Dove mi ripeterò sovente spinto dalla voglia di perforare il rigido guscio
di chi si gargarizza di rabbia rivoluzionaria senza smettere di sguazzare nelle
sue egocentriche liturgie mistiche.
Per diventare re o imperatori, è sempre stato
necessario prima di tutto e soprattutto convincere gli altri a diventare dei sudditi.
Com’è stato possibile, finalmente, nel corso della storia, riuscirci così bene?
Rispondere a questa domanda preliminare comporta, in via prioritaria,
denunciare la manipolazione ideologica e psichica delle coscienze che, oggi più
che mai, è uno dei pilastri del dominio. Siamo ancora una volta di fronte a un
diavolo da esorcizzare o alla strategia intima di un potere che alimenta e
favorisce la falsa coscienza integrata delle proprie cavie?
COMPLOTTISMO
E ANTICOMPLOTTISMO sono due interpretazioni opposte e simili di fatti storici,
due arlecchini al servizio di un unico padrone: il dominio.
Partiamo
dal generale e iniziamo a notare che complottismo e anticomplottismo esistono
effettivamente ma non corrispondono esattamente, e addirittura assai poco, alle
riflessioni, alle situazioni, alle denunce e alle ricerche che li riguardano.
Perché questo tipo di errore ricorrente colpisce sia chi crede fermamente
nell'esistenza di un complotto, sia chi ne nega l'esistenza con sufficienza.
Infatti, là dove prendono forma, queste due posizioni antagoniste sprovviste di
prove verificabili sono due complottismi
opposti nel senso ambiguo e psicolabile che questo concetto implica. Così come
l’inferno per Sartre, i complottisti sono sempre gli altri.
Chiamo
dunque complottismo qualsiasi interpretazione paranoica o consapevolmente
fuorviante di un dato, un fatto, una situazione. Il complottismo è il sapere
dell'ignoranza guidata dall'odio o da un qualunque interesse sussidiario,
economico o psicologico. Può essere cosciente e opportunista o inconscio e
paranoico; riguarda sia i dominanti sia i sottomessi e i servitori volenterosi.
Tra mille difficoltà e confusionismi, orfani di una coscienza di classe sconfitta
dal consumismo, i ribelli hanno il compito storico di evitarlo e di trasformare
questa mancanza di lucidità in una coscienza di specie, su pena, altrimenti, di
diventare essi stessi i peggiori divulgatori della paranoia degli schiavi tanto
utile alla perpetuazione della schiavitù.
Nella
storia dell'umanità confiscata da dieci millenni da una civiltà produttivista
ormai planetaria (è questa la globalizzazione di cui si parla a torto e a traverso,
apprezzandola qui come progresso, odiandola là per tutti i suoi micidiali
effetti collaterali), varie strategie manipolatrici, facilmente assimilabili a
dei complotti, sono state una pratica abituale di gruppi suprematisti che
cercavano di stabilire o confermare il loro dominio. Mafie e Stati stessa
lotta. La civiltà produttivista, basata sulla schiavitù di classe e di genere,
non ha mai smesso di inventare gli psicodrammi suprematisti che impone alle sue
prede: donne e uomini (ma anche altre specie di animali addomesticati,
sfruttati o mangiati da sempre) il cui lavoro forzato assicura e accresce la
ricchezza accumulata dallo sfruttamento delle energie del vivente e della
natura.
Fin
dai suoi inizi, il produttivismo patriarcale ha combattuto una libera
espressione spontanea della comunità umana basata sull’aiuto reciproco e la
condivisione in società a struttura matricentrica. Il patriarcato si è
affermato attraverso l'irruzione sistematica della sua morale sessuale coercitiva
nelle comunità egualitarie, non gerarchiche che la ricerca archeologica recente
ha portato alla luce catalogandole come gilaniche. Questo modello di organizzazione sociale, caratteristico di alcune
specie di mammiferi tra le quali una parte della nostra, è stata costantemente
aggredita, poi sconfitta e soggiogata, dai meccanismi predatori di una
disumanità molto diffusa tra gli antropoidi, dove la bestia feroce prende
sistematicamente il sopravvento sull'empatia con i propri simili e con il vivente
in generale. Così è stata progressivamente paralizzata la creazione dell'umano,
quest'opera d'arte incompiuta, dove circola l'amore piuttosto che l'odio,
l'uguaglianza piuttosto che il dominio, la pace piuttosto che la guerra, il
godimento orgastico e non lo sfogo sadico. Tutto il contrario di quello che
oggi scandalosamente si chiama progresso,
civiltà.
In
un simile contesto storico, le ideologie complottiste (di cui
l'anticomplottismo fa parte) sono il sintomo di una piaga funzionale al
dominio. Nel nostro tempo che si dice moderno, esse possono variare
dall'antisemitismo negazionista al sionismo antipalestinese, dal suprematismo
bianco tipico del fondamentalismo cristiano alle gerarchie vampiresche di altri
misticismi di ogni genere che impestano il vivente. Ebbene, per curare tutte le varianti di questa peste emozionale
caratteriale che scivola facilmente verso un fascismo politico diffuso dalla
civiltà produttivista e dal capitalismo planetario, non c'è altro antidoto che
la poesia orgastica dell'umano e la coscienza che ne segue. Per questo il
desiderio creatore di armonia del vivente è il bersaglio preferito di tutti i
fascisti caratteriali (tutte le ideologie incluse!) che ne fanno il capro
espiatorio fobico dei loro stupri di ossessi del potere.
Ogni
volta che la paura dell'ignoto imperversa, la capacità umana d’immaginazione è
il primo detonatore della formidabile arma della manipolazione. Ne abusano
tutti i poteri – quelli intimi e personali e quelli che riguardano la vita
collettiva, la comunità sociale. Ogni volta che la coscienza è sopraffatta da una
qualsiasi paura, la spiritualità naturale prodotta dal dialogo tra il corpo e
lo spirito di cui è composto l'essere umano si sbriciola spontaneamente in
spiritualismo maniacale, anticamera di ogni misticismo. Quanto più profonda,
intima e rimossa è la paura, tanto più si scatena l'impotenza, tanto più qualsiasi
delirio può abusare l'individuo che dubita e tentenna.
Freud
(che, complice Albert Einstein, fischiò nella notte fascista un osceno elogio
ditirambico di Mussolini, prima che quest'ultimo sprofondasse nella seconda
guerra mondiale) aveva giustamente osservato – ma senza applicarlo a se stesso,
ahimè – che il viandante che fischietta nella notte per scongiurare la paura
del buio, riesce effettivamente a rassicurarsi, ma non vede, però, più chiaro. Ê
dunque sempre bene diffidare – evitando di cadere a propria volta in una
trappola paranoica – di un'intelligenza la cui sensibilità è contaminata dal
potere di classe o di genere, quindi dall'impotenza orgastica a vivere,
dall'odio o dall'opportunismo che l'economia coltiva e di cui soprattutto beneficia.
Ovviamente
tutto ciò non è particolarmente sorprendente, né nuovo. La novità è
l'estensione della ragnatela del virtuale che circonda il reale, rendendo quasi
impossibile discernere dove finisca il reale e dove inizi lo spettacolo, fonte
privilegiata di tutti i deliri mistici postmoderni. Siamo lì nel punto preciso
di un aleph, dove la menzogna
spettacolare modifica lo scenario del vivente senza che questi se ne accorga e sia
capace di reagire.
In
un certo senso, a prima vista, la storia dell'umanità nella civiltà
produttivista si presenta come un susseguirsi di macchinazioni riuscite o
fallite, ma è fondamentale, quando ci s’interroga a questo proposito,
distinguere il vero dal falso a seconda che il complotto in questione sia
dimostrato dai fatti o si nutra di una paranoia che pedina costantemente la
conoscenza come un parassita naturale. È grazie a questa patologia mentale che
si possono nascondere complotti reali o inventarne di fittizi, raddoppiando
così la possibilità di mentire e rendendo sempre più dubbia la ricerca della
verità.
I
teorici del complotto e i suoi negatori navigano sulla stessa barca ideologica
che ospita gli schiavi che credono di essere liberi – condizione che è la
peggiore per degli schiavi! Perché in tal modo, con la forza e la persuasione, il
potere conferma l'obbligo del lavoro forzato e assoluto per i dominati che ammaestra,
soggioga, sfrutta: quel che si chiama addomesticamento. Perché, in un mondo
dove s’inventano o nascondono complotti, dove se ne soffre o se ne trae
profitto, l'illusione a proposito del vero e del falso è una fonte primaria di
sottomissione a una servitù volontaria o a un delirio paranoico che rafforzano
il dominio cambiando soltanto il mito di riferimento. Grazie a quest’opera di
"demonizzazione" travestita da esorcismo, tutto sembra poter cambiare
mentre nulla cambia perché essa non fa che confermare la subordinazione
ideologica necessaria al produttivismo.
L'ambiente
sociale predatore del produttivismo capitalista sprigiona una falsa coscienza senza
limiti che si aggiunge e si confonde con la naturale tendenza a inventare miti laddove
l'informazione – quindi la conoscenza dei fatti – manca di dati certi e
verificati. Mai fu più vera la tesi 124 de La
società dello spettacolo di Guy Debord: «La teoria rivoluzionaria è ormai
nemica di ogni ideologia rivoluzionaria, e
sa di esserlo».
In una società più
spettacolare che mai, la copia non è più distinguibile dall'originale; in una
realtà sempre più corrosa dal virtuale, distinguere il vero dal falso diventa
sempre più difficile, se non impossibile. L'essenza del dominio si diffonde,
protetta da una rete di menzogne coltivate. La verità dei fatti e delle
intenzioni è inquinata da una propaganda programmata che usa a suo vantaggio tutti
i trucchi di una manipolazione mediatica diventata quotidiana. Nello spettacolo
sociale, mescolando falsificazioni e messe in scena, la neolingua del potere
applica una scienza della manipolazione affinatasi alla scuola freudiana e post
freudiana. Attraverso una panoplia di parole prigioniere alle quali si fa dire ciò
che si vuole che le cavie intendano, il dominio ha beneficiato enormemente
della manipolazione dell'inconscio per scopi psicosociali e psicogeografici di
manipolazione delle coscienze. Edward L. Bernays, nipote di Sigmund Freud, dal
quale aveva appreso l'essenziale, fu un esempio sovrano della pratica di quel
potere di manipolazione dell'inconscio diventato oggi una volgare banalità
pubblicitaria –
ciononostante più funzionante che mai. Fu lui, infatti, che un secolo fa ha
convinto un mucchio di suffragette a fumare in segno di emancipazione durante
una protesta femminista, assicurando alle donne il diritto al cancro e succosi
dividendi per i capitalisti del tabacco a spese dell'altra metà del cielo.
Il carattere perverso narcisista,
più diffuso che mai nella società dello spettacolo integrato, gioca sulla
nebbia che circonda il sapere e sul senso di colpa interiorizzato,
manifestandosi tanto come micidiale arma di seduzione individuale quanto come
un nocivo meccanismo di manipolazione di massa. Tra il predatore sessuale che
ipnotizza le sue prede manipolandone le emozioni intime e gli impiegati
mercenari dei mass-media che manipolano la coscienza collettiva per far
interiorizzare a ciascun soggetto i meriti del dominio, c'è continuità e
somiglianza. O meglio, più precisamente, una stessa tecnica pedagogica, basata
sul violentamento psichico di coscienze intimamente indebolite
dall'artificialità del mondo, finisce per indebolire gravemente anche i corpi in
cui queste coscienze si forgiano. Si vede, allora, che anche la servitù più
volontaria ha bisogno di essere educata per funzionare bene e ottenere il
risultato voluto dalla società dominante: che ogni pecora finisca per diventare
il proprio cane che abbaia alla luna.
Lo
sfruttamento dell'uomo, della donna e della natura può essere impropriamente
sentito come l'effetto di un complotto, mentre è un suprematismo esercitato da
una classe, una casta o un genere che fanno dei beni comuni una loro
appropriazione, un loro privilegio. Si è quindi di fronte a un progetto sociale
con connotazioni politiche, reazionarie o rivoluzionarie secondo il contesto,
il cui unico obiettivo complessivo, consapevole o no, è ottenere, mantenere,
aumentare il dominio. Questa non è una cospirazione, ma una malattia della
potenza orgastica che si sbriciola in potere. Si può invece parlare in modo
pertinente di complotto se la congiura riguarda un ristretto gruppo di attori e
se ha uno scopo preciso e facilmente riassumibile. C'è dunque similitudine tra
un complotto e gli imbrogli di un gruppo suprematista di qualsiasi natura che
cerca o esercita il potere, ma c'è anche una differenza radicale. Perché il
Leviatano non nasconde il suo dominio. Al contrario, con la forza e la
persuasione, stabilisce la legittimità del suo potere legislativo e del
monopolio della violenza necessaria per ottenere il sostegno servile dei suoi
sudditi, gravati da una crudele mancanza di coscienza orgastica, repressa e
ignorata fino all'impotenza.
Come
nell'antica Atene, che ha inventato la sua democrazia, diretta ma molto relativa,
qualsiasi oligarchia (il potere nelle
mani di pochi, in greco antico) non cessa d’imporre il suo dominio sulle
masse ingenue, su un popolo a volte sempliciotto e privo di lucidità, ma assai
spesso lucido, sinceramente determinato a costruire una società di mutuo
soccorso e di condivisione anziché una società di schiavitù e di dominio.
L'opposizione tra questi due atteggiamenti poetici (non dimentichiamo che il
verbo poiein in greco significa fare, passare all’azione) è una costante
della questione sociale, ma nella natura umana queste due opzioni si
contraddicono e si combattono, perché l'amore e l’odio, l’empatia e la predazione
per quanto incompatibili, sono alternativamente presenti nella complessa
identità del primate intelligente e sensibile che è l'essere umano. La storia
ci ripete costantemente che da lui può scaturire il meglio o il peggio, un
crimine contro l'umanità o un'opera d'arte tanto imperfetta quanto seducente e
perfettibile a piacimento: l'umano dell'amore che s’inebria di vita, l'inumano
dell'odio che uccide e ferisce. Possiamo soltanto costatarlo: l'essere umano è
capace di tutto, dal più sublime al più sordido. L’ha dimostrato e continua a
farlo, fino a prendere in considerazione, senza batter ciglio, l'Armageddon nucleare
che risolverebbe definitivamente la questione.
