sabato 27 agosto 2022

CONTRO IL CAPITALISMO UNA RIVOLUZIONE DELL’ORTICOLTURA Raoul Vaneigem *





https://reporterre.net/Raoul-Vaneigem-Contre-le-capitalisme-une-revolution-maraichere

CONTRO IL CAPITALISMO UNA RIVOLUZIONE DELL’ORTICOLTURA

Raoul Vaneigem *


Bisogno di ZAD (in francese Zones A Défendre: zone da difendere dall’avanzata del mostro produttivista, NdT), emancipazione delle società... In un momento in cui la diserzione si sta diffondendo in Francia, Reporterre ha parlato con Raoul Vaneigem, i cui scritti hanno influenzato il maggio 68.

 

* Scrittore impegnato, protagonista essenziale dell'Internazionale Situazionista con Guy Debord, il medievalista Raoul Vaneigem ha pubblicato una cinquantina di libri a cominciare dal suo Trattato del saper vivere ad uso delle giovani generazioni (mia traduzione per Castelvecchi, Roma 2006, NdT), che ha contribuito al sollevamento delle università nel maggio 68. Un affascinante libro-intervista con Gérard Berréby, Rien n'est fin, tout commence, pubblicato a Parigi nel 2014 da Allia, permette di comprendere meglio la sua traiettoria, dall’ambiente operaio dell'Hainaut belga alla difesa del socialismo autogestito. Tra le sue ultime pubblicazioni, Niente resiste alla gioia di vivere, Ritorno alla base e Ritorno alla vita (tutti rintracciabili su Barravento e pubblicati su carta da Nautilus, Torino, NdT). Un saggio di Adeline Baldacchino gli è stato recentemente dedicato: Raoul Vaneigem — Une politique de la joie (a cura di Michalon, 2022).

ReporterreIl 10 maggio scorso gli studenti dell'AgroParisTech hanno denunciato pubblicamente l'insegnamento ricevuto, ai loro occhi complice della “devastazione sociale ed ecologica in corso”. Dopo altri, sollecitavano a biforcare per "vite meno ciniche", in particolare in campagna. Sono questi i semi di una ribellione che da tempo Lei invoca contro il capitalismo e il suo disprezzo per la vita?

Raoul Vaneigem — Abbandonare i centri urbani per riconnettersi con la natura non è più paragonabile al ritiro in campagna che ha motivato gli hippy, in seguito al venir meno del movimento delle occupazioni del maggio 68. I pesticidi avrebbero rapidamente ricordato ai sognatori bucolici che il profitto diffonde ovunque il suo odore. La scelta della campagna va ben oltre una reazione di autodifesa della vita in preda all'inquinamento urbano.

L'ironia della storia ci ricorda ora le lotte comunaliste che, nel XII e XIII secolo, videro insorgere le città nascenti, in Catalogna, nell'Italia settentrionale, in Germania, nella Francia occitana e in Piccardia, contro la tirannia dei signori feudali. L'importanza crescente del libero scambio, che inaugurava la lotta del capitalismo contro l'immobilismo agrario incatenato dall'aristocrazia, fu allora il motore di una lotta che opponeva la borghesia delle città contro il potere oppressivo dei feudatari. Tuttavia, questo progetto di emancipazione ha rivelato molto presto la sua ambiguità. Nel suo Complainte des tisserandes, Chrétien de Troyes si è fatto eco della nuova oppressione. Per aver alimentato le lotte comunaliste, lo slogan "l'aria delle città rende liberi" servirà da trampolino di lancio per l'ideologia di una felicità terrena liberata dagli dei e dalla loro tutela.

L'attrattiva della campagna è che offre nuove basi per le lotte che stanno prendendo forma oggi, inseparabilmente esistenziali e sociali. Perché, a parte l’ostinazione dei Gilet Jaunes, la stagnazione delle lotte rivendicative è spaventosa. La rivolta aspira ad aprirsi altre strade. La campagna offre alla prospettiva di uno sconvolgimento collettivo e individuale quel che si potrebbe qualificare come un “campo di battaglia smilitarizzato”, un luogo di possibilità, aperto alle sfide della poesia creativa.

Sta emergendo un’evidenza: il movimento di emancipazione universale nascerà da piccole entità federate, da micro-società spinte dalla volontà di difendere e sviluppare il senso umano. È finita la scommessa sul gran numero di manifestanti, sulle folle troppo facilmente manipolabili, sulle nazioni, sui gruppi sovrappopolati. Se la città può evitare di soffocare nel sovraffollamento, è facendo rivivere le sue vecchie strutture di villaggio, ricreando quelle solidarietà di quartiere che sono sempre state propizie alle rivolte e alle insurrezioni Haussmann non si sbagliava, inquadrandole e sventrandole con larghi viali.

