mercoledì 4 agosto 2021

Cari esseri umani sopravvissuti

 



Cari esseri umani sopravvissuti di cui faccio parte,

credo che abbiamo superato il punto di non ritorno all’interno della società produttivista che s’impone e ci manipola da millenni e sento forte il bisogno di provare a fare il punto restando fuori da tutti i militantismi e da tutte le isterie dogmatiche che danzano confusamente nei nostri corpi e nelle nostre teste tra dubbi, titubanze, rabbie e deliri che umiliano profondamente la lucidità.

L’umano é ormai un resto prezioso ma incredibilmente svalutato in un mondo costellato e pervaso di disumanità e nessuno di noi è in grado di ristabilire pienamente una verità assoluta da cui partire per spiccare il volo verso un mondo umano. Quel che è certo è che una società fondata sulla schiavitù di massa educa i propri paria (che chiama cittadini quando ubbidiscono supinamente mentre li bolla come selvaggi nel macabro senso implicito di untermenchen quando resistono in qualche modo al dominio e al sopruso) a produrre merci e a consumarle miseramente all’interno di una gerarchia ferrea, appunto schiavistica, in cui il lavoro coatto è la regola unica e multiforme.

Il ricatto economicista dirige il mondo da quando le società organiche degli albori dell’umanità sono state attaccate dall’irruzione di una morale produttivista che ha corrotto fino al midollo una comunità umana molteplice e varia (le cui opzioni possono essere diverse e incompatibili, matricentriche o patriarcali) in divenire lento e contradditorio. Di questa comunità organica originaria non si può che costatare la distruzione che rischia oggi di diventare definitiva.

Improvvisamente ma prevedibilmente, circa settemila anni dopo l’innescarsi della civiltà produttivista diventata nel frattempo planetaria e globale, un piccolo virus tra i molti che la natura produce da sempre[1] e dai quali gli esseri umani hanno dovuto difendersi spesso di secolo in secolo, è venuto a scardinare i delicati equilibri schiavistici del capitalismo produttivista planetario, fase terminale di una lunga malattia umana dai sintomi inequivocabili e ormai noti: alienazione e reificazione[2].

La più grande novità del coronavirus 19/84 non riguarda, infatti, la gravità della pandemia (tutt’altro che banale, ma se ne sono viste e se ne vedranno certamente di peggiori) né l’impotenza umana a eliminarne rapidamente le cause e le disgrazie, quanto l’assenza morbosa di un approccio organico alla situazione, tanto sul piano individuale che sociale. L’irruzione del virus ha accentuato l’autismo dell’homo economicus di fronte alla natura, dimostrando la debolezza strutturale della società globale e accentuando radicalmente la diffidenza nei confronti del sistema sociale che domina la specie umana, costretta di colpo a confrontarsi con l’artificialità ormai palese e diffusa della società.

Quest’artificialità produttivista spiega in gran parte le contraddizioni del potere nella gestione della pandemia. La mancanza di maschere, di respiratori, di ossigeno e di letti, carenza che resta grave un anno e mezzo dopo l’apparizione del virus, non può essere imputata all’imprevedibilità e all’ignoranza ma all’assenza della minima generosità empatica da parte del sistema. Ciò che resta immutato nei miserabili eredi virtuali della borghesia reale che ha storicamente fondato il capitalismo[3], è la logica ferrea del risparmio che nessun umanesimo deve disturbare. I diritti dell’uomo su cui il capitalismo parlamentare è formalmente fondato, si evaporano come nebbia al sole appena il profitto è intaccato. Business is business e non c’è davvero altro da aggiungere se non che la danza macabra dinanzi al vaccino testimonia invece, tragicamente ed evidentemente, di una confusione patologica condizionata dal pericolo. Tanto i pro che gli anti riproducono l’opposizione binaria che la storia recente ha particolarmente manifestato nel ventesimo secolo: destra e sinistra, fascismo e antifascismo sono stati i prodotti di una stessa ideologia suprematista al cuore del produttivismo e del suo modo di produzione finale capitalista.

Scandalosamente ma lucidamente, in pieno ventennio fascista, il comunista Bordiga dichiarava che l’antifascismo era il peggior prodotto del fascismo. La democrazia totalitaria gli sta dando di nuovo – vichianamente – ragione. Oggi, quasi un secolo dopo il ventennio fascista, in piena controrivoluzione digitale, l’anticomplottismo appare come il peggior prodotto del complottismo, entrambi al lavoro, come Caino e Abele, per la paranoia universale e per il dominio incontrastato di oligarchie, plutocrazie e totalitarismi vari che cavalcano tutte le allucinazioni con paternalismo e autoritarismo.

Quel che m’inquieta ben più del virus è, infatti, il misticismo di molte posizioni che emergono di fronte alla pandemia. Mai come ora mi sono sentito così solo, abbandonato, perduto in un dipinto di Bosch, ogni volta che guardo i volti e ascolto le parole dei diversi deuteragonisti dello spettacolo dominante[4], sprovvisto, come sono, del conforto percepibile di un’ampia e cosciente lucidità collettiva. Mai come ora ho avuto l’impressione ambivalente di ascoltare circostanziate denunce che potrebbero essere allarmi preziosi, fiori di una nuova coscienza radicale nascente, ma che si corrompono troppo spesso in razionalismi morbosi e deliranti, impotenze rimosse che si affermano come lucidità paranoiche.

