lunedì 8 marzo 2021

Un esercizio di democrazia diretta - Il programma di politica generale del Rojava per il 2021

 





Dopo l’occupazione del cantone di Efrîn nel marzo 2018, l’invasione del territorio che si estende da Girê Spî a Serêkaniyê da parte della Turchia e dei suoi mercenari islamisti, nell’ottobre 2019, ha liberato la parola in seno alla Federazione della Siria del Nord e dell’Est, alleanza di tre regioni del Rojava a dominanza curda e di quattro regioni a dominanza araba liberate dallo Stato islamico. Una parola critica rivolta al suo “governo”, l’Amministrazione autonoma democratica. Non la parola docile dell’opposizione interna, né quella faziosa dell’esterno ma quella del popolo il cui cattivo umore si esprime in maniera antagonista. Mentre una parte dei militanti politici e dei cittadini ricorda che “nella nazione democratica [...] il sistema statale non è più necessario[1]”, il resto della popolazione domanda misure concrete concernenti la vita quotidiana la cui attuazione suppone, in fin dei conti, più Stato.

L’Amministrazione autonoma ha rapidamente preso la misura del pericolo. Pericolo che sia messa in dubbio la sua volontà di avanzare verso il confederalismo democratico riproducendo le contrarietà di uno Stato che non dice il suo nome. Pericolo che sia messa in dubbio la sua capacità di governare. Essa ha avuto la saggezza di non fissarsi e ammettere i suoi cattivi funzionamenti. Così il suo vice presidente, Bedran Çia Kurd, riconosce nel luglio 2020 “la crisi dei servizi” e la legittima impazienza della popolazione di fronte ai tagli di acqua ed elettricità, il cattivo approvvigionamento del pane. Conviene che, indipendentemente dalle circostanze interne ed esterne, esistono delle carenze e sono stati commessi degli errori. Domanda inoltre alla popolazione di collaborare con le autorità federali “presentando delle critiche positive e proponendo delle alternative possibili”[2]. A questo scopo delle assemblee locali dibatteranno per comporre la lista dei soggetti di scontento e faranno delle proposte per rimediarvi. Poi una conferenza federale elaborerà un programma di politica generale per il 2021. Il procedimento non è cosi banale come sembra.

Il processo consultativo e la confusione dei poteri

Quale ne sia la denominazione secondo i paesi, un programma di politica generale espone gli orientamenti generali del governo e le principali riforme e misure che vuole realizzare. Il più delle volte esso fa oggetto di una dichiarazione del capo del governo davanti al parlamento appaiata eventualmente di una questione di fiducia. Il programma è dunque deciso al vertice. La procedura seguita nella Siria del Nord e dell’Est sarà totalmente differente poiché si tratta di approvare i desideri della base espressi in una serie di riunioni locali. Ciononostante il processo è atipico tanto in rapporto alle concezioni occidentali della democrazia partecipativa dove il potere organizza questa consultazione, quanto nei confronti dei principî libertari le Comuni che sono “la forma organizzativa fondamentale della democrazia diretta[3]” dovrebbero esporre il programma di politica generale e fare eseguire la sua applicazione da un esecutivo delegato. In effetti, è una piattaforma politica, il Consiglio democratico siriano (CDS) che s’incaricherà dell’organizzazione delle operazioni[4]. Perché? Perché l’amministrazione governativa centrale non dispone né dei mezzi né delle competenze per farlo e che lo stesso vale per gli esecutivi delle sette regioni autonome. Poi, perché le istituzioni del Contratto sociale della Federazione democratica della Siria del Nord del 29 dicembre 2016, in particolare il Congresso dei popoli democratici e l’esecutivo federale che designa non sono stati istituiti[5]. Infine, ed è rivelatore, perché le Comuni non sono ancora una forza politica. Dunque il CDS, strutturato attorno al Partito dell’unione democratica (PYD), partito storico della rivoluzione ben impiantato nel Rojava e abbastanza sostenuto nelle regioni liberate, quando è necessario si autoproclama rappresentante del popolo, vuoi parlamento del popolo[6]. Certo, questa confusione dei poteri nel Rojava – ce ne sono altre –, sulla base d'intese consensuali poco trasparenti, suscita degli interrogativi, vuoi il sospetto, sul ruolo di ciascuno nel processo decisionale[7]. Tuttavia, bisogna tener conto delle contingenze, ma anche comprendere che c’è là una delegazione che sbarazzata del formalismo burocratico, serve l’esecutivo federale, mentre contribuisce alla formazione politica delle Comuni.