 

ReporterreNel 1967 il suo “Trattato del saper vivere ad uso delle giovani generazioni” invitava a uscire dal determinismo sociale per “crearsi ricreando la società”. I giovani adulti disertori che cercano oggi di ancorarsi di nuovo a un'esistenza materiale collegata al vivente (panificio, apicoltura, ecc.) rispondono a questo movimento?

Raoul Vaneigem — Dall'alto della loro burocrazia politica e sindacale, dove gestiscono l'impotenza della sovversione, i retori dell'anticapitalismo hanno sempre trattato con disprezzo coloro che volevano attenuare attraverso delle riforme una disumanità di cui condannavano visceralmente la crudeltà. I riformisti non erano rivoluzionari, ma nemmeno lo erano le grandi ideologie proletarie, se giudichiamo dallo smembramento della coscienza operaia che dobbiamo loro. A dire il vero, non bisogna sbagliarsi, le cosiddette organizzazioni umanitarie in stile Kouchner sono per la maggior parte un’impostura. Partecipano alla filantropia, al mercato caritativo, insomma alle opere pie del capitalismo. Ma, lì come ovunque, sta a noi porci incessantemente la domanda “Cui prodest? A chi giova tutto ciò?”. Non c'è altro mezzo per separare, vagliandole, le iniziative deleterie da quelle salutari.

Ciò che attrae nel progetto di “crearsi ricreando il mondo” scopre la sua pratica attraverso i gruppi di solidarietà in cui l'autonomia individuale è l'elemento centrale. Mentre lo Stato e i suoi finanziatori moltiplicano le aree da distruggere, un numero crescente di collettività si oppone loro acquistando, su base privata, terreni che dedicano alla permacultura, all'agricoltura rinaturalizzata, all'orticoltura, all'artigianato, alla ricerca di energie non inquinanti, escludendo l'ecologia mercantile. Tali iniziative incoraggiano rivolte inaspettate, come quella degli ingegneri agronomi che si rifiutano di collaborare ulteriormente all'avvelenamento agro-alimentare, dei ricercatori che non supportano più le tecnologie disumanizzanti, dei tecnici diventati ostili alle industrie dell'inquinamento climatico che li impiegano. Immaginate, in quest’ottica, un sabotaggio delle tasse e delle imposte da parte di funzionari diventati, loro malgrado, esattori dell’ingiustizia!

“L'intero pianeta freme dello stesso desiderio di una vita libera.”

Va ricordato che sotto i colori dell'umorismo e del buonumore, una "rivoluzione dell'orticoltura" sta lavorando per recuperare una terra che è nostra. I colpi che aboliranno la tutela degli Stati e degli interessi privati scaturiranno dall’esistenziale e dal suo tessuto sociale. È della massima importanza che in questi luoghi di ritrovata fraternità si possa riscoprire la gioia della convivenza, l'efflorescenza delle passioni, il desiderio senza fine. Che l'apicoltore si senta tra le sue api come in un ambiente naturale e in relazioni veramente umane, fa tutta la differenza con la stessa occupazione esercitata nel mondo mercantile. Quello che sta accadendo davanti ai nostri occhi è un rovesciamento radicale. Il risorgere del mutuo soccorso e dell'autonomia individuale annuncia la fine del regno dell'individualista, dello schiavo predatore, del piccolo uomo dal calcolo egoistico. È lo sradicamento della servitù volontaria.

Ridurre queste nuove solidarietà a un folclore associativo significa dimenticare che possono essere il fermento di ulteriori sviluppi. Il rifiuto della barbarie ha dato vita a zone da difendere come il Chiapas zapatista e il Rojava. La Francia lo illustra con una pretesa galattica di una specificità insolita e insolente. Se la presenza imperturbabile dei Gilet jaunes irradia umilmente delle risonanze poetiche che turbano il mondo intero, non è né per caso né per magia, ma perché il pianeta intero freme dello stesso desiderio di una vita libera. Perché ovunque, dal Cile allo Sri Lanka, il sogno di una società radicalmente nuova si coniuga con la storia e si concretizza.

