venerdì 27 agosto 2021

DUBITO ERGO SUM

 



Se mi faccio volentieri portavoce di ogni dubbio riguardante la pandemia, mi rifiuto di farmi veicolo di certezze di qualunque provenienza che si pretendano tali senza dare elementi materiali incontrovertibili e certi per convincermi a suffragarle e diffonderle. A partire da ciò sono dunque assolutamente contro ogni obbligo vaccinale e per la libera e gratuita circolazione dei vaccini. Resto soprattutto estraneo a ogni scientismo del cielo e della terra, di destra, di sinistra, del centro o di altrove.

Non aspetterò la fine della pandemia per denunciare il militantismo antivaccino o pro vaccino come non ho atteso la morte ideologica del bolscevismo per partecipare alla denuncia dello stalinismo come l’altra faccia antiliberale del capitalismo. No allo spettacolo concentrato o diffuso, no alla servitù volontaria degli obbedienti e al ribellismo mistico che veicola alternativamente dei resti di fascismo o di gauchismo come due facce spettacolarmente opposte della stessa medaglia reazionaria. Chi, come la parte radicale dei Gilet Jaunes, rifiuta i diktat a partire dalla sua soggettività e si rivolta contro il dominio e i suoi ricatti economici – diventati ora sanitari –, ha tutto il mio sostegno; chi pretende di incarnare la verità nell’assoluto, qualunque sia la verità ideologica da lui sostenuta, resta estraneo ai miei pensieri e alle mie passioni rivoluzionarie.

Le astratte verità statistiche per razionali che si vogliano e si presentino, sono come la pelle dello scroto: la si può tirare in ogni direzione affermando certezze opposte e incompatibili altrettanto incerte. Mi sentirei incoerente se, con tutte le buone intenzioni di sottrarmi alla manipolazione di Stato (evidente opportunismo insopportabile e indiscutibile), finissi per divulgare infondate verità dagli effetti potenzialmente devastanti (senza volerlo, è chiaro, per denunciare, anzi, le insopportabili menzogne del potere e di una peste emozionale senza confini ideologici).

Tutte le medicine virtualmente uccidono una parte di vita. Ho sempre evitato il più possibile d’ingoiare volontariamente antibiotici, farmaco che già nel nome si annuncia per quello che è: contro la vita! Eppure qualche volta li ho presi e mi hanno aiutato a debellare infezioni batteriche che prima della loro esistenza erano mortali. Poi il sistema dominante ce li ha fatti ingoiare di forza per decenni nel cibo fino a renderli quasi inutili come medicine a causa del bombardamento di antibiotici a iosa (perché mostruosamente redditizi ed efficaci per la trasformazione del vivente in merce) sugli animali da macello industriale degli allevamenti concentrazionari.

Ora io non so se il vaccino sia innocuo come pretendono i suoi venditori e i suoi propagatori (ipotesi da prendere con le pinze perché nessuno ne sa niente di chiaro e definitivo – già chiamarlo vaccino è forse improprio e il suo uso diffuso è effettivamente un esperimento su miliardi di cavie). Mi sembra evidente, però, che ha un effetto calmieristico importante sulla pandemia in un momento in cui non siamo ancora capaci di curare con fermezza e dolcezza l’odiosa monarchia biologica del coronavirus. Ognuno deve essere dunque libero di vaccinarsi o no, senza distinzioni di nessun genere e tantomeno obblighi. TUTTI, però, GRATUITAMENTE e INTERNAZIONALMENTE, anche e soprattutto i popoli più poveri, esclusi dalla ricchezza alienata della società del benessere di un occidente capitalista privilegiato su tutti fronti, meschino, capriccioso e suprematista.

Certo, il mostro produttivista è arrivato a inquinare il rapporto con i farmaci che gli esseri umani hanno utilizzato da sempre organicamente, trasformandoli, come tutto il resto, in putrida merce remunerativa da quando ha ridotto gli esseri umani a schiavi della redditività. Banche, Big Pharma e Gafam fanno parte di uno stesso universo artificiale e disumano ormai planetario, diretto dall’economia politica in cui la vita organica non ha più diritto di esistere.

Un esercito di zombi educati all’artificialità transumanista – robot ancora sanguinolenti ma senza anima orgastica – marcia con il telefono portatile in mano e il cuore di pietra, al ritmo del progresso dell’orrore che ci sta schiacciando contro il muro sempre più artificiale della civiltà. Muro che ci separa da una natura che funziona incurante di noi e dei nostri deliri. È da questa tragica evidenza storica rimossa che si sviluppano le tesi confusioniste cosiddette complottiste. In realtà esse scaturiscono come un urlo strozzato dalla sensazione autentica di pericolo dovuto al fatto evidente che il sistema dominante è capace di tutto in nome del suo feticismo mercantile.

L’ha storicamente dimostrato massacrando per lucro popoli interi – dalle coperte al vaiolo date agli autoctoni americani per sterminarli definitivamente, all’eliminazione sistematica di tutti gli aborigeni del pianeta, ostacolo alla moderna supremazia bianca produttivista –, ma continua a farlo in mille maniere ogni giorno a livello planetario, ormai senza più distinzione di pelle: dai pesticidi al nucleare, passando per il contributo demenziale della società industriale al mutamento climatico.

Sulla rete virtuale che ospita i deliri del mondo e l’ignoranza saccente e nevrotica di individui senza comunità, si mescolano dubbi e rabbie condivisibili con certezze irrazionali senza fondamento che cuociono nella stessa padella ideologica critica estremista e paranoie mistiche, perdendo di vista la coscienza razionale di quel fulcro della vita organica che è la radicalità: cioè la capacità di risalire alla radice delle cose per comprendere i fenomeni complessi che la società produttivista ha elaborato da settemila anni, trasformando progressivamente gli esseri umani in succubi prigionieri dell’economia di mercato – prima chiaramente incatenandoli nella schiavitù antica, poi rendendoli servi di cinici signori e infine avvolgendoli con le moderne catene invisibili della servitù volontaria e del lavoro salariato.

Il coronavirus 19/84 ha smascherato la disumanità globale oltre le ideologie contrapposte, coprendola con la maschera anticovid che non è quasi anti niente, ma serve forse un po’ a proteggersi dagli sputi della peste virale che il vaccino ha poi reso – per il momento – meno virulenta. Serve invece molto – quanto il vaccino, del resto – soprattutto a dividere il mondo umano tra covidofobi e covidofili, gruppi che i cowboys del potere gestiscono come mandrie impazzite. Le quali si sberleffano tra chi ride dell’influenzuccia e chi cede al panico della morte imminente, tra chi mette la maschera e chi la disprezza, tra fiduciosi e inquieti, eroici e vigliacchi, buoni e cattivi, aristocratici e ignoranti secondo le psicotiche morali suprematiste binarie imperanti da millenni su un’umanità acratica sotto la costante aggressione di tutti i poteri poiché la peste emozionale patriarcale l’ha eletta come il suo nemico assoluto.

L’orribile spettacolo continua, mentre l’umano agonizza prigioniero di una logica adialettica senza senso e senza sensibilità. Non ci libereremo dall’evoluzione mortifera di un produttivismo più che mai fondato sul conflitto sociale se non mettendolo in discussione insieme al capitalismo e al condizionamento al consumo alienato che ne fanno parte. Solo la rinascita di una vita organica sostenuta da una nuova coscienza di specie, antiproduttivista, epicurea e razionale, ridarà vita a quel piacere di vivere che sta morendo, virus o non virus.

 

Sergio Ghirardi Sauvageon, 25 agosto 2021




Dubito ergo sum

Si j’agis volontiers comme porte-parole des doutes concernant la pandemie, je refuse de devenir le porteur des certitudes de toute source qui prétendent dire le vrai sans donner des éléments matériels incontestables et absolument sans faille pour me convaincre de les soutenir et de les diffuser. A cause de cela, je suis donc contre toute obligation de vaccination et pour la libre et gratuite circulation des vaccins. Surtout je reste étranger à tout scientisme du ciel et de la terre, de droite, de gauche, du centre ou d’ailleurs.

Je n'attendrai pas la fin de la pandémie pour dénoncer le militantisme anti-vaccin ou pro-vaccin tout comme je n'ai pas attendu la mort idéologique du bolchevisme pour participer à la dénonciation du stalinisme comme l'autre visage antilibérale du capitalisme. Non au spectacle concentré ou diffus, non à la servitude volontaire des obéissants autant qu’à la rébellion mystique qui véhicule alternativement des restes idéologiques fascisants ou gauchisants comme deux faces spectaculairement opposées d’une même pièce réactionnaire. Qui, comme la composante radicale des Gilets jaunes, refuse les diktats à partir de sa subjectivité et se révolte contre la domination et ses chantages économiques devenus maintenant sanitaires , a tout mon soutien ; celui qui prétend incarner la vérité dans l'absolu, quelle que soit la vérité idéologique qu'il prône, reste étranger à mes pensées et à mes passions révolutionnaires.

Les vérités statistiques abstraites, aussi rationnelles que veulent paraître et se présenter, sont comme la peau du scrotum : elle peut être tirée dans n'importe quelle direction, affirmant des certitudes opposées et incompatibles qui sont également incertaines. Je me sentirais incohérent si, avec toutes les bonnes intentions d'échapper à la manipulation de l'État (dont l’évident opportunisme est insupportable et indiscutable), je finissais par divulguer des vérités infondées aux effets potentiellement dévastateurs (involontairement, bien sur, afin, d'ailleurs, de dénoncer les mensonges insupportables du pouvoir et d’une peste émotionnelle sans frontières idéologiques).

Tous les médicaments tuent pour ainsi dire une partie de la vie. J'ai toujours évité au maximum d'ingérer volontairement des antibiotiques, un médicament qui s'annonce déjà par son nom pour ce qu'il est : contre la vie ! Pourtant, parfois, je les ai pris et ils m'ont aidé à éradiquer des infections bactériennes qui étaient mortelles avant leur existence. Puis le système dominant nous les a fait avaler de force, pendant des décennies, dans la nourriture, jusqu'à ce qu'ils deviennent presque inutiles comme médicaments, à cause du bombardement d'antibiotiques à foison (car monstrueusement rentables et efficaces pour la transformation du vivant en marchandise) sur les animaux de boucherie industrielle des élevages concentrationnaires.