Si
potrebbe pensare, sempre sbagliandosi, che in natura ci sia un complotto
spontaneo ordito dai leoni e da altri animali feroci contro gazzelle e altri
erbivori. Il carnivoro si acquatta nell'ombra per assalire la sua preda, ma
nessuno ha mai definito questo fatto un complotto. Ciò si chiama legge della giungla, la lotta naturale
per la vita tra le specie animali, vegetali e minerali che compongono il mondo,
la terra, i pianeti, l'universo. Il “complotto” spontaneo della vita non è un
complotto ma un funzionamento primario. Il concetto di complotto presuppone un
consapevole tradimento delle condizioni naturali o la rottura di un patto
reciproco, quel che i borghesi (grandi specialisti delle cospirazioni umane, le
uniche davvero concepibili come tali) definiscono nella lingua di Shakespeare
"il tradimento di un gentleman’s
agreement", la rottura di un mutuo accordo
tra gentiluomini (per le donne si vedrà eventualmente in seguito, come avviene
da quando imperversa un "complotto" patriarcale contro di loro).
Bisogna
tener conto che in un complotto – vero o falso che sia – s’implica una rottura
con la volontà generale, l'infedeltà a un accordo stipulato per costituire una
comunità di persone civili che si pretendono purificate dalla ferocia
animalesca primitiva e dalle azioni selvagge dei cosiddetti sub-umani privi di
umanità (Untermenchen! I nazisti sbraitavano questo concetto complottista
di base che segna ogni suprematismo, ogni gerarchia di dominio, ogni fascismo fissato
sullo stupro omicida e suicida dell'umano). Non a caso la fascio-sfera è particolarmente ghiotta di teorie complottiste che,
peraltro, imperversano sui socials sia
di destra sia di sinistra – reti virtuali che, in un mondo sempre più
artificiale e suprematista, gestiscono la patologia comunitarista sostituendo,
su Facebook o altrove, i raduni oceanici di un tempo attorno al Führer o al Piccolo padre dei popoli da parte di
moltitudini avide di un discorso di odio, portatore di morte.
Nella
storia recente si possono trovare esempi di cospirazioni comprovate che hanno
peraltro subito manipolazioni e letture complottiste da ogni parte: l'incendio
del Teatro Diana a Roma nel 1921 per consolidare la presa di potere fascista,
poi l'incendio del Reichstag di Berlino nel 1933, strumentalizzato dai nazisti
che lo attribuirono a un complotto comunista; poi, più di recente, le bombe del
12 dicembre 1969 a Milano che gli italiani dell’epoca coinvolti nella
manipolazione denunciarono subito come “una
strage di Stato” nonostante gli sforzi del potere per mascherare questo massacro di Stato a connotazione fascista
come un atto di terrorismo anarchico. Se ne potrebbero citare altri,
ovviamente.
Il
complotto implica sempre una congiura, per questo Marx non ha mai parlato di
complotto nella sua critica radicale dell'economia politica, quindi del
capitalismo che la incarna. Il capitalismo non è un tradimento, è l'imposizione
di un produttivismo costantemente rinnovato il cui progetto moderno è
caratterizzato dal concatenarsi di vari elementi con più sfaccettature, tutte
collegate tra loro: la scoperta di un universo sfruttabile di dimensione
planetaria che è stato chiamato nuovo
mondo, l’evoluzione esponenziale del sapere tecnico verso una frenetica
industrializzazione che ha progressivamente modificato l'attività e la
struttura stessa del vivente, il tutto coordinato da una nuova religione laica
universale chiamata economia politica.
Dalla creazione di banche e dall'istituzione di recinzioni sui terreni fertili,
si è rivoluzionato lo stretto rapporto dell'uomo con la terra come principale,
se non unica, fonte naturale di una ricchezza che il sistema dominante ha
destinato sempre più all’appropriazione privativa economicista e non alla condivisione.
Con
la rivoluzione industriale, l'ascesa della merce e del suo valore feticizzato,
erede terrestre del potere di nocività di tutte le divinità produttiviste
ancestrali, ha fatto dell'alienazione e della reificazione il centro di tutte
le relazioni sociali. Il capitalismo è il modo di produzione globalizzante con cui la borghesia
mercantile ha rovesciato l'Ancien Régime della nobiltà arcaica. Questo
fenomeno planetario, tanto economico quanto politico, è nato nel cuore
dell'Europa cristiana per poi diffondersi ovunque come logica evoluzione del
dominio globale della civiltà produttivista, essa stessa responsabile di aver abbattuto
la civiltà gilanica, scomparsa gradualmente dall'Europa antica come un segreto
gelosamente custodito.
Mi
riferisco, a proposito della civiltà gilanica, all'enorme lavoro di ricerca di
Marija Gimbutas, di cui ho già dato alcuni riferimenti bibliografici; secondo Lei,
dalla preistoria recente, l'irruzione del
produttivismo patriarcale e della sua morale sessuale coercitiva fu un progresso e una nocività al tempo stesso: progresso del
dominio produttivista, fastidio deleterio per un'armonia sociale mai del tutto
raggiunta, diventata poi sempre meno esplorata e praticabile. L'antica
esistenza di una civiltà gilanica è stata, infatti, palesemente rimossa,
ignorata al punto che oggi abbiamo quasi perso i riferimenti storici minimi di
questa civiltà fondamentalmente acratica la cui centralità femminile garantiva
un godimento condiviso e totalmente estraneo a qualsiasi gerarchia matriarcale
rivendicata da un femminismo settario.
Tra
gli esseri umani, una coscienza pacifica ed egualitaria, libera e orgastica è
sempre stata sensibile all'empatia, alla solidarietà, all'aiuto reciproco. Questa
fragile consapevolezza non ha mai dominato il mondo, ma è sempre stata una
pacifica alternativa di civiltà alla tendenza predatoria dell’umano che il
patriarcato ha imposto a detrimento di una centralità femminile acratica, finita
fuori dal radar degli umani in guerra tra loro. Perdita tragica, perché
apparire come esseri umani tra i vivi significa andare oltre il predatore
primario che si accontenta di sopravvivere a spese degli altri.
Penso
che la vita sia troppo spesso un'opera d'arte incompiuta, una creazione
perpetua che scaturisce da una coscienza pratica di sé e del mondo, della
comunità e del vivente. La vita contro la morte, eros e thanatos. Purtroppo, non si è mai al sicuro dal ritorno del primario
e della falsa coscienza che lo accompagna. È allora che l’affabulazione è in
agguato e spinge verso questa predazione che è la parte stupida e malvagia da
superare per diventare umani e non accontentarsi di una sopravvivenza miserabile.
A
nessuno piace spontaneamente sottomettersi al potere altrui, essere divorato
fisicamente o intellettualmente, ucciso o sfruttato, anche se, fin dalla natura
primitiva, la lotta per la sopravvivenza è essenziale. Purtroppo, nella sua
barbara logica, la civiltà produttivista, fondata sulla schiavitù e sullo
sfruttamento del vivente e della natura, ha ridotto gli esseri umani, e le
donne in particolare, a potenziali prede di un'aggressione che talvolta assume
il volto di un vero e proprio complotto celato sotto forma di una cospirazione
inventata. Reale o immaginaria, questa cabala asseconda sempre i dominatori che
lavorano per stabilire e rafforzare il proprio potere.
Rimontando
alle fonti possiamo porci delle questioni: la religione è il complotto immaginario
che comprende tutti gli altri? La manipolazione ideologica è essa stessa un
complotto? Ebbene, l'ideologia esiste e i complotti pure, ma i due termini non
sono sinonimi, sono solo simili, avendo in comune l'obiettivo di ingannare la
preda in questione: l'essere umano.
Il
rischio di un complotto è sempre esistito in qualsiasi società, ma la sua forma
moderna tecno-dipendente è uno strumento della società dello spettacolo per
camuffare e interiorizzare le sue manipolazioni. Come si esorcizzava la presunta
presenza del diavolo nei corpi resi deliranti dall'impotenza orgastica per
meglio dissimulare gli effetti disgustosi della sessuofobia religiosa arcaica,
così s’inventano illuminati ed extraterrestri di ogni tipo per
manipolare l'impotenza paranoica di un popolo che si dibatte nel misticismo,
incapace di dinamitare il potere di classe e di genere che lo ha reso schiavo,
preda di un lavoro sacralizzato e di una merce feticizzata. Nessuno è al riparo
da questa caduta nella paranoia sociale con le sue innumerevoli invenzioni in
agguato contro l'umano spaventato, frustrato e confuso.
Questo
meccanismo patologico è ormai svelato, alla portata della coscienza, ma
continua a funzionare nel più bello dei modi spettacolari. Tutti i nemici del
capitalismo che non riescono a individuare le radici (produttiviste e non
complottiste) di questo modo di produzione, nemico fondamentale dell'umano,
ficcano un dito nell'occhio della loro coscienza miope. Prima di crollare come
un muro della vergogna, l'ideologia comunista ha preteso di abolire il
capitalismo in nome di un produttivismo egualitario. Tragiche stronzate, dove
la burocrazia del Partito, avanguardia sacralizzata del proletariato, si è
sostituita alla borghesia. Così un'oligarchia politico-economica ha preso il
posto, per settant'anni, di un'oligarchia economico-politica tornata oggi alla
ribalta in tutto il pianeta come oligarchia tecno finanziaria postumanista e
postcomunista. E il Leviatano continua a imperversare.
Sappiamo ormai che di là dai conflitti spettacolari tra opposti mostri di
stampo fascista, il grottesco elogio di Stachanov dell’imperialismo sedicente sovietico
era in perfetta armonia con il self-made-man
americano celebrato dai servitori volontari del capitalismo occidentale.
Quest'ultimo, nell’arco di una guerra mondiale, ha trasformato i suoi campi di
concentramento allo Zyklon B in supermercati per l’avvelenamento di massa ai
pesticidi e altre nocività varie. Ahimè, non si può fermare il progresso, e ora
– apoteosi finale dell'alienazione e della reificazione gestita da
un'intelligenza sempre più artificiale – ci aspetta un credito sociale alla
cinese che mescola, in un orrore assoluto a livello planetario, trans umanesimo
e trans comunismo.
Nella
sua fase capitalista terminale, il produttivismo ha trasformato la capacità
creativa degli esseri umani di produrre beni per vivere bene, in una hybris suicida dove si sopravvive per produrre beni
economicamente redditizi e quindi sempre più inutili, e pure dannosi per la
vita. Il produttivismo ha così fatto crescere mucchi di frutti velenosi: le sue
plastiche e i suoi tumori, il suo riscaldamento globale e la sua malsana
bulimia, senza limiti. Dopo qualche secolo di Antropocene o di Capitalocene
(scegliete voi), la natura ci presenta il conto che non potremo pagare in
dollari, rubli, euro o yen.
Possiamo
solo ricordare l'ormai antica profezia di un saggio sciamano di quei nativi
americani che furono i primi a scomparire senza pietà né rispetto: "Quando gli ultimi uccelli saranno scomparsi,
il caldo insopportabile, gli ultimi fiumi prosciugati, gli ultimi frutti
marciti, capirete finalmente, troppo tardi, che non si può mangiare, bere o
respirare il denaro”.
Con
l'accentuarsi della distruzione del vivente, annunciante quella piuttosto
probabile della specie umana, non resta che una via d'uscita: la fine del
produttivismo e il ritorno alla vita organica in una comunità plurale, lucida e
autocritica, autogestita al quotidiano, dal locale al planetario. È una scelta
urgente e necessaria di empatia con il vivente di cui la specie umana è parte e
da cui dipende. La salvezza arriverà solo ricreando una società orgastica,
acratica e solidale, che rifiuti ogni hybris, ogni dominio.
Se
Marx scrivesse oggi, sarebbe accusato di complottismo da alcuni, di anti-complottista
da altri. Tuttavia, anche nella società dello spettacolo integrato, coloro che
denunciano gli imbrogli del potere non sono necessariamente cercatori complottisti
di complotti da smentire o denunciare. Il potere agisce per convincere,
sedurre, imporsi come ogni soggetto che mira ad addomesticare una preda, ad addestrarla
come oggetto di sfruttamento. Dobbiamo quindi imparare a diffidare di ogni
verità non verificata, se non si vuole diventare le vittime della farsa o
dell’antifarsa in agguato. I preziosi diffusori di allarmi, sentinelle della
coscienza di specie, non sono cercatori di complotti. Denunciano ciò che pone
problema, diffidando di ogni interpretazione mistica. Per questo non c'è niente
di meglio che utilizzare la collaudata ricetta del metodo scientifico, con la
sua umile consapevolezza di sapere di non
sapere. Dobbiamo lottare instancabilmente affinché lo strumento stesso
della scienza non sia consumato da una religione scientista che presenta i suoi
dogmi non verificati come verità indiscutibili. Mai confondere disponibilità fiduciosa
e atto di fede perché la fiducia
include uno spirito critico autonomo, la fede implica la sottomissione a una
credenza dogmatica. Denunciare questo
confusionismo servile è il primo degli allarmi da lanciare in nome del
principio di precauzione.
Ecco,
invece, da registrare appunto per non seguirlo, l'esempio di un ambiguo delirio
mistico da gettare nella pattumiera della storia senza per questo avallare Big
Pharma. Perché le accuse che vi sono diffuse non portano la minima prova a
sostegno pur se non c'è dubbio che la puntura anticovid sia stata lanciata come
un salvagente nella tempesta virale (qualunque sia la sua origine) per
compensare una gestione colpevole da parte del potere – salvagente peraltro molto
redditizio per i suoi produttori. Ciò non toglie che un crimine contro
l'umanità – come ogni accusa, del resto – richiede prove concrete per evitare
che l'imputazione si trasformi in calunnia, interessata o paranoica che sia. È
solo sputando sul delirio di stampo fascista della falsificazione mistica che si
potrà demolire la mostruosità del dominio che trae gran vantaggio, del resto,
dalle teorie del complotto che utilizza come controfuoco ai suoi imbrogli
produttivisti.