ReporterreQuesti gesti forti fanno eco a una crescente coscienza ecologica. Credete forse che l'ecologia politica, con le sue lotte contro i grandi progetti inutili (su strada, per via aerea, ecc.), la sua denuncia del produttivismo e del lavoro forzato (per i coloni), la sua difesa del vivente, possa essere un'occasione di rinascita politica? In che misura?

Raoul Vaneigem — Per quanto simpatiche, le manifestazioni a favore del clima servono come sfogo al sentimento d’impotenza che i manifestanti provano intimamente. Come immaginare che misure pratiche e minimamente sostanziali contro l'inquinamento possano essere adottate da Stati e monopoli che ne sono la causa e i beneficiari? Non è nelle capitali che la rabbia è indispensabile, è al fianco degli zadisti in lotta contro la diffusione delle nocività, dei pesticidi, delle inutilità redditizie – non abbiamo nemmeno ottenuto il bando dei prodotti che uccidono le api e ci avvelenano!

Quali virtù volete attribuire alla politica e al parlamentarismo? La merce elettorale è intercambiabile. Il dritto vale il rovescio. Il populismo di stampo fascista chiede la libertà di non farsi vaccinare e il populismo di sinistra chiede la vaccinazione obbligatoria. Abbiamo mai sperimentato una tale penuria d’intelligenza sensibile e di senso umano? Mentre le buffonate mediatiche attirano l'attenzione, le lobby del nucleare, del petrolio, dei prodotti farmaceutici, del 5G, del gas di scisto e degli illeciti bancari trionfano con il supporto di una corruzione e di un parassitismo statale esibiti senza scrupoli. Questo bel mondo se la prenderebbe a cuore se ne avesse uno. In questo caso gli basta la “totale” certezza di poter continuare la sua lucrativa impresa di distruzione.

ReporterreCome passare dalla diserzione individuale all'insurrezione collettiva?

Raoul Vaneigem — Lo Stato e i suoi sponsor avrebbero interesse a trascinarci in una guerra civile, o almeno nella sua parodia. Ne avrebbero un doppio vantaggio. Ci rinchiuderebbero su un terreno che conoscono abbastanza bene da poterci schiacciare. Ancora più deplorevole, ci militarizzerebbero, ci meccanizzerebbero, ingaggiandoci a controsenso rispetto alla coscienza umana per la quale noi lottiamo. Libero chi lo vuole di ricorrere a una qualche guerriglia senz’armi, secondo il principio “non distruggere mai un essere umano, ma distruggere le macchine che ci disumanizzano”.

Tuttavia, visto il crollo programmato dal crescente divario tra l’economia reale e l’economia speculativa, è meglio scommettere su un'insurrezione pacifica come quella illustrata a loro modo dagli zapatisti, dai Gilet Gialli e da quegli improbabili insorti che spuntano dappertutto.

Il popolo aveva finito per rendersi conto che i loro sfruttatori erano dei malati. Ora si accorge che il potere non è più nelle mani di malaticci ma che è gestito dal terrore epidemico e dall'epidemia del terrore. Il capitalismo morente trasforma la morbosità in un modo di governo. La paura della malattia è lo strumento di un'oppressione automatizzata. Una volta messa in moto, la macchina funziona da sola, fa uso di leader senza cervello, creature acefale che incespicano dalla stupidità all'incompetenza. Lo Stato ei suoi sponsor sono esonerati da ogni responsabilità. E noi, di ogni dovere verso di loro! L'autodifesa sanitaria diventa per tutte e tutti la sostanza di un'autodifesa generalizzata. Da questo punto di vista, l'autogestione cioè l’organizzazione del popolo per mano sua non ha più nulla di sovversivo, è una cura sanitaria perfettamente legittima!

 

 

 

La diserzione ha il vento in poppa. L’appello a disertare la scorsa primavera degli studenti di AgroParisTech è stato visto più di dodici milioni di volte. Ovunque, giovani e meno giovani mettono in discussione il lavoro. E alcuni biforcano per inventare, altrove, una vita che donne e uomini considerano più ricca.

Dopo la nostra indagine sulla grande dimissione, Reporterre torna, in una serie estiva, su quest'onda. Per interrogarla. Perché non è così facile lasciar perdere tutto. Cambiare vita. Reinventare il lavoro, il quotidiano. Alcuni ci riescono, certuni hanno difficoltà, altri si arrendono. Attraverso ritratti e interviste, da scoprire dal 16 al 19 agosto, ci chiederemo: come fare della diserzione un'onda di fondo, un maremoto?

