Oggi,
a più di quarant'anni dalla creazione della Rock and Roll Hall of Fame di
Cleveland e di MTV, è luogo comune affermare che il rock è morto. I loro resti
sono al massimo oggetto di archeologi musicali, pezzi da museo o materiali di
fusione con altri stili più adatti al consumo giovanile. Il rock non
rappresenta affatto la musica delle generazioni attuali; non è un elemento
significativo della loro vita quotidiana, né un'arma della loro ribellione.
Infatti, il pop contemporaneo non è fatto dai giovani; è fatto per i giovani.
Chi sceglie la musica che i giovani vogliono ascoltare, non sono loro, ma i
manager dell'industria musicale. In breve, se ci atteniamo esclusivamente ai
paesi del capitalismo tecnologico di massa, non esiste più una cultura o una
sottocultura specificamente giovanile staccata dalla cultura dominante, come negli
anni Sessanta, né un vero e proprio divario generazionale rappresentato dalla
musica pop, che si chiama techno, hip hop, house, dance, K-pop, trap o
reggaeton. Oggi la giovinezza è un fenomeno universale, oggetto di un mercato
enorme: la cosiddetta cultura giovanile è quella dominante. La
caratterizzazione delle generazioni è sempre più imprecisa. Con la
moltiplicazione della loro capacità di consumo, la durata della giovinezza si è
allungata e il confine con l'età adulta si è spostato ben oltre i ventiquattro
anni stabiliti dalle Nazioni Unite. Dopotutto, il sistema dominante è stato
riconfigurato ideologicamente, incorporando le abitudini, i valori e gli
atteggiamenti dei giovani degli anni Sessanta nel suo capitale culturale.
Grazie a Internet e ai social media, l'adolescenza è stata resa eterna nel
mercato e l'età adulta gravemente svalutata. Se l'esperienza non era più di
moda, l'età non era più un argomento di vendita. Nello stesso processo di
alienazione, le differenze basate sull'età sono state cancellate. Il divario
generazionale si è colmato, non grazie alla comunicazione e alla definizione di
obiettivi comuni, ma perché gli adulti vogliono rimanere giovani a tutti i
costi e ai giovani non importa di loro e del passato.
Il
testo "Rock for Beginners" analizza il rock nei suoi esordi e nel suo
apogeo, collegandolo alle circostanze storiche – sociali e culturali – che ne
hanno determinato lo sviluppo, l'espansione e l'universalizzazione. Il rock
appartiene al suo tempo, un tempo in cui il piacere era sovversivo e il sesso
tabù, e perde il suo vero significato al di fuori di esso. Gli anni del
dopoguerra furono anni di prosperità che permisero l'emergere nelle città di
uno spazio giovanile autonomo, in una certa misura lontano dalle pressioni
economiche. Paradossalmente, e nel caso specifico degli Stati Uniti, dove tutto
è cominciato, fu un periodo in cui insoddisfazione, noia e decadenza politica
penetrarono profondamente i giovani di ogni classe sociale, una situazione che
li portò a cercare rifugio nel mondo delle emozioni, dell'erotismo, della
cannabis e della musica nera. Il risultato di tutto ciò fu il rock.
Un'espressione musicale che, radicandosi ed espandendosi accanto al soul e al
folk, e opponendosi alla guerra e alla discriminazione razziale, facilitò il
cammino verso la coscienza e l'utopia. "I tempi stanno cambiando",
canterà Dylan. Il divario generazionale portato alla luce era solo l'inizio di
un nuovo tipo di conflitto di classe, in cui il poetico, il ludico e il
gratuito assumevano maggiore importanza. Divertirsi era trasgressivo, così come
portare i capelli lunghi, fare l'amore o fumare marijuana: modi irriverenti di
esercitare la libertà e di affrontare l'ipocrita puritanesimo del sistema.
Secondo questo punto di vista non abituale e innovativo, la rivoluzione nel
"primo mondo" sarebbe una festa, un gioco comunitario pacifista, una
danza cerimoniale senza fine. Jerry Garcia, chitarrista dei Grateful Dead, rilevava
che, più che di una protesta, si trattava di una celebrazione.
