La psicologia dell'inconscio è la filosofia della
rivoluzione
(Otto Gross)
Nonostante le critiche e gli ostracismi, Michel Onfray è, a mio modesto giudizio, un autore stimolante e controcorrente. Da adolescente, poco equipaggiato teoricamente e indotto da una società che emargina chi non si allinea, mi ero fermamente convinto di essere un caso clinico. Nella foga di trovare le pagine in cui si trattava il mio caso, mi lessi con attenzione gran parte dell'opera di Freud e di alcuni suoi discepoli. Il risultato fu che mi identificai con quasi tutti i casi clinici descritti. Successivamente mi imbattei nella corrente dell'antipsichiatria e mi divorai i libri dei vari Cooper, Laing e compagnia cantante. Il merito di questi autori fu quello di consolarmi: la follia, stando agli autori, era ovunque e dunque mi trovavo in buona compagnia.
L'uomo è un animale
sociale. Se ben ricordo Cooper consigliava di invertire le segnaletiche
stradali che conducevano ai reparti psichiatrici cittadini. Un giorno, ormai
studente universitario, mi recai in Svizzera, ad Ascona, per visitare un
curioso museo, il museo Monte Verità. Fra tutti i personaggi che praticarono il
monte delle utopie quello che maggiormente attirò la mia attenzione fu Otto Gross. Mi misi con zelo a
fare delle ricerche e lessi quel poco che allora si poteva trovare in
circolazione su di lui. Chi era costui?
Gross era
un medico-psicanalista, anarchico, morfinomane, cocainomane, legato da profonda
e fraterna amicizia all'anarchico e scrittore rivoluzionario Erich Mühsam. Il
padre di Gross era uno dei più famosi criminologi dell’epoca, Hans Gross.
Hans
Gross e il “padre-padrone” della psicoanalisi giocarono un ruolo chiave
nell'annientare l'esistenza fisica e psichica di Otto. Sigmund Freud, di cui
Otto Gross fu inizialmente fedele discepolo, era dell’opinione che fra tutti i
suoi seguaci Jung e Gross fossero le uniche menti veramente originali.
Sorge
spontanea la domanda: ma se Freud, sempre parco di lodi e di apprezzamenti
positivi, aveva una così alta considerazione di Gross, come mai il suo nome
scomparve dagli annali della psicoanalisi? Le ragioni, secondo me, furono
sostanzialmente tre.
La
psicoanalisi in quegli anni tentava, tra mille difficoltà, di accreditarsi a
livello scientifico ed era ancora considerata una scienza per ciarlatani; una
figura come Gross – anarchico, implicato nel misterioso avvelenamento di una
sua paziente, prima sorvegliato e poi ricercato dalla polizia elvetica per
presunti furti, ricatti e appropriazioni indebite – non deponeva certo a favore
dell’elevazione della psicanalisi al rango di scienza.
In
secondo luogo, il figlio geniale entrò ben presto in conflitto teorico col
maestro. Mentre Freud rimaneva saldamente legato alla teoria della nevrosi
legata al presupposto sessuale, Gross allargava il campo ai condizionamenti
sociali come postulati della psicoanalisi, ridimensionando il ruolo del fattore
sessuale come conditio sine qua non dei disturbi psichici conflittuali.
È ovvio che questa apertura al ruolo dei condizionamenti sociali sulla sfera
psichica non potesse essere gradita a Freud.
Infine la
sua vera o presunta schizofrenia, l'internamento in manicomio voluto dal
padre-rivale Hans e il suicidio mentre prestava servizio in un reggimento
ungherese durante la guerra concorsero al suo oblio.
Mentre sul fronte
della vita teorica Gross era impegnato a ridimensionare il ruolo del sesso
nelle nevrosi, sul versante pratico della vita quotidiana si dava un gran da
fare per liberarlo dalle pastoie della morale sessuale piccolo-borghese. Grazie
alla moglie Frieda Schloffer, amica e compagna di studi di Else von Richthofen,
entrò in contatto col noto circolo di Heidelberg che faceva capo al famoso
economista Edgar Jaffé, marito di Else. Ben presto si legò ad altri membri del
circolo, tra i quali i fratelli Alfred e Max Weber. Con le sorelle Else e
Frieda Richthofen e la moglie Frieda Schloffer aveva un rapporto molto
appassionato che venne coronato dalla nascita, nello stesso anno, di due
maschietti, uno partorito dalla moglie Frieda e l’altro da Else. Alcuni anni
dopo, Frieda Richthofen che, grazie soprattutto a Gross, aveva preso coscienza
di sé liberandosi del soffocante ruolo di donna e moglie ideale, lascerà il marito,
il linguista Weekley, per diventare la compagna dello scrittore D.H. Lawrence
il quale, a sua volta, fu influenzato dalle idee dello psicanalista austriaco.
Un’opera come Il Serpente piumato, completamente impregnata di
sessualità mistica, non avrebbe mai visto la luce senza l’influsso di Frieda la
liberata, e di Otto, il liberatore.
Le teorie di Gross non sono prive di un certo fascino e tanti, Wilhelm
Reich in primis ma anche Bronisław Malinowski, lo subirono. Nel 1904 pubblicò
sulla “Psychiatrische-neurologische Wochenschrift” uno scritto nel
quale, secondo il suo allievo Ernst Jones, “la dissociazione delle idee
descritta da Freud veniva acutamente contrapposta alla dissociazione
dell’attività cosciente osservabile nella demenza precoce.” (Ernst
Jones, Vita e opere di Freud, Milano, il Saggiatore, 1995, vol. II, p.