 




 

lunedì 22 agosto 2022

Neoliberalismo e statalizzazione di Miquel Amoros

 



Eccovi in anteprima la traduzione in italiano di quest’articolo di Miquel Amoros la cui versione in lingua originale spagnola è prevista per l’autunno.

SGS

 

Neoliberalismo e statalizzazione

Perché lo Stato è il più grande nemico del genere

umano e chiunque vi si intrappoli entra in conflitto.

Attenzione... restate sempre liberi, indipendenti,

non tenete conti aperti con nessuno.

(Benito Pérez Galdós, Miau)

 

La questione della natura dello Stato contemporaneo e del suo attuale rapporto con l'economia capitalista in una fase neoliberale avanzata altamente infiammabile per ogni tipo di crisi, è di grande importanza per il chiarimento teorico della protesta all'interno delle masse dominate. Tale chiarimento è una condizione fondamentale per la loro emancipazione pratica. Alla luce di ciò, sarebbe bene formulare alcune considerazioni al riguardo.

Durante i periodi critici lo Stato è portato in processione. Se la recente crisi sanitaria ne ha messo in luce il ruolo fondamentale nel controllo della popolazione e nella parziale cessazione dell'attività economica, senza traumi o contestazioni significative, le urgenze del riscaldamento globale del pianeta e l'attuale aumento dei prezzi dei carburanti non hanno fatto altro che riaffermarlo. I meccanismi messi in atto per garantire il compito sono stati trasformati qualitativamente: la digitalizzazione ha compiuto passi da gigante, la comunicazione unilaterale si è generalizzata e la manipolazione delle informazioni ha superato tutti i limiti senza una percettibile resistenza. Le garanzie giuridiche e i diritti sociali sono progressivamente eliminati mentre l'apparato repressivo continua a rafforzarsi. Ciò che oggi chiamano democrazia, transizione ecologica o sviluppo sostenibile non sono altro che simulacri burleschi che non nascondono la crescente atmosfera autoritaria e il primato antiecologico della finanza. Il potere reale è concentrato e centralizzato mentre le masse sono espropriate di qualsiasi decisione e spogliate di ogni informazione obiettiva. Il dominio ha davanti a sé nient'altro che una popolazione disinformata e in gran parte rassegnata, aggrappata a qualunque ancora di salvezza il sistema voglia fornirle. Con il popolo controllato e sottomesso, la statalizzazione della vita ha la via libera per salire alcuni gradini. Come ci dice il conservatore Carl Schmitt, ciò che definisce lo Stato è precisamente "la possibilità di disporre apertamente, frequentemente, della vita degli uomini", quindi non sorprende che nel mondo postmoderno lo Stato penetri fino nell'intimità più profonda. D'altra parte, la professionalizzazione della politica e lo spettacolo deplorevole del suo esercizio contribuiscono notevolmente alla perversione dell'attività pubblica e alla disaffezione sociale. La tecnicizzazione fa lo stesso con la vita privata (la tecnologia è attualmente una forza produttiva diretta). Paradossalmente, la dottrina neoliberale, dogma dell'alta borghesia esecutiva, ha elevato a livelli superiori la presenza quotidiana dello Stato in ogni attività.

Contrariamente a tutti i postulati teorici, la globalizzazione finanziaria va di pari passo con lo statalismo. Il controllo globale delle risorse la geopolitica ha spinto a una militarizzazione accelerata e, di conseguenza, a un enorme rafforzamento burocratico dello Stato e a una concentrazione senza precedenti della sfera decisionale. Le derive conflittuali esistenti dalla Guerra del Golfo illustrano la tendenza guerrafondaia-statalista delle grandi potenze, quindi dell'intera coorte delle potenze minori. La sicurezza di una vita privata dedicata al tempo libero, al consumo e al turismo, attività tanto apprezzate dalla massa sottomessa, dipende ora dall'interazione tra strategie di sicurezza su scala mondiale. Gli squilibri di potere causati dalle crisi politiche internazionali in un contesto di crisi multiple impongono un cambiamento nei rapporti tra la società, gli Stati e i mercati globali. L'autoritarismo, e quindi la burocratizzazione e la gerarchizzazione, s’impongono a tutti i livelli, poiché per preservare la sovranità dei mercati e salvare il commercio mondiale è necessario un salto di qualità nella disciplina e nel controllo della società. Se in tempi calmi le istituzioni statali si sottomettono agli imperativi dell'economia, nei periodi di crisi l'economia ha bisogno dell'intervento dello Stato come la pioggia a maggio.

