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Ho ricevuto da un
caro compagno genovese e tradotto in francese questo testo di un sito che non
conosco e di cui non so nulla perché mi sembra dare una chiave di lettura
radicale e poeticamente valida per capire e assumere la tragedia in corso;
m’imbarazza, però, l’uso reiterato del termine “razza” che ho messo tra
virgolette perché è una maniera perlomeno confusionista di parlare di un
dominio suprematista che è al cuore della multi millenaria civiltà
produttivista (molto bianca e cristiana, certo, ma non solo, oggi nella sua
fase terminale del capitalismo finanziario) passata per il dominio di classe e di
genere che il fascismo caratteriale e politico ha vampirizzato ideologicamente
con il suo perverso delirio paranoico del razzismo di qualunque colore e genere.
Sergio Ghirardi Sauvageon
Annientare
Anéantir, l’ultimo libro di Houellebecq, è
un volume di settecento pagine, ma la metà basterebbe. Non è il migliore dei
suoi libri, ma la più disperata rappresentazione, insieme rassegnata e
rabbiosa, del declino della “razza” dominatrice.
Francia
profonda. Una famiglia si riunisce intorno all’ottantenne padre colpito da
ictus. Coma interminabile del vecchio patriarca che lavorava per i servizi
segreti. Il figlio Paul, che lavora anche lui per i servizi segreti ma anche
per il Ministero delle Finanze, scopre di avere un cancro terminale durante il
coma interminabile del padre. L’altro figlio, Aurélien, fratello di Paul, si
suicida, incapace di affrontare una vita in cui si è sempre sentito sconfitto.
Resta la figlia, Cécile, cattolica integralista moglie di un fascistoide notaio
che ha perso il lavoro, ma ne trova un altro negli ambienti della destra
lepenista.
La
malattia terminale è il tema di questo romanzo mediocre: l’agonia della civiltà
occidentale. Non è un bello spettacolo, perché la mente bianca non si rassegna
all’ineluttabile. Tragica la reazione dei vecchi bianchi agonizzanti.
Lo
scenario in cui quest’agonia si svolge è la Francia di oggi, culturalmente
devastata da quaranta anni di aggressività liberista, un paese spettrale in cui
la lotta politica si svolge nel quadrato mefitico di nazionalismo aggressivo,
razzismo bianco, rancore islamico e integralismo economicista. Ma lo scenario è
anche il mondo post-globale, minacciato dal delirio senile della cultura
dominatrice ma declinante: bianca, cristiana, imperialista.
Guerra | Agonia | Suicidio
Alla
frontiera orientale d’Europa: due vecchi bianchi giocano una partita in cui
nessuno dei due può recedere. Il vecchio bianco americano è reduce dalla
disfatta più umiliante e tragica. Peggio che Saigon, Kabul rimane
nell’immaginario globale come il segno del marasma mentale della “razza”
dominatrice.
Il
vecchio bianco russo sa che il suo potere si fonda su una promessa
nazionalistica: si tratta di vendicare l’onore violato della Santa Madre
Russia. Chi recede perde tutto. Che Putin sia un nazista è noto da quando
concluse la guerra in Cecenia con lo sterminio. Ma era un nazista molto gradito
al Presidente americano che guardandolo negli occhi disse di avere capito che
era sincero. Molto gradito anche alle banche inglesi che sono piene di rubli
rapinati dagli amici di Putin dopo lo smantellamento delle strutture pubbliche
ereditate dall’Unione Sovietica. Erano amici carissimi i gerarchi russi e
quelli anglo-americani, quando si trattava di distruggere la civiltà sociale,
l’eredità del movimento operaio e comunista. Ma l’amicizia tra gli assassini
non dura. A cosa sarebbe infatti servita la NATO, se si fosse davvero
instaurata la pace? E come sarebbero finiti gli immensi profitti delle aziende
che producono armi di distruzione di massa?
L’espansione
della NATO serviva a rinnovare un’ostilità cui il capitalismo non poteva
rinunciare.
