venerdì 19 maggio 2023

L’acqua contro il Capitale

 






Nato in un villaggio delle Alpi francesi, fin da piccolo ho visto l'acqua scorrere in abbondanza, cantare allegramente nei tanti fiumi e ruscelli alle pendici di quelle verdi montagne. Nel mio villaggio, come in tutti gli altri di questa regione, c’erano molte fontane in pietra (bachal) con un buon flusso che non s’interrompeva mai e dove, d'estate, ci si fermava a dissetarsi e le mandrie di mucche si radunavano per bere prima di andare nei campi e al ritorno. Era lì che, sprovvista di lavatrice, mia madre andava a lavare i panni nelle sue acque fredde. La aiutavo a strizzare e trasportare il bucato usando una carriola. Ricordo mio padre, originario dell'Estremadura, che raccontava agli abitanti del villaggio quanto fossero fortunati ad avere un'acqua così buona e abbondante. Forse non capivano davvero, ma da parte mia avevo circa dodici anni quando ho avuto il mio primo shock emozionale ambientalista. Per la prima volta ho visto in un negozio, vendere dell’acqua. Ero molto turbato e rattristato nel vedere l'acqua chiusa in una bottiglia di plastica per essere venduta. Un'acqua che, per me, apparteneva alla vita, tanto quella degli uomini, che degli animali e delle piante. Ho avuto un lampo: un giorno ci venderanno l'aria. Contrariamente all'opinione popolare, i sentimenti e l'intuizione, soprattutto quando provengono da un bambino, non dovrebbero essere opposti alla ragione. Ne ho avuto conferma, di recente: nel mondo del libero mercato, della proprietà privata e della "democrazia", si vende tutto senza preoccuparsi del bene comune. Contano solo il profitto, il guadagno, l’utilità, il denaro e il potere. E siccome viviamo in una società dominata dal capitale, tutto ha un prezzo e tutto si può comprare, e adesso anche l'acqua, che ha cominciato a essere negoziata a Wall Street, nei contratti a termine sull’acqua in California, negli Stati Uniti[1].

 

I- Viva l’acqua, viva la vita!

1) La nostra madre terra, la sua placenta: l’acqua

Dimentichiamo che il ciclo dell'acqua e quello della vita sono una cosa sola, ci ha ricordato Cousteau. Qualche secolo prima Leonardo da Vinci definiva anche l’acqua come il motore di tutta la natura. Tuttavia, la nostra modernità frettolosa non solo nega la storia ma, orfana di ogni cosmogonia, volta le spalle alle origini dell'umanità. Eppure, evocare le nostre origini è capire la vita, è comprendere noi stessi come terrestri. Ricordarsi della comparsa della vita sulla terra, dell'evoluzione della biodiversità marina, è celebrarne la nascita, più di quattro miliardi di anni fa, all'interno dei caldi fondali marini, quando gli oceani erano distribuiti su tutto il pianeta.

 

2) L'anima del nostro essere biologico

 

La bevanda più pericolosa è l'acqua, se non la bevi, ti uccide, ironizzava El Perich, scrittore, disegnatore e comico catalano. Se il pianeta blu è davvero composto per il 72% di acqua[2], noi lo siamo quasi altrettanto, con un tasso del 65% in un essere umano adulto e del 75% in un neonato.

 

II- L’acqua, la domestica tuttofare. L'acqua sporca non può essere lavata (proverbio africano)

1) L'acqua bramata

Ormai non possiamo più negare la crisi climatica che ci sta colpendo duramente e di cui ci aveva avvertito Murray Bookchin, già negli anni sessanta e settanta. Si tratta di una crisi multiforme e ciclica, con molteplici effetti ambientali, imprevedibili e incalcolabili, la cui retroattività ha un effetto valanga: aumento delle temperature, artificializzazione del suolo dell'ordine di 50.000 ettari all'anno nella sola Francia (la Spagna viene subito dopo), perturbazione dei cicli delle piogge, siccità, incendi giganteschi, degrado degli ecosistemi, riduzione della biodiversità … Questi fenomeni provocano a loro volta una riduzione della fotosintesi, una minore cattura di CO2 e, contro ogni aspettativa, nonostante il generale aumento delle temperature, una minore evaporazione con conseguente diminuzione delle precipitazioni e quindi una crescente siccità[3], e così via.. … In conseguenza di questa situazione le nostre società emerse da questa natura prima ne risentono profondamente in modo molto disuguale, è vero, anche se, nella fornace della nostra casa che brucia, la maggior parte dei cittadini guarda fuori dalla finestra[4], come li spinge a fare il bombardamento pubblicitario, dalle marche di detersivo fino alle gare elettorali.

 

Questi stessi media ci offrono il disastro in reality show come un'ecologia dello spettacolo, della teatralità e della performance in cui le élite politiche, culturali ed economiche svolgono il ruolo di salvatori. L'obiettivo è contemporaneamente di stordirci, rassicurarci e soprattutto impedirci di prendere posto e agire. È così che la stragrande maggioranza si ritrova sempre più inibita e impotente. Nonostante tutti i loro rapporti scientifici (IPCC-Intergovernmental Panel on Climate Change) e i loro Summit della Terra, organizzati a tamburo battente dal 1972, niente va per il verso giusto, anzi. Le industrie minerarie, energetiche, digitali, agricole e la continua espansione delle megalopoli, oltre a causare scarsità di precipitazioni, devono accelerare la produzione energetica. L'estrattivismo che ne deriva porta a una domanda sempre crescente di acqua e il suo inquinamento è praticamente irreversibile. Così, questo elemento costitutivo centrale della vita, diventa, giorno dopo giorno, sempre più raro e sempre meno sicuro, mettendo in pericolo la nostra costituzione biologica, il suo 70% in acqua ma anche, la salute e l'approvvigionamento delle sue cellule attraverso l’alimentazione. Nella nostra società capitalista, per natura conflittuale, questa situazione non può che acuire l'avidità e le tensioni attorno a questo bene comune che sta per esserci rubato per convertirsi surrettiziamente in bene privato, e in oggetto di speculazione allo stesso modo di qualsiasi materia prima mineraria o energetica[5]. Se il capitalismo è davvero nato dalla più grande violenza, figlio del tumultuoso matrimonio tra colonizzazione ed enclosures (Recinzione di terreni non coltivati o adibiti a uso comune della collettività. Questo fenomeno di espropriazione dei beni comuni è cominciato già nel dodicesimo secolo, ma si è accentuato in Inghilterra dal sedicesimo secolo come uno degli elementi portatori di un capitalismo la cui matrice internazionale dipende da molti altri fattori. NdT), espropriandoci dei nostri mezzi di produzione e in primo luogo la terra, tutto porta a credere che dopo aver incorporato la società, va a privarla della sua acqua. Già molte popolazioni, le più povere del mondo, ne sono private fino a morirne[6] ma questa epidemia non tarderà a raggiungerci in questa zona pedonale del Capitalismo privandoci del nostro elemento vitale costitutivo, anche a costo di morirne poi in seguito a sua volta.

 

2) Gli affari che irrigano le vene del Capitale

Secondo la maggior parte degli anticonformisti e anticapitalisti, sono gli industriali di tutti i tipi, i responsabili e i beneficiari di questi disastri. Certamente lo sono come elementi della maggiore complessità del fenomeno della valorizzazione del valore che si appoggia sempre più sulla speculazione, su promesse di redditività impossibili da mantenere. Ancora un fenomeno di cause ed effetti in circolo che si retro alimentano precipitando il soggetto automatico del capitalismo (Marx) dritto verso il vuoto siderale.

 

III- Al cuore del Capitale: l'energia

Già negli anni '70 i dirigenti delle compagnie petrolifere e minerarie (capitalismo fossile) erano al corrente degli effetti perversi delle loro attività. Hanno fornito un carburante ancora oggi indispensabile alle industrie generatrici di merci per il mercato mondiale. Tuttavia, per porre fine alle critiche ecologiste in uno splendido periodo di abbondanza e in previsione del progressivo calo del volume delle loro estrazioni, quindi dei loro profitti, molti imprenditori e i loro azionisti lanciano l'allarme del riscaldamento climatico[7]. Dietro quest’apparente consapevolezza si tratta, infatti, di avviare una nuova modalità di produzione energetica, completando la prima. Tanto più che, secondo un rapporto del gabinetto The Shift Project[8], i sedici paesi fornitori di petrolio dell'Unione Europea subiranno un forte calo della loro produzione dal 2030. Non appena il petrolio scomparirà dall'equazione, i trasporti internazionali e quindi il sistema economico globale saranno messi in crisi. Lo stesso varrà per tutta l’ingegneria pesante indispensabile alla produzione industriale e all'agroindustria.

La parola d'ordine è dunque lanciata: energie pulite e rinnovabili che si concretizzano attraverso il Green New Deal. Come per il precedente New Deal, anche questo dovrà essere sostenuto dall'intervento e dal sostegno diretto dello Stato[9]. L'idea di un’energia rinnovabile grazie al vento e al sole, è ricavata dagli ecologisti che la propugnano dagli anni 70. Solo che nel caso attuale, lungi da un'energia pensata dalle comunità umane per un’autonomia energetica sottratta al monopolio, si tratta piuttosto, con quest’opposizione mascherata tra energie rinnovabili e fossili, di aumentare la produzione variando e moltiplicando le fonti di approvvigionamento. Si aprono così nuovi e favolosi mercati, in nome di una nobile causa: combattere il riscaldamento globale e l'inquinamento, grazie a un'energia pulita. Auto elettriche pulite alimentate da fonti energetiche pulite e rinnovabili: elettricità e idrogeno. Il palcoscenico per il mercato è pronto, resta da vedere dietro le quinte.

1) Acqua per lavare le energie rinnovabili (Green Washing)

a) Alla fonte: pressatura della terra per estrarre l'oro verde

Per ciascuno dei quattro grandi poli del commercio mondiale (Nord America, Europa occidentale, Russia e Asia orientale), la produzione di metalli preziosi è un imperativo strategico. Lo illustra l'edificante discorso del vicepresidente della Commissione europea incaricato della previsione, Maroš Šefčovič, il 12 settembre 2022[10], durante la conferenza europea sulla sicurezza delle materie prime. Dopo aver citato Margaret Thatcher, (Non c'è alternativa)... afferma l'urgente necessità di aprire miniere in Europa “per costruire l'economia decarbonata e digitale a cui tutti aspiriamo e per garantire le nostre capacità di difesa militare”. Per questi campioni del cosiddetto sviluppo sostenibile, però, l'ode alla stabilizzazione del riscaldamento globale intorno ai 2°C si traduce in una domanda di litio per il 2040 moltiplicata per 42, quella di grafite per 25, di cobalto per 21 e di nichel per 19, principalmente per la fabbricazione di batterie, in particolare quelle dei veicoli elettrici. Lo stesso vale per il settore digitale, che da solo fagocita una quantità astronomica di energia e, nella sua versione rinnovabile, richiede una quantità di metalli rari. Ad esempio, metà della produzione di metallo argentato è destinata a questo settore e a quello della corsa allo spazio e agli armamenti. Di qui l'angoscia dell'Unione europea e la sua precipitazione per non trovarsene privata dalla concorrenza. Del resto, la guerra in Ucraina è chiaramente nel mirino di quest’aspra lotta per le terre rare poiché, come ci precisa Célia Izoard, essa è al quinto posto al mondo per le sue riserve di ferro, grafite e manganese - due elementi basilari per la produzione di batterie elettriche. Essa è anche il sesto produttore mondiale di titanio, metallo strategico per la produzione aeronautica, e dispone di ingenti giacimenti di litio, rame, cobalto e terre rare, utilizzati nel settore energetico quanto nell'elettronica e nella difesa.

b) Sottrazione e contaminazione dell'acqua

Oltre all'accentuazione del colonialismo minerario sfrenato dei quattro grandi poli del commercio mondiale già citati (per es. il litio in Bolivia, il ferro in India, il petrolio in Ecuador, ecc.) con le sue drammatiche conseguenze quali, tra le altre, la devastazione delle foreste tropicali, la contaminazione di laghi e fiumi, ecc ...[11], si dovranno convincere le popolazioni europee ad accettare questo boom minerario sui propri territori. Tanto più che le miniere, un tempo abbandonate per la loro bassa concentrazione di metalli, poiché generano più scorie che in passato, richiedono ormai quantità di acqua ancora maggiori: una grande miniera di rame può consumarne quaranta milioni di m3 in un anno. Tra dieci anni, come rifornire le miniere di rame nel sud della Spagna o del Portogallo, quando assistiamo a uno stress idrico senza precedenti?