È dunque Ilham Ahmed, presidentessa dell’esecutivo del CDS, che presenterà, nel luglio 2020, lo schema previsto per condurre alla Conferenza del popolo di Cizîrê et dell’Eufrate[8]. Nonostante la sua formula, la consultazione sarà estesa alle regioni liberate. Tuttavia, per rispettare l’autonomia e le particolarità delle regioni arabe, in un primo tempo, le raccomandazioni e le decisioni prese potrebbero non riguardare che il Rojava.

 


Ilham Ahmed

 

Da settembre il CDS organizza delle riunioni pubbliche nelle città e villaggi e tredici forum preparatori a Hasakah, Qamişlo, Kobanî, Manbij, Tabqa et Racca insieme a un simposio per gli espatriati e le persone spostate altrove. Per ognuno di loro sono stati invitati i rappresentanti delle diverse tendenze politiche e delle organizzazioni della società civile, ma anche degli intellettuali, degli esperti, dei capi e degli antichi soggetti dei clan “fedeli al regime, all’opposizione esteriore o indipendenti[9]”. La loro missione è stata d’identificare i punti di cattivo funzionamento e di lavorare su un modello di gestione per migliorare l’amministrazione autonoma. Nessun soggetto è rimasto tabù appena poteva contribuire a rinforzare la solidarietà e la cooperazione dei popoli. Riar Dirar, co-presidente del CDS che ha assistito a parecchi di questi forum, nota che essi hanno nutrito una riflessione approfondita “sulla visione politica della regione, la forma e la struttura dell’amministrazione, le questioni militari educative, agricole e di servizio” allo scopo di “servire l’interesse pubblico” e rinforzare “la partecipazione attiva della società civile”. Anche qui affiora dal suo proposito che il diritto di critica è legittimo soltanto se si accompagna di una volontà di far partecipare la popolazione alla soluzione del problema senza attendere tutto dallo Stato”[10].

La conferenza nazionale del popolo delle regioni di Cizîrê e dell’Eufrate si è in seguito tenuta a Hasakah, il 25 novembre 2020, davanti più di trecento rappresentanti e invitati, con la parola d’ordine: “garantire la cittadinanza e i diritti di tutte le componenti della società in una Siria unificata, rinforzare la partecipazione alle istituzioni dell’amministrazione autonoma del nord e dell’est della Siria, sviluppare e permettere la gestione autonoma delle amministrazioni pubbliche e civili”. Dopo un dibattito sul documento di lavoro risultante dai forum locali, i partecipanti hanno approvato un programma di politica generale per il 2021, rimettendolo all’Amministrazione autonoma per l’esecuzione. Per passare a quest’ultima fase è stato designato un comitato di controllo di sedici membri: due rappresentanti per ognuna delle sette regioni, un rappresentante del CDS e un rappresentante delle Forze democratiche siriane.

Il programma di politica generale per il 2021

Il programma di politica generale del Rojava fissa, in diciotto punti, la politica da condurre nel 2021. Si evocheranno i più importanti, quelli che mostrano in negativo i problemi attuali della Federazione che conviene risolvere[11]

I primi tre punti della dichiarazione portano sulla risoluzione della crisi siriana. Domandano all’Amministrazione autonoma di proseguire gli sforzi per l’unità e la sovranità della Siria. In questo senso, essa dovrà continuare a esigere la propria partecipazione alla negoziazione di una costituzione siriana democratica, pluralista e decentralizzata “che riconosca i diritti di tutte le componenti nazionali, religiose e sociali”. In effetti, la negoziazione che si svolge attualmente a Ginevra, sotto gli auspici dell’ONU, tra il regime e l’opposizione esterna, esclude la Federazione della Siria del Nord, a causa del veto d’Erdoğan et d’Assad[12].