Il rapporto tra Capitale e Stato sembra invertirsi, ma qui non si tratta di un capitalismo di Stato come quello descritto ai loro tempi da Bruno Rizzi o Friedrich Pollock, né d’ingerenze strettamente limitate all'attività economica come quelle proposte da Keynes ai suoi tempi. Tranne che nel caso della Cina, i governi non assumono il ruolo del capitalista più potente, né gli Stati sono il fattore economico più importante. Non esiste un partito unico onnipresente e il gruppo delle cupole di partito svolge un compito secondario, poiché la decisione non dipende abitualmente dai parlamenti. Nei sistemi partitocratici i mercati non retrocedono (né subiscono minime alterazioni), le corporazioni finanziarie mantengono la loro posizione e la proprietà pubblica non supera mai certe barriere. Nessuna nazionalizzazione o monopolio. Siamo molto lontani dallo Stato-nazione del secolo scorso: un'élite corporativa transnazionale plana al di sopra di tutto. Lo Stato non controlla il denaro, il credito, gli investimenti né i profitti aziendali. In breve, non interferisce con il Capitale, anzi obbedisce ai suoi disegni. Al massimo adotta alcune misure di bilancio, controlla temporaneamente i prezzi degli alimenti e dell'energia di base, regola il consumo di alcuni prodotti, concede sussidi o decreta tasse straordinarie, ma senza modificare sostanzialmente le leggi economiche. In fin dei conti, l'interesse generale espresso nelle dinamiche statali non è altro che la fusione tra l'interesse privato della burocrazia politica e quello delle oligarchie finanziarie mondiali. Questa burocrazia non trasforma il suo status e la sua posizione direttamente in strumenti di potere come in passato nei sistemi totalitari e nelle dittature; si serve semplicemente di loro per inserirsi in grandi aziende o organizzazioni parastatali grazie alle porte girevoli. In Occidente, l'economia definisce l'esercizio del potere e la corrispondente ricompensa, non il contrario.

Nonostante l'intensa propaganda a suo favore, il liberalismo politico non quadra con le convinzioni della maggioranza dei leader mondiali, in particolare di quelli dei paesi colpiti dalle misure neoliberali e di quanti le ripudiano nei paesi promotori perché, apertamente o di nascosto, tendono a dare priorità alla sussistenza e alla crescita economica nei confronti della conservazione delle apparenze democratiche e del garantismo giuridico. Per questi araldi del populismo, lo sviluppo nazionale è lo strumento migliore per la stabilizzazione politica e il modello cinese, spesso definito dai commentatori come "il consenso di Pechino", è l'esempio cui ispirarsi. In effetti, l'esperienza cinese suggerisce che la "modernizzazione" economica, e quindi l'integrazione nell'economia-mondo, sono compatibili con un autoritarismo estremo, purché la burocrazia dominante sappia adattarsi al business, operi secondo le regole mercantili e accetti di essere giudicata dai risultati. Il sistema politico non conta, il parlamentarismo è prescindibile senza che sia turbata la stabilità interna, poiché essa dipende molto più dalla crescita dell'economia che dalla riforma politica (il che era un assioma durante il regime franchista). Nonostante le disuguaglianze e le sacche di povertà, le classi dominate e controllate legano in maggioranza la loro prosperità materiale al sistema, cosicché l'opposizione è quasi una testimonianza. La classe dirigente cinese ha reso protagonista una notevole crescita indifferente alla situazione finanziaria del capitalismo occidentale, dimostrando la possibilità di una globalizzazione che preservi la sovranità statale, incoraggi il nazionalismo, esalti lo stile di governo autoritario e chiuda un occhio sulla repressione. Il modello richiede un ruolo decisivo per il partito-Stato in quanto maggior fornitore di risorse, principale finanziatore e attore dominante in settori considerati strategici come i trasporti, la sanità, l'estrazione mineraria e le comunicazioni. Anche il settore privato dell'economia in Cina non è trascurabile, ma l'élite economica generata è più interessata a rafforzare il sistema di cui fa parte e da cui riceve beneficio che a cambiarlo. Qui le porte girevoli portano alla politica. Il controllo è fondamentale, ma il partito unico opera in quest’ambito con provata efficacia. In breve, il modello cinese mostra che il capitalismo può funzionare perfettamente senza forme politiche rappresentative e che il sistema dei partiti, nonostante la sua sottomissione ai dettami dell'economia e della geopolitica, pende dai regimi occidentali come un ornamento ereditato piuttosto che come uno strumento mediatamente utile.

