sabato 6 novembre 2021

La coscienza di specie e il nuovo vecchio mondo

 



“Meno si conosce un soggetto più si asseriscono certezze in merito”.

Mentre nulla cambia strutturalmente nei rapporti di potere se non l’intensità, la continuità e l’intimità del dominio imposto e subìto, tutto appare, oggi, improvvisamente mutato nel rapporto intrinseco tra l’umano e la vita, tra gli individui umani tra loro, tra la specie e la biosfera da cui tutti i viventi, e in particolare i mammiferi, dipendono.

Da un lato l’irruzione della pandemia di coronavirus 1984 non ha fatto che accentuare, accelerare, instaurare un cambiamento che era già nell’ordine delle cose del mondo e nel disordine imperante del mondo delle cose. Ha, però, accelerato e fragilizzato visibilmente il processo di artificializzazione della vita che la civiltà produttivista ha“complottato” di realizzare fin dalle sue origini.

Complottismo e anticomplottismo. Il Mercato demenziale della rete virtuale dato in pasto alla pazza folla e la cinica propaganda massmediatica controllata dai miliardari di Stato partecipano entrambi all’orgia perversa del potere: quello già solidamente in esercizio e quello cercato, in fieri, alternativo, ancora fragile e isterico. Entrambi contano sull’imbecillità coltivata dei loro spettatori, deuteragonisti involontari che subiscono la stupida ma ben rodata e funzionante logica del potere assoluto.

Più l’umanità residua rivolge la sua confusione rabbiosa contro i vari drappi rossi, neri, verdi o gialli agitati dal potere e dall’antipotere, più i toreador di una corrida planetaria hanno facilità nell’addomesticare i diversi greggi e le diverse mandrie in cui gli esseri umani sono confinati, animali servili o cavie di ideologie di rivolta senza rivoluzione, individui le cui pur potenti corna sociali sono state rese inoffensive.

Questa semplice constatazione spazza via l’idea imbarazzante (non perché impensabile o insensata, ma perché chiaramente paranoica) che la pandemia sia stata programmata e voluta. In verità, tutta la storia del dominio produttivista sull’umano – cioè la storia scritta e propagandata nei millenni dai dominanti – ha sempre utilizzato il progresso con l’appetito divorante e cannibale di un vampiro adialettico, stupratore del tempo ciclico come dell’umanità organica.

Conseguenza irrazionale ma logica della civiltà esistente e operante, la pandemia di coronavirus ha complicato il programma di annichilimento dell’umano organico che la civiltà produttivista ha come obiettivo strutturale da sempre. Il virus – prevedibile ma inatteso perché rimosso come tutte le tragedie che l’Antropocene[1] ha aggiunto alle difficoltà naturali della vita sul pianeta e nel cosmo – è esploso come una bomba a frammentazione nel quotidiano di una specie pigramente confrontata con i danni in parte già irreversibili del suo rapporto sempre più artificiale con la natura del vivente.

Di fronte a questo scoglio, il sistema non ha avuto altra scelta che manipolare i dati per renderli compatibili con il suo dominio. E questo ha fatto e continua a fare, proteggendo malamente e appena la sopravvivenza dei suoi schiavi salariati e non, ma continuando a rendere impossibile la vita come e più di prima perché la paura – sia di chi esprime il timore del virus che di chi l’esorcizza con odiosi e mistici proclami negazionisti – è cattiva consigliera e produttrice d’idiozia.

Da secoli, ormai, sotto la guida dell’industrializzazione capitalista che da tempo ha preso in mano le redini della civiltà produttivista inventandone e asservendone la modernità, l’artificializzazione della vita è progredita a passi da gigante, ignorando e violentando la struttura organica del vivente.

Ebbene, proprio l’organicità della vita che la natura, la centralità femminile acratica e la genitalità diffondono fin dalle origini come antidoto all’alienazione e alla reificazione crescenti, è stata il bersaglio privilegiato e odiato di un progresso asservito al produttivismo che ha sempre usato le capacità umane e gli effettivi miglioramenti della vita quotidiana per accentrare e accumulare potere e con esso una ricchezza consumistica non consumabile in maniera vitale, cioè umana, organica, genitale[2].

Una nuova coscienza di specie o il perpetuarsi micidiale della follia di un’incoscienza programmata e diffusa tra le cavie di un ormai galoppante delirio transumanista, sono le due opzioni destinate a determinare il seguito dell’avventura umana sul pianeta o la sua fine ormai concretamente ipotizzabile.