Sul piano interiore, l’amministrazione deve sradicare la burocrazia e la corruzione, che vanno spesso insieme; a questo fine sarà creata un’autorità d’ispezione e di controllo[13]. Tuttavia, la soluzione, a termine, sta in una migliore formazione dell’insieme dei funzionari. In particolare le forze di sicurezza sono chiamate a rispettare meglio la legge e le decisioni giudiziarie; per questo esse saranno sensibilizzate al rispetto dei Diritti dell’uomo. Il sistema giudiziario dovrà a sua volta essere riformato “per garantire la sua indipendenza e la sua integrità”. La democratizzazione e il miglioramento del sistema educativo, nonostante i loro progressi, richiedono sempre una migliore formazione degli insegnanti e dei programmi scolastici, ripensati per essere riconosciuti dalle Nazioni unite e dall’Unicef. Neanche la lotta di liberazione delle donne, emblematica, è finita perché il programma ricorda che “il ruolo delle donne e dei giovani dev’essere rinforzato in tutte le istituzioni”. La questione militare, infine, è stata evocata a proposito della coscrizione, spesso contestata, ma non si ritrova nella dichiarazione finale.

Nell’ambito del “piani strategici dell’economia”, converrà “tener conto dei redditi dei cittadini”. Ciò necessita un più stretto controllo dei prezzi, un miglioramento della lotta contro il contrabbando, una revisione delle tasse doganali, una razionalizzazione delle esportazioni, una messa in sicurezza degli approvvigionamenti agricoli e l’interdizione dei monopoli. Benché l’autosufficienza sia l’obiettivo da realizzare, per ora bisogna facilitare gli investimenti con “una priorità agli investimenti nazionali” formula che non esclude gli investimenti stranieri ‒ ricercati.

Infine delle elezioni locali saranno organizzate durante l’anno senza sapere se riguarderanno le assemblee regionali o soltanto le città, i distretti e i cantoni che hanno già eletto le loro assemblee nel dicembre 2017. Una cosa è certa, delle elezioni federali per costituire il Congresso dei popoli democratici non sono annunciate.

Il partito tiene il timone

Se è troppo presto per fare un bilancio di tappa[14], due informazioni sono tuttavia da considerare per il seguito che sarà dato a questa conferenza nazionale e alle sue proposizioni.

Nell’occasione della prima riunione del comitato di controllo, il 30 novembre 2020, Ilham Ahmed ha dichiarato e ripetuto che “l’Amministrazione autonoma sarà il principale responsabile dell’attuazione delle decisioni[15]”. Questo messaggio della "donna forte” del Rojava si rivolge innanzitutto al Consiglio esecutivo dell’Amministrazione autonoma affinché si faccia carico del dossier. L’ha fatto al momento della sua seconda riunione annuale a Racca, il 18 gennaio 2021, includendolo, precisandolo e arricchendolo con particolare riferimento alla protezione dell’ambiente e della cultura nel suo piano di lavoro per il 2021[16].

Il messaggio è poi un avvertimento discreto all’esercito che tende a inserirsi negli affari civili ignorando il principio democratico della subordinazione del militare al civile. Regola che Ilham Ahmed ha già avuto occasione di ricordare a Mazloum Abdi, generale in capo delle Forze democratiche siriane.

Che conclusioni trarre se non che quello che assomiglia a un succedersi d’infrazioni al buon pensiero democratico come al federalismo libertario si rivela essere una serie di progressi verso la democrazia diretta. Verso la democrazia diretta. Ecco il meraviglioso-politico rivoluzionario del Rojava.

Una tale conclusione richiede di concedere fiducia a quelle e quelli che la storia ha designato. Non c’è motivo di non accordargliela dal momento che nulla di tangibile può far dubitare delle loro intenzioni, della loro onestà, del loro coraggio. Tutte qualità che dovrebbero indurli, appena tornata la pace, a cedere il posto alla Comune delle Comuni.

Pierre Bance 

 

 



[1] Zelal Jiger, copresidente del Movimento della società democratica (TEV-DEM) in un’ intervista con il Rojava Information Center (RIC), il 26 agosto 2020 (https://rojavainformationcenter.com/2020/08/we-have-very-long-meetings-because-we-must-reachan-understanding-zelal-jeger-on-building-democracy-in-nes/).

Creato nel dicembre 2011 dal Partito dell’unione democratica (PYD), il TEV-DEM è una piattaforma che riunisce tutte le organizzazioni civili e politiche, anche se dal suo congresso dell’agosto 2018, tende a restare fuori dalla questione politica.

[2] ANHA News (Hawar News Agency), 11 luglio 2020 (https://www.hawarnews.com/en/haber/bedran-ciya-kurd-explains-the-reasons-behind-the-recentservice-crisis-h17769.html). Vedi anche le dichiarazioni d’Ilham Ahmed, capo dell’esecutivo del Consiglio democratico siriano, citate nella nota 8.

[3] Articolo 48 del Contratto sociale.