Un
flusso costante d’invenzioni e miglioramenti tecnici – il giradischi, gli
amplificatori, il microfono, il basso elettrico Fender, il transistor, il disco
da sette pollici, la Hit Parade e così via – contribuì a far entrare la musica
pop nella vita quotidiana e accendendo l'interesse per la musica nera, dove il
ritmo era l'elemento dominante. L'accentuazione ritmica l’ha reso più
ballabile, e proprio di questo si trattava. Le prime tracce di quello che molto
più tardi sarebbe diventato il rock si trovano nel fraseggio pianistico
sovrapposto a un ritmo quattro per quattro scandito dal sassofono nel brano di
Roy Milton del 1945 "R.M. Blues". Questo tipo di musica ha finito per
essere chiamato "Rhythm & Blues" in quanto rifiuto della sua
definizione come "musica razziale" (race music) ed
è stato la base su cui si è sviluppato il rock & roll per tutti i primi
anni '50. L'R'n'B non era una musica omogenea e si può dire che ogni grande
città avesse il suo stile.
É così che il rock'n'roll è apparso simultaneamente in diversi
luoghi – New Orleans, Chicago, Memphis, Los Angeles – con caratteristiche
distinte mutuate dal Rhythm 'n' blues, più o meno mescolato al boogie,
all'hillbilly, al country, allo swing o al blues elettrico, dando la precedenza
al pianoforte e al sassofono tenore, così come alle chitarre e alla batteria o
alle armonie vocali e alla coreografia. Il successo di questa "musica
brutale, laida, degenerata e viziosa che non ho mai amato ascoltare",
secondo Frank Sinatra, ha rivoluzionato lo "Show Business", cancellato
i confini tra la musica "bianca" e quella degli afroamericani, ma
allo stesso tempo ha portato all'espansione dell'industria musicale, con
conseguenze negative sulla ribellione giovanile. La distrazione, divertirsi con
i fiori tra i capelli, una sessualità disinibita, non erano un segno di
disobbedienza se tutto questo rientrava nell’ingranaggio industriale, come nel
caso del twist e degli altri balli alla moda. L’affluenza evasiva dei concerti
e dei festival potrebbe essere il più gran segno di accordo con il dominio.
Circostanze
particolari hanno fatto sì che il rock si è rifatto a nuovo in Inghilterra e da
lì, grazie soprattutto ai Beatles e ai Rolling Stones, ha "invaso"
gli Stati Uniti, proiettandosi poi in tutto il mondo attraverso i dischi e la
televisione. Milioni di giovani hanno sentito che "la loro anima era stata
psichedelizzata", come dicevano i Chambers Brothers in "Time Has
Come Today". Un fenomeno di massa di tale portata fu immediatamente
sfruttato dal capitale come produttore di profitti e dalla politica come nuova
cultura permissiva dell'ordine. Fuori controllo, potrebbe diventare una
minaccia per l'ordine e, opportunamente canalizzato, un importante fattore di
rinnovamento. Dopo l'impeachment di Nixon e la sospensione del percorso
repressivo americano, evento che ha lasciato dietro di sé una serie di morti e di
belle canzoni, i ministeri della Cultura e l'industria dello spettacolo hanno
optato per la modernizzazione (la sospensione della minaccia di espulsione di
John Lennon potrebbe fungere da data). I canali e le televisioni offrirono al
rock ampi spazi. Apparecchiature hi-fi sofisticate furono messe al servizio dei
nuovi melomani. In un modo o nell'altro, il rock si è installato sul divano.
Per tutti gli anni Settanta, il rock è diventato sempre più teatrale, più
sinfonico, più narcisistico e sempre meno sovversivo. Più Queen, più Bowie, più
Pink Floyd e più New Wave. Ci furono reazioni: il punk, il rap delle origini,
l'heavy metal e il reggae erano alternative importanti, ma non hanno mai fatto
debordare i loro ghetti senza essere recuperati, ma tutto ciò è un'altra storia.