La newsletter del naturopata Michel
DOGNA (estratti qui in rosso, con alcune brevi note aggiunte da me in nero)
evoca chiaramente un crimine contro l'umanità premeditato e senza precedenti:
TUTTI I
VACCINI, indipendentemente dal fatto che siano nuovi o "vecchi",
SARANNO ORA RNA messaggero (anche quelli obbligatori per i neonati).
“È in
corso un colpo di Stato invisibile e spietato. Sapevamo che stava arrivando e
sta prendendo forma” – Hervé Juvin (Eurodeputato nella lista del Rassemblement
National di Marine Le Pen alle elezioni Europee del 2019).
Non
tornerò sulle prove – con brevetti e
fatture giustificative, precedenti l'inizio dell'epidemia (inizio 2020) che ho
pubblicato nelle mie news e inserite nel mio ebook "Verità proibite e
conoscenze colpevoli" – che i falsi vaccini in questione sono veleni che sono stati
debitamente sviluppati per uccidere o almeno paralizzare una parte della
popolazione.
A
proposito, avevo fatto notare da tempo che i soldi raccolti ogni anno su
Telethon (telecons) non servivano mai a finanziare la ricerca per le malattie
orfane, ma a distruggerci in maniera massiccia – Grazie ancora ai tanti
donatori convinti di fare una buona azione. (l'inferno è lastricato di buone
intenzioni...).
Ci vuole
comunque una dose incredibile d’ingenuità per continuare a fidarsi di
un'azienda farmaceutica che è stata ripetutamente condannata a multe colossali di
milioni di dollari, la più grande pari a 2,3 miliardi per pratiche di marketing
mafioso e molteplici tangenti illegali. (Noto qui l'affiorare di dati critici verificabili,
distillati per corroborare il cumulo di mistiche certezze prive di fondamento
che li circondano e li seguono). Se si
pensa a tutte le donne incinte che attualmente si sono lasciate vaccinare in
via prioritaria perché presumibilmente ad alto rischio, e che si ritrovano con
bambini affetti da miocardite alla nascita (danno da proteine Spike), mentre
finora le donne incinte evitavano persino una compressa di aspirina! Che cosa
resta dell'istinto materno di autoconservazione comune a tutti gli animali? (Non un solo nome e cognome di queste povere
madri e dei loro figli martiri).
È ormai
noto che durante le prove preliminari effettuate su 159.000 persone durante le
prime dodici settimane dopo il lancio del vaccino, 32.500 persone hanno
sofferto di varie lesioni e più di 200 persone sono morte. Pfizer e la FDA
sapevano fin dall'inizio che le iniezioni di RNA erano dannose per il cuore dei
minori. È stato anche rivelato che 60 persone sono morte di ictus nei giorni
successivi all'iniezione. Ma c'erano anche: danni epatici multipli, emorragie
cerebrali, trombosi alle gambe e ai polmoni, disturbi neurologici
incontrollabili, infiammazioni articolari, danni ai testicoli e riduzione degli
spermatozoi, danni alle ovaie e ai cicli, gravidanze interrotte.
Si tratta quindi davvero di un crimine
premeditato senza precedenti contro l'umanità. Si noti che vari ricercatori indipendenti hanno dichiarato che
nessun animale è sopravvissuto a questi esperimenti basati sull'RNA.
Continueremo
a sottometterci e a partecipare con la nostra adesione all'opera di morte di
questa tentacolare organizzazione satanica che genera infinite miserie e sofferenze?
Ecco una
raccomandazione di una grande anima che non citerò qui: quando per il vostro bene
il governo dice di andare a destra, andate a sinistra e viceversa (soprattutto viceversa, a
quanto pare, tenendo conto della probabile ideologia politica di questa grande
anima misteriosa, vista l'"anima politica" delle altre due
"grandi anime" citate in questo testo: Hervé Juvin e Christine
Anderson).
Dichiarazione
di Christine Anderson (deputata europea di AfD – partito politico
tedesco della destra populista noto per la sua opposizione all'Unione Europea e
all'immigrazione in Germania), che (per amore di Dio!) invita i popoli del mondo intero a prendere in mano il proprio
destino finché c'è ancora tempo:
Imploro
veramente il popolo e tutti i popoli del mondo: per amore di Dio, smettete di
concedere ai vostri “governi democraticamente eletti” il beneficio del dubbio –
non se lo meritano, per niente!
Smettete
di razionalizzare quello che sta facendo il vostro governo – Smettete di
trovare loro buone intenzioni – Non hanno buone intenzioni, mai.
In tutta
la storia umana, non c'è mai stata un'élite politica preoccupata del benessere
della gente comune – non è diverso oggi – perché dovrebbe esserlo?
Smettete
di concedere loro il beneficio del dubbio, perché posso assicurarvi che vi sarà
impossibile sfuggire a una tirannia con la coercizione – è impossibile! Cercando
di farlo nutrirete solo un gigantesco alligatore nella speranza di essere
mangiati per ultimi: verrà il vostro turno e sarete divorati.
Devo
anche chiedere al popolo: smettete di tacere, parlate!
Per
l'amor di Dio, smettete di conformarvi! Iniziate a ribellarvi, avranno la
vostra pelle se non resisterete loro.
Vi
esorto anche a smettere di votare per coloro che v’infliggono questa violenza
psicologica.
Per
affrontare questo mondo che non è libero e sfidarlo, ho deciso di diventare
così profondamente libera che la mia stessa esistenza è un atto di ribellione –
ed è quello che dobbiamo fare tutti.
Senza
ulteriori commenti, se non l'osservazione ripetuta che la credibilità di una
mistificazione richiede sempre di circondarsi di verità frammentarie per
rendere credibili le proprie accuse, sono nauseato da questo delirio di stampo fascista
il cui misticismo banalizza e rafforza il dominio falsando gli effettivi
misfatti degli uomini del potere nell'apoteosi finale di un “cospirazione”
mondiale descritta come opera di una “organizzazione
satanica tentacolare”!
Una
delle radici principali del postfascismo che comincia ad assaporare il potere –
ma è solo un antipasto all'italiana – è sempre la psicosi complottista che
circonda un dominio malvagio che invecchia male. La peste emozionale era già
evidente nella struttura caratteriale di Mussolini e Hitler, di Stalin e Pol
Pot, di Franco e Pinochet e così via, ma il peggio di questa peste è che non
risparmia nessuno mentre le sue mutazioni si moltiplicano nei laboratori
ideologici di una società che di democratico ha solo il nome usurpato.
Ahimè,
nessuno è immune alla demenza, senile o meno. Perfino Wilhelm Reich, che non
ringrazieremo mai abbastanza per essere stato il primo a denunciare, con grande
lucidità, il fascismo come la patologia sociale e politica centrale del
Novecento, ha finito la sua vita in preda a un complottismo imbarazzante.
L'aggressione
sistematica da parte del sistema dominante contro le sue tesi radicali che
denunciavano lucidamente il dominio psicosociale, ha finito per minare la sua
lucidità visionaria, così preziosa per l'umanità. Reich ha finito per
capitolare di fronte alla violenza incredibile dell'accanimento esercitato
contro di lui dai poteri capitalisti di ogni tipo (la scienza ufficiale e la
sua burocrazia poliziesca e mafiosa [la FDA – Food and Drugs Administration], i comunisti stalinisti del KPD da
un lato, Freud e gli psicoanalisti freudiani viennesi dall’altro). Assurdamente
imprigionato negli Stati Uniti a causa delle sue ricerche scientifiche –
inquietanti solo perché fuori dal comune, come le ZAD di oggi – quest'uomo di
grande qualità morto in carcere ha finito per avallare tesi imbarazzanti, una
delle quali, e non la meno delirante, fu di credersi lui stesso un extraterrestre!
Forse
che ciò significa che tutta la sua ricerca è una paranoia? Per niente.
Persino
nelle attuali tesi complottiste in circolazione accelerata, del resto, non c'è
solo paranoia. Ed è proprio questo il pericolo maggiore. La cosa più urgente e
difficile è cogliere gli imbrogli del potere produttivista in tutta la loro estensione
senza finire nel delirio del fascismo caratteriale da cui nessuno è vaccinato. Il
che rassicurerà forse i no-vax, ma non me. Perché, in fondo, il complottismo è
un'ultima forma perversa del dominio e dell'incredibile nocività del
capitalismo produttivista spettacolare.
L'ingenua
ignoranza di una coscienza turbata dal potere percepisce il pericolo reale
senza comprenderlo nella sua struttura funzionale. Impotenti a combatterlo
nella sua complessità, si propende allora facilmente per tesi complottiste che
propongono la loro interpretazione cervellotica al posto della narrazione
dominante. L'azione storica del fascismo politico nel Novecento è passata
ovunque attraverso i giochi di prestigio del complottismo populista e questo
rimane il meccanismo funzionale del postfascismo attuale, di cui il complottismo
è un prezioso cavallo di Troia.
Il
post-fascismo è sorto con l'ascesa del negazionismo riguardo alla soluzione finale nazista. Ora è
cresciuto diversificandosi. Chi osa denunciare la peste emozionale che imperversa
a 360 gradi, paga subito il prezzo della sua contestazione attraverso
aggressioni e minacce deliranti che costituiscono l'essenziale panoplia del carattere
fascistizzante e della sua logica intimamente mafiosa: "Parli troppo mio caro untermensch e la pagherai,
sporco ebreo, sporco comunista, frocio, terrorista, antipatriota, anarchico,
migrante, seguace del culto satanico”! Tutto questo, però, non sempre è
detto esplicitamente perché il postfascismo si vuole politicamente corretto e avanza
sotto mentite spoglie pur perseguendo lo stesso obiettivo totalitario del
padre. Adesso, inoltre, per adattarsi all'evoluzione ideologica dei tempi si traveste
volentieri da donna, pur restando profondamente patriarcale. È certo, comunque,
che i suoi migliori alleati sono i suoi falsi nemici. I figli mercenari di
capitalisti liberali che facevano affari con Hitler non si fanno scrupoli a
favorire il ritorno della peste in una nuova messa in scena.
Il
postfascismo, erede del fascismo sconfitto militarmente dal capitalismo
antifascista nel 1945, costituisce l'ultimo stratagemma del produttivismo per
sopravvivere alla sua fine. Il suo disegno ultimo è la soluzione finale di una
società nichilista. I complottisti e gli anti-complottisti sono altrettanto
funzionali a questo progetto sostenuto dal mondo di cui hanno tanta paura.
Questa paura la vogliono condividere, perché niente, meglio della paura del
diavolo, prepara il popolo a subire nuovi crimini, a sopportare nuove forme di
sfruttamento redditizio. Nell'esempio dello spettacolo virale, per alcuni, i
sub-umani erano i vaccinati, per altri i non vaccinati. Il razzismo
postfascista ha chiaramente cambiato il software, non l'artificialità
pestifera.
Dubito ergo sum: la potenza
rivoluzionaria del dubbio contro il ricatto reazionario del debito.
Il
progresso industriale e planetario del produttivismo schiavista rivendica il
merito, molto relativo ma non falso, di aver sostituito le catene di un tempo con
la carta di credito. Il capitalismo ha creato il suo moderno Frankenstein,
salariato o disoccupato – due condizioni dello stesso lavoro forzato, con o
senza occupazione. Tuttavia, il capitalismo non è affatto un complotto, è il
coerente funzionamento globale di una civiltà gerarchica che afferma la
superiorità e i privilegi di pochi su scala planetaria, di un'oligarchia
finanziaria decisa a imporsi sugli altri senza concessioni, quindi obbligata a
trovare dei trucchi per far inghiottire il duro boccone a chi evidentemente non
ne vuole sapere. Perché, non lo ripeteremo mai abbastanza: tra gli esseri
umani, una coscienza pacifica è sempre stata sensibile all'empatia, alla
solidarietà, al mutuo soccorso. Questo significa manifestarsi come esseri umani
tra i viventi, superando il predatore primario che si accontenta di
sopravvivere a spese altrui.
Il
capitalismo fonda il suo potere sull'appropriazione privativa e sull'invenzione
di un debito economico contratto nei suoi confronti da tutta l'umanità che
dovrebbe rimborsarlo con un lavoro senza fine. La valle di lacrime imposta
dalle religioni del cielo e poi da quella molto terrena dell'economia politica
è solo un imbroglio basato su una falsa verità alla quale un'umanità liberata
dovrebbe opporre un dubbio ontologico. Perché l’assenza del dubbio alimenta il
brodo di coltura di tutti i fascismi da combattere come espressione di un
misticismo manipolatore il cui populismo si oppone al potere in atto preservando
il Leviatano.
Allo
stesso modo, quello che mi dà fastidio degli antifascisti militanti non è il
loro antifascismo post prandium, ma
il fascismo rosso che spesso oppongono oggi, a ottant'anni dalla sconfitta
militare del nazismo, alle bande di neonazisti e postfascisti in agguato. Tutti
questi tifosi di populismi opposti sono i figli illegittimi di uno Stato che ha
inghiottito la nazione, riducendola a inni guerrafondai e bandiere
suprematiste. Lo stupro patriarcale della nazione materna da parte dei
nazionalisti statalisti di qualsiasi patria (il territorio del padre) fu al cuore
della transizione dall'Ancien Régime al moderno mondo capitalista.
Bruni, rossi, gialli o a pois, fondamentalisti o democratici che si dicano, i
fascisti caratteriali combattono sempre per la stessa peste emozionale in cerca
di potere e di un dominio populista che sfrutta il popolo fingendo di
governarlo per amore.
Ciò
che recentemente mi ha infastidito intimamente, tanto nei provax che nei no-vax,
non è il loro argomento a favore o contro che conduce a una decisione libera, controversa
e contraria, su una scelta scottante. È la sicurezza mistica con cui
disprezzano tutti i credenti della parte opposta con la loro armatura rigida e
la loro ideologia a tracolla. La loro rabbia incontrollabile e incontrollata,
aggressiva e inefficace, denuncia la loro paura rimossa perché fuori controllo
e non riconosciuta come tale. Non abbiate
paura, mi viene da dire a chi, scarabocchiando sarcasticamente contro i
vaccinati questa stessa frase sui muri durante i tempi bui del confinamento, era
in cerca di un capro espiatorio per esorcizzare la propria paura – un’altra
ancora, confusa nell'impotenza collettiva.