In definitiva, le crisi hanno stimolato un'involuzione autoritaria e di controllo in tutto il mondo capitalista. Il dispotismo è all'ordine del giorno. Nei paesi con una classe media importante, la sicurezza prevale sulla libertà. Così, le misure di emergenza sono ogni giorno più numerose e i condizionamenti democratici sono sempre più evidenti. La tentazione cinese assedia la mentalità dirigente, gran parte della quale considera le istituzioni politiche come un ostacolo allo sviluppo e persino un fattore di distruzione dell'economia. Di conseguenza, si spalancano le porte per una futura epifania di sistemi dittatoriali più o meno mascherati dal nazionalismo.

Miquel Amoros

lunedì 15 agosto 2022

LUPITA – Storia zapatista che fa tremare la terra

 



Guadalupe Vázquez Luna è una donna Tsotsil, sopravvissuta al massacro di Acteal. Con ammirevole forza d'animo, condivide con noi i suoi ricordi di quella strage del 1997, dove, essendo solo una ragazza, perse i genitori e i fratelli, che morirono insieme ad altre 45 persone mentre pregavano in chiesa. Lupita sopravvisse miracolosamente e fin da piccola sapeva che la sua sopravvivenza implicava un impegno e una missione. Ora combatte instancabilmente per la giustizia e la difesa del territorio dei popoli indigeni di Los Altos de Chiapas. Questo ritratto mostra diverse sfaccettature di Lupita: tenera madre con i suoi figli, nella sua vita quotidiana, nel suo spazio domestico, ma anche agguerrita, in marcia e di fronte ai soldati, rivelandola come una grande oratrice e una promettente organizzatrice. È un documentario pieno di speranza, con valori di formazione molto alti, che esalta la capacità organizzativa dei popoli originari e mette in evidenza, soprattutto, la forza e il coraggio dei combattenti indigeni.

 

 

https://desinformemonos.org/lupita-que-retiemble-la-tierra/



https://youtu.be/JcDr5pjH5Z4

martedì 9 agosto 2022

COMUNICATO ZAPATISTA

 

 

                        perché ci vedano ci copriamo il viso, perché ci chiamino, rifiutiamo il nome 




Buongiorno compas,

ecco in italiano l’invito alle “Giornate di lotta per l’autonomia e la resistenza dei nostri popoli” pubblicato su Enlace con il link: https://enlacezapatista.ezln.org.mx/2022/08/04/diversos-colectivos-convocan-a-la-jornada-de-lucha-por-la-autonomia-y-la-resistencia-de-nuestros-pueblos/

Buona giornata a tutti, che i vostri cuori siano forti e gioiosi.

Diversi collettivi invitano alle Giornate di lotta per l'autonomia e la resistenza dei nostri popoli

All'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale - EZLN, Alla Commissione Sexta dell'EZLN, Alla Sexta Nazionale e Internazionale, Al Consiglio Nazionale Indigeno, Al Consiglio Direttivo Indigeno, A Maria de Jesús Patricio Martínez, Portavoce del CNI -CIG , A coloro che affermano di essere anticapitalisti e anti-patriarcali, Alle reti di resistenza e ribellione, Ai popoli del Messico e del mondo, Ai media, indipendenti, alternativi, o quel che sia il loro nome,

 

GIORNATE DI LOTTA PER L'AUTONOMIA E LA RESISTENZA DEI NOSTRI POPOLI - Dal 9 agosto al 12 ottobre 2022, Città del Messico

Casa dei Popoli e delle Comunità Indigene “Samir Flores Soberanes”

Nell'ambito delle "Giornate di lotta per l'autonomia e la resistenza dei nostri popoli" che inizieranno il 9 agosto con il 19° anniversario della nascita dei Caracoles zapatisti e si concluderanno il 12 ottobre con il 2° anniversario della presa della uffici del traditore Adelfo Regino Montes (Ex INPI), oggi Casa dei Popoli e delle Comunità Indigene "Samir Flores Soberanes", in gioiosa ribellione e scherzando sui cattivi governi passati, presenti e futuri, abbiamo l'onore di rivolgervi questo.. .

INVITO

Invitiamo organizzazioni sociali, civili e politiche, collettivi, popolazioni indigene e comunità indigene, reti di resistenza e ribellione, uomini e donne di buona volontà del Messico e del mondo che lottano per la vita, ad accompagnarci e a partecipare a modo loro, secondo il loro calendario e la loro geografia a queste "Giornate di lotta per l'autonomia e la resistenza dei nostri popoli".