Maintenant je ne sais pas si le vaccin est inoffensif comme le prétendent ses vendeurs et propagateurs (hypothèse à prendre avec des pincettes car personne ne sait rien de clair et de définitif déjà l'appeler vaccin est peut-être inapproprié et son utilisation généralisée est, en fait, une expérimentation sur des milliards de cobayes). Il me semble clair, cependant, que le vaccin a un effet apaisant important sur la pandémie à un moment où nous ne sommes pas encore en mesure de guérir fermement et en douceur l’odieuse monarchie biologique du coronavirus. Chacun doit donc être libre de se vacciner ou non, sans distinction d'aucune sorte et encore moins d'obligations. TOUS, cependant, LIBREMENT et INTERNATIONALEMENT, aussi et surtout les peuples les plus pauvres, exclus de la richesse aliénée de la société du bien-être d'un Occident capitaliste privilégié sur tous les fronts, mesquin, capricieux et suprémaciste.

Bien sûr, le monstre productiviste a réussi à polluer le rapport aux médicaments que les êtres humains ont toujours utilisées de manière organique, les transformant, comme tout le reste, en une putride marchandise lucrative depuis qu'il a réduit les êtres humains à des esclaves de la rentabilité. Banques, Big Pharma et Gafam font partie d'un même univers artificiel et inhumain, désormais planétaire et dirigé par l'économie politique, dans lequel la vie organique n'a plus le droit d'exister. Une armée de zombies éduqués à l'artificialité transhumaniste des robots encore ensanglantés mais sans âme orgastique défile avec le téléphone portable à la main et le cœur de pierre, au rythme de la progression de l'horreur qui nous écrase contre le mur toujours plus artificiel de la civilisation. Mur qui nous sépare d'une nature qui fonctionne insouciante de nous et de nos délires. C'est à partir de cette tragique évidence historique refoulée que se développent les thèses confusionnistes dites complotistes. En réalité, elles jaillissent comme un hurlement étouffé de l'authentique sentiment de danger dû au fait évident que le système dominant est capable de tout au nom de son fétichisme marchand.

Il l'a historiquement démontré en massacrant des peuples entiers à des fins lucratives des couvertures contaminées à la variole données aux Amérindiens pour les exterminer définitivement, à l'élimination systématique de tous les aborigènes de la planète, obstacle à la moderne suprématie productiviste blanche –, mais il continue de le faire de mille manières chaque jour, au niveau planétaire, désormais sans distinction de peau : des pesticides au nucléaire, en passant par la contribution insensée de la société industrielle au changement climatique.

Sur le réseau virtuel qui héberge les délires du monde et l'ignorance pédante et névrotique d'individus sans communauté, des doutes et des colères qui pourraient être partagés se mêlent aux certitudes irrationnelles sans fondement qui cuisent la critique extrémiste et la paranoïa mystique dans une même casserole idéologique, perdant de vue la conscience rationnelle de ce pivot de la vie organique qu'est la radicalité : c'est-à-dire la capacité de remonter à la racine des choses pour comprendre les phénomènes complexes que la société productiviste a élaboré depuis sept mille ans, transformant progressivement les êtres humains en succubes prisonniers de l'économie de marché d’abord les enchaînant clairement dans l'ancien esclavage, puis en faisant d’eux les serviteurs de seigneurs cyniques et enfin les enveloppant dans les modernes chaînes invisibles de la servitude volontaire et du travail salarié.

Le coronavirus 19/84 a démasqué l'inhumanité globale au-delà des idéologies opposées en la recouvrant du masque anticovid qui est presque anti-rien, mais sert, peut-être, à se protéger un peu des crachats de la peste virale que le vaccin a rendue pour le moment moins virulente. En revanche, il sert beaucoup autant que le vaccin, après tout surtout à diviser le monde humain entre covidophobes et covidophiles, groupes que les cowboys du pouvoir gèrent comme des troupeaux enragés. Lesquels se bataillent entre ceux qui parlent d’une banale grippette et ceux qui cèdent à la panique d’une mort imminente, entre ceux qui portent le masque et ceux qui le méprisent, entre confiants et inquiets, héroïques et lâches, bons et méchants, aristocrates et ignorants selon les psychotiques morales suprémacistes binaires dominantes depuis des millénaires sur une humanité acratique constamment harcelée par tous les pouvoirs car la peste émotionnelle patriarcale l’a élue comme son ennemi absolu.

L'horrible spectacle continue, tandis que l'humain agonise prisonnier d'une logique adialectique insensée et insensible. Nous ne nous libérerons pas de l'évolution meurtrière du productivisme, plus que jamais fondé sur le conflit social, si ce n'est en le remettant en cause avec le capitalisme et le conditionnement à la consommation aliénée qui en font partie. Seule la renaissance d'une vie organique soutenue par une nouvelle conscience d’espèce antiproductiviste, épicurienne et rationnelle, ravivera ce plaisir de vivre en train de mourir, virus ou pas virus.

 

Sergio Ghirardi Sauvageon, le 25 août 2021

 


venerdì 13 agosto 2021

Un sogno nell’incubo

Le misure sociali e sanitarie che non siano razionalmente discusse e liberamente scelte sono destinate a diventare liberticide e micidiali. Prima che il terremoto (sociale, sanitario, ecologico e climatico) si trasformi definitivamente in tsunami, si può dunque immaginare, che, per risposta alla pandemia sempre in corso e all’incubo in cui siamo immersi, l’assemblea delle assemblee di un popolo planetario che convalidi le decisioni dell’insieme delle assemblee locali, osi decidere quel che segue, per cominciare:

1) Confisca e utilizzazione sociale di tutti i benefici conseguenti al periodo della pandemia realizzati dal FTSE MIB (acronimo di Financial Times Stock Exchange Milano Indice di Borsa) e dai GAFAM.

2) Finanziamento collettivo per l’aumento dappertutto delle capacità curative degli ospedali, del personale curante, dei letti, delle forniture di ossigeno e di tutto il necessario per rispondere all’urgenza.

3) Socializzazione immediata e generale dei diritti di proprietà sui vaccini e sulle cure.

4) Abolizione di ogni privilegio correlato alla vaccinazione e libera generalizzazione del vaccino per tutti quelli che lo desiderano, dovunque nel mondo.

Tutto ciò, più che mai, sarebbe solo l’inizio!

Da quando l’Antropocene e il Capitalocene lavorano senza sosta per l’alienazione e la reificazione, il ruolo dello Stato non ha smesso di crescere insieme allo sfruttamento e all’ingiustizia. Grazie alla truffa della democrazia parlamentare molto diffusa, gli Stati si arrogano ora, legalmente, quel diritto alla violenza settaria che si sono sempre attribuiti per imposizione autoritaria. Dalla dittatura imperialista dei fascismi di ogni colore ideologico e di tutte le epoche al totalitarismo democratico del parlamentarismo, gli Stati esercitano sempre tutti i privilegi di cui approfittano di passaggio dirigenti, burocrati, soldati, domestici ma soprattutto i loro sponsor – oligarchi senza scrupoli al sommo della piramide del potere economico e politico.

Oggi più che mai, questo esercito di mercanti, tecnici, guerrieri e servitori dell’economia politica è il peggior nemico dell’uomo organico. Noi – questa specie di selvaggi, di non civilizzati – sopravviviamo in margine di un mondo artificiale ormai in mano ai Gafam e alla loro rivoluzione digitale creatrice di un nuovo ancien régime tecnocratico attraverso la moderna schiavitù e l’alienazione industriale del cittadino produttore/consumatore di merce. Così il produttivismo e l’homo economicus che lo sostiene, stanno portando a termine l’eliminazione dell’essere umano organico.

Puro prodotto del produttivismo al cui cuore c’è il Mercato, lo Stato ha, infatti, sempre combattuto dappertutto le nazioni antropologiche spontanee che distinguevano i gruppi umani senza tuttavia implicare necessariamente una gerarchia suprematista. Gli innumerevoli cloni di uno statalismo ormai diffuso sul pianeta intero dominano, invece, gli esseri umani in nome del denaro sovrano e di un dominio dalle radici patriarcali che traffica, però, alacremente per invischiare anche il femminile in una sterilizzazione economicista indifferenziata.

I profitti sbalorditivi accumulati dal capitalismo finanziarizzato durante la pandemia superano immensamente l’infima entità di una tassa sulle grandi fortune che lo Stato francese si è del resto affrettato ad abrogare. Ecco perché ogni beneficio condivisibile dalla specie deve essere catalogato ufficialmente come patrimonio dell’umanità, infischiandosi dell’etica affarista dell’economia politica di cui lo Stato è il gendarme.

 I farmacisti miliardari di Big Pharma che pretendono di passare per dei benefattori e degli scienziati, si sono spinti fino ad aumentare senza vergogna, in piena pandemia, il prezzo delle loro scoperte vaccinali, merci abbondantemente finanziate dal denaro pubblico. Sono dei capitalisti criminali, sostenuti da uno Stato che impone alle masse cittadine il pass sanitario, ma lascia, nel contempo, sprovviste di vaccino intere popolazioni che vorrebbero vaccinarsi.

Ecco un vero scandalo nello scandalo: non si può accettare di subire la vaccinazione obbligatoria con il trucco del pass sanitario al livello degli Stati-nazione più ricchi (queste macchine da guerra nazionalista il cui fascismo è strutturale, caratteriale), pretendendo in tal modo di proteggere i propri cittadini nazionali tanto amati, mentre si sa molto bene che il virus circola dappertutto e che – ammettendo, fino a prova contraria, l’innocuità relativa di un vaccino che sembra per il momento la sola parata a disposizione – solo una vaccinazione internazionale messa a disposizione soltanto di quanti lo volessero, potrebbe eventualmente contribuire ad arginare i danni della pandemia, alla larga da ogni odioso obbligo mascherato.

