sabato 27 maggio 2023

STOP alle microplastiche nei nostri piatti!

 




La plastica è assolutamente ovunque. Si trova sia nei continenti che negli oceani. Coltiviamo terreni inquinati da microplastiche. Si pensa di mangiare sano ma in realtà s’ingoia un sacco di microplastiche. Eppure, la plastica è un interferente endocrino, può favorire il cancro, avere un impatto sul sistema respiratorio, indebolire il sistema immunitario o anche causare problemi di fertilità. Bisogna parlare del problema delle microplastiche a tutti i livelli.

Un anno fa, sulla rivista scientifica Environnement International[1], è uscito uno studio olandese. Questa pubblicazione non ha fatto molto rumore. Non ho visto nessuna "prima pagina" sull'argomento, né alcun servizio televisivo. Magari ciò ha potuto sfuggire alla mia vigilanza... In ogni caso, è una vera bomba per la salute umana. Per la prima volta sono state trovate microplastiche nel sangue umano!

Che cosa sono le microplastiche?

Gli scienziati chiamano microplastiche dei residui di plastica di dimensioni inferiori a 5 mm[2]. Al di sotto di 1 µm, si tratta di nano plastiche. E sfortunatamente, a causa dell'inquinamento planetario da plastica, questi minuscoli detriti si trovano su tutta la superficie del pianeta, in terra e nei mari. Nessun fiume, nessun lago, nessuna pozzanghera è risparmiata. Il più piccolo ruscello contiene plastica. Le montagne ne sono ricoperte, i fondali marini ne sono rivestiti. È uno dei problemi più gravi del nostro tempo. Perché questo inquinamento surrettizio liquida lentamente la vita.

Le microplastiche si stanno infiltrando ovunque. Si tratta, in realtà, di molecole di petrolio. Sono molecole fossili. Sembrano molecole viventi poiché provengono originariamente dalle piante. Tuttavia si tratta di vita morta un milione di anni fa. Sono molecole morte viventi. Ma più morte che vive. E nel vostro corpo, e nel corpo degli animali e dei vegetali, seminano disordine e scompiglio. Le microplastiche sono interferenti endocrini.

Quattro tipi di plastica nel sangue

Lo studio sopra citato è stato condotto da scienziati dell'Università di Amsterdam. Ventidue volontari anonimi hanno accettato di donare un po’ di sangue che è stato analizzato. Gli scienziati hanno concluso che nel sangue di queste persone circolavano circa 1,6 µg di microplastiche. Il loro metodo di rilevamento ha permesso di individuare particelle tra 500 e 700 nm. Nel sangue dei volontari sono stati identificati quattro tipi di plastica: PET, PE, PS e PMMA. Da dove provengono queste molecole?

1/ Il poliestere o PET o PETE o anche polietilene tereftalato di etilene, chiamato anche polietilene tereftalato.

Questa plastica è ottenuta per policondensazione tra acido tereftalico e glicole etilenico[3],[4]. Si tratta di due sostanze derivate dal petrolio. Una è una polvere, l'altra un liquido. Sono monomeri: sostanze costituite da elementi semplici. Sono prodotti in una raffineria. In seguito entrambe le sostanze vengono trasportate alla fabbrica di PET. Lì, si mescolano. Si ottiene una pasta che è un polimero: un prodotto complesso. Si riscalda il tutto, lo si purifica e si trasforma in granuli. Con questi granuli si possono realizzare bottiglie o fibre sintetiche. Se ne fanno tessuti di tutti i tipi o materie plastiche tecniche. È un materiale molto pratico. È malleabile e non costa molto. Ma è inquinante...

2/ PE o HDPE o polietilene

Anche questa plastica è derivata dal petrolio e ottenuta per policondensazione o polimerizzazione. Si tratta di processi che permettono di combinare sostanze semplici facendone dei prodotti complessi. Ce ne sono di diversi tipi. Serve in particolare per la produzione di tubi, imballaggi, pellicole alimentari o agricole. Se ne trova nell'edilizia e nell'industria farmaceutica[5]. Serve per realizzare flaconi, bottiglie, bustine, sacchi della spazzatura, contenitori flessibili, fluidi, attrezzature sportive, giubbotti antiproiettile, parti di motociclette, ecc. Anche in questo caso si tratta di un materiale formidabile: flessibile, malleabile, derivabile, poco costoso... e inquinante.

