mercoledì 9 febbraio 2022

Epistole al ponte verso un nuovo mondo che non c’é ancora

 







Vi propongo questo scambio tra me e Miguel Amorós come modesto contributo per diradare la nebbia del confusionismo dilagante e del “deturnamento” spettacolare in corso della questione sociale.

SGS

 

Il capitalismo pandemico

Nei paesi in cui prevalgono le moderne condizioni finanziarie, le catastrofi non sono problemi di un futuro più o meno prevedibile, ma fanno parte della vita quotidiana: sono il presente. Poiché le catastrofi non si possono più negare, i leader di oggi non si fanno scrupoli nel proclamarle ad alta voce mentre gli esperti al loro servizio ne danno conferma con grande accompagnamento mediatico, per poi proporsi come gli unici in grado di gestirle. Chiedo scusa di dire che tale gestione presuppone il mantenimento del regime sociale che l'ha provocata, il capitalismo, poiché la sua indiscutibilità è implicita nel catastrofismo dominante, ma implica anche forme politiche di eccezione tipiche delle situazioni di crisi che richiedono la soppressione di alcuni diritti e libertà. Ci riferiamo a forme dittatoriali. Per ottenere l'acquiescenza della maggioranza della popolazione non saranno necessarie troppe procedure coercitive, poiché, ridotta in servitù per il timore trasmesso dalle versioni ufficiali, la gente piegherà di buon grado il capo senza bisogno di ordini perentori, e sarà anche disposta a denunciare i disobbedienti degeneri. L'ordine stabilito ha mezzi sufficienti per falsificare ogni genere di informazione sconveniente, con il semplice metodo di zittirlo e invadere i media con qualsiasi sostituto, la cui veridicità resta inverificabile. Così, di fronte a questa valanga di manipolazioni interessate, balletti di cifre e diagnosi incontrovertibili, l'opinione pubblica scomparirà e la scomoda verità difficilmente riuscirà a trovare vie d'uscita. La propaganda per una sopravvivenza tutelata e regolamentata scorrerà incontrastata nel mezzo di una psicosi indotta e il resto verrà dalla mano di un'incontestata criminalizzazione del dissenso sotto forma di emarginazione colpevole, multe e sanzioni.

L'episodio pandemico sarebbe l'ultima catastrofe venuta (che non esclude l'arrivo di altre) con un impatto maggiore delle precedenti proprio per le misure drastiche decretate per regolare la vita quotidiana comune, con scarsi effetti sulla salute, ma con evidenti conseguenze psicologiche, economiche e sociali ancora a venire. Ovunque i parlamenti hanno abdicato quando i governi hanno ceduto la decisione a esperti e tecnici -per niente indipendenti poiché, condizionati dai loro datori di lavoro e corrotti dai loro sponsor- che hanno ribaltato la bilancia a favore di una dittatura tecno-sanitaria. Sotto la già citata dittatura medico-politica, i vertici dovevano risolvere crisi interne e le multinazionali farmaceutiche ottenere profitti immensi, mentre il mondo avrebbe continuato a digitalizzarsi e riorganizzarsi sulla base di imperativi finanziari coadiuvati da tecnologie d'avanguardia. L'assorbimento dello Stato da parte dei "mercati" è stato perlomeno accelerato, grazie agli acquisti di obbligazioni e di fondi di recupero da parte delle banche centrali e dell'Unione Europea. I grandi fondi d’investimento continuano a dominare il mercato dei capitali “a pieno regime”. Vediamo lo stesso effetto di assorbimento in tutto ciò che riguarda la "transizione ecologica" o la salute, quindi non possiamo fidarci di uno sviluppo "sostenibile", né di una scienza medica che, lontana dalla conoscenza oggettiva, segue le tracce del potere e del denaro. Quelli che parlano di più in suo nome sono quelli che mentono meglio, e non hanno smesso di farlo. Sostenibilità e medicina, divenendo strumenti della politica e dell'economia, si trasformano in montaggio, messa in scena, spettacolo.

Alcuni sostengono che la pandemia sia stata avviata o simulata per evitare il crollo dei mercati azionari. Secondo quest’analisi, in realtà, si tratterebbe quindi di un'operazione di salvataggio finanziario con il pretesto del virus attraverso la quale la Federal Reserve manovrerebbe per coprire i buchi del mercato dei prestiti interbancari ed evitare al contempo la conseguente inflazione. Secondo questa ipotesi che chiameremmo dell'"implosione", le iniezioni di liquidità nella finanza, partendo dal nulla, hanno richiesto la momentanea paralisi dell'"economia reale" attraverso una spartizione quasi militare della società, cosa che non poteva riuscire senza una minaccia mortale, relativamente facile da inventare, venuta a molestare una popolazione ossessionata dalla salute dalle manovre pubblicitarie dell'ambientalismo capitalista. Una massa, controllata, sottomessa e spaventata, correrebbe senza porre domande in qualunque luogo dove le inoculassero qualunque rimedio, trasformando di colpo gli oligopoli farmaceutici nel settore più redditizio possibile dell'economia globale, e quindi, per interesse, il più allarmista. Le grandi multinazionali farmaceutiche sarebbero così in ultima analisi le responsabili finali dell'intensa mobilitazione delle legioni mediatiche, delle autorità sanitarie e degli esperti non ufficiali, propriamente militari, a favore dei confinamenti, del distanziamento, mascherine, quarantene, coprifuoco e vaccini. In definitiva, la situazione potrebbe durare quanto richiesto dai giocolieri della finanza, poiché i risultati ottenuti nella "guerra" contro il virus potrebbero essere manipolati a piacimento. Un cattivo risultato potrebbe essere colpa della popolazione per non aver rigorosamente rispettato le misure impraticabili, o a causa di pericolose varianti virali in agguato. Secondo questa ipotesi, una volta risolto il vero problema, avverrebbe il miracolo della guarigione, o come si direbbe oggi, della riduzione del virus a "influenza". Insomma, la pandemia sarebbe stata solo un altro avatar, il più sconcertante, della postmodernità neoliberista.