Tuttavia, lo Stato, in quanto guardiano del Capitale, prende precauzioni sia in Francia che in Spagna per dare priorità assoluta all'industria, prima mineraria, poi agricola. In Andalusia, ad esempio, le attività minerarie sono dichiarate inequivocabilmente d’Interesse Pubblico Superiore (Interés Publico Supérior)[12]. In Francia, anche quando si tratta di miniere di uranio, il governo vuole essere rassicurante prendendo esso stesso misure sedicenti severe concernenti il post-minerario[13]. In entrambi i casi, però, come si tradurrà questo per la popolazione locale?

Come ci spiega Célia Isoard, ciò riguarda tutta l'Europa, ma l'Andalusia ne soffrirà particolarmente: A Rio Tinto, Atalaya Mining sta promuovendo il suo sistema a circuito chiuso volto a risparmiare risorse. Parte dell'acqua di depurazione è reintrodotta nell'impianto, anch'esso alimentato da prelevamenti di acqua acida accumulata sul fondo delle vecchie fosse. Tuttavia, senza farne molta pubblicità, l'impresa preleva anche “acqua fresca” (questo il termine tecnico) dalle dighe al ritmo di diciotto milioni di litri al giorno, che rappresenta il consumo giornaliero di 130.000 abitanti della regione[14]. Oltre alla contaminazione da parte dell'estrattivismo in sé, ora c'è uno stoccaggio molto maggiore. E più preoccupante se possibile, i rifiuti minerari hanno un potenziale secolare, vuoi di millenni, di produzione di succhi acidi e tossici[15].

c) Continuazione della maratona dell'acqua:

la sua corsa sfrenata verso l'energia verde

Di là di questa voracità in acqua, l'estrazione di metalli rari (iridio, rutenio o osmio, cobalto, litio, nichel, ecc.) richiede tanta energia dall'inizio alla fine del processo, che tutto indica che questa golosità minerale, potrebbe piuttosto aumentare la crisi climatica anziché attenuarla. Tuttavia, in questo frenetico mondo imprenditoriale, tutto si giustifica. Oltre all'industria digitale, delle armi, della corsa allo spazio e delle auto elettriche, questo estrattivismo tutto fuoco e fiamme serve anche alla produzione di celle per pannelli fotovoltaici e altri elementi per l'assemblaggio di turbine eoliche. E nonostante tutte le operazioni preliminari incredibili d’inquinamento e dispendio idrico ed energetico, si tratta, ci si dice, di ottenere un'energia elettrica che ci si sforza di chiamare pulita e illimitata a immagine del sole che la muove e di una transizione ecologica verso la produzione di energia rinnovabile.

2) Il grande obiettivo: l'idrogeno verde

a) l’eccesso di elettricità

Più di ogni altra lobby, quella delle turbine eoliche cerca di svilupparsi a tutti i costi. Con l'etichetta "rinnovabile", cosi come i pannelli fotovoltaici, le turbine eoliche sono in aumento[16] e si stanno costruendo parchi a terra e in mare, ammassandoli per abbassare il costo d’installazione, anche se questa massificazione provoca un rallentamento del vento e quindi della produzione . La zelante propaganda del Green Washing vuole convincere le popolazioni, con il manganello mediatico, della necessità ecologica di installare parchi eolici o fotovoltaici sui loro territori, supportata da regolamenti europei che dichiarano di voler proteggere i loro abitanti, dalla flora agli umani passando per la fauna. Non è così; con la vita marina sconvolta dalle vibrazioni delle pale, i pescatori vedono la loro attività gravemente compromessa e le imprese verdi molestano gli abitanti dei villaggi per portare via i loro terreni agricoli. Nella provincia di Malaga dove vivo, come in quasi tutta la Spagna, le aziende che installano energie rinnovabili praticano una strategia al limite di quella delle mafie, basandosi su un vuoto legislativo che permette loro di avanzare la forte argomentazione di pubblica utilità. È improbabile che queste società verdi vedano frenata la loro aggressività poiché avendo adottato la massima del dispotismo illuminato Tutto per il popolo, ma senza il popolo, questo 24 gennaio 2023, durante una sessione straordinaria, il Congresso dei Deputati ha convalidato il decreto-legge reale 20 /2022. Gli articoli 22 e 23 di questo RDL consentono ai progetti MACRO rinnovabili superiori a 50 MW di non essere sottoposti a valutazione ambientale e approvazione per silenzio amministrativo. Non importa se il progetto viola le normative europee. Così, in Spagna, le energie rinnovabili possono occupare l'equivalente del 10% dei terreni coltivati e dei pascoli. Secondo la delegazione del governo di Granada, si prevede che un milione di ulivi saranno sradicati per occupare il terreno con pannelli fotovoltaici. L'Estremadura conta già più di 30.000 ettari di centrali fotovoltaiche e 50.000 ettari di terreno saranno coperti con pannelli solari entro il 2030. Non c'è bisogno di essere un profeta per conoscere le ripercussioni ambientali. Per questo basta guardare la California e la coorte di disastri in seguito all'attuazione di questa politica energetica interamente rinnovabile[17].

Tuttavia, perché sempre più d’elettricità?

a) Di fronte all’impasse nucleare

Mentre alcuni, in nome della de carbonizzazione, difendono ancora il mito del nucleare, Naoto Kan, primo ministro del Giappone al momento della catastrofe, è diventato uno dei grandi avversari del nucleare nel mondo: "Bisogna fermare al più presto le centrali nucleari perché una centrale nucleare sicura è una centrale chiusa”. Gregory Jaczko, ex capo della sicurezza nucleare negli Stati Uniti, ritiene da parte sua che i reattori nucleari rappresentino un pericolo inaccettabile. Inoltre, l'estrazione dell'uranio è la fonte più significativa di rischi per la salute umana nel mondo intero durante l'intero ciclo di sfruttamento, in relazione sia alla radioattività sia alla tossicità dell'uranio.

Poi, per ogni tonnellata di uranio estratta, ci sono dalle quattro alle cento tonnellate di scorie radioattive, senza contare l'acqua utilizzata per raffreddare le centrali che riscalda l’acqua dei fiumi.

b) Per l'idrogeno verde

Le aziende elettriche, ricevuto il via libera, continuano inesorabilmente la loro corsa produttivistica per la valorizzazione del valore, condannate come sono tra loro a una concorrenza feroce, che si traduce nel crescere, vincere o morire nell'arena del mercato mondiale. Non è facile aumentare il consumo di elettricità oltre i livelli attuali, soprattutto perché il consumo di elettricità in Spagna e nell'UE è in calo dal 2008. Inoltre, l'elettricità è un vettore energetico molto utile, ma rappresenta solo il 20% del consumo finale di energia nel mondo e meno del 25% nei paesi più avanzati. Da qui la sfida di aggirare parzialmente il problema delle energie rinnovabili trasformando l'elettricità in idrogeno, soluzione rovinosa in termini energetici, ma unica via d'uscita che le grandi compagnie petrolifere hanno trovato affinché, scambiando semplicemente della benzina contro l’idrogeno, o meglio ancora dell'idrogeno contro il "gas naturale", tutto rimanga invariato. Le due tecnologie su cui punta il Green New Deal per aumentare il consumo di elettricità pongono un dilemma. Sia l'auto elettrica sia l'idrogeno verde, per idrolisi dell'acqua con elettricità proveniente da fonti rinnovabili, non possono essere massificate a causa del loro bisogno di metalli rari, della loro dipendenza dall'energia fossile e della loro inefficienza, come sottolineano ripetuti rapporti dell'Agenzia internazionale dell'energia, dell'Agenzia europea per l'ambiente o dell'IPCC. Questo processo, in effetti, provoca notevoli perdite di energia: il 20-30% dell'energia elettrica che entra nell'impianto di elettrolisi e un ulteriore 20-30% dell'energia utilizzata per riscaldare l'acqua. D'altra parte, a differenza delle economie in possesso di grandi centri di produzione, come accade per i combustibili fossili, la produzione di energia rinnovabile è per definizione molto dispersa, con una bassa densità energetica e notevoli fluttuazioni di produzione. Difficoltà supplementare: l'idrogeno non è facile da maneggiare o trasportare. Tende a fuoriuscire facilmente a causa della molecola molto piccola di cui è composto e corrode anche i tubi convenzionali. Va quindi conservato con molta cura perché è un gas che s’infiamma due volte più velocemente del propano o del metano, che esplode a contatto con l'aria. Oltre alla sua scarsa efficienza, una tonnellata d’idrogeno nell'atmosfera equivale a rigettare tredici tonnellate di CO₂ equivalente. Per questo bisogna evitare di cadere nella trappola delle false promesse tecnologiche. Tuttavia, l'iniziativa politicante della politica statale, ossessionata da queste due tecnologie, condanna l'azione pubblica all'inutilità e i paesi più ricchi continuano a dettare legge sul mercato.

c) La legge del più forte

Secondo Antonio Turiel, scienziato e ricercatore presso l'Istituto di Scienze Marine di Barcellona (CSIC), la Germania sta adottando misure per ottenere quanto più idrogeno possibile, e un ministro tedesco ha già affermato che i paesi dell'Europa meridionale dovrebbero collaborare con la Germania su nuovi progetti di energia rinnovabile e di produzione d’idrogeno. La Spagna riceve più dai fondi per la resilienza di quanto riceverebbe data la sua popolazione e il suo PIL. Il 37% di questi fondi è destinato a progetti che portano alla de carbonizzazione, quindi la Germania si sta fregando le mani perché noi spagnoli stiamo installando molti progetti e non stiamo lavorando sull'idrogeno, a differenza della Germania. Presto, la Spagna potrebbe diventare il Congo della Germania. In Europa si è coscienti che l'industria di tutta Europa non può essere mantenuta, si tenta di mantenerla in Germania e in parte in Francia e il resto affonderà. La Spagna diventerà un fornitore perché ha un buon potenziale di energia rinnovabile[18].

d) Per il sud resta il paradosso

Se davvero i pannelli fotovoltaici, che coprono molti ettari, potrebbero benissimo provvedere alla produzione dell'energia elettrica rinnovabile necessaria, che dire del secondo elemento, l'acqua? Sapendo che questa produzione ne richiede molta, non solo per l'elettrolisi ma anche per le apparecchiature di raffreddamento. Un elettrolizzatore da quaranta giga watt (GW) richiederebbe 254 milioni di m³ di acqua l’anno. E ciò in un Paese semiarido, colpito più di ogni altro in Europa dal riscaldamento globale e dai problemi di mancanza d'acqua.