Certamente non si possono rimuovere senza attenta riflessione testimonianze come quelle che seguono perché si presentano come rigorose e disinteressate (cioè senza conflitti narcisisti d’interesse economico o psichico) ma la loro veridicità resta largamente inverificabile, obbligando a prendere o lasciare emotivamente:

https://blogs.mediapart.fr/laurent-mucchielli/blog/300721/la-vaccination-covid-l-epreuve-des-faits-2eme-partie-une-mortalite-inedite

https://odysee.com/@TheMagicWhispers:3/Jean-Bernard-Fourtillan-Grand-Format_1

Poco di tutto quello che è dato per certo a parole dette o scritte, è sicuro e credo sia assolutamente necessario evitare ogni atto di fede anche impercettibile[5]. Dubito ergo sum, proprio a causa dell’importanza di capire la verità. Da entrambi i lati di barricate di cartapesta destinate a sciogliersi come la calotta polare di fronte al cambiamento climatico, si affermano certezze non meno dubbie della verginità della madonna o dell’esistenza degli extraterrestri. Al fascismo sanitario conformista che s’inginocchia di fronte ai diktat di un potere totalitario ottuso che non merita la minima fiducia, né alcun sostegno, si oppone uno stalinismo sanitario virtuale e inconscio che non vuole vedere i rischi della pandemia, così come i militanti del partito non volevano, un tempo, vedere il fascismo rosso del piccolo padre dei popoli e dei suoi adepti.

I popoli organici della terra sopravvissuti sono nelle mani dei dominanti produttivisti, ridotti a masse di servitori volontari malati di una sindrome di Stoccolma o a rivoltosi senza rivoluzione la cui rabbia spontanea è sensibile alle manipolazioni possibili di suprematisti deliranti. Rompere con questa logica binaria che fa gli affari del Leviatano, è la conditio sine qua non per la necessaria rivoluzione sociale libertaria che sola può ricostituire la base organica della socialità umana. Il più imbarazzante è che tutto, compreso il peggio, è effettivamente possibile, ma poco è davvero verificabile da parte dei diretti interessati che siamo noi, semplici individui del quotidiano.

La miseria dei tifosi di calcio che imperversa in ogni ghetto, spinge a opporre la squadra del cuore a tutte le altre (tutte patrie altrettanto putride di suprematismo patriarcale) esprimendo l’orrenda logica binaria di ogni schiavitù materiale o virtuale. I promotori del vaccino ne vantano le qualità ma non sanno granché di chiaro e definitivo sui suoi possibili effetti secondari né sulla sua efficacia di fronte a varianti in continua mutazione. I vaccinisti non possono parlare che in termini economici, statistici, di rischi e/o benefici dello shoot sanitario, incitando a una presa di rischio assolutamente fuori controllo. Gli antivaccinisti, anche quando non cadono nella credenza mistica in qualche guru che appare sulla rete profetizzando l’apocalisse causata dai vaccini, non hanno da opporre alla vaccinazione che una fobia e un’attesa impotente fondata su una speranza contemplativa che contribuisce alla confusione.

Lo Stato è un prosseneta che tratta i cittadini come prostitute: o questi ultimi battono il marciapîede produttivista supini e sottomessi o vi sono costretti a pugni e schiaffi dalla violenza legale monopolizzata dai loro sfruttatori. Inaccettabile. Nessuno, per nessuna ragione può arrogarsi il diritto di decidere per gli altri imponendo, di fatto, la sua volontà. Se la vita è sempre e comunque un rischio, qui come sempre la questione è chiara: chi ha diritto di decidere sui rischi che lo riguardano se non l’individuo che subisce le conseguenze della decisione in questione? Anche la risposta è semplice: no alla vaccinazione obbligatoria dissimulata nel pass sanitario!

D’altro lato, come conciliare il bene individuale e il bene comune relativi alla diffusione o no del vaccino? Senza garanzie assolute, la vaccinazione di massa può contribuire a ridurre il rischio di nuove varianti resistenti al vaccino. In una società individualista in cui l’individuo non conta nulla se non come soggetto/oggetto economico, la questione radicalmente individuale di una puntura da farsi o da rifiutare è chiaramente psicodrammatica perché è in realtà contemporaneamente individuale e collettiva, dunque tipicamente e profondamente umana. Diventa allora fondamentale stabilire che non è il vaccino che va imposto né combattuto (eventualmente, semmai, quelli che si arricchiscono vendendolo). Si tratta di valutare con una sensibilità organica, in piena autonomia, i rischi del vaccinarsi e del non farlo, restando assolutamente liberi di fronte alla scelta, tanto più quando i pro e i contro restano di difficile valutazione. Tale impasse pone tragicamente l’accento, invece, sull’urgenza di combattere soprattutto e immediatamente l’artificialità del sistema sociale dominante fondato sull’appropriazione privativa che imponendo l’impasse attuale ha sconvolto l’organicità umana altrettanto individuale che collettiva, storicamente materializzata nella Comune il cui spirito profondo non è né individualista né collettivista, ma l’uno e l’altro indissolubilmente.