L'ipotesi precedente non si allontana sufficientemente dalle teorie del complotto, né sfugge al sospetto di amalgamare la gallina e l'uovo, confondendo le cause con gli effetti. È difficile provare un machiavellismo così contorto tra i centri decisionali mondiali, quando così tante prove di irresponsabilità e stupidità sono state fornite dalle loro posizioni più altolocate. È più plausibile pensare che quando un ente subordinato alle multinazionali come l'OMS ha dichiarato una "emergenza sanitaria pubblica di portata internazionale" il 30 gennaio 2020, il momento è stato colto dai diversi settori della classe dirigente per evocare i propri mali e migliorare le proprie aspettative, ciascuno spingendo il carrello a modo proprio. È quindi evidente che la conversione di un'infezione sconosciuta di bassa letalità in una piaga biblica di notevole mortalità ha avuto a che fare con la confluenza di potenti e spuri interessi occulti dietro il chiasso delle notizie e i sinistri discorsi delle star dei media. Tali interessi erano principalmente finanziari, commerciali e politici, tutti legati tra loro grazie alle grandi case farmaceutiche. Ora, visto che c’è una pandemia, qual è stata la sua origine?

La segretezza è una delle caratteristiche principali del dominio contemporaneo. Le tracce vengono cancellate e quindi nulla può essere provato, ad esempio l'ipotesi della fuga del chimerico Sars-CoV-2 da un laboratorio cinese. Sembra il più probabile e ci sono rapporti confidenziali da parte di agenzie che lo contemplano. Alcuni organi di informazione con un grado di indipendenza maggiore rispetto alla maggior parte, affidandosi a ricercatori critici, hanno pubblicato articoli sull'argomento. Infatti, nella metropoli di Wuhan (e in altre) ci sono centri che indagano sui coronavirus, alcuni finanziati dagli American National Institutes of Health o dal governo francese. Siamo interessati alla cosiddetta ricerca "guadagno di funzione", che cerca di alterare i virus per renderli trasmissibili al fine di anticipare il lavoro della natura e disporre di trattamenti e vaccini disponibili nel momento in cui tali virus causano zoonosi da soli. Gli incidenti che si verificano nei suddetti laboratori non sono rari e la biosicurezza non è quella che ci si aspetterebbe. Ci sono state segnalazioni di contagio, in particolare quelle prodotte nel 2019, perché riguardavano una Sars vicina al nostro protagonista. Il divieto di accesso ad alcuni luoghi da parte delle autorità cinesi, la distruzione delle banche dati, la pressione morale quasi terroristica sui virologi dissidenti, ma soprattutto il mancato ritrovamento di un virus uguale in natura, il fiasco del gruppo di esperti internazionali inviato a Wuhan dell'OMS e la lettera pubblicata su "The Lancet" firmata da pontefici della scienza ufficiale che assicurano liberamente l'origine naturale del virus, ci costringono a pensare all'incidente.

L'esagerazione maliziosa della malattia Covid 19, unilateralmente definita pandemia, e le misure non preventive ma estreme raccomandate dall'OMS che hanno bloccato l'economia produttiva, avrebbero dovuto offrire l'immagine dei governi -che colti di sorpresa hanno ignorato tutto- con la situazione sotto controllo. L'apparizione dei portavoce di governo non dava quell'impressione, ma l'isteria collettiva che i loro scopi pacificatori stavano scatenando preparava il terreno per i nuovi vaccini, o meglio, per le terapie geniche con quel nome. Non si può dire con certezza che i problemi finanziari fossero allora al centro delle preoccupazioni dei vertici mondiali, ma non c'è dubbio che i vaccini fossero visti come l'affare del secolo. Gli Stati hanno effettuato acquisti massicci senza alcuna garanzia di efficacia o sicurezza, non conoscendo l'esatta composizione del prodotto e sopportando il costo del risarcimento in caso di effetti secondari. La salute pubblica ha continuato a essere semi-smantellata mentre il denaro fluiva verso la società privata e determinava i passi da seguire. Non si poteva conoscere il numero dei contagiati dal momento che i test di controllo non erano affidabili, ma si sapeva che la stragrande maggioranza era asintomatica, non si ammalava. I vaccini si sono rivelati poco efficaci e la loro capacità di immunizzazione bassa. Nonostante la maggioranza della popolazione fosse stata vaccinata, si stavano verificando "ondate" di infezioni. I vaccinati non solo potevano trasmettere il virus, ma ammalarsi e morire come i non vaccinati. Inoltre, sono emerse complicazioni associate ai vaccini come trombi o miocarditi: alla fine, i vaccini non proteggevano molto, né erano molto sicuri. La soluzione data al problema rientra nella logica folle di un sistema autoritario in cui predominano gli interessi privati: aumentare le dosi, mantenere misure restrittive sproporzionate e penalizzare gli oppositori della vaccinazione, i non credenti, il nemico che deve essere neutralizzato. Chiariamo, tuttavia, che l'opposizione ai vaccini risale a una vecchia controversia medica che privilegiava la correzione dello squilibrio organico responsabile delle infezioni rispetto al vaccino. Il corpo doveva diventare avverso ai germi, cioè autoimmunizzarsi, attraverso abitudini igieniche, esercizio fisico, alimentazione sana e sviluppo delle difese, non attraverso l'inoculazione di agenti patogeni. In passato, la medicina naturopatica ha avuto un'accoglienza speciale negli ambienti libertari, come testimoniano numerose pubblicazioni. Attualmente ci sono minoranze che la professano, ma la promiscuità megalopolitana ne impedisce l'applicazione e la farmacopea industriale la denigra come negazionista.