IV- Le altre industrie del capitale

1) Agroindustria

a) L'allerta che ha innescato tutto in Francia

Secondo il mondo del 27 aprile 2022, sul pianeta, il 40% delle terre è ormai degradato dalla sua artificializzazione (cemento, asfalto, ecc.) e dalla desertificazione, dato che colpisce direttamente metà dell'umanità. L'agricoltura industriale c'entra molto, ma è anche una grande predatrice di questo prezioso liquido. Sembra passare in secondo piano in questo delitto eppure è lei che, senza volerlo, ha fatto scattare l'allerta generale sul problema che colpisce direttamente le popolazioni. I mega-bacini sono solo la punta dell'iceberg di quest’agroindustria produttivista che punta unicamente alla valorizzazione monetaria, grazie a una produzione agricola diventata pura merce sul mercato mondiale. Infrastrutture giganti, ciascuna delle dimensioni di dieci o venti campi da calcio, questi giganteschi bacini non raccolgono l'acqua piovana. Sono riempiti pompando acqua dalle falde freatiche in inverno. Queste falde che assicurano il ciclo dell'acqua sono svuotate del loro contenuto. Di conseguenza, l’acqua non alimenta più i fiumi, che si trasformano in sentieri sassosi e inerti per centinaia di chilometri, sopprimendo così lungo il percorso tutta una rigogliosa biodiversità. Di queste riserve quindi beneficiano solo pochi agricoltori per una coltivazione intensiva – in particolare quella del mais – che richiede molta acqua ed è molto inquinante. È merito del movimento des Soulèvements De la Terre di avere allertato il mondo intero sull’appropriazione e la contaminazione dell'acqua da parte dell'industria agricola. E questo, grazie al raduno di 30.000 manifestanti venuti dal mondo intero il 25 marzo 2023 nella regione delle Deux-Sèvres, per opporsi ai mega-bacini, difendere l’acqua e la terra. La violenza poliziesca, quasi militare, ha rivelato al mondo intero a che punto lo Stato sia pronto a difendere a tutti i costi, il suo alter ego, il Capitale.

b) La Spagna ristagna nella rassegnazione

In Spagna i mega-bacini non fanno più scalpore, sono lì da più di quaranta anni, preceduti a loro volta da dighe promosse sotto Franco, in numero di 17.000, le più grandi delle quali, circa 1.200, distruggono i corsi d'acqua. Il trasferimento idrico Tago-Segura è un'infrastruttura di una lunghezza di 300 km, che attraversa Castilla-La Mancha fino al bacino idrico di Talave, da dove l'acqua è distribuita a Murcia, Alicante e Almeria. Grazie a questa gigantesca opera idraulica, progettata prima della guerra civile e messa in opera nel 1960, l'acqua è convogliata da un canale con una portata di trentacinque m3 d'acqua/secondo, con tratti in galleria e altri in acquedotto.

c) Il costo della ricchezza agricola della Spagna

Questo lavoro titanico ha permesso l'espansione dell'attuale orticoltura intensiva nel sud-est della Spagna, rendendola una delle aree più estese in Europa per la produzione di ortaggi all'aperto fuori stagione. In ambito politico, ciò ha dato vita, nel corso degli anni, a una "guerra dell'acqua", un conflitto scoppiato non solo tra i partiti politici ma anche tra diverse regioni spagnole come Castilla-La Mancha, Murcia o Valencia. Una situazione che è ulteriormente peggiorata con le ultime siccità. Secondo Rafael Seiz, tecnico del WWF Spagna: “Si tratta di una specie di suicidio idrico... Abbiamo fatto affidamento sulle infrastrutture per salvarci: trattenere l'acqua nei bacini e distribuirla. Ciò ha creato un sentimento di sicurezza, ma quando la domanda di acqua aumenta, gran parte dell'acqua trattenuta deve essere rilasciata, riducendo la sicurezza”. La Spagna ha quasi quattro milioni di ettari di terre irrigate, rispetto ai 2,5 milioni di ettari in Italia, 1,2 milioni di ettari in Grecia e 1,4 milioni di ettari in Francia. Il costante aumento dei terreni irrigati ha inequivocabilmente portato a un aumento della domanda di acqua. Nonostante il suo marcato deficit idrico, quest’orto europeo è diventato il leader dell'export europeo con il 60% della sua produzione. Il che indica la pressione che quest’agricoltura intensiva esercita sulle risorse idriche, sfruttandole eccessivamente, ancor prima del boom delle energie rinnovabili. Il solo 17% delle superfici coltivate fornisce il 65% della produzione agricola finale del Paese. Negli ultimi mesi la situazione delle zone umide di Doñana (Huelva), Parco Naturale, Riserva della Biosfera, zona di rifugio per molte specie di uccelli, molte delle quali endemiche e alcune in via di estinzione, è stata evidenziata dai media. Oltre alla diminuzione delle precipitazioni, è prelevata l'acqua di falda anche per la coltivazione di fragole e frutti di bosco nelle serre situate in prossimità dell'area naturale. Non solo entra in gioco la contraddizione tra il valore ecologico dell'acqua e il suo valore economico (miniere ed energie rinnovabili), ma ciò provoca conflitti tra gli agricoltori di uno stesso settore: quelli che finora si sono approvvigionati con l'irrigazione legale e quelli che hanno utilizzavano pozzi illegali e che beneficerebbero della misura di estensione della superficie irrigabile, recentemente approvata dalla Junta de Andalucía (governo regionale dell'Andalusia). Anche ad Almeria le colture plastiche consumano molta più acqua di qualsiasi altra risorsa. Qui il deficit idrico è strutturale e supera i 200 hm3 l’anno. Per ovviare a ciò si utilizzano altre fonti d'acqua, come gli impianti di desalinizzazione, che coprono solo una piccola parte del totale con un elevato costo energetico. In una Catalogna senza piogge importanti da trentadue mesi, sono gli abitanti a risentirne direttamente. A marzo erano già stati messi in allerta 500 comuni e attualmente i serbatoi che forniscono acqua ai 7,7 milioni di abitanti della provincia sono solo al 26% della loro capacità. Nell'immediato, le autorità regionali contano sugli impianti di desalinizzazione, in numero di 700 nel Paese, spesso lontani da città e villaggi, con la conseguenza di una maggiore necessità di mezzi ed energia per trasportare questo prezioso liquido. Molto costose, energivore, queste stazioni che scaricano in mare enormi quantità di salamoia, rappresentano un serio rischio per la fauna e la flora dei fondali.

Più vicino a casa mia, l'Axarquía, contrada situata a est della provincia di Malaga, un tempo ricoperta di viti e ulivi, colture tipiche delle terre aride, è diventata il principale produttore di avocado in Europa con oltre 10.000 ettari di colture subtropicali. Queste colture dipendono quasi esclusivamente da un bacino di ritenzione idrica (La Viñuela) ora asciutto. Che spettacolo avvilente questi alberi che rinsecchiscono e tagliati per la loro sopravvivenza in attesa di una dubbia pioggia salvifica. Si rimproverano spesso questi agricoltori per aver piantato alberi di avocado, grandi consumatori di acqua, ma come biasimare questi piccoli agricoltori di averli piantati nei loro appezzamenti che non superano i due ettari quando le arance biologiche sono pagate al massimo 30 centesimi al kg, e gli avocado, a parità di lavorazione, almeno 2,50 euro? Conosco bene questi agricoltori poiché lavoro con loro in relazione ad AMAP in Francia. Niente a che vedere con i grossi agricoltori esportatori di avocado che hanno investito acquistando tutta la terra possibile per piantare quanti più alberi di avocado possibile. Inoltre, ricorrono spesso alle esportazioni dall'America meridionale, a basso prezzo, spacciandole per frutti locali piuttosto che acquistarle localmente.

d) La fuga in avanti attraverso la tecnologia

Per far fronte alla siccità, la fuga in avanti per i più grossi e la rassegnazione per i più piccoli agricoltori. Oltre ai costosi impianti di desalinizzazione, sulla costa i pozzi svuotati della loro acqua dolce, raccolgono l'acqua del mare ma quest'acqua salata uccide le piante. Per addolcirla, i grandi proprietari terrieri, aiutati dalle Istituzioni, s’impegnano per trasportare, tramite lunghi condotti, acqua dolce proveniente dalle acque usate dei paesi limitrofi a volte situati a 40 km di distanza, come Malaga. L'idea sembra ingegnosa ma, per Thierry Uso, membro di Eau Secours 34, in Francia: "Circa due terzi dei progetti non sono economicamente sostenibili. Spesso ci vogliono chilometri di tubazioni per portare l'acqua dalle stazioni agli appezzamenti agricoli, con pressione, quindi con energia. E poi, le acque usate sono in genere troppo salate, per le nostre urine, per le coltivazioni, e richiedono quindi un trattamento supplementare, che può essere costoso”.

2) Il turismo per coronare il tutto

Per la Spagna il settore turistico è di fondamentale importanza poiché rappresenta il 13% del suo PIL e con 55,6 milioni di visitatori (+6%) è la seconda destinazione turistica mondiale nel 2005, dietro alla Francia. Oltre all'enormità dell'impronta di carbonio prodotta dal traffico aereo e da altri mezzi di trasporto, il suo contributo allo stress idrico non è trascurabile.

a) Il suo impatto sull'acqua

Santa Olalla, la più grande laguna permanente di Doñana, ultima a contenere dell’acqua lo scorso agosto, è finalmente scomparsa, completamente prosciugata a causa di un periodo di intensa siccità e sfruttamento eccessivo della falda per il complesso turistico di Matalascañas a Huelva. Non c'è da stupirsi visto che l'Andalusia è la comunità autonoma che, con i suoi 4300 ettari, ha la più grande superficie occupata da campi da golf. Ciò richiede un'irrigazione intensiva ed enormi quantità di pesticidi che inquinano le falde acquifere. Il fabbisogno irriguo di un campo da golf medio a diciotto buche (40-50 ettari) supera i 500.000 m3 l’anno, con un consumo giornaliero nei mesi estivi di circa 3.000 m3. (l'equivalente del consumo domestico di oltre 8.000 persone),


 

V- L'acqua come uno specchio

1) La guerra dell'acqua

All'inizio, ho menzionato il mio precoce disgusto di vedere l'acqua rinchiusa in una bottiglia  di plastica per essere venduta. Poco prima che mi trasferissi nell'appezzamento di terreno in cui vivo, un contadino ne ha ucciso un altro per un disaccordo sugli orari d’irrigazione dei loro appezzamenti vicini. Pochi anni dopo, nel 1995, la Banca Mondiale ha pubblicato un rapporto con questo pronostico: molte guerre nel XX secolo hanno avuto origine per l'accesso alle risorse petrolifere, l'acqua sarà la causa delle guerre del prossimo secolo.

