sabato 7 gennaio 2012

Grillo, sei sicuro che un uomo valga un voto?


 


Grillo, sei sicuro che un uomo valga un voto?
I giornali titolano più o meno così: “Oltre 10.000 persone dopo le ventidue al centro commerciale. Tanta gente ma pochi scontrini”. L’occasione è quella offerta giovedì sera dall’Orio Center di Bergamo, primo centro commerciale d’Italia a sperimentare l’orario d’apertura prolungato fino a mezzanotte secondo le nuove norme contenute nel decreto salva-Italia. All’indomani dell’orgia consumistica natalizia, ben 10.000 persone vanno a giracchiare in un centro commerciale tra le 22.00 e la mezzanotte. E c’è qualcuno che si lamenta pure che gli scontrini sono stati inferiori alle attese.Quando Grillo (che apprezzo per molti dei suoi temi) invoca il suo “un uomo–un voto” (cfr.: “Siamo in guerra”, Grillo-Casaleggio, Chiarelettere, 2012) e cioè una democrazia diretta via internet saltando politici e decidendo direttamente le grandi questioni del Paese, io penso sempre a questa gente. Come già qualche mese fa all’Unieuro di Roma, vediamo sempre più spesso folle oceaniche, che statisticamente significano la maggioranza del Paese, che lasciano vuoti i cinema dopo le 22.00, i musei a qualunque orario, che leggono sempre meno giornali, pochissimi libri, lavorano da mattina a sera, non stanno mai con i figli e la famiglia… ma quando hanno un attimo di libertà affollano gli shopping center.

Grillo, che Dio ti benedica, grazie del tuo lavoro, grazie di esistere, ma… sei proprio sicuro che vuoi dare a ognuno di questi signori il voto per stabilire cosa è giusto fare in Italia su temi come la cultura, la sanità, la difesa, l’industria? Non sarà che poi, per farli votare, bisogna fare qualche promozione commerciale, un tre-per-due, un gadget, una scheda elettorale che lava più bianco, un’urna con l’App e il touch-screen?

Lo sconforto che provo sempre più spesso è legato a notizie come questa sopra riferita. Dei politici, non riesco neppure più a stupirmi: in piena crisi fanno quadrato per non farsi ridurre lo stipendio, per le diarie, per i rimborsi dei taxi, per mantenere il diritto a una pensione che altri non avranno e comunque dopo quarantanni di lavoro mentre a loro ne basteranno quindici: degli imprenditori non mi sono mai stupito: si lamentano ma poi non hanno idee, non sanno gestire le aziende, Marchionne non fa un’auto vincente da quando esiste, le loro imprese sono colabrodo di costi inutili, la gente migliore non la valorizzano, non pagano i contributi, frodano il fisco a mani basse. Ora mi colpisce la gente, invece, che piange la crisi durissima ma poi spende 3 miliardi per cenone e pranzo di Natale, e che il giorno dopo butta via 600 milioni di cibo inutilizzato, o che affolla le strade per i saldi con cui comprare, risparmiando, cose del tutto voluttuarie, che se ci fosse davvero la crisi non dovrebbe neanche pensare ad avere. Oppure che si fionda all’Orio Center dopo le ventidue, perché non ha talmente un cazzo da fare nella vita che qualunque cosa è peggio di un bel giretto per negozi in mezzo a una folla assurda e vociante.

Ecco, in questi momenti mi chiedo se davvero dobbiamo dare a tutti un mouse con cui cliccare sulle grandi decisioni del Paese, o se invece non dobbiamo pensare di istituire un esamino per vedere se tutti hanno lo stesso diritto di votare alle elezioni. No, perché, anche questa storia del suffragio universale, tanto per fare una provocazione, è una norma della Costituzione anche discutibile. Sia certi che chi spreca energia, risorse, compra cose inutili, inquina, piange miseria da mane a sera e poi fotte il fisco… anche questi signori devono avere il potere di decidere la cosa pubblica? La tua? La mia?

commento di Gilda Caronti


Gentile Simone Perotti
Condivido il ragionamento che anzi ho fatto spesso anch'io soprattutto a proposito dei referendum deliberativi senza quorum che propugniamo con il M5s.
La qualità politica degli individui è assai scarsa e come stupirci se la passività indotta da tutta la società ha prodotto i suoi effetti su una larga maggioranza di "idioti" (dal greco idiótes. Idiótes voleva dire 'uomo privato', in contrapposizione all'uomo pubblico, il quale ultimo rivestiva cariche politiche e dunque era colto, capace, esperto; quindi già in greco idiótes valeva 'uomo inesperto, non competente) (Per un celebre idiota letterario, basti citare L'idiota (titolo originale russo: Idiòt) del grande narratore Fëdor Dostoèvskij. L'"idiota" protagonista del romanzo, il principe My_kin, è però un idiota molto particolare, segnato da una forte valenza simbolica: un candido, un buono integrale, un angelo che cerca di farsi uomo e, in quanto tale, riguardato dagli altri esseri umani - di animo molto meno nobile - come una sorta di socialmente disadattato, di mentecatto, di malato di idiozia (nel senso tecnico del termine, allora in voga): un idiota, appunto.)
Questa condizione di inadeguatezza alla vita pubblica - da che lo "spazio pubblico" è scomparso e risucchiato dalla abnorme crescita dello "spazio privato" , quello economico, degli interessi e dello sguardo rivolto al proprio "particulare" è ormai sotto gli occhi di tutti noi. Come avrebbe potuto altrimenti schiacciarci un Berlusconi sotto una valanga di voti del "popolo"? Studiare e informarsi è un lusso o una fatica, siamo tutti costretti a lavorare ogni giorno di più anche solo per non finire rovinati; come Alice corriamo sempre più in fretta per rimanere allo stesso posto. Non è sufficiente proporsi di votare con un clic per restituire a ciascuno di noi la dignità e il potere su noi stessi. Per molti avere potere sulla propria vita significa non saper più muovere un passo. Occorre che ne diventiamo consapevoli ma in prima battuta direi che è importante stabilire che la novità VERA sarà uscire dalla logica che il voto comporti il COMANDO sugli altri. Questo non è più accettabile. Per me il M5S deve proporsi di frequentare le istituzioni in un modo del tutto particolare: per controllarle e contro-informare, oltre che per trovare una tribuna per le idee che via via si discutono in pubblico e nella rete. Ma in nome di un AUTO-GOVERNO e non certo di un uso del sistema per sottomettere le minoranze quale è la nostra cosiddetta democrazia. La partecipazione potrà funzionare come risveglio e crescita della capacità di fare di se stessi una voce attiva, una persona adeguata alla vita pubblica e di farlo collettivamente. Questa è una rivoluzione che con tutte le mie forze cerco di portare avanti da una vita intera, magari effettivamente anche disertando i centri commerciali dove proprio non sono a mio agio. Meglio una decisione sbagliata presa ragionando con la propria testa che una giusta subita nella vergogna dell'ignoranza e dell'indifferenza