Compañer@s, le modalità che oggi vi proponiamo per le attività che svolgeremo, consistono nell'invitarvi a partecipare e a costruire insieme queste iniziative. Per fare ciò, chi decide di partecipare in modo collettivo o individuale, dovrà registrarsi alla seguente mail: comunicacionotomi@gmail.com, indicando la propria partecipazione, il modo di farlo e con quale(e) attività, se così si decide.

Queste attività si svolgeranno di presenza o virtualmente, nella Casa dei Popoli e delle Comunità Indigene “Samir Flores Soberanes”.

Invieremo un link per partecipare.

ATTIVITA'

- Martedì 9 agosto, 11:00

Forum: “ I Caracoles zapatisti, diccianove anni di autonomia e resistenza” contro il malgoverno.

Giornata Internazionale dei Popoli Indigeni, niente da festeggiare.

- Sabato 13 agosto.

Azioni dislocate: 501 anni dopo l'inizio della resistenza dei nostri popoli?, “NON CI HANNO CONQUISTATI”. Esistiamo perché resistiamo.

(Vi invitiamo ad agire contro i mega-progetti di morte, guerra capitalista e spoliazione della nostra madre terra).

- Sabato 27 agosto, ore 11

Forum di denuncia:

        Lo spoliazione dell'acqua alle popolazioni indigene...

        Una dichiarazione di guerra alla vita.

Governi passati, Quarta Trasformazione e corporazioni multinazionali responsabili del saccheggio.

- Sabato 24 settembre, ore 11.00

Discussione:

        La RESPONSABILITA' dell'esercito nella vicenda AYOTZINAPA.

        8 anni di IMPUNITÀ, 8 anni senza VERITÀ e senza GIUSTIZIA.

        Li hanno presi vivi, noi li vogliamo vivi!

- Lunedì 3 ottobre, ore 11:00

Incontro per il diritto alla casa:

        Giornata mondiale dell'habitat...

        Giornata mondiale per il diritto a una casa dignitosa e decente

Siccome NON ci vedono, NON ci ascoltano, NON ci parlano, noi occupiamo l'INPI.

- Mercoledì 12 ottobre, ore 11.00

Atto politico-culturale, ballo:

        2° anniversario dell'occupazione dell'ex INPI.

        Già due anni che il traditore Adelfo Regino Montes non fa nulla nei suoi uffici.

Conferenza stampa, dichiarazione politica, saluti, pasto, festival culturale, musica, danza, mercato, vendita di artigianato, dolci e altro ancora.

Cordialmente,

Per la ricostituzione integrale dei nostri popoli! Zapata è vivo, la lotta continua! Samir è vivo, la lotta continua! Viva i Caracoles zapatisti! Viva i Consigli di Buon Governo! Viva le donne che lottano! Li hanno presi vivi, li vogliamo vivi! Viva il #CNI, Viva la #CIG, Viva l'#EZLN! Mai più un Messico e una città senza di noi!

Comunità indigena Otomi residente a Città del Messico, membro del Congresso nazionale indigeno-Consiglio indigeno di governo e del Coordinamento metropolitano, anticapitalista e antipatriarcale con il CIG.

Città del Messico, 3 agosto 2022

 


 

Bonjour compas,

Voici en français l'invitation aux "Journées de lutte pour l'autonomie et la résistance de nos peuples" publiée sur Enlace via le lien: https://enlacezapatista.ezln.org.mx/2022/08/04/diversos-colectivos-convocan-a-la-jornada-de-lucha-por-la-autonomia-y-la-resistencia-de-nuestros-pueblos/

Belle journée à chacun.e, que votre cœur soit fort et joyeux.