50). In un libro del 1907, “Das Freudsche Ideogenitätsmoment und seine
Bedeutung im manisch-depressiven Irresein Kraepelins”, Gross metteva in luce
l'importanza della teoria della libido e di altri concetti
psicoanalitici-chiave sviluppati da Freud. Ma è nel breve saggio del 1919: “Die
kommunistische Grundidee in der Paradiessymbolik” che emerge nella sua totalità
la visione matriarcale del mondo grossiano. Visione con la quale l’autore fa
coincidere, coerentemente, la propria esperienza esistenziale.
Secondo lui il traviamento dell’umanità e la conseguente cacciata dell’uomo
dal paradiso terrestre avvengono con “l'allontanamento dal libero matriarcato
dei tempi primitivi” che nella Genesi è indicato “come peccato contro lo
spirito e il volere divino”. La conseguenza è l’origine alla società
patriarcale e dei vincoli giuridici tra gli uomini, che finiscono con il
sovvertire l’originaria solidarietà decisionale e umana che aveva
caratterizzato il matriarcato. In sostanza, secondo l'autore, il peccato
originale consiste nel passaggio innaturale dal matriarcato al patriarcato.
“L'effetto psicologico immediato del peccato commesso è la comparsa della
vergogna per il sesso. Bisogna quindi presupporre un'azione di cui la prima
conseguenza fu un profondo cambiamento interiore, in seguito al quale andò
perduta la consapevolezza della purezza di ogni atto sessuale, la grandezza del
valore dell'esperienza sessuale in sé e per sé.”
Ma torniamo ad Onfray. Nel 2010 Onfray pubblica una contro-biografia di
Freud, “Crepuscolo di un idolo”. Onfray è consapevole del fatto che la dottrina
freudiana dell'inconscio e dei bisogni fisici (istinti) sia stata in grado di
sedurre la nostra cultura. Ma Freud è visto dall'autore come una sorta di
sciamano la cui “grande fiaba” non è altro che un'illusione collettiva priva di
fondamento scientifico.
“Il diniego del corpo e il rifiuto del reale portano Freud verso un mondo
che lui crea di sana pianta, un mondo al quale ha attribuito pieni poteri”.
Freud non pensava scientificamente, non guariva alcun paziente e non liberava
la sessualità di nessuno. Inoltre Freud viene inquadrato come un pensatore
politicamente reazionario e un odiatore di donne. In sostanza Onfray compie
un'opera di demolizione non solo del singolo pensatore che, partendo dalle
proprie esigenze personali, ha edificato un castello di carta poggiante su
traballanti fondamenta scientifiche, ma smantella il freudismo liquidandolo
come l'eredità sciamanica dello stregone di Vienna.
Nel mese di novembre del 2020 è stato pubblicato in Italia il volume
intitolato “I freudiani eretici”. In questo saggio Onfray prende in esame la
vita e l'opera di Otto Gross, Wilhelm Reich e Erich Fromm, ossia i tre autori
che, come si legge nella nota di copertina, “hanno aperto la pratica e la
teoria psicoanalitica alla critica sociale, alla cura dei meno abbienti e
all'obiettivo dell'efficacia pratica”.
Gross voleva abolire il capitalismo autoritario (patriarcato) e realizzare
il comunismo libertario (matriarcato) e può a pieno titolo essere considerato
l'ideatore del freudo-marxismo.
Reich, come Gross metaforicamente favorevole al parricidio, dinamizzò in
modo originale e dialettico sia il freudismo (contro i marxisti dogmatici), sia
il marxismo (contro i freudiani ortodossi), continuando sul solco tracciato da
Gross. Alla fine li scontentò tutti, inimicandoseli. Il maggio '68 realizzò le
sue aspettative e i suoi desideri in materia di rivoluzione sessuale e
culturale. Molti degli slogan apparsi sui muri di Parigi e di altre città
francesi (“proibito proibire”, “sotto i pavé la spiaggia”, “godere senza
ostacoli”) furono ispirati dalla lettura dell'opera reichiana e non certo da
quella freudiana.
Quanto a Erich Fromm, che agli occhi degli intellettuali da salotto ha il
difetto di scrivere in modo chiaro e che diversamente dal suo quasi-coetaneo
Lacan non si è limitato a partorire un oscuro “castello di carte concettuale”,
una volta emigrato in America contribuì a ridefinire eticamente e su basi
empiriche e non fumose o astratte una psicanalisi ad uso e consumo della gente
comune. Gli psicanalisti francesi e gli intellettuali con la puzza sotto il
naso non glielo perdoneranno mai! Come fa notare Onfray: “Non esiste una
biografia di Erich Fromm in francese. […] Per la maggioranza degli
intellettuali francesi, è preferibile una leggenda rassicurante che non una
verità angosciante: dunque meglio le pagliacciate surrealiste di un Lacan
maurassiano che i progressi clinici di Erich Fromm”.
Quanto all'Italia – dove Gross è un perfetto sconosciuto, Reich è caduto
nel dimenticatoio e Fromm lo si legge di tanto in tanto tra le massime
utilizzate nella carta stagnola di certi cioccolatini – non resta che
consolarci con gli scritti del divulgatore delle astrusità di Lacan, il
liberal-riformista Massimo Recalcati!
Ma a questo punto, quasi meglio consolarci con il film di David Cronenberg A
Dangerous Method, dove Gross è magistralmente interpretato daVincent
Cassel...