Non
esiste una spiegazione razionale della guerra ucraina, perché essa è il momento
culminante di una crisi psicotica del cervello bianco produttivista. Che
razionalità ha l’espansione della NATO che arma i nazisti polacchi, baltici,
ucraini contro il nazismo russo? In cambio Biden ottiene il risultato più
temuto dagli strateghi americani: ha spinto Russia e Cina in un abbraccio che
cinquant'anni fa Nixon era riuscito a incrinare.
Dunque
per orientarci nella guerra incombente non serve la geopolitica, ma la
psicopatologia: forse ci occorre una geopolitica della psicosi. Infatti, in
gioco c’è il declino politico, economico, demografico e alla fine psichico
della civiltà bianca, che non può accettare la prospettiva dell’esaurimento, e
preferisce la distruzione totale, il suicidio, alla lenta estinzione del
dominio bianco produttivista.
Occidente | Futuro | Declino
La
guerra ucraina inaugura un’isterica corsa agli armamenti, un consolidamento
delle frontiere, uno stato di violenza crescente: dimostrazioni di forze che in
realtà sono segno del marasma senile in cui è caduto l’Occidente.
Il
23 febbraio 2022, quando le truppe russe erano già entrate nel Donbass, Trump,
ex presidente e candidato alla prossima presidenza, giudica Putin un genio del
peacekeeping. Suggerisce che gli Stati uniti dovrebbero mandare un esercito
simile alla frontiera col Messico.
Cerchiamo
di capire cosa vuol dire l’osceno Trump. Che nucleo di verità contiene il suo
delirio? In questione è lo stesso concetto di Occidente. Ma chi è l’Occidente? Se
della parola “Occidente” diamo una definizione geografica, allora la Russia non
ne fa parte. Ma se di quella parola pensiamo il nucleo antropologico e storico,
allora la Russia è più Occidente di ogni altro occidente.
L’Occidente
è la terra del declinare. Ma è anche la terra dell’ossessione di futuro. E le
due cose sono una sola, poiché per gli organismi soggetti alla seconda legge
della termodinamica, come sono i corpi individuali e sociali, futuro vuol dire
declino.
Siamo
dunque uniti nel futurismo e nel declino, cioè nel delirio di onnipotenza e
nella disperata impotenza, noi occidentali dell’Ovest e gli occidentali della
smisurata patria russa.
Trump
ha il merito di dirlo senza tante storie: i nostri nemici non sono i russi, ma
i popoli del sud del mondo, che abbiamo sfruttato per secoli e ora pretendono
di spartire con noi le ricchezze del pianeta, e vogliono emigrare nelle nostre
terre. Il nemico è la Cina che abbiamo umiliato, l’Africa che abbiamo
depredato. Non la bianchissima Russia che fa parte del Grande Occidente.
La
logica trumpista si fonda sulla supremazia della “razza” bianca di cui la
Russia è l’avamposto estremo.
La
logica di Biden invece è la difesa del mondo libero che sarebbe poi il suo,
nato da un genocidio, dalla deportazione di milioni di schiavi e fondato
sull’ineliminabile razzismo sistemico. Biden rompe il Grande Occidente a favore
di un Piccolo Occidente senza Russia, destinato a dilaniarsi, e a coinvolgere
nel suo suicidio l’intero pianeta.
Proviamo
a definire l’Occidente come sfera di una “razza” dominatrice ossessionata dal
futuro. Il tempo si tende in una pulsione espansiva: la crescita economica,
l’accumulazione, il capitalismo. Proprio quest’ossessione di futuro alimenta la
macchina del dominio: investimento di presente concreto (di piacere, di
rilassamento muscolare) in astratto valore futuro.
Potremmo
forse dire, riformulando un poco i fondamenti dell’analisi marxiana del valore,
che il valore di scambio è proprio questa accumulazione del presente (il
concreto) in forme astratte (come il denaro) che si possono scambiare domani.
Questa
fissazione sul futuro non è affatto una modalità cognitiva naturale dell’umano:
gran parte delle culture umane sono fondate su una percezione ciclica del
tempo, o sulla dilatazione insuperabile del presente.
Il
Futurismo è il passaggio alla piena autoconsapevolezza, anche estetica, delle
culture dell’espansione. Ma i futurismi sono diversi e in qualche misura
divergenti.
L’ossessione
del futuro ha implicazioni diverse nella sfera teologico - utopica che è
propria della cultura russa, e nella sfera tecnico-economica che è propria
della cultura euroamericana.
