domenica 13 febbraio 2022

Nucleare: il naufragio della classe dirigente francese - A due passi dall’Italia .....




A due passi dall’Italia che come tutti i paesi limitrofi condividerà i rischi di questo crimine contro l’umanità

Nucleare: il naufragio della classe dirigente francese

Hervé Kempf (Reporterre)

10 février 2022

https://reporterre.net/Nucleaire-le-naufrage-de-la-classe-dirigeante-francaise?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=nl_quotidienne

 

Emmanuel Macron ha annunciato la costruzione di sei nuovi reattori EPR e altri otto in progetto, il 10 febbraio a Belfort. Quest’annuncio traduce l’incapacità della classe dirigente di questo paese a pensare il mondo attuale.

La classe dirigente di questo paese è incredibilmente priva di realismo. Vive in un regno magico dove scienza, tecnica ed economia non esistono. Sarà bastato a questa classe dirigente – che da tre decenni non fa quasi nulla contro il cambiamento climatico, che continua a costruire autostrade, ampliare aeroporti, moltiplicare i dispositivi di consumo energetico –, sarà bastato che una lobby sostenuta da pochi abili comunicatori le dica da qualche anno “Il nucleare non emette CO2”, per farle credere di aver trovato la soluzione a questa sfida ostinata: come evitare l'aggravarsi del cambiamento climatico?

L'intero arco di destra, cui si aggiunge un partito comunista che non smette più di morire per la sua arretratezza, promette quindi di costruire dei reattori EPR a chi più ne ha più ne metta, ed è Macron che lancia il ballo ufficiale giovedì 10 febbraio a Belfort.

Conviene smorzare questo entusiasmo mortifero, che riflette soprattutto l'incapacità della classe dirigente francese nel pensare al mondo attuale. Incapacità che spiega perché questo paese sta regredendo a tutti i livelli, e se quello delle libertà non è il meno importante, quello dell'intelligenza collettiva è il più significativo.

Ricordiamo quindi un semplice fatto: l'energia nucleare è pericolosa. Senza entrare qui nel dibattito sulle conseguenze della catastrofe di Chernobyl (1986) e di quella di Fukushima (2011), basti pensare che le regioni colpite dalla ricaduta radioattiva in Bielorussia e Giappone restano interessate da una radioattività dilagante, che rende la vita di centinaia di migliaia di persone su migliaia di chilometri quadrati penosa, inquietante, desolante. Il costo per i paesi interessati è di centinaia di miliardi di euro. E l'ipotesi che un simile incidente avvenga in Francia è credibile quanto quella che sopraggiunga una pandemia – come l’hanno previsto da anni naturalisti ed ecologisti senza essere ascoltati, fino all’irruzione del Covid-19.

Un incidente nucleare è sempre possibile, ha ricordato Bernard Doroszczuk, presidente dell'Autorità per la sicurezza nucleare (ASN), il 19 gennaio, e chi sostenesse il contrario si assumerebbe una grande responsabilità. Penso che si debba rimanere vigili, che si debba rimanere realisti. Un incidente nucleare è sempre possibile e questo richiede anticipazione”. Per lo meno, comprendere la pertinenza di questa ipotesi implica fare di tutto per mantenere la sicurezza al massimo livello. Diciamo, in breve, che le difficoltà finanziarie di EDF e la pressione del governo sull'ASN fanno temere che non sia così.

Nel mondo magico di questa classe dirigente, il problema delle scorie radioattive non esiste: “È il volume di una piscina olimpionica, sbraitano i venditori ambulanti, si scava una buca e il problema è risolto”. La verità è che nessun Paese ha trovato una soluzione soddisfacente per questi prodotti radioattivi per migliaia di anni, che la filiera francese ne ha moltiplicate le categorie, complicando ulteriormente il problema, che il progetto di Bure, imposto con la repressione e la corruzione delle coscienze, è tecnicamente inoperante, che gli impianti di La Hague (nella Manica) sono saturati e pericolosi, e che EDF e Orano accumulano rifiuti ai quattro angoli della Francia senza sapere che cosa farne.

“In realtà la Francia non sa più costruire un reattore”.