Mezzo secolo fa, un certo numero d’insoddisfatti della società produttivista, non potendo rovesciare il mondo dominante come infinitamente e confusamente desideravano, si sono spesso rivolti a droghe diverse tuffandosi in un mondo artificiale in cui sentirsi liberi. I benpensanti aborrono i drogati e viceversa poiché i “normali” drogano sempre il loro superio di conformismo, di noia, d’ipocrisia e di violenza sociale, mentre la ricerca alternativa di paradisi artificiali non fa che alleviare, con un anticonformismo tragicamente nichilista, la mancanza di rivoluzione sociale rimpiazzandola con sostanze stupefacenti che il sistema proibisce con il suo solito riflesso proibizionista. La droga feticizzata come magica merce di consumo è l’ultimo stadio dell’artificialità che invade e perverte la convivialità alla base della socialità.

Essendo allora mille leghe lontano dagli antivax attuali che profetizzano rischi apocalittici conseguenti a una semplice doppia dose di vaccino, chi si drogava per mancanza di rivoluzione non faceva certo caso alla composizione e alla qualità delle sostanze che il business della droga metteva a disposizione incitando a iniettarle nel braccio d’oro dei propri adepti. Certo non era lo Stato a imporre quelle punture ma il suo miglior nemico. Era, infatti, il Mercato – l’altra faccia del Leviatano produttivista – a spingere al consumo illegale come un primo passo verso una fantasmatica libertà. Come tutti i mercati più succosi, quello della droga è stato e resta nelle mani delle mafie che sono uno Stato liberato da ogni responsabilità e dovere verso i quaquaraqua[6]. Il buon cittadino è un servitore volontario che può drogarsi di lavoro e di altre sostanze banalizzate dalla civiltà produttivista ma non di eroina o di qualche altro oppio dei popoli venuti a sostituire, temporaneamente e solo parzialmente, un’alienazione religiosa indebolita dal materialismo consumistico diffuso. Oggi è il sistema dominante che incita a bucarsi due volte con il vaccino in attesa di altre punture ineluttabilmente a venire per prolungare la libertà di fare la coda nei supermercati, negli stadi, nei luoghi di vacanza e nei ghetti lavorativi. Dai paradisi artificiali al purgatorio consumistico, la convivialità, qualità tipica dell’organicità del vivente, si trasforma in una misera rivendicazione da schiavi che negano i rischi di una pandemia sotto gli occhi di tutti, ribellandosi contro la maschera al bar ma subendo senza la minima reazione il loro quotidiano lavoro da schiavi.

Tuttavia, che il rifiuto di portare la maschera nei luoghi chiusi finché il virus circola abbondantemente testimoni di una scarsa empatia, non può giustificare un’imposizione legale che obblighi a iniettarsi il vaccino. Non ho mai subito il ricatto di una droga di mafia o di Stato (né eroina né lavoro salariato) e mi sono sempre considerato libero di tutte le scelte volute. Ho dunque deciso di vaccinarmi appena in tempo, prima che il pass sanitario introducesse un’intollerabile imposizione dal sapore chiaramente totalitario. Ora che il vaccino sta diventando una discriminante sociale tra gli esseri umani, per solidarietà non mi sentirei più di vaccinarmi, pur continuando a pensare – senza alcuna certezza, sia chiaro – che i rischi reali ed eventuali del vaccino siano meno immediati e importanti di quelli di un virus che può provocare un fin di vita da incubo, soprattutto agli anziani con comorbilità.

La linea di demarcazione tra libertà e totalitarismo è definitivamente varcata se il corpo di un individuo non è più protetto da un’autonomia totale. Altrimenti perché scandalizzarsi dell’infibulazione, della castrazione chimica? Non si tratta, in fondo, che di “soluzioni finali” diverse, fondate sullo stesso principio: non riconoscere che a se stessi e al proprio suprematismo schifoso il diritto di vita e di morte. L’ipocrita scandalo dei servitori volontari di fronte alle provocazioni degli antipass (che per denunciare il sopruso in atto inalberano, con il cattivo gusto tipico del militantismo, la stella gialla della tragedia umana subita dagli ebrei e dalle minoranze finite nel mirino dei nazisti) dimentica le coperte al vaiolo date dai bianchi civilizzatori agli autoctoni americani per eliminarli di soppiatto. Davvero senza fine è la serie di crimini contro l’umanità che ha marcato tutto il produttivismo di cui il nazismo è effettivamente un macabro fiore all’occhiello, ma non l’unico esempio.