Gargarizzandosi di umanesimo e di democrazia, il riflesso stupido degli Stati-nazione (super Stato europeo incluso) resta suprematista e vessatorio, egoista, elitista, classista e ottuso come tutta la gestione della pandemia. Del resto, da sempre, dappertutto, nessuno Stato è restio a mandare cinicamente i suoi ufficiali giudiziari a confiscare i poveri beni di chi non paga (o non abbastanza) l’imposta; senza commuoversi, taglia l’elettricità e l’acqua a famiglie in condizioni precarie, ma si guarda bene, laddove le ricchezze economiche si accumulano, dal confiscare il surplus accumulato dai Gafam o dalle grandi società quotate in borsa, cosa ancora più scandalosa ora, in seguito alla pandemia e ai confinamenti.

Lo Stato si rifiuta di restituire alla popolazione di cui si pretende il protettore, mentre ne è il prosseneta, questa ricchezza reificata e feticista di cui è il gendarme. Non c’è più alcuna legittimità per questo mostro glaciale che ci sfrutta senza pietà né empatia. Tocca a noi tutti riprendere collettivamente nelle nostre mani acratiche di cittadini del mondo radicati nel locale da difendere, l’autogestione generalizzata di una vita quotidiana restituita al suo soggetto umano.

Via dalla pazza folla



e dai suoi deliranti misticismi contrapposti, se questo è solo un sogno, vediamo di svegliarci alla svelta dall’incubo per trasformare il sogno in realtà, prima che sia troppo tardi!                         

                                                        Sergio Ghirardi Sauvageon, 12 agosto 2021


Un rêve dans le cauchemar

Les mesures sociales et sanitaires qui ne sont pas rationnellement discutées et librement choisies sont destinées à devenir liberticides et meurtrières. Avant que le tremblement de terre (social, sanitaire, écologique et climatique) se transforme définitivement en tsunami, on peut donc imaginer qu’en réponse à la pandemie toujours en cours et au cauchemar où nous sommes plongés, l’assemblée des assemblés d’un peuple planétaire, entérinant les décisions de l’ensemble des assemblées locales, ose décider ceci pour commencer :

1) Confiscation et redistribution sociale de tous les bénéfices du CAC 40 et des GAFAM consécutifs à la période de la pandemie.

2) Financement collectif pour l’augmentation partout des capacités de soin des hôpitaux, du personnel soignant, de lits, de fournitures d’oxygène et de tout le nécessaire pour repondre à l’urgence.

3) Socialisation immédiate et générale des droits de propriété sur les vaccins et les soins.

4) Abolition de tout privilège lié à la vaccination et libre généralisation du vaccin uniquement pour tous ceux qui le souhaitent, partout dans le monde.

Tout ça, plus que jamais, ce ne serait qu’un début !

Depuis que l’Anthropocène et le Capitalocène travaillent sans cesse pour l’aliénation et la réification, le rôle de l’Etat n’a pas arrêté de grossir avec l’exploitation et l’injustice. Grace à l’arnaque de la démocratie parlementaire très répandue, les Etats s’arrogent maintenant légalement, sans partage, ce droit à la violence sectaire qu’ils se sont toujours octroyé par imposition autoritaire. De la dictature impérialiste des fascismes de tous les couleurs idéologiques et de toutes les époques au totalitarisme démocratique du parlementarisme, les Etats exercent toujours tous les privilèges dont profitent au passage dirigeants, bureaucrates, soldats, galopins mais surtout leurs commanditaires – oligarques sans scrupule au sommet de la pyramide du pouvoir économique et politique.

Aujourd’hui, plus que jamais, cette armada de marchands, techniciens, guerriers et serviteurs de l’économie politique est le pire ennemi de l’homme organique. Nous – cette espèce de sauvages, de non civilisés – survivons dans la marge d’un monde artificiel désormais aux mains des Gafam et de leur révolution numérique créatrice d’un nouveau ancien régime technocratique par l’esclavage moderne et l’aliénation industrielle du citoyen producteur/consommateur de marchandise. Ainsi le productivisme et l’homo economicus qui le porte, sont en train d’achever l’élimination de l’être humain organique.

Car, pur produit du productivisme dont le cœur est le Marché, l’Etat a toujours combattu partout les nations anthropologiques spontanées qui différenciaient les groupes humains sans pourtant impliquer nécessairement une hiérarchie suprématiste. En revanche, les innombrables clones d’un étatisme désormais répandu sur la planète entière, dominent les humains au nom de l’argent roi et d’une domination aux racines patriarcales qui œuvre, toutefois, avec acharnement, pour emmêler le féminin aussi dans une stérilisation économiste indifférenciée.

Les profits faramineux accumulés par le capitalisme financiarisé pendant la pandemie dépassent immensément l’entité infime d’une impôt sur les grandes fortunes que l’Etat s’est d’ailleurs empressé d’abrogée. Voilà pourquoi tout bénéfice partageable par l’espèce doit être catalogué d’office comme patrimoine de l’humanité, en se foutant de l’éthique affairiste de l’économie politique dont l’Etat est le gendarme.

Les pharmaciens milliardaires du Big Pharma, tout en prétendant passer pour des bienfaiteurs et des scientifiques, sont allés jusqu’à augmenter sans vergogne, en pleine pandemie, le prix de leurs découvertes vaccinales, marchandises abondamment financées par l’argent publique. Ils sont des capitalistes criminels soutenus par un Etat qui impose aux masses citoyennes le pass sanitaire mais laisse, en même temps, dépourvues de vaccin des tas de populations qui voudraient se vacciner.

Voilà un vrai scandale dans le scandale : on ne peut pas accepter de subir la vaccination obligatoire par la tricherie du pass sanitaire au niveau des Etats nations les plus riches (ces machines de guerre nationaliste dont le fascisme est structurel et caractériel), prétendant ainsi protéger ses citoyens nationaux tant aimés, alors qu’on sait pertinemment que le virus circule partout et que – en admettant, jusqu’à preuve du contraire, l’innocuité relative d’un vaccin qui semble pour le moment la seule parade disponible – uniquement une vaccination internationale à la disposition de tous ceux qui le veulent, pourrait éventuellement contribuer à endiguer les dégats de la pandemie à l’écart de toute odieuse obligation déguisée.

Tout en se gargarisant d’humanisme et de démocratie, le reflexe débile des Etats-nation (super Etat européen inclus) reste suprematiste et vexatoire, égoïste, élitiste, classiste et borné comme toute la gestion de la pandemie. D’ailleurs, depuis toujours, partout, aucun Etat ne rechigne à envoyer cyniquement ses huissiers pour confisquer les pauvres biens de ceux qui ne payent pas (ou pas assez) son impôt ; sans s’émouvoir, il coupe l’électricité et l’eau à des familles en situations précaires, mais il se garde bien, là où les richesses économiques s’accumulent, de confisquer les plus-values accumulées par les GAFAM et le CAC 40, encore plus scandaleusement maintenant, suite à la pandemie et aux confinements.

L’Etat se refuse de restituer cette richesse réifiée et fétichiste dont il est le gendarme à la population dont il se prétend le protecteur alors qu’il n’est plutôt le proxénète. Il n’y a plus aucune légitimité pour ce monstre glacial qui nous exploite sans pitié ni empathie. C’est à nous tous de reprendre collectivement dans nos mains acratiques de citoyens du monde enracinés dans du local à défendre, l’autogestion généralisée d’une vie quotidienne restituée à son sujet humain.

Loin de la foule déchainée et de ses délirants mysticismes opposés, si ceci n’est qu’un rêve, réveillons nous vite du cauchemar pour transformer le rêve en réalité, avant qu’il ne soit trop tard !                                

                                                             Sergio Ghirardi Sauvageon, 12 aout 2021




Disobbedienza civile !

 


Testo di Raoul Vaneigem per semplice informazione

o in modo di eventuale contributo ai dibattiti in corso.

 

La violenza della vita non ha nulla in comune con la violenza di cui si riveste la morte. La vita non si cura di rispondere alla barbarie che la opprime.

Vivere umanamente è un’esperienza tanto atemporale che storicamente parlante, radicalmente nuova. Dedicarsi a essa perseguendola è sufficiente perché ogni velleità di ostacolarne la libertà si mostri inammissibile. Siamo dunque giustificati nel passare oltre ogni decreto liberticida.

La disobbedienza civile è un’emanazione poetica di questa non accettabilità. Essa non tollera alcuna forma di predazione, alcuna forma di potere. È l’inazione che si afferma illuminando, è l’impulso vitale che avanza e, di anello in anello, spezza quasi inavvertitamente, tutte le sue catene.

La guerra civile è un gioco di morte in cui tutte e tutti si affrontano, la disobbedienza civile è il gioco della vita solidale in cui le passioni si vivono e si accordano.

Bisogna porsi a ogni istante questa domanda: a chi giova?

La strategia della confusione è appannaggio dei governi e delle potenze finanziarie mondiali. L’arte della comunicazione serve a screditare le rivolte della libertà offesa. In questo modo il movimento dei Gilet jaunes è stato assimilato a un populismo in cui bazzicavano fascisti, antisemiti, omofobi, misogini e pazzi furiosi. Queste grottesche calunnie non hanno davvero avuto bisogno di essere denunciate. Sono state spazzate via con una disinvoltura sbalorditiva dalla tranquilla determinazione dei manifestanti ad accordare una priorità assoluta alle aspirazioni umane. Fatto sorprendente, l’opposizione di sinistra, sia gauchista sia libertaria, aveva fatto mostra nei confronti dei Gilet jaunes di una reticenza sprezzante, molto simile all’arroganza oligarchica. Quando i burocrati politici e sindacali si sono resi conto del loro errore e hanno cercato di unirsi al movimento dei ronds points (delle giratorie, NdT), sono stati messi da parte dalla ferma e salutare risoluzione di non tollerare né capi né guide autoproclamate.

L’epidemia è arrivata a punto per restituire al Potere vacillante unn po’ della sua autorità repressiva.

Certo, il coronavirus e le sue mutazioni costanti rappresentano un pericolo incontestabile. Tuttavia, mentre delle misure favorevoli alla salute avrebbero permesso di attenuarne l’impatto, si è assistito a una gestione catastrofica del caos. La cattiva gestione ospedaliera, le menzogne a ripetizione, le marce e le contromarce, la prevaricazione dei settori scientifici hanno aggravato il pericolo. Ancora più tossico è stato il panico orchestrato dai mass media, strofinaccio degli interessi privati. Il gioco valeva la candela per le grandi industrie farmaceutiche i cui azionisti si arricchiscono ogni volta che i cittadini-cavie pagano il rinnovo dei vaccini.