C'è un'altra questione cruciale su cui i "responsabili" mostrano una sbalorditiva assenza di realismo: speculano sulla promessa di nuovi reattori mentre la Francia non riesce a portare a termine — da più di dieci anni! — il suo modello feticcio, il reattore EPR di Flamanville, mentre uno di quelli costruiti in Cina, a Taishan, è fermo dal luglio 2021 per un difetto ancora inesplicato. Un difetto che potrebbe del resto avere ripercussioni anche sull’EPR di Flamanville... Per quanto riguarda i futuri EPR che Macron e la brillante élite di questo paese intendono costruire, bisogna sapere che si tratta di EPR2 dalle caratteristiche di sicurezza ridotte rispetto all’EPR, che il loro dossier di realizzazione tecnica è tutt'altro che pronto, che uno studio dell'amministrazione dell’ottobre 2021 stimava che questi EPR2 non potessero essere messi in servizio prima del 2040 e che il loro costo sarebbe dell’ordine di 9 miliardi di euro, secondo le rivelazioni del sito Contexte.

Altro “dettaglio” imbarazzante: in effetti, la Francia non sa più costruire reattori, la politica di globalizzazione sfrenata guidata dai neoliberisti ha svuotato di parte della sua sostanza l'industria del Paese. È obbligato a riconoscere il fatto anche il nuclearista Jean-Marc Jancovici, che indica su Le Journal du dimanche: “Se i francesi non sanno più costruirli, possiamo prendere in considerazione di farci aiutare da altri! Cinesi e russi sarebbero sicuramente felicissimi”. Non è un'idea inverosimile: come mostra Marc Endeweld in L'Emprise (Seuil, 2022), i legami forgiati da un decennio da EDF in Cina hanno portato parecchi responsabili francesi a pensare che i partner cinesi potrebbero diventare costruttori di centrali molto accettabili. Per la famosa indipendenza energetica, se ne riparlerà più tardi.

La cosa più assurda è che a livello mondiale l'industria nucleare è in declino e che tutta la dinamica di produzione di elettricità é basata sulle rinnovabili. Senza dubbio per un semplice motivo economico: essa è più redditizia. Come notato dal World Nuclear Industry Status Report, "Tra il 2009 e il 2020, i costi del solare sono diminuiti del 90% e dell'eolico del 70%, mentre i costi di costruzione del reattore nucleare sono aumentati del 33%". La classe dirigente francese, insistendo nel voler rilanciare un'industria obsoleta di cui ha perso il controllo, sta spingendo il paese in un vicolo cieco che lo porterà al declino anche nel caso che un incidente nucleare non venga a porre fine definitivamente alle fantasie francesi. Il rilancio del nucleare è una strategia industriale superata.

“Questa élite è un naufragio. E il nucleare è una chimera"

Infine, c'è una questione che è di fatto essenziale: nel magico mondo in cui l'oligarchia francese vorrebbe vivere, il consumo energetico non cambia veramente, si mantiene lo stesso tenore di vita medio (e le stesse disuguaglianze), l'elettricità prende il posto del petrolio senza che si prendano seriamente in considerazione altre questioni. Quindi Macron e altri si affidano su UNO scenario di RTE (Réseau du transport d’électricité) presentato a ottobre. Questa pubblicazione è avvenuta a una data che conveniva al calendario politico di Macron, ma non al rigore metodologico. Perché questo scenario di riferimento, presentato da tutti i media come il più attendibile, assume come ipotesi centrale una traiettoria di mantenimento del consumo materiale. Un altro scenario capace d’immaginare una vera politica di sobrietà, è previsto per la fine di febbraio, dopo che gli annunci di Macron avranno fatto scalpore.

Questo mediocre trucco comunicativo mira a falsare il dibattito, a impedire di discutere davvero del futuro. Tuttavia, tra il cambiamento climatico, il picco del petrolio e l'industria nucleare sempre più senile, è quantomeno incerto che l'attuale struttura dei consumi e delle disuguaglianze possa essere mantenuta durevolmente. Sarebbe meglio mettere sul tavolo questa domanda cruciale: come ridurremo drasticamente i consumi materiali ed energetici per evitare la disintegrazione del mondo? È questa la domanda che la classe dirigente francese si rifiuta di affrontare e ci nasconde. Nulla, però, si costruisce sui miraggi e le menzogne. Questa élite è un naufragio. E il nucleare è una chimera. 