Quando la pandemia sarà finita, niente sarà più come prima. La grande reinizializzazione che alcuni annunciano significherà soprattutto un salto di qualità nell'innovazione tecnologica e nella digitalizzazione di tutte le attività legate all'amministrazione, alla salute, al lavoro, alla cultura e all’ozio. Si parla addirittura di “digitalizzare il territorio”. La sottomissione a condizioni peggiori è catalogata dagli esperti come «resilienza», un importante tentativo di banalizzare il rischio e la vulnerabilità che le catastrofi comportano. L'attesa della pandemia ha fornito un'opportunità per la modernizzazione e il dominio che le élite di questo mondo non trascureranno. Le finanze si ricompongono, l'"internet delle cose" avanza, l'industria e i servizi si automatizzano, l'ingegneria genetica rimuove le barriere etiche, l'economia insomma nasconde con vernice verde la sua fragilità. Gli Stati perfezionano i loro metodi autoritari di sorveglianza e mobilitazione, la disinformazione e la paura diventano i principali strumenti di governo, schermi e applicazioni mediano assolutamente le relazioni sociali e l'essere umano iperconnesso, in questa fase del capitalismo, si trasforma in un minuscolo algoritmo alloggiato all'interno della gigantesca tele macchina globale. Sempre nell’attesa che quella sensazione generale di disgusto che ci invade superi i limiti del sopportabile e la demolisca.

 

Miguel Amoros, il 5 febbraio 2022 ad Anònims (Granollers).Presentazione dei libri delle edizioni Lazo «Contagio social. Guerra di classe microbiologica in Cina” e “Coronavirus, crisi e confinamento”.

 

 

Mio commento anche in seguito alla lettura del Manifesto cospirazionista:

 

Caro Miguel,

 

Mi conosci abbastanza, credo per non dubitare che non sono ignaro del sistema né della sua capacità (propensione testarda e complessa nella sua banalità totalitaria) a utilizzare ogni pretesto, ogni situazione per battere il chiodo dell’artificializzazione definitiva della vita sociale con tutto quello che ciò comporta.

Ho letto il tuo testo con attenzione e interesse e, come ti avevo già detto, condivido la visione olistica del dominio così come la tua descrizione critica della strategia del potere di fronte alla pandemia. Un metodo che, del resto, è sempre lo stesso, esercitato su tutti i fronti della guerra sociale. Per i dominanti il virus è solo una variante di sfruttamento, alienazione, reificazione.

Infine, su quanto già detto, mi sono confermato nelle mie convinzioni che sono soprattutto i miei dubbi. Quello che mi infastidisce è il miscuglio di fatti e supposizioni di cui non abbiamo prove, una confusione di cui approfittano certi agit-prop virtuali per amalgamare ripetutamente, alla rinfusa, certezze e possibilità. Questo mi sembra un punto debole imbarazzante per la critica radicale. I nostri nemici sono assassini, sì, ma non tutte le morti sono omicidi e non tutti gli omicidi sono atti dello stesso assassino. Altrettanto che, se tutti i decessi attualmente conteggiati non sono certamente dovuti al covid, tutt'altro, meno ancora, però, sembrano plausibilmente dovuti al vaccino.

Per combattere il sistema dobbiamo fornire la prova di ciò che sospettiamo, altrimenti sospettiamo in tondo e le critiche si rivoltano contro di noi. Quello che sappiamo con certezza sul produttivismo e sul capitalismo è già abbastanza grave per denunciare il loro diritto all'esistenza; manca piuttosto la pratica collettiva di un'alternativa concreta e diffusa per scuotere il vecchio mondo. Il sistema lo sa bene, al punto di basare tutta la sua propaganda su questa debolezza per consolidare, anzi aumentare, le file dei servitori volontari. Il che non è insignificante o folcloristico, perché se continuiamo solo in numero limitato a essere determinati a combattere il Leviatano produttivista in modo radicale, non ci sono possibilità di successo. Ci manca il tempo, quello delle nostre vite individuali avviate alla fine, ma anche il tempo collettivo, tra psicogeografia ed ecologia radicale.

Immagina dunque i radicali di una volta che sospettano – a ragione, ovviamente – il capitalismo di essere un sistema di sfruttamento, solo per deduzione sospetta, per intuizione intelligente, senza fornire prove concrete e inconfutabili delle loro convinzioni. Senza la critica dell'economia politica sviluppata con spirito e metodo scientifico, sarebbe emersa una coscienza di classe che ha saputo trasformare le jacqueries in rivoluzioni anche se, ahimè, incompiute e tradite dal suprematismo e dall'industrialismo produttivista trionfante? Chiamiamola come diavolo vogliamo, ma una nuova coscienza che sia il superamento della vecchia coscienza di classe sconfitta dal consumismo è indispensabile per la nostra specie.

