Dopo l’occupazione del
cantone di Efrîn nel marzo 2018, l’invasione del territorio che si estende da
Girê Spî a Serêkaniyê da parte della Turchia e dei suoi mercenari islamisti,
nell’ottobre 2019, ha liberato la parola in seno alla Federazione della Siria
del Nord e dell’Est, alleanza di tre regioni del Rojava a dominanza curda e di
quattro regioni a dominanza araba liberate dallo Stato islamico. Una parola
critica rivolta al suo “governo”, l’Amministrazione autonoma democratica. Non
la parola docile dell’opposizione interna, né quella faziosa dell’esterno ma
quella del popolo il cui cattivo umore si esprime in maniera antagonista.
Mentre una parte dei militanti politici e dei cittadini ricorda che “nella
nazione democratica [...] il sistema statale non è più necessario[1]”, il resto della
popolazione domanda misure concrete concernenti la vita quotidiana la cui attuazione
suppone, in fin dei conti, più Stato.
L’Amministrazione
autonoma ha rapidamente preso la misura del pericolo. Pericolo che sia messa in
dubbio la sua volontà di avanzare verso il confederalismo democratico
riproducendo le contrarietà di uno Stato che non dice il suo nome. Pericolo che
sia messa in dubbio la sua capacità di governare. Essa ha avuto la saggezza di
non fissarsi e ammettere i suoi cattivi funzionamenti. Così il suo vice
presidente, Bedran Çia Kurd, riconosce nel luglio 2020 “la crisi dei servizi” e
la legittima impazienza della popolazione di fronte ai tagli di acqua ed
elettricità, il cattivo approvvigionamento del pane. Conviene che,
indipendentemente dalle circostanze interne ed esterne, esistono delle carenze
e sono stati commessi degli errori. Domanda inoltre alla popolazione di
collaborare con le autorità federali “presentando delle critiche positive e
proponendo delle alternative possibili”[2]. A questo scopo delle
assemblee locali dibatteranno per comporre la lista dei soggetti di scontento e
faranno delle proposte per rimediarvi. Poi una conferenza federale elaborerà un
programma di politica generale per il 2021. Il procedimento non è cosi banale
come sembra.
Il
processo consultativo e la confusione dei poteri
Quale ne sia la denominazione
secondo i paesi, un programma di politica generale espone gli orientamenti
generali del governo e le principali riforme e misure che vuole realizzare. Il
più delle volte esso fa oggetto di una dichiarazione del capo del governo
davanti al parlamento appaiata eventualmente di una questione di fiducia. Il
programma è dunque deciso al vertice. La procedura seguita nella Siria del Nord
e dell’Est sarà totalmente differente poiché si tratta di approvare i desideri
della base espressi in una serie di riunioni locali. Ciononostante il processo
è atipico tanto in rapporto alle concezioni occidentali della democrazia
partecipativa dove il potere organizza questa consultazione, quanto nei
confronti dei principî libertari le Comuni che sono “la forma organizzativa
fondamentale della democrazia diretta[3]” dovrebbero esporre il
programma di politica generale e fare eseguire la sua applicazione da un
esecutivo delegato. In effetti, è una piattaforma politica, il Consiglio
democratico siriano (CDS) che s’incaricherà dell’organizzazione delle
operazioni[4]. Perché? Perché
l’amministrazione governativa centrale non dispone né dei mezzi né delle
competenze per farlo e che lo stesso vale per gli esecutivi delle sette regioni
autonome. Poi, perché le istituzioni del Contratto sociale della Federazione
democratica della Siria del Nord del 29 dicembre 2016, in particolare il
Congresso dei popoli democratici e l’esecutivo federale che designa non sono
stati istituiti[5].
Infine, ed è rivelatore, perché le Comuni non sono ancora una forza politica.
Dunque il CDS, strutturato attorno al Partito dell’unione democratica (PYD),
partito storico della rivoluzione ben impiantato nel Rojava e abbastanza
sostenuto nelle regioni liberate, quando è necessario si autoproclama
rappresentante del popolo, vuoi parlamento del popolo[6]. Certo, questa confusione
dei poteri nel Rojava – ce ne sono altre –, sulla base d'intese consensuali
poco trasparenti, suscita degli interrogativi, vuoi il sospetto, sul ruolo di
ciascuno nel processo decisionale[7]. Tuttavia, bisogna tener
conto delle contingenze, ma anche comprendere che c’è là una delegazione che
sbarazzata del formalismo burocratico, serve l’esecutivo federale, mentre
contribuisce alla formazione politica delle Comuni.