Plusieurs collectifs invitent aux Journées de lutte pour l'autonomie et la résistance de nos peuples

À l'Armée zapatiste de libération nationale - EZLN, À la Commission Sexta de l'EZLN, À la Sexta nationale et internationale, Au Conseil national indigène, Au Conseil indigène de gouvernement, À Maria de Jesús Patricio Martínez, porte-parole du CNI-CIG, À celles et ceux qui se revendiquent anticapitalistes et antipatriarcal.e.s, Aux Réseaux de résistance et de rébellion, Aux peuples du Mexique et du monde, Aux médias, indépendants, alternatifs, ou quel que soit leur nom,

JOURNÉES DE LUTTE POUR L'AUTONOMIE ET LA RÉSISTANCE DE NOS PEUPLES Du 9 août au 12 octobre 2022, Mexico

Maison des Peuples et Communautés indigènes « Samir Flores Soberanes »

Dans le cadre des « Journées de lutte pour l'autonomie et la résistance de nos peuples » qui commenceront le 9 août avec le 19ème anniversaire de la naissance des Caracoles zapatistes et finiront le 12 octobre avec le 2ème anniversaire de la prise des bureaux du traître Adelfo Regino Montes (Ex INPI), aujourd'hui Maison des Peuples et Communautés indigènes « Samir Flores Soberanes », dans la rébellion joyeuse et en faisant des pieds de nez aux mauvais gouvernements passés, présents et futurs, nous avons l'honneur de vous adresser cette...

INVITATION

Nous invitons les organisations sociales, civiles et politiques, les collectifs, peuples autochtones et communautés indigènes, les réseaux de résistance et de rébellion, les hommes et les femmes de bonne volonté du Mexique et du monde qui luttent pour la vie, à nous accompagner et à participer à leur façon, selon leur calendrier et leur géographie à ces « Journées de lutte pour l'autonomie et la résistance de nos peuples ».

Compañer@s, les modalités que nous vous proposons aujourd'hui pour les activités que nous réaliserons, consistent à vous inviter à participer et à construire ensemble ces initiatives. Pour ce faire, si vous décidez de participer de manière collective ou individuelle, vous devrez vous inscrire au courriel suivant: comunicacionotomi@gmail.com, en indiquant votre participation, votre façon de le faire et par quelle(s) activité(s), si ainsi vous le décidez.

Ces activités se dérouleront en présentiel ou en virtuel, dans la Maison des Peuples et Communautés indigènes « Samir Flores Soberanes ».

On vous enverra un lien pour participer.

ACTIVITÉS

Mardi 9 août, 11h00

Forum:          « Caracoles Zapatistes, 19 ans d'autonomie et de résistance » contre le mauvais gouvernement.

Journée internationale des peuples indigènes, rien à célébrer.

Samedi 13 août.

Actions disloquées :         À 501 ans du début de la résistance de nos peuples?,

        « ILS NE NOUS ONT PAS CONQUIS ». Nous existons parce que nous résistons.

(Nous vous invitons à réaliser des actions contre les mégaprojets de mort, la guerre capitaliste et la spoliation de notre terre mère).

Samedi 27 août, 11h00.

Forum-Dénonciation:

        La spoliation de l'eau des peuples indigènes...

        Une déclaration de guerre contre la vie.

Les gouvernements passés, la Quatrième Transformation et les entreprises transnationales responsables du pillage.

Samedi 24 septembre, 11h00.

Discussion:

        La RESPONSABILITÉ de l'armée dans l'affaire AYOTZINAPA.

        8 ans d'IMPUNITÉ, 8 ans sans VÉRITÉ et sans JUSTICE.

        Ils les ont pris vivants, nous les voulons vivants !

Lundi 3 octobre, 11h00.

Rencontre pour le droit au logement :

        Journée mondiale de l'habitat...

        Journée mondiale du droit à un logement digne et décent

Comme ils ne nous voient PAS, qu'ils ne nous écoutent PAS, qu'ils ne nous parlent PAS, nous occupons l'INPI.

Mercredi 12 octobre: 11h00.

Acte politico-culturel, bal :

        2ème anniversaire de l'occupation de l'ex-INPI.

        Déjà 2 ans que le traître Adelfo Regino Montes ne fait rien dans ses bureaux.

Conférence de presse, déclaration politique, salutations, repas, festival culturel, musique, danse, marché, vente d'artisanat, pâtisseries et plus encore.

Cordialement,

Pour la reconstitution intégrale de nos peuples ! Zapata est vivant, la lutte continue ! Samir est vivant, la lutte continue ! Vive les Caracoles zapatistes ! Vive les Conseils de bon gouvernement ! Vive les femmes qui luttent ! Ils les ont pris vivants, nous les voulons vivants ! Vive le #CNI, Vive le #CIG, Vive l'#EZLN ! Plus jamais un Mexique et une ville sans nous !

Communauté indigène Otomi résidant à Mexico, membre du Congrès national indigène-Conseil indigène de gouvernement et de la Coordination métropolitaine, anticapitaliste et anti patriarcale avec le CIG.

Mexico, le 3 aout 2022