Ludd, o il Sessantotto trascendente
(...)
...risposte a “Ludd, o il Sessantotto trascendente”
- "Grazie, innanzi tutto, per avere cortesemente replicato, consentendomi in tal modo di esplicare e in buona misura contestare queste critiche.
D’altronde uno storico importante come Anselm Jappe dovrebbe conoscere le capacità di demonizzazione accumulate nei decenni dalla cricca stalinista che in Francia proprio come in Italia ha monopolizzato così a lungo la cultura e tenuta in ostaggio la verità. Certo può apparire ingeneroso ricordarlo ora che essi vagano raminghi e dispersi. Ma credo che chi ha operato per smascherarli fin dal primo momento come la corrente radicale italiana e io stesso, per quanto ho potuto, abbia titolo per farlo specie in un’opera come questa.
Ovviamente riconoscere l’ambiguità del testo non ha nulla con vecchi conti da regolare, dal momento che degli estensori conoscevo personalmente solo Filippo Orsini, e che solo in seguito ho conosciuto unicamente Paolo Salvadori. Se con nessuno di loro si è mai data alcuna amicizia personale, neanche si è prodotto alcun personale contrasto.
In realtà, Rassinier
è stato per tutta la prima parte della sua vita un militante di sinistra, prima
nel PCF, poi in organizzazioni autonome da lui promosse, infine nella SFIO (il
partito socialista francese di quei tempi, Sezione Francese dell’Internazionale
Operaia), infine espulso. In seguito fino alla vigilia della sua morte fece
parte della Federation Anarchiste.
Espulso (io
dicevo “ostracizzato”) per antisemitismo? Per negazionismo? Mai più. Ma per
avere smascherato e additato al meritato ludibrio la burocrazia interna di
Buchenwald, dove gli stalinisti in seguito autonominatisi unici eredi legittimi
della resistenza e dei deportati, facevano il bello e il cattivo tempo in
combutta con le guardie. Il peccato
inespiabile di Rassinier – cui mi riferisco nel mio scritto – fu quello di
mostrare il ruolo di “mediazione ben
retribuita” di tanti deportati dentro il sistema dei lager. Incrinando così
l’immagine dell’antifascismo puro e cristallino su cui lo stalinismo aveva
edificato il proprio monumento e gli stalinisti singoli le proprie fortune
politiche, professionali, persino economiche. Ma questo non ha nulla a che
spartire con l’antisemitismo cui Rassinier si abbandonò successivamente, DOPO
ESSERE STATO OSTRACIZZATO E CALUNNIATO.
Quanto al
volantino situazionista, lo ho definito ambiguo e ipocrita, perché mi sono reso
conto di recente (non lo avevamo colto ai tempi, va detto) che in nessun punto
si trova scritto che gli anarchici incriminati erano estranei al fatto e, con il titolo stesso, si
propone un’analisi omnibus, altrettanto adatta sia che Valpreda si fosse
rivelato colpevole sia che fosse stato riconosciuto innocente. In sostanza, il
paragone con la vicenda del Reichstag, indica due possibili spiegazioni: gli
estensori non conoscevano il reale svolgimento dei fatti (l’edificio fu dato
alle fiamme da alcuni compagni anarchici , uno dei quali , Marinus Van dee
Lubbe fu catturato, condannato e giustiziato), e credevano alla versione che
attribuiva ai nazisti l’incendio e vedeva in Van der Lubbe un capro espiatorio
innocente; ovvero prestavano fede alla calunnia stalinista che vedeva in Van
der Lubbe un burattino manovrato dai nazisti . Adattato al 1969 significava o
che Valpreda era stato incastrato innocente o che era colpevole ma manovrato:
in ogni caso titolo e volantini sarebbero risultati azzeccati.
Paolo Ranieri febbraio 2019
***