È dunque Ilham Ahmed,
presidentessa dell’esecutivo del CDS, che presenterà, nel luglio 2020, lo
schema previsto per condurre alla Conferenza del popolo di Cizîrê et dell’Eufrate[8]. Nonostante la sua
formula, la consultazione sarà estesa alle regioni liberate. Tuttavia, per
rispettare l’autonomia e le particolarità delle regioni arabe, in un primo
tempo, le raccomandazioni e le decisioni prese potrebbero non riguardare che il
Rojava.
Ilham
Ahmed
Da settembre il CDS
organizza delle riunioni pubbliche nelle città e villaggi e tredici forum
preparatori a Hasakah, Qamişlo, Kobanî, Manbij, Tabqa et Racca insieme a un
simposio per gli espatriati e le persone spostate altrove. Per ognuno di loro
sono stati invitati i rappresentanti delle diverse tendenze politiche e delle
organizzazioni della società civile, ma anche degli intellettuali, degli
esperti, dei capi e degli antichi soggetti dei clan “fedeli al regime,
all’opposizione esteriore o indipendenti[9]”. La loro missione è stata
d’identificare i punti di cattivo funzionamento e di lavorare su un modello di
gestione per migliorare l’amministrazione autonoma. Nessun soggetto è rimasto
tabù appena poteva contribuire a rinforzare la solidarietà e la cooperazione
dei popoli. Riar Dirar, co-presidente del CDS che ha assistito a parecchi di
questi forum, nota che essi hanno nutrito una riflessione approfondita “sulla
visione politica della regione, la forma e la struttura dell’amministrazione,
le questioni militari educative, agricole e di servizio” allo scopo di “servire
l’interesse pubblico” e rinforzare “la partecipazione attiva della società
civile”. Anche qui affiora dal suo proposito che il diritto di critica è
legittimo soltanto se si accompagna di una volontà di far partecipare la
popolazione alla soluzione del problema senza attendere tutto dallo Stato”[10].
La conferenza nazionale
del popolo delle regioni di Cizîrê e dell’Eufrate si è in seguito tenuta a
Hasakah, il 25 novembre 2020, davanti più di trecento rappresentanti e
invitati, con la parola d’ordine: “garantire la cittadinanza e i diritti di
tutte le componenti della società in una Siria unificata, rinforzare la
partecipazione alle istituzioni dell’amministrazione autonoma del nord e dell’est
della Siria, sviluppare e permettere la gestione autonoma delle amministrazioni
pubbliche e civili”. Dopo un dibattito sul documento di lavoro risultante dai
forum locali, i partecipanti hanno approvato un programma di politica generale
per il 2021, rimettendolo all’Amministrazione autonoma per l’esecuzione. Per passare
a quest’ultima fase è stato designato un comitato di controllo di sedici
membri: due rappresentanti per ognuna delle sette regioni, un rappresentante
del CDS e un rappresentante delle Forze democratiche siriane.
Il
programma di politica generale per il 2021
Il programma di politica
generale del Rojava fissa, in diciotto punti, la politica da condurre nel 2021.
Si evocheranno i più importanti, quelli che mostrano in negativo i problemi
attuali della Federazione che conviene risolvere[11]
I primi tre punti della
dichiarazione portano sulla risoluzione della crisi siriana. Domandano
all’Amministrazione autonoma di proseguire gli sforzi per l’unità e la
sovranità della Siria. In questo senso, essa dovrà continuare a esigere la
propria partecipazione alla negoziazione di una costituzione siriana
democratica, pluralista e decentralizzata “che riconosca i diritti di tutte le
componenti nazionali, religiose e sociali”. In effetti, la negoziazione che si
svolge attualmente a Ginevra, sotto gli auspici dell’ONU, tra il regime e
l’opposizione esterna, esclude la Federazione della Siria del Nord, a causa del
veto d’Erdoğan et d’Assad[12].
Sul piano interiore,
l’amministrazione deve sradicare la burocrazia e la corruzione, che vanno
spesso insieme; a questo fine sarà creata un’autorità d’ispezione e di
controllo[13].
Tuttavia, la soluzione, a termine, sta in una migliore formazione dell’insieme
dei funzionari. In particolare le forze di sicurezza sono chiamate a rispettare
meglio la legge e le decisioni giudiziarie; per questo esse saranno
sensibilizzate al rispetto dei Diritti dell’uomo. Il sistema giudiziario dovrà
a sua volta essere riformato “per garantire la sua indipendenza e la sua integrità”.