Oggi, la vaccinazione a cui il sistema ci ha spinto per le sue cattive e inconfessabili ragioni ha funzionato, infatti, come un referendum di mancanza di iniziativa popolare (RMIP) di cui dobbiamo tenere conto se siamo ancora sostenitori di una democrazia acratica. I vaccinati non sono reazionari, i non vaccinati non sono rivoluzionari. Invertendo i fattori il prodotto non cambia. Siamo di fronte a due gestioni autonome e oggettivamente ignoranti della stessa alienazione. Non c'è vergogna in questo se abbiamo il coraggio intellettuale di riconoscerlo e tenerne conto per superarlo.

La linea di demarcazione è piuttosto e sempre tra i suprematisti di ogni tipo e gli acratici di ogni disobbedienza. Perché io, ad esempio, non ho mai seguito nessun diktat di un potere che combatto il più felicemente possibile, da un mezzo secolo abbondante, con le mie scelte di vita e i miei modi di proteggermi. Si può discutere se ho ragione o torto, ma non permetto a nessun commissario del popolo di giudicare la mia scelta e decidere per me. Come tanti altri, anche oggi, disprezzando le pressioni quanto i privilegi che ne derivano, ho fatto la mia scelta, discutibile e mutevole quanto la scelta contraria.

Opporre gli ebrei ai comunisti, gli omosessuali agli zingari, non ha aiutato ad aprire le porte di nessun ghetto concentrazionario, vero? Al contrario, la guerra civile in vitro rafforza il suo filo spinato ideologico. È sulla base di questa osservazione che non condivido né il titolo né le conclusioni filosofiche e politiche del recente "Manifesto cospirazionista" che mi sembra accentuare le posizioni del "comitato invisibile", movimento in cui, secondo me, si dissimulano male dei leninisti che si ignorano (ma questi intellettuali tiqunisti si ignorano davvero?).

Segno dei tempi, queste anime buone, folgorate sulla via di Damasco da una rivoluzione che, a sentir loro, sta arrivando senza che nessuno sappia veramente quando e come, si autoproclamano scismatiche e non eretiche della religione dominante e avanzano mascherate, come un segno dei nostri tempi, sotto la protezione ideologica del loro Comitato Centrale invisibile. Ti risparmio il resto dell'analisi che ho fatto dopo aver letto questo manifesto cospirazionista, i cui sospetti ampiamente diffusi sono spesso intelligenti e pertinenti. Tuttavia, non c'è bisogno di cospirare attorno al totem della pandemia per sapere che “i potenti” ci prendono in giro. Il produttivismo transumanista basta come novità putrefatta di una vecchia pantomima.

Il cospirazionismo teorizzato da questi prositus antisituazionisti scivola così ai miei occhi nell'ideologia del complotto, mentre l'etimologia della parola "cospirare" è invece piuttosto ricca del desiderio costruttivista di "respirare insieme". Ammetto che all’apologia dell'anima, supremo scoop filosofico, ultimo spettacolo pirotecnico di questo testo molto ben messo in scena e puntualmente nelle librerie, come l'alluvione dopo la tempesta, preferisco di gran lunga l'elogio dell'energia vitale e del mutuo soccorso di cui la rivoluzione sociale è portatrice quotidianamente. È quindi con una strizzatina d'occhio che chiudo questo piccolo amichevole contributo a un dialogo costruttivo tra noi, parafrasando, a memoria, il giovane Marx della Gazzetta Renana: "La rivoluzione politica (mutatis mutandis, questa cospirazione politica che, en passant, si proclama vendicatrice) ha sempre un'anima angusta, la rivoluzione sociale (questa cospirazione sociale dove si respira insieme la gioia di vivere nel rifiuto di servire) ha sempre in sé un'anima universale».

 

Con la mia amicizia, sergio

 

Ulteriore messaggio di Miquel:

 

Caro Sergio,

 

Ti mando l'ultima versione della mia bozza. Non credo che tu abbia letto bene la versione precedente. Ho voluto soffermarmi su quanto sappiamo della vicenda sars-cov-2, mostrare ai combattenti della resistenza una visione panoramica e sintetica della questione, partendo dalla riflessione di Debord sull'impero del segreto e sulla distruzione della ragione, quindi, dalla verità. Quando il falso è irresponsabile, i mezzi per farsi un'idea, per formulare un'opinione obiettiva, sono gravemente carenti. In queste condizioni, evolviamo tra ipotesi. Ho cercato di discernere il più veritiero, ecco tutto. Possiamo dedurlo a contrario, ma possiamo anche leggere quanto pubblicano su questo argomento Le Monde, The Economist, Le Point o La Décroissance. Inoltre si possono ascoltare i ricercatori dissidenti. Ci sono crepe nel consenso che ci permettono di fare ipotesi credibili senza abbandonare il terreno dell'obiettività. Questo non ci avvicina in nessun modo alla cospirazione dei comitati postmoderni "invisibili".

Ciao M.

 

 

E la mia risposta:

 

grazie Miguel, specifico che aver criticato il Manifesto cospirazionista alla fine del messaggio non intendeva affatto confonderti con loro. Indica piuttosto dove secondo me c'è una deriva che non condivido e critico. Condivido ciò che mi hai appena scritto, che spiega meglio il tuo approccio e che avevo capito, credo, perché anch'io non mi privo di alcuna congettura utile per capire. Prendendo, invece, le distanze dal radicalismo spettacolare, intendo semplicemente sottolineare la linea di demarcazione tra suprematismo e sensibilità acratica che condivido – a modo mio, indipendentemente dalle scelte possibili e dalle diverse analisi – con te, Raoul e, per fortuna, con un buon numero di altri compagni (ma non abbastanza numerosi per i miei gusti).

