abbiamo il loro capo... |
Traduzione in italiano di Sergio
Ghirardi che sottoscrive in toto.
Il
CNRS (Centro Nazionale della Ricerca
Scientifica è in Francia un organismo pubblico di ricerca) ha reso
accessibile il 7 gennaio un dossier scientifico multimediale sull’energia
nucleare destinato al grande pubblico. Ricercatore al CNRS in Giappone, dove
lavoro sulle modalità della protezione umana nel contesto del disastro di
Fukushima, tengo a dissociarmi dai propositi tenuti in questa “animazione”
destinata all’addomesticamento delle masse e a tacere la vera situazione a
Fukushima.
In
questo dossier “scientifico” con disegni animati, le affermazioni sprovviste
d’argomentazione e dal tono di evidenze indiscutibili sono legioni. Così vi si
certifica che:
“Il
nucleare è un investimento politico di lungo termine che impone decisioni su
parecchi decenni, difficili da rimettere in discussione anche dopo un incidente
nucleare maggiore come quello di Fukushima.”
Si
apprende anche che:
“Il
rapporto dell’Organizzazione mondiale della salute (OMS) e dell’Agenzia
internazionale dell’energia atomica (AIEA) sulla catastrofe di Chernobyl,
apparso nel 2005 sotto l’egida delle Nazioni Unite, ha valutato il numero di
decessi di vittime immediate dell’incidente a meno di 50 e a 2200 quello
dell’eccesso di decessi dovuti all’esposizione alla radioattività dei 200.000 liquidatori più esposti.”
Delle stime discusse e discutibili
Ricordiamo
che tali stime sono state contestate dall’Union
of Concerned Scientists (che annuncia
25000 morti), o dall’Accademia delle scienze di New York (che ne
annuncia tra 211000 e 245000, 15 anni dopo la catastrofe).
In
Ucraina, un rapporto di governo del 2011 rende conto di 2 milioni e 254471 persone
colpite dal disastro di Chernobyl, tra cui 498409 bambini. Tra il 1992 e il
2009, tra i bambini ucraini, le malattie endocrine si sono moltiplicate di
undici virgola sei volte, le patologie dell’apparecchio locomotore del cinque e
tre, le malattie del sistema gastrointestinale del cinque, le malattie
cardiovascolari e gli scompensi del sistema urogenitale di tre virgola sei
volte.
La
proporzione di bambini colpiti da malattie croniche è passato dal 21% al 78% e
sui 13136 bambini nati dai liquidatori di Chernobyl del 1986-87, 10%
presentavano delle malformazioni congenite alla nascita.
Parodia di “neutralità scientifica”
Del
resto, costituendo le Nazioni Unite, manifestamente, l’unica fonte accreditata
dai controllori scientifici del CNRS, perché questi ultimi non si riferiscono
al rapporto radio negazionista del 2011 dell’United Nations Scientific
Committee on the Effects of Atomic Radiation (UNSCEAR)?
Questi
dà atto in tutto e per tutto di 62 morti -15 morti per tumore della tiroide e
47 morti tra i soccorsi d’urgenza - collegabili con l’irradiazione dovuta alla
catastrofe di Chernobyl.
Dare
atto di qualche nocività radio indotta supplementare, infatti, non può che
servire alla deplorevole parodia di “neutralità scientifica” alla quale si
abbandonano in concubinaggio con i loro “soci” (CEA-Commissariato all’energia
atomica, ANDRA-Agenzia nazionale per la gestione delle scorie radioattive,
IRNS-Istituto di radioprotezione e di sicurezza nucleare, EDF, AREVA).
“Addomesticare le masse”
A
Fukushima, secondo lo stesso dossier, “è
stata delimitata una zona rossa di 20 Km nella quale il governo lavora al
disinquinamento: nessuno sa quando i circa 110000 abitanti saranno autorizzati
a rientrare”, senza la minima menzione delle vaste zone inabitabili situate
a 40km dalla centrale e ben oltre, senza neppure ricordare che il criterio di
definizione della zona di migrazione obbligata è stato fissato a 20 milli
sieverts per anno, cioè quattro volte di più che à Chernobyl e venti volte la
norma internazionale d’inammissibilità.
La
famosa “non imposizione dei valori” alla quale faceva riferimento Max Weber
nella conferenza del 1917, “La scienza, professione e vocazione” (tanto cara ad
alcuni ricercatori del CNRS che recentemente riuniti in colloquio la
rivendicavano ancora) non si è affatto imposta nell’elaborazione di questo
dossier sul nucleare, destinato piuttosto, come direbbe lo stesso Weber, ad
“addomesticare le masse”.
Quel
che toccava al dossier del CNRS di stabilire riguardo al disastro di Fukushima,
e che i suoi esecutori accademici hanno scelto di non dire, desidero dirlo oggi
dopo quasi due anni di lavoro sul posto.