3/ PS o polistirolo

Il polistirene è un polimero derivato dal petrolio. È pastoso a 120°C, liquido a 150°C e auto infiammabile a 490°C[6]. Si miscela facilmente con altri idrocarburi. Viene utilizzato sotto forma di schiuma e in questo caso si chiama EPS o in forma standard PS. Il PS serve nel settore edile. Può essere combinato con altri materiali come la gomma sintetica. È utilizzato per fabbricare scatole, materiali isolanti, pannelli, ecc. [7]. È un materiale poco costoso che può essere associato ad altri ed essere declinato in molti modi. Ahimè, anch’esso inquina...

4/ PMMA o polimetacrilato di metile

Il PMMA si ottiene per polimerizzazione del metacrilato di metile[8], [9]. Si chiama anche plexiglas. Viene anche dal petrolio. È trasparente e resistente. Queste qualità fanno sì che venga utilizzato in molti campi. È utilizzato per realizzare pensiline, vetri, parti industriali, obiettivi fotografici. È utilizzato in oftalmologia e odontoiatria oppure nelle sigarette elettroniche. Come queste molecole sono entrate nel sangue umano? Tutte queste materie plastiche con eccezionali qualità chimiche, fisiche ed economiche costituiscono gran parte della nostra vita quotidiana. Si trovano assolutamente ovunque. Sono nelle nostre automobili e sui nostri mobili. Sono nelle nostre abitazioni, nei nostri armadi. Coprono il nostro cibo, contengono rifiuti, trasportano l'acqua che beviamo... Contengono i prodotti per la pulizia, servono per curarci... Non ci si pensa mai. Ma costituiscono il nostro quotidiano. Che finiscano nel nostro sangue non è davvero una sorpresa. Sono arrivati per inalazione, per trasbordo, attraverso l'acqua che abbiamo bevuto, il cibo che abbiamo consumato, le cure mediche che abbiamo seguito, l'aria che abbiamo respirato...

Ma qual è la conseguenza di questa lenta invasione?

Gli scienziati non lo sanno. Hanno effetto sull'immunità, sulla fertilità, sul DNA? Gli scienziati non rispondono a queste domande per il momento. Ciononostante, sarebbe bene iniziare a prendere sul serio la questione della plastica per la salute umana. Non è più solo una questione ambientale. È una questione di salute pubblica. Ancora una volta emerge la prova che entrambe sono intimamente legate...

Solidarietà, Julien

  

 

Tradotto da: Julien - Les Lignes Bougent <petitions@mail1.leslignesbougent.org>

Date: Tue, May 23, 2023 at 8:07 AM

 

STOP aux micro plastiques dans nos assiettes !

 

Le plastique est absolument partout. On le trouve aussi bien sur les continents que dans les océans. Nous cultivons des terres polluées par les micro plastiques. Vous pensez manger sainement mais vous avalez en réalité de nombreux micro plastiques. Pourtant, le plastique est un perturbateur endocrinien, il peut favoriser le cancer, impacter le système respiratoire, affaiblir le système immunitaire ou encore causer des problèmes de fertilité. Nous devons parler du problème des micro plastiques à tous les niveaux.

Il y a un an, une étude néerlandaise est sortie dans la revue scientifique Environnement International[1]. Cette publication n’a pas fait beaucoup de bruit. Je n’ai vu aucune « une » sur le sujet, ni de reportage télévisé. Mais cela a pu échapper à ma vigilance… En tout cas, c’est une véritable bombe pour la santé humaine. Pour la première fois, on a retrouvé des micro plastiques dans le sang humain !

Que sont les micro plastiques ?

Les scientifiques appellent micro plastiques des résidus de plastique dont la taille est inférieure à 5 mm[2]. En dessous de 1 µm, il s’agit de nano plastique. Et malheureusement, à cause de la pollution planétaire en plastique, on trouve ces débris minuscules sur toute la surface du globe, sur terre et dans les mers. Aucune rivière, aucun lac, aucune flaque d’eau n’est épargnée. Le moindre petit ru contient du plastique. Les montagnes en sont couvertes, les fonds marins en sont tapissés. C’est un des problèmes les plus graves de notre temps. Car cette pollution subreptice tue la vie à petits feux.

Les micro plastiques s’infiltrent partout. Or ce sont des molécules de pétrole. Ce sont des molécules fossiles. Elles ressemblent à des molécules vivantes puisqu’elles viennent des plantes au départ. Mais c’est de la vie morte il y a un millions d’années. Ce sont des molécules mortes-vivantes. Mais plus mortes que vivantes. Et dans votre corps, et dans le corps des animaux et dans les végétaux, elles sèment le trouble et le désarroi. Les micro plastiques sont des perturbateurs endocriniens.