La democratizzazione e il miglioramento del sistema educativo, nonostante i loro
progressi, richiedono sempre una migliore formazione degli insegnanti e dei
programmi scolastici, ripensati per essere riconosciuti dalle Nazioni unite e dall’Unicef.
Neanche la lotta di liberazione delle donne, emblematica, è finita perché il
programma ricorda che “il ruolo delle donne e dei giovani dev’essere rinforzato
in tutte le istituzioni”. La questione militare, infine, è stata evocata a
proposito della coscrizione, spesso contestata, ma non si ritrova nella
dichiarazione finale.
Nell’ambito del “piani
strategici dell’economia”, converrà “tener conto dei redditi dei cittadini”.
Ciò necessita un più stretto controllo dei prezzi, un miglioramento della lotta
contro il contrabbando, una revisione delle tasse doganali, una
razionalizzazione delle esportazioni, una messa in sicurezza degli
approvvigionamenti agricoli e l’interdizione dei monopoli. Benché
l’autosufficienza sia l’obiettivo da realizzare, per ora bisogna facilitare gli
investimenti con “una priorità agli investimenti nazionali” formula che non
esclude gli investimenti stranieri ‒ ricercati.
Infine delle elezioni locali
saranno organizzate durante l’anno senza sapere se riguarderanno le assemblee
regionali o soltanto le città, i distretti e i cantoni che hanno già eletto le
loro assemblee nel dicembre 2017. Una cosa è certa, delle elezioni federali per
costituire il Congresso dei popoli democratici non sono annunciate.
Il
partito tiene il timone
Se è troppo presto per
fare un bilancio di tappa[14], due informazioni sono
tuttavia da considerare per il seguito che sarà dato a questa conferenza
nazionale e alle sue proposizioni.
Nell’occasione della
prima riunione del comitato di controllo, il 30 novembre 2020, Ilham Ahmed ha
dichiarato e ripetuto che “l’Amministrazione autonoma sarà il principale
responsabile dell’attuazione delle decisioni[15]”. Questo messaggio della
"donna forte” del Rojava si rivolge innanzitutto al Consiglio esecutivo
dell’Amministrazione autonoma affinché si faccia carico del dossier. L’ha fatto
al momento della sua seconda riunione annuale a Racca, il 18 gennaio 2021,
includendolo, precisandolo e arricchendolo con particolare riferimento alla
protezione dell’ambiente e della cultura nel suo piano di lavoro per il 2021[16].
Il messaggio è poi un
avvertimento discreto all’esercito che tende a inserirsi negli affari civili
ignorando il principio democratico della subordinazione del militare al civile.
Regola che Ilham Ahmed ha già avuto occasione di ricordare a Mazloum Abdi,
generale in capo delle Forze democratiche siriane.
Che conclusioni trarre se
non che quello che assomiglia a un succedersi d’infrazioni al buon pensiero
democratico come al federalismo libertario si rivela essere una serie di
progressi verso la democrazia diretta. Verso la democrazia diretta. Ecco il
meraviglioso-politico rivoluzionario del Rojava.
Una tale conclusione
richiede di concedere fiducia a quelle e quelli che la storia ha designato. Non
c’è motivo di non accordargliela dal momento che nulla di tangibile può far
dubitare delle loro intenzioni, della loro onestà, del loro coraggio. Tutte
qualità che dovrebbero indurli, appena tornata la pace, a cedere il posto alla
Comune delle Comuni.
Pierre Bance
[1]
Zelal
Jiger, copresidente del Movimento della società democratica (TEV-DEM) in un’
intervista con il Rojava Information Center (RIC), il 26 agosto 2020 (https://rojavainformationcenter.com/2020/08/we-have-very-long-meetings-because-we-must-reachan-understanding-zelal-jeger-on-building-democracy-in-nes/).
Creato
nel dicembre 2011 dal Partito dell’unione democratica (PYD), il TEV-DEM è una
piattaforma che riunisce tutte le organizzazioni civili e politiche, anche se
dal suo congresso dell’agosto 2018, tende a restare fuori dalla questione
politica.
[2] ANHA News (Hawar News Agency),
11 luglio 2020
(https://www.hawarnews.com/en/haber/bedran-ciya-kurd-explains-the-reasons-behind-the-recentservice-crisis-h17769.html).
Vedi anche le
dichiarazioni d’Ilham Ahmed, capo dell’esecutivo del Consiglio democratico
siriano, citate nella nota 8.
[3] Articolo 48 del Contratto sociale.