Che
scenario patetico, insopportabile, i poveretti pronti a imprigionare come
delinquenti quanti rifiutano di vaccinarsi. Che follia delirante affermare,
duro come il ferro, che il vaccino ha ucciso e ucciderà a milioni intere
generazioni, inoculando la sottomissione, trasformando i nostri corpi in
cellulari – come se questi lanciatori di paranoie travestiti da sentinelle non
fossero già anche loro telefono-dipendenti e spie involontarie alla deriva nel virtuale!
In tutti questi tifosi ossessionati e rissosi, si percepisce una corazza
fascista che s’irrigidisce su entrambi i lati delle barricate spettacolari che
il sistema globale mette a disposizione dei suoi schiavi come una formidabile
trappola recuperatrice.
La
tragica oggettività della pandemia ha dato luogo a una reazione irrazionale di
fronte all'ignoto e ai pericoli che esso comporta. Tuttavia, allo stesso tempo,
l'evidenza del pericolo virale esistendo ben oltre le paure gonfiate o rimosse,
tutte le forme di misticismo eterogeneo propagate a livelli grotteschi sono
diventate mostruose e insopportabili.
Coloro
che negano la realtà della pandemia sono semplicemente preda di una negazione
della realtà che innesca sistematicamente una paranoia giustificatrice della
negazione. Coloro che aderiscono all'armata del potere dominante, alla sua
ideologia autoritaria e alla sua pratica repressiva hanno reagito in modo
pavloviano al virus, scaricando il peso e le responsabilità sul popolo
refrattario e sui suoi comportamenti disobbedienti. Costoro fanno parte del
gregge di servitori volontari che obbediscono, che votano, che pregano un dio o
che adorano direttamente la merce e sostengono il dominio che subiscono come un
progresso doloroso ma necessario: quello dell'orrore e dell'intollerabile a cui
non ci si sottrae rifiutando di portare la maschera né mettendola per
obbedienza e sottomissione. La società dello spettacolo ha toccato il grottesco
macabro quando il potere stesso si è mostrato di una duplicità e di un’incoerenza criminale a proposito della chiusura dei
letti d'ospedale e della mancanza di maschere di protezione.
L'indegnità
produttivista del potere capitalista mondiale ha avvelenato e partecipato al
massacro tanto delle sue prede sottomesse quanto dei suoi ribelli spettacolari.
Quando un mondo crolla, non c'è salvezza per coloro che lo abitano, se non
nella costruzione di un altro mondo da parte dei sopravvissuti non ancora finiti
male. I pro e i contro, rinchiusi insieme nei vagoni di un treno che va verso il
muro, non hanno alcuna possibilità di salvarsi litigando odiosamente tra loro.
Non a caso, invece, si assiste oggi, tra i sopravvissuti, a un disagio crescente
con accenni prerivoluzionari perché ormai tutti sanno intimamente, nessuna
ideologia esclusa, che il mondo di prima non tornerà più e che ci stiamo
avvicinando alla fine o a un nuovo inizio radicalmente diverso. Per questo si
sta diffondendo a macchia d'olio la sensazione che non è più questione di
lavorare come prima! Ciò che era già vergognoso e subito a malincuore è
diventato insopportabile, inconcepibile e ingiustificabile.
Ho
avuto, durante i due anni di confinamento, la sensazione del confronto tra due
opposti deliri oscurantisti che hanno occupato tutto lo spazio spettacolare
grazie al terrore generalizzato dal pericolo reale, improvvisamente
moltiplicato e coltivato, di soffrire e morire. Tenuto conto delle debite proporzioni
e delle differenze, la situazione mi ha riportato intimamente al periodo oscuro
chiamato in Italia gli anni di piombo,
successivi alla sconfitta del Movimento delle Occupazioni del maggio 68. Avevo
visto, allora, dei compagni smarrirsi, morire e far morire tragicamente nella
scelta suicida e delirante della lotta armata. Mezzo secolo dopo, ho visto
alcuni compagni no-vax morire di virus dopo aver rifiutato il vaccino. Ho
visto, e sono uno di loro, persone vaccinate con sintomi preoccupanti dopo la
puntura, ma non ho registrato persone che ne sono morte. Non pretendo, tuttavia,
di escluderne la possibilità.
Non
dico che il vaccino salvi né che uccida. Entrambe le ipotesi sono realistiche
perché qualsiasi farmaco che può guarire o proteggere può anche uccidere. E
alcuni più di altri, ma in questa situazione fuori controllo, io, come tutti,
non ho avuto altra verità che i miei dubbi. Li preferisco, però, a tutte le
certezze dei credenti che litigano per un paradiso e dei diavoli fantasticati.
Dico che farsi vaccinare è stata una parata discutibile da prendere o lasciare
senza che nessun fascista caratteriale di Stato o dell’anti Stato imponga la sua
scelta illuminata da ingannevoli candele ideologiche.
Non
dico che il vaccino sia inutile né che non uccida mai. Dico che l'evoluzione
mostruosa della civiltà produttivista e della società capitalista hanno creato
una tragica situazione di artificializzazione e impotenza di fronte ai pericoli
(di cui il virus è un esempio), e in particolare di fronte a rischi che sono in
gran parte la conseguenza della civiltà stessa.
Rivendico
l'autonomia dei soggetti – di quel che resta del soggetto sociale di ieri (la
classe) e di quello nuovo che appare (la specie) – mentre alcuni dei presunti
nemici del sistema hanno scelto di reagire come se la tragedia virale non
esistesse, rimuovendo la loro impotenza a combatterla e ad abolire una civiltà
sempre più micidiale.
Che
l'industria farmaceutica si sia rimpinzata nella vicenda Covid è un fatto
scontato nel produttivismo. È vergognoso e intollerabile, ma non modifica la
realtà delle cose. La civiltà produttivista si rimpinza dei nostri bisogni, ci
rende bulimici e ci avvelena. In effetti, è un enorme problema da risolvere, ma
ciò non significa che si debba vergognarsi di voler continuare a vivere, cercando
di nutrirsi il meglio possibile.
Ho
scelto spontaneamente, tanto tempo fa, di imparare a cucinare e condividere
convivialmente buoni piatti e ricette godibili, sfuggendo come meglio si può
all'industria alimentare e ai suoi veleni, anziché trasformare la nutrizione in
una stupida e patetica guerra ideologica tra chiese, sette e attivisti. Ci sono
dunque azioni che non richiedono barricate e bottiglie molotov, né una nuova
morale che prometta il paradiso a militanti in odore di santità, per imboccare
la via della rivoluzione sociale in tutta laicità.
Un
altro mondo è possibile, ma dovrà essere inventato e siamo sempre e solo all'inizio.
L'importante è continuare la lotta disprezzando qualsiasi chiesa dove si
finisce sempre per inginocchiarsi di fronte a verità tanto dogmatiche quanto
illusorie.
Il
virus che ha scombussolato il mondo per tre anni (che ritorni o meno, un altro
prenderà il suo posto un giorno o l’altro) è stato esorcizzato come un diavolo,
rimosso dai due greggi ideologici in lotta millenarista tra loro nel ghetto
planetario produttivista. Per alcuni era una sinecura inventata e gonfiata dall’orribile
complotto in corso, per altri un tragico inconveniente gestito al meglio dal
sistema dominante che ci ama e ci protegge come un buon padre. Entrambe le
chiese sono mostruose così come il loro credo è falso per ragioni opposte.
Più
che mai né dei né padroni, da tutte le parti. Aspettiamo il seguito, se ce ne
sarà uno.
Certo,
il covid 19 non è stata un'influenza benigna, non una finzione del potere completamente
inventata. È una piaga biologica che ha ucciso milioni d’individui.
Probabilmente meno di quanto ha preteso la propaganda di Stato pro-vaccino,
sicuramente più di quanto affermano le anime pie che denunciano, invece, un
vaccino micidiale che ucciderebbe come mosche le sue vittime ignare. Ebbene,
per quanto riguarda i decessi per virus o quelli per vaccino, sarebbe saggio attenersi
alle proprie conoscenze personali e non fare fiducia agli elenchi diffusi dalla
propaganda del sistema per la vaccinazione, né ai milioni di morti denunciati
dai detrattori del vaccino in caccia d’illuminati,
extraterrestri e altri pedofili fantasmatici, nuova versione
del diavolo tanto caro ai monoteismi di ieri e ai millenaristi di oggi.
Compagni e camerati del fascismo rosso, nero et
cetera, integralisti di ogni bordo, il capitalismo non è il diavolo, non è un
peccato, non è un complotto contro la patria. È un modo di produzione pronto a
tutto pur di imporre il proprio business planetario. Tutto è buono nel maiale sul
mercato dei gabbati: quello in cui si vendono armi in nome della pace
consumistica, giocando con lo spauracchio della guerra nucleare, quello in cui
il prezzo dei beni necessari aumenta per pura speculazione travestita da dati
di una pseudoscienza economica, quello di un virus che fa di un vaccino
fabbricato frettolosamente un dubbio sesamo non privo di pericoli, ma abbastanza
protettivo della salute in pericolo da permettere ai commercianti di
rimpinzarsi di miliardi di dollari o euri.
Senza
dubbio il capitalismo e i suoi scagnozzi hanno contribuito pesantemente alla
spettacolare mutazione del covid 19 in covid 1984. Arrivare a sapere se sia
inavvertitamente scaturito dall'artificialità strutturale del sistema o da un
cinico calcolo dei suoi laboratori mafiosi, non è certo indifferente, ma non
cambia l’essenziale: il capitalismo è capace di tutto, ma non sa fare tutto,
non fa tutto, tutt'altro. Non è uno scienziato, non un poeta, né Satana. È un
meccanismo specializzato nello sfruttamento e nella manipolazione delle sue
prede come macchina predatoria derivante dal produttivismo. Pensa solo al
denaro immediato di cui si nutre e agisce sempre di conseguenza. La natura ci
mette il naso, volens nolens, e gli
uomini subiscono, ridicoli, con la loro fragile scienza, le loro punture dubbie
e i loro fanatismi mistici. Appaiono come servitori volontari sempre in
ginocchio o come patetici millenaristi con i loro infusi miracolosi che
pretendono di curare il cancro, quando plastica, nucleare, pesticidi e
idrocarburi impestano il vivente all'infinito.
Parliamoci
chiaro: i rimedi della nonna, formula
dal tono sprezzante che offusca la reale importanza del contributo delle donne
al sapere umano in tutti i settori di una vita brulicante, sono indubbiamente
una vera ricchezza da non sprecare e da non dimenticare, un patrimonio prezioso
per vivere bene e curarsi in una natura organica. Prendiamo, però, esempio
degli Shouara, i cosiddetti Jivaros, amazzonici
riduttori di teste (tzanza) in lotta
perpetua contro l'addomesticamento. Mentre curano con la loro medicina
ancestrale, olistica, le malattie della giungla che la medicina coloniale non è
capace di guarire, sono pronti a utilizzare tutte le cure disponibili per
arginare le malattie originate dall'imperialismo coloniale.
Dobbiamo
imparare a curarci come a fare una rivoluzione: senza dei né padroni, tenendo
conto della realtà senza opporle l'irrazionale per esorcizzare la paura. Ogni
esorcismo è una pratica oscurantista. Un fischio nel buio. Non si può curare un
mondo malato di artificialità ignorando quest’ultima. Come non si cambia un
mondo violento con la violenza. Certo, si ha il diritto di difendersi con ogni
mezzo ma qualsiasi creazione, individuale o sociale, richiede pace, empatia,
solidarietà per sbocciare. Non ci si libera della peste emozionale che rode
agendo come appestati, vale a dire cercando di imporre la propria credenza caratteriale
a chi ne dubita. Un altro mondo possibile non può che essere una complessità di
mondi diversi, un mondo che includa altri mondi favorendo la sublime jam session delle melodie di idee ed
esperienze diverse.
Tra tutto
quello che ci hanno insegnato gli zapatisti, questa tesi che ho appena ripreso
non è la meno importante. Riconoscere il diritto altrui di sbagliarsi permette
di ridurre il proprio rischio di sbagliare. È solo un inizio, ne sono
cosciente, l’ho detto, ma non è poco. Il resto seguirà, forse, se – né
ottimisti né pessimisti – si sarà capaci di continuare la strada senza
illusorie certezze, spinti dalla volontà di vivere e illuminati dalla fiaccola
del dubbio dialettico. La saggezza non arriverà mai in modo definitivo, ma si
può cominciare a praticarla rifiutando sistematicamente la stupidità inquinante
di tutte le credenze. Così si può provare ad aprirsi la via nella ricerca della
felicità per ciascuno e per tutti.
Sergio
Ghirardi Sauvageon, 14 luglio 2023
Per una bibliografia tutt'altro che esaustiva sulla civiltà
gilanica (dal greco gyné donna + lyein/lyo liberare), ricordo: Marija
Gimbutas, The Gods and Goddesses of Old
Europe, 7000 to 3500 BC: Myths, Legends and Cult Images, Thames e Hudson,
Londra 1974. Marija Gimbutas, The
Civilization of the Goddess: The World of Old Europe, Harper, San Francisco
1991. Marija
Gimbutas, Le langue de la Déesse,
Editions des Femmes, 2005. Riane
Eisler, Il calice e la spada, R. Laffont, Paris 1989. Riane Eisler, Sacred Pleasure: Sex, Myth, and the Politics of the Body – New Paths to
Power and Love, Harper, S. Francisco 1996.
Nella mia riflessione, intendo per misticismo non l'apertura
intelligente e sensibile a una realtà complessa che ci sfugge e che cerchiamo
di comprendere, ma più precisamente l'erranza dogmatica di una "deformazione irreale e metafisica delle
impressioni sensoriali e delle sensazioni organiche", W. Reich, Etere, Dio e diavolo, Sugar, Milano 1974.
Il primo documento che denunciava senza remore un “complotto”
statale per contrastare un movimento sociale molto caldo in Italia nell'autunno
del 1969, fu un volantino situazionista dal titolo premonitore: “Il Reichstag brucia?”.
Si veda, in proposito, lo studio di W. Reich sulle origini della
natura compulsiva della morale sessuale, L’irruzione della morale sessuale coercitiva, Sugar, Milano 1972.