Il
Cosmismo di Fedorov e il Futurismo di Majakovskij hanno un respiro escatologico
di cui sono privi sia il fanatismo tecnocratico marinettiano, sia i suoi
epigoni americani alla Elon Musk. Forse per questo tocca alla Russia terminare
la storia dell’Occidente, e ora ci siamo.
L’Occidente
ha rimosso la morte perché non è compatibile con l’ossessione del futuro. Ha
rimosso la senescenza perché non è compatibile con l’espansione.
Il nazismo è ovunque
Dopo
la soglia pandemica, il nuovo panorama è la guerra che oppone nazismo a
nazismo. Günther Anders aveva presentito nei suoi scritti degli anni Sessanta
che la carica nichilista del nazismo non si era affatto esaurita con la
sconfitta di Hitler, e sarebbe tornata sulla scena del mondo per effetto
dell’ingigantirsi della potenza tecnica che provoca un sentimento di
umiliazione della volontà umana, ridotta all’impotenza.
Ora
vediamo che il nazismo riemerge come forma psicopolitica del corpo demente
della “razza” bianca che reagisce rabbiosamente al suo inarrestabile declino.
Il caos virale ha creato le condizioni di formazione di un’infrastruttura
biopolitica globale, ma ha anche accentuato fino al panico la percezione d’ingovernabilità
del proliferare caotico della materia che perde ordine, che si disintegra e
muore.
L’Occidente
ha rimosso la morte perché non è compatibile con l’ossessione del futuro. Ha
rimosso la senescenza perché non è compatibile con l’espansione. Ma ora
l’invecchiamento (demografico, culturale, e anche economico) delle culture
dominatrici del nord del mondo si presenta come uno spettro che la cultura
bianca produttivista non può neppure pensare, figuriamoci poi accettare.
Ecco
quindi il cervello bianco (quello di Biden come quello di Putin) entrare in una
crisi furiosa di demenza senile. Il più sfrenato di tutti, Donald Trump, dice
una verità che nessuno vuole ascoltare: Putin è il nostro migliore amico.
Certamente è un assassino razzista, ma noi non lo siamo di meno.
Biden
rappresenta la rabbia impotente che provano i vecchi quando si rendono conto
del declinare delle forze fisiche, dell’energia psichica e dell’efficienza
mentale. Ora l’esaurimento è in fase avanzata, l’estinzione è la sola
prospettiva rassicurante.
Potrà
l’umanità salvarsi dalla violenza sterminatrice del cervello demente della
civiltà occidentale, russa europea e americana, in agonia?
Comunque
evolva l’invasione dell’Ucraina, che divenga occupazione stabile del territorio
(improbabile) o che si concluda con un ritiro delle truppe russe dopo aver
compiuto la distruzione dell’apparato militare che gli euroamericani hanno
fornito a Kiev (probabile), il conflitto non si può comporre con la sconfitta
di uno o dell’altro dei due vecchi patriarchi. Né l’uno né l’altro possono
accettare di recedere prima di avere vinto. Perciò questa invasione sembra
aprire una fase di guerra tendenzialmente mondiale (e tendenzialmente
nucleare).
La
questione che al momento appare senza risposta è relativa al mondo non
occidentale, che ha subito per alcuni secoli l’arroganza, la violenza lo
sfruttamento di europei, russi e infine americani.
A
Firenze si tiene un convegno sull’emigrazione e chiamano Marco Minniti come
relatore, che è pressappoco come invitare Adolf Hitler a tenere una prolusione
sulla questione ebraica.
Nella
guerra suicida che l’Occidente ha scatenato contro l’Altro Occidente le prime
vittime sono coloro che hanno subito il delirio dei due occidenti, coloro che
non vorrebbero alcuna guerra, ma debbono subirne gli effetti.
La
guerra finale contro l’umanità è cominciata.
La
sola cosa che possiamo fare è disertarla, trasformare collettivamente la paura
in pensiero, e rassegnarsi all’inevitabile, perché solo così può accadere, in
contrattempo, l’imprevedibile: la pace, il piacere, la vita.