[4] Costituito nel dicembre 2015 a
Derik, il CDS ha lo scopo d’integrare le organizzazioni politiche e civili del
Rojava e dei territori liberati in un’organizzazione unica, ciò che non poteva
fare il PYD, partito specificamente curdo. Come le Forze democratiche siriane
(FDS) riuniscono le forze curde, arabe e assire.
[5] Esiste un Consiglio generale
dell’Amministrazione autonoma con il compito di supplire provvisoriamente
all’assenza di un’assemblea federale in assenza di elezioni, il cui ruolo è,
però, cancellato dal suo consiglio esecutivo e dall’attivismo del CDS.
[6] Si sarebbe potuto pensare questo
ruolo delegato al TEV-DEM (vedi nota 1).
[7] Le malelingue non mancheranno di
fare un collegamento con lo schema delle costituzioni sovietiche che davano al
partito un ruolo dirigente. Salvo che il Contratto sociale esclude senza ambiguità
un tale funzionamento e che il CDS o il PYD non sono il Partito comunista
dell’Unione delle repubbliche socialiste sovietiche. Siamo, dunque, di fronte a
una deregolamentazione circostanziale delle istituzioni piuttosto che a una
scelta ideologica, a una manipolazione da politicanti. Almeno si spera.
[8] Intervista d’Ilham Ahmed con
l’agenzia ANHA pubblicata il 20 agosto 2020 (https://www.hawarnews.com/en/roportaj/sdc-official-reveals-details-about-goal-of-al-jazeeraeuphrates-regions-conference-r69.html). Ridotta al cantone d’al-Shahba,
la regione d’Efrîn è stata scartata per tener conto delle sue specificità:
occupazione turca, embargo d’Assad, numerosi rifugiati... Essa farà parte di un
altro programma. Lo stesso avverrà per il quartiere di al-Sheikh Maqsoud ad
Aleppo che fa parte della Federazione.
[9]
Ilham Ahmed, già citato in
nota 8. Si noterà che i Comuni non sono nominati in quanto tali quando
dovrebbero essere il fulcro di queste riunioni.
[10] Per maggiori dettagli vedi
l’intervista di Riar Dirar con l’agenzia ANHA, il 18 novembre 2020 (https://www.hawarnews.com/en/haber/sdc-prepares-for-national-conference--dirar-we-aspire-tomajor-breakthrough-h20697.html).
[11] Leggere la traduzione inglese del
documento ufficiale di politica generale sul sito del RIC del 25 novembre 2020 (https://rojavainformationcenter.com/2020/11/translation-reforms-announced-inresponse-to-syrian-democratic-council-public-consultations/).
[12] Per ora questa negoziazione è
nell’impasse.
[13] Alla data della Conferenza
nazionale, il 25 novembre, quest’organismo era già installato dall’inizio di
ottobre con il nome di “Autorità di sorveglianza pubblica”, collegato al
consiglio esecutivo federale. (Firat News Agency [ANF News], 14 octobre 2020,
https://anfenglish.com/rojava-syria/autonomousadministration-establishes-public-supervisory-body-47241).
[14] Segnaliamo, però, che dal 26
dicembre 2020, il CDS annunciava l’apertura di inchieste su più di cento persone
sospettate di corruzione (Kurdistan 24, 27 dicembre 2020,
https://www.kurdistan24.net/en/story/23701-Kurdish-led-authorities-in-Syria-investigate-over-100people-for-corruption).
[15]
ANHA News, 6 dicembre 2020 (https://www.hawarnews.com/en/haber/elham-ahmed-thefollow-up-committee-puts-of-implementing-plan-h21216.html).
[16] Questo piano di lavoro è
pubblicato sul sito ANHA News il 19 gennaio 2021 (https://www.hawarnews.com/en/haber/executive-council-concludes-second-annual-meeting-withdecisions-projects-h22313.html). Vedi anche sul sito del RIC del
7 febbraio 2021, il rapporto annuale del consiglio, esecutivo della Federazione
per il 2020 (https://rojavainformationcenter.com/2021/02/annual-report-of-the-executivecouncil-for-north-and-easy-syria-2020/).
