venerdì 8 febbraio 2013

LETTERA APERTA A BEPPE GRILLO e AI CITTADINI del M5S




Caro compagno/i,

spero non vi offuschiate se vi apostrofo con questo vecchio appellativo legato alle speranze-illusioni dei comunisti di un tempo.
Vi rassicuro, subito, non sono più comunista di Voi se per comunismo s’intende  tutto quel che è stato imposto, venduto e comprato sulla scena mondiale nell’ultimo secolo in nome di quest’ideologia.
Da Lenin a Vendola/Bersani (lo so è come dire dal Monte Rosa a un castello di sabbia), c’è purtroppo la continuità del dominio mostruoso e ridicolo di avanguardie sadiche e becere su un popolo (proletariato è più preciso ma fa ancora troppa paura ai cittadini spettacolari) la cui sovranità è tanto declamata che fittizia.
Compagni, dunque, anche per evitare le menate ideologiche confusioniste di quelli che per criticare l’ideologia si aprono al dialogo pure coi fascisti di Casa Pound.
Intendiamoci, io penso che non essere ideologici permette e consiglia di discutere con tutti, proprio con tutti, nessuno escluso, ma con la chiarezza di scelte e valori imprescindibili perché verificabili in ogni momento. Tali principi costruiti autonomamente da una comune volontà di vivere tengono conto spontaneamente e attentamente della Storia e della cronaca, dei discorsi, degli itinerari e delle strutture caratteriali degli interlocutori.
Io posso parlare anche con Monti, con il Papa o Landru ma non li considero compagni nemmeno di strada, né sono disponibile ad aprire un conto in banca col primo, una visione del mondo col secondo e un forno con l’ultimo.
Magari anche Beppe, nel suo intimo che non conosco ma non pregiudico affatto, la pensa così, ma nella sua foga oratoria il minimo che si possa dire è che non è stato affatto chiaro. Ora, la mancanza di chiarezza è il brodo di coltura di tutte le ideologie che si pretendono antiideologiche.
Non credo affatto sia ideologico tenere le distanze da un’anaconda anche se non fa ancora i metri necessari per stritolare un essere umano.
Io e Beppe siamo nati, e probabilemte anche vissuti per un po’, a pochi metri di distanza, tra S. Fruttuoso e il mercato della frutta di Corso Sardegna. Anche l’età è un elemento condiviso (purtroppo, nel senso del tempo che passa senza che siamo riusciti a canbiare granché, almeno per ora). Conosco dunque per lunga pratica il verbo degli appassionati dialoghi da bar dove per notti intere si rifaceva il mondo, tra una focaccia, un bianchetto e una partita a biliardo, perchè quello esistente non andava affatto bene. Poi Beppe ha fatto carriera e io ho evitato accuratamente di farla, scegliendo di vivere controcorrente in piacevoli oasi che abbondano sul pianeta, in margine all’infuriare della tempesta produttivistica della società spettacolar-mercantile.
Mezzo secolo dopo ci si ritrova di fronte allo stesso spettacolo che io ho cercato di criticare evitandolo e che Beppe ha attraversato temerariamente con successo senza rinunciare alla sua umanità.
La Star antisistema e l’anonimo marginale si ritrovano mescolati alla rinfusa con tutti i sopravvissuti sullo stessa zattera della Medusa equipaggiati di una rete non da pesca ma da comunicazione.
Caro compagno, che i servitori volontari che hanno sempre subito a novanta gradi i loro ridicoli e mostruosi capi ti cerchino le pulci va tutto a tuo onore. Che diffidino a priori di te e del tuo amico come della volpe e del gatto anziché annusarvi semplicemente come Grillo parlante e Casaleggio organizzante, dipende dalla loro assuafazione masochista al pensiero teologico dei capi carismatici. Sono stati lobotomizzati da piccoli dell’intelligenza sensibile che vuole che ognuno conti uno e che sa analizzare con amichevole diffidenza i discorsi e i comportamenti di ognuno, inclusi i propri.
Militanti e adepti, seguaci e credenti, appena uno si rivolge alla loro presumibile intelligenza diventano paranoici e diffidenti, vedono inghippi dappertutto tranne che dove sono in maniera lampante: tra i loro capi.
Immaginano, dunque, con stoica rabbia, che chi decide di rinunciare agli emolumenti nasconda in realtà la segreta intenzione di arraffarli con destrezza e s’apprestano, come gli idioti che sono in senso etimologico, a votare a destra e sinistra dei loschi figuri che rubano e ingannano da innumerevoli legislature facendo man bassa della Costituzione e del denaro pubblico senza ritegno né vergogna.
Non so se la vostra lotta stellare potrà scendere in terra, ma è già un sintomo inequivocabile della fine di un’epoca che sta finendo da quasi mezzo secolo ma sembra non finire mai di finire.
Se dovessi votare, tornando apposta in Italia e approfittando delle agevolazioni per gli elettori che credono di decidere qualcosa della loro vita reale firmando un assegno in bianco in una cabina telefonica smontabile e senza telefono, voterei per voi non come un adepto ma come un individuo libero che disprezza la servitù volontaria, i domestici del capitalismo e la sua furia distruttiva che sta annichilendo la vita degli esseri umani in Cina come a Scampia.
Certamente voterò il giorno in cui la democrazia reale di un’autogestione generalizzata della vita quotidiana avrà abolito l’orribile messa in scena di un popolo sovrano ridotto a una massa di consumatori di slogan elettorali sempre più volgari e  falsi come tutti i consigli per gli acquisti.

Dopo e nonostante le elezioni, la crisi dell’economia che ci stanno vendendo come una crisi nostra per nasconderci che è la loro ed è planetaria, continuerà il suo cammino e oltre l’indignazione o la sudditanza psicologica degli spettatori, i nodi di un modo di produzione in decomposizione renderanno inevitabili delle scelte radicali che Voi avrete avuto il merito di cominciare a sbandierare davanti agli occhi dei ciechi che si rifiutano di vedere Scilla e Cariddi oltre la Val di Susa, il ponte sullo stretto e gli inceneritori cancerogeni.


                                                          Amitié en toute autonomie, Sergio Ghirardi