La più grande novità ancora rimossa ma ormai evidente è che il vecchio mondo è moribondo e stiamo comportandoci come se avessimo deciso di morire con lui. Lo stiamo facendo, ignorando le urgenze climatiche, ecologiche e sociali che emergono lampanti e sempre più urgenti. Ogni anno la data in cui l’uomo giunge a consumare l’intera ricchezza annuale della terra arriva sempre prima rispetto agli anni precedenti: nel 1970 il giorno era il 29 dicembre; il 4 novembre nel 1980; l’11 ottobre nel 1990; il 23 settembre nel 2000 e il 7 agosto nel 2010. Nel 2020 questa data è arrivata il 29 luglio! Tutto ciò è risaputo, denunciato e ripetuto, eppure continua imperterrito in nome della crescita, della crescita, della crescita. Basta con i discorsi, il tempo non è più agli opportunismi né alle titubanze, ma non sono molto ottimista di fronte alla balordaggine con cui l’homo economicus si lascia cuocere nell’acqua ancora tiepida, destinata a diventare rapidamente bollente. O si rompe con il progresso alienato e lo sfruttamento, alleandosi decisamente con la natura nel suo incedere ormai chiaramente antiproduttivista, o si finirà ineluttabilmente nell’artificialità nichilista di un capitalismo in fase terminale la cui peste emozionale è la peggiore di tutte le pandemie possibili.

 

Sergio Ghirardi Sauvageon, 2 agosto 2021



[1] Con l’Antropocene l’uomo è diventato capace d’imitare la natura inventando eventualmente virus di laboratorio.

[2] Noti ma non per questo davvero conosciuti perché dissimulati dall’orgia di propaganda religiosa e politica con cui la civiltà dominante ha avvolto i suoi sudditi di millennio in millennio. Il Leviatano produttivista composto di Stato e Mercato (complici e competitori) gestisce storicamente la manipolazione delle coscienze dosandola come l’altro aspetto della violenza materiale necessaria ad addomesticare i dominati e imporre le gerarchie di potere. Tra i molti esseri umani dedicatisi storicamente a denunciare i disastri della civiltà, risvegliando le coscienze inquinate e corrotte, spicca il nome di Karl Marx che ci ha permesso di capire i nessi strutturali fondamentali tra la merce e il Capitale in una critica dell’economia politica alla quale ha dedicato una vita. Né Machiavelli né Marx possono essere esorcizzati come complottisti per la loro descrizione precisa e profonda dei meccanismi del potere. Purtroppo il marxismo, fondato sulla componente ideologica delle ricerche marxiane, ha confuso le carte contribuendo a sua volta – ideologicamente appunto – alla perdita d’identità sociale (alienazione) e alla riduzione dell’essere umano a una “cosa” (reificazione) – due patologie consustanziali al feticismo della merce e alla libera circolazione mercantile della forza-lavoro di produzione e consumo.

[3] Perché, non dispiaccia ai filosofi che intasano da commessi viaggiatori il marciume dei mass media e la fogna populista che è la rete, il capitalismo ha solo qualche secolo di vita storicamente precisa, mentre l’economia di mercato è una realtà intrinseca dell’umano innescatasi anticamente sull’economia domestica delle società organiche per essere prima sacralizzata dalla religione poi materializzata attraverso la politica, costituendo sempre e comunque il nervo onnipresente della lotta di classe e di genere.

[4] Nella società dello spettacolo non ci sono protagonisti perché la vita soggettiva ne risulta vampirizzata. Ricchi o indigenti, ci sono solo poveri in canna che soffrono tra rabbia e umiliazione, masse di liberti zombizzati e un’oligarchia di miliardari che gestiscono il ghetto collettivo dall’alto delle loro torri di guardia concentrazionarie. Le donne e gli uomini liberi possono esistere solo in una natura organica che si presta a essere piacevolmente trasformata acraticamente, rispettandola nella consapevolezza di farne parte.

[5] Come orizzontarsi per proteggere la propria intelligenza sensibile dalla fabbrica ormai industriale di menzogne sibilline e teleguidate da innumerevoli strateghi virtuali che la novlingua chiama fake news? M’interroga e m’inquieta l’affermazione categorica che Bill Gates non sia vaccinato. Chi può davvero saperlo? Sembrerebbe che i miliardari e i privilegiati del sistema si siano piuttosto vaccinati per primi. O mentono tutti, adepti di una setta diabolica che non avrebbe allora alcun bisogno di paradisi fiscali? Così, nella barbarie colonialista del Far West produttivista, i vigilantes impiccavano senza processo ipotetici ladri di cavalli. Non dobbiamo essere ingenui: gli uomini di potere sono capaci di tutto, la storia lo dimostra ampiamente e per questo è giusto combatterli radicalmente, ma con simili affermazioni categoriche ci si prepara ai processi sommari e al linciaggio non alla rivoluzione. Un’altra mia perplessità riguarda il numero di morti attribuibili al vaccino che restano altrettanto misteriosi e discutibili di quelli attribuiti al virus dalle versioni ufficiali fortemente contestate sulla rete. Io non sono in grado di stabilire nessuna verità in proposito. Solo è certo che, almeno finora, il virus uccide incomparabilmente di più che il vaccino. O mi sbaglio?

[6] Quaquaraqua è il nome dato dai mafiosi ai cittadini disprezzabili e succubi della loro gerarchia schifosa e terrorizzante che colloca al vertice della piramide mafiosa gli uomini d’onore, seguiti e serviti dai picciotti che ne sono la guardia armata, gli assassini mercenari di una comunità disumana e intimamente patriarcale.