Questa Istituzione, operante nel cuore stesso del Capitale e che si nutre essenzialmente della sua dinamica di guerra in seno al mercato mondiale, era ben piazzata per diagnosticarlo senza rischiare di sbagliare. Dal 2000, si sono registrati 1057 conflitti armati per l'acqua nel mondo, in Medio Oriente, in Yemen, in India, in Somalia, in Bolivia, ecc. ... Qui ci siamo o quasi. Che sia in Francia e ancor più in Spagna, i produttori agroindustriali lottano tra loro per l'accesso all'acqua. A loro volta, questi industriali competono con altri settori industriali come il turismo, l'estrazione mineraria e le energie rinnovabili. Inoltre, però, poiché tutta l'industria è una priorità per gli affari, questa dinamica è in procinto di privare le popolazioni dei loro mezzi di sussistenza in acqua ma anche dei loro bisogni alimentari perché anche la produzione agricola dipende dall'acqua.

2) Il sollevamento indispensabile dell'acqua

Di che cosa si tratta? D’ignoranza in materia agronomica o ecologica, di una serie di false manovre, di errori politici, di una tecnologia carente? Bookchin rispondeva così nel 1962: “Accumulare per indebolire, ricomprare, assorbire o dominare in un modo o nell'altro il concorrente è una condizione di sopravvivenza nell'ordine economico capitalista”. Come abbiamo visto, attualmente la competizione imperversa e non si gioca più solo tra aziende di una stessa specializzazione ma tra tutte le lobby, quali esse siano. Dipinti per la maggior parte di verde, beneficiando anche di sussidi statali (Green New Deal), monopolizzare l'acqua come risorsa essenziale da sfruttare, diventa una questione di sopravvivenza. Questa spietata guerra economica e tecnologica, nascosta o dichiarata tra lobby, con l'aiuto degli Stati che da loro dipendono, continuerà a scapito della natura (degli ecosistemi, della società e delle sue popolazioni). Le loro attività in continua crescita e cieche, in un ognuno per sé senza uno scopo pratico determinato, nonostante i discorsi ufficiali, cercano solo un profitto a breve termine, scommettendo su promesse che non potranno mantenere. Si tratta solo di speculazione basata sul capitale finanziario (vedi idrogeno verde, risparmio energetico ed effetti di rilancio[19], ecc.). Di fatto, questa guerra veemente accentua la desertificazione della terra, il suo inquinamento e quello dell'acqua, ma in più arriva a monopolizzare quest'ultima, costituente essenziale della nostra vita, del nostro corpo.

Per questo motivo è ora vitale per l'acqua, fatta persona che noi siamo, sollevarsi e porre fine a questo sistema economico mortifero. Partendo da un'analisi radicale di questo sistema e traendo insegnamenti dalla storia dei tentativi di emancipazione, ecologia sociale e comunalismo, fuori dai sentieri battuti, ci offrono possibili percorsi per agire qui e ora, per creare legami per resistere e stemperare il diktat dell'economia fino a soffocarla.

Per questo è vitale che noi, terrestri fatti d'acqua, ci solleviamo e lottiamo per fermare questa barbarie con tutti i mezzi ma anche per porre fine a questo sistema economico mortifero. È essenziale per noi capire che il capitalismo, attraverso il suo sistema politico di democrazia rappresentativa, non fornirà mai ai suoi oppositori le istituzioni autenticamente democratiche di cui abbiamo bisogno per combatterlo. Molto semplicemente, il capitalismo e la biosfera non possono coesistere indefinitamente ... Sempre più la scelta sembra chiara: o stabiliamo una società ecologica, o le fondamenta della società crolleranno. La riconquista della politica e della cittadinanza non è, dunque, solo il presupposto di una società libera; è la condizione della nostra sopravvivenza come specie. La questione ecologica richiede una ricostruzione fondamentale della società ed è appunto ciò che l'ecologia sociale e il comunalismo propongono.

Floréal M. Romero, autore di Agir Ici et maintenant. Penser l’Écologie sociale de Murray Bookchin, Éditions du Commun.



[1] https://www.iagua.es/blogs/luis-lujan-cardenas/wall-street-negocio-agua-encima-derecho-humano-0

[2] Oceani: 97,5%, acqua dolce: 2,5%, inclusi ghiaccio e neve eterna: 69,8%, acque sotterranee: 29,9% e laghi e fiumi: 0,3%.

[4] Come dichiarò Pompidou, un giorno di grande rivelazione.

[6] La scarsità d'acqua colpisce davvero tutti i continenti. Quasi 1,2 miliardi di persone, quasi un quinto della popolazione mondiale, vivono in un'area in cui l'acqua è materialmente insufficiente e 500 milioni di persone sono minacciate dalla stessa sorte. Altri 1,6 miliardi di persone, quasi un quarto della popolazione mondiale, affrontano la scarsità economica di acqua (paesi privi delle infrastrutture per utilizzare l'acqua dei fiumi e delle falde acquifere).

https://www.un.org/fr/waterforlifedecade/themes/scarcity.shtml#:~:text=La%20p %C3%A9nurie%20d'eau%20touche,des%20conditions%20de%20stress%20hydrique.

[7] Per la sua attività contro il riscaldamento globale, Al Gore, mentore di Greta Thumberg (ora favorevole al nucleare), politico e imprenditore, ha vinto con l'IPCC il premio Nobel per la pace nel 2007. Va più lontano al Forum di Davos nel gennaio 2023: osservate la xenofobia e la tendenza politica autoritaria emerse dopo solo pochi milioni di rifugiati (climatici). Che cosa succederà quando saranno un miliardo? Perderemo la nostra capacità di governare in questo mondo.

https://www.capital.fr/economie-politique/ouverture-de-davos-long-oxfam-veut-abolir-les milliardaires1457433

[9] Il New Deal è il nome della politica attuata dal 1933 dal presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt per far uscire gli Stati Uniti dalla recessione creata dalla crisi economica del 1929. Il New Deal è una ripresa economica attraverso crediti e ordini statali oltre che una riforma del capitalismo americano.

[11] http://www.samarco.com/en/rompimento-de-fundao/ ou http://www.wise-uranium.org/mdaf.html

[12] https://www.chguadalquivir.es/documents/10182/2564531/PHGuadalquivir_ANEJO8_Apendice6.pdf/ d110f478-4411-4a65-ca0c-eff06ad4c556

[13] Nel nuovo codice minerario, il governo si è impegnato a obbligare le imprese a garantire la sicurezza dei loro impianti e dei loro rifiuti: dovranno garantire la loro sicurezza per trent'anni dopo la chiusura di una miniera. Queste garanzie sembrano irrisorie alla luce dei tempi dell'inquinamento minerario. Célia Izoard in Reporterre, Non c'è un post-minerario felice.

[14] A pochi chilometri da Rio Tinto, la miniera di rame di Cobre Las Cruzes è considerata pioniera nell'estrazione sostenibile e come tale riceve il sostegno della Commissione Europea attraverso il programma pubblico-privato EIT Raw Materials. Il principale giacimento sfruttato in questa miniera a cielo aperto si trova appena sotto una falda acquifera che alimenta la città di Siviglia. È una delle principali fonti di acque sotterranee nella semiarida valle del Guadalquivir. L’impresa First Quantum Minerals ha ottenuto il diritto di avviare lo sfruttamento proponendo un rivoluzionario sistema di “drenaggio per re iniezione”. L'acqua della falda è drenata e poi reintrodotta a valle per evitare che entri in contatto con le sostanze presenti nel giacimento. Rapidamente, la falda acquifera è risultata inquinata dall'arsenico. Nel 2016 e poi nel 2021 l’impresa è stata condannata a pagare diversi milioni di euro di multe per contaminazione ed estrazione illegale di acque sotterranee. Ciò non ha impedito a First Quantum Minerals di ottenere il diritto di ampliare l'attività qualche tempo dopo e di estrarre fino a sei milioni di metri cubi di acque sotterranee all'anno dalla stessa falda. Testo gentilmente messo a nostra disposizione da Celia Isoart in anteprima. Estratto dal suo libro La Ruée minière au vingt unième siècle. Enquête sur les métaux à l’ère de la transition, Seuil, Gennaio 2024.

[15] L'esempio della Spagna è molto illuminante: a causa dello sfruttamento dell'oro sotto l'Impero romano, in Andalusia ad esempio, alcuni corsi d’acqua e dei suoli sono ancora inquinati da piombo, al bismuto, all’arsenico e all’antimonio. https://www.cairn.info/revue-z-2018-1-page-50.htm

[16] Il Parlamento europeo, riunitosi questa settimana a Strasburgo in sessione plenaria, ha deciso di aumentare al 45% entro il 2030, anziché al 22% attuale, la quota di energie rinnovabili nel consumo di elettricità dell'Unione europea. Les Echos del 14 settembre 2022:

https://www.lesechos.fr/monde/enjeuxinternationaux/leurope-redouble-dambition-pour-les-energies-renouvelables-1787973

[18] In un'intervista del 13 giugno 2021 al quotidiano Astorga Redacción.

[19] Per gli effetti perversi del Greenwashing, l’esempio dei pellet: https://www.slate.fr/story/222620/bruler-granules-bois-rien-ecologique-biomasse-pas-neutre-carbonebioenergie-renouvelable-polemique-gaz-effet-serre


L'EAU CONTRE LE CAPITAL


Né dans un village dans les Alpes française, depuis tout petit, je voyais l'eau couler en abondance, chantant allègrement dans les nombreuses rivières et ruisseaux dans les pentes de ces vertes montagnes. Dans ce village, comme dans tous les autres de cette région, de nombreuses fontaines en pierre (bachal) avec un bon débit qui ne s'arrêtait jamais et où, l'été, nous allions nous désaltérer en passant et les troupeaux de vaches se rassemblaient pour se désaltérer avant de se rendre aux champs et au retour. C'est là que, faute de machine, ma mère allait laver les draps dans ses eaux froides. Je l'aidais à essorer et à transporter le linge à l´aide d´une brouette. Je me souviens que mon père, originaire de l'Estrémadure, disait aux villageois la chance qu'ils avaient d'avoir une eau aussi bonne et abondante. Peut-être ne comprenaient ils pas vraiment, mais pour ma part, j'avais environ douze ans lorsque j'eu mon premier choc émotionnel écologiste. Pour la première fois je vis dans un magasin, vendre de l'eau. J'étais très contrarié et attristé de voir l´eau capturée dans une bouteille en plastique pour être vendue. Une eau qui, pour moi, appartenait à la vie, tout autant celle des humains, des animaux et des plantes. J'eu un flash : un jour, on nous vendra l'air. Contrairement à une opinion répandue, les sentiments et l'intuition, surtout lorsqu'ils émanent d'un enfant, ne doivent pas être opposés à la raison. J´en ai eu la confirmation, il y a peu : dans le monde du libre marché, de la propriété privée et de la « démocratie », tout se vend sans se soucier du bien commun. Seuls comptent le profit, le gain, l'utilité, l'argent et le pouvoir. Et comme nous vivons dans une société dominée par le capital, tout a un prix et tout s'achète, et maintenant même l'eau, qui a commencé à être négociée à Wall Street, dans les contrats à terme sur l'eau en Californie, aux États-Unis[1].

I- Vive l'eau, vive la vie !

1) Notre mère la terre, son placenta : l'eau

On oublie que le cycle de l'eau et le cycle de la vie ne font qu'un, nous rappelait Cousteau. Quelques siècles auparavant Léonard de Vinci la définissait aussi comme étant le moteur de toute la nature. Or notre modernité accélérée non seulement nie l’histoire mais, orpheline de toute cosmogonie, elle tourne le dos aux origines de l’humanité. Or, évoquer nos origines c´est comprendre la vie, c´est se comprendre comme terriens. Remémorer l´apparition de la vie sur terre, l'évolution de la biodiversité marine, c´est célébrer sa naissance, il y a plus de quatre milliards d'années, à l'intérieur des fonds marins chauds, alors que les océans étaient répartis sur toute la planète.