Un exercice de démocratie directe
Le programme de politique générale du Rojava pour 2021
Pierre Bance
Après l’occupation du canton d’Efrîn en mars 2018, l’invasion du territoire
s’étendant de Girê Spî à Serêkaniyê par la Turquie et ses mercenaires
islamistes, en octobre 2019, a libéré la parole au sein de Fédération de la
Syrie du Nord et de l’Est, cette alliance des trois régions du Rojava à
dominante kurde et des quatre régions libérées de l’État islamique, à dominante
arabe. Une parole critique adressée à son « gouvernement »,
l’Administration autonome démocratique. Non la parole de l’opposition intérieure,
docile, ou extérieure, factieuse, mais celle du peuple dont la mauvaise humeur
s’exprime de manière antagoniste. Tandis qu’une partie des militants politiques
et des citoyens rappelle que « dans la nation démocratique […] le système
étatique n’est plus nécessaire[1] »,
le reste de la population demande des mesures concrètes touchant à la vie
quotidienne dont la mise en œuvre suppose, en fin de compte, plus d’État.
L’Administration autonome a rapidement pris la mesure du danger. Danger que
soit mis en doute sa volonté d’avancer vers le confédéralisme démocratique en
reproduisant les travers d’un État qui ne dit pas son nom. Danger que soit mis
en doute ses capacités à gouverner. Elle eut la sagesse de ne pas se braquer,
d’admettre des disfonctionnements. Ainsi, son vice-président, Bedran Çia Kurd,
reconnaît-il, en juillet 2020, « la crise des services » et la
légitime impatience de la population devant les coupures d’eau et
d’électricité, le mauvais approvisionnement en pain. Il convient que,
indépendamment des circonstances intérieures et extérieures, des carences
existent et que des erreurs ont été commises. Aussi demande-t-il à la
population de collaborer avec les autorités fédérales en « présentant des
critiques positives et en proposant des alternatives possibles[2] ».
À cette fin des assemblées locales débattront pour dresser la liste des sujets
de mécontentement et feront des propositions pour y remédier. Puis une
conférence fédérale élaborera un programme de politique générale pour 2021. La
démarche n’est pas aussi banale qu’il y paraît.
Le processus consultatif et la
confusion des pouvoirs
Quelle qu’en soit la dénomination selon les pays, un programme de politique
générale expose les grandes orientations du gouvernement, les principales
réformes et mesures qu'il veut mettre en place. Il fait, le plus souvent,
l’objet d’une déclaration du chef du gouvernement devant le parlement, assortie
éventuellement d’une question de confiance. Le programme est donc décidé au
sommet. Toute autre sera la procédure suivie en Syrie du Nord et de l’Est
puisqu’il s’agit d’entériner les souhaits de la base exprimés dans une série de
réunions locales.
Pour autant, le processus est atypique tant par rapport aux conceptions
occidentales de la démocratie participative où le pouvoir en place organise
cette consultation, qu’au regard des principes libertaires où les communes qui
sont « la forme organisationnelle fondamentale de la démocratie directe[3] »devraient
dresser le programme de politique générale et faire suivre son application par
un exécutif délégué. C’est, en effet, une plateforme politique, le Conseil
démocratique syrien (CDS), qui se chargera de l’organisation des opérations[4].
Pourquoi ? Parce que l’administration gouvernementale centrale ne dispose
ni des moyens ni des compétences pour le faire et qu’il n’en va pas
différemment pour les exécutifs des sept régions autonomes. Ensuite, parce que
les institutions du Contrat social de la Fédération démocratique de la Syrie du
Nord du 29 décembre 2016, notamment le Congrès des peuples démocratiques et
l’exécutif fédéral qu’il désigne, n’ont pas été mises en place[5].
Enfin, et c’est révélateur, parce que les communes ne sont pas encore une force
politique. Alors, le CDS, structuré autour du Parti de l’union démocratique
(PYD), parti historique de la révolution, bien implanté au Rojava, et
suffisamment relayé dans les régions libérées s’autoproclame-t-il, chaque fois
que nécessaire, représentatif du peuple, voire parlement du peuple[6].
Bien sûr, cette confusion des pouvoirs au Rojava ‒ il y en d’autres ‒, sur la
base d’ententes consensuelles peu transparentes, suscite des interrogations,
voire la suspicion, sur la place de chacun dans le processus décisionnel[7].Toutefois,
il faut tenir compte des contingences, mais aussi comprendre que c’est là une
délégation qui, débarrassée de formalisme bureaucratique, sert l’exécutif
fédéral, tout en contribuant à la formation politique des communes.
C’est donc Ilham Ahmed, présidente de l’exécutif du CDS, qui présentera, en
juillet 2020, le schéma devant conduire à la Conférence nationale du peuple des
régions de Cizîrê et de l’Euphrate[8].
Malgré son intitulé la consultation sera étendue aux régions libérées.