Guerre et démence (sénile)
J'ai reçu par un cher camarade génois et traduit en
français ce texte d'un site que je ne connais pas et dont je ne sais rien car
il me semble donner une clé radicale poétiquement valable pour comprendre et
assumer la tragédie en cours ; ce qui me gêne cependant, est l'usage
répété du terme « race » que je mets entre guillemets car c'est pour
le moins une manière confusionniste de parler d'une domination suprématiste qui
est au cœur d’une civilisation productiviste plurimillénaire (surtout blanche
et chrétienne, bien-sûr, mais pas que, aujourd'hui dans sa phase terminale du
capitalisme financier) passée par la domination de classe et de genre que le
fascisme caractériel et politique a vampirisé idéologiquement par son pervers
délire paranoïaque du racisme de toute couleur et genre.
Sergio Ghirardi Sauvageon
Annihiler
Anéantir, le dernier livre de Houellebecq, est un
volume de sept cents pages, mais la moitié suffirait. Ce n'est pas le meilleur
de ses livres, mais la représentation la plus désespérée, à la fois résignée et
rageuse, du déclin de la « race » dominante.
La France profonde. Une famille se
rassemble autour du père octogénaire victime d'un AVC. Coma sans fin du vieux
patriarche qui travaillait pour les services secrets. Son fils Paul, qui
travaille aussi pour les services secrets mais aussi pour le ministère des
Finances, découvre qu'il est atteint d'un cancer en phase terminale pendant le
coma interminable de son père. L'autre fils, Aurélien, le frère de Paul, se
suicide, incapable d'affronter une vie dans laquelle il s'est toujours senti
vaincu. Reste la fille, Cécile, une intégriste catholique épouse d'un notaire
fasciste qui a perdu son emploi, mais en trouve un autre dans les cercles de la
droite lepéniste.
La maladie terminale est le thème de ce
roman médiocre : l'agonie de la civilisation occidentale. Ce n'est pas un bon
spectacle, car l'esprit blanc ne se résigne pas à l'inéluctable. La réaction
des vieux blancs mourants est tragique.
Le scénario dans lequel se déroule cette agonie
est la France d'aujourd'hui, culturellement dévastée par quarante ans
d'agression libérale, un pays fantomatique dans lequel la lutte politique se
déroule dans le carré méphitique du nationalisme agressif, du racisme blanc, de
la rancœur islamique et de l'intégrisme économiste. Mais le scénario, c'est
aussi le monde post-global, menacé par le délire sénile de la culture dominante
mais déclinante : blanche, chrétienne, impérialiste.
Guerre | Agonie | Suicide
A la frontière orientale de l'Europe :
deux vieux Blancs jouent une partie dans laquelle aucun ne peut se retirer. Le
vieux blanc américain revient de la défaite la plus humiliante et la plus
tragique. Pire que Saigon, Kaboul reste dans l'imaginaire mondial comme le
signe du chaos mental de la « race » dominante.
Le vieux Russe blanc sait que son pouvoir
repose sur une promesse nationaliste : il s'agit de venger l'honneur
bafoué de la Sainte Mère Russie. Celui qui se retire perd tout. Que Poutine
soit un nazi est connu depuis qu'il a mis fin à la guerre en Tchétchénie par
l'extermination. Mais c'était un nazi très bien accueilli par le Président
américain qui, en le regardant dans les yeux, a dit qu'il comprenait qu'il
était sincère. Bienvenue également aux banques britanniques qui regorgent de roubles
spoliés par les amis de Poutine après le démantèlement des structures publiques
héritées de l'Union soviétique. Les hiérarques russes et anglo-américains
étaient des amis très chers lorsqu'il s'agissait de détruire la civilisation
sociale, héritage du mouvement ouvrier et communiste. Mais l'amitié entre les
tueurs ne dure pas. En fait, à quoi aurait servi l'OTAN si la paix avait
vraiment été instaurée ? Et comment finiraient les immenses profits des
entreprises produisant des armes de destruction massive ?
L'élargissement de l'OTAN a servi à
renouveler une hostilité à laquelle le capitalisme ne pouvait pas renoncer.