2) L'âme de notre être biologique

La boisson la plus dangereuse est l'eau, elle vous tue si vous ne la buvez pas, ironisait El Perich, écrivain, dessinateur et humoriste catalan. Si la planète bleue est bien composée à 72% 2[2] d'eau, nous le sommes presque tout autant, à raison de 65% chez un être humain adulte et de 75% chez un nourrisson.

II- L´eau, la bonne à tout faire. L'eau sale ne peut être lavée. (proverbe africain)

1) L’eau convoitée

Désormais, nous ne pouvons plus nier la crise climatique qui nous frappe de plein fouet et dont Murray Bookchin nous alertait, déjà dans les années 1960- 70. Il s´agit là d’une crise multiforme et en boucle, aux effets environnementaux multiples, imprévisibles et incalculables et qui se rétro activent avec un effet boule de neige: augmentation des températures, artificialisation des sols de l’ordre de 50 000 hectares par an rien qu’en France (l’Espagne venant juste derrière), perturbations des cycles de pluies, sécheresses, incendies gigantesques, dégradation des écosystèmes, diminution de la biodiversité… Ces phénomènes entraînant à leur tour, diminution de la photosynthèse, captation de CO2 plus faible et, contre toute attente, malgré l ´augmentation générale des températures, une évaporation amoindrie entraînant une pluviométrie sans cesse en décroissance et donc une sécheresse qui s´accentue3[3] , et ainsi de suite... En conséquence de la situation, nos sociétés qui ont émergé de cette première nature s´en trouvent profondément affectées de façon bien inégale, il est vrai, même si, dans cette fournaise de notre maison qui brûle, la plupart des citoyens regardent par la fenêtre[4], comme les y oblige le matraquage publicitaire des marques de lessive jusqu’aux joutes électorales.

Ces mêmes médias nous offrent la catastrophe en reality show comme une écologie du spectacle, de la théâtralité et de la performance où les élites politiques, culturelles et économiques jouent les rôles de sauveurs. Le but étant à la fois de nous étourdir, de nous rassurer et surtout de nous éviter de prendre place et d’agir. C’est ainsi que la grande majorité se trouve de plus en plus inhibée et désemparée. Malgré tous leurs rapports scientifiques (GIEC) et leurs Sommets de la Terre, organisés tambour battant, depuis 1972, rien ne va dans le bon sens, bien au contraire. Les industries extractivistes, énergétiques, numériques, agricoles et l´expansion continue des mégapoles, en plus de provoquer la raréfaction des précipitations, se doivent d’accélérer la production énergétique. L´extractivisme qui s´en suit entraîne une demande toujours plus grande en eau et sa pollution est pratiquement irréversible. Ainsi, cet élément constitutif central de la vie, devient, jour après jour, de plus en plus rare et de moins en moins sûr, mettant en péril notre constitution biologique, ses 70 % en eau mais aussi, la santé et l´approvisionnement de ses cellules via l´alimentation. Dans notre société capitaliste conflictuelle par nature, cette situation ne peut qu’aiguiser la convoitise et les tensions autour de ce bien commun en passe de nous être volé pour se convertir subrepticement en bien privé, et en objet de spéculation au même titre qu’une quelconque matière première minière ou énergétique[5]. Si le capitalisme est bien né de la plus grande violence, fils du mariage tumultueux de la colonisation et des enclosures, en nous dépossédant de nos moyens de production, en premier lieu, la terre, tout porte à croire qu’après avoir subsumé la société, il va la déposséder de son eau. Déjà nombre de populations, les plus pauvres dans le monde en sont privées jusqu’à en mourir[6] mais cette épidémie ne tardera pas à nous atteindre dans cette zone piétonne du Capitalisme et nous priver de notre élément vital constitutif, quitte à par la suite en crever lui-même.

2) Les affaires qui irriguent les veines du Capital

A la vue de la plupart des non-conformistes et anticapitalistes, ce sont bien les industriels en tout genre, les causants et bénéficiaires de ces désastres. Certes ils le sont en tant qu’éléments de la complexité majeure du phénomène de la valorisation de la valeur qui table de plus en plus sur la spéculation, sur des promesses de rentabilité impossibles à tenir. Encore un phénomène de causes à effets en boucle qui se rétro-alimentent et précipitent le sujet automate du capitalisme (Marx) droit vers le vide sidéral.

III- Au cœur du Capital : l´énergie

Dès les années 70, les dirigeants des compagnies pétrolières et minières (capitalisme fossile) connaissaient les effets pervers de leurs activités. Elles fournissaient un carburant de nos jours toujours indispensable au industries génératrices de marchandises pour le marché mondial. Mais pour couper court aux critiques écologistes lors de cette faste époque d´abondance et en prévision de la baisse progressive du volume de leurs extractions, donc de leurs bénéfices, nombre d’hommes d´affaires ainsi que leurs actionnaires, sonnent l´alerte du réchauffement climatique[7]. Derrière cette apparente prise de conscience, il s´agit en fait d´entamer un nouveau mode de production énergétique, complétant le premier. D’autant plus que selon un rapport du cabinet The Shift Project[8], les seize pays pétroliers fournisseurs de l’Union européenne vont connaître à partir de 2030 un déclin prononcé de leur production. Dès que le pétrole disparaîtra de l'équation, le transport international et donc le système économique global seront mis en échec. Il en sera de même de toute l’ingénierie lourde indispensable à la production industrielle et à l’agro-industrie.

Le mot d´ordre est donc lancé : énergies propres, énergies renouvelables et elles se concrétisent via le green new deal. Comme pour le précédent new deal, il s´agit là de se faire épauler par une intervention et un soutien directs de l´État[9] . L´idée d´une énergie renouvelable grâce au vent et au soleil, ils la puisent chez les écolos qui la préconisent depuis les années 70. Sauf que là, loin d´une énergie pensée par les communautés humaines pour leur autonomie énergétique qui échapperait au monopole, il s´agit plutôt, avec cette opposition déguisée entre énergies renouvelables et fossiles, d´augmenter la production en diversifiant et multipliant les sources d ´approvisionnement. S´ouvrent ainsi de nouveaux et fabuleux marchés, au nom d´une noble cause : lutter contre le réchauffement climatique et la pollution, grâce à une énergie propre. Voitures électriques propres fonctionnant avec des sources d´énergie propres et renouvelables : l´électricité et l´hydrogène. Le décor pour le marché est planté, reste à voir dans les coulisses.

1) L´eau pour laver les énergies renouvelables (Green Washing)

a) A la source : presser la terre pour lui en extraire l´or vert

Pour chacun des quatre grands pôles du commerce mondial, (Amérique du Nord, Europe occidentale, Russie et Asie de l'est), la production de métaux précieux est un impératif stratégique. L´illustre le discours édifiant du vice-président de la Commission européenne chargé de la prospective, Maroš Šefčovič le 12 septembre 2022[10], lors de la conférence européenne sur la sécurité des matières premières. Après avoir cité Margaret Thatcher, (Il n’y a pas d’alternative)... il affirme la nécessité d’ouvrir de toute urgence, des mines en Europe « pour construire l’économie décarbonée et numérique à laquelle nous aspirons tous, et pour assurer nos capacités de défense militaire ». Mais pour ces chantres du soit-disant développement durable, l´ode à une stabilisation du réchauffement global vers 2°C, se traduit par une demande de lithium pour 2040 multipliée par 42, celle de graphite par 25, de cobalt par 21 et de nickel par 19, essentiellement pour la fabrication de batteries, notamment celles des véhicules électriques. Il en va de même pour le secteur du numérique qui a lui seul engloutit une quantité astronomique d´énergie et, dans sa version renouvelable, requiert quantité de métaux rares. Pour exemple, la moitié de la production du métal argent est destiné pour ce secteur et pour celui de la course à l´espace et à l´armement. D´où l´angoisse de l´Union européenne et sa précipitation pour ne pas s´en trouver privée par la concurrence. D´ailleurs la guerre d’Ukraine se situe bien dans la collimateur de cette âpre lutte pour les terres rares puisque, comme nous le précise Célia Izoard, elle est classée au cinquième rang mondial pour ses réserves en fer, en graphite et en manganèse - deux éléments critiques pour la production de batteries électriques. Elle est aussi sixième productrice mondiale de titane, métal stratégique pour la production aéronautique, et recèle d’importants gisements de lithium, de cuivre, de cobalt et de terres rares, utilisés aussi bien dans le domaine énergétique que dans l’électronique et la défense.

b) Le rapt et la souillure de l´eau

Outre l´accentuation du colonialisme minier débridé des quatre grands pôles du commerce mondial déjà cités (par ex, le lithium en Bolivie, le fer en Inde, le pétrole en Équateur, etc.) avec ses dramatiques conséquences comme, entre autres, la dévastation des forêts tropicales, la contamination des lacs et rivières, etc. ...[11], il va falloir convaincre les populations européennes d’accepter ce boom minier sur leurs propres territoires. D´autant plus que les mines autrefois abandonnées pour leur faible concentration en métaux, puisqu’elles génèrent plus de déchets que par le passé, nécessitent désormais des quantités d’eau encore plus considérables : une grande mine de cuivre peut en consommer 40 millions de m3 en un an. Dans dix ans, comment alimenter les mines de cuivre du Sud de l’Espagne ou du Portugal, alors que l´on assiste à un stress hydrique sans précédent ?

Mais l´État, en tant que gardien du Capital prend ses précautions aussi bien en France qu’en Espagne pour donner la priorité absolue à l´industrie, minière d´abord et agricole ensuite. En Andalousie, par exemple, les activités minières sont déclarées sans ambages d´Intérêt Public Supérieur (Interés Publico Supérior)[12]. En France, même lorsqu’il s’agit de mines d´uranium, le gouvernement se veut rassurant en prenant des mesures soi-disant strictes concernant l´après-mine[13]. Mais dans les deux cas, comment cela se traduira-t ´il pour les populations locales ?

Comme nous l’explique Célia Isoard, toute l´Europe est concernée mais l´Andalousie en souffrira davantage : À Rio Tinto, Atalaya Mining met en avant son système en circuit fermé visant à économiser la ressource. Une partie des eaux de traitement est réinjectée dans le système, qui est aussi alimenté par des prélèvements des eaux acides accumulées au fond des anciennes fosses. Mais sans en faire une grande publicité, l’entreprise prélève aussi de « l’eau fraîche » (c’est le terme technique) dans les barrages à raison de 18 millions de litres par jour, ce qui représente la consommation quotidienne de 130 000 habitants de la région[14].