Un abbraccio Sergio

 

Echanges sur le pont vers un nouveau monde qui n’existe pas encore

Je vous propose cet échange entre moi et Miguel Amorós comme une modeste contribution à désépaissir le brouillard du confusionnisme déferlant et du détournement spectaculaire en cours de la question sociale.                                  SGS

El capitalismo pandémico

     En los países donde imperan las condiciones financieras modernas, las catástrofes no son cosa de un futuro más o menos previsible, sino que forman parte de la cotidianidad: son el presente. Puesto que ya no se pueden negar, las catástrofes son algo que los líderes actuales no tienen empacho en proclamar de viva voz, y los expertos a su servicio, en confirmar con gran acompañamiento mediático, para acto seguido postularse como los únicos capaces de gestionarlas. Excusamos decir que tal gestión presupone el mantenimiento del régimen social que las ha provocado, el capitalismo, puesto que su incuestionabilidad está implícita en el catastrofismo dirigente, pero además, implica formas políticas de excepción típicas de los estados de alarma, que requieren la supresión de determinados derechos y libertades. Nos referimos a formas dictatoriales. Para conseguir la aquiescencia de la mayor parte de la población no harán falta demasiados procedimientos coactivos, ya que, reducida esta a la servidumbre por el miedo que transmiten las versiones oficiales, inclinará la cerviz sin necesidad de órdenes perentorias, e incluso se mostrará dispuesta a delatar a los descarriados que las desobedezcan. El orden establecido dispone de medios suficientes para falsificar todo tipo de información inconveniente por el sencillo método de silenciarla e invadir los medios con cualquier sucedáneo, cuya veracidad jamás podrá comprobarse. Así pues, ante esa avalancha de manipulaciones interesadas, bailes de cifras y diagnósticos incontrastables, la opinión pública desaparecerá y la incómoda verdad difícilmente podrá encontrar vías de salida. La propaganda por una supervivencia tutelada y reglamentada discurrirá sin oposición notable en medio de una psicosis inducida, y el resto vendrá de la mano de una criminalización sin réplica de la disidencia en forma de marginación culpable, multas y sanciones.

     El episodio pandémico sería la última catástrofe habida (que no excluye otras venideras) de un impacto mayor que las anteriores precisamente por las drásticas medidas decretadas para regular la vida cotidiana del común, de escaso efecto en la salud, pero de evidentes consecuencias sicológicas, laborales y sociales. En todas partes, los parlamentos abdicaron, cediendo los gobiernos la decisión a los expertos y técnicos -en absoluto independientes, ya que están condicionados por sus empleadores y sobornados por sus patrocinadores- quienes han inclinado la balanza en favor de una dictadura tecno-sanitaria. Bajo la susodicha dictadura los dirigentes habían de atajar crisis internas y las multinacionales farmacéuticas tenían que obtener inmensos beneficios, mientras que el mundo seguiría reorganizándose en función de los imperativos financieros asistidos por tecnologías punteras. Como poco, se ha acelerado la absorción del Estado por «los mercados» gracias a las compras de bonos y los fondos de recuperación por parte de los bancos centrales y la Unión Europea. Los grandes fondos de inversión continúan llevando la batuta en un mercado de capitales «a pleno rendimiento». Igual efecto de absorción comprobamos en todo lo relativo a la «transición ecológica» o a la salud, luego no podemos fiarnos de un desarrollismo «sostenible», ni de una ciencia médica que, alejados del conocimiento objetivo, siguen el rastro del poder y del dinero. Quienes más hablan en su nombre, son los que mejor mienten, y no han parado de hacerlo. La sostenibilidad y la medicina, al volverse herramientas de la política y la economía, se transforman en montaje, puesta en escena, espectáculo.

     Hay quien afirma que la pandemia fue iniciada o simulada para evitar el hundimiento de los mercados bursátiles. De acuerdo con ese análisis, en realidad, se trataría pues de una operación de salvamento financiero con el pretexto del virus, mediante la cual la Reserva Federal maniobraría a fin de tapar los agujeros del mercado de los préstamos interbancarios y soslayar al mismo tiempo la inflación subsiguiente. Según esta hipótesis que llamaríamos «de la implosión», las inyecciones de liquidez en las finanzas desde la nada exigían la parálisis momentánea de la «economía real» mediante un acuartelamiento casi militar de la sociedad, algo que no podría efectuarse sin que una amenaza mortal, relativamente fácil de inventar, viniera a acosar a una población obsesionada con la salud por los manejos publicitarios del ecologismo capitalista. Una masa vigilada, sumisa y asustada correría sin preguntar a cualquier sitio donde le inocularan un remedio, convirtiendo de paso a los oligopolios farmacéuticos en el sector más rentable si cabe de la economía global, y, por consiguiente, por interés, el más alarmista. Las grandes corporaciones farmacéuticas serían así las responsables finales de la intensa movilización de las legiones mediáticas, las autoridades sanitarias y los expertos oficiosos, realmente militar, en pro de los confinamientos, las distancias, las mascarillas, las cuarentenas, los toques de queda y las vacunas. En último término, la situación podría prolongarse tanto como los malabarismos financieros lo requirieran, pues los resultados obtenidos en la «guerra» contra el virus podían manipularse a placer. Un mal resultado podría ser culpa de la población por no cumplir a rajatabla las impracticables medidas, o de peligrosas variantes víricas al acecho. De acuerdo con esta hipótesis, solucionado el verdadero problema, sobrevendría el milagro de la curación, o como ahora dicen, de la «gripalización». En definitiva, la pandemia no habría sido sino otro avatar, el más desconcertante, de la posmodernidad neoliberal.