Chers êtres humains survivants

Chers êtres humains survivants dont je fais partie,

Je crois que nous avons dépassé le point de non-retour au sein de la société productiviste qui s’est imposée et nous manipule depuis des millénaires et je ressens le fort besoin d'essayer de faire le point en restant en dehors de tous les militantismes et de toutes les hystéries dogmatiques qui dansent confusément dans nos corps et dans nos têtes parmi des doutes, des hésitations, des colères et des délires qui humilient profondément la lucidité.
 
L'humain est désormais un vestige précieux mais incroyablement dévalué dans un monde parsemé et imprégné d'inhumanité et aucun de nous n'est capable de rétablir pleinement une vérité absolue à partir de laquelle décoller pour s'envoler vers un monde humain. Ce qui est certain, c'est qu'une société fondée sur l'esclavage de masse éduque ses parias (qu'elle appelle citoyens lorsqu'ils obéissent en position couchée tout en les qualifiant de sauvages au sens implicitement macabre d'untermenchen lorsqu'ils résistent d'une manière ou d'une autre à la domination et à l'oppression) à produire des marchandises et à les consommer misérablement au sein d'une hiérarchie de fer, précisément esclavagiste, dans laquelle le travail forcé est la règle unique et multiforme.
 
Le chantage économiste règne sur le monde depuis que les sociétés organiques de l'aube de l'humanité ont été attaquées par l'irruption d'une morale productiviste qui a corrompu jusqu’à la moelle une communauté humaine multiple et variée (dont les options peuvent être différentes et incompatibles, matri centriques ou patriarcales) en évolution lente et contradictoire. De cette communauté organique originelle, on ne peut que constater la destruction qui risque de s'achever définitivement aujourd'hui.
 
Du coup, mais de manière prévisible, environ sept mille ans après le déclenchement de la civilisation productiviste devenue entre-temps planétaire et globale, un petit virus parmi les nombreux que la nature a toujours produit[1] et contre lesquels les êtres humains ont dû se défendre souvent d’un siècle à l’autre, est venu rompre le délicat équilibre esclavagiste du capitalisme productiviste planétaire, phase terminale d'une longue maladie humaine aux symptômes sans équivoque et bien connus : l'aliénation et la réification[2].
 
La plus grande nouveauté du coronavirus 19/84 ne concerne, en effet, ni la gravité de la pandémie (loin d'être anodine, mais on a vu et on verra certainement de pire) ni l'impuissance humaine à éliminer rapidement ses causes et malheurs, mais plutôt l'absence morbide d'une approche organique de la situation, tant sur le plan individuel que social. L'irruption du virus a accentué l'autisme de l'homo economicus face à la nature, démontrant la faiblesse structurelle de la société globale et accentuant radicalement la méfiance envers le système social qui domine l'espèce humaine, soudainement obligée d'affronter l’artificialité désormais évidente et répandue de la société.
 
Cette artificialité productiviste explique en bonne partie les contradictions du pouvoir dans la gestion de la pandémie. Le manque de masques, de respirateurs, d'oxygène et de lits, carence qui reste grave un an et demi après l'apparition du virus, ne peut être attribué à l'imprévisibilité et à l'ignorance mais à l'absence du minimum de générosité empathique de la part du système. Ce qui reste inchangé chez les misérables héritiers virtuels de la bourgeoisie réelle fondatrice historique du capitalisme[3], c'est la logique de fer de l'épargne qu'aucun humanisme ne doit troubler. Les droits de l'homme sur lesquels le capitalisme parlementaire est formellement fondé s'évaporent comme un brouillard au soleil dès que le profit est écorné. Les affaires sont les affaires et il n'y a vraiment rien d'autre à ajouter si ce n'est que la danse macabre devant le vaccin témoigne plutôt, tragiquement et évidemment, d'une confusion pathologique conditionnée par le danger. Les pros et les antis reproduisent l'opposition binaire que l'histoire récente a particulièrement manifestée au XXe siècle : droite et gauche, fascisme et antifascisme ont été les produits d’une même idéologie suprémaciste au cœur du productivisme et de son mode de production final capitaliste.
 

Scandaleusement mais lucidement, au cœur de vingt ans de fascisme, le communiste Bordiga a déclaré que l'antifascisme était le pire produit du fascisme. Comme pour confirmer la théorie des cours et recours historiques de Vico, la démocratie totalitaire lui donne à nouveau raison. Aujourd'hui, près d'un siècle après la période fasciste, en pleine contrerévolution numérique, l'anticomplotisme apparaît comme le pire produit du complotisme car tous les deux travaillent, comme Caïn et Abel, pour la paranoïa universelle et la domination incontestée des oligarchies, ploutocraties et totalitarismes divers qui chevauchent toute hallucination avec paternalisme et autoritarisme.
 
Ce qui m'inquiète bien plus que le virus, c'est, en fait, le mysticisme de nombreuses positions qui émergent face à la pandémie. Jamais auparavant je ne me suis senti aussi seul, abandonné, perdu dans un tableau de Bosch, à chaque fois que je regarde les visages et j’écoute les paroles des différents deutéragonistes du spectacle dominant[4], privé que je suis du confort perceptible d’une lucidité collective large et consciente. Jamais auparavant je n'avais eu l'impression ambivalente d'entendre des dénonciations ponctuelles qui pourraient être de précieuses alertes, fleurs d'une nouvelle conscience radicale naissante, mais qui se corrompent trop souvent en rationalismes morbides et délirants, impuissances refoulées qui s'affirment comme une lucidité paranoïaque.
 