La
perdita di autenticità del rock avvenne prima, quando è entrato negli studi di
registrazione. Era musica da ascoltare alla radio, nei jukebox, in auto o alle
feste, ma soprattutto da ascoltare dal vivo in spazi ristretti. Le sessioni di
registrazione in genere non duravano a lungo. Gli Animals hanno registrato
"House of the Rising Sun" in una sola ripresa. I Led Zeppelin
realizzarono il loro primo album in un giorno. Tuttavia, il muro di suono di
Phil Spector e il registratore a quattro tracce degli Abbey Road Studios hanno
cambiato la prospettiva. In seguito, l'ingegneria del suono ha introdotto numerose
modifiche ed effetti speciali impossibili da riprodurre dal vivo. Con eccezioni
come Jimi Hendrix, gli artisti suonavano meno bene dal vivo. Infatti, molte
canzoni non furono mai eseguite in pubblico così com’erano su disco.
L'industria
discografica e la televisione ignoravano le esibizioni nei club e nelle sale,
favorendo così la trasformazione della musica in merce e degli artisti in
idoli. Le esibizioni in playback in televisione hanno anticipato la
spettacolarizzazione dei video musicali promozionali, che, con l'aiuto di
YouTube, sarebbero diventati lo strumento più efficace per instillare nei
giovani gli obiettivi, i desideri e i valori della dominazione. I concerti in
massa nei campi da calcio o in grandi spazi recintati, con i loro impianti
audio super-potenti e i loro grandi schermi, più propizi alla celebrità e alla
passività, accentuarono il declino. Il rock poteva facilmente attrarre decine
di migliaia di persone nello stesso posto, ma non per scatenare una rivolta,
bensì per addormentarle. Non sorprende che l'autenticità sia stata concomitante
all'autodistruzione: Lou Reed, Syd Barret, Sly Stone, Brian Wilson... Infine,
la gioventù è stata confinata in macro-discoteche e stadi dove DJ alla moda
suonavano musica senza musicisti, con mix, drum machines e semplici vinili. Con
la tecnologia digitale alle porte, il rock, anche nelle sue forme più
conservatrici “orientate” verso gli adulti – per esempio come Status Quo, Dire
Straits o Foreigner – era destinato al fallimento. Si è aperta un'altra era, in
cui la musica è passata dai LP analogici alla codifica binaria dei CD, e tutto è
diventato più matematico, più regolare, più prevedibile e più noioso. Oggi,
tutti i suoni strumentali sono elaborati da "architetti" meccanici e
ricostituiti in un copia-incolla in grado di simulare una band dal vivo. La
performance – a parte gli orpelli visivi di luci e ballerini – è puro karaoke.
La
sconfitta delle rivolte anticapitaliste in tutto il mondo si è riflessa
culturalmente nella postmodernità, una fase caratterizzata dalla decadenza
delle ideologie progressiste, dalla perdita di valore del passato, dalla diffidenza
verso il futuro, dal consumo di massa, dalla riduzione della vita a immagine e
dall'individualismo estremo. In questo periodo, la categoria “gioventù” non
spiegava nulla. La festa, il divertimento, l’animazione e lo spettacolo sono
diventati percorsi universali, per tutti i pubblici, perfettamente integrati
nella società e incoraggiati dalle istituzioni. Perdendo la loro specificità, i
giovani hanno cessato di fungere da riferimento identitario distinto. Non rappresentano
più un pericolo. Non solo per la loro presunta perennità, per la diffusione
capillare di cliché giovanili, ma anche per l'inclusione dei giovani nel
mercato del lavoro, per la loro sottomissione forzata alle leggi economiche
nelle condizioni più precarie possibili. Cioè, per la loro proletarizzazione. La
durezza delle crisi economiche ha distrutto le loro possibilità di autonomia e,
di conseguenza, la loro imprevedibilità. I giovani non erano altro che un
elemento neutro in un mercato in cui tutto, e ovviamente la musica, segue le
regole stabilite dalla logica spettacolare del denaro. Un mercato importante che
li ha catturati e ha offerto loro prodotti etichettati come propri. La musica,
ad esempio, qualsiasi genere musicale, perché ognuno ha i suoi gusti
particolari e tutte le canzoni sono disponibili online. In un certo senso, tutti gli stili – più esplicitamente nel
gangsta rap, l'hip-hop mainstream o il reggaeton – si caratterizzano per l'esaltazione
sessista del consumismo. La musica non cambierà certo il mondo.