     La hipótesis anterior no se desmarca suficientemente de las teorías de la conspiración, ni escapa a la sospecha de amalgamar el huevo y la gallina, confundiendo las causas con los efectos. Es difícil de creer un maquiavelismo tan retorcido entre los centros mundiales de decisión, cuando tantas pruebas de irresponsabilidad y estupidez han proporcionado sus más altos cargos. Es más plausible pensar que cuando un organismo supeditado a las multinacionales como la OMS declaró una «emergencia de salud pública de alcance internacional» el 30 de enero de 2020, el momento fue aprovechado por los diferentes sectores de la clase dominante para conjurar sus males y mejorar sus expectativas, empujando cada uno el carro a su manera. Resulta entonces evidente que la conversión de una infección desconocida de baja letalidad en una plaga bíblica de mortaldad considerable obedeció a la confluencia de poderosos intereses espurios ocultos tras el ruido de los noticieros y los discursos agoreros de las vedettes mediáticas. Y esos intereses eran principalmente financieros, comerciales y políticos, vinculados todos entre sí gracias a las grandes empresas farmacéuticas. Ahora bien, puesto que hay pandemia ¿cuál fue su origen?    

     El secreto es una de las características principales de la dominación contemporánea. Las pistas se borran y por lo tanto nada se puede probar, por ejemplo, la hipótesis de la fuga del quimérico Sars-CoV-2 de un laboratorio chino. Parece la más verosímil y existen informes confidenciales de agencias que la contemplan. Algunos medios de comunicación con mayor grado de independencia que la mayoría, apoyándose en investigadores críticos, han publicado artículos al respecto. En efecto, en la metrópolis de Wuhan (y en otras) existen centros que investigan los coronavirus, algunos financiados por Institutos Nacionales de Salud americanos o por el gobierno francés. Nos interesan las investigaciones denominadas de «ganancia de función», que buscan alterar los virus para volverlos transmisibles con el objeto de anticiparse a la obra de la naturaleza y disponer de tratamientos y vacunas en el momento en que tales virus originen zoonosis por su propia cuenta. No son raros los accidentes que ocurren en los laboratorios mencionados, y la bioseguridad no es la que cabría esperar. Han habido alertas de contagios, particularmente las producidas en 2019, porque concernían a un Sars cercano a nuestro protagonista. La prohibición del acceso a determinados lugares por parte de las autoridades chinas, la destrucción de bases de datos, la presión moral casi terrorista sobre los virólogos disidentes, pero sobre todo, el no haberse encontrado un virus igual en la naturaleza, el fiasco del grupo de expertos internacionales enviados a Wuhan por la OMS y la carta publicada en «The Lancet» firmada por pontífices de la ciencia oficial asegurando gratuitamente el origen natural del virus, obligan a pensar en el accidente.

     La exageración maliciosa de la enfermedad Covid 19, unilateralmente calificada de pandemia, y las medidas no preventivas sino extremas recomendadas por la OMS que bloquearon la economía productiva, debían ofrecer la imagen de unos gobiernos -que al ser pillados de improviso ignoraban todo de todo- con la situación bajo control. La comparecencia ante las cámaras de portavoces gubernamentales no daba esa la impresión, pero la histeria colectiva que sus propósitos apaciguadores iban desencadenando preparaba el terreno para lo que fuera, y por qué no, para las nuevas vacunas sin verificar, o mejor dicho, para las terapias génicas con ese nombre. No podemos aseverar con rotundidad que los problemas financieros ocuparan entonces el centro de las preocupaciones de los altos ejecutivos del mundo, pero no cabe duda de que las vacunas se vislumbraban como el negocio del siglo. Los Estados efectuaron compras masivas sin ninguna garantía de eficacia o seguridad, desconociendo la composición exacta del producto y corriendo con los gastos por indemnización en caso de efectos secundarios. La sanidad pública continuó semi-desmantelada mientras el dinero fluía hacia la empresa privada y determinaba los pasos a seguir. La cantidad de contagiados no se podía saber con precisión pues los tests de detección no eran fiables, pero se sabía que la inmensa mayoría eran asintomáticos, no enfermaban. Las vacunas se revelaron poco eficaces y su capacidad de inmunización se mostró pequeña. A pesar de una mayoría de la población inyectada, las «olas» de contagios se fueron produciendo. Los vacunados no solo podían transmitir el virus, sino que podían enfermar y morir como los no vacunados. Además, surgieron complicaciones asociadas a las vacunas como los trombos o las miocarditis: al final, las vacunas ni protegían demasiado, ni tampoco eran muy seguras. La solución dada al problema cae dentro de la lógica demencial de un sistema autoritario donde predominan los intereses privados: incrementar las dosis, mantener las desproporcionadas medidas restrictivas y penalizar a los adversarios de la vacunación, al enemigo que había de ser neutralizado, con la imposición de un pasaporte sanitario. Maticemos sin embargo que la oposición a las vacunas se remonta a una vieja polémica médica entre los partidarios de Claude Bernard y Louis Pasteur. Para los primeros primaba la corrección del desequilibrio orgánico responsable de las infecciones sobre la vacuna. El cuerpo tenía que volverse resistente a los gérmenes, o sea, autoinmunizarse, mediante los hábitos higiénicos, el ejercicio, la alimentación sana y el desarrollo de las defensas, no por medio de la inoculación de patógenos. En el pasado, la medicina naturista tuvo especial acogida en los medios libertarios, tal como testimonian numerosas publicaciones. En el presente, hay minorías que acuden a ella, pero la promiscuidad megalopolitana impide su correcta aplicación y la farmacopea industrial la denigra como negacionista.

