sabato 4 maggio 2019

Albert Cossery: uno strano emigrato (di Marco Minoletti)



Se il giorno dopo aver letto un mio libro, anche uno solo dei miei lettori smettesse di lavorare, io avrei assolto il mio compito. (Albert Cossery)

Per scrivere qualcosa a proposito di un autore sarebbero necessarie due condizioni: il tempo per leggere la sua opera e un certo grado di empatia, vale a dire la capacità di sapersi immedesimare in lui. Nel caso di uno scrittore come Albert Cossery, per la prima condizione bastano un paio di mesi di buona volontà. La seconda, invece, si rivela una fatica di Sisifo, infatti un'impresa del genere richiederebbe anni e anni di duro e disciplinato ozio. Un'arte, questa, quasi impossibile da praticare in un'epoca e in latitudini in cui il tempo è denaro. Non se la prenda dunque a male Cossery dall'aldilà se, a parte Guy Debord che forse non aveva nemmeno letto la sua opera, non riuscirà a far perdere neppure una giornata di lavoro ai suoi lettori. Resta comunque il fatto che mentre il francese Debord rendeva eloquenti i muri di Parigi con la scritta "Non lavorate mai", l'egiziano Cossery dichiarava istrionico: "le mie mani non lavorano da 2000 anni." Discendeva forse il nostro autore da una dinastia di faraoni? Pare di no! Nato al Cairo nel 1913 da genitori illetterati appartenenti alla media borghesia e originari di Damietta, città portuale alla foce del Nilo affacciata sul Mar Mediterraneo, Cossery frequenta i licei cattolici francesi della città, com'era in uso tra le famiglie del suo ceto sociale. Lettore vorace fin da giovanissimo, fa il suo esordio fulminante sulla scena letteraria locale nel 1930, quando un periodico egiziano in lingua francese decide di pubblicargli un racconto. Nel 1940 viene dato alle stampe il suo primo  libro Gli uomini dimenticati da Dio. C'è già tutto Cossery con la sua prosa implacabile e delicata, la vena narrativa potente e precisa, la sua sferzante ironia sempre al limite del sarcasmo, il suo universo di uomini ai margini della società che conta: i mendicanti, i dormiglioni, i raccoglitori di cicche, i saltimbanchi, le prostitute, i fumatori di hashish, gli ammaestratori di scimmie, gli storpi, gli avventurieri, i perdigiorno, gli intellettuali falliti, i ladruncoli delle viuzze del Cairo. Quell'umanità di derelitti, insomma, che esce dalla Storia con la stessa noncuranza con cui vi è entrata, dalla porta di servizio. La vera alternativa per questa umanità votata alla miseria ancor prima di nascere non può essere Dio. "Se siamo poveri è perché Dio ci ha dimenticati, figlio mio. "Dio!" disse il bambino. "E quando si ricorderà di noi, papà?" "Quando Dio dimentica qualcuno, figlio mio, è per sempre." Nè può esserlo la fantasia applicata alla miseria "Perché attenta alla nostra dignità di poveri."  La vera alternativa ad una condizione di veglia caratterizzata dalla miseria è il tempo del sonno, cioè l'intermezzo in cui il tempo "ripulito dagli uomini e dalle loro continue chiacchiere, si fa più degno."  Il problema del tempo affiora fin dai primissimi racconti di Cossery, concorrendo, nei suoi esiti, a dar vita ad una simbiosi tra l'autore, la sua esistenza e la sua Opera, tale da rendere labili i confini che li separano. Tutti i racconti e i romanzi di questo emblematico autore sono ambientati al Cairo e a Damietta, i luoghi della sua infanzia e adolescenza. Parlando di sé amava ripetere: "sono e rimango un egiziano di cultura e lingua francese, con un universo egiziano." Un universo i cui protagonisti sono lui stesso e i suoi amici, un universo psicogeografico evocato e declinato in tutti i suoi libri, un universo i cui attori si muovono ignari delle logiche per l'utile economico,  estranei al  tempo scandito dai ritmi del lavoro e del consumo: un universo al quale rimane fedele, in teoria e in pratica, per tutta la vita. Nei suoi scritti Cossery descrive il mondo sommerso dei marginali che cercano nel sonno e nel ricorso all'hashish non tanto una via di fuga dalla "realtà", quanto una sorta di riscatto da una condizione di veglia dalla quale non si aspettano e non possono aspettarsi nulla e alla quale, nella loro veste di derelitti e mendicanti, non hanno nient'altro da opporre se non le virtù dell'arte dell'arrangiarsi, la propria dignità e il rigetto della serietà. Per numerosisimi dei suoi personaggi vivere equivale a dormire, come in quel racconto in cui alla domestica del vecchio Hafez viene imposto di cucinare in silenzio per non disturbare il nucleo famigliare assorbito dall'attività fondamentale della giornata: il riposo. Proverbiali erano l'indolenza e una certa diffidenza di Cossery per qualsiasi forma di sforzo prolungato. Cossery, da buon orientale, eleva l'indolenza al rango di scienza umana. La sua considerazione per il tempo si traduce nel lasciarlo passare con estrema lentezza e con il minimo di grattacapi. Il perno attorno al quale ruota la giornata e - perché no? - l'intera vita dell'uomo è il sonno. Il sonno, le trame del sogno e il loro prolungamento nella veglia per mezzo dell'hashish rappresentano gli assi cartesiani entro i quali oscilla l'intera Opera di Cossery, un'Opera che, forse, senza la mescolanza di questi ingredienti non troverebbe la sua ragion d'essere.
Grazie agli effetti dell'hashish i personaggi messi in scena nei racconti e nei romanzi di Cossery riescono per un istante a far danzare perfino il fango e la sporcizia, a tessere trame e orditi che costringono il lettore a muoversi come un funambolo tra le righe di narrazioni in prosa che paiono scaturite da un sogno surreale, il sogno della miseria ad occhi aperti. Si racconta che Cossery, domiciliato presso l'Hotel Louisiane in rue de Seine a Parigi, non gradisse alcuna visita mattutina. A chi lo cercava prima di una cert'ora le generazioni di portieri, che si sono succeduti alla ricezione dell'albergo nei sessantatre anni di permanenza dello strano viaggiatore, rispondevano che Monsieur Cossery "non desidera essere disturbato prima di pranzo". In quell'albergo Cossery c'era arrivato nel 1945 e ci dormirà fino alla fine dei suoi giorni.




Titoli delle Opere dell'Autore disponibili in versione italiana

Mendicanti e orgogliosi, 2009, ed. E/O
La violenza e il riso, 2009, ed. Bartes
Gli uomini dimenticati da Dio, 2008, ed. Bur
Ambizione nel deserto, 2006, ed. Spartaco
Un complotto di saltimbanchi, 1994, Giunti Editore