérée comme une pionnière de la mine durable et reçoit à ce
titre le soutien de la Commission européenne via le programme public-privé EIT
Raw Materials. Le principal gisement exploité dans cette mine à ciel ouvert est
situé juste au-dessous d’un aquifère qui alimente la ville de Séville. C’est
l’une des principales sources d’eau souterraine de la vallée semi-aride du Guadalquivir.
L’entreprise First Quantum Minerals a obtenu le droit de lancer l’exploitation
en mettant en avant un système révolutionnaire de « drainage par réinjection ».
L’eau de l’aquifère est drainée puis réinjectée en aval pour éviter qu’elle
n’entre en contact avec les substances présentes dans le gisement. Rapidement,
l’aquifère s’est révélé pollué à l’arsenic. En 2016 puis en 2021, l’entreprise
a été condamnée à payer plusieurs millions d’euros d’amende pour contamination
et prélèvement illégal d’eau souterraine. Cela n’a pas empêché First Quantum
Minerals d’obtenir quelque temps plus tard le droit d’agrandir l’exploitation
et de prélever jusqu’à 6 millions de m³ d’eau souterraine par an dans le même
aquifère. Aimablement mis à notre disposition par Celia Isoart en
avant-première. Extrait de son livre La Ruée minière au vingt unième siècle.
Enquête sur les métaux à l’ère de la transition, Seuil, Janvier 2024.
15 L’exemple de l’Espagne est très éclairant: du fait de l’exploitation de
l’or sous l’Empire romain, en Andalousie par exemple, certains cours d’eau et
sols sont encore pollués aux plomb, bismuth, arsenic et antimoine. https://www.cairn.info/revue-z-2018-1-page-50.htm
16 Le Parlement européen, réuni cette semaine à Strasbourg en séance
plénière, a décidé de porter à 45 % d'ici 2030, au lieu de 22 % actuellement,
la part des énergies renouvelables dans la consommation électrique de l'Union
européenne. Les Echos du 14 sept.2022 https://www.lesechos.fr/monde/enjeuxinternationaux/leurope-redouble-dambition-pour-les-energies-renouvelables-1787973
18 Dans une entrevue du 13 Juin 2021 du journal Astorga Redacción.
19 Pour les effets pervers du Greenwashing l’exemple des pellets :
https://www.slate.fr/story/222620/bruler-granules-bois-rien-ecologique-biomasse-pas-neutre-carbonebioenergie-renouvelable-polemique-gaz-effet-serre
[1] https://www.iagua.es/blogs/luis-lujan-cardenas/wall-street-negocio-agua-encima-derecho-humano-0
[2] Océans : 97,5%, eau douce : 2,5%, dont glace et
neige éternelle : 69,8%, eaux souterraines : 29,9% et lacs et
rivières : 0,3%.
[4] Comme
le déclama Pompidou, un jour de grande révélation.
[5] https://www.iagua.es/blogs/luis-lujan-cardenas/wall-street-negocio-agua-encima-derecho-humano-0 .
[6] La pénurie d'eau affecte véritablement tous les
continents. Près d'1,2 milliard de personnes, soit près d'un cinquième de la
population mondiale, vivent dans une zone où l'eau fait physiquement défaut et
500 millions de personnes sont menacées du même sort. 1,6 milliard de personnes
supplémentaires, soit presque un quart de la population mondiale, sont
confrontées à une pénurie d'eau de type économique (les pays ne disposant pas
des infrastructures nécessaires pour utiliser l'eau des rivières et des nappes
phréatiques).
https://www.un.org/fr/waterforlifedecade/themes/scarcity.shtml#:~:text=La%20p
%C3%A9nurie%20d'eau%20touche,des%20conditions%20de%20stress%20hydrique.