[4] Costituito nel dicembre 2015 a Derik, il CDS ha lo scopo d’integrare le organizzazioni politiche e civili del Rojava e dei territori liberati in un’organizzazione unica, ciò che non poteva fare il PYD, partito specificamente curdo. Come le Forze democratiche siriane (FDS) riuniscono le forze curde, arabe e assire.

[5] Esiste un Consiglio generale dell’Amministrazione autonoma con il compito di supplire provvisoriamente all’assenza di un’assemblea federale in assenza di elezioni, il cui ruolo è, però, cancellato dal suo consiglio esecutivo e dall’attivismo del CDS.

[6] Si sarebbe potuto pensare questo ruolo delegato al TEV-DEM (vedi nota 1).

[7] Le malelingue non mancheranno di fare un collegamento con lo schema delle costituzioni sovietiche che davano al partito un ruolo dirigente. Salvo che il Contratto sociale esclude senza ambiguità un tale funzionamento e che il CDS o il PYD non sono il Partito comunista dell’Unione delle repubbliche socialiste sovietiche. Siamo, dunque, di fronte a una deregolamentazione circostanziale delle istituzioni piuttosto che a una scelta ideologica, a una manipolazione da politicanti. Almeno si spera.

[8] Intervista d’Ilham Ahmed con l’agenzia ANHA pubblicata il 20 agosto 2020 (https://www.hawarnews.com/en/roportaj/sdc-official-reveals-details-about-goal-of-al-jazeeraeuphrates-regions-conference-r69.html). Ridotta al cantone d’al-Shahba, la regione d’Efrîn è stata scartata per tener conto delle sue specificità: occupazione turca, embargo d’Assad, numerosi rifugiati... Essa farà parte di un altro programma. Lo stesso avverrà per il quartiere di al-Sheikh Maqsoud ad Aleppo che fa parte della Federazione.

[9] Ilham Ahmed, già citato in nota 8. Si noterà che i Comuni non sono nominati in quanto tali quando dovrebbero essere il fulcro di queste riunioni.

[10] Per maggiori dettagli vedi l’intervista di Riar Dirar con l’agenzia ANHA, il 18 novembre 2020 (https://www.hawarnews.com/en/haber/sdc-prepares-for-national-conference--dirar-we-aspire-tomajor-breakthrough-h20697.html).

[11] Leggere la traduzione inglese del documento ufficiale di politica generale sul sito del RIC del 25 novembre 2020 (https://rojavainformationcenter.com/2020/11/translation-reforms-announced-inresponse-to-syrian-democratic-council-public-consultations/).

[12] Per ora questa negoziazione è nell’impasse.

[13] Alla data della Conferenza nazionale, il 25 novembre, quest’organismo era già installato dall’inizio di ottobre con il nome di “Autorità di sorveglianza pubblica”, collegato al consiglio esecutivo federale. (Firat News Agency [ANF News], 14 octobre 2020, https://anfenglish.com/rojava-syria/autonomousadministration-establishes-public-supervisory-body-47241).

 

[14] Segnaliamo, però, che dal 26 dicembre 2020, il CDS annunciava l’apertura di inchieste su più di cento persone sospettate di corruzione (Kurdistan 24, 27 dicembre 2020, https://www.kurdistan24.net/en/story/23701-Kurdish-led-authorities-in-Syria-investigate-over-100people-for-corruption).

[15] ANHA News, 6 dicembre 2020 (https://www.hawarnews.com/en/haber/elham-ahmed-thefollow-up-committee-puts-of-implementing-plan-h21216.html).

[16] Questo piano di lavoro è pubblicato sul sito ANHA News il 19 gennaio 2021 (https://www.hawarnews.com/en/haber/executive-council-concludes-second-annual-meeting-withdecisions-projects-h22313.html). Vedi anche sul sito del RIC del 7 febbraio 2021, il rapporto annuale del consiglio, esecutivo della Federazione per il 2020 (https://rojavainformationcenter.com/2021/02/annual-report-of-the-executivecouncil-for-north-and-easy-syria-2020/). 