πάντα ῥεῖ – Complots, délires et mensonges
propagandistes
Où je vais me répéter souvent par hâte de percer la
carapace rigide de ceux qui se gargarisent de rage révolutionnaire sans arrêter
de patauger dans leurs égocentriques liturgies mystiques
Pour devenir roi ou empereur, il a toujours fallu avant
tout et surtout convaincre les autres à devenir des sujets. Comment on a fait,
tout au long de l’histoire, en y réussissant si bien, en fait ? Repondre à
cette question préliminaire passe, de façon prioritaire, par la dénonciation de
la manipulation idéologique et psychique des consciences qui, aujourd’hui plus
que jamais, est un des piliers de la domination. Sommes-nous encore face à un diable à exorciser ou à la stratégie
intime d’un pouvoir qui alimente et promeut la fausse conscience intégrée de
ses cobayes ?
COMPLOTISME ET ANTICOMPLOTISME sont deux interprétations
de faits historiques opposées et similaires, deux arlequins au service d’un
seul patron : la domination.
Partons du général et commençons par constater que
complotisme et anticomplotisme existent bel et bien, mais ne correspondent pas
exactement, et même assez peu, aux réflexions, situations, dénonciations et
recherches les concernant. Car ce genre d’erreur récurrente touche autant ceux
qui croient dur comme fer à l’existence d’un complot que ceux qui en nient
l’existence avec suffisance. En fait, là où ils prennent forme, ces deux
positionnements antagonistes sans preuves vérifiables sont deux complotismes opposés dans le sens ambigu
et psycho-labile que ce concept implique. Comme l’enfer pour Sartre, les
complotistes sont toujours les autres.
J’appelle donc complotisme toute interprétation
paranoïaque ou consciemment trompeuse d’une donnée, d’un fait, d’une situation.
Le complotisme est le savoir de l’ignorance poussée par la haine ou par un
quelconque intérêt subsidiaire, économique ou psychologique. Il peut être
conscient et opportuniste ou inconscient et paranoïaque ; il concerne
autant les dominants que les soumis et les serviteurs volontaires. Entre mille
difficultés et confusionnismes, orphelins d’une conscience de classe vaincue
par le consumérisme, les révoltés ont la tache historique d’y échapper et de
transformer ce manque de lucidité en une conscience d’espèce, quitte à devenir
eux-mêmes les pires diffuseurs de la paranoïa des esclaves si utile à la
perpétuation de l’esclavage.
Dans l’histoire de l’humanité confisquée depuis dix
millénaires par une civilisation productiviste désormais planétaire (c’est cela
la mondialisation dont on parle à tort et à travers en l’appréciant ici comme
un progrès, en la haïssant là à cause de tous ses effets secondaires
meurtriers), des stratégies manipulatrices variées, facilement assimilées à des
complots, ont été une pratique habituelle de groupes suprématistes cherchant à assoir
leur domination ou à la confirmer. Mafias et États, même combat. La civilisation productiviste, fondée sur l’esclavage
de classe et de genre, n'a eu de cesse d’inventer les psychodrames
suprématistes qu’elle impose à ses proies : les femmes et les hommes (mais
les autres animaux aussi, domestiqués, exploités ou mangés depuis toujours)
dont le travail forcé assure et accroît la richesse accumulée par
l'exploitation des énergies du vivant et de la nature.
Depuis ses débuts, le
productivisme patriarcal a combattu une libre expression spontanée de la
communauté humaine fondée sur l'entraide et le partage dans des sociétés à
structure matricentrique. Le patriarcat s’est affirmé par l’irruption systématique
de sa morale sexuelle coercitive dans les communautés égalitaires et non
hiérarchisées que des recherches archéologiques récentes nous ont fait
connaître en les qualifiant de gylaniques.
Ce modèle d’organisation sociale, caractéristique de certaines espèces de
mammifères dont une partie de la nôtre, a été sans cesse agressé, puis vaincu et
subjugué, par les mécanismes prédateurs d'une inhumanité très répandue chez les
anthropoïdes, où la bête sauvage prend systématiquement le dessus sur
l'empathie avec ses semblables et avec le vivant tout court. Ainsi a-t-on
progressivement tétanisé la création de l'humain, cette œuvre d'art inachevée
où circule l'amour plutôt que la haine, l'égalité plutôt que la domination, la
paix plutôt que la guerre, la jouissance orgastique et non le défoulement
sadique. Tout le contraire de
ce qu’aujourd’hui on appelle scandaleusement le progrès, la civilisation.
Dans un tel contexte historique, les idéologies
complotistes (dont l’anticomplotisme fait partie) sont le symptôme d’un fléau
fonctionnel à la domination. Dans notre époque qui se dit moderne, elles
peuvent varier de l’antisémitisme négationniste au sionisme anti palestinien,
du suprématisme blanc typique de l’intégrisme chrétien aux hiérarchisations
vampiriques d’autres mysticismes en tous genres qui empestent le vivant.
Or, pour soigner toutes les variantes de cette peste émotionnelle caractérielle
qui glisse facilement vers un fascisme politique répandu par la civilisation
productiviste et par le capitalisme planétaire, il n’y a pas d’autre antidote
que la poésie orgastique de l’humain et la conscience qui va avec. C’est
pourquoi le désir créateur d’harmonie du vivant est la cible préférée de tous
les fascistes caractériels (toutes idéologies confondues !) qui en font le
bouc émissaire phobique de leurs viols d’obsédés du pouvoir.
Chaque fois que la peur de
l'inconnu déferle, la capacité humaine à l’affabulation est le premier
déclencheur de l’arme redoutable de la manipulation. Tous les pouvoirs en
abusent – ceux intimes et personnels et ceux qui concernent la vie collective, la
communauté sociale. Chaque fois que la conscience est accablée par une peur
quelconque, la spiritualité naturelle produite par le dialogue entre le corps
et l’esprit dont est composé l’humain s’effrite spontanément en spiritualisme
maniaque, antichambre de tout mysticisme. Plus la peur est profonde, intime et
refoulée, plus l’impuissance déferle, plus n’importe quel délire peut abuser
l’individu qui doute et hésite.
Freud (qui, avec Albert
Einstein pour complice, a siffloté pendant la nuit fasciste un obscène éloge
dithyrambique de Mussolini, avant que celui-ci ne sombre dans la deuxième
guerre mondiale) avait pertinemment remarqué – mais sans l’appliquer à lui
même, hélas – que le promeneur qui siffle dans la nuit pour conjurer sa peur du noir,
arrive effectivement à se rassurer, mais sans y voir plus clair pour autant.
Comme quoi, il faut toujours se méfier – en évitant de sombrer à son
tour dans un piège paranoïaque – d’une intelligence dont la
sensibilité est contaminée par le pouvoir de classe ou de genre, donc par
l’impuissance orgastique à vivre, par la haine ou l’opportunisme que l’économie
entretient et dont elle surtout profite.
Evidemment, tout cela n’est
pas particulièrement étonnant, ni nouveau. Ce qui est nouveau est l'extension
de la toile d'araignée du virtuel qui encercle le réel, rendant presque
impossible de discerner où finit le réel et où le spectacle, source privilégiée
de tous les délires mystiques postmodernes, commence. On est là au point précis
d’un aleph où le mensonge spectaculaire modifie le scénario du vivant sans que
celui-ci ne s'en aperçoive et soit capable de réagir.
En quelque sorte, à première
vue, l'histoire de l'humanité dans la civilisation productiviste se presente
comme une succession de complots réussis ou ratés, mais il est fondamental,
quand on s’interroge à ce propos, de distinguer le vrai du faux selon que le
complot en question soit prouvé par les faits ou qu’il s'alimente d'une
paranoïa qui traque incessamment la connaissance comme un parasite naturel.
C’est grâce à cette pathologie de l’esprit qu’on peut cacher des complots réels
ou inventer des complots fictifs, doublant ainsi le potentiel du mensonge et
rendant la recherche de la vérité toujours plus douteuse.
Complotistes et
anticomplotistes naviguent sur le même bateau idéologique qui abrite des
esclaves qui se croient libres – ce qui est la pire condition pour des esclaves ! Car
ainsi, par la force et la persuasion, le pouvoir confirme l’obligation du travail forcé et absolu pour
les dominés qu’il apprivoise,
assujettit, exploite : ce qu’on appelle la domestication. Car, dans un monde où l’on invente ou
cache des complots, où on les subit ou en profite, l’illusion sur le vrai et le
faux est une source primaire de soumission à une servitude volontaire ou à un
délire paranoïaque qui renforcent la domination en changeant uniquement le
mythe de référence. Grâce à cette œuvre de « diabolisation » déguisée
en exorcisme tout semble pouvoir changer alors que rien ne change car elle ne
fait que confirmer la subordination idéologique nécessaire au
productivisme.
Le milieu social prédateur
du productivisme capitaliste dégage une fausse conscience sans bornes qui
s'ajoute et se mêle à la tendance naturelle à inventer des mythes là où
l'information – donc la connaissance des faits – manque de données certaines
et vérifiées. Jamais la thèse 124 de La
Société du spectacle de Guy Debord n’a été plus vraie : « La
théorie révolutionnaire est maintenant ennemie de toute idéologie
révolutionnaire, et elle sait qu’elle
l’est. »
Dans une société plus
spectaculaire que jamais, la copie ne se distingue plus de l’original ;
dans une réalité de plus en plus grignotée par le virtuel, distinguer le vrai
du faux, devient toujours plus difficile, sinon impossible. L’essence de la
domination se répand, protégée par un tissu de mensonges entretenus. La vérité des
faits et des intentions est polluée par une propagande programmée qui utilise à
ses fins toutes les ficelles d’une manipulation médiatique devenue quotidienne.
Dans le spectacle social, mélangeant
falsifications et mises en scène, la novlangue du pouvoir applique une science
de la manipulation qui s’est affinée à l'école freudienne et postfreudienne.
Par une panoplie de mots
captifs à qui on fait dire ce qu’on veut faire entendre aux cobayes, la
domination a énormément profité du maniement de l’inconscient à des fins
psychosociales et psycho géographiques de manipulation des consciences. Edward L.
Bernays, neveu de Sigmund Freud dont il avait appris l’essentiel, fut un
exemple souverain de la pratique de ce pouvoir de manipulation de l’inconscient
devenu aujourd’hui une vulgaire banalité publicitaire – et pourtant plus opérationnelle
que jamais. C’est lui qui, il y a un
siècle, a convaincu un tas de suffragettes de fumer comme signe d’émancipation lors
d’une manifestation féministe, garantissant ainsi aux femmes le droit au cancer
et aux capitalistes du tabac de juteux dividendes aux frais de l’autre moitié du ciel.
Le caractère pervers
narcissique, plus répandu que jamais dans la société du spectacle intégré, joue
sur le brouillard qui entoure le savoir et sur le sentiment de culpabilité
intériorisée, se manifestant autant comme une mortifère arme de séduction
individuelle que comme un mécanisme nuisible de manipulation de masses. Entre le
prédateur sexuel qui hypnotise ses proies en manipulant leurs émotions intimes
et les employés mercenaires des médias qui manipulent la conscience collective
pour faire intérioriser à chaque sujet le bien-fondé de la domination, il y a
continuité et ressemblance. Ou plutôt, plus précisément, une même technique
pédagogique, fondée sur le viol psychique de consciences intimement fragilisées
par l’artificialité du monde, finit par affaiblir gravement jusqu’aux corps qui
abritent ces consciences. On voit alors que même la servitude la plus
volontaire a besoin d’être éduquée pour bien fonctionner et obtenir le résultat
voulu par la société dominante : que chaque brebis devienne finalement son
propre chien qui aboie à la lune.
L’exploitation de l’homme, de la femme et de la nature
peut être ressentie improprement comme l’effet d’un complot, alors qu’elle est
un suprématisme exercé par une classe, une caste ou un genre qui font des biens
communs leur appropriation, leur privilège. On est alors confrontés à un projet
de société à connotation politique, réactionnaire ou révolutionnaire selon le
contexte, dont l’unique but global, conscient ou pas, est celui d’obtenir,
conserver, accroître la domination. Cela n’est pas une conspiration, c’est une
maladie de la puissance orgastique qui se délite en pouvoir. On peut, en
revanche, parler pertinemment de complot si la conjuration concerne un groupe
limité d’acteurs et si elle a un but précis et facile à résumer. Il y a donc
ressemblance entre un complot et les manigances exercées par un groupe
suprématiste d’une quelconque nature qui vise le pouvoir ou le détient, mais il
y a aussi une radicale différence. Car le Léviathan ne cache pas sa domination.
Au contraire, par la force et la persuasion, il établit la légitimité de son
pouvoir législatif et du monopole de la violence nécessaire à gagner le soutien
servile de ses sujets, accablés par un cruel manque de conscience orgastique,
refoulée et ignorée jusqu’à l’impuissance.
Comme dans l’Athènes ancienne qui a inventé sa
démocratie, directe mais très relative, toute oligarchie (le pouvoir dans les mains d’un petit nombre, en grec ancien) ne
cesse d’imposer sa maîtrise sur des masses naïves, sur un peuple parfois
simplet et à côté de la plaque, mais assez souvent lucide, sincèrement déterminé
à construire une société d’entraide et de partage et non une societé
d’esclavage et de domination. L’opposition entre ces deux attitudes poétiques
(n’oublions pas que le verbe poiein
en grec signifie faire, passer à l’acte)
est une constante de la question sociale, mais dans la nature humaine ces deux
options se contredisent et se bagarrent, car l’amour et la haine, l’empathie et
la prédation, pour être incompatibles, n’en sont pas moins présentes alternativement
dans l’identité complexe du primate intelligent et sensible qui est l’être
humain. L’histoire nous répète sans cesse que de lui peut donc jaillir le meilleur
ou le pire, un crime contre l’humanité ou une œuvre d’art aussi imparfaite que
séduisante et perfectible à souhait : l’humain de l’amour qui s’enivre de
la vie, l’inhumain de la haine qui tue et meurtrie. On ne peut que le
constater : l’être humain est capable de tout, du plus sublime au plus
sordide. Il l’a prouvé et continue de le faire, jusqu’à envisager sans broncher
l’Armageddon nucléaire qui réglerait définitivement la question.