Nucléaire : le naufrage de la classe dirigeante française

Hervé Kempf (Reporterre)

10 février 2022

https://reporterre.net/Nucleaire-le-naufrage-de-la-classe-dirigeante-francaise?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=nl_quotidienne,

 

Emmanuel Macron a annoncé la construction de six nouveaux EPR, et huit autres en projet, le 10 février à Belfort. Cette annonce traduit l’incapacité de la classe dirigeante de ce pays à penser le monde actuel.

La classe dirigeante de ce pays est d’un confondant irréalisme. Elle vit dans un royaume magique où la science, la technique et l’économie n’existent pas. Il aura suffi à cette classe dirigeante — qui depuis trois décennies ne fait quasiment rien contre le changement climatique, qui continue à construire des autoroutes, à agrandir des aéroports, à multiplier les dispositifs de consommation énergétique —, il lui aura suffi qu’un lobby appuyé par quelques communicants habiles lui dise depuis quelques années « Le nucléaire n’émet pas de CO2 », pour qu’elle croie avoir trouvé la solution à cet entêtant défi : comment éviter l’aggravation du changement climatique ?

Tout l’arc de la droite, auquel se raccroche un parti communiste qui n’en finit pas de mourir de son passéisme, promet donc de construire des EPR à qui mieux mieux, M. Macron lançant le bal officiel jeudi 10 février à Belfort.

Il convient de doucher cet enthousiasme mortifère, qui traduit surtout l’incapacité de la classe dirigeante française à penser le monde actuel. Incapacité qui explique que ce pays régresse sur tous les plans, celui des libertés n’étant pas le moindre, celui de l’intelligence collective étant le plus significatif.

Rappelons donc un simple fait : l’énergie nucléaire est dangereuse. Sans entrer ici dans le débat sur les conséquences de la catastrophe de Tchernobyl (1986) et de celle de Fukushima (2011), qu’il suffise de dire que les régions affectées par les retombées radioactives en Biélorussie et au Japon restent affectées par une radioactivité rampante, qui rend la vie de centaines de milliers de gens sur des milliers de kilomètres carrés pénible, inquiétante, maladive. Le coût pour les pays concernés se compte en centaine de milliards d’euros. Et l’hypothèse qu’un tel accident se produise en France est aussi crédible que celle qu’une pandémie survienne — comme l’ont dit depuis des années naturalistes et écologistes sans être entendus, jusqu’à l’irruption du Covid-19.

« Un accident nucléaire est toujours possible, a rappelé Bernard Doroszczuk, président de l’Autorité de sûreté nucléaire (ASN), le 19 janvier dernieret ceux qui prétendraient le contraire prennent une grande responsabilité. Je pense qu’il faut rester vigilant, qu’il faut rester réaliste. Un accident nucléaire est toujours possible et cela suppose de l’anticipation. » À tout le moins, comprendre la pertinence de cette hypothèse implique de tout faire pour maintenir la sûreté au plus haut niveau. Disons, en bref, que les difficultés financières d’EDF et les pressions du gouvernement sur l’ASN permettent de craindre que ce ne soit pas le cas.

Dans le monde magique de cette classe dirigeante, le problème des déchets radioactifs n’existe pas : « C’est le volume d’une piscine olympique, clament les bonimenteurs, creusons un trou et voilà. » La vérité est qu’aucun pays n’a trouvé de solution satisfaisante à ces produits radioactifs pendant des milliers d’années, que la filière française en a multiplié les catégories, compliquant encore le problème, que le projet de Bure, imposé par la répression et l’achat des consciences, est techniquement biaisé, que les installations de La Hague (Manche) sont saturées et dangereuses, et qu’EDF et Orano accumulent des déchets aux quatre coins de la France sans savoir qu’en faire.