Tre anni di Gilet esposti al sole in tutte le stagioni hanno rafforzato la resistenza a una barbarie che non li ha risparmiati. C’è in questo di che inquietare e irritare i fantocci statali, gli ultimi politicanti, i mercanti di pesticidi ai quattro venti.

Non bastando più la brutalità, ne ha preso il posto la vecchia pratica del capro espiatorio. Esperta nella materia, l’estrema destra ha scelto di masticare i migranti con il suo unico dente traballante. Con i Gilet jaunes e i loro emuli, i gestori della corruzione nazionale e mondialista sono confrontati a un progetto di un altro peso e di un’altra sostanza.

Nel 2018, il governo francese si era ridicolizzato trattando il popolo dei ronds points da bifolchi incolti e irresponsabili. Che la popolarità del coronavirus gli dia l’opportunità di riprendere l’offensiva con maggiore rilevanza non ha nulla di sorprendente.

Per quel che riguarda i residui di chi ha distrutto il movimento operaio e il cui elettoralismo ha fatto uscire dal vaso di Pandora un fascismo di paccottiglia, hanno una rivincita da prendere su quel popolo che non riconoscono perché si rifiuta di riconoscerli. Sostengono la grossolana manovra di colpevolizzazione attraverso la quale i responsabili della devastazione sanitaria imputano la propagazione dell’epidemia a degli insorti colpevoli soprattutto di aver capito che l’obbligo di farsi vaccinare lasciava presagire un controllo sociale alla cinese.

Invece di denunciare i fautori della morbosità generalizzata, una fazione d’intellettuali, di retro bolscevichi, di pretesi libertari hanno adottato la novlingua orwelliana, diventata il modo di comunicazione tradizionale delle istanze di governo. Negano al popolo il diritto di scegliere o no i vaccini sperimentali. Apportano allo Stato un sostegno incredibile tacciando d’individualismo i Gilet jaunes in lotta per il diritto di vivere e la libertà che ciò implica. Ebbene, sono tre anni che gli insorti della vita quotidiana non devono più dimostrare di essere degli individui indipendenti che riflettono autonomamente, non degli individualisti il cui pensiero gregario ispira propositi di questo tipo: ”Se tutti si facessero vaccinare, non ci sarebbe bisogno di passaporto sanitario”.

Né paura né sensi di colpa. Il vivente avrà ragione di questo mondo a rovescio e dei suoi complici. Anche se la lotta per la gioia di vivere subisce parecchi rovesci, perché preoccuparsi? L’incendio che si spegne si riaccenderà, quasi inavvertitamente, al minimo soffio di vita.

Il ritorno alla base esclude i falsi dibattiti. Solo la salute dell’Uomo astratto accetta di essere trattata per statistiche e decreti.

Farsi vaccinare o no contro il virus è una decisione che riguarda una libera scelta. Io non lo impongo a nessuno neanche vecchio o vulnerabile – e mi batterò affinché nessuno me lo imponga.

L’individuo autonomo trae la sua forza da se stesso e dalla solidarietà dei suoi simili. L’individualista è un seguace del calcolo egoista, un volgare predatore, un puro prodotto del capitalismo.

Abbandonando l’elenco dei combattimenti fittizi, i popoli hanno imparato nella sofferenza che solo i mercanti d’armi vincono una guerra. La nostra lotta non è concorrenziale, si riassume nel tentare di vivere secondo i nostri desideri, rivendicando per tutte e per tutti un identico diritto alla felicità.

La gioia di vivere è un’inclinazione naturale È alla sua sovranità che la natura dovrà di essere liberata dall’uomo predatore. Solo un’assoluta libertà annienterà l’assolutismo che ci uccide.

Raoul Vaneigem, 8 agosto 2021




Désobéissance civile!

 Texte de Raoul Vaneigem, pour simple information

ou en mode d’éventuelle contribution aux débats en cours, apparu sur Mediapart (NdT).

 

 

            La violence de la vie n’a rien en commun avec la violence dont la mort se revêt. La vie n’a cure de répondre à la barbarie qui l’opprime.

            Vivre humainement est une expérience à la fois atemporelle et, historiquement parlant, radicalement nouvelle. S’y attacher et la poursuivre suffit pour que toute velléité d’entraver sa liberté se heurte à une fin de non-recevoir. Ainsi sommes-nous fondés à passer outre à tout décret liberticide.

            La désobéissance civile est une des émanations poétiques de cette fin de non-recevoir. Elle ne tolère aucune forme de prédation, aucune forme de pouvoir. Elle est le non-agir qui s’affirme en rayonnant, elle est la pulsion vitale qui va devant soi et, maillon par maillon, brise, comme par inadvertance, la totalité de ses chaînes.

            La guerre civile est un jeu de mort où toutes et tous s’affrontent, la désobéissance civile est le jeu de la vie solidaire où les passions se vivent en s’accordant.

            A chaque instant se poser la question : à qui cela profite-t-il ?

            La stratégie de la confusion est l’apanage des gouvernements et des puissances financières mondiales. L’art de la communication sert à discréditer les révoltes de la liberté offensée. Le mouvement des Gilets jaunes a été de la sorte assimilé à un populisme où grenouillaient fascistes, antisémites, homophobes, misogynes et fous furieux. Ces grotesques calomnies n’ont guère eu besoin d’être dénoncées. Elles ont été balayées avec une manière de désinvolture sidérante par la tranquille détermination des manifestants d’accorder aux aspirations humaines une priorité absolue. Chose étonnante, l’opposition de gauche, voire gauchiste et libertaire, avait fait montre à l’endroit des Gilets jaunes d’une réticence méprisante, assez proche de l’arrogance oligarchique. Quand les bureaucrates politiques et syndicaux s’avisèrent de leur bévue et ambitionnèrent de rejoindre le mouvement des ronds points, ils se trouvèrent mis à l’écart par la ferme et salutaire résolution de ne tolérer ni chefs ni guides autoproclamés.

            L’épidémie est venue à point pour rendre au Pouvoir vacillant un peu de son autorité répressive.

            Certes, le coronavirus et ses mutations constantes représentent un danger incontestable. Mais là où des mesures favorables à la santé eussent permis d’en atténuer l’impact, on a assisté à une gestion catastrophique du chaos. La gabegie hospitalière, les mensonges en cascades, les marches et contremarches, la prévarication des milieux scientifiques ont aggravé le péril. Plus toxique encore a été et reste la panique orchestrée par les médias, serpillières des intérêts privés. La partie était belle pour les grands laboratoires pharmaceutiques dont les actionnaires s’enrichissent chaque fois que les citoyens-cobayes paient le renouvellement des vaccins.

            Trois ans de gilets ensoleillés en toutes saisons ont affermi la résistance à une barbarie, qui ne les a pas épargnés. Il y a là de quoi inquiéter et irriter les fantoches étatiques, les derniers politicards, les marchands de pesticides à tous vents.

            La brutalité ne suffisant pas, la vieille pratique du bouc émissaire a pris le relais. Experte en la matière, l’extrême-droite a choisi de mâchouiller les migrants de sa dent unique et branlante. Avec les Gilets jaunes et leurs émules, les gestionnaires de la corruption nationale et mondialiste font face à un projet d’une autre envergure et d’une autre substance.

            En 2018, le gouvernement français s’était ridiculisé en traitant le peuple des ronds-points de péquenauds incultes et irresponsables. Que la vogue du coronavirus lui livre l’occasion de reprendre l’offensive avec plus de pertinence n’a rien d’étonnant.

            Quant aux résidus de ceux qui bousillèrent le mouvement ouvrier et dont l’électoralisme a fait surgir de sa boite de Pandore un fascisme de pacotille, ils ont une revanche à prendre sur ce peuple qu’ils ne reconnaissent pas parce qu’il refuse de les reconnaître. Ils cautionnent la grossière manœuvre de culpabilisation par laquelle les responsables de la dévastation sanitaire imputent la propagation de l’épidémie à des insurgés surtout coupables d’avoir compris que l’obligation de se faire vacciner laissait augurer un contrôle social à la chinoise.

            Au lieu de dénoncer les fauteurs de la morbidité généralisée, une faction d’intellectuels, de rétro-bolchéviques, de prétendus libertaires ont adopté la novlangue orwellienne, devenue le mode de communication traditionnel des instances gouvernementales. Ils dénient au peuple le droit de choisir ou non les vaccins en cours d’expérimentation. Ils apportent à l’État un soutien effarant en taxant d’individualistes les gilets jaunes en lutte pour le droit de vivre et la liberté qu’elle implique. Or, cela fait trois ans que les insurgées et insurgés de la vie quotidienne, n’ont plus à démontrer qu’ils sont des individus autonomes, réfléchissant par eux-mêmes, non des individualistes, à qui la pensée grégaire inspire des propos du genre : « si tout le monde se faisait vacciner, on n’aurait pas besoin de passeport sanitaire ».

            Ni peur ni culpabilité. Le vivant aura raison de ce monde à l’envers et de ses complices. Même si le combat pour la joie de vivre subit maints revers, pourquoi s’en inquiéter ? L’embrasement qui s’apaise se ravivera comme par inadvertance au moindre souffle de la vie.

            Le retour a la base exclut les faux débats. Il n’y a que la santé de l’Homme abstrait qui accepte d’être traitée par statistiques et par décrets.

            Se faire vacciner ou non contre le virus est une décision qui relève du libre choix. Je ne l’impose à personne – soit-il vieux ou vulnérable – et je me battrai pour que personne ne me l’impose.

            L’individu autonome tient sa force de lui-même et de la solidarité de ses semblables. L’individualiste est un adepte du calcul égoïste, un vulgaire prédateur, un pur produit du capitalisme.

            Délaissant la lice des combats factices, les peuples ont appris dans la souffrance que seuls les marchands d’armes gagnent une guerre. Notre combat n’est pas concurrentiel, il se résume à tenter de vivre selon nos désirs en revendiquant pour tous et toutes un droit identique au bonheur.