Un exercice de démocratie directe

Le programme de politique générale du Rojava pour 2021 

Pierre Bance

 

 

Après l’occupation du canton d’Efrîn en mars 2018, l’invasion du territoire s’étendant de Girê Spî à Serêkaniyê par la Turquie et ses mercenaires islamistes, en octobre 2019, a libéré la parole au sein de Fédération de la Syrie du Nord et de l’Est, cette alliance des trois régions du Rojava à dominante kurde et des quatre régions libérées de l’État islamique, à dominante arabe. Une parole critique adressée à son « gouvernement », l’Administration autonome démocratique. Non la parole de l’opposition intérieure, docile, ou extérieure, factieuse, mais celle du peuple dont la mauvaise humeur s’exprime de manière antagoniste. Tandis qu’une partie des militants politiques et des citoyens rappelle que « dans la nation démocratique […] le système étatique n’est plus nécessaire[1] », le reste de la population demande des mesures concrètes touchant à la vie quotidienne dont la mise en œuvre suppose, en fin de compte, plus d’État. 

L’Administration autonome a rapidement pris la mesure du danger. Danger que soit mis en doute sa volonté d’avancer vers le confédéralisme démocratique en reproduisant les travers d’un État qui ne dit pas son nom. Danger que soit mis en doute ses capacités à gouverner. Elle eut la sagesse de ne pas se braquer, d’admettre des disfonctionnements. Ainsi, son vice-président, Bedran Çia Kurd, reconnaît-il, en juillet 2020, « la crise des services » et la légitime impatience de la population devant les coupures d’eau et d’électricité, le mauvais approvisionnement en pain. Il convient que, indépendamment des circonstances intérieures et extérieures, des carences existent et que des erreurs ont été commises. Aussi demande-t-il à la population de collaborer avec les autorités fédérales en « présentant des critiques positives et en proposant des alternatives possibles[2] ». À cette fin des assemblées locales débattront pour dresser la liste des sujets de mécontentement et feront des propositions pour y remédier. Puis une conférence fédérale élaborera un programme de politique générale pour 2021. La démarche n’est pas aussi banale qu’il y paraît. 

Le processus consultatif et la confusion des pouvoirs 

Quelle qu’en soit la dénomination selon les pays, un programme de politique générale expose les grandes orientations du gouvernement, les principales réformes et mesures qu'il veut mettre en place. Il fait, le plus souvent, l’objet d’une déclaration du chef du gouvernement devant le parlement, assortie éventuellement d’une question de confiance. Le programme est donc décidé au sommet. Toute autre sera la procédure suivie en Syrie du Nord et de l’Est puisqu’il s’agit d’entériner les souhaits de la base exprimés dans une série de réunions locales.  

Pour autant, le processus est atypique tant par rapport aux conceptions occidentales de la démocratie participative où le pouvoir en place organise cette consultation, qu’au regard des principes libertaires où les communes qui sont « la forme organisationnelle fondamentale de la démocratie directe[3] »devraient dresser le programme de politique générale et faire suivre son application par un exécutif délégué. C’est, en effet, une plateforme politique, le Conseil démocratique syrien (CDS), qui se chargera de l’organisation des opérations[4]. Pourquoi ? Parce que l’administration gouvernementale centrale ne dispose ni des moyens ni des compétences pour le faire et qu’il n’en va pas différemment pour les exécutifs des sept régions autonomes. Ensuite, parce que les institutions du Contrat social de la Fédération démocratique de la Syrie du Nord du 29 décembre 2016, notamment le Congrès des peuples démocratiques et l’exécutif fédéral qu’il désigne, n’ont pas été mises en place[5]. Enfin, et c’est révélateur, parce que les communes ne sont pas encore une force politique. Alors, le CDS, structuré autour du Parti de l’union démocratique (PYD), parti historique de la révolution, bien implanté au Rojava, et suffisamment relayé dans les régions libérées s’autoproclame-t-il, chaque fois que nécessaire, représentatif du peuple, voire parlement du peuple[6]. Bien sûr, cette confusion des pouvoirs au Rojava ‒ il y en d’autres ‒, sur la base d’ententes consensuelles peu transparentes, suscite des interrogations, voire la suspicion, sur la place de chacun dans le processus décisionnel[7].Toutefois, il faut tenir compte des contingences, mais aussi comprendre que c’est là une délégation qui, débarrassée de formalisme bureaucratique, sert l’exécutif fédéral, tout en contribuant à la formation politique des communes.  

C’est donc Ilham Ahmed, présidente de l’exécutif du CDS, qui présentera, en juillet 2020, le schéma devant conduire à la Conférence nationale du peuple des régions de Cizîrê et de l’Euphrate[8]. Malgré son intitulé la consultation sera étendue aux régions libérées. Néanmoins, pour respecter l’autonomie et les particularités des régions arabes, dans un premier temps, les recommandations et décisions prises pourraient ne concerner que le Rojava.   