     Cuando remita la pandemia nada volverá a ser como antes. La gran reinicialización que algunos anuncian significará sobre todo un salto cualitativo en la innovación tecnológica y la digitalización de toda actividad relacionada con la administración, la salud, el trabajo, la cultura y el ocio. Se habla incluso de «digitalizar el territorio». La sumisión a condiciones peores de supervivencia es catalogada por los expertos como «resiliencia», intento dirigente de trivializar las catástrofes. El stand by pandémico ha proporcionado una oportunidad de modernización y dominio que las élites de este mundo no pasarán por alto. Las finanzas se recomponen, progresa el «internet de las cosas», la industria y los servicios se automatizan, la ingeniería genética suprime barreras éticas, la economía en suma disimula su fragilidad con afeites verdes. Los Estados perfeccionan sus métodos autoritarios de vigilancia y movilización, la desinformación y el temor se erigen como principales instrumentos de gobierno, pantallas y aplicaciones median absolutamente en las relaciones sociales, y el ser humano hiperconectado, en esta fase del capitalismo, queda convertido en un minúsculo algoritmo alojado dentro de la gigantesca telemaquinaria global. Siempre a la espera de que esa sensación general de hastío que nos invade rebase los límites de lo soportable y la averíe.

Miquel Amorós

Presentación de los libros de Lazo ediciones «Contagio social. Guerra de clases microbiológica en China» y «Coronavirus, crisis y confinamiento», el 5 de febrero de 2022 en la Llibreria Anònims (Granollers).

Mon commentaire (suivant aussi ma lecture du Manifeste conspirationniste):

Cher Miguel,

Tu me connais assez, je crois, pour ne pas douter que je ne suis pas dupe du système ni de sa capacité (propension têtue et complexe dans sa banalité totalitaire) à utiliser chaque prétexte, chaque situation pour enfoncer le clou de l’artificialisation définitive de la vie sociale avec tout ce que cela comporte.

J’ai lu avec attention et intérêt ton texte et, comme je t’avais déjà dit, je partage la vision disons holistique de la domination ainsi que ta description critique de la stratégie du pouvoir face à la pandémie. Méthode qui est d’ailleurs toujours la même, exercée sur tous les fronts de la guerre sociale. Pour les dominants le virus n’est qu’une variante de l’exploitation, de l’aliénation, de la réification.

Finalement, à propos de ce qu’on s’est déjà dit, je me suis confirmé dans mes convictions qui sont surtout mes doutes. Cependant, ce qui me chiffonne est le mélange des faits et des suppositions dont on n’a pas des preuves, confusion dont certains agit-prop virtuels profitent pour amalgamer à répétition, pêle-mêle, certain et possible. Cela me parait une faiblesse embarrassante pour la critique radicale. Nos ennemis sont des assassins, d’accord, mais toutes les morts ne sont pas des meurtres et tous les meurtres ne sont pas toujours les faits d’un même assassin. Ainsi que, si tous les morts actuellement comptabilisés ne sont pas dus au covid, loin de là, beaucoup moins encore, semblent plausiblement dus au vaccin.

Pour combattre le système on a besoin d’apporter des preuves de ce qu’on soupçonne, sinon on soupçonne en rond et la critique se retourne contre nous. Ce qu’on sait avec certitude du productivisme et du capitalisme est déjà assez grave pour en dénoncer le droit à l’existence ; ce qui manque cruellement est plutôt la pratique collective d’une alternative concrete et diffuse pour bousculer le vieux monde. Le système le sait bien qu’il fonde sur cette faiblesse toute sa propagande pour consolider, voire augmenter, les files des serviteurs volontaires. Ce qui n’est pas anodin ou folklorique, car si nous continuons à être décidés à combattre de façon radicale le Léviathan productiviste uniquement en nombre limité, il n’y a aucun chance de réussir. Le temps nous manque, celui de nos vies individuelles finissantes, mais le temps collectif aussi, entre psychogéographie et écologie radicale.

Imagine donc les radicaux d’antan soupçonner le capitalisme – bien à raison, évidemment – d’être un système d’exploitation, uniquement par déduction suspicieuse, par intuition intelligente, sans apporter des preuves concrètes, irréfutables de leur convictions. Sans la critique de l’économie politique développée avec un esprit et une méthode scientifiques, aurait-t-elle vu le jour une conscience de classe qui a su transformer des jacqueries en révolutions même si, hélas, inachevées et trahies par le suprématisme et l’industrialisme productiviste triomphants ? Appelons-la comme diable nous voulons, mais une conscience nouvelle qui soit le dépassement de l’ancienne de classe vaincue par le consumérisme est indispensable à notre espèce.