Néanmoins, pour respecter l’autonomie et les particularités des régions arabes,
dans un premier temps, les recommandations et décisions prises pourraient ne
concerner que le Rojava.
Ilham Ahmed, présidente de l’exécutif du Conseil
démocratique Syrien
Dès septembre, le CDS organise des réunions publiques dans les villes et
villages et treize forums régionaux préparatoires à Hasakah, Qamişlo, Kobanî,
Manbij, Tabqa et Raqqa, ainsi qu’un symposium pour les expatriés et les
personnes déplacées. Pour chacun d’eux, ont été invités les représentants des
diverses tendances politiques et des organisations de la société civile, ainsi
que des intellectuels, des experts, des chefs et des anciens des clans « qu’ils
soient fidèles au régime, à l’opposition extérieure ou indépendants[9] ».
Leur mission fut d’identifier les points de disfonctionnement et de travailler
sur un modèle de gestion pour améliorer l’administration autonome. Aucun sujet
ne fut tabou, pour peu qu’il contribue à renforcer la solidarité et la
coopération des peuples. Riad Dirar, co-président du CDS, qui a assisté à
nombre de ces forums, remarque que ceux-ci ont nourri une réflexion approfondie
sur « la vision politique de la région, la forme et la structure de
l’administration, les questions militaire, éducative, agricole et de
service » dans le but de « servir l’intérêt public » et
renforcer « la participation active de la société civile ». Ici
encore, perce sous son propos que le droit de critique n’est légitime que s’il
s’accompagne d’une volonté de faire participer la population à la résolution du
problème, et non de tout attendre de l’« État »[10].
La Conférence nationale du peuple des régions de Cizîrê et de l’Euphrate
s’est ensuite tenue à Hasakah, le 25 novembre 2020, devant plus de trois cents
représentants et invités, avec pour mot d’ordre : « garantir la
citoyenneté et les droits de toutes les composantes de la société dans une
Syrie unifiée, renforcer la participation aux institutions de l'administration
autonome du nord et de l'est de la Syrie, développer et permettre la gestion
autonome des administrations publiques et civiles ». Après débat sur le
document de travail résultant des forums locaux, les participants ont approuvé
un programme de politique générale pour 2021 et le remettent à l’Administration
autonome pour exécution. Pour veiller à celle-ci, ils désignent un comité de
suivi de seize membres : deux représentants pour chacune des sept régions,
un représentant du CDS et un représentant des Forces démocratiques
syriennes.
Le programme de politique
générale pour 2021
Le programme de politique générale du Rojava fixe, en dix-huit points, la
politique à mener en 2021. On évoquera les plus importants, ceux qui montrent
en négatif les problèmes actuels de la Fédération qu’il convient de résoudre[11].
Les trois premiers points de la déclaration portent sur la résolution de la
crise syrienne. Ils demandent à l’Administration autonome de poursuivre ses
efforts pour l’unité et la souveraineté de la Syrie. Dans ce sens, elle devra
continuer d’exiger sa participation à la négociation d’une constitution
syrienne démocratique, pluraliste et décentralisée, « reconnaissant les
droits de toutes les composantes nationales, religieuses et sociales ». En
effet, la négociation qui se déroule actuellement à Genève, sous les auspices
de l’ONU, entre le régime et l’opposition externe, exclut la Fédération de la
Syrie du Nord, en raison du véto d’Erdoğan et d’Assad[12].
Sur le plan intérieur, l’administration doit éradiquer la bureaucratie et
la corruption, qui vont souvent de pair ; à cette fin, une autorité
d’inspection et de contrôle sera créée[13].
Mais la solution, à terme, se trouve dans une meilleure formation de l’ensemble
des fonctionnaires. Plus spécialement, les forces de sécurité sont sommées de
mieux respecter la loi et les décisions judiciaires ; pour cela, elles seront
sensibilisées au respect des Droits de l’homme. Le système judiciaire devra,
lui aussi, être réformé « pour garantir son indépendance et son intégrité ».
La démocratisation et l’amélioration du système éducatif, malgré ses avancées,
réclame toujours une meilleure formation des maîtres et des programmes
scolaires repensés pour être reconnus par les Nations unies et l’Unicef. La
lutte de libération des femmes, emblématique, n’est pas non plus terminée puisque
le programme rappelle que « le rôle des femmes et des jeunes doit être
renforcé dans toutes les institutions ». La question militaire, enfin, a
été évoquée à propos de la conscription, souvent contestée, mais ne se retrouve
pas dans la déclaration finale.