Tanto le masse ottenebrate dalla servitù volontaria che le minoranze insoddisfatte dell’addomesticamento crescente sono ormai obbligate dalla forza ineluttabile della natura a cercare disperatamente di ridare un senso a una sopravvivenza già reificata e alienata prima di essere stata gravemente fragilizzata da questo ennesimo trauma pandemico planetario, ciliegina avvelenata sulla torta mostruosa di una civiltà fondata sulla distruzione della biodiversità, sull’inquinamento strutturale di pesticidi, plastica e nucleare e sulla crisi climatica ormai irreversibile.

Incredibilmente, tutti gli attori di questo spettacolo nichilista, con motivazioni opposte ma coincidenti per impotenza, confusione e misticismo hanno cercato e cercano tuttora di esorcizzarne gli effetti con reazioni demenziali, falsando, negando e manipolando la realtà in tutte le direzioni, adoperando tutti i sensi e soprattutto i non sensi.

È diventato particolarmente difficile tenere il timone di una critica radicale del sistema planetario quando tutti gli ominidi in fibrillazione si sono messi a produrre, tra confinamenti e controlli sempre più invasivi e guerre spettacolari senza prospettive umane, una realtà artificiale che s’impone proponendo tonnellate di risposte ideologiche all’avanzare della peste, dei suoi profeti e dei suoi untori[3].

Stanco e intristito ma non idiotizzato all’ombra di nessuna cappella, trovo personalmente difficile immaginare una via di salvezza prima che la catastrofe si avveri compiutamente, mentre ho perso energia per battermi contro i mulini a vento del progresso nucleare in marcia da Hiroshima a Fukushima, passando per Chernobyl, inesorabilmente intenzionato a diffondere questo “male francese”, questa sifilide energetica che sta già invadendo il mondo inquinandolo per centinaia di millenni con le sue scorie.

L’ottimismo è una fede che non condivido pur senza aderire minimamente alla schiera dei pessimisti che sperano il peggio per arricchirsi e morirne. Mi appoggio, invece, sulla realtà ma con sempre più scarsa fiducia, sperando soltanto di sbagliare. Ecco il mio residuo ottimismo: come la Comune, il progetto di emancipazione non è morto, ma è probabilmente destinato a riapparire con le minoranze di sopravvissuti che potrebbero ricostituire, in un ipotetico futuro, una società umana organica danzante gioiosamente sulle rovine di una civiltà destinata a scomparire con i suoi attori, le sue vittime ei suoi orribili signori.

Proletarizzati, gli esseri umani hanno soltanto sognato per secoli qualcosa che la loro ottusità, la loro cattiveria e insensibilità hanno reso impossibile, impedendo alla coscienza umana d’inventarla e realizzarla oltre e contro tutte le ideologie. Tuttavia, l’umano sopravvivrà, forse, agli umanoidi degeneri del produttivismo, del capitalismo, del suprematismo di ogni genere, educato dai propri tragici errori e contraddizioni catastrofiche.

Difficilmente noi lo vedremo, ma il messaggio in bottiglia di una coscienza di specie lanciato negli oceani inquinati di un mondo in rovine sta sbocciando un po’ dovunque e potrebbe esortare i mammiferi a sopravvivere a se stessi e alla loro stupidità come milioni di anni fa sono sopravvissuti ai dinosauri.

Sergio Ghirardi Sauvageon, 2 novembre 2021



[1] Ho deciso di utilizzare questa controversa definizione dell’epoca moderna perché identifica il periodo in cui l’umanità è diventata capace di intervenire strutturalmente sulla natura intima del vivente accentuandone, modificandone o distruggendone le dinamiche anche sul piano geologico, ambientale, climatico e sanitario oltre che sociale.

[2] Il concetto reichiano di genitalità comporta la critica radicale del fallicismo con cui il patriarcato giustifica da millenni i suoi stupri di genere, di classe e ormai di specie. Vedi in proposito, di Wilhelm Reich: Psicologia di massa del fascismo e Analisi del carattere, (Sugar editore) entrambi pubblicati nel 1933, annus horribilis annunciatore di possibili futuri i cui déjà-vu sono oggi più attuali che mai.

[3] Ai moderni untori e antiuntori di manzoniana memoria ricordo che una lucidità radicale è più che mai necessaria alla coscienza umana che sola può emanciparci dalla scimmia artificiale, perversa, narcisista e nichilista che siamo diventati, limitando i danni e le patologie, superando la logica binaria e rovesciando la prospettiva sociale. 