Ilham Ahmed, présidente de l’exécutif du Conseil démocratique Syrien

 

Dès septembre, le CDS organise des réunions publiques dans les villes et villages et treize forums régionaux préparatoires à Hasakah, Qamişlo, Kobanî, Manbij, Tabqa et Raqqa, ainsi qu’un symposium pour les expatriés et les personnes déplacées. Pour chacun d’eux, ont été invités les représentants des diverses tendances politiques et des organisations de la société civile, ainsi que des intellectuels, des experts, des chefs et des anciens des clans « qu’ils soient fidèles au régime, à l’opposition extérieure ou indépendants[9] ». Leur mission fut d’identifier les points de disfonctionnement et de travailler sur un modèle de gestion pour améliorer l’administration autonome. Aucun sujet ne fut tabou, pour peu qu’il contribue à renforcer la solidarité et la coopération des peuples. Riad Dirar, co-président du CDS, qui a assisté à nombre de ces forums, remarque que ceux-ci ont nourri une réflexion approfondie sur « la vision politique de la région, la forme et la structure de l’administration, les questions militaire, éducative, agricole et de service » dans le but de « servir l’intérêt public » et renforcer « la participation active de la société civile ». Ici encore, perce sous son propos que le droit de critique n’est légitime que s’il s’accompagne d’une volonté de faire participer la population à la résolution du problème, et non de tout attendre de l’« État »[10]

La Conférence nationale du peuple des régions de Cizîrê et de l’Euphrate s’est ensuite tenue à Hasakah, le 25 novembre 2020, devant plus de trois cents représentants et invités, avec pour mot d’ordre : « garantir la citoyenneté et les droits de toutes les composantes de la société dans une Syrie unifiée, renforcer la participation aux institutions de l'administration autonome du nord et de l'est de la Syrie, développer et permettre la gestion autonome des administrations publiques et civiles ». Après débat sur le document de travail résultant des forums locaux, les participants ont approuvé un programme de politique générale pour 2021 et le remettent à l’Administration autonome pour exécution. Pour veiller à celle-ci, ils désignent un comité de suivi de seize membres : deux représentants pour chacune des sept régions, un représentant du CDS et un représentant des Forces démocratiques syriennes. 

Le programme de politique générale pour 2021 

Le programme de politique générale du Rojava fixe, en dix-huit points, la politique à mener en 2021. On évoquera les plus importants, ceux qui montrent en négatif les problèmes actuels de la Fédération qu’il convient de résoudre[11].  

Les trois premiers points de la déclaration portent sur la résolution de la crise syrienne. Ils demandent à l’Administration autonome de poursuivre ses efforts pour l’unité et la souveraineté de la Syrie. Dans ce sens, elle devra continuer d’exiger sa participation à la négociation d’une constitution syrienne démocratique, pluraliste et décentralisée, « reconnaissant les droits de toutes les composantes nationales, religieuses et sociales ». En effet, la négociation qui se déroule actuellement à Genève, sous les auspices de l’ONU, entre le régime et l’opposition externe, exclut la Fédération de la Syrie du Nord, en raison du véto d’Erdoğan et d’Assad[12].  

Sur le plan intérieur, l’administration doit éradiquer la bureaucratie et la corruption, qui vont souvent de pair ; à cette fin, une autorité d’inspection et de contrôle sera créée[13]. Mais la solution, à terme, se trouve dans une meilleure formation de l’ensemble des fonctionnaires. Plus spécialement, les forces de sécurité sont sommées de mieux respecter la loi et les décisions judiciaires ; pour cela, elles seront sensibilisées au respect des Droits de l’homme. Le système judiciaire devra, lui aussi, être réformé « pour garantir son indépendance et son intégrité ». La démocratisation et l’amélioration du système éducatif, malgré ses avancées, réclame toujours une meilleure formation des maîtres et des programmes scolaires repensés pour être reconnus par les Nations unies et l’Unicef. La lutte de libération des femmes, emblématique, n’est pas non plus terminée puisque le programme rappelle que « le rôle des femmes et des jeunes doit être renforcé dans toutes les institutions ». La question militaire, enfin, a été évoquée à propos de la conscription, souvent contestée, mais ne se retrouve pas dans la déclaration finale. 