Gli
anni Ottanta del secolo scorso hanno segnato l'inizio della globalizzazione,
una fase in cui commercio e finanza si sarebbero fusi con la cultura, il
piacere gregario, la nostalgia e la musica pop. Il lavoro dei gruppi di
produttori prevaleva sulle personalità isolate dei musicisti; l'arrangiamento
normativo ha trionfato sull'improvvisazione, il collage sull'originalità, l’affare
sicuro sulla creatività... Nessun dettaglio sarebbe stato trascurato da quella
che à chiamata "la produzione". Sintetizzatori, sequencers e video
saranno strumenti di una maggiore legittimazione dello spettacolo. Alla fine, i
gusti, le mode e gli stili dei giovani saranno in gran parte gestiti attraverso
vari canali e piattaforme di streaming. Tuttavia,
il pubblico giovane diventerà inevitabilmente una riserva di manodopera sotto
pressione, le cui prospettive d’impiego e di vita saranno più che problematiche
e, musicalmente parlando, difficili da formulare. L'enorme contrasto tra lo
stile di vita frivolo, feticista e accelerato del messaggio commerciale e la
reale povertà di coloro che non riescono a salire sul treno edonistico offre un
buon richiamo alla realtà e, si spera, a un gusto musicale migliore. La
disillusione aprirà nuove crepe e genererà nuovi conflitti che, in generale,
tenteranno, come sta accadendo ora, di fare andare il dominio altrove con la sua
musica. Così sia.
Miguel
Amorós, Presentazione del libro "Breve storia sociale del rock" il 6
settembre 2025 al Petit Festival de Puylaurens, in Occitania.
LE ROCK DANS SON CONTEXTE
Aujourd'hui,
plus de quarante ans après la création du Rock and Roll Hall of Fame à
Cleveland et de MTV, il est banal de dire que le rock est mort. Leurs vestiges
sont tout au plus l'objet d'archéologues musicaux, de pièces de musée ou de
matériaux de fusion avec d'autres styles mieux adaptés à la consommation des
jeunes. Il ne représente pas du tout la musique des générations
d'aujourd'hui ; ce n'est pas un élément significatif de leur vie
quotidienne, ni une arme de leur rébellion. En fait, la pop contemporaine n'est
pas faite par les jeunes, elle est faite pour les jeunes. Ceux qui choisissent
la musique qu'ils veulent écouter ne sont pas eux, mais les managers de
l'industrie musicale. Bref, si l'on s'en tient exclusivement aux pays du
capitalisme technologique de masse, il n'y a plus de culture ou de sous-culture
spécifiquement jeune détachée de la culture dominante, comme dans les années
soixante, ni de véritable fossé générationnel représenté par la musique pop, qu'on
l'appelle techno, hip hop, house, dance, K-pop, trap ou reggaeton. À l'heure
actuelle, la jeunesse est un fait universel, objet d'un immense marché: la culture dite de la jeunesse est celle qui domine. La
caractérisation des générations est de plus en plus imprécis. Au fur et à
mesure que leur capacité de consommation s'est multipliée, la durée de la
période de jeunesse s'est allongée et la frontière avec l'âge adulte s'est
éloignée bien au-delà des 24 ans fixés par l'ONU. Après tout le
système dominant a été reconfiguré idéologiquement, intégrant les habitudes,
les valeurs et les attitudes de la jeunesse des années soixante dans son
capital culturel. Grâce à Internet et aux réseaux sociaux, l'adolescence s'est
éternisée dans le marché et la vie adulte a été sérieusement dévaluée. Si
l'expérience n'était plus à la mode, l'âge cessait d’être un argument de vente.
Dans le même processus d'aliénation, les différences âgistes ont été effacées.