La conscience d’espèce et le nouveau vieux monde

 

« Moins on a de connaissances sur une question, plus on a de certitudes à son sujet. » ”

Alors que rien ne change structurellement dans les rapports de pouvoir si ce n’est l’intensité, la continuité et l’intimité de la domination imposée et endurée, tout apparaît, aujourd'hui, subitement transformé dans le rapport intrinsèque entre l'humain et la vie, entre les individus humains, entre l’espèce humaine et la biosphère dont dépendent tous les êtres vivants, et en particulier les mammifères.

D'une part, l'irruption de la pandémie de coronavirus 1984 n'a fait qu'accentuer, accélérer, établir un changement qui était déjà dans l'ordre des choses du monde et dans le désordre ambiant du monde des choses. Cependant, elle a visiblement accéléré et affaibli le processus d'artificialisation de la vie que la civilisation productiviste a « comploté » de réaliser depuis ses origines.

Complotisme et anticomplotisme. Le marché insensé du réseau virtuel donné en pâture à la foule déchaînée et la propagande médiatique cynique contrôlée par les milliardaires aux commandes de l’État, participent tous deux à l'orgie perverse du pouvoir : celui déjà solidement en place et celui recherché, en devenir, alternatif, encore fragile et hystérique. Tous deux s'appuient sur l'imbécillité cultivée de leurs spectateurs, deutéragonistes involontaires qui subissent la logique stupide mais bien établie et fonctionnelle du pouvoir absolu.

Plus l'humanité résiduelle dirige sa confusion rageuse contre les divers drapeaux rouges, noirs, verts ou jaunes agités par le pouvoir et l'anti-pouvoir, plus les toréadors de la corrida planétaire apprivoisent avec aisance les différents troupeaux dans lesquels les êtres humains sont confinés, animaux serviles ou cobayes des idéologies de révolte sans révolution, individus dont les puissantes cornes sociales ont été rendues inoffensives.

Ce simple constat balaie l'idée embarrassante (non pas parce que impensable ou insensée, mais parce que clairement paranoïaque) que la pandémie a été planifiée et voulue. En vérité, toute l'histoire de la domination productiviste sur l'humain c'est-à-dire l'histoire écrite et propagée au fil des millénaires par les dominants a toujours utilisé le progrès avec l'appétit dévorant et cannibale d'un vampire adialectique, violeur du temps cyclique autant que de l'humanité organique.

Conséquence irrationnelle mais logique de la civilisation existante et opérante, la pandémie de coronavirus a compliqué le programme d'anéantissement de l'humain organique que la civilisation productiviste a toujours eu comme objectif structurel. Le virus prévisible mais inattendu car refoulé comme toutes les tragédies que l'Anthropocène[1] a ajoutées aux difficultés naturelles de la vie sur la planète et dans le cosmos a explosé comme une bombe à fragmentation dans le quotidien d'une espèce paresseusement confrontée aux dommages déjà en partie irréversibles causés par son rapport de plus en plus artificiel avec la nature du vivant.

Face à cet écueil le système n'a eu d'autre choix que de manipuler les données pour les rendre compatibles avec sa domination. Et cela, il l'a fait et continue de le faire, protégeant maladroitement et à peine la survie de ses esclaves salariés et non salariés, mais continuant à rendre la vie impossible comme et plus qu'avant parce que la peur à la fois de ceux qui expriment la crainte du virus et de ceux qui l’exorcisent par des proclamations négationnistes, haineuses et mystiques est mauvaise conseillère et productrice d'idiotie.

Depuis des siècles, désormais, sous la houlette de l'industrialisation capitaliste qui depuis longtemps a pris les rênes de la civilisation productiviste en inventant et en asservissant sa modernité, l'artificialisation de la vie a progressé à pas de géant, ignorant et violant la structure organique du vivant.

Eh bien, c’est précisément l'organicité de la vie que la nature, la centralité féminine acratique et la génitalité répandent depuis les origines comme antidote à l'aliénation et à la réification croissantes qui a été la cible privilégiée et haïe d'un progrès asservi par le productivisme qui a toujours utilisé les capacités humaines et les améliorations réelles de la vie quotidienne pour concentrer et accumuler pouvoir et une richesse consumériste qui ne peut être consommée de manière vitale, c'est-à-dire humaine, organique, génitale[2].

Une nouvelle conscience d'espèce ou la folle perpétuation mortifère du manque de conscience programmé et généralisé chez les cobayes d'un délire transhumaniste désormais galopant, sont les deux options destinées à déterminer la suite de l'aventure humaine sur la planète ou sa fin désormais concrètement envisageable.