Dans le cadre de « plans stratégiques d’économie », il conviendra de « tenir compte des revenus des citoyens ». Ceci nécessite un contrôle des prix plus strict, une amélioration de la lutte contre la contrebande, une révision des taxes douanières, une rationalisation des exportations, une sécurisation des approvisionnements agricoles et l’interdiction des monopoles. Bien que l’autosuffisance soit le but à atteindre, pour l’heure, il faut faciliter les investissements avec « une priorité aux investissements nationaux », formule qui n’écarte pas les investissements étrangers ‒ recherchés. 

Enfin, des élections locales seront organisées dans l’année sans que l’on sache si elles concerneront les assemblées régionales ou seulement les villes, districts et cantons qui ont déjà élus leurs assemblées en décembre 2017. Une chose est sûre, des élections fédérales pour constituer le Congrès des peuples démocratiques ne sont pas annoncées.  

Le parti tient la barre 

S’il est trop tôt pour faire un bilan d’étape[14], deux informations sont cependant à considérer pour la suite qui sera donnée à cette conférence nationale et ses propositions. 

À l’occasion de la première réunion du comité de suivi, le 30 novembre 2020, Ilham Ahmed a déclaré et répété que « l’Administration autonome sera la principale responsable de la mise en œuvre des décisions[15] ». Ce message de la « femme forte » du Rojava s’adresse d’abord au Conseil exécutif de l’Administration autonome pour qu’il se saisisse du dossier. Il l’a fait, lors de sa deuxième réunion annuelle à Raqqa, le 18 janvier 2021, en l’incluant, le précisant et l’enrichissant, notamment s’agissant de la protection de l’environnement et de la culture, dans son plan de travail pour 2021[16]

Le message est ensuite un avertissement discret à l’armée qui a tendance à s’insérer dans les affaires civiles en ignorant le principe démocratique de la subordination du militaire au civil. Règle qu’Ilham Ahmed a déjà eu l’occasion de rappeler à Mazloum Abdi, général en chef des Forces démocratiques syriennes. 

* *  * 

Que conclure, si ce n’est que ce qui ressemble à une suite d’entorses au bien pensé démocratique comme au fédéralisme libertaire, se révèle être autant d’avancées vers la démocratie directe. Vers leur démocratie directe. Voilà le merveilleux-politique révolutionnaire du Rojava.  

Une telle conclusion réclame de faire confiance à celles et ceux que l’histoire a désignés. Pourquoi ne pas la leur accorder puisque rien de tangible ne peut faire douter de leurs intentions, de leur honnêteté, de leur courage. Toutes qualités qui devraient les conduire, dès la paix revenue, à céder la place à la Commune des communes.  

Pierre Bance 

Auteur de La Fascinante Démocratie du Rojava. Le Contrat social de la Fédération de la Syrie du Nord (Éditions Noir et Rouge, décembre 2020, 608 pages). 

Ce livre traite dans le détail les problématiques soulevées dans cet article et de bien d’autres. On en trouvera la présentation et l’introduction sur le site Autre futur.net (http://www.autrefutur.net/Parution-de-LA-FASCINANTE-DEMOCRATIE-DU-ROJAVA par Pierre-Bance). Les Éditions Noir et Rouge sont partie prenante de la campagne de boycottage d’Amazon.   

La Fédération démocratique de la Syrie du Nord et de l’Est 

L’Administration autonome démocratique de la Syrie du Nord et de l’Est qui n’est pas un État mais une fédération de régions autonomes, ni un gouvernement mais une administration déléguée, est composée : ‒ d’une part, des trois régions du Rojava (Cizîrê, Euphrate, Efrîn) principalement peuplées de Kurdes, grande comme à-peu-près la Belgique, avec environ trois millions d’habitants ;  ‒ d’autre part, des quatre régions à dominante arabe libérées de l’État islamique (Manbij, Tabqa, Raqqa, Deir ez-Zor) d’une surface et d’une population comparables. La Fédération occupe le tiers de la surface de la Syrie et sa production agricole et pétrolière potentielle représente, peut-être, la moitié en valeur de ses richesses.  



[1] Zelal Jiger, coprésidente du Mouvement de la société démocratique (TEV-DEM) dans un entretien avec le Rojava Information Center (RIC), le 26 août 2020 (https://rojavainformationcenter.com/2020/08/we-have-very-long-meetings-because-we-must-reachan-understanding-zelal-jeger-on-building-democracy-in-nes/).

