ATTENZIONE, TESTO
SOVVERSIVO SE NON PEGGIO!
Inviato al Fatto in seguito alla tempesta in un bicchiere
ideologico per le dichiarazioni di Grillo su Equitalia, questo commento è stato
segnalato al moderatore e messo in una sorta di quarantena censoria.
Fatevene un’idea:
Credo sia importante resistere ai soprusi e
all'alienazione senza cadere nella trappola nichilista di una violenza cieca.
E' evidente strategicamente che il toro che esplode la sua rabbia nell'arena
contro un anonimo torero non ha nessuna chance di abolire la corrida. Certo, se
un qualunque torero si fa incornare non contate su di me per piangere, ma
l'azione politica comincia rifiutando nel quotidiano, a tutti i livelli, il
manicheismo becero che impone di essere guerrieri o martiri, vittime o
persecutori che o fanno violenza o la subiscono.
Poi, come sempre, intorno alle miserie e alla tragedia di
una società assurda e disumana va in scena lo spettacolo e, dagli anni di
piombo agli anni di merda, il burocrate tardivo Bersani manipola sapendo di
manipolare quando confonde vigliaccamente nel discorso di Grillo il verbo
capire con il verbo giustificare per lanciare il suo spot politicamente
corretto. Chissa che qualche mandria di servitori volontari sfuggita ai lazo
del capitalismo selvaggio delle destre, non decida di seguire i cowboys del capitalisno
pseudoetico di sinistra.
Nel frattempo il giornalista di servizio sbatte il mostro
in prima pagina e aggiunge il suo piccolo commento ruffiano con una mezza frase
in cui denuncia le "esternazioni di Beppe Grillo". Con il quale viene
voglia di essere solidali perché è trattato dalle varie caste come uno di noi,
come uno che non conta niente per il potere. L'ordine è di ignorarlo e se non
si può, sono soprattutto dei pregiudizi grossolani che si oppongono alle sue
riflessioni.
Sono proprio tutti 'sti zombi veltrusconserrachiani,
abituati a seguire un capo carismatico fin nell'abisso (da Stalin a Scilipoti,
secondo le epoche che variano la gamma dall'apocalittico al ridicolo) a vedere
Grillo come un guru virtuale.
Il giorno in cui egli si manifestasse davvero come un
capo non sarebbe difficile per degli individui liberi, abbandonarlo in mezzo alla
nutrita schiera che si accalca per raggiungere la pattumiera della storia. Per
ora, nel misero contesto italiano quel che dice Grillo ha spesso un po' di
senso in mezzo a esternazioni di tutti i generi. Quelli che oggi lo odiano,
abituati a correre in soccorso del vincitore, domani potrebbero adorarlo se solo
un qualche interesse li spingesse a farlo.
Il problema italiano, nel bene e nel male, non è Grillo,
ma l'imbecillità diffusa al cui confronto effettivamente le sue deduzioni,
zeppe di un buon senso fin troppo osannato nei blog per il mio gusto, possono
farlo apparire come un uomo politico di nerbo di gran lunga più pertinente dei
questuanti di una sinistra miserabile e subalterna o di chi - in un delirio di onni-impotenza
senile- si è autoproclamato il miglior statista italiano degli ultimi 150 anni.
Non che ci voglia molto.
Sergio Ghirardi