            La joie de vivre est une inclination naturelle. C’est à sa souveraineté que la nature devra d’être libérée de l’homme prédateur. Seule une absolue liberté anéantira l’absolutisme qui nous tue.

Raoul Vaneigem, 8 août 2021

 

mercoledì 4 agosto 2021

Cari esseri umani sopravvissuti

 



Cari esseri umani sopravvissuti di cui faccio parte,

credo che abbiamo superato il punto di non ritorno all’interno della società produttivista che s’impone e ci manipola da millenni e sento forte il bisogno di provare a fare il punto restando fuori da tutti i militantismi e da tutte le isterie dogmatiche che danzano confusamente nei nostri corpi e nelle nostre teste tra dubbi, titubanze, rabbie e deliri che umiliano profondamente la lucidità.

L’umano é ormai un resto prezioso ma incredibilmente svalutato in un mondo costellato e pervaso di disumanità e nessuno di noi è in grado di ristabilire pienamente una verità assoluta da cui partire per spiccare il volo verso un mondo umano. Quel che è certo è che una società fondata sulla schiavitù di massa educa i propri paria (che chiama cittadini quando ubbidiscono supinamente mentre li bolla come selvaggi nel macabro senso implicito di untermenchen quando resistono in qualche modo al dominio e al sopruso) a produrre merci e a consumarle miseramente all’interno di una gerarchia ferrea, appunto schiavistica, in cui il lavoro coatto è la regola unica e multiforme.

Il ricatto economicista dirige il mondo da quando le società organiche degli albori dell’umanità sono state attaccate dall’irruzione di una morale produttivista che ha corrotto fino al midollo una comunità umana molteplice e varia (le cui opzioni possono essere diverse e incompatibili, matricentriche o patriarcali) in divenire lento e contradditorio. Di questa comunità organica originaria non si può che costatare la distruzione che rischia oggi di diventare definitiva.

Improvvisamente ma prevedibilmente, circa settemila anni dopo l’innescarsi della civiltà produttivista diventata nel frattempo planetaria e globale, un piccolo virus tra i molti che la natura produce da sempre[1] e dai quali gli esseri umani hanno dovuto difendersi spesso di secolo in secolo, è venuto a scardinare i delicati equilibri schiavistici del capitalismo produttivista planetario, fase terminale di una lunga malattia umana dai sintomi inequivocabili e ormai noti: alienazione e reificazione[2].

La più grande novità del coronavirus 19/84 non riguarda, infatti, la gravità della pandemia (tutt’altro che banale, ma se ne sono viste e se ne vedranno certamente di peggiori) né l’impotenza umana a eliminarne rapidamente le cause e le disgrazie, quanto l’assenza morbosa di un approccio organico alla situazione, tanto sul piano individuale che sociale. L’irruzione del virus ha accentuato l’autismo dell’homo economicus di fronte alla natura, dimostrando la debolezza strutturale della società globale e accentuando radicalmente la diffidenza nei confronti del sistema sociale che domina la specie umana, costretta di colpo a confrontarsi con l’artificialità ormai palese e diffusa della società.

Quest’artificialità produttivista spiega in gran parte le contraddizioni del potere nella gestione della pandemia. La mancanza di maschere, di respiratori, di ossigeno e di letti, carenza che resta grave un anno e mezzo dopo l’apparizione del virus, non può essere imputata all’imprevedibilità e all’ignoranza ma all’assenza della minima generosità empatica da parte del sistema. Ciò che resta immutato nei miserabili eredi virtuali della borghesia reale che ha storicamente fondato il capitalismo[3], è la logica ferrea del risparmio che nessun umanesimo deve disturbare. I diritti dell’uomo su cui il capitalismo parlamentare è formalmente fondato, si evaporano come nebbia al sole appena il profitto è intaccato. Business is business e non c’è davvero altro da aggiungere se non che la danza macabra dinanzi al vaccino testimonia invece, tragicamente ed evidentemente, di una confusione patologica condizionata dal pericolo. Tanto i pro che gli anti riproducono l’opposizione binaria che la storia recente ha particolarmente manifestato nel ventesimo secolo: destra e sinistra, fascismo e antifascismo sono stati i prodotti di una stessa ideologia suprematista al cuore del produttivismo e del suo modo di produzione finale capitalista.

Scandalosamente ma lucidamente, in pieno ventennio fascista, il comunista Bordiga dichiarava che l’antifascismo era il peggior prodotto del fascismo. La democrazia totalitaria gli sta dando di nuovo – vichianamente – ragione. Oggi, quasi un secolo dopo il ventennio fascista, in piena controrivoluzione digitale, l’anticomplottismo appare come il peggior prodotto del complottismo, entrambi al lavoro, come Caino e Abele, per la paranoia universale e per il dominio incontrastato di oligarchie, plutocrazie e totalitarismi vari che cavalcano tutte le allucinazioni con paternalismo e autoritarismo.

Quel che m’inquieta ben più del virus è, infatti, il misticismo di molte posizioni che emergono di fronte alla pandemia. Mai come ora mi sono sentito così solo, abbandonato, perduto in un dipinto di Bosch, ogni volta che guardo i volti e ascolto le parole dei diversi deuteragonisti dello spettacolo dominante[4], sprovvisto, come sono, del conforto percepibile di un’ampia e cosciente lucidità collettiva. Mai come ora ho avuto l’impressione ambivalente di ascoltare circostanziate denunce che potrebbero essere allarmi preziosi, fiori di una nuova coscienza radicale nascente, ma che si corrompono troppo spesso in razionalismi morbosi e deliranti, impotenze rimosse che si affermano come lucidità paranoiche.

Certamente non si possono rimuovere senza attenta riflessione testimonianze come quelle che seguono perché si presentano come rigorose e disinteressate (cioè senza conflitti narcisisti d’interesse economico o psichico) ma la loro veridicità resta largamente inverificabile, obbligando a prendere o lasciare emotivamente:

https://blogs.mediapart.fr/laurent-mucchielli/blog/300721/la-vaccination-covid-l-epreuve-des-faits-2eme-partie-une-mortalite-inedite

https://odysee.com/@TheMagicWhispers:3/Jean-Bernard-Fourtillan-Grand-Format_1

Poco di tutto quello che è dato per certo a parole dette o scritte, è sicuro e credo sia assolutamente necessario evitare ogni atto di fede anche impercettibile[5]. Dubito ergo sum, proprio a causa dell’importanza di capire la verità. Da entrambi i lati di barricate di cartapesta destinate a sciogliersi come la calotta polare di fronte al cambiamento climatico, si affermano certezze non meno dubbie della verginità della madonna o dell’esistenza degli extraterrestri. Al fascismo sanitario conformista che s’inginocchia di fronte ai diktat di un potere totalitario ottuso che non merita la minima fiducia, né alcun sostegno, si oppone uno stalinismo sanitario virtuale e inconscio che non vuole vedere i rischi della pandemia, così come i militanti del partito non volevano, un tempo, vedere il fascismo rosso del piccolo padre dei popoli e dei suoi adepti.

I popoli organici della terra sopravvissuti sono nelle mani dei dominanti produttivisti, ridotti a masse di servitori volontari malati di una sindrome di Stoccolma o a rivoltosi senza rivoluzione la cui rabbia spontanea è sensibile alle manipolazioni possibili di suprematisti deliranti. Rompere con questa logica binaria che fa gli affari del Leviatano, è la conditio sine qua non per la necessaria rivoluzione sociale libertaria che sola può ricostituire la base organica della socialità umana. Il più imbarazzante è che tutto, compreso il peggio, è effettivamente possibile, ma poco è davvero verificabile da parte dei diretti interessati che siamo noi, semplici individui del quotidiano.

La miseria dei tifosi di calcio che imperversa in ogni ghetto, spinge a opporre la squadra del cuore a tutte le altre (tutte patrie altrettanto putride di suprematismo patriarcale) esprimendo l’orrenda logica binaria di ogni schiavitù materiale o virtuale. I promotori del vaccino ne vantano le qualità ma non sanno granché di chiaro e definitivo sui suoi possibili effetti secondari né sulla sua efficacia di fronte a varianti in continua mutazione. I vaccinisti non possono parlare che in termini economici, statistici, di rischi e/o benefici dello shoot sanitario, incitando a una presa di rischio assolutamente fuori controllo. Gli antivaccinisti, anche quando non cadono nella credenza mistica in qualche guru che appare sulla rete profetizzando l’apocalisse causata dai vaccini, non hanno da opporre alla vaccinazione che una fobia e un’attesa impotente fondata su una speranza contemplativa che contribuisce alla confusione.

Lo Stato è un prosseneta che tratta i cittadini come prostitute: o questi ultimi battono il marciapîede produttivista supini e sottomessi o vi sono costretti a pugni e schiaffi dalla violenza legale monopolizzata dai loro sfruttatori. Inaccettabile. Nessuno, per nessuna ragione può arrogarsi il diritto di decidere per gli altri imponendo, di fatto, la sua volontà. Se la vita è sempre e comunque un rischio, qui come sempre la questione è chiara: chi ha diritto di decidere sui rischi che lo riguardano se non l’individuo che subisce le conseguenze della decisione in questione? Anche la risposta è semplice: no alla vaccinazione obbligatoria dissimulata nel pass sanitario!

D’altro lato, come conciliare il bene individuale e il bene comune relativi alla diffusione o no del vaccino? Senza garanzie assolute, la vaccinazione di massa può contribuire a ridurre il rischio di nuove varianti resistenti al vaccino. In una società individualista in cui l’individuo non conta nulla se non come soggetto/oggetto economico, la questione radicalmente individuale di una puntura da farsi o da rifiutare è chiaramente psicodrammatica perché è in realtà contemporaneamente individuale e collettiva, dunque tipicamente e profondamente umana. Diventa allora fondamentale stabilire che non è il vaccino che va imposto né combattuto (eventualmente, semmai, quelli che si arricchiscono vendendolo). Si tratta di valutare con una sensibilità organica, in piena autonomia, i rischi del vaccinarsi e del non farlo, restando assolutamente liberi di fronte alla scelta, tanto più quando i pro e i contro restano di difficile valutazione. Tale impasse pone tragicamente l’accento, invece, sull’urgenza di combattere soprattutto e immediatamente l’artificialità del sistema sociale dominante fondato sull’appropriazione privativa che imponendo l’impasse attuale ha sconvolto l’organicità umana altrettanto individuale che collettiva, storicamente materializzata nella Comune il cui spirito profondo non è né individualista né collettivista, ma l’uno e l’altro indissolubilmente.

