Caro
compagno/i,
spero
non vi offuschiate se vi apostrofo con questo vecchio appellativo legato alle
speranze-illusioni dei comunisti di un tempo.
Vi
rassicuro, subito, non sono più comunista di Voi se per comunismo
s’intende tutto quel che è stato
imposto, venduto e comprato sulla scena mondiale nell’ultimo secolo in nome di
quest’ideologia.
Da
Lenin a Vendola/Bersani (lo so è come dire dal Monte Rosa a un castello di
sabbia), c’è purtroppo la continuità del dominio mostruoso e ridicolo di
avanguardie sadiche e becere su un popolo (proletariato è più preciso ma fa
ancora troppa paura ai cittadini spettacolari) la cui sovranità è tanto
declamata che fittizia.
Compagni,
dunque, anche per evitare le menate ideologiche confusioniste di quelli che per
criticare l’ideologia si aprono al dialogo pure coi fascisti di Casa Pound.
Intendiamoci,
io penso che non essere ideologici permette e consiglia di discutere con tutti,
proprio con tutti, nessuno escluso, ma con la chiarezza di scelte e valori
imprescindibili perché verificabili in ogni momento. Tali principi costruiti
autonomamente da una comune volontà di vivere tengono conto spontaneamente e attentamente
della Storia e della cronaca, dei discorsi, degli itinerari e delle strutture
caratteriali degli interlocutori.
Io
posso parlare anche con Monti, con il Papa o Landru ma non li considero
compagni nemmeno di strada, né sono disponibile ad aprire un conto in banca col
primo, una visione del mondo col secondo e un forno con l’ultimo.
Magari
anche Beppe, nel suo intimo che non conosco ma non pregiudico affatto, la pensa
così, ma nella sua foga oratoria il minimo che si possa dire è che non è stato
affatto chiaro. Ora, la mancanza di chiarezza è il brodo di coltura di tutte le
ideologie che si pretendono antiideologiche.
Non
credo affatto sia ideologico tenere le distanze da un’anaconda anche se non fa
ancora i metri necessari per stritolare un essere umano.
Io
e Beppe siamo nati, e probabilemte anche vissuti per un po’, a pochi metri di
distanza, tra S. Fruttuoso e il mercato della frutta di Corso Sardegna. Anche
l’età è un elemento condiviso (purtroppo, nel senso del tempo che passa senza
che siamo riusciti a canbiare granché, almeno per ora). Conosco dunque per lunga
pratica il verbo degli appassionati dialoghi da bar dove per notti intere si
rifaceva il mondo, tra una focaccia, un bianchetto e una partita a biliardo,
perchè quello esistente non andava affatto bene. Poi Beppe ha fatto carriera e
io ho evitato accuratamente di farla, scegliendo di vivere controcorrente in
piacevoli oasi che abbondano sul pianeta, in margine all’infuriare della
tempesta produttivistica della società spettacolar-mercantile.
Mezzo
secolo dopo ci si ritrova di fronte allo stesso spettacolo che io ho cercato di
criticare evitandolo e che Beppe ha attraversato temerariamente con successo senza
rinunciare alla sua umanità.
La Star antisistema e l’anonimo marginale si ritrovano
mescolati alla rinfusa con tutti i sopravvissuti sullo stessa zattera della
Medusa equipaggiati di una rete non da pesca ma da comunicazione.
Caro
compagno, che i servitori volontari che hanno sempre subito a novanta gradi i
loro ridicoli e mostruosi capi ti cerchino le pulci va tutto a tuo onore. Che
diffidino a priori di te e del tuo amico come della volpe e del gatto anziché annusarvi
semplicemente come Grillo parlante e Casaleggio organizzante, dipende dalla
loro assuafazione masochista al pensiero teologico dei capi carismatici. Sono
stati lobotomizzati da piccoli dell’intelligenza sensibile che vuole che ognuno
conti uno e che sa analizzare con amichevole diffidenza i discorsi e i
comportamenti di ognuno, inclusi i propri.
Militanti
e adepti, seguaci e credenti, appena uno si rivolge alla loro presumibile
intelligenza diventano paranoici e diffidenti, vedono inghippi dappertutto
tranne che dove sono in maniera lampante: tra i loro capi.
Immaginano,
dunque, con stoica rabbia, che chi decide di rinunciare agli emolumenti
nasconda in realtà la segreta intenzione di arraffarli con destrezza e
s’apprestano, come gli idioti che sono in senso etimologico, a votare a destra
e sinistra dei loschi figuri che rubano e ingannano da innumerevoli legislature
facendo man bassa della Costituzione e del denaro pubblico senza ritegno né
vergogna.
Non
so se la vostra lotta stellare potrà scendere in terra, ma è già un sintomo inequivocabile
della fine di un’epoca che sta finendo da quasi mezzo secolo ma sembra non
finire mai di finire.
Se
dovessi votare, tornando apposta in Italia e approfittando delle agevolazioni
per gli elettori che credono di decidere qualcosa della loro vita reale
firmando un assegno in bianco in una cabina telefonica smontabile e senza
telefono, voterei per voi non come un adepto ma come un individuo libero che disprezza
la servitù volontaria, i domestici del capitalismo e la sua furia distruttiva
che sta annichilendo la vita degli esseri umani in Cina come a Scampia.
Certamente
voterò il giorno in cui la democrazia reale di un’autogestione generalizzata
della vita quotidiana avrà abolito l’orribile messa in scena di un popolo
sovrano ridotto a una massa di consumatori di slogan elettorali sempre più
volgari e falsi come tutti i consigli
per gli acquisti.
Dopo
e nonostante le elezioni, la crisi dell’economia che ci stanno vendendo come
una crisi nostra per nasconderci che è la loro ed è planetaria, continuerà il
suo cammino e oltre l’indignazione o la sudditanza psicologica degli spettatori,
i nodi di un modo di produzione in decomposizione renderanno inevitabili delle
scelte radicali che Voi avrete avuto il merito di cominciare a sbandierare
davanti agli occhi dei ciechi che si rifiutano di vedere Scilla e Cariddi oltre
la Val di Susa,
il ponte sullo stretto e gli inceneritori cancerogeni.
Amitié en toute autonomie,
Sergio Ghirardi