Quatre type de plastiques dans le sang

L’étude citée plus haut a été menée par des scientifiques de l’université d’Amsterdam. 22 volontaires anonymes ont accepté de donner un peu de leur sang. Ce dernier a été analysé. Les scientifiques ont conclu qu’environ 1,6 µg de micro plastiques circulaient dans le sang de ces personnes. Leur méthode de détection leur permettait de repérer des particules comprises entre 500 et 700 nm. Quatre types de plastique ont été identifiés dans le sang des volontaires : du PET, du PE, du PS et du PMMA. D’où viennent ces molécules ?

1/ Le polyester ou PET ou PETE ou encore poly téréphtalate d'éthylène, appelé aussi polyéthylène téréphtalate.

Ce plastique est obtenu par polycondensation entre de l'acide téréphtalique avec de l'éthylène glycol[3], [4]. Ce sont deux substances issues du pétrole. L’une est une poudre, l’autre un liquide. Ce sont des monomères : des substances constituées d’éléments simples. On les fabrique dans une raffinerie. Ensuite, les deux substances sont transportées à l’usine de PET. Là, on les mélange. On obtient une pâte qui est un polymère : un produit complexe. On chauffe le tout, on le purifie et on en fait des granules. Avec ces granules, on peut faire des bouteilles ou des fibres synthétiques. On en fait des textiles en tout genre ou des plastiques techniques. C’est un matériau très pratique. Il est malléable et ne coûte pas très cher. Mais il est polluant…

2/ Le PE ou PEHD ou polyéthylène

Ce plastique est aussi issu du pétrole et obtenu par polycondensation ou polymérisation. Ce sont des procédés qui permettent d’associer des substances simples et d’en faire des produits complexes. Il en existe différentes sortes. Il sert notamment à fabriquer les tuyaux, les emballages, les films alimentaires ou agricoles. On en trouve dans le BTP et dans l’industrie pharmaceutique[5]. Il sert à faire des flacons, des bouteilles, des sachets, des sacs poubelles, des récipients souples, des fluides, des équipements sportifs, des gilets pare-balles, des éléments de moto, etc. Là encore, c’est un matériau formidable : souple, malléable, dérivable, peu cher… et polluant.

3/ Le PS ou polystyrène

Le polystyrène est un polymère dérivé du pétrole. Il est pâteux à 120°C, liquide à 150°C et auto-inflammable à 490°C[6]. Il se mélange facilement aux autres hydrocarbures. On l’utilise sous forme de mousse et dans ce cas il s’appelle PSE ou sous une forme standard, PS. Le PS sert dans le BTP. Il peut être associé à d’autres matériaux comme le caoutchouc synthétique. Il sert à faire des boitiers, des matériaux isolants, des panneaux, etc.[7]. C’est un matériau peu coûteux que l’on peut associer à d’autres et que l'on peut décliner de bien des manières. Hélas, lui aussi pollue …

 

 

4/ Le PMMA ou polyméthylacrylate de méthyle

Le PMMA est obtenu par polymérisation du méthacrylate de méthyle[8], [9]. On l’appelle aussi plexiglas. Il vient aussi du pétrole. Il est transparent et résistant. Ces qualités font qu’on l’utilise dans de nombreux domaines. Il sert à faire des verrières, des vitres, des pièces industrielles, des lentilles d’appareils photographiques. Il est utilisé en ophtalmologie et en dentisterie ou encore dans les cigarettes électroniques. Comment ces molécules sont-elles arrivées dans le sang humain ? Tous ces plastiques aux qualité chimiques, physiques et économiques exceptionnelles constituent une grande part de notre quotidien. On les trouve absolument partout. Ils sont dans nos voitures et sur nos meubles. Ils sont dans nos habitations, nos placards. Ils couvrent nos aliments, ils renferment les déchets, ils transportent l’eau que l’on boit… Ils contiennent les produits d'entretien, ils servent à nous soigner… On n’y pense jamais. Mais ils font notre quotidien. Qu’ils se retrouvent dans notre sang n’est pas vraiment une surprise. Ils sont arrivés par inhalation, par transfert, par l’eau que l’on a bu, les aliments que l’on a consommés, les traitements médicaux que l’on a suivis, l’air que l’on a respiré…

Mais quelle est la conséquence de ce lent envahissement ?

