Cari compagni,
Marc Tomsin, la voie du jaguar che ci ha tanto apportato sulle lotte zapatiste
in Chiapas e sulla riflessione libertaria nel mondo, si è spenta a Creta, a
Chania, subito dopo l‘avvenuta rioccupazione riuscita del palazzo di Rosa nera,
a causa di una brutta caduta dagli effetti micidiali. Pensando molto forte a
Marc, alla sua gentilezza, alla sua conoscenza poliedrica e alla sua sincera
passione rivoluzionaria, non posso aggiungere altro alla mia tristezza che non
ha parole. Segue l’accorato ricordo di questo nostro comune amico da parte di
Raoul.
Sergio
non hai mai fatto e mai farai parte dei morti
viventi che perpetuano la lunga agonia del vecchio mondo. Per questo mi rivolgo
a te in nome di quella vivacità che non ti ha mai abbandonato e che continuerà
a essere presente tra noi. Perché eredi delle insorte e degli insorti del
passato, noi, gettiamo le basi di una vera internazionale del genere umano.
Scegliere il partito preso della vita è ormai il solo ricorso contro coloro che
seminano la morte sulla terra intera. È questa la lotta che tu hai scelto di condurre e
la tua amicizia radiosa era spesso più efficace di qualunque diatriba.
L’erudizione e la vigilanza dell’editore ci hanno dato degli scritti rari e
incisivi. L’infaticabile responsabile della Voie
du jaguar ha preparato la venuta imminente degli zapatisti che sbarcano
portatori di un mondo nuovo nella vecchia Europa accanita a ridurli in
schiavitù. In ogni festività a venire sarà l’ombra del personaggio assente.
Non voglio, tuttavia versare nell’orazione
funebre.
Marc era innanzitutto un amico. Quella magia
intima che sono le affinità elettive ci aveva avvicinato. Anche se so che la
morte ti ha colto nell’esaltazione di Rosa
nera tornata libera, sono sempre convinto che nessuna morte sia felice.
Tuttavia, stavamo per così dire conversando nel momento
in cui quella scintilla di entusiasmo ti ha colpito. Mi piace vedere in questa
folgorazione – funebre per noi, gioiosa per te – un richiamo a non disperare
mai né della propria esistenza né del mondo per quanto disastrato ci sembri.
Tu hai sempre avuto l’arte di persuadere senza
dare lezioni. Grazie Marc.
Cher Marc,
tu
n’as jamais fait partie, tu ne feras jamais partie des morts-vivants qui
perpétuent la longue agonie du vieux monde. C’est pourquoi je m’adresse à toi
au nom de cette vivacité qui ne t’a jamais quitté et qui continuera d’être
présente parmi nous. Car légataires des insurgées et des insurgés du passé,
nous jetons les bases d’une véritable internationale du genre humain. Choisir
le parti pris de la vie est désormais le seul recours contre ceux qui sèment la
mort sur la terre entière. C’est le combat que tu as choisi de mener et ton
amitié rayonnante avait souvent plus d’efficacité que bien des diatribes.
L’érudition et la vigilance de l’éditeur nous ont donné des écrits rares et
percutants. L’infatigable responsable de la Voie du jaguar a préparé la venue
imminente des zapatistes qui débarquent porteurs d’un monde nouveau dans la
vieille Europe si acharnée à les réduire en esclavage. Dans toutes les festivités à venir il sera l’ombre
du personnage absent.
Mais je ne veux pas verser dans l’oraison funèbre.
Marc était avant tout un ami. Cette magie intime
que sont les affinités électives nous avait fait proches. J’ai beau savoir que
la mort t’a cueilli dans l’exaltation de Rosa Nera redevenue libre, je
n’en reste pas moins convaincu qu’aucune mort n’est heureuse.
Néanmoins, nous étions pour ainsi dire en
conversation lors de cet étincellement de l’enthousiasme qui t’a frappé. J’aime
à voir dans cette fulgurance - funèbre pour nous, joyeuse pour toi – un appel à
ne jamais désespérer ni de sa propre existence ni du monde, si délabré qu’il
nous paraisse.
Tu as toujours eu l’art de persuader sans donner
de leçons. Merci Marc