Dans le cadre de « plans stratégiques d’économie », il conviendra
de « tenir compte des revenus des citoyens ». Ceci nécessite un contrôle
des prix plus strict, une amélioration de la lutte contre la contrebande, une
révision des taxes douanières, une rationalisation des exportations, une
sécurisation des approvisionnements agricoles et l’interdiction des monopoles.
Bien que l’autosuffisance soit le but à atteindre, pour l’heure, il faut
faciliter les investissements avec « une priorité aux investissements
nationaux », formule qui n’écarte pas les investissements étrangers ‒
recherchés.
Enfin, des élections locales seront organisées dans l’année sans que l’on
sache si elles concerneront les assemblées régionales ou seulement les villes,
districts et cantons qui ont déjà élus leurs assemblées en décembre 2017. Une
chose est sûre, des élections fédérales pour constituer le Congrès des peuples
démocratiques ne sont pas annoncées.
Le parti tient la barre
S’il est trop tôt pour faire un bilan d’étape[14],
deux informations sont cependant à considérer pour la suite qui sera donnée à
cette conférence nationale et ses propositions.
À l’occasion de la première réunion du comité de suivi, le 30 novembre
2020, Ilham Ahmed a déclaré et répété que « l’Administration autonome sera la
principale responsable de la mise en œuvre des décisions[15] ».
Ce message de la « femme forte » du Rojava s’adresse d’abord au
Conseil exécutif de l’Administration autonome pour qu’il se saisisse du
dossier. Il l’a fait, lors de sa deuxième réunion annuelle à Raqqa, le 18
janvier 2021, en l’incluant, le précisant et l’enrichissant, notamment
s’agissant de la protection de l’environnement et de la culture, dans son plan
de travail pour 2021[16].
Le message est ensuite un avertissement discret à l’armée qui a tendance à
s’insérer dans les affaires civiles en ignorant le principe démocratique de la
subordination du militaire au civil. Règle qu’Ilham Ahmed a déjà eu l’occasion
de rappeler à Mazloum Abdi, général en chef des Forces démocratiques
syriennes.
* * *
Que conclure, si ce n’est que ce qui ressemble à une suite d’entorses au bien
pensé démocratique comme au fédéralisme libertaire, se révèle être autant
d’avancées vers la démocratie directe. Vers leur démocratie directe. Voilà le
merveilleux-politique révolutionnaire du Rojava.
Une telle conclusion réclame de faire confiance à celles et ceux que
l’histoire a désignés. Pourquoi ne pas la leur accorder puisque rien de
tangible ne peut faire douter de leurs intentions, de leur honnêteté, de leur
courage. Toutes qualités qui devraient les conduire, dès la paix revenue, à
céder la place à la Commune des communes.
Pierre Bance
Auteur de La Fascinante Démocratie du Rojava. Le Contrat social de la
Fédération de la Syrie du Nord (Éditions Noir et Rouge, décembre 2020, 608
pages).
Ce livre traite dans le détail les problématiques soulevées dans cet
article et de bien d’autres. On en trouvera la présentation et l’introduction
sur le site Autre futur.net (http://www.autrefutur.net/Parution-de-LA-FASCINANTE-DEMOCRATIE-DU-ROJAVA par Pierre-Bance). Les Éditions Noir et Rouge sont
partie prenante de la campagne de boycottage d’Amazon.
La Fédération démocratique de la
Syrie du Nord et de l’Est
L’Administration autonome démocratique de la Syrie du Nord et de l’Est qui
n’est pas un État mais une fédération de régions autonomes, ni un gouvernement
mais une administration déléguée, est composée : ‒ d’une part, des trois
régions du Rojava (Cizîrê, Euphrate, Efrîn) principalement peuplées de Kurdes,
grande comme à-peu-près la Belgique, avec environ trois millions d’habitants
; ‒ d’autre part, des quatre régions à
dominante arabe libérées de l’État islamique (Manbij, Tabqa, Raqqa, Deir
ez-Zor) d’une surface et d’une population comparables. La Fédération occupe le
tiers de la surface de la Syrie et sa production agricole et pétrolière
potentielle représente, peut-être, la moitié en valeur de ses richesses.
[1] Zelal
Jiger, coprésidente du Mouvement de la société démocratique (TEV-DEM) dans un
entretien avec le Rojava Information Center (RIC), le 26 août 2020 (https://rojavainformationcenter.com/2020/08/we-have-very-long-meetings-because-we-must-reachan-understanding-zelal-jeger-on-building-democracy-in-nes/).