Tant les masses aveuglées par la servitude volontaire que les minorités insatisfaites de la domestication croissante sont désormais contraintes par la force inéluctable de la nature à tenter désespérément de redonner du sens à une survie déjà réifiée et aliénée avant d'être sévèrement fragilisée par cet énième traumatisme pandémique planétaire, cerise empoisonnée sur le gâteau monstrueux d'une civilisation fondée sur la destruction de la biodiversité, sur la pollution structurelle des pesticides, du plastique et du nucléaire et sur la crise climatique désormais irréversible.

Incroyablement, tous les acteurs de ce spectacle nihiliste, aux motivations opposées mais coïncidentes par l'impuissance, la confusion et le mysticisme, ont essayé et tentent encore d'exorciser ses effets par des réactions démentielles, falsifiant, niant et manipulant la réalité dans tous les sens, en utilisant surtout les non-sens.

Il est devenu particulièrement difficile de tenir la barre d'une critique radicale du système planétaire alors que tous les hominidés en fibrillation ont commencé à produire, entre confinements et contrôles de plus en plus envahissants et guerres spectaculaires sans perspectives humaines, une réalité artificielle qui s'impose en proposant des tonnes de réponses idéologiques à l'avancée de la peste, de ses prophètes et de ses « untori »[3].

Fatigué et attristé mais pas idiotisé à l'ombre d'une quelconque chapelle, j'ai personnellement du mal à imaginer un chemin vers le salut avant que la catastrophe ne se matérialise pleinement, alors que j’ai moins d'énergie pour lutter contre les moulins à vent du progrès nucléaire en marche d'Hiroshima à Fukushima, en passant par Tchernobyl, inexorablement déterminé à répandre ce « mal français », cette syphilis énergétique qui envahit déjà le monde en le polluant ppour des centaines de millénaires par ses déchets.

L'optimisme est une foi que je ne partage pas même si je n’adhère pas aux rangs des pessimistes qui espèrent le pire pour s'enrichir et en mourir. Au lieu de cela, je m'appuie sur la réalité mais avec une confiance de plus en plus réduite, espérant uniquement me tromper. Voici mon optimisme résiduel : comme la Commune, le projet d'émancipation n'est pas mort, mais il est probablement destiné à réapparaître avec les minorités survivantes qui pourraient reconstituer, dans un futur hypothétique, une société humaine organique dansant joyeusement sur les ruines d'une civilisation vouée à disparaître avec ses acteurs, ses victimes et ses horribles seigneurs.

Prolétarisés, les êtres humains ont rêvé pendant des siècles de quelque chose que leur stupidité, leur méchanceté et leur insensibilité ont rendu impossible, en empêchant la conscience humaine de l'inventer et de le réaliser au-delà de toutes les idéologies et contre elles. Cependant, l'humain survivra, peut-être, aux humanoïdes dégénérés du productivisme, du capitalisme, du suprémacisme en tous genres, éduqué par ses propres erreurs tragiques et ses contradictions catastrophiques.

Le verrons-nous ? C’est peu probable, mais le message embouteillé d'une conscience d'espèce lancé dans les océans pollués d'un monde en ruine bourgeonne un peu partout et pourrait exhorter les mammifères à survivre à eux-mêmes et à leur stupidité comme ils ont survécu aux dinosaures il y a des millions d'années.

Sergio Ghirardi Sauvageon, 2 novembre 2021



[1] J'ai décidé d'utiliser cette définition controversée de l'ère moderne car elle définit la période où l'humanité est devenue capable d'intervenir structurellement sur la nature intime du vivant, accentuant, modifiant ou détruisant ses dynamiques sur un plan géologique, environnemental, climatique et sanitaire et non plus uniquement social.

[2] Le concept reichien de génitalité implique la critique radicale du phallicisme avec lequel le patriarcat, pendant des millénaires, a justifié ses viols de genre, de classe puis d'espèce. Voir à ce propos, par Wilhelm Reich : Psychologie de masse du fascisme et L’Analyse caractérielle, (Payot éditeur), tous deux publiés en 1933, annus horribilis annonçant des futurs possibles dont le déjà-vu est aujourd'hui plus actuel que jamais.

[3] Aux « untori » et « antiuntori » modernes, fantômes pestifères évoqués par Manzoni pendant la peste, à l’époque des « Promessi sposi », je rappelle qu'une lucidité radicale est plus que jamais nécessaire à la conscience humaine qui seule peut nous émanciper du singe artificiel, pervers, narcissique et nihiliste que nous sommes devenus, en limitant les dégâts et les pathologies, en surmontant la logique binaire et renversant la perspective sociale.