Le fossé entre les générations s’est comblé, mais non pas à cause de la
communication et de l'établissement d'objectifs communs, mais parce que les
adultes veulent rester jeunes à tout prix et les jeunes s’en foutent d’eux et
du passé.
Le texte
« Rock pour les débutants »
parle du rock dans ses débuts et son apogée, en le mettant en rapport
avec les circonstances historiques - sociales et culturelles - qui ont
déterminé son développement, son expansion et son universalisation. Le rock
appartient à son époque, celle où le plaisir était subversif et le sexe tabou, et
perd son vrai sens en dehors d’elle. Les années d'après-guerre ont été des
années de prospérité qui ont permis la parution dans les
villes d’un
espace de jeunesse autonome, dans une certaine mesure à l’écart de la pression
économique. Paradoxalement, et dans le cas spécifique des États-Unis, où tout a
commencé, c'était une époque où l'insatisfaction, l'ennui et la décadence
politique pénétraient profondément les jeunes de toutes les classes, une
situation qui les a amenés à chercher refuge dans le monde des émotions, de
l'érotisme, du cannabis et de la musique noire. Le résultat de tout cela a été
le rock. Une expression musicale qui, en s'enracinant et en se déployant en
compagnie de la musique soul et du folk, et en s’opposant à la guerre et à la
ségégation raciale, a facilité le chemin de la conscience et de l'utopie.
« Les temps changent », chantera Dylan. La séparation entre les
générations mise au grand jour n'était que le début d'un conflit de classe d'un
type nouveau, où le poétique, le ludique et le gratuit acquéraient une plus
grande importance. S'amuser était transgressif, tout comme porter les cheveux
longs, faire l'amour ou fumer de la marijuana, des façons irrévérencieuses
d'exercer la liberté et de se confronter au puritanisme hypocrite du système.
Selon ce point de vue inhabituel et novateur, la révolution dans le
« premier monde » serait une fête, un jeu communautaire pacifiste,
une danse cérémonielle sans fin. Jerry Garcia, le guitariste des Grateful Dead,
soulignait que, plus qu'une protestation, c'était une célébration.
Une série
constante d'inventions et d'améliorations techniques – le tourne-disque, les
amplificateurs, le microphone, la basse électrique Fender, le transistor, le
disque de sept pouces, le Hit Parade, etc. – ont favorisé la pénétration de la
musique pop dans la vie quotidienne et ont suscité l'intérêt pour la musique
noire, où le rythme était la partie dominante. L'accentuation rythmique l'a
rendu plus dansant et c'est bien de cela qu'il s'agissait. Les premières traces
de ce qui deviendra bien plus tard le rock se retrouvent dans le phrasé
pianistique superposé à un rythme quatre par quatre marqué par le saxophone de
la pièce « R.M. Blues », composée en 1945 par Roy Milton. Ce type de
musique a fini par être appelé « Rhythm & Blues » en tant que
rejet de sa dénomination de « musique raciale » (race music)
et a été la base sur laquelle le rock & roll a été construit tout au long
du début des années cinquante du XXe siècle. Le R'n'b n'était pas une musique
homogène et on peut dire que chaque grande ville avait son propre style. C'est
ainsi que le rock'n'roll apparaît simultanément dans plusieurs lieux –
Nouvelle-Orléans, Chicago, Memphis, Los Angeles – avec des caractéristiques
distinctes empruntées au rhythm'n'blues plus ou moins mêlé de boogie, de
hillbilly, de country, de swing ou de blues électrique, donnant la
prépondérance au piano et au saxophone ténor, ainsi qu'aux guitares et à la
batterie ou aux harmonies vocales et à la chorégraphie. Le succès de cette
« musique brutale, laide, dégénérée et vicieuse que je n'ai pas aimé
écouter », selon Frank Sinatra, a révolutionné le « Show
Business », effacé les frontières entre la musique « blanche »
et celle des Afro-Américains, mais en même temps conduit à l'expansion de
l'industrie de la musique, ce qui a eu des conséquences négatives pour la
rébellion de la jeunesse. La distraction, passer des bons moments, les fleurs
dans les cheveux, la sexualité décomplexée, n'étaient pas un signe de
désobéissance si tout ça entrait dans l'engrenage industriel, comme c’était le
cas du twist et des autres danses à la mode. L'affluence évasive des concerts
et des festivals pourrait être le plus grand signe d'accord avec la domination.