« La France ne sait en fait plus construire de réacteur »

Il est un autre enjeu crucial sur lequel les « responsables » font preuve d’un irréalisme stupéfiant : ils spéculent sur l’engagement de nouveaux réacteurs alors que la France est incapable d’achever — en plus de dix ans ! — son modèle fétiche, l’EPR de Flamanville, tandis que l’un de ceux construits en Chine, à Taishan, est à l’arrêt depuis juillet 2021 pour un défaut encore inexpliqué. Défaut qui pourrait par ailleurs se répercuter sur l’EPR de Flamanville... Quant aux futurs EPR que M. Macron et la brillante élite de ce pays envisagent de construire, il faut savoir qu’il s’agit d’EPR2 aux caractéristiques de sûreté allégées par rapport à l’EPR, que leur dossier de réalisation technique est loin d’être prêt, qu’une étude de l’administration d’octobre 2021 estimait que ces EPR2 ne pourraient pas être mis en service avant 2040 et que leur coût serait de l’ordre de 9 milliards d’euros, selon les révélations du site Contexte.

Autre « détail » embarrassant : la France ne sait en fait plus construire de réacteurs, la politique de mondialisation sans frein conduit par les néolibéraux ayant vidé l’industrie du pays d’une partie de sa substance. C’est ce que même le nucléariste Jean-Marc Jancovici est obligé de reconnaître, indiquant dans Le Journal du dimanche : « Si les Français ne savent plus les construire, nous pouvons envisager de nous faire aider par d’autres ! Les Chinois et les Russes seraient sûrement ravis. » Ce n’est pas une idée farfelue : comme le montre Marc Endeweld dans L’Emprise (Seuil, 2022), les liens forgés depuis une décennie par EDF en Chine ont conduit nombre de responsables français à penser que les partenaires chinois pourraient faire des constructeurs de centrales très acceptables. Pour la fameuse indépendance, on repassera.

Le plus absurde est qu’au niveau mondial, l’industrie nucléaire est en déclin, et que toute la dynamique de production d’électricité se fait autour des renouvelables. Sans doute pour une raison économique simple : elle est plus rentable. Comme le constate le World Nuclear Industry Status Report« entre 2009 et 2020, les coûts du solaire ont baissé de 90 % et ceux de l’éolien de 70 %, tandis que les coûts de construction des réacteurs nucléaires ont augmenté de 33 % ». En s’obstinant à vouloir relancer une industrie dépassée qu’elle ne maîtrise plus vraiment, la classe dirigeante française est en train d’enfoncer le pays dans une impasse, qui va l’enfoncer dans le déclin — même si un accident nucléaire ne vient pas mettre un terme définitif aux fantasmes français. Relancer le nucléaire est une stratégie industrielle dépassée.

« Cette élite est un naufrage. Et le nucléaire une chimère »

Enfin, il y a un enjeu qui est en fait essentiel : dans le monde magique où voudrait vivre l’oligarchie française, la consommation énergétique ne change pas vraiment, on maintient le même niveau de vie moyen (et les mêmes inégalités), l’électricité vient remplacer le pétrole sans que l’on ait sérieusement à se poser d’autres questions. Ainsi, M. Macron et d’autres s’appuient sur UN scénario de RTE (Réseau du transport d’électricité) présenté en octobre. Cette publication a eu lieu à une date qui convenait au calendrier politique de M. Macron, mais pas à la rigueur méthodologique. Car ce scénario de référence, présenté par tous les médias comme le plus fiable, prend comme hypothèse centrale une trajectoire de maintien de la consommation matérielle. Un autre scénario, imaginant une vraie politique de sobriété, est lui attendu pour fin février — après que les annonces de M. Macron auront fait le buzz.

Cette médiocre entourloupe de communication vise à biaiser le débat, à empêcher que l’on discute vraiment de l’avenir. Mais entre changement climatique, pic de pétrole et industrie nucléaire de plus en plus sénile, il est pour le moins incertain que l’actuelle structure de consommation et d’inégalités pourra se maintenir durablement. Il vaudrait mieux poser sur la table cette question cruciale : comment allons-nous réduire fortement consommations matérielle et énergétique pour empêcher le délitement du monde ? C’est cette question que refuse d’aborder et que nous cache la classe dirigeante française. Mais on ne bâtit rien sur les mirages et les mensonges. Cette élite est un naufrage. Et le nucléaire une chimère.