Outre la contamination par l´extractivisme en soi, s´ajoute le stockage désormais bien plus important. Et plus inquiétant s´il le fallait, les déchets miniers ont un potentiel pluri centenaire, voire millénaire, de production de jus acides et toxiques[15].

c) Suite du marathon de l´eau : sa course éperdue à l´énergie verte

Au-delà de cette voracité en eau, l´extraction des métaux rares (iridium, ruthénium ou osmium, cobalt, lithium, nickel, etc.) nécessite tellement d´énergie du début à la fin du processus, que tout pointe à ce que cette gloutonnerie minérale, pourrait bien augmenter la crise climatique au lieu de l’atténuer. Mais en ce monde de frénésie de l’entreprenariat, tout se justifie. En plus de l’industrie du numérique, de l´armement, de la course à l´espace et des voitures électriques, cet extractivisme tout feu tout flamme, sert aussi à la production des cellules pour les panneaux photovoltaïques et autres éléments pour le montage des éoliennes. Et malgré toutes les opérations préalables époustouflantes de pollutions et de dépenses en eau et énergie, il s´agit là, nous dit-on, d´obtenir une énergie électrique que l´on s´évertue à nommer propre et illimitée à l´image du soleil qui la meut et d´une transition écologique vers la production d'énergie renouvelable.

2) La grande visée : l´hydrogène vert

a) le trop plein électrique

Plus que tout autre lobby, celui des éoliennes cherche à se développer coûte que coûte. Avec le label « renouvelable », tout comme les panneaux photovoltaïques, elles ont le vent en poupe[16] et l´on en construit des parcs sur terre et mer, en les massifiant pour faire baisser le coût d´installation, même si cette massification provoque un ralentissement du vent et donc de la production. La propagande zélée du Green Washing veut convaincre les populations, par matraquage médiatique, de la nécessité écologique d´installer des parcs éoliens ou photovoltaïques sur leurs territoires, épaulées par la réglementation européenne déclarant vouloir protéger leurs habitants, de la flore aux humains en passant par la faune. Il n´en est rien ; la vie marine étant perturbée par les vibrations des pales, les pêcheurs voient leur activité fortement compromise et les entreprises vertes harcèlent les villageois pour leur prendre leurs terres agricoles. Dans la province de Málaga où je vis, comme dans presque toute l´Espagne, les entreprises installant les énergies renouvelables pratiquent une stratégie frisant celle des mafias en s´appuyant sur un flou juridique qui leur permet d´avancer l´argument massue d´utilité publique. Ces entreprises vertes ne risquent pas de voir leur agressivité freinée puisqu’adoptant la maxime du despotisme éclairé Tout pour le peuple, mais sans le peuple, ce 24 janvier 2023, lors d'une session extraordinaire, le Congrès des députés a validé le décret-loi royal 20/2022. Les articles 22 et 23 de ce RDL permettant aux projets renouvelables MACRO de plus de 50 MW de ne pas être soumis à une évaluation environnementale et à une approbation par silence administratif. Qu´importe s´il viole les réglementations européennes. Ainsi, en Espagne, les énergies renouvelables peuvent occuper l'équivalent de 10 % des terres cultivées et des pâturages. Selon la délégation du gouvernement de Grenade, on s'attend à ce qu'un million d'oliviers soient déracinés afin d'occuper les terres avec des panneaux photovoltaïques. L'Estrémadure compte déjà plus de 30 000 hectares de centrales photovoltaïques et, 50 000 hectares de terres seront couvertes de panneaux solaires, d'ici 2030. Pas besoin d’être prophète pour connaître les répercussions environnementales. Il suffit pour cela de regarder du côté de la Californie et la cohorte de désastres suite à la mise en place de cette politique du tout énergie renouvelable[17].

Mais pourquoi toujours plus d´électricité ?

a) Face à l’impasse nucléaire

Alors que certains, au nom de la dé carbonisation, défendent encore le mythe du nucléaire, Naoto Kan, premier ministre du Japon au moment de la catastrophe, devient l'un des grands adversaires du nucléaire dans le monde : « Fermer au plus vite les centrales nucléaires car une centrale nucléaire sûre est une centrale fermée ». Gregory Jaczko, ex patron de la sureté nucléaire aux Etats-Unis, estime pour sa part, que les réacteurs nucléaires représentent un danger inacceptable. En outre, l’extraction minière de l’uranium constitue, dans le monde entier, la source la plus importante de risques pour la santé humaine sur l’ensemble du cycle d’exploitation, liés à la fois à la radioactivité et à la toxicité de l’uranium.

Ensuite, pour chaque tonne d’uranium extrait, il y a entre quatre et cent tonnes de déchets radioactifs, sans parler de l’eau utilisée pour refroidir les centrales qui réchauffe celle des rivières.

b) Pour l´hydrogène vert

Les compagnies électriques ayant reçu le feu vert, poursuivent inexorablement leur course productiviste pour la valorisation de la valeur, condamnées qu’elles sont entre elles à une féroce compétitive, ce qui se traduit par croître, vaincre ou mourir sur l´arène du marché mondial. Pas facile d'augmenter la consommation d'électricité au-delà des niveaux actuels, surtout que la consommation d'électricité en Espagne et dans l'UE est en baisse depuis 2008. De plus l'électricité est un vecteur énergétique très utile, mais elle ne représente que 20 % de la consommation finale d'énergie dans le monde, et moins de 25 % dans les pays les plus avancés. D´où cette gageure de contourner partiellement le problème des énergies renouvelables en transformant l'électricité en hydrogène, solution ruineuse sur le plan énergétique, mais seule issue qu'ont trouvée les grandes compagnies pétrolières pour qu'en échangeant simplement de l'essence contre de l'hydrogène, ou mieux encore de l'hydrogène contre du "gaz naturel", tout reste inchangé. Les deux technologies sur lesquelles parie le Green New Deal, pour augmenter la consommation d'électricité posent un dilemme. Autant la voiture électrique que l'hydrogène vert, par hydrolyse de l´eau avec de l´électricité provenant de sources renouvelables, ne peuvent être massifiés en raison de leurs besoins en métaux rares, de leur dépendance à l'énergie fossile et de leur inefficacité, comme le soulignent les rapports répétés de l'Agence internationale de l'énergie, de l'Agence européenne pour l'environnement ou du GIEC. En effet ce processus occasionne des pertes d'énergie significatives : 20-30% de l'électricité entrant dans l'usine d'électrolyse, et 20-30% supplémentaires dans l'énergie utilisée pour chauffer l'eau. D´autre part, contrairement aux économies ayant de grands centres de production, comme c'est le cas pour les énergies fossiles, la production d'énergies renouvelables est par définition très dispersée, avec une faible densité énergétique et des fluctuations de production considérables. Difficulté supplémentaire : l'hydrogène n'est pas facile à manipuler ou à transporter. Il a tendance à fuir facilement étant donné la très petite molécule qui le compose, et il corrode également les tuyaux conventionnels. Il doit donc être stocké avec beaucoup de précautions car c´est un gaz qui s’enflamme deux fois plus vite que le propane ou le méthane, qui explose au contact de l’air. En plus de son manque d’efficacité, une tonne d’hydrogène dans l’atmosphère revient à y rejeter treize tonnes d’équivalent CO₂. Raison pour laquelle il nous faut éviter de tomber dans le piège des fausses promesses technologiques. Cependant l'initiative politique politicienne étatique, obnubilée par ces deux technologies, condamne l'action publique à l'inanité et les pays les plus riches continuent de faire la loi sur le Marché.

c) La loi du plus fort

Selon Antonio Turiel, scientifique et chercheur à l'Institut des Sciences de la Mer de Barcelone (CSIC), l’Allemagne prend des mesures pour obtenir autant d'hydrogène que possible, et un ministre allemand a déjà déclaré que les pays d'Europe du Sud devaient collaborer avec l'Allemagne sur de nouveaux projets d'énergie renouvelable et de production d'hydrogène. L'Espagne reçoit plus des fonds de résilience qu'elle n'en recevrait compte tenu de sa population et de son PIB. 37 % de ces fonds sont destinés à des projets qui mènent à la dé carbonisation, alors l'Allemagne se frotte les mains parce que nous, les Espagnols, nous installons beaucoup de projets et nous ne travaillons pas sur l'hydrogène, mais l'Allemagne s'y met. À court terme, l'Espagne pourrait devenir le Congo de l'Allemagne. En Europe, ils sont très clairs sur le fait que l'industrie de toute l'Europe ne peut pas être maintenue, ils vont essayer de la maintenir en Allemagne et en partie en France et le reste n´aura qu’à couler. Nous allons devenir un fournisseur parce que l'Espagne a un bon potentiel d'énergie renouvelable[18].

d) Pour le sud, reste le paradoxe

Si effectivement les panneaux photovoltaïques recouvrant de nombreux hectares, pourraient bien pourvoir à la production de l’électricité renouvelable requise, qu’en est-il du second élément, l’eau ? Sachant que cette production en requiert beaucoup, non seulement pour l’électrolyse mais aussi pour le refroidissement des équipements. Un électrolyseur de 40 gigawatts (GW), nécessiterait 254 millions de m³ d’eau par an. Et cela dans un pays semi-aride, touché plus que tout autre en Europe par le réchauffement climatique et par les problèmes du manque d´eau.

IV- Les autres industries du Capital

1) L´agro-Industrie

a) L´alerte qui a tout déclenché en France

Selon le monde du 27 avril 2022, sur la planète, 40 % des terres sont désormais dégradées par son artificialisation (bêton, asphalte, etc..) et la désertification, ce qui affecte directement la moitié de l’humanité. L’agriculture industrielle y est pour beaucoup mais en plus c’est une grande prédatrice de ce précieux liquide. Elle semble passer au second plan dans ce forfait et pourtant, c´est elle qui, sans le vouloir a déclenché l´alerte généralisée du problème affectant directement les populations. Les méga-bassines ne sont que la pointe de l´iceberg de cette agro-industrie productiviste qui vise uniquement la valorisation monétaire, grâce à une production agricole devenue pure marchandise sur le marché mondial. Infrastructures géantes, chacune de la taille de dix à vingt terrains de football, ces bassines géantes ne recueillent pas l´eau de pluie. Elles sont remplies en pompant l’eau dans les nappes phréatiques en hiver. Ces nappes qui assurent le cycle de l’eau se voient vidées de leur contenu. Du coup l’eau n’alimente plus les rivières qui se transforment en voies caillouteuses et inertes sur des centaines de kilomètres, tuant ainsi sur leur chemin toute une foisonnante biodiversité. Ces réserves ne profitent donc qu’à une poignée d’agriculteurs pour une culture intensive — notamment celle du maïs — très gourmande en eau et très polluante. C´est tout le mérite du mouvement des soulèvements de la terre que d´avoir alerté le monde entier du rapt et de la souillure de l´eau par l´industrie agricole. Et cela, grâce au rassemblement de 30 000 manifestants venus du monde entier le 25 Mars 2023 dans les Deux-Sèvres, pour s´opposer aux méga-bassines, défendre l´eau et la terre. Les violences policières, quasiment militaires, ont révélé au monde entier à quel point l´État est disposé à défendre coûte que coûte son alter-égo, le Capital.

b) L’Espagne stagne dans la résignation

Ici les méga-bassines ne font plus sensation, elle sont là depuis plus de 40 années, précédées elles-mêmes par des barrages promus sous Franco, au nombre de 17000 dont les plus gros, environ 1200, détruisent les cours d´eau. Le transfert d'eau Tage-Segura est une infrastructure d'une longueur de 300 km, qui traverse Castilla-La Mancha jusqu'au réservoir de Talave, d'où l'eau est distribuée à Murcie, Alicante et Almeria. Grâce a cet ouvrage hydraulique gigantesque, pensé avant la guerre civile et mis en place en 1960, l'eau est acheminée par un canal d'une capacité de 35 m3 d'eau/seconde, avec des sections en tunnels et d'autres en aqueducs.

