Tessere del domino capovolte
di Geraldina Colotti in Le Monde diplomatique il manifesto Novembre 2018
a proposito di
LA CRITICA RADICALE IN ITALIA. LUDD 1967-1970
L'enorme
quantità di esperienze che la lotta di classe ha prodotto in Italia fra gli anni
Sessanta e Settanta non cessa di causare strani effetti sulla dimensione
ambigua e malconcia della riflessione collettiva. Il passato viene rievocato
quasi sempre sotto forma di mitologie corrive e addomesticate dal senno del
poi. Il presente consuma la merce-memoria a distanza di sicurezza, allestendo
infiniti tour del
Novecento destinati a saziare la
sete innocua di simboli ed emozioni tipica dell’ignavia contemporanea.
E’ difficile
eludere questo meccanismo. Anche perché esiste pure una complicità del silenzio
e della sottrazione che, a suo modo, finisce per rafforzare e confermare i
dispositivi culturali prevalenti. Chi ha praticato il mondo per cambiarlo,
esponendosi senza sconti o paracadute alle conseguenze delle proprie azioni,
conosce bene questi problemi. E’ una contraddizione che, a un certo punto,
chiede di essere risolta di getto. Il passato esiste nei nostri racconti, nel
nostro modo di far parlare le carte, nel refertare finanche nella maniera più
sobria i nudi documenti dell’azione collettiva.
Qui non ti
aiuta nessuno. Qui, volente o nolente, tenti di fare storia e di creare ponti.
La tua sera ha ben poco in comune con il crepuscolo in cui spicca il volo la civetta
di Hegel. Ma la tua verità è degna di essere pronunciata, ed è ancora e in ogni
caso un gesto di lotta e una forma di parresia.
Questo per
dire che bisogna comprare e legge con attenzione La critica radicale in Italia. Ludd 1967-1970, uscito da poco per
le edizioni Nautilus. Si tratta del primo volume di una trilogia curata dal
Progetto Critica Radicale, che intende dar conto del percorso e della influenza
delle correnti situazioniste e consiliariste nel lungo Sessantotto italiano. Il
secondo volume sarà intitolato Comontismo
e coprirà il periodo 1971-1974. Il terzo andrà dal 1975 al 1981 e si
chiamerà Insurrezione.
Quando si
parla di situazionismo, in Italia e anche altrove, l’intellettuale si lecca i
baffi e inizia a snocciolare collane di parole brillanti davanti a un uditorio
complice e soddisfatto. Ma il merito principale di Ludd sta proprio nel restituire realtà ad esperienze che non ebbero
nulla di narcisistico, e si pensarono e vollero come parti di un movimento il
cui primo e più importante risultato era stato quello di ridare senso alla parola
rivoluzione nei paesi a capitalismo avanzato.
Le lotte
degli operai e degli studenti erano infatti interpretate dai situazionisti e
dai consiliaristi come l’espressione di una tendenza diffusa all’insubordinazione
da collocare nello specifico del capitalismo maturo e potenzialmente in grado di
far saltare il tappo di ogni gerarchia. La fabbrica, la scuola, il carcere
divenivano luoghi in cui sperimentare l’azione in senso eminente, intesa come
produzione infinita di libertà collettive e individuali.
La critica
di ogni trascendenza e di ogni separatezza evolveva pertanto in critica feroce
della forma partito e delle burocrazie cristallizzate o in gestazione mella
vecchia e nella nuova sinistra. Un bisogno lucido e disperato di coerenza
rendeva intrinsecamente provocatorie quelle posizioni. Non c’era terzomondismo.
Non si rendeva ossequio a Lenin, a Mao o a Guevara. Gli stessi riferimenti agli
anni Venti, a Pannekoek, a Görter, alla Luxemburg, presentavano un connotato “operaio”
che finiva per stare stretto a una idea polimorfa di proletariato destinata a
entrare in rotta di collisione anche con le tesi dei Quaderni Rossi e di Classe
Operaia.
Il fascino
delle esperienze del comunismo libertario
sta tutto qui. Come scrive Paolo Ranieri nel lungo saggio contenuto in Ludd, si trattava di un ircocervo. Si
trattava di porsi davanti, con un massimo di esposizione teorica ed
esistenziale, “al fatto che non è mai
possibile agire senza disporre di un potere adeguato”. Da questo punto di
vista, la traiettoria di marginalizzazione presto conosciuta da tutto l’ambiente
consiliare e situazionista nella vicenda dell’estrema sinistra italiana può
anche produrre strane forme di orgoglio e malinconia. Ma la lingua difficile
dei documenti che Ludd propone al
lettore può essere decifrata. E le parole e le azioni tornano a scintillare.
Per chi vuole vivere adesso.