[7] Pour son activité contre le réchauffement climatique, Al
Gore, mentor de Greta Thumberg (désormais à faveur des centrales nucléaires),
politicien et homme d´affaire obtient, avec le GIEC, le prix Nobel de la paix
en 2007. Il va plus loin au Forum de Davos en Janvier 2023 : Regardez la
xénophobie et la tendance politique autoritaire qui ont émergé après seulement
quelques millions de réfugiés (climatiques). Que se passera-t-il quand ils
seront un milliard ? Nous perdrons notre capacité à gouverner dans ce monde.
https://www.capital.fr/economie-politique/ouverture-de-davos-long-oxfam-veut-abolir-les-milliardaires1457433
[9] Le
New Deal est le nom de la politique mise en place à partir de 1933 par le
président américain Franklin Delano Roosevelt pour sortir les Etats-Unis de la
récession créée par la crise économique de 1929. Le New Deal est une relance
économique par des crédits et des commandes de l'État ainsi qu'une réforme du
capitalisme américain.
[11] http://www.samarco.com/en/rompimento-de-fundao/ ou http://www.wise-uranium.org/mdaf.html
[12]
https://www.chguadalquivir.es/documents/10182/2564531/PHGuadalquivir_ANEJO8_Apendice6.pdf/
d110f478-4411-4a65-ca0c-eff06ad4c556
[13] Dans le nouveau Code minier, le gouvernement s’est engagé à obliger les
entreprises à assurer la sécurité de leurs installations et de leurs
déchets : elles devront veiller à leur sécurité pendant trente ans après
la fermeture d’une mine. Ces garanties semblent dérisoires au regard des
échelles de temps des pollutions minières. Célia Izoard dans Reporterre, Il
n´y a pas d´après-mine heureux.
[14] À quelques
kilomètres de Rio Tinto, la mine de cuivre de Cobre Las Cruzes est considérée
comme une pionnière de la mine durable et reçoit à ce titre le soutien de la
Commission européenne via le programme public-privé EIT Raw Materials. Le
principal gisement exploité dans cette mine à ciel ouvert est situé juste
au-dessous d’un aquifère qui alimente la ville de Séville. C’est l’une des
principales sources d’eau souterraine de la vallée semi-aride du Guadalquivir.
L’entreprise First Quantum Minerals a obtenu le droit de lancer l’exploitation
en mettant en avant un système révolutionnaire de « drainage par
réinjection ». L’eau de l’aquifère est drainée puis réinjectée en aval
pour éviter qu’elle n’entre en contact avec les substances présentes dans le
gisement. Rapidement, l’aquifère s’est révélé pollué à l’arsenic. En 2016 puis
en 2021, l’entreprise a été condamnée à payer plusieurs millions d’euros
d’amende pour contamination et prélèvement illégal d’eau souterraine. Cela n’a
pas empêché First Quantum Minerals d’obtenir quelque temps plus tard le droit
d’agrandir l’exploitation et de prélever jusqu’à 6 millions de m³ d’eau
souterraine par an dans le même aquifère. Aimablement
mis à notre disposition par Celia Isoart en avant-première. Extrait de son
livre La Ruée minière au vingt unième
siècle. Enquête sur les métaux à l’ère de la transition, Seuil, Janvier
2024.
[15] L’exemple de l’Espagne est très éclairant : du fait
de l’exploitation de l’or sous l’Empire romain, en Andalousie par exemple,
certains cours d’eau et sols sont encore pollués aux plomb, bismuth, arsenic et
antimoine. https://www.cairn.info/revue-z-2018-1-page-50.htm
[16] Le Parlement
européen, réuni cette semaine à Strasbourg en séance plénière, a décidé de
porter à 45 % d'ici 2030, au lieu de 22 % actuellement, la part des énergies
renouvelables dans la consommation électrique de l'Union européenne. Les Echos
du 14 sept. 2022 : https://www.lesechos.fr/monde/enjeuxinternationaux/leurope-redouble-dambition-pour-les-energies-renouvelables-1787973
[17] https://information.tv5monde.com/international/climat-le-green-new-deal-dalexandria-ocasio-cortezpeut-il-changer-la-donne-32077
[18] Dans
une entrevue du 13 Juin 2021 du journal Astorga Redacción.
[19] Pour
les effets pervers du Greenwashing l’exemple des pellets :
https://www.slate.fr/story/222620/bruler-granules-bois-rien-ecologique-biomasse-pas-neutre-carbonebioenergie-renouvelable-polemique-gaz-effet-serre