Les scientifiques ne le savent pas. Ont-ils un effet sur l’immunité, sur la fertilité, sur l’ADN ? Les scientifiques ne répondent pas à ces questions pour l’instant. Il n’empêche, il serait bon de commencer à prendre sérieusement en compte la question des plastiques pour la santé humaine. Ce n’est plus seulement une question environnementale. C’est un problème de santé publique. Une fois de plus la preuve est faite que les deux sont intimement liés…

Solidairement, Julien

 

From: Julien - Les Lignes Bougent <petitions@mail1.leslignesbougent.org>

Date: Tue, May 23, 2023 at 8:07 AM

Manipolazione dell'opinione pubblica francese di fronte al fiasco della politica energetica









Annie e Pierre Péguin, maggio 2023

La lobby nucleare francese ha saputo vincere la battaglia dell'opinione pubblica affermando che la produzione di elettricità nucleare è "carbon free", il che è vero se si considera solo il funzionamento del reattore, ma è in realtà falso se si tiene conto dell'intero ciclo dell'uranio, dalla miniera alla sua gestione millenaria come rifiuto, così come di quello dei reattori, dalla loro costruzione al loro smantellamento. La manipolazione dell'opinione pubblica mediante la diffusione permanente di bugie e falsità permette di giustificare il rilancio dell'energia nucleare (1), permette anche di nascondere il fallimento della cosiddetta politica energetica del “tutto nucleare”. Tuttavia, la politica energetica della Germania è così contraria a quella della Francia che va assolutamente screditata agli occhi dell'opinione pubblica; si tratta anche di pretendere di garantire l'indipendenza energetica del Paese, peraltro in pessime condizioni.

La politica energetica della Germania, quali sono i gravi errori secondo i nostri "responsabili":

- Si è resa dipendente dalla Russia per la fornitura di gas.

- Ha compiuto grandi sforzi per sviluppare la produzione di elettricità rinnovabile considerata poco affidabile.

- E soprattutto ha interrotto la produzione di elettricità nucleare, che la costringerebbe a consumare più carbone.

Questa è l'ideologia ufficiale, così ben ripresa dai mass media e dai commentatori che degli interlocutori la riprendono in buona fede. Per quanto riguarda le malattie e i danni trasmissibili al DNA legati alla contaminazione radioattiva e ai rischi di catastrofe o terrorismo atomico, non ci si pone mai il problema, non più di quello delle scorie radioattive per le quali non esiste alcuna soluzione affidabile.

Ma quali sono davvero le conseguenze in Germania dell'arresto del nucleare? Alcuni dati:

- l'energia nucleare produceva il 30% dell'elettricità del Paese 20 anni fa, ora è finita.

- Tuttavia, nello stesso tempo, la produzione a base di carbone non è aumentata, anzi è scesa dal 65 al 33%!

- il gas naturale stagna al 14%.

- Per quanto riguarda le rinnovabili, sono passate dal 4% a oltre il 50% con l'ambizione di raggiungere l'80% entro il 2030.

Quindi la Germania è stata capace di abbandonare l'energia nucleare e allo stesso tempo dimezzare il carbone, e come? Ebbene, con un rapido sviluppo delle rinnovabili, a cui la Francia potrebbe forse ispirarsi!

Inoltre è la Germania che sostiene la fallimentare rete elettrica della Francia.

I paesi limitrofi ne coprono da tempo i picchi di consumo, i più alti d'Europa a causa della promozione del tutto elettrico domestico e del riscaldamento elettrico, particolarità francese. In particolare, gli scambi con la Germania sono da molto tempo deficitari per la Francia, prima ancora che il suo parco nucleare obsoleto subisse il difetto generico della corrosione sotto tensione delle saldature dei circuiti di sicurezza.

E se invece di criticare i nostri vicini d'oltre Reno per la loro dipendenza dal gas russo, si parlasse della dipendenza della Francia dall'energia nucleare russa e dal gas di scisto nordamericano?

La costatazione è in effetti preoccupante (2). Rosatom, gigantesco gruppo russo, controlla l'uranio naturale del Kazakistan e dell'Uzbekistan. Quasi il cinquanta per cento del nostro fabbisogno ne è importato ogni anno.

Quanto all'uranio arricchito, di cui Rosatom copre il 46% della produzione mondiale, nel 2022 la Russia ne ha inviato un terzo di quello necessario al funzionamento delle centrali nucleari francesi. E siccome la Russia ha l'unico impianto al mondo in grado di condizionare l'uranio uscito dal suo arricchimento, è ancora ad essa che ci si rivolge per questa operazione.

Il settore nucleare francese, lungi dall'essere una garanzia di sovranità energetica, dipende quindi dal settore nucleare russo, poiché il nucleare sfugge alle sanzioni...

