In Europa sono improvvisamente spuntati come funghi fuori
stagione nazisti da ogni angolo – e dire che a parte qualche gruppetto
underground di Casa Pound non è che ci fosse un gran fermento di nostalgici del
totalitarismo tedesco o di matrice nostrana, ma tant'è son tutti lì a parlarne.
Inoltre, non bastassero i nazisti, ora i cittadini degli stati europei, le
folle, come avrebbe detto Le Bon, si percepiscono ovunque sull'orlo di un
attacco nucleare. Attacco che non solo darebbe il la alla terza Guerra Mondiale
ma che pone la percezione delle coscienze collettive in stato di allerta
assoluta e in una condizione mentale pre-catastrofica, da prima delle cose
ultime. E così, mentre la vera catastrofe planetaria, quella
ecologico-climatica, passa in secondo piano, ognuno predispone le riserve per
il proprio rifugio antiatomico mentale. Complici di questa deriva i mandarini
della politica e i media occidentali.
Ma le cose stanno veramente così? – Dal tempo della morte del
dio giudeo-cristiano, il dio incarnatosi e fattosi uomo, annunciata sul finire
del secolo scorso da Nietzsche, l'Occidente ha vieppiù abbracciato la fede del
suo sostituto terreno, il capitalismo. E con esso ne ha sussunto tutto il
pacchetto di optionals: la promessa di felicità, di pace perpetua, di progresso
illimitato. Ovviamente un popolo rimasto senza dio non è più disposto a fare
sacrifici, non è più disposto a lavare l'onta del peccato originale espiando in
questa valle di lacrime in attesa della resurrezione. Il paradiso è qui e ora
ed è conseguentemente offerto dalla società spettacolare-mercantile. L'uomo
occidentale ha finito per appiattirsi sul benessere materiale. “Il consumatore reale – osserva Debord ne
'La società dello spettacolo' – diviene consumatore di illusioni. La merce è
questa illusione effettivamente reale, e lo spettacolo la sua manifestazione
generale.” L'incantesimo della pace perpetua si è improvvisamente sciolto e lo
spettro della guerra serpeggia tra gli scranni dei parlamenti europei e tra i
media. La leadership russa, maestra nell'arte della manipolazione, con tutta
probabilità non avrà letto il libro di Le Bon, 'Psicologia delle masse' ma
ciononostante dimostra di sapere esattamente cosa è necessario alle folle: un
dio purificatore (Putin come denazificatore) e una vittima (gli ebrei). Già,
gli ebrei. Quando il ministro degli Esteri Lavrov afferma che ci sono
"neonazisti nel governo ucraino" e che "gli ebrei sono i più
grandi antisemiti", questa non è una svista, ma una provocazione
deliberata con un obiettivo chiaro: queste dichiarazioni antisemite del
ministro degli Esteri russo servono a lanciare l'accusa di nazismo contro la
leadership ucraina e anche a trovare uno spazio di risonanza a livello
mondiale. Allo stesso tempo, distraggono da altre questioni riguardanti la
guerra e il ruolo della Russia in essa. Come possiamo constatare giorno dopo
giorno il Cremlino sa esattamente come manipolare i dibattiti in Occidente.
Grazie alla propaganda e alla disinformazione, la leadership russa sta
cercando, e sinora con ottimi risultati, di ottenere la sovranità del discorso
sulla guerra in Ucraina. Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov parla del
“pericolo di una terza guerra mondiale”. Parallelamente il presidente Putin minaccia
“conseguenze che non sono ancora state viste” o parla di “nazisti in Ucraina”.
Le loro parole vengono citate nei media occidentali e come un riflesso
pavloviano provocano tra la folla timori di una guerra nucleare. Si avviano
discussioni a non finire sul fatto che ci siano effettivamente nazisti in ogni
angolo dell'Ucraina, che la Russia abbia invaso l'Ucraina perché provocata
dalla NATO. E poi – dulcis in fundo – ecco i soliti gauchisti far spuntare
l'asso dalla manica, il vero colpevole di tutta questa storia, i soliti
imperialisti americani.
Colgo l'occasione per ricordare a coloro che dicono di
far riferimento alla inesistente corrente radicale che il termine Imperialismo
è di chiara matrice leninista ed esso viene tutt'ora utilizzato solo dai cascami
del gauchismo. Ai più smemorati ricordo inoltre che esso fu respinto d'emblée
già più di mezzo secolo fa dai situazionisti, da tutte le correnti italiane che
facevano riferimento all'area cosiddetta radicale, da certe frange del
bordighismo e persino da Camatte, ma tant'è...
Queste inutili e fuorvianti discussioni sono il risultato
della disinformazione deliberatamente diffusa dall'autocrate e dai suoi
sgherri. Da buon ex-agente del KGB e senza aver frequentato i corsi di Derrida
Putin sa benissimo quali siano gli effetti della decostruzione e della
propaganda: si crea instabilità nell'avversario, lo si distrae dalle questioni
veramente importanti e alla fine spuntano dibattiti creati artificialmente a
tavolino. Le dichiarazioni fatte dal duetto non sono lapsus freudiani o parole
uscite per sbaglio dalle loro bocche, ma fanno parte di una strategia globale
di manipolazione che si viene ad incuneare nello spazio dell'informazione
europea ed internazionale. Il risultato di queste paure deliberatamente ideate
e alimentate è il risentimento che da sempre cova sotto le ceneri nei confronti
degli Stati Uniti e che ora è rispuntato come l'Araba fenice.
E mentre in Occidente ci si parla addosso o ci si perde
in accuse reciproche, mutando le scelte essenziali ancora da fare in tediosi
dibattiti da tivù locale, in paesi come la Russia o la Cina le dichiarazioni
pubbliche non sono mai improvvisate. In Occidente l'ex presidente Bush jr. – colto evidentemente da demenza – dichiara pubblicamente
di condannare la “brutale invasione dell'Iraq” - lapsus che più lapsus non si
può (intendeva l'Ucraina, n.d.r.). Invece in Oriente (ché la Russia è sempre
più un potentato da Mille e una Notte, dove il sovrano può decapitare chi non
gli racconta la storia che vuole sentire) la dittatura non consente né la
libera espressione né la libertà della papera. Chi ha il coltello alla schiena,
infatti, bada bene a quello che dice. Ebrei, nazisti, purificazione? Di sicuro
si gioca ancora su termini vincenti, quelli della guerra patriotica, che tanto
piacciono all'elettorato contadino che rimane lo zoccolo duro dell'elettorato.
Lapsus, dunque, quello di Lavrov? - In un mondo di chiacchieroni ciechi, lo Zar
ci vede benissimo.