Des
circonstances particulières ont fait que le rock s'est refait à nouveau à l’Angleterre
et de là, grâce surtout aux Beatles et aux Rolling Stones, il a
« envahi » les États-Unis pour plus tard se projeter dans le monde
entier à travers des disques et de la télévision. Des milions de jeunes ont ressenti que “leur âme avait été
psychédélisée” comme ont dit les Chambers Brothers dans “Time has come today.” Un
phénomène de masse d'une telle ampleur a été immédiatement exploité, en tant
que producteur de profits, par le capital, et en tant que nouvelle culture
permissive de l'ordre, par la politique. Hors de contrôle, il
pourrait devenir une menace pour l’ordre et, bien
canalisée, un facteur de renouvellement important. Une fois que Nixon a été destitué et que la voie répressive américaine a
été suspendue, événement qui a laissé derrière lui une série de morts et de
bonnes chansons, les ministères de la Culture et l’industrie du spectacle optent pour la modernisation (la suspension de la menace d’expulsion de John Lennon en pourrait servir
de date.) Les chaînes et les televiseurs acordèrent au rock de grands espaces.
Un equipement hi-fi sophistiqué a été mis au service des nouveaux mélomanes. D’une manière ou d’une autre le rock s’est installé sur le canapé. Tout au long des annés soixante-dix le rock
devient de plus en plus théâtral, plus
symphonique, plus narcissique et de moins en moins subversif. Plus Queen, plus Bowie, plus Pink Floyd et plus New
Wave. Il y a eu de réactions: le punk, le rap des débuts, le heavy metal et le
reggae étaient des alternatives importantes mais elles n’ont fait jamais
déborder leurs ghettos sans être récupérés, mais tout cela est une autre
histoire.
La perte
d'authenticité du rock s'est produite plus tôt, lorsqu'il est entré dans les
studios d'enregistrement. C'était de la musique à écouter à la radio, aux juke-box, à l’interieur de la voiture ou dans
les parties, mais surtout, à entendre en direct dans des espaces
pas trop grands. Les séssions d’enregistrement
ne duraient généralement pas longtemps. Les Animals ont enregistré “House of
the Rising Sun” en une seule prise. Led Zeppelin a fait son premier album en
une journée. Cependant,
le wall of sound de Phil Spector et l’enregistreur de
quatre pistes d’Abbey Road Studios ont changé la perspective. Après cela, l'ingénierie
sonore a introduit
de multiples modifications et effets spéciaux impossibles à jouer en direct. À des exceptions comme Jimi Hendrix, les artistes
sonnaient moins bien en live. En fait,
beaucoup de chansons n’ont jamais été interpretées en public tel comme elles
étaient en disque. Le commerce de la vente de disques et la télévision
ignoraient les représentations dans les clubs et les salles, favorisant du mëme coup
la conversion de la musique en marchandise et des artistes en
idoles. Les performances en playback à la télévision ont anticipé le
traitement spectaculaire des clips vidéo promotionnels, qui, avec l'aide de
YouTube, deviendraient l'outil le plus efficace lorsqu'il s'agit d'inculquer
aux jeunes les objectifs, les désirs et les valeurs de domination. Les concerts
multitudinaires dans des terrains de foot ou dans des grands espaces clôturés,
avec leur équipement sonore hiperpuissant et leurs grands écrans, plus propices
a la védéttisme et à la passivité, accentuent le déclin. Le rock pouvait
attirer facilement au même endroit à douzaines de milliers de personnes mais
pas pour les emeuter, mais pour les endormir. Il n’est pas surprenant que l’authenticité ait côtoyé l’autodestrution:
Lou Reed, Syd Barret, Sly Stone, Brian Wilson... Enfin, la jeunesse a été confinée dans les macrodiscothèques et stades oú les DJ’s
à la mode diffusaient de la musique sans musiciens à partir de mixes, de boîtes à rythmes et de simples
vinyles. Avec la technologie numérique qui frappe aux portes, le rock, même
sous les formes les plus conservatrices « orientées » vers les
adultes -comme par exemple Status Quo, Dire Straits ou Foreigner- était
condamné. Une autre ère a été inaugurée où la musique est passée des
microsillons analogiques au codage en langage binaire des CD et tout est devenu
plus mathématique, plus régulier, plus prévisible et plus ennuyeux.