La collaborazione con il colosso russo va più lontano, molto recentemente lo Stato ha dato il via libera a Framatome per partecipare alla costruzione di due nuovi reattori da parte di Rosatom in Ungheria (3).

E per quanto riguarda le importazioni di gas dagli Stati Uniti, si tratta essenzialmente di gas di scisto di cui la Francia ha importato lo scorso anno oltre 4,5 miliardi di metri cubi di questo gas inquinante e climaticida la cui estrazione è vietata in Francia a causa delle sue disastrose conseguenze ambientali (4). La sua impronta di carbonio sarebbe anche maggiore di quella del carbone! Il governo ha cercato a lungo di nascondere l'origine di queste importazioni...

Che ne è della famosa indipendenza energetica?

La nozione di indipendenza energetica è una trappola che inganna la gente. La Francia, infatti, non estrae più uranio dal suo suolo. Tutto l'uranio utilizzato nelle centrali del paese deve essere importato. Inoltre, poiché l'elettricità rappresenta solo un quarto dell'energia totale consumata, abbiamo notevoli quantità di idrocarburi da importare per il funzionamento della nostra economia. L'approvvigionamento del Paese dipende per oltre il 60% dai combustibili fossili, importati principalmente dal Medio Oriente, dal Nord Africa e dalla Norvegia.

Tutto ciò che resta per la nostra indipendenza energetica sono le rinnovabili, tra cui l’energia idraulica, il sole, il vento, la biomassa e la legna da ardere, cioè circa il 12% (5). Il che non impedisce di annunciare ufficialmente il 55%, d'indipendenza, non solo omettendo che l'uranio è importato, ma con un trucco che permette un magnifico gioco di prestigio (6).

L'idrogeno è il futuro o solo un'altra esca?

Il futuro è apparentemente nell'idrogeno e nelle celle a combustibile. Anche in questo caso si prende in giro l'opinione pubblica, perché l'idrogeno non è di per sé un’energia, è un accumulo, e per effettuare questo accumulo è necessario consumare molta energia, molto di più di quella che se ne recupera, per l'elettrolisi dell’acqua o per estrarre idrogeno da idrocarburi. Occorre quindi considerare l'idrogeno solo come uno stoccaggio in periodo di sovrapproduzione di energia elettrica, ma anche come carburante nelle aree urbane, in particolare per il trasporto pubblico. Questo carburante non è inquinante, l'inquinamento essendo rimandato nei siti di produzione. Va ricordato, però, che lo stoccaggio dell'idrogeno è difficile e pericoloso, molto più di quello del GPL per auto.

Il sistema energetico francese è particolarmente fragile:

La Francia è diventata dipendente, per la sua fornitura di elettricità, da impianti nucleari obsoleti, spesso non disponibili, soggetti ai capricci climatici per il loro raffreddamento; e a importazioni di elettricità dai paesi vicini. La ragione principale di questa dipendenza dalle importazioni è stata la politica del "tutto nucleare" con la massiva costruzione di reattori la cui produzione doveva essere consumata obbligando dunque a imporre il riscaldamento elettrico dal 1973. Per quanto riguarda la costruzione di nuovi reattori, essa si scontra con la perdita di know-how e con il crescente indebitamento di EDF nonostante il sostegno dello Stato, a nostre spese.

Assistiamo attualmente al fallimento della politica energetica del Paese, una politica sviluppata di fatto per accompagnare l'esistenza delle armi nucleari e garantire la "grandeur" della Francia. Questo fiasco è carico di conseguenze economiche, sociali ed ecologiche.

NOTE

(1) Ascoltare l'ottimo e breve video di Aymeric Caron, deputato di Parigi: "Il nucleare ha bisogno di bugie per essere accettato." https://fb.watch/kzAxAZTk7G/

(2) https://www.greenpeace.fr/espace-presse/investigation-le-nucleaire-francais-sous-emprise-russe/

(3) https://savoie-antinucleaire.fr/2023/04/28/hongrie-la-france-prete-a-participer-au-projet-de-centrale-nucleaire-du-russe-rosatom/

(4) https://disclose.ngo/fr/article/gaz-de-schiste-etat-francais-hides-massive-imports-from-the-united-states

(5) https://www.lemonde.fr/les-decodeurs/article/2022/01/24/l-independance-energetique-de-la-france-grace-au-nucleaire-un-tour-de-passe -pass-statistiche-e-100-import_6110781_4355770.html

(6) Per falsificare le cifre, tutto il calore dissipato nell'ambiente dai reattori è conteggiato come un’energia che ci rende indipendenti e che di fatto contribuisce al riscaldamento globale!