Certes, des témoignages tels que les suivants ne peuvent être écartés sans mûre réflexion car ils se présentent comme rigoureux et désintéressés (c'est-à-dire sans conflits narcissiques d'intérêt économique ou psychique) mais leur véracité reste largement invérifiable, obligeant à prendre ou à laisser émotionnellement :
 

https://blogs.mediapart.fr/laurent-mucchielli/blog/300721/la-vaccination-covid-l-epreuve-des-faits-2eme-partie-une-mortalite-inedite

https://odysee.com/@TheMagicWhispers:3/Jean-Bernard-Fourtillan-Grand-Format_1

 
Peu de tout ce qui est donné pour vrai dans les mots parlés ou écrits est certain et je crois qu'il est absolument nécessaire d'éviter tout acte de foi, même le plus petit[5]. Dubito ergo sum, précisément à cause de l'importance de comprendre la vérité. De part et d'autre de barricades en papier mâché destinées à fondre comme la calotte polaire face au changement climatique, des certitudes s'affirment aussi douteuses que la virginité de la Madone ou l'existence d'extraterrestres. Un stalinisme sanitaire virtuel et inconscient qui ne veut pas voir les risques de la pandémie (comme autrefois les militants du parti ne voulaient pas voir le fascisme rouge du petit père des peuples et de ses partisans) s'oppose au fascisme sanitaire conformiste qui s'agenouille devant les diktats d'un pouvoir totalitaire obtus qui ne mérite pas la moindre confiance et encore moins du soutien.
 
Les peuples organiques survivants de la terre sont aux mains des productivistes dominants, réduits à des masses de serviteurs volontaires atteints du syndrome de Stockholm ou à des émeutiers sans révolution dont la colère spontanée est sensible aux manigances possibles de suprémacistes délirants. Rompre avec cette logique binaire qui fait le bonheur du Léviathan est la condition sine qua non de la nécessaire révolution sociale libertaire qui seule peut reconstituer la base organique de la socialité humaine. Le plus embarrassant, c'est que tout, y compris le pire, est en réalité possible, mais peu est vraiment vérifiable par les directement concernés que nous sommes, simples individus du quotidien.
 
La misère des tifosi du football qui sévit dans chaque ghetto, pousse à opposer son équipe chérie à toutes les autres (toutes des patries aussi putrides de suprématisme patriarcal) exprimant l’horrible logique binaire de tout esclavage matériel ou virtuel. Les promoteurs du vaccin vantent ses qualités mais ne savent pas grand-chose de clair et définitif sur ses possibles effets secondaires ou sur son efficacité face à des variantes en constante évolution. Les vaccinistes ne peuvent s'exprimer qu'en termes économiques, statistiques, sur les risques et/ou les bénéfices du shoot sanitaire, incitant à une prise de risque absolument incontrôlable. Les anti-vaccinistes, même lorsqu'ils ne tombent pas dans la croyance mystique en quelque gourou qui apparaît sur le net prophétisant l'apocalypse causée par les vaccins, n'ont à opposer à la vaccination qu'une phobie et une attente impuissante fondée sur un espoir contemplatif qui participe à la confusion.
 
L'Etat est un proxénète qui traite les citoyens comme des prostituées : soit ces derniers battent le trottoir productiviste couchés et soumis, soit ils y sont contraints par les coups de poing et les gifles de la violence légale monopolisée par leurs exploiteurs. Inacceptable. Personne, pour quelque raison que ce soit, ne peut s'arroger le droit de décider pour les autres en imposant effectivement sa volonté. Si la vie est toujours et en tout cas un risque, ici comme toujours la question est claire : qui a le droit de décider des risques qui l'affectent sinon l'individu qui subit les conséquences de la décision en question ? La réponse aussi est simple : non à la vaccination obligatoire dissimulée dans le pass sanitaire !
 
D’ailleurs, comment concilier le bien individuel et le bien commun relatifs à la diffusion ou non du vaccin ? Sans garanties absolues, la vaccination de masse peut aider à réduire le risque de nouvelles variantes résistantes au vaccin. Dans une société individualiste où l'individu ne compte pour rien d'autre que comme sujet/objet économique, la question radicalement individuelle d'une piqûre à faire ou à ne pas faire est clairement psychodramatique car elle est en réalité à la fois individuelle et collective, donc typiquement et profondément humaine. Il devient alors essentiel d'établir que ce n'est pas le vaccin qu'il faut imposer ni combattre (éventuellement, le cas échéant, ceux qui s’enrichissent en le vendant). Il s'agit d'évaluer avec une sensibilité organique, en toute autonomie, les risques de se faire vacciner et de ne pas le faire, en restant absolument libre face au choix, d'autant plus que le pour et le contre restent difficiles à évaluer. Cette impasse, en revanche, souligne tragiquement l'urgence de combattre avant tout et immédiatement l'artificialité du système social dominant fondé sur l’appropriation privative qui en imposant l'impasse actuelle a bouleversé l'organicité humaine à la fois individuelle et collective, matérialisée historiquement dans la Commune dont l'esprit profond n'est ni individualiste ni collectiviste mais les deux indissolublement.
 
