sabato 31 agosto 2024

Gilet jaunes ancora uno sforzo a favore del vivente! - Una riflessione di Raoul Vaneigem

 




Una riflessione di Raoul Vaneigem che merita lettura e traduzione. SGS

 

Gilet jaunes ancora uno sforzo a favore del vivente!

Mentre assistiamo al collasso mentale, economico, politico e psicologico di un mondo governato dal profitto, nuove forme di resistenza stanno emergendo ovunque. Segnano una chiara rottura con l’autoritarismo e la burocratizzazione che caratterizzarono le lotte antiche e, di seguito, spiegano il fallimento del proletariato nel creare una società senza classi. L’apparizione dei Gilet jaunes ha risvegliato in migliaia di uomini e donne il sentimento e la consapevolezza di un’evidenza: siamo ricchi di una vita costantemente impoverita dall’obbligo di lavorare per sopravvivere. Come stupirsi se il Potere lavora per oscurare, con la menzogna e i manganelli, ciò che è sovversivo nella semplice gioia di vivere!

L’agitazione spontanea non ha più bisogno di gilet per diffondersi con un giubilo a dir poco assente dalle sfilate urlanti dell’anticapitalismo. I capetti di destra e di sinistra ne restano sorpresi. Gli stessi manifestanti sembrano, come bambini, sconcertati dalla loro improvvisa audacia. S’invocano ragionevoli pretesti ma nessuno si lascia ingannare. La rivendicazione principale è la vita. Una vita eminentemente preziosa, una vita ingiustamente minacciata dai negozianti di morte. Una vita che vuole essere libera e non s’ingombra di religioni, d’ideologie, di politica, di strutture gerarchiche, statali e mondialiste.

La vita è prima di tutto il fucile spezzato che, attraverso il tormento della sua onnipresenza, impedisce la trasformazione del soggetto in oggetto, dell'essere in avere, dell'esistenza in merce.

Eppure, il nichilismo non è mai stato a tal punto la filosofia degli affari. Ciò che si prepara a orientare il nostro destino è un “lasciar andare tutto!” dovuto al disgusto di un mondo senza cuore. Siamo intrappolati in un universo dove il rovescio vale il dritto, dove la feccia dei buoni sentimenti, il cinismo degli assassini dell’ordine e del disordine, e l’ignavia di una disumanizzazione a freddo hanno accumulato una fatica immensa che ha un solo desiderio impellente, quello di fare il vuoto.

Va da sé che il riflesso di “lasciar andare tutto!” diverge nelle sue intenzioni a seconda che ci si abbandoni al conforto della morte o che si conduca una guerriglia a favore del vivente senz’altra arma che l'esuberante ingegno di cui la natura umana custodisce i segreti. Il campo dell’antica tradizione apocalittica profetizza una caduta nell’abisso della disperazione, ipotizza un suicidio umanitario programmato dall’autodistruzione capitalista. Tuttavia, così facendo, suscita una grande sferzata di vitalità nello schieramento avverso. Le strade e le coscienze si riempiono come l'aria dei tempi di risonanze in cui la radicalità s’irradia in silenzio. Niente è finito, tutto comincia!

Per quanto numerosi siano i servitori della servitù più vile, del risentimento aggressivo, dell'odio e della delazione, ci sarà sempre un impulso di generosità per revocare la loro influenza. Tutti i Poteri sono cittadelle fatiscenti alle quali diamo fermezza offrendo loro fedeltà. Quando saremo dissuasi dal permettere che l’autoritarismo che pretendiamo combattere s’incrosti dentro di noi?

Senza capi, senza leader autoproclamati, senza un apparato politico sindacale, gli insorti della vita quotidiana tessono la stoffa di una vera società umana. Il possibile richiede immaginazione. La curiosità è insaziabile.

Il ritorno alla vita vedrà il trionfo dell’acrazia, cioè il superamento di quei regimi chiamati democrazia, aristocrazia, oligocrazia, plutocrazia che insieme proponevano una felicità per la quale il popolo ha ancora le natiche dolenti. Il ritorno alla vita implica il ritorno al locale, la riconversione in un individuo autonomo dell'individualista e del calcolo egoistico che lo disumanizza. Solo il ricorso a una pratica sperimentale e poetica dell’autogestione e dell’armonizzazione dei desideri consentirà di affrontare concretamente la questione del governo del popolo da e per il popolo.

Non ci basta contemplare le rovine degli imperi e degli Stati che ci hanno dettato le loro leggi e vomitato i loro ordini, per vincere la pusillanimità che ci impedisce di aprire la via all'autorganizzazione sociale?

Sarà facile ridere della Comune di Parigi, schiacciata dalla borghesia, dei soviet degli operai, dei contadini, dei marinai, liquidati dai bolscevichi, delle comunità libertarie della rivoluzione spagnola, decimate dal Partito comunista. Si tratta, però, di tentativi appena abbozzati da cui sta a noi trarre salutari insegnamenti. Poiché tutto sembra perduto, che cosa abbiamo da perdere moltiplicando la creazione di piccole comunità preoccupate di affrontare localmente e concretamente i problemi che lo Stato e i suoi sponsor monopolistici possono affrontare solo in modo falso, statistico, astratto?

Nella debacle del “lasciar andare tutto”, impareremo a non lasciar andare nulla. Ciò che è donato senza riserve ha in sé la grazia dello sforzo che lo aiuta a fiorire.