Il rendimento delle centrali atomiche, infatti, è particolarmente scarso, di tutto il calore emesso dalla fissione dell'uranio, solo il 30% viene trasformato in elettricità.

Allegato: Come produrre tutta l’elettricità di cui abbiamo bisogno? Visto che ci viene promesso un futuro tutto elettrico, possiamo produrla in 2 modi:

1) Centrali termiche che fanno bollire l'acqua per alimentare gli alternatori bruciando idrocarburi o carbone o recuperando il calore emesso dalla fissione dell'uranio. Che cosa le caratterizza:

 - Il loro rendimento è scarso, solo tra il 30% del calore per l'energia nucleare e il 40/60% per le fossili delle centrali moderne è trasformato in elettricità. Il resto viene rilasciato nell'ambiente e contribuisce al riscaldamento climatico.

- Quelle alimentate a idrocarburi emettono molto CO2, in particolare quelle a gasolio e a carbone.

- Da parte loro, le centrali nucleari generano scorie estremamente radioattive che devono essere gestite per tempi infiniti a misura d'uomo.

- Non estraiamo dal nostro suolo né idrocarburi né uranio. Questo ci rende dipendenti dai paesi produttori. La loro estrazione genera notevoli danni ecologici con gravi rischi per la salute delle popolazioni locali. Inoltre, sono esauribili.

Va notato che a livello mondiale il nucleare è in declino, non resiste alla concorrenza delle rinnovabili, non fornisce più che meno del 2% dell'energia totale consumata. Con Cina e Russia, la Francia si attarda nell’uso di questa pesante tecnologia del passato.

2) Le energie rinnovabili. Si tratta dell’eolico, del solare, del legno, del biogas, ma anche dell’idraulico parzialmente stoccabile; sono energie naturalmente alimentate da acqua, vento, sole che sono disponibili ovunque senza doverli acquistare. Il loro funzionamento non produce né gas serra, né calore aggiuntivo, né scorie ingestibili come le scorie radioattive, né smantellamenti difficili come quelli dei reattori, né disastri che costringono alla fuga centinaia di migliaia di abitanti. Devono, invece, essere gestite più finemente, perché la loro produzione è decentrata e intermittente per quel che riguarda l'eolico e il solare.

Le uniche fonti energetiche che oggi contribuiscono alla nostra indipendenza energetica sono le rinnovabili, ma la Francia, continuando a puntare sul nucleare, è molto in ritardo in questo settore, che comunque s’impone per il futuro.

 

Manipulation de l'opinion face au fiasco de la politique énergétique

Annie et Pierre Péguin, mai 2023

Le lobby du nucléaire a su gagner la bataille de l'opinion en prétendant que la production nucléaire d'électricité est « décarbonée », ce qui est vrai si on ne considère que le fonctionnement du réacteur, mais qui est faux en réalité si on prend en compte tout le cycle de l'uranium, de la mine à sa gestion en déchets pour des millénaires, ainsi que celui des réacteurs, de leur construction à leur démantèlement. La manipulation de l'opinion par la diffusion permanente de mensonges et contre-vérités permet de justifier la relance du nucléaire (1), elle permet aussi de cacher l'echec de la politique de l'énergie dite « du tout nucléaire ». Mais la politique énergétique de l'Allemagne est tellement opposée à celle de la France qu'il faut absolument la discréditer aux yeux de l'opinion ; il s'agit aussi de prétendre assurer l'indépendance énergétique du pays, bien mal en point en fait.

Politique énergétique de l'Allemagne, quelles en sont les graves erreurs d'après nos « responsables » :

- Elle s'est rendue dépendante de la Russie pour la livraison de gaz.

- Elle a fait de gros efforts pour développer la production d'électricité renouvelable considérée comme non fiable.

- Et surtout elle a arrêté la production d'électricité nucléaire ce qui l'obligerait à consommer plus de charbon.

Voilà l'idéologie officielle, tellement bien reprise par les médias et les commentateurs, que de bonne foi des interlocuteurs nous la renvoient. Quant aux maladies et dégâts transmissibles de l'ADN liées aux contaminations radioactives, et aux risques de catastrophe ou de terrorisme atomique il n'en est jamais question, pas plus que des déchets radioactifs pour lesquels aucune solution fiable n'existe.  

Mais qu'en est-il vraiment des conséquences en Allemagne de l'arrêt du nucléaire ? Quelque chiffres :

- le nucléaire produisait 30 % de l'électricité du pays il y a 20 ans, c'est maintenant terminé.

