giovedì 24 novembre 2022

APPELLO COLLETTIVO ALLA SOLIDARIETA' CON GLI INSORTI DELL'IRAN

 


Se ovunque nel mondo le insurrezioni si accendono, si spengono e si ravvivano sotto i pretesti più diversi, è perché esse rispondono meno alla paura della borsa della spesa vuota delle famiglie quanto a un movente più potente, che è la volontà di milioni di esseri di vivere secondo la libertà dei loro desideri. Eppure sono questi desideri, che i bambini ereditano alla nascita, che un sistema economico e sociale basato sul profitto si è proposto di reprimere desertificando la terra che li nutre.

Già gli zapatisti del Messico, i Gilet Gialli di Francia, la resistenza del Rojava avevano dimostrato che l'ostinazione di essere là nella quieta ostinazione della vita sempre rinascente dispensava dal cadere nell'ideologia della vittoria e della sconfitta che ha così a lungo posto le rivoluzioni sotto linsegna della morte.

Quanto sta accadendo in Iran illustra una situazione che impedisce qualsiasi ritorno indietro. Il movimento non sa che farsene di petizioni, fa a meno delle manifestazioni catartiche in cui si torna a casa una volta compiuto il proprio dovere, ha bisogno della presa di coscienza di individui anonimi di fronte alla scelta di vivere o sparire. Sono questi individui autonomi che spingeranno verso la vita un mondo che ha avuto solo un'esistenza mortifera. È sufficiente che il loro pensiero si irradi.

Questa coscienza distruggerà i tentativi di recupero che il disordine statale e mondialista opera ignorando un fenomeno radicalmente nuovo: la lotta ha cambiato base.

  

Documento trasmesso da iraniani in lotta



APPEL COLLECTIF À LA SOLIDARITÉ AVEC LES INSURGÉES ET LES INSURGÉS D’IRAN

 

Si partout dans le monde des insurrections s’allument, s’éteignent et se ravivent sous les prétextes les plus divers, c’est qu’elles répondent moins à la hantise du panier vide des ménages qu’à un mobile plus puissant, qui est la volonté de millions d’êtres de vivre selon la liberté de leurs désirs. Or ce sont ces désirs, dont les enfants héritent en naissant, qu’un système économique et social fondé sur le profit a entrepris de réprimer en désertifiant la terre qui les nourrit.

Déjà les zapatistes du Mexique, les Gilets jaunes de France, la résistance du Rojava avaient montré que l’obstination d’être là dans la tranquille obstination de la vie toujours renaissante dispensait de verser dans l’idéologie de la victoire et de la défaite qui a si longtemps placé les révolutions sous l’enseigne de la mort.

Ce qui se passe en Iran illustre une situation qui empêche tout retour en arrière. Le mouvement n’a que faire de pétitions, il se passe de ces manifestations cathartiques où l’on rentre à la maison une fois le devoir accompli, il a besoin de la prise de conscience d’individus anonymes confrontés au choix de vivre ou de disparaître. Ce sont ces individus autonomes qui feront basculer vers la vie un monde qui n’a eu d’existence que mortifère. Il suffit que leur pensée rayonne.

Elle brisera les tentatives de récupération que la gabegie étatique et mondialiste met en œuvre en ignorant un phénomène d’une radicale nouveauté : la lutte a changé de base.