On pourrait penser, toujours à tort, qu’il existe dans la
nature un complot spontané ourdi par les lions et autres fauves contre les
gazelles et autres herbivores. Le carnassier se tapit dans l’ombre pour attaquer
sa proie, mais personne n’a jamais qualifié cela de complot. Cela s’appelle la loi de la jungle, le combat naturel
pour la vie entre les espèces animales, végétales e minérales qui composent le
monde, la terre, les planètes, l’univers. Le « complot » spontané de
la vie n’est pas un complot mais un fonctionnement primaire. Le concept de
complot présuppose une trahison consciente des conditions naturelles ou la
rupture d’un pacte mutuel, ce que les bourgeois (grands spécialistes en
complots humains, les seuls d’ailleurs effectivement concevables en tant que
tels) définissent dans la langue de Shakespeare comme « la trahison d’un gentleman’s agreement », la rupture
d’un accord mutuel entre gentilshommes (pour les femmes on verra éventuellement
plus tard, comme c’est le cas depuis que sévit un « complot »
patriarcal les visant).
Il faut absolument tenir compte du fait qu’un complot –
vrai ou faux – implique une rupture avec la volonté générale, l’infidélité à un
accord stipulé pour former une communauté de gens civilisés qui se prétendent
purifiés de la férocité animale primitive et des actions sauvages des
soi-disant sous-hommes dépourvus d’humanité (Untermenchen ! Les
nazis braillaient ce concept complotiste de base qui signe tout suprématisme,
toute hiérarchie de domination, tout fascisme obsédé par le viol meurtrier et
suicidaire de l’être humain). Ce n’est pas par hasard que la fasciosphère est particulièrement
friande de théories complotistes qui font d’ailleurs rage dans les réseaux
sociaux autant de droite que de gauche – réseaux virtuels qui, dans un monde
toujours plus artificiel et suprématiste, gèrent la pathologie communautariste
en remplaçant, sur Facebook ou ailleurs, les multitudes rassemblées autrefois
autour du Führer ou du Petit Père des Peuples, avides d’un
discours de haine, porteur de mort.
Dans l’histoire récente, on peut trouver des exemples de
complots avérés qui ont d’ailleurs subi des manipulations et des lectures
complotistes de tout bord : l’incendie du théâtre Diana à Rome en 1921
pour conforter la prise de pouvoir des fascistes, puis l’incendie du Reichstag
à Berlin en 1933, exploité par les
nazis qui l'attribuèrent à un complot communiste ; enfin, plus
récemment, les bombes du 12 décembre 1969 à Milan que les italiens de l’époque concernés
par la manipulation ont immédiatement dénoncées comme « una strage di Stato »
malgré les efforts du pouvoir pour déguiser ce massacre d’État à connotation fasciste comme un acte terroriste
anarchiste. On pourrait en citer d’autres, bien sûr.
Le complot impliquant toujours une conjuration, Marx n’a
jamais parlé de complot dans sa critique radicale de l’économie politique, donc
du capitalisme qui l’incarne. Le capitalisme n’est pas une trahison, c’est
l’imposition d’un productivisme constamment renouvelé dont le projet moderne
est caractérisé par l’enchainement d’éléments divers à plusieurs facettes,
toutes liées entre elles : la découverte d’un univers exploitable de
dimension planétaire qu’on a appelé nouveau
monde, l‘évolution exponentielle du savoir-faire technique vers une
industrialisation forcenée qui a progressivement modifié l’activité et la
structure même du vivant, le tout coordonné par une nouvelle religion laïque
universelle appelée économie politique.
À commencer par la création des banques et l’établissement d’enclosures sur les
terres fertiles, on a révolutionné la relation étroite des humains à la terre
comme principale, sinon unique, source naturelle d’une richesse que le système
dominant a vouée de plus en plus à l’appropriation privative économiste et non
pas au partage.
Par la révolution industrielle, l’essor de la marchandise
et de sa valeur fétichisée, héritière bien terrestre du pouvoir de nuisance de
toutes les divinités productivistes ancestrales, a fait de l’aliénation et de
la réification le centre de toutes les relations sociales. Le capitalisme est
le mode de production mondialisateur
par lequel la bourgeoisie marchande a terrassé l’Ancien Régime de la noblesse
archaïque. Ce phénomène planétaire, autant économique que politique, a vu le
jour au cœur de l’Europe chrétienne avant de se répandre partout comme l’évolution
logique de la domination globale de la civilisation productiviste, elle-même
responsable d’avoir terrassé la civilisation gylanique, progressivement
disparue de l’Europe ancienne comme un secret jalousement gardé.
Je renvoie, à propos de la civilisation gylanique, à
l’énorme travail de recherche de Marija Gimbutas dont j’ai déjà donné quelques
références bibliographiques ; selon elle, depuis la préhistoire récente, l’irruption du productivisme patriarcal et
de sa morale sexuelle coercitive
fut un progrès et une nuisance à la fois : progrès de la domination
productiviste, nuisance délétère pour une harmonie sociale jamais complètement
réalisée, devenue, ensuite, de moins en moins explorée et praticable.
L’existence ancienne d’une civilisation gylanique a été, en effet, clairement
refoulée, ignorée au point qu’aujourd’hui on a presque perdu les repères
historiques minimaux de cette civilisation foncièrement acratique dont la
centralité féminine garantissait une jouissance partagée et totalement
étrangère à une quelconque hiérarchie matriarcale revendiquée par un féminisme
sectaire.
Parmi les êtres humains, une
conscience pacifique et égalitaire, libre et orgastique, a toujours été
sensible à l’empathie, à la solidarité, à l’entraide. Cette fragile prise de
conscience n’a jamais dominé le monde, mais a toujours été une paisible
alternative civilisationnelle à la tendance prédatrice de l’humain que le
patriarcat a imposé au détriment d’une centralité féminine acratique sortie du
radar des humains en guerre entre eux. Perte tragique, car s’afficher en
humains parmi les vivants, c’est dépasser le prédateur primaire qui se contente
de survivre aux dépens des autres.
Je pense que la vie est une
œuvre d’art trop souvent inachevée, une création perpétuelle jaillissant d’une
conscience pratique de soi et du monde, de la communauté et du vivant. La vie
contre la mort, éros et thanatos. Hélas,
on n’est jamais à l'abri du retour du primaire et de la fausse conscience qui
l’accompagne. C’est alors que l'affabulation guette en poussant vers cette
prédation qui est la partie bête et méchante à dépasser pour devenir humains et
ne pas se contenter d’une survie misérable.
Personne n’aime spontanément
subir le pouvoir d’autrui, être dévoré physiquement ou intellectuellement, tué
ou exploité, même si, depuis la nature primitive, la lutte pour la survie est
de mise. Hélas, dans sa logique barbare, la civilisation productiviste, fondée
sur l’esclavage et l’exploitation du vivant et de la nature, a réduit les
humains, et les femmes en particulier, à être les proies potentielles d'une
agression qui assume parfois le visage d’un vrai complot caché sous forme d’une
conjuration fabriquée de toute pièce. Réelle ou imaginaire, cette cabale
seconde toujours les dominants qui œuvrent pour établir et renforcer leur
pouvoir.
En remontant aux sources on peut se poser des
questions : la religion est elle le complot imaginaire qui comprend tous
les autres ? La manipulation idéologique est-elle elle-même un
complot ? Or l’idéologie existe et les complots aussi, mai les deux termes
ne sont pas synonymes, ils sont seulement similaires, ayant pour but commun
d’embobiner la proie en question : l’être humain.
Le risque d’un complot a toujours existé dans toute
société, mais sa forme moderne techno dépendante est un outil de la société du
spectacle pour déguiser et faire intérioriser ses manipulations. Comme on
exorcisait la présence présumée du diable dans des corps meurtris par
l’impuissance orgastique afin de mieux dissimuler les effets souffreteux de la
sexophobie religieuse archaïque, on invente des illuminati et des extraterrestres
en tout genre pour manipuler l’impuissance paranoïaque d’un peuple qui patauge
dans le mysticisme, incapable de dynamiter le pouvoir de classe et de genre qui
l’a réduit en esclavage, proie d’un travail sacralisé et d’une marchandise
fétichisée. Personne n’est à l’abri de cette chute dans la paranoïa sociale
avec ses innombrables affabulations qui guettent l’humain apeuré, frustré et
confus.
Ce mécanisme pathologique est désormais dévoilé, à portée
de conscience, mais il continue à fonctionner de la plus belle des manières
spectaculaires. Tous les ennemis du capitalisme qui n’arrivent pas à déceler
les racines (productivistes et non pas complotistes) de ce mode de production,
ennemi fondamental de l’humain, se foutent un doigt dans l’œil de leur
conscience myope. Avant de s’effondrer comme un mur de la honte, l’idéologie
communiste a prétendu abolir le capitalisme au nom d’un productivisme égalitaire.
Foutaises tragiques, où la bureaucratie du Parti, avant-garde sacralisée du
prolétariat, s’est substituée à la bourgeoisie. Ainsi une oligarchie
politico-économique a pris la place, pendant soixante dix ans, d’une oligarchie
économico-politique aujourd’hui de nouveau sous les feux de la rampe sur toute
la planete en tant qu’oligarchie techno financière postumaniste et
postcommuniste. Et le Léviathan continue de sévir.
On sait désormais qu’au-delà des conflits spectaculaires
entre monstres fascisants opposés, le grotesque éloge de Stachanov dans
l’impérialisme soi disant soviétique était en parfait accord avec le self made man américain célébré par les
serviteurs volontaires du capitalisme occidental. Celui-ci, le temps d’une
guerre mondiale, a transformé ses camps de concentration au zyklon B en
supermarchés de l’empoisonnement de masse aux pesticides et autres nuisances
diverses. Hélas, on n’arrête pas le progrès, et maintenant – apothéose finale de l’aliénation et de la
réification gérées par une intelligence toujours plus artificielle – nous guette un crédit
social à la chinoise qui mêle, dans une horreur absolue au niveau planétaire,
transhumanisme et transcommunisme.
Dans sa phase terminale capitaliste, le productivisme a
transformé la capacité créative de l’humain à produire des biens pour bien vivre, en
une hubris suicidaire où on survit pour produire des biens économiquement rentables et pour cela de plus en plus
inutiles, voire nuisibles pour la vie. Le productivisme a ainsi développé des
tas de fruits empoisonnés : ses plastiques et ses cancers, son
réchauffement climatique et sa boulimie malsaine, sans limites. Après quelques
siècles d’Anthropocène ou Capitalocène (à vous de choisir), la nature nous présente
la note qu’on ne pourra payer ni en dollars ni en roubles, et pas davantage en
euro ou en yen.
On ne peut que se rappeler de la prophétie désormais
ancienne d’un sage chaman de ces autochtones d’Amérique qu’on a fait
disparaître en premier sans pitié ni respect : « Quand les derniers oiseaux seront morts, les chaleurs insupportables, les
dernières rivières asséchées, les derniers fruits gâtés, vous comprendrez
finalement, trop tard, qu’on ne peut pas manger, ni boire, ni respirer l’argent ».
À la destruction du vivant qui s’accentue, pré annonçant
celle plutôt probable de l’espèce humaine, ne reste qu’une voie de
sortie : la fin du productivisme et le retour à la vie organique dans une
communauté plurielle, lucide et autocritique, autogérée au quotidien, du local
au planétaire. C’est un choix urgent et nécessaire d’empathie avec le vivant
dont l’espèce humaine fait partie et dépend. Le salut ne viendra qu’en recréant
une société orgastique, acratique et solidaire, qui refuse toute hubris, toute
domination.
Si Marx écrivait aujourd’hui, il serait taxé de
complotiste par les uns, d’anticomplotiste par les autres. Or, même dans la
société du spectacle intégré, ceux qui dénoncent les manigances du pouvoir ne
sont pas nécessairement des chercheurs complotistes de complots à nier ou
dénoncer. Le pouvoir agit pour convaincre, séduire, s’imposer comme tout sujet
qui a pour but de domestiquer une proie, de l’apprivoiser en tant qu’objet
d’exploitation. Il faut donc apprendre à se méfier de toute vérité qui ne soit
pas vérifiée, si on n’aime pas devenir le dindon de la farce ou de l’anti farce
qui nous guettent. Les précieux lanceurs d’alerte, sentinelles de la conscience
d’espèce, ne sont pas des chercheurs de complots. Ils dénoncent ce qui pose
problème en se méfiant de toute interprétation mystique. Pour cela il n’y a
rien de mieux qu’utiliser la recette éprouvée de la méthode scientifique, avec
son humble conscience de savoir ne pas
savoir. On doit lutter sans relâche afin que l’outil de la science
elle-même ne soit pas bouffée pas une religion scientiste présentant ses dogmes
non vérifiés comme des vérités indiscutables. Jamais confondre disposition
confiante et acte de foi car la confiance inclut un esprit critique autonome,
la foi la soumission à une croyance dogmatique. Dénoncer ce confusionnisme
servile est la première des alertes à lancer au nom du principe de précaution.
Voici, en revanche, à enregistrer pour surtout ne pas le
suivre, l’exemple d’un délire mystique douteux à foutre à la poubelle de
l’histoire sans pour autant cautionner Big Pharma. Car les allégations qui y
sont étalées n’apportent pas la moindre preuve à l’appui, même s’il ne fait pas
de doute que la piqûre anticovid a été lancée comme une bouée dans la tempête
virale (d’où que celle-ci vienne) pour palier une gouvernance coupable de la
part du pouvoir –
une bouée d’ailleurs très juteuse pour ses producteurs. N’empêche qu’un crime
contre l’humanité –
comme toute accusation d’ailleurs –
nécessite des preuves concrètes pour éviter que l’imputation ne se délite en
calomnie, qu’elle soit intéressée ou paranoïaque. Ce n’est qu’en crachant sur
le délire fascisant de la falsification mystique qu’on arrivera à démolir la
monstruosité de la domination qui, par ailleurs, profite largement des théories
du complot qu’elle utilise comme contrefeu à ses magouilles productivistes.
La newsletter du naturopathe Michel DOGNA
(extraits ici en rouge, avec en noir quelques brèves notes ajoutées par moi)
évoque clairement un crime contre l’humanité prémédité et sans précédent :
TOUS LES
VACCINS, quels qu’ils soient, nouveaux ou “anciens”, SERONT DÉSORMAIS à ARNm
(même ceux obligatoires pour les nourrissons).