Aujourd'hui, tous les sons instrumentaux sont traités par des « architectes » á la machine
et reconstitués en un copier-coller capable de simuler un groupe jouant en
direct. La performance – mis à part l'attirail visuel de lumières et de
danseurs – est du pur karaoké.
La défaite
des révoltes anticapitalistes dans le monde s'est reflétée culturellement dans
la postmodernité, une étape caractérisée par la décadence des idéologies
progressistes, la perte de valeur du passé, la méfiance envers l'avenir, la
consommation de masse, la réduction de la vie à l'image et l'individualisme
extrême. Dans celle-ci, la catégorie « jeunesse » n'expliquait rien.
La fête, le divertissement, l’animation, le spectacle, sont devenues des voies
universelles, pour tous les publics, parfaitement intégrées dans la société et
encouragées par les institutions. En perdant sa spécificité, la jeunesse a
cessé de servir de référence identitaire distincte. Elle n’est plus un danger. Mais
pas seulement à cause de leur pérennité supposée, à cause de la généralisation
des clichés juvénilistes, mais aussi à cause de l'inclusion des jeunes sur le
marché du travail, à cause de leur soumission forcée aux lois économiques dans
les conditions les plus précaires que l'on pouvait attendre. C'est-à-dire à
cause de leur prolétarisation. La dureté des crises économiques a réduit à
néant leurs possibilités d'autonomie et par conséquent leur imprevisibilité. La
jeunesse n'était plus qu'un élément neutre d'un marché, où tout, et bien sûr la
musique, suit les règles fixées par la logique spectaculaire de l'argent. Un
marché important qui l'a attrapée et lui a offert des produits étiquetés comme
les siens. La musique, par exemple, n'importe quel type de musique, puisque chacun a son goût particulier et toutes les chansons sont
disponibles online. En quelque sorte tous les styles -plus
explicitement dans le gansta rap, le hip-hop mainstream ou le
reggaeton-
se caractérisent par l'exaltation sexiste du
consommerisme.
La musique ne changera certainement pas le monde.
Les années
quatre-vingt du siècle dernier ont marqué le début de la mondialisation, une
étape où le commerce et la finance allaient s'amalgamer avec la culture, le
plaisir grégaire, la nostalgie et la musique pop. Le travail des bandes de
producteurs l’emportait sur la personnalité isolée des musiciens; L’agencement
normatif a trionphé de l’improvisation, le collage de l’originalité, l’affaire sûr de
la créativité... Aucun détail ne sera laissé dehors de ce qu’on appelle “la production”. Les synthétiseurs,
les séquencieurs et les vidéos seront des instruments d'une plus grande
légitimation du spectacle. À la fin, les goûts, les modes et les styles des
jeunes seront très largement régis à travers diverses chaînes et plate-formes
de streaming. Néanmoins, le jeune public ne pourra pas éviter d'être une
réserve de main-d'œuvre pressurée, dont les perspectives d'emploi et de vie
seront plus que problématiques, et, musicalement parlant, peu formulables.
L'énorme contraste entre le mode de vie frivole, fétichiste et accéléré du
message marchand et la pauvreté réelle de ceux qui ne peuvent pas prendre le
train hédoniste fournit un bon rappel à la réalité et on espère qu’un meilleur
goût musical. Le desabusement ouvrira de nouvelles fissures et générera de
nouveaux conflits qui, en général, vont essayer, comme c'est le cas maintenant,
de faire aller la domination ailleurs avec sa musique. Qu'il en soit ainsi.
Miguel
Amorós,
Présentation
du livre « Brève, histoire sociale du rock » le 6 septembre 2025 au
Petit Festival de Puylaurens, en Occitanie.