Fukushima: i silenzi del CNRS
Il
disastro di Fukushima consiste in una diffusione di Cesio 137 nell’atmosfera
500 volte più importante di Hiroshima, secondo il fisico artigiano del nucleare
giapponese Anzai Ikuri. Si tratta anche, secondo il Norwegian Institute of Air
Research, della più grande emissione di gas raro Xenon conosciuta al di fuori
degli esperimenti nucleari: più di due volte le emissioni dello stesso gas a
Chernobyl. Secondo TEPCO (gestore delle centrali nucleari), c’è oggi
un’attività di 10 milioni di bequerels fuoriusciti ogni ora, in provenienza
dalla sorgente Fukushima Daiichi.
Un
terzo della provincia di Fukushima è contaminata a un tasso superiore a 37000
bequerels al metro quadro (per il solo cesio 137), mentre almeno tredici
province sono contaminate per un 8, 10 % del territorio giapponese.
Ci
sono 1532 barre di combustibile di 300 kg e di quattro metri di lunghezza ciascuna,
stoccate nella piscina del reattore n°4, al quinto piano di un edificio che
minaccia di crollare alla prima scossa,
suscitando questo laconico commento del Pr. Hiroaki Koide, specialista dei
reattori all’università di Kyoto: “Sarebbe
la fine”.
Il
4 gennaio 2013, il Pr. Koide riconosce in un colloquio che ci ha concesso che “esiste un margine di manovra poiché, secondo
TEPCO, se la piscina del quarto reattore crollasse, o anche se fuoriuscisse
tutta l’acqua di raffreddamento, finché non si modifica la disposizione delle
barre la temperatura può salire fino a 170° C”.
200000 abitanti di Fukushima che non
possono partire
Il
disastro di Fukushima si traduce in 24000 impiegati che hanno lavorato in loco
dal marzo 2011, dei quali solo il 3,7% possono beneficiare di un esame di
controllo dell’affezione cancerogena proposto dalle autorità e da Tepco. Si
traduce nel fatto che sui due milioni di abitanti della provincia, solo 100000
rifugiati del nucleare sono emigrati all’interno della provincia e altri 63000
l’hanno abbandonata.
Nel
fatto che solo il 10% dei bambini della provincia sono stati portati altrove. Che
solo un terzo dei 300000 abitanti della città di Fukushima che volevano partire
hanno potuto farlo. Il disastro emerge negli incentivi al ritorno promossi dal
governo per incitare i rifugiati a tornare nelle zone purtuttavia identificate
come contaminate e nella soppressione, a partire dal dicembre 2012, della
gratuità degli alloggi pubblici per i nuovi rifugiati fuori dalla provincia.
Il
disastro di Fukushima è la messa in funzione della più grande inchiesta
sanitaria sugli effetti delle radiazioni mai concepita, che permetterà di
raccogliere, da ora al 2014 e su un periodo di trent’anni, i dati relativi agli
abitanti della provincia, di cui 360000 bambini, con l’obiettivo, per l’equipe
in carica, di “calmare l’inquietudine della popolazione” e di “stabilire un
record scientifico”.
Sugli
80000 bambini esaminati per la tiroide, 39% presentano dei noduli di meno di 20 mm e delle chisti di meno
di 5 mm
di spessore. Un primo caso di tumore della tiroide è stato ufficialmente
dichiarato in un bambino di meno di 18 anni il martedì 11 settembre 2012.
“La gente guarda altrove”
Il
disastro di Fukushima è quell’abitante della città di Fukushima che ci ha
dichiarato, in un’intervista del novembre 2012, che il ghetto di Varsavia e le
zone contaminate di Fukushima sono la stessa cosa:
“La gente di fuori sa di trovarsi
nell’anticamera del campo della morte, guarda altrove e continua a certificare
che il nucleare è insostituibile.”
Ecco
la “protezione” messa in atto a Fukushima che non suscita altro che silenzio
nel dossier nucleare del CNRS. “L’ignoranza è la forza” diceva Orwell. In
questa situazione di crollo della coscienza umana, di grande inversione dove il
disastro è negato nelle sue conseguenze negative per essere trsasformato in
opportunità d’affari in un clima morboso a cui ognuno è sommato di
sottomettersi, la presa di posizione in favore della vita è diventato un
programma rivoluzionario.
Accorciare
il periodo di nocività dei managers delle apparenze, denunciare l’insieme degli
interessi che governano la degradazione del tutto, ingannare gli ingannatori,
rovesciare gli invertitori, evacuare gli evacuatori: ecco quel mi sembra dover
“cercare” di fare un ricercatore del CNRS.
Non
accontentarsi di un ingaggio, miserabile variante della messa in servizio del
nucleare qui attestata dalla mobilitazione degli scienziati da caserma, ma, di
fronte agli atti irragionevoli dei produttori d’ignoranza e al disumanizzarsi che
essi promuovono, fare prova di un’arrabbiatura autentica.
Thierry Ribault, Economista al CNRS