Il n'y a pas d'explication rationnelle à la
guerre d'Ukraine, car c'est le point culminant d'une crise psychotique du
cerveau blanc productiviste. Quelle est la rationalité de l'élargissement de
l'OTAN qui arme les nazis polonais, baltes et ukrainiens contre le nazisme
russe ? En retour, Biden obtient le résultat le plus redouté des stratèges
américains : il a poussé la Russie et la Chine dans une étreinte que Nixon
avait réussi à briser il y a cinquante ans.
Donc, pour nous orienter dans la guerre
imminente, nous n'avons pas besoin de géopolitique, mais de psychopathologie :
peut-être avons-nous besoin d'une géopolitique de la psychose. En fait, l'enjeu
est le déclin politique, économique, démographique et finalement psychique de
la civilisation blanche, qui ne peut accepter la perspective de l'épuisement,
et préfère la destruction totale, le suicide, à la lente extinction de la
domination blanche productiviste.
Ouest | Avenir | Déclin
La guerre d'Ukraine inaugure une course aux
armements hystérique, une consolidation des frontières, un état de violence
croissante : des déclarations de forces qui sont en réalité le signe du
chaos sénile dans lequel l'Occident est tombé.
Le 23 février 2022, alors que les troupes
russes étaient déjà entrées dans le Donbass, Trump, ancien président et
candidat à la prochaine présidence, juge Poutine de génie du maintien de la
paix. Il suggère que les États-Unis envoient une armée similaire à la frontière
mexicaine.
Essayons de comprendre ce qu’annonce
l'obscène Trump. Quel noyau de vérité contient son délire ? C'est le
concept même d'Occident qui est en cause. Mais qui est l'Occident ? Si
nous donnons une définition géographique du mot "Ouest", alors la
Russie n'en fait pas partie. Mais si nous considérons ce mot comme le noyau
anthropologique et historique, alors la Russie est plus occidentale que tout
autre Occident.
L'Occident est la terre du déclin. Mais
c'est aussi le pays de l'obsession du futur. Et les deux choses ne font qu'un,
puisque pour les organismes soumis à la deuxième loi de la thermodynamique,
comme le sont les corps individuels et sociaux, futur signifie déclin.
Nous sommes donc unis dans le futurisme et
le déclin, c'est-à-dire dans le délire de toute-puissance et dans l'impuissance
désespérée, nous Occidentaux de l'Occident et Occidentaux de l'immense patrie
russe.
Trump a le mérite de le dire sans chichi :
nos ennemis ne sont pas les Russes, mais les peuples de l'hémisphère sud, que
nous exploitons depuis des siècles et qui prétendent désormais partager avec
nous les richesses de la planète, et ils veulent émigrer vers nos terres.
L'ennemi est la Chine que nous avons humiliée, l'Afrique que nous avons pillée.
Pas la Russie toute blanche qui fait partie du Grand Occident.
La logique trumpiste repose sur la
suprématie de la « race » blanche dont la Russie est l'avant-poste
extrême.
La logique de Biden, en revanche, est la
défense du monde libre qui d’ailleurs c’est le sien, né d'un génocide, de la
déportation de millions d'esclaves et fondé sur l'inévitable racisme
systémique. Biden brise le Grand Ouest au profit d'un Petit Ouest sans la
Russie, destiné à se déchirer, et à entraîner la planète entière dans son
suicide.
Essayons de définir l'Occident comme la
sphère d'une « race » dominante obsédée par l'avenir. Le temps tend
vers une dynamique expansive : croissance économique, accumulation,
capitalisme. C'est précisément cette obsession du futur qui alimente la machine
de la domination : investissement du présent concret (de plaisir, de
détente musculaire) en valeur future abstraite.
On pourrait peut-être dire, reformulant un
peu les fondements de l'analyse marxienne de la valeur, que la valeur d'échange
est précisément cette accumulation du présent (le concret) dans des formes
abstraites (comme l'argent) échangeables demain.
Cette fixation sur le futur n'est en aucun
cas une modalité cognitive humaine naturelle : la plupart des cultures humaines
sont basées sur une perception cyclique du temps ou sur l'expansion
insurmontable du présent.
Le futurisme est le passage à la pleine
conscience de soi, esthétique aussi, des cultures de l'expansion. Mais les
futurismes sont variés et dans une certaine mesure divergents.
L'obsession du futur a des implications
différentes dans la sphère théologique-utopique typique de la culture russe, et
dans la sphère technico-économique typique de la culture euro-américaine.