« C’est
un coup d'Etat invisible et impitoyable en cours. Nous savions qu'il allait
arriver et il prend forme » – Hervé Juvin (député européen sur la
liste du Rassemblement national aux élections européennes de 2019).
Je ne vais pas revenir sur les preuves, brevets et
factures à l’appui, bien antécédents au départ de l’épidémie (début 2020) que
j’ai édités dans mes news et reprises dans mon ebook « Vérités interdites
et savoirs coupables », que les faux vaccins en question sont de poisons
qui ont été dûment mis au point pour tuer ou au moins estropier une partie de
la population.
Soit
dit en passant que j’avais signalé depuis longtemps que l’argent récolté
chaque année sur Téléthon (télécons) ne servait jamais à financer la
recherche pour les maladies orphelines, mais pour nous détruire massivement –
Merci encore aux nombreux donateurs convaincus de faire une bonne action. (Dicton : l’enfer est
pavé de bonnes intentions….).
II
faut quand même une sacrée dose de naïveté pour continuer à faire confiance à
une société pharmaceutique qui a été condamnée à plusieurs reprises à des
amendes colossales en millions de dollars, la plus grosse s’élevant à 2,3
milliards pour pratiques mafieuses de marketing et multiples pots de vins
illégaux. (Je constate ici l’affleurement de données critiques
vérifiables, distillées à point pour corroborer le tas des certitudes
mystiques non étayées qui les entourent et les suivent). Quand on pense à
toutes ces femmes enceintes qui se sont actuellement laissées vacciner en priorité car soi-disant à haut
risque, et qui se retrouvent avec des bébés atteints de myocardite à la
naissance (dégât protéine Spike), alors que jusqu’ici les femmes enceintes
s’abstenaient même d’un cachet d’aspirine ! Que reste-t-il de l’instinct
maternel de conservation commun à tous les animaux ? (Pas un seul nom et prénom de ces pauvres mères et de
leurs enfants martyres).
On sait maintenant que lors des essais préliminaires effectués sur 159
000 personnes pendant les 12 premières semaines après le lancement du vaccin
32 500 personnes ont été atteintes de lésions diverses et plus de 200
personnes sont décédées. Pfizer et la FDA savaient dès le départ que les
injections ARNm étaient nocives pour le cœur des mineurs. Il a aussi été
révélé que 60 personnes sont mortes d’un AVC dans les jours qui ont suivi
l’injection. Mais il y a eu aussi : des lésions hépatiques multiples,
des hémorragies cérébrales, des thromboses dans les jambes et les poumons,
des troubles neurologiques incontrôlables, des inflammations articulaires,
des dommages aux testicules et réduction des spermatozoïdes, des dommages aux
ovaires et aux cycles menstruels, des grossesses avortées.
|
Il s’agit donc bien d’un crime prémédité contre
l’humanité sans précédent.
A noter que divers
chercheurs indépendants ont déclaré qu’aucun animal n’avait survécu à ces
expériences à base d’ARNm.
Allons-nous continuer à
nous soumettre et participer par notre adhésion à l’œuvre de mort de cette organisation
satanique tentaculaire, génératrice de misères et de souffrances sans
fin ?
Voici une
recommandation d’une grande âme que je ne citerai pas ici : quand pour
votre bien le gouvernement vous dit d’aller à droite, allez à gauche et
inversement (surtout
inversement, on dirait, en tenant compte de l’idéologie politique probable de
cette grande âme mystérieuse, vu « l’âme politique » des deux autres « grandes
âmes » citées dans ce texte : Hervé Juvin et Christine Anderson).
Déclaration de Christine Anderson (députée européenne de l’AfD – parti politique allemand de la droite populiste connu pour son opposition à l'Union
européenne et à l'immigration en Allemagne), qui (pour l’amour de
Dieu !) appelle les peuples du monde entier à prendre leur destin entre les
mains pendant qu’il est encore temps :
J’implore
vraiment le peuple et tous les peuples du monde : pour l’amour de Dieu, arrêtez
de donner à vos « gouvernements démocratiquement élus » le bénéfice
du doute – Ils ne le méritent pas, pas du tout !
Arrêtez
de rationaliser ce que fait votre gouvernement – Arrêtez de leur trouver de
bonnes intentions – Ils n’ont pas de bonnes intentions, jamais.
Dans
toute l’histoire de l’humanité, il n’y a jamais eu d’élite politique soucieuse
du bien-être des gens ordinaires – ce n’est en rien différent aujourd’hui –
Pourquoi cela le serait-il ?
Cessez
de leur accorder le bénéfice du doute, parce que je peux vous garantir qu’il
vous sera impossible de vous soustraire à une tyrannie par la contrainte –
c’est impossible ! En essayant de le faire, vous ne ferez que nourrir un
gigantesque alligator dans l’espoir d’être mangé en dernier – votre tour
viendra et vous serez dévorés.
Je
dois aussi demander au peuple : mettez fin à votre silence – exprimez-
vous !
Pour
l’amour de Dieu cessez de vous conformer ! Commencez à vous rebeller, ils
auront votre peau si vous ne leur résistez pas.
Je
vous exhorte également de cesser de voter pour ceux qui vous infligent cette
violence psychologique.
Pour
faire face à ce monde qui n’est pas libre, et le défier, j’ai décidé de devenir
si profondément libre que mon existence même est un acte de rébellion – et
c’est ce que nous devons tous faire.
Sans autres commentaires, sinon la remarque réitérée que
la crédibilité d’une mystification nécessite toujours de s’entourer de vérités
parcellaires pour rendre crédibles ses accusations, je suis dégoûté par ce
délire fascisant dont le mysticisme banalise et renforce la domination en faussant
les méfaits réels des hommes du pouvoir, dans l’apothéose finale d’une « conspiration »
mondiale décrite comme l’œuvre d’une « organisation satanique tentaculaire » !
Une des racines principales du postfascisme qui commence
à goûter au pouvoir –
mais ce n’est qu’un hors d’œuvre, un antipasto
à l’italienne –
est toujours la psychose complotiste entourant une domination méchante en train
de mal vieillir. La peste émotionnelle était déjà évidente dans la structure
caractérielle de Mussolini et Hitler, de Staline et Pol Pot, de Franco et
Pinochet et j’en passe, mais le pire de cette peste est qu’elle n’épargne
personne alors que ses mutations se multiplient dans les laboratoires
idéologiques d’une société qui de démocratique n’a que le nom usurpé.
Hélas, personne n’est à l’abri de la démence, sénile ou
pas. Même Wilhelm Reich, qu’on ne remerciera jamais assez d’avoir su le
premier, avec une grande lucidité, dénoncer le fascisme comme la centrale pathologie
sociale et politique du vingtième siècle, a fini sa vie en proie à un
complotisme fâcheux.
L’agression systématique de la part du système dominant
contre ses thèses radicales qui dénonçaient lucidement la domination
psychosociale, a fini par entamer sa lucidité visionnaire, si précieuse pour
l’humanité. Reich a fini par capituler face à la violence inouïe de
l’acharnement exercé contre lui par les pouvoirs capitalistes en tout genre (la
science officielle et sa bureaucratie policière et mafieuse [la FDA – Food and drugs Administration], les
communistes staliniens du KPD d’un côté, Freud et les psychanalystes freudiens
viennois de l’autre). Absurdement emprisonné aux Etats Unis à cause de sa recherche
scientifique –
dérangeante uniquement car hors norme, comme les ZAD d’aujourd’hui –, cet homme de grande
qualité mort en prison a fini par cautionner des thèses embarrassantes dont
une, et non la moindre, fut de se prendre lui-même pour un
extraterrestre !
Cela signifie-t-il que toute sa recherche est une
paranoïa ? Pas du tout.
Même dans les thèses complotistes actuelles, en
circulation accélérée, il n’y a d’ailleurs pas que de la paranoïa. Et c’est
justement cela le pire danger. Le plus urgent et difficile c’est de saisir les
manigances du pouvoir productiviste dans toute leur ampleur sans finir dans les
délires du fascisme caractériel contre lequel personne n’est vacciné. Ce qui
rassurera peut-être les no-vax, mais pas moi. Car finalement le complotisme est
une dernière forme perverse de la domination et de l’effective nuisance inouïe
du capitalisme productiviste spectaculaire.
L’ignorance naïve d’une conscience troublée par le
pouvoir perçoit le danger réel sans le comprendre dans sa structure
fonctionnelle. Impuissants à le combattre dans sa complexité, on penche alors
facilement vers des thèses complotistes qui proposent leur interprétation
fantaisiste à la place du récit dominant. L’action historique du fascisme
politique dans le vingtième siècle est passée partout par le tour de
passe-passe du complotisme populiste et cela reste le mécanisme fonctionnel du
postfascisme actuel dont le complotisme est un précieux cheval de Troie.
Le postfascisme a vu le jour avec l’essor du
négationnisme à propos de la solution
finale nazie. Maintenant il a grandi en se diversifiant. Quiconque ose
dénoncer la peste émotionnelle déferlante à 360 degrés, paie immédiatement les
frais de sa contestation par des agressions et des menaces délirantes constituant
l’essentiel panoplie du caractère fascisant et de sa logique intimement
mafieuse : « Tu parles trop mon
sous-homme, et tu vas le payer, sale juif, sale communiste, pédé, terroriste,
antipatriote, anarchiste, migrant, sectateur satanique ! » Tout
cela, néanmoins, n’est pas toujours dit explicitement car le postfascisme se
veut politiquement correct et avance masqué tout en poursuivant le même
objectif totalitaire du père. Maintenant, d’ailleurs, pour s’adapter à l’évolution
idéologique de l’époque, il se déguise volontiers en femme, tout en restant
profondément patriarcal. Il est certain cependant que ses meilleurs alliés son
ses faux ennemis. Les fils mercenaires de capitalistes libéraux qui faisaient
affaire avec Hitler n’hésitent pas à encourager le retour de la peste dans une
nouvelle mise en scène.
Le postfascisme, héritier du fascisme vaincu
militairement par le capitalisme antifasciste en 1945, constitue la dernière
ruse du productivisme pour survivre à sa fin. Son dessein ultime est la
solution finale d’une societé nihiliste. Les complotistes et les anticomplotistes
sont également fonctionnels à ce projet entretenu par le monde dont ils ont si
peur. Cette peur ils veulent la partager, car rien, mieux que la peur du
diable, ne prépare les peuples à subir de nouveaux crimes, à supporter de
nouvelles formes d’exploitation rentable. Dans l’exemple du spectacle viral,
pour les uns les sous-hommes étaient les vaccinés pour les autres les non
vaccinés. Le racisme postfasciste a clairement changé de logiciel, pas
d’artificialité pestifère.
Dubito ergo sum : la
puissance révolutionnaire du doute contre le chantage réactionnaire de la
dette.
Le progrès industriel et planétaire du productivisme
esclavagiste revendique le mérite, très relatif mais pas faux, d’avoir
substitué les chaines d’antan par la carte de crédit. Le capitalisme a crée son
Frankenstein moderne, salarié ou au chômage – deux conditions d’un même travail forcé,
avec ou sans occupation. Toutefois,
le capitalisme n’est toujours pas un complot, il est le cohérent fonctionnement
global d’une civilisation hiérarchique affirmant la supériorité et les
privilèges d’un petit nombre à l’échelle de la planète, d’une oligarchie
financière décidée à s’imposer aux autres sans partage, obligée donc à trouver
des combines pour faire avaler la couleuvre à qui n’en veut évidemment pas.
Car, on ne le répétera jamais assez : parmi les êtres humains, une conscience pacifique
a toujours été sensible à l’empathie, à la solidarité, à l’entraide. C’est cela
s’afficher en humains parmi les vivants, en dépassant le prédateur primaire qui
se contente de survivre aux dépens des autres.
Le
capitalisme fonde son pouvoir sur l’appropriation privative et sur l’invention
d’une dette économique contractée envers lui par l’humanité toute entière qui
devrait la rembourser par un travail sans fin. La vallée des larmes imposée par
les religions du ciel puis par celle bien terrestre de l’économie politique
n’est qu’une arnaque fondée sur une fausse vérité à laquelle une humanité
libérée devrait opposer un doute ontologique. Car l’absence de doute nourrit le
bouillon de culture de tous les fascismes à combattre comme expressions d’un
mysticisme manipulateur dont le populisme s’oppose au pouvoir en place tout en
préservant le Léviathan.
De
la même façon, ce qui me dérange chez les antifas ce n’est pas leur
antifascisme post prandium, mais le
fascisme rouge qu’ils opposent souvent aujourd’hui, quatre-vingt ans après la
défaite militaire du nazisme, aux bandes de néonazis et postfascistes qui
rôdent. Tous ces tifosis aux
populismes opposés sont les enfants illégitimes d’un État qui a englouti la
nation la réduisant à des hymnes belliqueux et à des bannières suprématistes.
Le viol patriarcal de la nation maternelle par les nationalistes étatistes de
n’importe quelle patrie (le territoire du père) fut au cœur du passage de
l’Ancien régime au monde capitaliste moderne. Qu’ils se prétendent bruns,
noirs, rouges, jaunes ou à pois, intégristes ou démocrates, les fascistes caractériels
se battent aujourd’hui encore pour la même peste émotionnelle en quête de
pouvoir et d’une domination populiste qui exploite le peuple en faisant
semblant de le gouverner par amour.
Ce
qui récemment m’a intimement dérangé autant chez les provax que chez les no-vax
ce n’est pas leur argumentation pour ou contre aboutissant à une libre décision,
controverse et opposée, sur un choix brûlant. C’est la certitude mystique avec
laquelle ils méprisent tous les croyants d’en face avec leur carapace rigide et
leur idéologie en bandoulière. Leur rage incontrôlable et incontrôlée,
agressive et inefficace, dénonce leur peur refoulée car mal maîtrisée et non
reconnue en tant que telle. « N’ayez
pas peur » j’ai envie de dire à ceux qui, griffonnant sarcastiquement
contre les vaccinés cette phrase sur les murs pendant le sombre période du
confinement, étaient en quête d’un bouc émissaire pour exorciser leur peur – encore
une, confuse dans l’impuissance collective.