c) Le coût de la richesse agricole de l’Espagne

Cet ouvrage titanesque a permis l'expansion de l'horticulture intensive actuelle dans le sud-est de l'Espagne, ce qui en fait l'une des plus grandes zones d'Europe pour la production de légumes hors saison en plein air. Dans la sphère politique, cela a donné lieu, au fil des ans, à une « guerre de l'eau », un conflit qui a éclaté non seulement entre les partis politiques mais aussi entre plusieurs régions espagnoles comme Castille-La Mancha, Murcie ou Valence. Une situation qui s'est encore aggravée avec les dernières sécheresses. Selon Rafael Seiz, technicien au WWF Espagne : « Il s´agit d´une espèce de suicide hydrique....Nous avons compté sur les infrastructures pour nous sauver : retenir l'eau dans des réservoirs et la distribuer. Cela a créé un sentiment de garantie, mais lorsque la demande d'eau augmente, il faut relâcher une grande partie de l'eau retenue, ce qui réduit la garantie ». L'Espagne compte près de 4 millions d'hectares de terres irriguées, contre 2,5 millions d'hectares en Italie, 1,2 million d'hectares en Grèce et 1,4 million d'hectares en France. L'augmentation soutenue des terres irriguées a entraîné sans équivoque une augmentation de la demande en eau. Malgré son déficit hydrique prononcé, ce potager de l’Europe devient leader européen de l´export avec 60 % de sa production. C´est dire la pression que cette agriculture intensive exerce sur les ressources hydriques, en les surexploitant, avant même le boom des énergies renouvelables. Avec 17 % seulement des surfaces cultivées celles-ci assurent 65 % de la production agricole finale du pays. Ces derniers mois, la situation des zones humides de Doñana (Huelva), Parc Naturel, Réserve de la biosphère, zone de refuge pour de nombreuses espèces d'oiseaux, dont beaucoup sont endémiques et certaines en voie d'extinction, a été mise en lumière par les médias. Outre la diminution des précipitations, les eaux souterraines sont également prélevées pour la culture de fraises et de fruits rouges dans des serres situées à proximité de la zone naturelle. Non seulement la contradiction entre la valeur écologique de l'eau et sa valeur économique (mines et énergies renouvelables) entre en jeu, mais cela provoque des conflits entre les agriculteurs d'un même secteur : ceux qui ont été approvisionnés jusqu'à présent par l'irrigation légale et ceux qui ont utilisé des puits illégaux et qui bénéficieraient de la mesure d'extension de la zone irrigable, récemment approuvée par la Junta de Andalucía (gouvernement régional d'Andalousie). À Almeria également, les cultures plastiques utilisent beaucoup plus d'eau que toute autre ressource. Ici, le déficit hydrique est structurel et dépasse les 200 hm3 par an. Pour y remédier, d'autres sources d'eau sont utilisées, comme les usines de dessalement, qui ne couvrent qu'une petite partie du total à un coût énergétique élevé. La Catalogne sans pluie significative depuis trente-deux mois, ce sont les habitants qui en sont directement affectés. Au mois de Mars 500 communes étaient déjà placées en état d’alerte et actuellement, les réservoirs qui approvisionnent en eau les 7,7 millions d'habitants de la province ne sont qu'à 26% de leur capacité. Dans l’immédiat, les autorités régionales misent sur les usines de dessalement, au nombre de 700 dans le pays, souvent éloignées des villes et villages, d´où un besoin accru de moyens et énergie pour acheminer ce précieux liquide. Très onéreuses, gourmandes en énergie, ces stations en rejetant d’immenses quantités de saumure en mer représentent un grave risque pour la faune et la flore des fonds marins.

Plus près de chez moi, l´Axarquía, contrée située à l´Est de la province de Málaga, autrefois recouverte de vignes et d’oliviers, cultures typiques des terres arides, est devenue la première productrice d’avocats en Europe avec plus de 10.000 hectares de cultures subtropicales. Ces cultures dépendent presque exclusivement d´un bassin de retenue d´eau (La Viñuela) qui est actuellement à sec . Spectacle affligeant que ces arbres se desséchant et coupés pour leur survie en attendant une douteuse pluie salvatrice. L´on reproche souvent à ces agriculteurs d´avoir planté des avocatiers, gros consommateurs d´eau mais peut-on reprocher à ces petits agriculteurs de les avoir plantés sur leurs parcelles n´excédant pas le deux hectares, alors que, si les oranges en bio sont au mieux, payées à 30 centimes le kg, les avocats, avec le même travail le sont au minimum à 2,50€ ? Je connais bien ces agriculteurs puisque je travaille avec eux en relation avec des AMAPs en France. Rien à voir avec ces gros agriculteurs exportateurs d´avocats qui eux ont investi en achetant toutes les terres possibles pour planter le plus d ´avocatiers possible. D’ailleurs, ils ont souvent recours aux exportations d´Amérique du Sud, à un prix modique, plutôt que les acheter sur place, tout en les faisant passer pour des fruits locaux.

d) La fuite en avant par la technologie

Pour faire face à la sécheresse, la fuite en avant pour les plus gros et la résignation pour les plus petits. En plus des coûteuses usines de dessalement, sur la côte les puits vidés de leurs eau douce, y précipitent l´eau de la mer mais cette eau salée tue les plantes. Afin de l´adoucir, les gros propriétaires, aidés par les Institutions, s´affairent pour acheminer, via de longues canalisations, de l´eau douce provenant des eaux usées des villes voisines situées parfois à 40 km comme Malaga. L’idée paraît ingénieuse mais, pour Thierry Uso, membre d’Eau secours 34, en France: « Environ deux tiers des projets ne sont pas viables économiquement, Il faut bien souvent des kilomètres de tuyaux pour apporter l’eau des stations vers les parcelles agricoles, avec de la pression, donc de l’énergie. Et puis, les eaux usées sont généralement trop salées, par nos urines, pour les cultures, et demandent donc un traitement supplémentaire, qui peut être coûteux ».

 

2) Le tourisme pour couronner le tout

Pour l´Espagne le secteur touristique est d´une importance cardinale puisqu’il représente 13% de son PIB et avec 55,6 M de visiteurs (+6 %) elle est la 2ème destination mondiale touristique en 2005, derrière la France. Outre l’énormité de l’empreinte carbone que produit le trafic aérien et autres moyens de transport, sa contribution au stress hydrique n’est pas négligeable.

a) Son impact sur l´eau

Santa Olalla, la plus grande lagune permanente de Doñana, dernière à contenir de l'eau en août dernier, a fini par disparaître, complètement asséchée en raison d'une période de sécheresse intense et de la surexploitation de l'aquifère par le complexe touristique de Matalascañas à Huelva. Pas étonnant puisque l'Andalousie est la communauté autonome qui, avec ses 4300 ha, compte la plus grande superficie occupée par les terrains de golf. Ce qui requiert une irrigation intensive et d'énormes quantités de pesticides qui polluent les aquifères. Les besoins en irrigation d'un terrain de golf moyen de 18 trous (40-50 hectares) dépassent les 500 000 m3 par an, avec une consommation quotidienne pendant les mois d'été d'environ 3 000 m3. (l'équivalent de la consommation domestique de plus de 8 000 personnes),

V- L´eau comme un miroir

1) La guerre de l´eau

J´ai évoqué tout au début ma précoce offuscation de voir l´eau emprisonnée dans une bouteille en plastique pour être vendue. Peu de temps avant mon installation sur la parcelle de terre où je vis, un paysan en tuait un autre lors d´un désaccord concernant les horaires d´irrigation de leurs parcelles voisines. Quelques années plus tard, en 1995, la Banque mondiale publiait un rapport pronostiquant : de nombreuses guerres ont eu au XXe siècle pour origine l’accès aux ressources en pétrole, l’eau sera la cause des guerres du siècle prochain.

Cette Institution, œuvrant au cœur même du Capital et qui se nourrit essentiellement de sa dynamique de guerre au sein du marché mondial, était bien placée pour le diagnostiquer sans risque de se tromper. Depuis l´an 2000, 1057 conflits armés pour l´eau ont été enregistrés dans le monde, au Proche Orient, au Yémen, en Inde, en Somalie, en Bolivie, etc. ... Ici nous y sommes ou presque. Que ce soit en France et plus encore en Espagne, les industriels de l´agro-industrie luttent entre eux pour l’accès à l’eau. A leur tour ces industriels se la disputent aux autres secteurs industriels comme le tourisme, les mines et les énergies renouvelables. Mais plus encore, toute industrie étant prioritaire pour les affaires, cette dynamique est en phase de priver les populations de leurs moyens de subsistance en eau mais aussi de leurs besoins alimentaires car la production agricole dépend elle aussi de l’eau.

2) L’indispensable soulèvement de l´eau

De quoi s’agit-il ? D’ignorance en matière agronomique ou écologique, d’une série de fausses manœuvres, d’erreurs politiques, d’une technologique déficiente ? Bookchin y répondait ainsi en 1962: « Accumuler pour affaiblir, racheter, absorber ou dominer d’une façon ou d’une autre le concurrent est une condition de la survie dans l’ordre économique capitaliste ». Nous l’avons vu, actuellement la concurrence fait rage et ne se joue plus seulement entre les entreprises d’une même spécialisation mais bien entre tous les lobbies quels qu’ils soient. Peints en vert pour la plupart, bénéficiant aussi des subventions de l’État (Green New Deal), monopoliser l’eau comme ressource indispensable à exploiter, devient une question de survie. Cette impitoyable guerre économique et technologique, larvée ou déclarée entre lobbies, avec l’aide des États qui en dépendent, se poursuivra au détriment de la nature (des écosystèmes, de la société et ses populations). Leurs activités sans cesse croissantes et aveugles, dans ce chacun pour soi sans finalité pratique déterminée, malgré les discours officiels, recherchent uniquement un profit sur le court terme, pariant sur des promesses qu’ils ne pourront tenir. Il ne s’agit là que de spéculation s’appuyant sur le capital financier (voir hydrogène vert, économies d’énergies et effets rebonds[19], etc.). De fait, cette guerre qui se précipite accentue la désertification de la terre, sa pollution et celle de l’eau, mais en plus elle en vient à s’accaparer de cette dernière, constituante essentielle de notre vie, de nos corps.

C’est pourquoi il est maintenant vital pour l’eau, faite personne que nous sommes, de se soulever et d’en finir avec ce système économique mortifère. Partant d’une analyse radicale de ce système et tirant les enseignements de l’histoire des tentatives d’émancipation, l’écologie sociale et le communalisme, hors des sentiers battus, nous offrent des chemins possibles pour agir ici et maintenant, créer du lien pour résister et diluer le dictat de l’économie jusqu’à le noyer.

C’est pourquoi il es vital que nous, terriens et terriennes faites d’eau, nous nous soulevions et luttions pour stopper cette barbarie par tous les moyens mais aussi en vue d’en finir avec ce système économique mortifère. Il nous est indispensable pour cela de bien comprendre que le Capitalisme via son système politique de Démocratie représentative ne facilitera jamais à ses adversaires les institutions authentiquement démocratiques dont nous avons besoin pour lutter contre lui. Le Capitalisme et la biosphère ne peuvent tout simplement pas coexister indéfiniment... De plus en plus le choix semble clair : ou bien nous établissons une société écologique, ou bien les fondements de la société s’écrouleront. Ainsi, la reconquête du politique et de la citoyenneté n'est pas seulement la condition préalable à une société libre ; elle est la condition de notre survie en tant qu'espèce. La question écologique exige une reconstruction fondamentale de la société et c’est bien ce que se proposent l’écologie sociale et le communalisme.