- Mais dans le même temps la production à base de charbon n'a pas augmenté, au contraire elle a chuté de 65 à 33 % !

- le gaz naturel plafonne à 14 %.

- Quant aux renouvelables ils sont passés de 4 % à plus de 50 % avec l'ambition d'atteindre les 80 % en 2030.

Ainsi l'Allemagne a été capable d'arrêter le nucléaire et en même temps de réduire le charbon de moitié, et comment ? Et bien par un rapide développement des renouvelables, ce dont la France pourrait peut-être s'inspirer !

De plus c'est l'Allemagne qui soutient le réseau électrique défaillant de notre pays.  

Cela fait longtemps que les pays voisins couvrent les pointes de consommation de notre pays, les plus importantes d'Europe du fait de la promotion du tout électrique domestique et du chauffage électrique, particularité française. Plus particulièrement les échanges avec l'Allemagne sont depuis longtemps déficitaires pour la France, avant même que son parc nucléaire vieillissant soit touché par le défaut générique des corrosions sous tension des soudures des circuits de sécurité.

Et si au lieu de pourfendre nos voisins d'outre Rhin pour leur dépendance au gaz russe, on parlait de la dépendance de la France au nucléaire russe et au gaz de schiste nord-américain ?

Le constat est en effet accablant (2). Rosatom, énorme groupe russe, a la mainmise sur l’uranium naturel provenant du Kazakhstan et d’Ouzbékistan. Près de cinquante pour cent de nos besoins en sont importés chaque année.  

Quant à l'uranium enrichi dont Rosatom couvre 46% de la production mondiale, en 2022 la Russie en a livré un tiers de celui nécessaire au fonctionnement des centrales nucléaires françaises. Et comme la Russie possède la seule installation au monde capable de conditionner l’uranium issu du retraitement, c'est aussi à elle qu'il faut s'adresser pour cette opération.

La filière nucléaire française, loin d’être gage de souveraineté énergétique, est donc dépendante de la filière nucléaire russe, le nucléaire échappant aux sanctions...

La collaboration avec le géant russe va plus loin, tout récemment l’État a donné son feu vert à Framatome pour prendre part à la construction de deux nouveaux réacteurs par Rosatom en Hongrie (3).

Et quant aux importations de gaz des Etats Unis, il s'agit pour l'essentiel de gaz de schiste dont la France a importé l'an passé plus de 4,5 milliards de mètres cubes de ce gaz polluant et climaticide dont l'extraction est interdite chez nousà cause de ses conséquences environnementales désastreuses (4). Son empreinte carbone serait d’ailleurs supérieure à celle du charbon ! Le gouvernement a longtemps cherché à cacher l’origine de ces importations…

Qu'en est-il de cette fameuse indépendance énergétique ?

La notion d'indépendance énergétique est un leurre dont on berne l'opinion. En effet la France n'extrait plus d'uranium de son sol. Tout l'uranium utilisé dans les centrales du pays doit être importé. En plus l'électricité ne représentant qu'un quart de l'énergie totale consommée, nous avons des quantités considérables d'hydrocarbures à importer pour le fonctionnement de notre économie. L’approvisionnement du paysdépend à plus de 60 % des combustibles fossiles, qui sont majoritairement importés depuis le Moyen-Orient, l’Afrique du Nord, la Norvège.

Il ne reste pour notre indépendance énergétique que les renouvelables, incluant hydraulique, soleil, vent, biomasse, et bois de chauffage, soit de l'ordre de 12 % (5). Cela n'empêche pas d'annoncer officiellement 55 % d'indépendance, non seulement en omettant que l'uranium est importé, et par une entourloupe qui permet un magnifique tour de passe-passe (6).

L'hydrogène est-il l'avenir, ou est-ce un leurre de plus?

L'avenir est paraît-il dans l'hydrogène et les piles à combustibles. Là encore on berne l'opinion, car l'hydrogène n'est pas en soi un énergie, c'est un stockage, et pour effectuer ce stockage il faut consommer beaucoup d'énergie, bien plus que ce qu'on en récupère, pour l'électrolyse de l'eau ou pour extraire l'hydrogène d'hydrocarbures. Il faut donc ne considérer l'hydrogène que comme un stockage en période de surproduction d'électricité, mais aussi comme un carburant en zone urbaine en particulier de transports en commun. Ce carburant est non polluant, la pollution étant rejetée sur les sites de production. Rappelons néanmoins que le stockage d'hydrogène est difficile et dangereux, bien plus que celui du Gaz GPL automobile.