L’audacia è al cuore di tutti i desideri di vivere.

Raoul Vaneigem Luglio 2024




Une réflexion de Raoul Vaneigem qui mérite lecture et traduction. SGS

 

GILETS JAUNES, ENCORE UN EFFORT EN FAVEUR DU VIVANT !

Tandis que nous assistons à l’effondrement mental, économique, politique et psychologique d’un monde gouverné par le Profit, de nouvelles formes de résistance pointent partout. Elles marquent une franche rupture avec l’autoritarisme et la bureaucratisation qui caractérisent les luttes anciennes et, dans la foulée, expliquent l’échec du prolétariat à créer une société sans classes. L’apparition des Gilets jaunes a réveillé chez des milliers d’hommes et de femmes le sentiment et la conscience d’une évidence : nous sommes riches d’une vie sans cesse appauvrie par l’obligation de travailler pour survivre. Quoi d’étonnant si le Pouvoir s’emploie à occulter, par le mensonge et la matraque, ce qu’il y a de subversif dans la simple joie de vivre !

L’agitation spontanée n’a plus besoin de gilets pour se propager avec une liesse pour le moins absente des défilés braillards de l’anticapitalisme. Les chefaillons de droite et de gauche en demeurent effarés. Les manifestants eux-mêmes semblent, tels des enfants, déconcertés par leur soudaine audace. On invoque des prétextes raisonnables mais personne n’est dupe. La revendication maîtresse, c’est la vie. Une vie éminemment précieuse, une vie indûment menacée par les boutiquiers de la mort. Une vie qui se veut libre et ne s’encombre ni de religions, ni d’idéologies, ni de politique, ni de structures hiérarchiques, étatiques et mondialistes.

La vie avant toute chose est le fusil brisé qui par le harcèlement de son omniprésence empêche la transformation du sujet en objet, de l’être en avoir, de l’existence en marchandise.

Pourtant, jamais le nihilisme n’a été à ce point la philosophie des affaires. Ce qui se prépare à orienter notre sort, c’est un « lâchez tout ! » dû à l’écœurement d’un monde sans cœur. Nous sommes pris au piège d’un univers où l’envers vaut l’endroit, où la salauderie des bons sentiments, le cynisme des assassins de l’ordre et du désordre, et la veulerie d’une déshumanisation à froid ont accumulé une immense fatigue qui n’a qu’une pressante envie, celle de faire le vide.

Il va de soi que le réflexe du « lâchez tout ! » diverge dans ses intentions selon qu’il s’abandonne au réconfort de la mort ou qu’il mène en faveur du vivant une guérilla sans autre arme que l’exubérante ingéniosité dont la nature humaine détient les secrets. Le camp de la vieille tradition apocalyptique prophétise une chute dans les abîmes du désespoir, il conjecture un suicide humanitaire programmé par l’autodestruction capitaliste. Mais, ce faisant, il suscite dans le camp adverse un grand sursaut de vie. Les rues et les consciences s’emplissent comme l’air du temps de résonances où la radicalité rayonne en silence. Rien n’est fini, tout commence !

Si nombreux que soient les séides de la servitude la plus vile, du ressentiment agressif, de la haine et de la délation, il se trouvera toujours un élan de générosité pour révoquer leur emprise. Tous les Pouvoirs sont des citadelles délabrées auxquelles nous prêtons fermeté en leur faisant allégeance. Quand serons-nous dissuadés de laisser s’incruster en nous l’autoritarisme que nous prétendons combattre ?

Sans chefs, sans meneurs autoproclamés, sans appareil politico syndical, les insurgées et les insurgés de la vie quotidienne tissent l’étoffe d’une véritable société humaine. Le possible a besoin d’imagination. La curiosité est insatiable.

Le retour à la vie verra le triomphe de l’acratie, à savoir le dépassement de ces régimes baptisés démocratie, aristocratie, oligocratie, ploutocratie qui proposaient en commun un bonheur dont le peuple a encore les fesses écorchées. Le retour à la vie implique le retour au local, la reconversion en individu autonome de l’individualiste et du calcul égoïste qui le déshumanise. Seul le recours à une pratique expérimentale et poétique de l’autogestion et de l’harmonisation des désirs, permettra d’aborder concrètement la question du gouvernement du peuple par et pour le peuple.

Ne nous suffit-il pas de contempler les ruines des empires et des États qui nous ont dicté leurs lois et vomi leurs ordres, pour vaincre la pusillanimité qui nous empêche d’ouvrir une voie à l’auto organisation sociale ?

On aura beau jeu de railler la Commune de Paris, écrasée par la bourgeoisie, les soviets d’ouvriers, de paysans, de marins, liquidés par les bolcheviks, les collectivités libertaires de la révolution espagnole, décimées par le Parti communiste. Mais ce sont là des tentatives à peine esquissées dont il nous appartient de tirer des leçons salutaires. Puisque tout semble perdu, qu’avons-nous à perdre en multipliant la création de petites collectivités soucieuses d’aborder localement et concrètement les problèmes que l’État et ses commanditaires monopolistiques ne peuvent traiter que de façon mensongère, statistique, abstraite ?

Dans la débâcle du "lâchez tout", nous allons apprendre à ne lâcher rien. Ce qui est donné sans réserve possède en soi la grâce de l’effort qui l’aide à s’épanouir.

L’audace est au cœur de tous les désirs de vivre.

Raoul Vaneigem Juillet 2024