lunedì 2 maggio 2022

Gog e Demagog (di Marco Minoletti)

 





Le porte di ferro del Caucaso, dette anche Porte di Alessandro (o Porte del Caspio) erano una leggendaria barriera costruita da Alessandro Magno per separare il mondo civile dalle orde di Gog e Magog, che avrebbero barbaramente invaso, un giorno, le terre civilizzate. Oggi scopriamo che anche dall'altra parte ci si organizza per non farsi invadere dai deprecabili (barbari?) valori consumistici americani ed europei il sacro Rus'. Non solo niente più Macdonald o Coca-cola, ma neanche libertà di pensiero e di manifestazione pubblica dello stesso. Putin durante uno dei suoi monologhi televisivi ha dichiarato che in Russia ci sono traditori che pensano alla maniera occidentale e sono “guidati da valori occidentali”. Inoltre, onde evitare equivoci, ha aggiunto che il popolo russo sputerà fuori questi traditori “come una mosca accidentalmente volata nella sua bocca” (sic!). In altre parole il sultano ha puntato il dito contro pacifisti e oppositori della guerra, il nemico interno. Queste parole segnano una cesura. Se prima si poteva pensare che l'invasione dell'Ucraina fosse una questione geopolitica tra Russia e Stati Uniti che prima o poi si sarebbe risolta e tutto sarebbe tornato come prima, ora appare evidente che Putin ha in mente di sollevare una cortina di ferro e tagliare fuori la popolazione russa dal resto del mondo. Stando alle notizie che circolano in rete (da prendere sempre cum grano salis) Georgia, Armenia, Turchia, Uzbekistan e Kirghizistan hanno già accolto circa 200.000 persone emigrate dalla Russia. 


Solo negli ultimi giorni il Ministero dell'Economia georgiano stima il numero di nuovi arrivi dalla Russia in almeno 25.000 persone. Fintanto che ciò sarà possibile i paesaggi urbani si assottiglieranno e molti faranno le valige. Con il trascorrere del tempo le ricadute economiche della guerra e le sanzioni aggraveranno la situazione. Molti prodotti provenienti dall'Europa e dagli Stati Uniti non possono essere acquistati, il rublo è in caduta libera, i prezzi dei generi di prima necessità lievitano drammaticamente di giorno in giorno. La maggioranza dei giovani, il vero potenziale anti-Putin, è decisamente contraria alla guerra contro l'Ucraina. Le illusioni di normalità prebellica si stanno sciogliendo come neve colpita dai primi raggi del sole di aprile. Nulla sarà più come prima! Un clima di paura si sta diffondendo come polline primaverile tra la popolazione. E la memoria dei più anziani avrà sicuramente pilotato i loro pensieri ad evocare dal pozzo dei ricordi giovanili i racconti dei padri che quel clima di terrore l'avevano vissuto sulla loro pelle e poi descritto e tramandato ai propri figli. A confermare che il clima di terrore non si limita alla volatilità dei ricordi senili legati al passato staliniano, ma è diventato reale, vi è la brutale repressione poliziesca in corso contro le proteste degli oppositori della guerra e del dittatore. Oppositori che – a differenza dei contestatori occidentali che invadono le piazze delle principali città europee con delle ridicole bandierine colorate gridando “pace, pace” protetti da un clima liberal-democratico di ben altra natura – osano sfidare un regime la cui brutalità, essendo di ben altra pasta di quelli occidentali, è loro ben nota. Le ultime dichiarazioni del Cremlino hanno alzato il tiro e paiono orientate ad estendere il raggio d'azione della guerra interna, prima limitato a coloro che si opponevano all'invasione dell'Ucraina anche ai traditori che hanno fatto propri alcuni valori occidentali e cioè “coloro che vivono mentalmente in Occidente, che preferiscono degustare ostriche e godere della libertà di genere. Ecco identificato, con tanto di benedizione da parte del Patriarca della Chiesa ortodossa, il nemico interno da sradicare: una sorta di “quinta colonna” che decompone e destabilizza il paese dall'interno. Propaganda? Non sembra! Putin con questo discorso ha serrato le fila secondo l'adagio “chi non è con noi è contro di noi”. La caccia al nemico interno è aperta. Ora tutti possono finire nelle maglie della repressione: gli oppositori alla guerra, i resti dell'opposizione, i semplici cittadini i cui costumi sembrano troppo occidentali. E mentre in Europa c'è ancora chi, intrappolato in una visione ottocentesca dei movimenti di rivolta, pensa di “tenere dritta la barra del timone internazionalista” giungendo al punto di negare la realtà dei fatti (“non ci sono né aggressori né aggrediti”), le rivolte degli ultimi anni a partire dai giubbotti gialli in Francia fino agli oppositori del tiranno Putin ci insegnano che esse sono spontanee, trasversali e innescate da fatti concreti che possono andare dall'aumento del prezzo della benzina al rifiuto di aderire ad una guerra insensata. Ma soprattutto esse ci insegnano che i rivoltosi non hanno più bisogno di timonieri. E che nessuna Porta di Ferro, di qua o di là del Caucaso georgiano può essere costruita per bloccare il pensiero. Hitler guadagnava consensi nelle birrerie di Monaco tuonando contro Berlino-Babilonia, ricettacolo di vizi e perdizione. Ora negli stadi locali, anche se con scarso segnale televisivo, Putin tuona contro l'Occidente in toto, e finirà probabilmente anche lui in qualche congiura dei medici, o in qualche bunker dove fuori scriverà дети, sperando che i missili intelligenti e ipersonici sappiano leggere.