Il y a un demi-siècle, nombre d'insatisfaits de la société productiviste, incapables de renverser le monde dominant comme ils le souhaitaient infiniment et confusément, se tournaient souvent vers des drogues différentes, plongeant dans un monde artificiel dans lequel se sentir libres. Les gens bien-pensants abhorrent les toxicomanes et vice versa car les gens « normaux » droguent toujours leur surmoi de conformisme, d'ennui, d'hypocrisie et de violence sociale tandis que la recherche alternative de paradis artificiels ne fait qu'atténuer, par un anticonformisme tragiquement nihiliste, le manque de révolution sociale, en la remplaçant par des drogues que le système interdit avec son réflexe prohibitionniste habituel. Les drogues fétichisées comme biens de consommation magiques sont la dernière étape de l'artificialité qui envahit et pervertit la convivialité à la base de la socialité.
 
En étant alors à mille lieues des antivax actuels qui prédisent des risques apocalyptiques résultant d'une simple double dose de vaccin, ceux qui se shootaient, faute de révolution, ne faisaient certainement pas attention à la composition et à la qualité des substances que le business de la drogue mettait à disposition en incitant à les injecter dans le bras d’or de ses partisans. Ce n'était certainement pas l'État qui imposait ces piqûres mais son meilleur ennemi. C'est en fait le Marché l'autre face du Léviathan productiviste qui a poussé la consommation illégale comme premier pas vers une liberté fantôme. Comme tous les marchés plus juteux, le marché de la drogue a été et reste entre les mains des mafias qui sont un Etat libéré de toute responsabilité et devoir envers les quaquaraqua[6]. Le bon citoyen est un serviteur volontaire qui peut se droguer de travail et d'autres substances banalisées par la civilisation productiviste mais pas avec l'héroïne ou quelque autre opium des peuples venus remplacer, temporairement et seulement partiellement, une aliénation religieuse affaiblie par le matérialisme consumériste généralisé. Aujourd'hui c'est le système dominant qui vous incite à vous piquer deux fois avec le vaccin en attendant que d'autres piqûres arrivent inévitablement pour prolonger la liberté des files d'attente dans les supermarchés, dans les stades, les lieux de vacances et les ghettos de travail. De paradis artificiels au purgatoire consumériste, la convivialité, qualité typique de la nature organique du vivant, se transforme en une misérable revendication d'esclaves qui nient les risques d'une pandémie sous les yeux de tous, en se rebellant contre le masque au bistrot mais en subissant sans la moindre réaction leur travail quotidien d'esclaves.
 
Cependant, le fait que le refus de porter un masque à l'intérieur, tant que le virus circule abondamment, témoigne d'un manque d'empathie, ne peut justifier une imposition légale qui oblige à s'injecter le vaccin. Je n'ai jamais subi le chantage d'une drogue mafieuse ou d'Etat (ni héroïne, ni travail salarié) et je me suis toujours considéré comme libre de tous les choix souhaités. J'ai donc décidé de me faire vacciner juste à temps, avant que le pass sanitaire n'introduise une imposition intolérable à la saveur clairement totalitaire. Maintenant que le vaccin devient une discrimination sociale entre les êtres humains, par solidarité je ne pourrais plus me vacciner, tout en continuant à penser sans aucune certitude, c'est clair que les risques réels et possibles du vaccin sont moins immédiats et importants que ceux d'un virus qui peut provoquer une mort cauchemardesque, en particulier chez les personnes âgées présentant une comorbidité.
 
La ligne de partage entre liberté et totalitarisme est définitivement franchie si le corps d'un individu n'est plus protégé par une autonomie totale. Sinon pourquoi se scandaliser de l'infibulation, de la castration chimique ? En fin de compte, il ne s'agit que de "solutions finales" différentes, basées sur le même principe : reconnaître le droit de vie et de mort à soi même et à son propre suprémacisme dégoûtant. Le scandale hypocrite des serviteurs volontaires face aux provocations des antipass (qui pour dénoncer les abus en cours arborent, avec le mauvais goût typique du militantisme, l'étoile jaune de la tragédie humaine subie par les juifs et par les minorités ciblées par les nazis) oublie les couvertures contaminées par la variole données par les civilisateurs blancs aux natifs américains pour les éliminer en douce. Vraiment interminable est la série de crimes contre l'humanité qui a marqué tout le productivisme dont le nazisme est en réalité un macabre fleuron, mais pas le seul exemple.
 