Créé en décembre 2011 par le Parti de l’Union démocratique (PYD), le TEV-DEM est une plateforme rassemblant toutes les organisations civiles et politiques. Encore que depuis son congrès d’août 2018, il tend à se tenir à l’écart de la question politique.

[2] ANHA News (Hawar News Agency), 11 juillet 2020 (https://www.hawarnews.com/en/haber/bedran-ciya-kurd-explains-the-reasons-behind-the-recentservice-crisis-h17769.html). Voir également, les déclarations d’Ilham Ahmed, cheffe de l’exécutif du Conseil démocratique syrien, citées note (8).

[3] Article 48 du Contrat social.

[4] Constitué en décembre 2015 à Dêrik, le CDS a pour objet d’intégrer les organisations politiques et civiles du Rojava et des territoires libérés dans une organisation unique, ce que ne pouvait faire le PYD, parti spécifiquement kurde. Comme les Forces démocratiques syriennes (FDS) réunissent les forces kurdes, arabes et assyriennes.

[5] Il existe un Conseil général de l’Administration autonome censé suppléer provisoirement l’absence d’une assemblée fédérale faute d’élections, mais dont le rôle est effacé par son conseil exécutif et l’activisme du CDS.

[6] On aurait pu penser ce rôle dévolu au TEV-DEM (voir note 1). 

[7] Les mauvaises langues ne manqueront pas de faire un rapprochement avec le schéma des constitutions soviétiques donnant au parti un rôle dirigeant. Sauf que le Contrat social écarte sans ambiguïté un tel fonctionnement et que le CDS ou le PYD ne sont pas le Parti communiste de l’Union des républiques socialistes soviétiques. On est donc face à un dérèglement circonstanciel des institutions plutôt qu’un choix idéologique, qu’une manipulation politicienne. Du moins, l’espère-t-on.

[8] Entretien d’Ilham Ahmed avec l’agence ANHA publié le 20 août 2020 (https://www.hawarnews.com/en/roportaj/sdc-official-reveals-details-about-goal-of-al-jazeeraeuphrates-regions-conference-r69.html). Réduite au canton d’al-Shahba, la région d’Efrîn a été écartée pour tenir compte de ses spécificités : occupation turque, embargos d’Assad, nombreux réfugiés … Elle fera l’objet d’un autre programme. Il en sera de même pour le quartier d’al-Sheikh Maqsoud à Alep qui fait partie de la Fédération.

[9] Ilham Ahmed, précité note (8). On notera que les communes ne sont pas nommées comme telles alors qu’elles devraient être le pivot de ces réunions.

[10] Pour plus de détail, voir l’entretien de Riad Dirar avec l’agence ANHA, le 18 novembre 2020 (https://www.hawarnews.com/en/haber/sdc-prepares-for-national-conference--dirar-we-aspire-tomajor-breakthrough-h20697.html).

[11] Lire la traduction anglaise du document officiel de politique générale sur le site du RIC au 25 novembre 2020 (https://rojavainformationcenter.com/2020/11/translation-reforms-announced-inresponse-to-syrian-democratic-council-public-consultations/).

[12] Pour l’heure cette négociation est dans l’impasse.

[13] À la date de la Conférence nationale, le 25 novembre, cet organisme était déjà installé, depuis début octobre, sous le nom d’« Autorité de surveillance publique » rattaché au conseil exécutif fédéral. (Firat News Agency [ANF News], 14 octobre 2020, https://anfenglish.com/rojava-syria/autonomousadministration-establishes-public-supervisory-body-47241).

[14] Signalons tout de même que, dès le 26 décembre 2020, le CDS annonçait l’ouverture d’enquêtes sur plus de cent personnes soupçonnées de corruption (Kurdistan 24, 27 décembre 2020, https://www.kurdistan24.net/en/story/23701-Kurdish-led-authorities-in-Syria-investigate-over-100people-for-corruption).

[15] ANHA News, 6 décembre 2020 (https://www.hawarnews.com/en/haber/elham-ahmed-thefollow-up-committee-puts-of-implementing-plan-h21216.html).

[16] Ce plan de travail est publié sur le site ANHA News au 19 janvier 2021 (https://www.hawarnews.com/en/haber/executive-council-concludes-second-annual-meeting-withdecisions-projects-h22313.html). Voir également sur le site du RIC, au 7 février 2021, le rapport annuel du conseil exécutif de la Fédération pour 2020 (https://rojavainformationcenter.com/2021/02/annual-report-of-the-executivecouncil-for-north-and-easy-syria-2020/).