sabato 5 maggio 2012

PERCHÈ SIAMO SENZA NOTIZIE DALL’ISLANDA?


Islanda - aurora boreale
 
Che le anime belle ferocemente convinte che attualmente non esista censura ci dicano come mai siamo stati abbondantemente informati su quel che è accaduto in Egitto, in Siria e Libia mentre il silenzio radio giornalistico è calato su quel che avviene in Islanda.

In Islanda il popolo ha preteso le dimissioni del governo al completo, le principali banche sono state nazionalizzate e si è deciso collettivamente di non pagare il debito che le banche avevano contratto con le loro colleghe inglesi e olandesi dal momento che questi debiti erano stati generati da una politica finanziaria criminale.
Un’assemblea popolare incaricata di riscrivere la Costituzione è appena stata creata come momento cruciale di una vera e propria rivoluzione pacifica contro il potere che ha condotto a questa crisi.

Bruttissima notizia per la democrazia spettacolare: che succederebbe se i cittadini dell’Europa ne prendessero esempio?

Ecco i fatti salienti:

2008: la principale banca del paese è nazionalizzata. La moneta crolla, la borsa sospende l’attività. Il paese è in bancarotta.

2009: le proteste dei cittadini contro il Parlamento provocano delle elezioni anticipate che portano alle dimissioni del Primo Ministro e di tutto il governo in blocco.
La situazione economica disastrosa persiste, mentre si propone per legge il rimborso del debito a Inglilterra e Olanda al prezzo di 3500 milioni di euri a carico mensile delle famiglie islandesi per una durata di quindici anni al tasso d’interesse del 5%.

2010: la popolazione scende di nuovo in piazza e chiede che la legge sia sottoposta a referendum. Nel gennaio dello stesso anno, il Presidente rifiuta dunque di ratificare la legge e annuncia la decisione di una consultazione popolare.
Il referendum ha luogo in marzo e il rifiuto di pagare il debito vince con il 93% di voti. Intanto il governo ha dato inizio a un’inchiesta per stabilire giuridicamente le responsabilità della crisi.
L’imprigionamento di diversi banchieri e alti dirigenti cominciano. Interpol lancia un’inchiesta e tutti i banchieri coinvolti lasciano il paese. È in questo contesto di crisi che viene eletta un’assemblea per redigere una nuova Costituzione che prenda in conto le lezioni fornite dalla crisi sostituendosi alla vecchia Costituzione copiata su quella danese.
Per fare questo si ricorre direttamente al popolo sovrano. Si eleggono 25 cittadini senza connessioni politiche tra i 522 presentatisi alla candidatura.
Per potersi presentare bisogna essere maggiorenni e ottenere il sostegno di almeno 30 persone.

L’assemblea costituente comincia i suoi lavori nel febbraio 2011 per presentare, tenendo conto degli avvisi diversi raccolti nelle varie assemblee che hanno luogo in tutto il paese, un progetto di Grande Carta. Questa deve essere approvata dal Parlamento ancora in funzione prima di passare al vaglio di quello che sarà costituito dopo le prossime elezioni legislative.

Che cosa abbiamo saputo dai mass media di tutta Europa? Se ne è parlato in dibattiti politici alla radio o alla televisione? Nient’affatto!

Qualche recente informazione circa atti di repressione nei confronti della secessione antitotalitaria in corso, è certamente preoccupante e indica la probabile controffensiva dei poteri forti e delle multinazionali che tessono sul pianeta la loro ragnatela mafiosa, ma l’esempio del popolo islandese resta una lezione di democrazia reale a tutta l’Europa e al resto del mondo.



Sergio Ghirardi