Le système énergétique français est particulièrement fragile :

La France est devenu dépendante, pour son approvisionnement électrique, d'installations nucléaires vieillissantes, fréquemment indisponibles, soumises aux aléas climatiques pour leur refroidissement ; et d'importations d’électricité des pays voisins. La raison principale de cette dépendance aux importations a été la politique du « tout nucléaire » avec la construction massive de réacteurs dont il fallait consommer la production et pour cela imposer le chauffage électrique à partir de 1973. Quant à la construction de nouveaux réacteurs elle se heurte à la perte de savoir faire et à l'endettement croissant d'EDF malgré les soutiens de l’État, à nos frais.

Nous assistons actuellement à la faillite de la politique de l'énergie du pays, politique développée en fait pour accompagner l'existence de l'armement nucléaire et assurer la « grandeur » de la France. Ce fiasco est lourd de conséquences économiques, sociales et écologiques.

NOTES

(1) Écouter l'excellente et courte vidéo d'Aymeric Caron  député de Paris :" le nucléaire à besoin de mensonges pour être accepté. " https://fb.watch/kzAxAZTk7G/

(2) https://www.greenpeace.fr/espace-presse/investigation-le-nucleaire-francais-sous-emprise-russe/

(3) https://savoie-antinucleaire.fr/2023/04/28/hongrie-la-france-prete-a-participer-au-projet-de-centrale-nucleaire-du-russe-rosatom/

(4) https://disclose.ngo/fr/article/gaz-de-schiste-etat-francais-dissimule-des-importations-massives-depuis-les-etats-unis

(5) https://www.lemonde.fr/les-decodeurs/article/2022/01/24/l-independance-energetique-de-la-france-grace-au-nucleaire-un-tour-de-passe-passe-statistique-et-100-d-importation_6110781_4355770.html

(6) Pour truquer les chiffres, toute la chaleur dissipée dans l'environnement par les réacteurs est comptabilisée comme une énergie nous rendant indépendant et qui en fait contribue au réchauffement !

En effet le rendement des centrales atomiques est particulièrement mauvais, de toute la chaleur émise par la fission de l'uranium, seule 30 % en est transformée en électricité.

Annexe : Comment produire toute cette électricité dont nous avons besoin ? Puisqu'on nous promet un avenir tout électrique, on peut la produire de 2 façons :

1) Les centrales thermiques qui font bouillir de l’eau pour alimenter des alternateurs en brulant des hydrocarbures ou du charbon ou en récupérant la chaleur émise par la fission de l'uranium. Ce qui les caractérise :

 - Leur rendement est mauvais, seuls entre 30 % de la chaleur pour le nucléaire, et 40 à 60% pour les fossiles des centrales modernes, sont transformés en électricité. Le reste est rejeté dans l’environnement et contribue au dérèglement climatique.

- Celles fonctionnant aux hydrocarbures émettent beaucoup de CO2, particulièrement celles au fuel et au charbon.

- De leur coté les centrales nucléaires génèrent des déchets extrêmement radioactifs qu'il faut gérer pour des temps infinis à échelle humaine.

- Nous n'extrayons pas de notre sol ni hydrocarbures, ni uranium. Cela nous rend dépendant des pays producteurs. Leur extraction génère des dégâts écologiques importants avec de gros risques pour la santé des populations locales. De plus elles sont épuisables.

Notons qu'au niveau mondial le nucléaire est en déclin, il ne résiste pas à la concurrence des renouvelables , il n'assure plus que moins de 2 % de l'énergie totale consommée. Avec la Chine et la Russie, la France s'attarde dans cette technologie lourde du passé.

2) Les énergies renouvelables. Il s'agit de l'éolien, du solaire, du bois, du biogaz, mais aussi de l'hydraulique partiellement stockable; elles sont alimentées naturellement par l’eau, le vent, le soleil, et sont disponibles partout sans avoir à les acheter. Leur fonctionnement ne produit ni Gaz à Effet de Serre, ni chaleur supplémentaire, ni déchets ingérables comme les déchets radioactifs, ni démantèlement difficile comme celui de réacteurs, ni catastrophe obligeant des centaines de milliers d'habitants à fuir. Par contre il faut les gérer plus finement, car leur production est décentralisée et intermittente en ce qui concerne l'éolien et le solaire.

Les seules sources d’énergie qui contribuent désormais à notre indépendance énergétique sont les renouvelables, mais la France en continuant à s'appuyer sur le nucléaire est très en retard dans ce domaine qui pourtant s'impose pour l'avenir.