martedì 11 febbraio 2020

Una risposta stanca di rimanere inascoltata (Paolo Ranieri)


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Ludd, o il Sessantotto trascendente

Anselm Jappe

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...risposte a “Ludd, o il Sessantotto trascendente”


    1. Interessante, utile e articolata recensione
      Rimane la curiosità: quali saranno i deplorevoli scivoloni cui si allude nei primi paragrafi? Saperlo, potrebbe consentire un efficace dibattito che, così, rimanendo all’oscuro, risulta impossibile
      Paolo Ranieri
    2. Quali sono gli scivoloni nell’introduzione di Ranieri? Il più grave è la difesa di Paul Rassinier che sarebbe stato “calunniato”. Bisogna sapere che Paul Rassinier (1906-1967), presunto anarchico, è stato il “padre” del negazionismo “di sinistra” in Francia, cioè della negazione della realtà storica della Shoah. E’ stato l’ispiratore di Robert Faurisson. Se poi si leggono sull’ultima pagina dell’introduzione delle frasi sul presunto vittimismo degli ebrei, ci si rende conto che una parte dell’ultrasinistra non ha mai fatto i conti con il negazionismo, cui avevano partecipato diversi suoi esponenti, né con l’antisemitismo che ne costituiva la base. Se questo non permette di gettare l’obbrobrio su tutto quello che ha fatto l’ultrasinistra francese e italiana prima della fine degli anni settanta, dovrebbe però essere oggetto di una critica più che vigile.
      Un altro scivolone, di un genere ben diverso, è la qualificazione di “Il Reichstag brucia”, lo storico volantino dei situazionisti italiani distribuito subito dopo le bombe di Piazza Fontana, come ambiguo e ipocrita e la qualificazione delle prese di posizione successive di Gianfranco Sanguinetti in Del terrorismo e dello Stato (1980) come espressione di un “delirio cospirazionista”. Tutto questo sente troppo il regolamento di vecchi conti.
      Anselm Jappe
    3. Questi “scivoloni” mi paiono belli pesanti e rafforzano in me la diffidenza nei confronti del ceto intellettuale. Ma, a parte il buon Anselm, non credo che se ne siano accorti in tanti.
    ..... e infatti io avevo risposto così:

    1. "Grazie, innanzi tutto, per avere cortesemente replicato, consentendomi in tal modo di esplicare e in buona misura contestare queste critiche.
    Definire Rassinier presunto anarchico e padre del negazionismo è a sua volta  una calunnia ma non la calunnia cui mi riferivo.
    D’altronde uno storico importante come Anselm Jappe dovrebbe conoscere le capacità di demonizzazione accumulate nei decenni dalla cricca stalinista che in Francia proprio come in Italia ha monopolizzato così a lungo la cultura e tenuta in ostaggio la verità. Certo può apparire ingeneroso ricordarlo ora che essi vagano raminghi e dispersi. Ma credo che chi ha operato per smascherarli fin dal primo momento come la corrente radicale italiana e io stesso, per quanto ho potuto, abbia titolo per farlo specie in un’opera come questa.
    Ovviamente riconoscere l’ambiguità del testo non ha nulla con vecchi conti da regolare, dal momento che degli estensori conoscevo personalmente solo Filippo Orsini, e che  solo in seguito ho conosciuto unicamente Paolo Salvadori. Se con nessuno di loro si è mai data alcuna amicizia personale, neanche si è prodotto alcun personale contrasto.

    In realtà, Rassinier è stato per tutta la prima parte della sua vita un militante di sinistra, prima nel PCF, poi in organizzazioni autonome da lui promosse, infine nella SFIO (il partito socialista francese di quei tempi, Sezione Francese dell’Internazionale Operaia), infine espulso. In seguito fino alla vigilia della sua morte fece parte della Federation Anarchiste.
    Espulso (io dicevo “ostracizzato”) per antisemitismo? Per negazionismo? Mai più. Ma per avere smascherato e additato al meritato ludibrio la burocrazia interna di Buchenwald, dove gli stalinisti in seguito autonominatisi unici eredi legittimi della resistenza e dei deportati, facevano il bello e il cattivo tempo in combutta con le guardie.  Il peccato inespiabile di Rassinier – cui mi riferisco nel mio scritto – fu quello di mostrare il ruolo  di “mediazione ben retribuita” di tanti deportati dentro il sistema dei lager. Incrinando così l’immagine dell’antifascismo puro e cristallino su cui lo stalinismo aveva edificato il proprio monumento e gli stalinisti singoli le proprie fortune politiche, professionali, persino economiche. Ma questo non ha nulla a che spartire con l’antisemitismo cui Rassinier si abbandonò successivamente, DOPO ESSERE STATO OSTRACIZZATO E CALUNNIATO.
    Quanto al volantino situazionista, lo ho definito ambiguo e ipocrita, perché mi sono reso conto di recente (non lo avevamo colto ai tempi, va detto) che in nessun punto si trova scritto che gli anarchici incriminati erano  estranei al fatto e, con il titolo stesso, si propone un’analisi omnibus, altrettanto adatta sia che Valpreda si fosse rivelato colpevole sia che fosse stato riconosciuto innocente. In sostanza, il paragone con la vicenda del Reichstag, indica due possibili spiegazioni: gli estensori non conoscevano il reale svolgimento dei fatti (l’edificio fu dato alle fiamme da alcuni compagni anarchici , uno dei quali , Marinus Van dee Lubbe fu catturato, condannato e giustiziato), e credevano alla versione che attribuiva ai nazisti l’incendio e vedeva in Van der Lubbe un capro espiatorio innocente; ovvero prestavano fede alla calunnia stalinista che vedeva in Van der Lubbe un burattino manovrato dai nazisti . Adattato al 1969 significava o che Valpreda era stato incastrato innocente o che era colpevole ma manovrato: in ogni caso titolo e volantini sarebbero risultati azzeccati.
    Paolo Ranieri febbraio 2019

    ***


    Al momento dell’uscita del primo volume di "La critica Radicale" cui avevo collaborato, insieme con altri, uscirono alcune recensioni fra cui questa, pubblicata su Alfabeta, di Anselm Jappe, professore che ha conquistato notorietà grazie a  un’interpretazione dell’opera di Guy Debord.
    Poiché un paio di passaggi mi riuscivano oscuri ho richiesto delucidazioni e ne ho ricevuto una risposta.
    Benché io non nutrissi una stima particolarmente calorosa per il mio interlocutore, volli offrirgli alcune precisazioni che mi apparivano utili. Come si può verificare (
    https://www.alfabeta2.it/2019/02/03/ludd-o-il-sessantotto-trascendente/) la redazione o forse lo stesso Jappe (cui l’avevo fatta pervenire anche personalmente, per il tramite di un comune amico) non hanno ritenuto opportuno pubblicare tale replica lasciando a sé stessi e a un loro tifoso, l’ultima parola.

    Esauriti al contempo  un anno e la pazienza, mi pare opportuno pubblicare l’insieme del carteggio, sì che ciascuno possa giudicare lo spessore tanto degli argomenti quanto  delle persone coinvolte.

    Paolo Ranieri - febbraio 2020