Quel
scénario pathétique, insupportable, ces pauvres bougres prêts à emprisonner
comme des criminels ceux qui refusent le vaccin. Quel délire fou d’affirmer,
dur comme fer, que le vaccin a tué et tuera par millions des générations
entières, inoculant la soumission, transformant nos corps en téléphones
portables – comme si ces lanceurs de paranoïa déguisés en lanceurs d’alerte n’étaient
pas déjà, eux aussi, des accros du téléphone portable et des mouchards involontaires
nageant à la dérive dans le virtuel ! Chez tous ces tifosis obsédés et bagarreurs, on perçoit une carapace fasciste se
raidir des deux côtés des barricades spectaculaires que le système global met à
disposition de ses esclaves comme un redoutable piège récupérateur.
L’objectivité
tragique de la pandémie a donné lieu à une réaction irrationnelle face à
l’inconnu et aux dangers qu’il comporte. Cependant, dans le même temps, l’évidence
du danger viral allant au-delà des peurs accentuées ou refoulées, toutes les
formes de mysticisme hétérogène propagées à des niveaux grotesques sont
devenues monstrueuses et insupportables.
Ceux
qui nient la réalité de la pandémie sont tout simplement dans un déni de
réalité qui déclenche systématiquement une paranoïa justifiant la négation.
Ceux qui adhérent à l’armada du pouvoir dominant, à son idéologie autoritaire
et à sa pratique répressive ont réagi de façon pavlovienne au virus,
déchargeant le poids et les responsabilités sur le peuple réfractaire et sur sa
mauvaise conduite désobéissante. Ceux-là font partie du troupeau de serviteurs
volontaires qui obéissent, qui votent, qui prient un dieu ou qui adorent
directement la marchandise et soutiennent la domination qu’ils subissent comme
un douloureux mais nécessaire progrès : celui de l’horreur et de
l’intolérable auquel on n’échappe pas en refusant le port du masque pas plus
qu’en le mettant par obédience et soumission. La société du spectacle a touché
au grotesque macabre quand le pouvoir lui-même s’est montré d’une duplicité et
d’une incohérence criminelle à propos de la fermeture des lits d’hôpitaux et du
manque de masques de protection.
L’indignité
productiviste du pouvoir capitaliste mondial a empoisonné et participé au
massacre autant de ses proies soumises que des ses révoltés spectaculaires.
Quand un monde s’écroule il n’y a pas de salut pour ceux qui y habitent, sinon
dans la construction d’un autre monde par les survivants pas encore passés à la
trappe. Les pour et les contre, enfermés ensemble dans les wagons d’un train
qui se dirige vers le mur, n’ont aucune chance de se sauver en se disputant haineusement
entre eux. Ce n’est pourtant pas un hasard si l’on assiste aujourd’hui, chez
les rescapés, à un malaise grandissant aux relents prérévolutionnaires car désormais
tout le monde sait intimement, toutes idéologies confondues, que le monde
d’avant ne reviendra jamais et qu’on s’approche de la fin ou d’un nouveau commencement
radicalement différent. C’est pourquoi se répand comme une traînée de poudre le
sentiment qu’il n’est plus question de travailler comme avant ! Ce qui
était déjà honteux et enduré à contrecœur est devenu insupportable,
inconcevable et injustifiable.
J’ai
eu, pendant les deux années de confinement, la sensation de la confrontation
entre deux délires obscurantistes opposés qui ont occupé tout l’espace
spectaculaire grâce à la terreur généralisée par le danger réel, soudainement
multiplié et entretenu, de souffrir et de mourir. Toutes proportions et
différences gardées, la situation m’a ramené intimement à la sombre période
appelée en Italie les années de plomb,
après la défaite du Mouvement des Occupations de mai 68. J’avais vu alors, des
camarades s’égarer, mourir et faire mourir tragiquement dans le choix
suicidaire et délirant de la lutte armée. Un demi-siècle après, j’ai vu
quelques camarades no-vax mourir du virus après avoir refusé le vaccin. J’ai
vu, et j’en fais partie, des personnes vaccinées avec des symptômes troublants après
la piqûre, mais je n’ai pas enregistré de personnes qui en sont mortes. Je ne prétends
pas, pour autant, en exclure la possibilité.
Je
ne dis pas que le vaccin sauve ni qu’il tue. Les deux hypothèses sont réalistes
car n’importe quel médicament qui peut soigner ou protéger peut tuer aussi. Et
certains plus que d’autres, mais dans cette situation incontrôlable, je n’ai eu,
moi comme tout un chacun, d’autre vérité que mes doutes. Je les préfère,
toutefois, à toutes les certitudes des croyants qui se chamaillent pour un
paradis et des diables fantasmés. Je dis que se vacciner a été une possible
parade discutable à prendre ou laisser sans qu’aucun fasciste caractériel d’État
ou d’anti État impose son choix illuminé par de trompeuses bougies
idéologiques.
Je
ne dis pas que le vaccin ne sert à rien ni qu’il ne tue jamais. Je dis que
l’évolution monstrueuse de la civilisation productiviste et de la société
capitaliste ont crée une situation tragique d’artificialisation et
d’impuissance face aux dangers (dont le virus est un exemple), en particulier face
à des risques qui sont en bonne partie la conséquence de la civilisation
elle-même.
Je
revendique l’autonomie des sujets – de ce qui reste du sujet social d’antan (la
classe) et du nouveau qui apparaît (l’espèce) – alors qu’une partie des ennemis
prétendus du système ont choisi de réagir comme si la tragédie virale
n’existait pas, refoulant leur impuissance à la combattre et à abolir une
civilisation toujours plus meurtrière.
Que
l’industrie pharmaceutique se soit gavée dans l’affaire du Covid, c’est un fait
escompté dans le productivisme. Il est honteux et intolérable, mais il ne
change pas la donne. La civilisation productiviste se gave de non besoins, elle
nous rend boulimiques et nous empoisonne. C’est effectivement un problème
majeur à résoudre, mais cela ne signifie pas qu’on doit avoir honte de vouloir continuer
à vivre, cherchant à se nourrir du mieux qu’on peut.
J’ai
spontanément choisi, il y a très longtemps, d’apprendre à cuisiner et partager
de façon conviviale de bons plats et des recettes jouissives, échappant du mieux
possible à l’industrie alimentaire et à ses poisons, plutôt que de transformer
la nutrition en une stupide et pathétique guerre idéologique entre églises,
sectes et militants. Comme quoi, il y a des actions qui ne nécessitent ni
barricades ni cocktails Molotov, pas plus d’une nouvelle morale promettant le
paradis à des militants en odeur de sainteté, pour saisir la voie de la
révolution sociale en toute laïcité.
Un
autre monde est possible, mais il faudra l’inventer et on n’est toujours qu’au
début. L’important est de continuer le combat en conchiant toute église où l’on
finit toujours par s’agenouiller face à des vérités aussi dogmatiques
qu’illusoires.
Le
virus qui a bouleversé le monde pendant trois ans (qu’il revienne ou pas, un
autre en prendra la place une de ces quatre) a été exorcisé comme un diable,
refoulé par les deux troupeaux idéologiques en lutte millénariste entre eux
dans le ghetto planétaire productiviste. Pour les uns il était une sinécure inventée
et gonflée par l’horrible complot en cours, pour les autres un tragique
inconvénient maîtrisé au mieux par le système dominant qui nous aime et nous
protège comme un bon père. Les deux églises sont aussi monstrueuses que leur
credo est faux pour des raisons opposées.
Plus
que jamais ni dieux ni maîtres, de tous les côtés. On attend la suite, s’il y
en a une.
Certes,
le covid 19 n’a pas été une grippette, pas une fiction du pouvoir inventée de
toute pièce. Il est un fléau biologique qui a tué des millions d’individus.
Probablement moins que ce qu’a prétendu la propagande d’Etat pro-vaccin,
certainement plus de ce qu’affirment les âmes pieuses dénonçant, en revanche, un
vaccin mortel qui tuerait comme des mouches ses victimes ignares. Or, en ce qui
concerne les morts à cause du virus ou du vaccin, il serait mieux s’en tenir à
ses propres connaissances personnelles et ne pas faire confiance aux listes
étalées par la propagande d’Etat pour la vaccination, ni aux millions de morts avancés
par les détracteurs du vaccin qui traquent illuminati,
extraterrestres et autres pédophiles phantasmatiques – nouvelle
version du diable si cher aux monothéismes d’antan et aux millénaristes
d’aujourd’hui.
Camarades et camerati du
fascisme rouge, noir et cetera,
intégristes de tout bord, le capitalisme n’est pas le diable, n’est pas un péché,
n’est pas un complot contre la patrie. Il est un mode de production prêt à tout
pour imposer son business planétaire. Tout est bon dans le cochon sur le marché
des dupes : celui où on vend des armes au nom de la paix consumériste, en
jonglant avec l’épouvantail de la guerre nucléaire, celui où on augmente le
prix des biens nécessaires par pure spéculation déguisée en données d’une
pseudoscience économique, celui d’un virus qui fait d’un vaccin fabriqué à la
hâte un sésame douteux et pas dépourvu de dangers, mais assez protecteur de la
santé en péril pour permettre à des marchands de se gaver par milliards de
dollars ou d’euros.
Sans
doute le capitalisme et ses sbires ont-ils largement contribué à la mutation
spectaculaire du covid 19 en covid 1984. Savoir s’il a jailli par inadvertance
dû à l’artificialité structurelle du système ou par un calcul cynique de ses
laboratoires mafieux n’est certes pas indifférent, mais il ne change pas l’essentiel :
le capitalisme est capable de tout, mais il ne sait pas tout faire, il ne fait
pas tout, loin de là. Il n’est pas un savant, pas un poète, ni Satan. Il est un
mécanisme spécialisé dans l’exploitation et la manipulation de ses proies en
tant que machine prédatrice issue du productivisme. Il ne pense qu’à l’argent
immédiat dont il se nourrit et il agit toujours en conséquence. La nature s’en
mêle, volens nolens, et les hommes
subissent, ridicules, avec leur science fragile, leurs piqûres douteuses et
leurs fanatismes mystiques. Ils s’affichent en serviteurs volontaires toujours
à genoux ou en millénaristes pathétiques avec leurs infusions miraculeuses
prétendant soigner le cancer, alors que plastique, nucléaire, pesticides et
hydrocarbures empestent le vivant à n’en plus finir.
Soyons
clairs : les remèdes de grand-mère,
formule au ton méprisant qui galvaude l’importance bien réelle de l’apport des
femmes à la connaissance humaine dans tous les secteurs d’une vie foisonnante,
sont sans doute une véritable richesse à ne pas gaspiller ni oublier, un
patrimoine précieux pour bien vivre et se soigner dans une nature organique.
Prenons, néanmoins, exemple des Shouara, les dénommes jivaros, ces amazoniens réducteurs de têtes (tzanza) en lutte perpétuelle contre la domestication. Alors qu’ils
soignent avec leur médecine ancestrale, holistique, les maladies de la jungle
que la médecine coloniale n’est pas capable de guérir, ils sont prêts à
utiliser tous les soins disponibles pour endiguer les maladies dues à l’impérialisme
colonial.
On
doit apprendre à se soigner comme à faire une révolution : sans dieux ni
maîtres, en tenant compte du réel sans lui opposer l’irrationnel pour exorciser
la peur. Tout exorcisme est une pratique obscurantiste. Un sifflement dans le
noir. On ne soigne pas un monde malade d’artificialité en ignorant celle-ci.
Comme on ne change pas un monde violent par la violence. Certes, on a le droit
de se défendre par tous les moyens, mais toute création, individuelle ou
sociale nécessite la paix, l’empathie, la solidarité pour éclore. On ne se
libère pas de la peste émotionnelle qui rôde en agissant en pestiférés,
c'est-à-dire en cherchant d’imposer sa croyance caractérielle à ceux qui en
doutent. Un autre monde possible ne peut être qu’une complexité de mondes différents,
un monde qui comprend d’autres mondes en favorisant la jam session sublime des mélodies d’idées et expériences différentes.
Parmi
tout ce que les zapatistes nous ont appris, cette thèse que je viens de
reprendre n’est pas la moins importante. Reconnaître le droit des autres à se
tromper permet de réduire le risque de se tromper soi-même. Ce n’est qu’un
début, j’en suis conscient, je l’ai dit, mais ce n’est pas rien. Le reste
suivra, peut-être, si – ni optimistes ni pessimistes – on est capables de
continuer le chemin sans certitudes illusoires, poussés par la volonté de vivre
et éclairés par la torche du doute dialectique. La sagesse ne viendra jamais
définitivement, mais on peut commencer à s’y appliquer en refusant
systématiquement la bêtise polluante de toutes les croyances. Ainsi peut-on essayer
de se frayer la voie dans la quête du bonheur pour chacun et pour tous.
Sergio
Ghirardi Sauvageon, 14 juillet 2023
Pour une bibliographie loin d’être
exhaustive sur la civilisation gylanique (du grec gyné
femme + lyein/lyo libérer), je rappelle : Marija Gimbutas, The Gods and Goddesses of Old
Europe, 7000 to 3500 BC: Myths, Legends and Cult Images, Thames and Hudson,
London 1974. Marija
Gimbutas, The
Civilization of the Goddess: The World of Old Europe, Harper, San Francisco 1991. Marija Gimbutas, Le langage de la
Déesse, Editions des Femmes, 2005. Riane Eisler, Le Calice et l’Epée, R. Laffont, Paris 1989. Riane Eisler, Sacred Pleasure: Sex, Myth, and the Politics of the Body – New Paths to
Power and Love, Harper, S. Francisco 1996.
Dans ma réflexion, j’entends par
mysticisme, non pas l’ouverture intelligente et sensible à une réalité complexe
qui nous échappe et qu’on cherche de comprendre, mais très précisément
l’égarement dogmatique d’une « distorsion
irréelle et métaphysique des impressions sensorielles et des sensations
organiques », W. Reich, L’éther,
Dieu et le diable, Payot 1999.
Le premier document dénonçant sans
atermoiements un « complot » d’Etat pour contrer un mouvement social très
chaud en Italie dans l’automne 1969, fut un tract situationniste au titre
prémonitoire : « Le Reichstag brûle-t-il ? ».
Voir, à ce propos, l’étude de W.
Reich sur les origines du caractère compulsif de la morale sexuelle, L’irruption de la morale sexuelle,
Payot, Paris 1972.