Mezzo secolo fa, un certo numero d’insoddisfatti della società produttivista, non potendo rovesciare il mondo dominante come infinitamente e confusamente desideravano, si sono spesso rivolti a droghe diverse tuffandosi in un mondo artificiale in cui sentirsi liberi. I benpensanti aborrono i drogati e viceversa poiché i “normali” drogano sempre il loro superio di conformismo, di noia, d’ipocrisia e di violenza sociale, mentre la ricerca alternativa di paradisi artificiali non fa che alleviare, con un anticonformismo tragicamente nichilista, la mancanza di rivoluzione sociale rimpiazzandola con sostanze stupefacenti che il sistema proibisce con il suo solito riflesso proibizionista. La droga feticizzata come magica merce di consumo è l’ultimo stadio dell’artificialità che invade e perverte la convivialità alla base della socialità.

Essendo allora mille leghe lontano dagli antivax attuali che profetizzano rischi apocalittici conseguenti a una semplice doppia dose di vaccino, chi si drogava per mancanza di rivoluzione non faceva certo caso alla composizione e alla qualità delle sostanze che il business della droga metteva a disposizione incitando a iniettarle nel braccio d’oro dei propri adepti. Certo non era lo Stato a imporre quelle punture ma il suo miglior nemico. Era, infatti, il Mercato – l’altra faccia del Leviatano produttivista – a spingere al consumo illegale come un primo passo verso una fantasmatica libertà. Come tutti i mercati più succosi, quello della droga è stato e resta nelle mani delle mafie che sono uno Stato liberato da ogni responsabilità e dovere verso i quaquaraqua[6]. Il buon cittadino è un servitore volontario che può drogarsi di lavoro e di altre sostanze banalizzate dalla civiltà produttivista ma non di eroina o di qualche altro oppio dei popoli venuti a sostituire, temporaneamente e solo parzialmente, un’alienazione religiosa indebolita dal materialismo consumistico diffuso. Oggi è il sistema dominante che incita a bucarsi due volte con il vaccino in attesa di altre punture ineluttabilmente a venire per prolungare la libertà di fare la coda nei supermercati, negli stadi, nei luoghi di vacanza e nei ghetti lavorativi. Dai paradisi artificiali al purgatorio consumistico, la convivialità, qualità tipica dell’organicità del vivente, si trasforma in una misera rivendicazione da schiavi che negano i rischi di una pandemia sotto gli occhi di tutti, ribellandosi contro la maschera al bar ma subendo senza la minima reazione il loro quotidiano lavoro da schiavi.

Tuttavia, che il rifiuto di portare la maschera nei luoghi chiusi finché il virus circola abbondantemente testimoni di una scarsa empatia, non può giustificare un’imposizione legale che obblighi a iniettarsi il vaccino. Non ho mai subito il ricatto di una droga di mafia o di Stato (né eroina né lavoro salariato) e mi sono sempre considerato libero di tutte le scelte volute. Ho dunque deciso di vaccinarmi appena in tempo, prima che il pass sanitario introducesse un’intollerabile imposizione dal sapore chiaramente totalitario. Ora che il vaccino sta diventando una discriminante sociale tra gli esseri umani, per solidarietà non mi sentirei più di vaccinarmi, pur continuando a pensare – senza alcuna certezza, sia chiaro – che i rischi reali ed eventuali del vaccino siano meno immediati e importanti di quelli di un virus che può provocare un fin di vita da incubo, soprattutto agli anziani con comorbilità.

La linea di demarcazione tra libertà e totalitarismo è definitivamente varcata se il corpo di un individuo non è più protetto da un’autonomia totale. Altrimenti perché scandalizzarsi dell’infibulazione, della castrazione chimica? Non si tratta, in fondo, che di “soluzioni finali” diverse, fondate sullo stesso principio: non riconoscere che a se stessi e al proprio suprematismo schifoso il diritto di vita e di morte. L’ipocrita scandalo dei servitori volontari di fronte alle provocazioni degli antipass (che per denunciare il sopruso in atto inalberano, con il cattivo gusto tipico del militantismo, la stella gialla della tragedia umana subita dagli ebrei e dalle minoranze finite nel mirino dei nazisti) dimentica le coperte al vaiolo date dai bianchi civilizzatori agli autoctoni americani per eliminarli di soppiatto. Davvero senza fine è la serie di crimini contro l’umanità che ha marcato tutto il produttivismo di cui il nazismo è effettivamente un macabro fiore all’occhiello, ma non l’unico esempio.

La più grande novità ancora rimossa ma ormai evidente è che il vecchio mondo è moribondo e stiamo comportandoci come se avessimo deciso di morire con lui. Lo stiamo facendo, ignorando le urgenze climatiche, ecologiche e sociali che emergono lampanti e sempre più urgenti. Ogni anno la data in cui l’uomo giunge a consumare l’intera ricchezza annuale della terra arriva sempre prima rispetto agli anni precedenti: nel 1970 il giorno era il 29 dicembre; il 4 novembre nel 1980; l’11 ottobre nel 1990; il 23 settembre nel 2000 e il 7 agosto nel 2010. Nel 2020 questa data è arrivata il 29 luglio! Tutto ciò è risaputo, denunciato e ripetuto, eppure continua imperterrito in nome della crescita, della crescita, della crescita. Basta con i discorsi, il tempo non è più agli opportunismi né alle titubanze, ma non sono molto ottimista di fronte alla balordaggine con cui l’homo economicus si lascia cuocere nell’acqua ancora tiepida, destinata a diventare rapidamente bollente. O si rompe con il progresso alienato e lo sfruttamento, alleandosi decisamente con la natura nel suo incedere ormai chiaramente antiproduttivista, o si finirà ineluttabilmente nell’artificialità nichilista di un capitalismo in fase terminale la cui peste emozionale è la peggiore di tutte le pandemie possibili.

 

Sergio Ghirardi Sauvageon, 2 agosto 2021



[1] Con l’Antropocene l’uomo è diventato capace d’imitare la natura inventando eventualmente virus di laboratorio.

[2] Noti ma non per questo davvero conosciuti perché dissimulati dall’orgia di propaganda religiosa e politica con cui la civiltà dominante ha avvolto i suoi sudditi di millennio in millennio. Il Leviatano produttivista composto di Stato e Mercato (complici e competitori) gestisce storicamente la manipolazione delle coscienze dosandola come l’altro aspetto della violenza materiale necessaria ad addomesticare i dominati e imporre le gerarchie di potere. Tra i molti esseri umani dedicatisi storicamente a denunciare i disastri della civiltà, risvegliando le coscienze inquinate e corrotte, spicca il nome di Karl Marx che ci ha permesso di capire i nessi strutturali fondamentali tra la merce e il Capitale in una critica dell’economia politica alla quale ha dedicato una vita. Né Machiavelli né Marx possono essere esorcizzati come complottisti per la loro descrizione precisa e profonda dei meccanismi del potere. Purtroppo il marxismo, fondato sulla componente ideologica delle ricerche marxiane, ha confuso le carte contribuendo a sua volta – ideologicamente appunto – alla perdita d’identità sociale (alienazione) e alla riduzione dell’essere umano a una “cosa” (reificazione) – due patologie consustanziali al feticismo della merce e alla libera circolazione mercantile della forza-lavoro di produzione e consumo.

[3] Perché, non dispiaccia ai filosofi che intasano da commessi viaggiatori il marciume dei mass media e la fogna populista che è la rete, il capitalismo ha solo qualche secolo di vita storicamente precisa, mentre l’economia di mercato è una realtà intrinseca dell’umano innescatasi anticamente sull’economia domestica delle società organiche per essere prima sacralizzata dalla religione poi materializzata attraverso la politica, costituendo sempre e comunque il nervo onnipresente della lotta di classe e di genere.

[4] Nella società dello spettacolo non ci sono protagonisti perché la vita soggettiva ne risulta vampirizzata. Ricchi o indigenti, ci sono solo poveri in canna che soffrono tra rabbia e umiliazione, masse di liberti zombizzati e un’oligarchia di miliardari che gestiscono il ghetto collettivo dall’alto delle loro torri di guardia concentrazionarie. Le donne e gli uomini liberi possono esistere solo in una natura organica che si presta a essere piacevolmente trasformata acraticamente, rispettandola nella consapevolezza di farne parte.

[5] Come orizzontarsi per proteggere la propria intelligenza sensibile dalla fabbrica ormai industriale di menzogne sibilline e teleguidate da innumerevoli strateghi virtuali che la novlingua chiama fake news? M’interroga e m’inquieta l’affermazione categorica che Bill Gates non sia vaccinato. Chi può davvero saperlo? Sembrerebbe che i miliardari e i privilegiati del sistema si siano piuttosto vaccinati per primi. O mentono tutti, adepti di una setta diabolica che non avrebbe allora alcun bisogno di paradisi fiscali? Così, nella barbarie colonialista del Far West produttivista, i vigilantes impiccavano senza processo ipotetici ladri di cavalli. Non dobbiamo essere ingenui: gli uomini di potere sono capaci di tutto, la storia lo dimostra ampiamente e per questo è giusto combatterli radicalmente, ma con simili affermazioni categoriche ci si prepara ai processi sommari e al linciaggio non alla rivoluzione. Un’altra mia perplessità riguarda il numero di morti attribuibili al vaccino che restano altrettanto misteriosi e discutibili di quelli attribuiti al virus dalle versioni ufficiali fortemente contestate sulla rete. Io non sono in grado di stabilire nessuna verità in proposito. Solo è certo che, almeno finora, il virus uccide incomparabilmente di più che il vaccino. O mi sbaglio?

[6] Quaquaraqua è il nome dato dai mafiosi ai cittadini disprezzabili e succubi della loro gerarchia schifosa e terrorizzante che colloca al vertice della piramide mafiosa gli uomini d’onore, seguiti e serviti dai picciotti che ne sono la guardia armata, gli assassini mercenari di una comunità disumana e intimamente patriarcale.