Créé en décembre 2011 par le Parti de l’Union
démocratique (PYD), le TEV-DEM est une plateforme rassemblant toutes les
organisations civiles et politiques. Encore que depuis son congrès d’août 2018,
il tend à se tenir à l’écart de la question politique.
[2] ANHA News (Hawar News Agency),
11 juillet 2020
(https://www.hawarnews.com/en/haber/bedran-ciya-kurd-explains-the-reasons-behind-the-recentservice-crisis-h17769.html).
Voir également, les déclarations d’Ilham Ahmed, cheffe de l’exécutif du
Conseil démocratique syrien, citées note (8).
[3] Article 48 du Contrat social.
[4] Constitué en décembre 2015 à Dêrik, le CDS a pour objet
d’intégrer les organisations politiques et civiles du Rojava et des territoires
libérés dans une organisation unique, ce que ne pouvait faire le PYD, parti
spécifiquement kurde. Comme les Forces démocratiques syriennes (FDS) réunissent
les forces kurdes, arabes et assyriennes.
[5] Il
existe un Conseil général de l’Administration autonome censé suppléer
provisoirement l’absence d’une assemblée fédérale faute d’élections, mais dont
le rôle est effacé par son conseil exécutif et l’activisme du CDS.
[6] On aurait pu penser ce rôle dévolu au TEV-DEM (voir note
1).
[7] Les
mauvaises langues ne manqueront pas de faire un rapprochement avec le schéma des
constitutions soviétiques donnant au parti un rôle dirigeant. Sauf que le
Contrat social écarte sans ambiguïté un tel fonctionnement et que le CDS ou le
PYD ne sont pas le Parti communiste de l’Union des républiques socialistes
soviétiques. On est donc face à un dérèglement circonstanciel des institutions
plutôt qu’un choix idéologique, qu’une manipulation politicienne. Du moins,
l’espère-t-on.
[8] Entretien d’Ilham Ahmed avec l’agence ANHA publié le 20
août 2020 (https://www.hawarnews.com/en/roportaj/sdc-official-reveals-details-about-goal-of-al-jazeeraeuphrates-regions-conference-r69.html).
Réduite au canton d’al-Shahba, la région d’Efrîn a été écartée pour tenir
compte de ses spécificités : occupation turque, embargos d’Assad, nombreux
réfugiés … Elle fera l’objet d’un autre programme. Il en sera de même pour le
quartier d’al-Sheikh Maqsoud à Alep qui fait partie de la Fédération.
[9] Ilham
Ahmed, précité note (8). On notera que les communes ne sont pas nommées comme
telles alors qu’elles devraient être le pivot de ces réunions.
[10] Pour plus de détail, voir l’entretien de Riad Dirar avec
l’agence ANHA, le 18 novembre 2020 (https://www.hawarnews.com/en/haber/sdc-prepares-for-national-conference--dirar-we-aspire-tomajor-breakthrough-h20697.html).
[11] Lire la traduction anglaise du document officiel de
politique générale sur le site du RIC au 25 novembre 2020
(https://rojavainformationcenter.com/2020/11/translation-reforms-announced-inresponse-to-syrian-democratic-council-public-consultations/).
[12] Pour l’heure cette négociation est dans l’impasse.
[13] À la
date de la Conférence nationale, le 25 novembre, cet organisme était déjà
installé, depuis début octobre, sous le nom d’« Autorité de surveillance
publique » rattaché au conseil exécutif fédéral. (Firat News Agency [ANF News], 14 octobre 2020, https://anfenglish.com/rojava-syria/autonomousadministration-establishes-public-supervisory-body-47241).
[14] Signalons tout de même que, dès le 26 décembre 2020, le
CDS annonçait l’ouverture d’enquêtes sur plus de cent personnes soupçonnées de
corruption (Kurdistan 24, 27 décembre 2020,
https://www.kurdistan24.net/en/story/23701-Kurdish-led-authorities-in-Syria-investigate-over-100people-for-corruption).
[15] ANHA News, 6 décembre 2020
(https://www.hawarnews.com/en/haber/elham-ahmed-thefollow-up-committee-puts-of-implementing-plan-h21216.html).
[16] Ce plan de travail est publié sur le site ANHA News au 19
janvier 2021
(https://www.hawarnews.com/en/haber/executive-council-concludes-second-annual-meeting-withdecisions-projects-h22313.html).
Voir également sur le site du RIC, au 7 février 2021, le rapport annuel du
conseil exécutif de la Fédération pour 2020
(https://rojavainformationcenter.com/2021/02/annual-report-of-the-executivecouncil-for-north-and-easy-syria-2020/).