La plus grande nouveauté encore refoulée mais désormais évidente est que le vieux monde est moribond et nous nous comportons comme si nous avions décidé de mourir avec lui. Nous le faisons en ignorant les urgences climatiques, écologiques et sociales qui sont éclatantes et de plus en plus urgentes. Chaque année, la date à laquelle l'homme finit de consommer la totalité des richesses annuelles de la terre arrive toujours plus tôt que les années précédentes : en 1970, c'était le 29 décembre ; le 4 novembre en 1980 ; le 11 octobre en 1990 ; Le 23 septembre en 2000 et le 7 août en 2010. En 2020, cette date est arrivée le 29 juillet ! Tout cela est connu, dénoncé et répété, pourtant il continue sans relâche au nom de la croissance, de la croissance, de la croissance. Assez de discours, l'heure n'est plus à l'opportunisme ou à l'hésitation mais je ne suis pas très optimiste face à la bêtise avec laquelle l'homo economicus se laisse cuire dans de l'eau encore tiède, destinée à devenir vite bouillante. Soit on rompt avec le progrès aliéné et l’exploitation, faisant une alliance définitive avec la nature dans son rythme désormais clairement antiproductiviste, soit on aboutira inévitablement à l'artificialité nihiliste d'un capitalisme en phase terminale dont la peste émotionnelle est la pire de toutes les pandémies possibles.
 
 
 
Sergio Ghirardi Sauvageon, le 2 août 2021

 



[1] Avec l'Anthropocène, l'homme est devenu capable d'imiter la nature en inventant éventuellement des virus de laboratoire.
[2] Connus mais pas pour autant vraiment reconnus car ils ont été dissimulés par l'orgie de propagande religieuse et politique dont la civilisation dominante a enveloppé ses sujets pendant des millénaires. Le Léviathan productiviste composé de l'État et du Marché (complices et concurrents) gère historiquement la manipulation des consciences en la dosant comme l'autre aspect de la violence matérielle nécessaire pour domestiquer les dominés et imposer les hiérarchies du pouvoir. Parmi les nombreux êtres humains qui se sont historiquement consacrés à dénoncer les désastres de la civilisation, en réveillant les consciences polluées et corrompues, ressort le nom de Karl Marx, qui a permis de comprendre les liens structurels fondamentaux entre la marchandise et le Capital dans une critique de l'économie politique à laquelle il a consacré sa vie. Ni Machiavel ni Marx ne peuvent être exorcisés en tant que complotistes pour leur description précise et profonde des mécanismes du pouvoir. Malheureusement, le marxisme, fondé sur la composante idéologique des recherches marxiennes, a brouillé les cartes, contribuant à son tour idéologiquement précisément à la perte de l'identité sociale (aliénation) et à la réduction de l'être humain à une « chose » (réification) deux pathologies consubstantielles au fétichisme de la marchandise et à la libre circulation marchande de la force de travail de production et de consommation.
[3] Car, n’en déplaise aux philosophes qui encrassent en commis voyageurs la pourriture des médias et l’égout populiste du réseau, le capitalisme n'a que quelques siècles de vie historiquement précise, alors que l'économie de marché est une réalité intrinsèque de l’humain ressortie anciennement de l'économie domestique des sociétés organiques avant d’être sacralisée par la religion puis matérialisée par la politique, constituant toujours et en tout cas le nerf omniprésent de la lutte des classes et des genres.
[4] Dans la société du spectacle, il n'y a pas de protagonistes car la vie subjective y est vampirisée. Riches ou démunis, il n'y a que des pauvres en canne qui souffrent entre colère et humiliation, des masses de zombies affranchis et une oligarchie de milliardaires qui dirigent le ghetto collectif du haut de leurs miradors concentrationnaires. Les hommes et les femmes libres ne peuvent exister que dans une nature organique qui se prête à être transformée agréablement de façon acratique, en la respectant dans la conscience d'en faire partie.
[5] Comment s'orienter pour protéger son intelligence sensible de la fabrique désormais industrielle de mensonges sibyllins et télécommandés par d’innombrables stratèges virtuels que la novlangue appelle fake news ? L'affirmation catégorique que Bill Gates n'est pas vacciné me questionne et m'inquiète. Qui peut vraiment le savoir ? Il semblerait que les milliardaires et les privilégiés du système se soient plutôt vaccinés en premier. Ou mentent-ils tous, adeptes d'une secte diabolique qui n'aurait alors aucun besoin de paradis fiscaux ? Ainsi, dans la barbarie colonialiste du Far West productiviste, les vigilantes pendaient sans procès des hypothétiques voleurs de chevaux. Il ne faut pas être naïf : les hommes de pouvoir sont capables de tout, l'histoire le démontre amplement et c'est pour cela qu'il est juste de les combattre radicalement, mais avec des propos aussi catégoriques on se prépare à des procès sommaires et au lynchage, pas à la révolution. Une autre de mes perplexités concerne le nombre de décès attribuables au vaccin car ils restent aussi mystérieux et discutables que ceux attribués au virus par les versions officielles fortement contestées sur le net. Je suis incapable d'établir la vérité à ce sujet. L’unique certitude, du moins jusqu'à présent, est que le virus tue incomparablement plus que le vaccin. Ou ai-je tort?
[6] Quaquaraqua est le nom donné par la mafia aux ignobles citoyens et esclaves de leur hiérarchie dégoûtante et terrifiante qui place les hommes d'honneur au sommet de la pyramide mafieuse, suivis et servis par les picciotti qui sont la garde armée, les mercenaires assassins d’une communauté inhumaine et intimement patriarcale.