Se il giorno dopo
aver letto un mio libro, anche uno solo dei miei lettori smettesse di lavorare,
io avrei assolto il mio compito. (Albert Cossery)
Per
scrivere qualcosa a proposito di un autore sarebbero necessarie due condizioni:
il tempo per leggere la sua opera e un certo grado di empatia, vale a dire la
capacità di sapersi immedesimare in lui. Nel caso di uno scrittore come Albert
Cossery, per la prima condizione bastano un paio di mesi di buona volontà. La
seconda, invece, si rivela una fatica di Sisifo, infatti un'impresa del genere
richiederebbe anni e anni di duro e disciplinato ozio. Un'arte, questa, quasi
impossibile da praticare in un'epoca e in latitudini in cui il tempo è denaro. Non se la prenda dunque
a male Cossery dall'aldilà se, a parte Guy Debord che forse non aveva nemmeno
letto la sua opera, non riuscirà a far perdere neppure una giornata di lavoro
ai suoi lettori. Resta comunque il fatto che mentre il francese Debord rendeva
eloquenti i muri di Parigi con la scritta "Non lavorate mai",
l'egiziano Cossery dichiarava istrionico: "le mie mani non lavorano da 2000 anni." Discendeva forse il
nostro autore da una dinastia di faraoni? Pare di no! Nato al Cairo nel 1913 da
genitori illetterati appartenenti alla media borghesia e originari di Damietta,
città portuale alla foce del Nilo affacciata sul Mar Mediterraneo, Cossery
frequenta i licei cattolici francesi della città, com'era in uso tra le
famiglie del suo ceto sociale. Lettore vorace fin da giovanissimo, fa il suo
esordio fulminante sulla scena letteraria locale nel 1930, quando un periodico
egiziano in lingua francese decide di pubblicargli un racconto. Nel 1940 viene
dato alle stampe il suo primo libro Gli uomini dimenticati da Dio. C'è già tutto Cossery con la sua prosa
implacabile e delicata, la vena narrativa potente e precisa, la sua sferzante
ironia sempre al limite del sarcasmo, il suo universo di uomini ai margini
della società che conta: i mendicanti, i dormiglioni, i raccoglitori di cicche,
i saltimbanchi, le prostitute, i fumatori di hashish, gli ammaestratori di
scimmie, gli storpi, gli avventurieri, i perdigiorno, gli intellettuali
falliti, i ladruncoli delle viuzze del Cairo. Quell'umanità di derelitti,
insomma, che esce dalla Storia con la stessa noncuranza con cui vi è entrata,
dalla porta di servizio. La vera alternativa per questa umanità votata alla
miseria ancor prima di nascere non può essere Dio. "Se siamo poveri è perché Dio ci ha dimenticati, figlio mio.
"Dio!" disse il bambino. "E quando si ricorderà di noi,
papà?" "Quando Dio dimentica qualcuno, figlio mio, è per
sempre." Nè può esserlo la fantasia applicata alla miseria "Perché attenta alla nostra dignità di
poveri." La vera alternativa ad
una condizione di veglia caratterizzata dalla miseria è il tempo del sonno,
cioè l'intermezzo in cui il tempo "ripulito
dagli uomini e dalle loro continue chiacchiere, si fa più degno." Il problema del tempo affiora fin dai
primissimi racconti di Cossery, concorrendo, nei suoi esiti, a dar vita ad una
simbiosi tra l'autore, la sua esistenza e la sua Opera, tale da rendere labili
i confini che li separano. Tutti i racconti e i romanzi di questo emblematico
autore sono ambientati al Cairo e a Damietta, i luoghi della sua infanzia e
adolescenza. Parlando di sé amava ripetere: "sono e rimango un egiziano di
cultura e lingua francese, con un universo egiziano." Un universo i
cui protagonisti sono lui stesso e i suoi amici, un universo psicogeografico
evocato e declinato in tutti i suoi libri, un universo i cui attori si muovono
ignari delle logiche per l'utile economico,
estranei al tempo scandito dai
ritmi del lavoro e del consumo: un universo al quale rimane fedele, in teoria e
in pratica, per tutta la vita. Nei suoi scritti Cossery descrive il mondo
sommerso dei marginali che cercano nel sonno e nel ricorso all'hashish non
tanto una via di fuga dalla "realtà", quanto una sorta di riscatto da
una condizione di veglia dalla quale non si aspettano e non possono aspettarsi
nulla e alla quale, nella loro veste di derelitti e mendicanti, non hanno
nient'altro da opporre se non le virtù dell'arte dell'arrangiarsi, la propria
dignità e il rigetto della serietà. Per numerosisimi dei suoi personaggi vivere
equivale a dormire, come in quel racconto in cui alla domestica del vecchio
Hafez viene imposto di cucinare in silenzio per non disturbare il nucleo
famigliare assorbito dall'attività fondamentale della giornata: il riposo.
Proverbiali erano l'indolenza e una certa diffidenza di Cossery per qualsiasi
forma di sforzo prolungato. Cossery, da buon orientale, eleva l'indolenza al
rango di scienza umana. La sua considerazione per il tempo si traduce nel
lasciarlo passare con estrema lentezza e con il minimo di grattacapi. Il perno
attorno al quale ruota la giornata e - perché no? - l'intera vita dell'uomo è
il sonno. Il sonno, le trame del sogno e il loro prolungamento nella veglia per
mezzo dell'hashish rappresentano gli assi cartesiani entro i quali oscilla
l'intera Opera di Cossery, un'Opera che, forse, senza la mescolanza di questi
ingredienti non troverebbe la sua ragion d'essere.
Grazie agli effetti dell'hashish
i personaggi messi in scena nei racconti e nei romanzi di Cossery riescono per
un istante a far danzare perfino il fango e la sporcizia, a tessere trame e
orditi che costringono il lettore a muoversi come un funambolo tra le righe di
narrazioni in prosa che paiono scaturite da un sogno surreale, il sogno della
miseria ad occhi aperti. Si racconta che Cossery, domiciliato presso l'Hotel
Louisiane in rue de Seine a Parigi, non gradisse alcuna visita mattutina. A chi
lo cercava prima di una cert'ora le generazioni di portieri, che si sono
succeduti alla ricezione dell'albergo nei sessantatre anni di permanenza dello
strano viaggiatore, rispondevano che Monsieur Cossery "non desidera essere
disturbato prima di pranzo". In quell'albergo Cossery c'era arrivato nel
1945 e ci dormirà fino alla fine dei suoi giorni.
Titoli
delle Opere dell'Autore disponibili in versione italiana
Mendicanti e orgogliosi, 2009, ed.
E/O
La violenza e il riso, 2009, ed.
Bartes
Gli uomini dimenticati da Dio,
2008, ed. Bur
Ambizione nel deserto, 2006, ed.
Spartaco
Un complotto di saltimbanchi, 1994,
Giunti Editore