Chers êtres humains survivants

Chers êtres humains survivants dont je fais partie,

Je crois que nous avons dépassé le point de non-retour au sein de la société productiviste qui s’est imposée et nous manipule depuis des millénaires et je ressens le fort besoin d'essayer de faire le point en restant en dehors de tous les militantismes et de toutes les hystéries dogmatiques qui dansent confusément dans nos corps et dans nos têtes parmi des doutes, des hésitations, des colères et des délires qui humilient profondément la lucidité.
 
L'humain est désormais un vestige précieux mais incroyablement dévalué dans un monde parsemé et imprégné d'inhumanité et aucun de nous n'est capable de rétablir pleinement une vérité absolue à partir de laquelle décoller pour s'envoler vers un monde humain. Ce qui est certain, c'est qu'une société fondée sur l'esclavage de masse éduque ses parias (qu'elle appelle citoyens lorsqu'ils obéissent en position couchée tout en les qualifiant de sauvages au sens implicitement macabre d'untermenchen lorsqu'ils résistent d'une manière ou d'une autre à la domination et à l'oppression) à produire des marchandises et à les consommer misérablement au sein d'une hiérarchie de fer, précisément esclavagiste, dans laquelle le travail forcé est la règle unique et multiforme.
 
Le chantage économiste règne sur le monde depuis que les sociétés organiques de l'aube de l'humanité ont été attaquées par l'irruption d'une morale productiviste qui a corrompu jusqu’à la moelle une communauté humaine multiple et variée (dont les options peuvent être différentes et incompatibles, matri centriques ou patriarcales) en évolution lente et contradictoire. De cette communauté organique originelle, on ne peut que constater la destruction qui risque de s'achever définitivement aujourd'hui.
 
Du coup, mais de manière prévisible, environ sept mille ans après le déclenchement de la civilisation productiviste devenue entre-temps planétaire et globale, un petit virus parmi les nombreux que la nature a toujours produit[1] et contre lesquels les êtres humains ont dû se défendre souvent d’un siècle à l’autre, est venu rompre le délicat équilibre esclavagiste du capitalisme productiviste planétaire, phase terminale d'une longue maladie humaine aux symptômes sans équivoque et bien connus : l'aliénation et la réification[2].
 
La plus grande nouveauté du coronavirus 19/84 ne concerne, en effet, ni la gravité de la pandémie (loin d'être anodine, mais on a vu et on verra certainement de pire) ni l'impuissance humaine à éliminer rapidement ses causes et malheurs, mais plutôt l'absence morbide d'une approche organique de la situation, tant sur le plan individuel que social. L'irruption du virus a accentué l'autisme de l'homo economicus face à la nature, démontrant la faiblesse structurelle de la société globale et accentuant radicalement la méfiance envers le système social qui domine l'espèce humaine, soudainement obligée d'affronter l’artificialité désormais évidente et répandue de la société.
 
Cette artificialité productiviste explique en bonne partie les contradictions du pouvoir dans la gestion de la pandémie. Le manque de masques, de respirateurs, d'oxygène et de lits, carence qui reste grave un an et demi après l'apparition du virus, ne peut être attribué à l'imprévisibilité et à l'ignorance mais à l'absence du minimum de générosité empathique de la part du système. Ce qui reste inchangé chez les misérables héritiers virtuels de la bourgeoisie réelle fondatrice historique du capitalisme[3], c'est la logique de fer de l'épargne qu'aucun humanisme ne doit troubler. Les droits de l'homme sur lesquels le capitalisme parlementaire est formellement fondé s'évaporent comme un brouillard au soleil dès que le profit est écorné. Les affaires sont les affaires et il n'y a vraiment rien d'autre à ajouter si ce n'est que la danse macabre devant le vaccin témoigne plutôt, tragiquement et évidemment, d'une confusion pathologique conditionnée par le danger. Les pros et les antis reproduisent l'opposition binaire que l'histoire récente a particulièrement manifestée au XXe siècle : droite et gauche, fascisme et antifascisme ont été les produits d’une même idéologie suprémaciste au cœur du productivisme et de son mode de production final capitaliste.
 

Scandaleusement mais lucidement, au cœur de vingt ans de fascisme, le communiste Bordiga a déclaré que l'antifascisme était le pire produit du fascisme. Comme pour confirmer la théorie des cours et recours historiques de Vico, la démocratie totalitaire lui donne à nouveau raison. Aujourd'hui, près d'un siècle après la période fasciste, en pleine contrerévolution numérique, l'anticomplotisme apparaît comme le pire produit du complotisme car tous les deux travaillent, comme Caïn et Abel, pour la paranoïa universelle et la domination incontestée des oligarchies, ploutocraties et totalitarismes divers qui chevauchent toute hallucination avec paternalisme et autoritarisme.
 
Ce qui m'inquiète bien plus que le virus, c'est, en fait, le mysticisme de nombreuses positions qui émergent face à la pandémie. Jamais auparavant je ne me suis senti aussi seul, abandonné, perdu dans un tableau de Bosch, à chaque fois que je regarde les visages et j’écoute les paroles des différents deutéragonistes du spectacle dominant[4], privé que je suis du confort perceptible d’une lucidité collective large et consciente. Jamais auparavant je n'avais eu l'impression ambivalente d'entendre des dénonciations ponctuelles qui pourraient être de précieuses alertes, fleurs d'une nouvelle conscience radicale naissante, mais qui se corrompent trop souvent en rationalismes morbides et délirants, impuissances refoulées qui s'affirment comme une lucidité paranoïaque.
 
Certes, des témoignages tels que les suivants ne peuvent être écartés sans mûre réflexion car ils se présentent comme rigoureux et désintéressés (c'est-à-dire sans conflits narcissiques d'intérêt économique ou psychique) mais leur véracité reste largement invérifiable, obligeant à prendre ou à laisser émotionnellement :
 

https://blogs.mediapart.fr/laurent-mucchielli/blog/300721/la-vaccination-covid-l-epreuve-des-faits-2eme-partie-une-mortalite-inedite

https://odysee.com/@TheMagicWhispers:3/Jean-Bernard-Fourtillan-Grand-Format_1

 
Peu de tout ce qui est donné pour vrai dans les mots parlés ou écrits est certain et je crois qu'il est absolument nécessaire d'éviter tout acte de foi, même le plus petit[5]. Dubito ergo sum, précisément à cause de l'importance de comprendre la vérité. De part et d'autre de barricades en papier mâché destinées à fondre comme la calotte polaire face au changement climatique, des certitudes s'affirment aussi douteuses que la virginité de la Madone ou l'existence d'extraterrestres. Un stalinisme sanitaire virtuel et inconscient qui ne veut pas voir les risques de la pandémie (comme autrefois les militants du parti ne voulaient pas voir le fascisme rouge du petit père des peuples et de ses partisans) s'oppose au fascisme sanitaire conformiste qui s'agenouille devant les diktats d'un pouvoir totalitaire obtus qui ne mérite pas la moindre confiance et encore moins du soutien.
 
Les peuples organiques survivants de la terre sont aux mains des productivistes dominants, réduits à des masses de serviteurs volontaires atteints du syndrome de Stockholm ou à des émeutiers sans révolution dont la colère spontanée est sensible aux manigances possibles de suprémacistes délirants. Rompre avec cette logique binaire qui fait le bonheur du Léviathan est la condition sine qua non de la nécessaire révolution sociale libertaire qui seule peut reconstituer la base organique de la socialité humaine. Le plus embarrassant, c'est que tout, y compris le pire, est en réalité possible, mais peu est vraiment vérifiable par les directement concernés que nous sommes, simples individus du quotidien.
 
La misère des tifosi du football qui sévit dans chaque ghetto, pousse à opposer son équipe chérie à toutes les autres (toutes des patries aussi putrides de suprématisme patriarcal) exprimant l’horrible logique binaire de tout esclavage matériel ou virtuel. Les promoteurs du vaccin vantent ses qualités mais ne savent pas grand-chose de clair et définitif sur ses possibles effets secondaires ou sur son efficacité face à des variantes en constante évolution. Les vaccinistes ne peuvent s'exprimer qu'en termes économiques, statistiques, sur les risques et/ou les bénéfices du shoot sanitaire, incitant à une prise de risque absolument incontrôlable. Les anti-vaccinistes, même lorsqu'ils ne tombent pas dans la croyance mystique en quelque gourou qui apparaît sur le net prophétisant l'apocalypse causée par les vaccins, n'ont à opposer à la vaccination qu'une phobie et une attente impuissante fondée sur un espoir contemplatif qui participe à la confusion.
 
L'Etat est un proxénète qui traite les citoyens comme des prostituées : soit ces derniers battent le trottoir productiviste couchés et soumis, soit ils y sont contraints par les coups de poing et les gifles de la violence légale monopolisée par leurs exploiteurs. Inacceptable. Personne, pour quelque raison que ce soit, ne peut s'arroger le droit de décider pour les autres en imposant effectivement sa volonté. Si la vie est toujours et en tout cas un risque, ici comme toujours la question est claire : qui a le droit de décider des risques qui l'affectent sinon l'individu qui subit les conséquences de la décision en question ? La réponse aussi est simple : non à la vaccination obligatoire dissimulée dans le pass sanitaire !
 
D’ailleurs, comment concilier le bien individuel et le bien commun relatifs à la diffusion ou non du vaccin ? Sans garanties absolues, la vaccination de masse peut aider à réduire le risque de nouvelles variantes résistantes au vaccin. Dans une société individualiste où l'individu ne compte pour rien d'autre que comme sujet/objet économique, la question radicalement individuelle d'une piqûre à faire ou à ne pas faire est clairement psychodramatique car elle est en réalité à la fois individuelle et collective, donc typiquement et profondément humaine. Il devient alors essentiel d'établir que ce n'est pas le vaccin qu'il faut imposer ni combattre (éventuellement, le cas échéant, ceux qui s’enrichissent en le vendant). Il s'agit d'évaluer avec une sensibilité organique, en toute autonomie, les risques de se faire vacciner et de ne pas le faire, en restant absolument libre face au choix, d'autant plus que le pour et le contre restent difficiles à évaluer. Cette impasse, en revanche, souligne tragiquement l'urgence de combattre avant tout et immédiatement l'artificialité du système social dominant fondé sur l’appropriation privative qui en imposant l'impasse actuelle a bouleversé l'organicité humaine à la fois individuelle et collective, matérialisée historiquement dans la Commune dont l'esprit profond n'est ni individualiste ni collectiviste mais les deux indissolublement.
 