Le Cosmisme de Fedorov et le futurisme de
Maïakovski ont un souffle eschatologique dont manquent à la fois le fanatisme
technocratique de Marinetti et de ses épigones américains comme Elon Musk.
C'est peut-être pour cela qu'il appartient à la Russie de mettre fin à
l'histoire de l'Occident, et nous y sommes.
L'Occident a refoulé la mort parce qu'elle
n'est pas compatible avec l'obsession du futur. Il a supprimé la sénescence car
elle n'est pas compatible avec l'expansion.
Le nazisme est partout
Après le seuil pandémique, le nouveau paysage
est la guerre qui oppose le nazisme au nazisme. Günther Anders avait prévu dans
ses écrits des années 1960 que la charge nihiliste du nazisme ne s'était
nullement épuisée avec la défaite d'Hitler, et reviendrait sur la scène
mondiale à la suite de l'amplification de la puissance technique qui provoque
un sentiment d'humiliation de la volonté humaine, réduite à l'impuissance.
Nous voyons maintenant que le nazisme
réapparaît comme une forme psycho politique du corps dément de la
« race » blanche réagissant avec colère à son déclin implacable. Le
chaos viral a créé les conditions de la formation d'une infrastructure
biopolitique globale, mais a également accentué jusqu’à la panique la
perception de l'impossibilité à gouverner la prolifération chaotique de la
matière qui perd son ordre, se désintègre et meurt.
L'Occident a refoulé la mort parce qu'elle
n'est pas compatible avec l'obsession du futur. Il a refoulé la sénescence car elle
n'est pas compatible avec l'expansion. Mais désormais le vieillissement
(démographique, culturel, voire économique) des cultures dominantes du nord du
monde se présente comme un spectre que la culture blanche productiviste ne peut
même pas penser, encore moins accepter.
Voilà donc le cerveau blanc (celui de Biden
comme celui de Poutine) entrant dans une furieuse crise de démence sénile. Le
plus fou de tous, Donald Trump, dit une vérité que personne ne veut
entendre : Poutine est notre meilleur ami. C'est certes un tueur raciste,
mais nous ne le sommes pas moins.
Biden représente la colère impuissante que
ressentent les personnes âgées lorsqu'elles réalisent le déclin des forces
physiques, de l'énergie psychique et de l'efficacité mentale. Maintenant que
l'épuisement est à un stade avancé, l'extinction est la seule perspective rassurante.
L'humanité pourra-t-elle se sauver de la
violence exterminatrice du cerveau dément de la civilisation occidentale,
russe, européenne et américaine, à l'agonie ?
Cependant, indépendamment de l’évolution de
l'invasion de l'Ukraine, qu'elle devienne une occupation stable du territoire
(peu probable) ou se termine par un retrait des troupes russes après avoir
procédé à la destruction de l'appareil militaire que les Euro-américains ont
fourni à Kiev (probable), le conflit, ne peut être dépassé par la défaite de
l'un ou l'autre des deux vieux patriarches. Ni l'un ni l'autre ne peut accepter
de se retirer avant d'avoir gagné. Cette invasion semble donc ouvrir une phase
de guerre tendanciellement mondiale (et tendanciellement nucléaire).
La question qui apparaît actuellement sans
réponse concerne le monde non occidental, qui depuis quelques siècles souffre
de l'arrogance, de la violence et de l'exploitation des Européens, des Russes
et enfin des Américains.
Une conférence sur l'émigration se tient à
Florence et ils appellent Marco Minniti comme orateur, ce qui revient, plus ou
moins, à inviter Adolf Hitler à donner une conférence sur la question juive.
Dans la guerre suicide que l'Occident a
menée contre l'Autre Occident, les premières victimes sont ceux qui ont subi le
délire des deux Occidentaux, ceux qui ne veulent pas de guerre, mais doivent en
subir les effets.
La guerre finale contre l'humanité a
commencé.
La seule chose que nous puissions faire est
de déserter, de transformer collectivement la peur en pensée et de nous
résigner à l'inévitable, car ce n'est qu'ainsi que l'imprévisible peut arriver,
en contretemps : la paix, le plaisir, la vie.