Floréal M. Romero Auteur de Agir Ici et maintenant. Penser l’Écologie sociale de Murray Bookchin aux Éditions du Commun.

 

 

NOTES

1https://www.iagua.es/blogs/luis-lujan-cardenas/wall-street-negocio-agua-encima-derecho-humano-0

2 Océans : 97,5%, eau douce : 2,5%, dont glace et neige éternelle : 69,8%, eaux souterraines : 29,9% et lacs et rivières : 0,3%.

3Voir :https://www.lemonde.fr/blog/huet/2019/08/15/climat-la-croissance-vegetale-en-panne-seche/

4 Comme le déclama Pompidou, un jour de grande révélation.

5https://www.iagua.es/blogs/luis-lujan-cardenas/wall-street-negocio-agua-encima-derecho-humano-0

6 La pénurie d'eau affecte véritablement tous les continents. Près d'1, 2 milliard de personnes, soit près d'un cinquième de la population mondiale, vivent dans une zone où l'eau fait physiquement défaut et 500 millions de personnes sont menacées du même sort. 1,6 milliard de personnes supplémentaires, soit presque un quart de la population mondiale, sont confrontées à une pénurie d'eau de type économique (les pays ne disposant pas des infrastructures nécessaires pour utiliser l'eau des rivières et des nappes phréatiques).

 https://www.un.org/fr/waterforlifedecade/themes/scarcity.shtml#:~:text=La%20p %C3%A9nurie%20d'eau%20touche,des%20conditions%20de%20stress%20hydrique.

7 Pour son activité contre le réchauffement climatique, Al Gore, mentor de Greta Thumberg (désormais à faveur des centrales nucléaires), politicien et homme d´affaire obtient, avec le GIEC, le prix Nobel de la paix en 2007. Il va plus loin au Forum de Davos en Janvier 2023 : Regardez la xénophobie et la tendance politique autoritaire qui ont émergé après seulement quelques millions de réfugiés (climatiques). Que se passera-t-il quand ils seront un milliard ? Nous perdrons notre capacité à gouverner dans ce monde.

https://www.capital.fr/economie-politique/ouverture-de-davos-long-oxfam-veut-abolir-les-milliardaires1457433

8 https://reporterre.net/L-Europe-a-dix-ans-pour-se-preparer-au-pic-de-petrole

9 Le New Deal est le nom de la politique mise en place à partir de 1933 par le président américain Franklin Delano Roosevelt pour sortir les Etats-Unis de la récession créée par la crise économique de 1929. Le New Deal est une relance économique par des crédits et des commandes de l'État ainsi qu'une réforme du capitalisme américain.

10 https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/SPEECH_22_5484

11 http://www.samarco.com/en/rompimento-de-fundao/

ou http://www.wise-uranium.org/mdaf.html

12https://www.chguadalquivir.es/documents/10182/2564531/PHGuadalquivir_ANEJO8_Apendice6.pdf/ d110f478-4411-4a65-ca0c-eff06ad4c556

13 Dans le nouveau Code minier, le gouvernement s’est engagé à obliger les entreprises à assurer la sécurité de leurs installations et de leurs déchets : elles devront veiller à leur sécurité pendant trente ans après la fermeture d’une mine. Ces garanties semblent dérisoires au regard des échelles de temps des pollutions minières. Célia Izoard dans Reporterre il n´ya pas d´après-mine heureux

14 À quelques kilomètres de Rio Tinto, la mine de cuivre de Cobre Las Cruzes est considérée comme une pionnière de la mine durable et reçoit à ce titre le soutien de la Commission européenne via le programme public-privé EIT Raw Materials. Le principal gisement exploité dans cette mine à ciel ouvert est situé juste au-dessous d’un aquifère qui alimente la ville de Séville. C’est l’une des principales sources d’eau souterraine de la vallée semi-aride du Guadalquivir. L’entreprise First Quantum Minerals a obtenu le droit de lancer l’exploitation en mettant en avant un système révolutionnaire de « drainage par réinjection ». L’eau de l’aquifère est drainée puis réinjectée en aval pour éviter qu’elle n’entre en contact avec les substances présentes dans le gisement. Rapidement, l’aquifère s’est révélé pollué à l’arsenic. En 2016 puis en 2021, l’entreprise a été condamnée à payer plusieurs millions d’euros d’amende pour contamination et prélèvement illégal d’eau souterraine. Cela n’a pas empêché First Quantum Minerals d’obtenir quelque temps plus tard le droit d’agrandir l’exploitation et de prélever jusqu’à 6 millions de m³ d’eau souterraine par an dans le même aquifère. Aimablement mis à notre disposition par Celia Isoart en avant-première. Extrait de son livre La Ruée minière au vingt unième siècle. Enquête sur les métaux à l’ère de la transition, Seuil, Janvier 2024.

15 L’exemple de l’Espagne est très éclairant: du fait de l’exploitation de l’or sous l’Empire romain, en Andalousie par exemple, certains cours d’eau et sols sont encore pollués aux plomb, bismuth, arsenic et antimoine. https://www.cairn.info/revue-z-2018-1-page-50.htm

16 Le Parlement européen, réuni cette semaine à Strasbourg en séance plénière, a décidé de porter à 45 % d'ici 2030, au lieu de 22 % actuellement, la part des énergies renouvelables dans la consommation électrique de l'Union européenne. Les Echos du 14 sept.2022 https://www.lesechos.fr/monde/enjeuxinternationaux/leurope-redouble-dambition-pour-les-energies-renouvelables-1787973

17 https://information.tv5monde.com/international/climat-le-green-new-deal-dalexandria-ocasio-cortezpeut-il-changer-la-donne-32077

18 Dans une entrevue du 13 Juin 2021 du journal Astorga Redacción.

19 Pour les effets pervers du Greenwashing l’exemple des pellets : https://www.slate.fr/story/222620/bruler-granules-bois-rien-ecologique-biomasse-pas-neutre-carbonebioenergie-renouvelable-polemique-gaz-effet-serre



[1] https://www.iagua.es/blogs/luis-lujan-cardenas/wall-street-negocio-agua-encima-derecho-humano-0

[2] Océans : 97,5%, eau douce : 2,5%, dont glace et neige éternelle : 69,8%, eaux souterraines : 29,9% et lacs et rivières : 0,3%.

[4] Comme le déclama Pompidou, un jour de grande révélation.

[6] La pénurie d'eau affecte véritablement tous les continents. Près d'1,2 milliard de personnes, soit près d'un cinquième de la population mondiale, vivent dans une zone où l'eau fait physiquement défaut et 500 millions de personnes sont menacées du même sort. 1,6 milliard de personnes supplémentaires, soit presque un quart de la population mondiale, sont confrontées à une pénurie d'eau de type économique (les pays ne disposant pas des infrastructures nécessaires pour utiliser l'eau des rivières et des nappes phréatiques).

https://www.un.org/fr/waterforlifedecade/themes/scarcity.shtml#:~:text=La%20p %C3%A9nurie%20d'eau%20touche,des%20conditions%20de%20stress%20hydrique.

[7] Pour son activité contre le réchauffement climatique, Al Gore, mentor de Greta Thumberg (désormais à faveur des centrales nucléaires), politicien et homme d´affaire obtient, avec le GIEC, le prix Nobel de la paix en 2007. Il va plus loin au Forum de Davos en Janvier 2023 : Regardez la xénophobie et la tendance politique autoritaire qui ont émergé après seulement quelques millions de réfugiés (climatiques). Que se passera-t-il quand ils seront un milliard ? Nous perdrons notre capacité à gouverner dans ce monde.

https://www.capital.fr/economie-politique/ouverture-de-davos-long-oxfam-veut-abolir-les-milliardaires1457433

[9] Le New Deal est le nom de la politique mise en place à partir de 1933 par le président américain Franklin Delano Roosevelt pour sortir les Etats-Unis de la récession créée par la crise économique de 1929. Le New Deal est une relance économique par des crédits et des commandes de l'État ainsi qu'une réforme du capitalisme américain.

[11] http://www.samarco.com/en/rompimento-de-fundao/ ou http://www.wise-uranium.org/mdaf.html

[12] https://www.chguadalquivir.es/documents/10182/2564531/PHGuadalquivir_ANEJO8_Apendice6.pdf/ d110f478-4411-4a65-ca0c-eff06ad4c556

[13] Dans le nouveau Code minier, le gouvernement s’est engagé à obliger les entreprises à assurer la sécurité de leurs installations et de leurs déchets : elles devront veiller à leur sécurité pendant trente ans après la fermeture d’une mine. Ces garanties semblent dérisoires au regard des échelles de temps des pollutions minières. Célia Izoard dans Reporterre, Il n´y a pas d´après-mine heureux.

[14] À quelques kilomètres de Rio Tinto, la mine de cuivre de Cobre Las Cruzes est considérée comme une pionnière de la mine durable et reçoit à ce titre le soutien de la Commission européenne via le programme public-privé EIT Raw Materials. Le principal gisement exploité dans cette mine à ciel ouvert est situé juste au-dessous d’un aquifère qui alimente la ville de Séville. C’est l’une des principales sources d’eau souterraine de la vallée semi-aride du Guadalquivir. L’entreprise First Quantum Minerals a obtenu le droit de lancer l’exploitation en mettant en avant un système révolutionnaire de « drainage par réinjection ». L’eau de l’aquifère est drainée puis réinjectée en aval pour éviter qu’elle n’entre en contact avec les substances présentes dans le gisement. Rapidement, l’aquifère s’est révélé pollué à l’arsenic. En 2016 puis en 2021, l’entreprise a été condamnée à payer plusieurs millions d’euros d’amende pour contamination et prélèvement illégal d’eau souterraine. Cela n’a pas empêché First Quantum Minerals d’obtenir quelque temps plus tard le droit d’agrandir l’exploitation et de prélever jusqu’à 6 millions de m³ d’eau souterraine par an dans le même aquifère. Aimablement mis à notre disposition par Celia Isoart en avant-première. Extrait de son livre La Ruée minière au vingt unième siècle. Enquête sur les métaux à l’ère de la transition, Seuil, Janvier 2024.

[15] L’exemple de l’Espagne est très éclairant : du fait de l’exploitation de l’or sous l’Empire romain, en Andalousie par exemple, certains cours d’eau et sols sont encore pollués aux plomb, bismuth, arsenic et antimoine. https://www.cairn.info/revue-z-2018-1-page-50.htm

[16] Le Parlement européen, réuni cette semaine à Strasbourg en séance plénière, a décidé de porter à 45 % d'ici 2030, au lieu de 22 % actuellement, la part des énergies renouvelables dans la consommation électrique de l'Union européenne. Les Echos du 14 sept. 2022 : https://www.lesechos.fr/monde/enjeuxinternationaux/leurope-redouble-dambition-pour-les-energies-renouvelables-1787973

[18] Dans une entrevue du 13 Juin 2021 du journal Astorga Redacción.

[19] Pour les effets pervers du Greenwashing l’exemple des pellets : https://www.slate.fr/story/222620/bruler-granules-bois-rien-ecologique-biomasse-pas-neutre-carbonebioenergie-renouvelable-polemique-gaz-effet-serre