Aujourd’hui, la vaccination à laquelle le système nous a poussé pour ses mauvaises et inavouables raisons a fonctionné, en fait, comme un referendum de manque d’initiative populaire (RMIP) dont on doit tenir compte si on est toujours les partisans d’une démocratie acratique. Les vaccinés ne sont pas des réactionnaires, le non vaccinés pas des révolutionnaires. Ni le contraire. On est face à deux gestions autonomes et objectivement ignorantes d’une même aliénation. Il n’y a pas de honte à cela si on a le courage intellectuel de le reconnaître et en tenir compte pour le dépasser.

La ligne de démarcation est plutôt et toujours entre les suprématistes de tout bord et les acratiques de toute désobéissance. Car moi, par exemple, je n’ai jamais suivi aucun diktat d’un pouvoir que j’emmerde le plus joyeusement possible, depuis un demi-siècle abondant, avec mes choix de vie et mes manières de me protéger. Que j'aie raison ou tort on peut en discuter, mais je ne permets à aucun commissaire du peuple de juger de mon choix et de décider à ma place. Comme beaucoup d’autres, aujourd’hui aussi, en méprisant les pressions autant que les privilèges à la clé, j’ai fait mon choix discutable et modifiable autant que le choix contraire.

Opposer les juifs aux communistes, les homosexuels aux gitans, cela n’a pas aidé à ouvrir les portes d’aucun ghetto concentrationnaire, n’est pas ? Au contraire, la guerre incivile en vitro en renforce les barbelés idéologiques. C’est à partir de ce constat que je ne partage pas ni le titre ni les conclusions philosophico-politiques du récent "manifeste conspirationniste" qui me parait accentuer les positions du "comité invisible", mouvance où se cachent mal, selon moi, des léninistes qui s’ignorent (mais s’ignorent-t-ils vraiment ces intellectuels tiqunistes ?).

Signe des temps, ces bonnes âmes foudroyées sur la route de Damas par une révolution qui, à les entendre, vient sans qu’on ne sache bien quand ni comment, s’autoproclament schismatiques et non pas hérétiques de la religion dominante, avançant masqués, comme un signe de nos temps, à l’abri idéologique de leur Comité central invisible. Je t’épargne le reste d’analyse que j’ai fait après lecture de ce manifeste conspirationniste dont les soupçons abondamment étalés sont souvent intelligents et pertinents. Néanmoins, il n’y a pas besoin de conspirer autour du totem de la pandémie pour savoir que « les puissants » se moquent de nous. Le productivisme transhumaniste suffit comme nouveauté pourrie d’une ancienne pantomime.

Le conspirationnisme dont ces prositus anti situationnistes font l’apologie, glisse ainsi à mes yeux dans l’idéologie complotiste alors que l’étymologie du mot « conspirer » est riche plutôt de la volonté constructiviste de « respirer ensemble ». Je t’avoue qu’à l’apologie de l’âme, scoop philosophique suprême, feu d’artifice final de ce texte très bien mis en scène et ponctuellement en librairie comme l'alluvion après la tempête, je préfère de loin l’éloge de l’énergie vitale et de l’entraide dont la révolution sociale est porteuse au quotidien. C’est donc par un clin d’œil à propos de l’âme que j’achève cette petite contribution amicale à un dialogue constructif entre nous, en paraphrasant, de mémoire, le jeune Marx de la Gazette Rhénane : « La révolution politique (mutatis mutandis, cette conspiration politique qui, en passant, s’autoproclame vengeresse) a toujours une âme étriquée, la révolution sociale (cette « conspiration sociale » où on respire ensemble la joie de vivre dans le refus de servir) a toujours en soi une âme universelle ».

Amitié  sergio

Message ultérieur de Miquel :

Cher Sergio,

Je t'envoie la dernière version de mon brouillon. Je crois que tu n'as pas bien lu la version antérieure. Je voulais mettre au point ce qu'on sait de l'affaire sars-cov-2, montrer aux résistants une vue panoramique et synthétique de la question, en partant de la réflexion de Debord sur l'empire du secret et la destruction de la raison, donc, de la vérité. Quand le faux est sans réplique, les moyens pour se faire une idée, pour formuler une opinion objective, font cruellement défaut. Dans ces conditions on évolue entre hypothèses. J'ai cherché de discerner la plus vraie, c'est tout. On peut la déduire a contrario, mais aussi on peut lire ce qui publient à ce sujet Le Monde, The Economist, Le Point ou La Décroissance. Aussi on peut écouter les chercheurs dissidents. Il y a des fissures dans le consensus qui nous permettent des suppositions crédibles sans abandonner le terrain de l'objectivité. Cela ne nous approche pas de tout au complotisme des comités postmodernes "invisibles".

Salut

M.

 

Et ma réponse:

merci Miguel, je te précise qu'avoir critiqué en fin de message le manifeste conspirationniste n'entendait pas du tout te rapprocher à lui. Plutôt indiquer où selon moi porte une dérive que je ne partage pas et je critique. Je partage ce que tu me dis là, qui explique mieux ta démarche et que j'avais compris je crois, car moi aussi je ne me prive pas d'aucune conjecture utile à comprendre. En prenant, en revanche, les distances du radicalisme spectaculaire, je veux simplement souligner la ligne de démarcation entre suprématisme et sensibilité acratique que je partage a modo mio, indépendamment des éventuels choix et analyses differentes avec toi, Raoul et, heureusement, pas mal d'autres camarades (mais pas assez en nombre à mon gout) .

je t'embrasse  sergio