Il y a un demi-siècle, nombre d'insatisfaits de la société productiviste, incapables de renverser le monde dominant comme ils le souhaitaient infiniment et confusément, se tournaient souvent vers des drogues différentes, plongeant dans un monde artificiel dans lequel se sentir libres. Les gens bien-pensants abhorrent les toxicomanes et vice versa car les gens « normaux » droguent toujours leur surmoi de conformisme, d'ennui, d'hypocrisie et de violence sociale tandis que la recherche alternative de paradis artificiels ne fait qu'atténuer, par un anticonformisme tragiquement nihiliste, le manque de révolution sociale, en la remplaçant par des drogues que le système interdit avec son réflexe prohibitionniste habituel. Les drogues fétichisées comme biens de consommation magiques sont la dernière étape de l'artificialité qui envahit et pervertit la convivialité à la base de la socialité.
 
En étant alors à mille lieues des antivax actuels qui prédisent des risques apocalyptiques résultant d'une simple double dose de vaccin, ceux qui se shootaient, faute de révolution, ne faisaient certainement pas attention à la composition et à la qualité des substances que le business de la drogue mettait à disposition en incitant à les injecter dans le bras d’or de ses partisans. Ce n'était certainement pas l'État qui imposait ces piqûres mais son meilleur ennemi. C'est en fait le Marché l'autre face du Léviathan productiviste qui a poussé la consommation illégale comme premier pas vers une liberté fantôme. Comme tous les marchés plus juteux, le marché de la drogue a été et reste entre les mains des mafias qui sont un Etat libéré de toute responsabilité et devoir envers les quaquaraqua[6]. Le bon citoyen est un serviteur volontaire qui peut se droguer de travail et d'autres substances banalisées par la civilisation productiviste mais pas avec l'héroïne ou quelque autre opium des peuples venus remplacer, temporairement et seulement partiellement, une aliénation religieuse affaiblie par le matérialisme consumériste généralisé. Aujourd'hui c'est le système dominant qui vous incite à vous piquer deux fois avec le vaccin en attendant que d'autres piqûres arrivent inévitablement pour prolonger la liberté des files d'attente dans les supermarchés, dans les stades, les lieux de vacances et les ghettos de travail. De paradis artificiels au purgatoire consumériste, la convivialité, qualité typique de la nature organique du vivant, se transforme en une misérable revendication d'esclaves qui nient les risques d'une pandémie sous les yeux de tous, en se rebellant contre le masque au bistrot mais en subissant sans la moindre réaction leur travail quotidien d'esclaves.
 
Cependant, le fait que le refus de porter un masque à l'intérieur, tant que le virus circule abondamment, témoigne d'un manque d'empathie, ne peut justifier une imposition légale qui oblige à s'injecter le vaccin. Je n'ai jamais subi le chantage d'une drogue mafieuse ou d'Etat (ni héroïne, ni travail salarié) et je me suis toujours considéré comme libre de tous les choix souhaités. J'ai donc décidé de me faire vacciner juste à temps, avant que le pass sanitaire n'introduise une imposition intolérable à la saveur clairement totalitaire. Maintenant que le vaccin devient une discrimination sociale entre les êtres humains, par solidarité je ne pourrais plus me vacciner, tout en continuant à penser sans aucune certitude, c'est clair que les risques réels et possibles du vaccin sont moins immédiats et importants que ceux d'un virus qui peut provoquer une mort cauchemardesque, en particulier chez les personnes âgées présentant une comorbidité.
 
La ligne de partage entre liberté et totalitarisme est définitivement franchie si le corps d'un individu n'est plus protégé par une autonomie totale. Sinon pourquoi se scandaliser de l'infibulation, de la castration chimique ? En fin de compte, il ne s'agit que de "solutions finales" différentes, basées sur le même principe : reconnaître le droit de vie et de mort à soi même et à son propre suprémacisme dégoûtant. Le scandale hypocrite des serviteurs volontaires face aux provocations des antipass (qui pour dénoncer les abus en cours arborent, avec le mauvais goût typique du militantisme, l'étoile jaune de la tragédie humaine subie par les juifs et par les minorités ciblées par les nazis) oublie les couvertures contaminées par la variole données par les civilisateurs blancs aux natifs américains pour les éliminer en douce. Vraiment interminable est la série de crimes contre l'humanité qui a marqué tout le productivisme dont le nazisme est en réalité un macabre fleuron, mais pas le seul exemple.
 
La plus grande nouveauté encore refoulée mais désormais évidente est que le vieux monde est moribond et nous nous comportons comme si nous avions décidé de mourir avec lui. Nous le faisons en ignorant les urgences climatiques, écologiques et sociales qui sont éclatantes et de plus en plus urgentes. Chaque année, la date à laquelle l'homme finit de consommer la totalité des richesses annuelles de la terre arrive toujours plus tôt que les années précédentes : en 1970, c'était le 29 décembre ; le 4 novembre en 1980 ; le 11 octobre en 1990 ; Le 23 septembre en 2000 et le 7 août en 2010. En 2020, cette date est arrivée le 29 juillet ! Tout cela est connu, dénoncé et répété, pourtant il continue sans relâche au nom de la croissance, de la croissance, de la croissance. Assez de discours, l'heure n'est plus à l'opportunisme ou à l'hésitation mais je ne suis pas très optimiste face à la bêtise avec laquelle l'homo economicus se laisse cuire dans de l'eau encore tiède, destinée à devenir vite bouillante. Soit on rompt avec le progrès aliéné et l’exploitation, faisant une alliance définitive avec la nature dans son rythme désormais clairement antiproductiviste, soit on aboutira inévitablement à l'artificialité nihiliste d'un capitalisme en phase terminale dont la peste émotionnelle est la pire de toutes les pandémies possibles.
 
 
 
Sergio Ghirardi Sauvageon, le 2 août 2021

 



[1] Avec l'Anthropocène, l'homme est devenu capable d'imiter la nature en inventant éventuellement des virus de laboratoire.
[2] Connus mais pas pour autant vraiment reconnus car ils ont été dissimulés par l'orgie de propagande religieuse et politique dont la civilisation dominante a enveloppé ses sujets pendant des millénaires. Le Léviathan productiviste composé de l'État et du Marché (complices et concurrents) gère historiquement la manipulation des consciences en la dosant comme l'autre aspect de la violence matérielle nécessaire pour domestiquer les dominés et imposer les hiérarchies du pouvoir. Parmi les nombreux êtres humains qui se sont historiquement consacrés à dénoncer les désastres de la civilisation, en réveillant les consciences polluées et corrompues, ressort le nom de Karl Marx, qui a permis de comprendre les liens structurels fondamentaux entre la marchandise et le Capital dans une critique de l'économie politique à laquelle il a consacré sa vie. Ni Machiavel ni Marx ne peuvent être exorcisés en tant que complotistes pour leur description précise et profonde des mécanismes du pouvoir. Malheureusement, le marxisme, fondé sur la composante idéologique des recherches marxiennes, a brouillé les cartes, contribuant à son tour idéologiquement précisément à la perte de l'identité sociale (aliénation) et à la réduction de l'être humain à une « chose » (réification) deux pathologies consubstantielles au fétichisme de la marchandise et à la libre circulation marchande de la force de travail de production et de consommation.
[3] Car, n’en déplaise aux philosophes qui encrassent en commis voyageurs la pourriture des médias et l’égout populiste du réseau, le capitalisme n'a que quelques siècles de vie historiquement précise, alors que l'économie de marché est une réalité intrinsèque de l’humain ressortie anciennement de l'économie domestique des sociétés organiques avant d’être sacralisée par la religion puis matérialisée par la politique, constituant toujours et en tout cas le nerf omniprésent de la lutte des classes et des genres.
[4] Dans la société du spectacle, il n'y a pas de protagonistes car la vie subjective y est vampirisée. Riches ou démunis, il n'y a que des pauvres en canne qui souffrent entre colère et humiliation, des masses de zombies affranchis et une oligarchie de milliardaires qui dirigent le ghetto collectif du haut de leurs miradors concentrationnaires. Les hommes et les femmes libres ne peuvent exister que dans une nature organique qui se prête à être transformée agréablement de façon acratique, en la respectant dans la conscience d'en faire partie.
[5] Comment s'orienter pour protéger son intelligence sensible de la fabrique désormais industrielle de mensonges sibyllins et télécommandés par d’innombrables stratèges virtuels que la novlangue appelle fake news ? L'affirmation catégorique que Bill Gates n'est pas vacciné me questionne et m'inquiète. Qui peut vraiment le savoir ? Il semblerait que les milliardaires et les privilégiés du système se soient plutôt vaccinés en premier. Ou mentent-ils tous, adeptes d'une secte diabolique qui n'aurait alors aucun besoin de paradis fiscaux ? Ainsi, dans la barbarie colonialiste du Far West productiviste, les vigilantes pendaient sans procès des hypothétiques voleurs de chevaux. Il ne faut pas être naïf : les hommes de pouvoir sont capables de tout, l'histoire le démontre amplement et c'est pour cela qu'il est juste de les combattre radicalement, mais avec des propos aussi catégoriques on se prépare à des procès sommaires et au lynchage, pas à la révolution. Une autre de mes perplexités concerne le nombre de décès attribuables au vaccin car ils restent aussi mystérieux et discutables que ceux attribués au virus par les versions officielles fortement contestées sur le net. Je suis incapable d'établir la vérité à ce sujet. L’unique certitude, du moins jusqu'à présent, est que le virus tue incomparablement plus que le vaccin. Ou ai-je tort?
[6] Quaquaraqua est le nom donné par la mafia aux ignobles citoyens et esclaves de leur hiérarchie dégoûtante et terrifiante qui place les hommes d'honneur au sommet de la pyramide mafieuse, suivis et servis par les picciotti qui sont la garde armée, les mercenaires assassins d’une communauté inhumaine et intimement patriarcale.