I grandi
intrighi geopolitici vorrebbero intrappolarci in un accordo sulla corsa agli
armamenti. Il cinismo sembra essere stato privato di ogni freno e le bugie non
sono più necessarie: bisognerebbe lavorare di più sui bilanci degli armamenti
statali. Rimane la vecchia analisi del fondo rivoluzionario anticapitalista
(marxista e/o anarchico), ma poco convincente, secondo cui il capitalismo
contiene la guerra come una nuvola contiene la tempesta.
In Francia,
cinque anni dopo, ovvero otto giorni dopo, il "È guerra" di Macron
sul Covid è stato rinnovato sostituendo il Covid con la Russia, senza ignorare
la portata dello stress telegenico. Per il momento, l'effetto sorprendente è
stato relativamente raggiunto.
Come
concepisci in questo momento il tuo pensiero e la sua comunicazione agli altri?
Una di
queste tre ipotesi:
1/ Se i
potenti sembrano così disinibiti, è perché sanno trarre profitto, per il loro
margine di manovra, dalla sconfitta consumata dei movimenti sociali
emancipatori: nel periodo recente, prima della “crisi” del Covid, le rivolte
dei Gilet gialli in Francia, Cile, Algeria, Libano, Hong Kong... Essendo già
accaduto il peggio, ricorderemo la defezione totale di Benjamin PÉRET
nell’autunno del 1939, fustigata da André THIRION (in “Rivoluzionari senza
rivoluzione”).
2/ Se tacere
equivale ad acconsentire, allora, per non acconsentire, quale dinamica di
ultima istanza, qualunque sia la sua portata, sembra ancora alla nostra
portata?
3/ Speculare
sul sentimento d’indignazione potenzialmente provato da alcune fasce della
popolazione di fronte all'arroganza ben congegnata dei poteri forti (la
proposta danese di aumentare l'età pensionabile a settanta anni per finanziare
gli armamenti)? E in più, per equipaggiarsi con armi soggettive per associarsi
ad altri che vanno oltre la mera protesta contro la guerra?
Venant, 13
marzo 2025
La doppia colpa degli Stati europei e
delle popolazioni che concedono loro fiducia
Nonostante la persecuzione incessante della popolazione di Gaza da parte dello Stato di Israele, il tono politico e mediatico in Europa è di rassegnazione, come se "non si potesse fare nulla", soltanto aspettare che il mostro esaurisca il suo veleno. Tuttavia, è ovvio che lo Stato di Israele beneficia di una prolungata impunità che gli consente di ignorare tutte le norme internazionali, in particolare in materia umanitaria. Questa impunità gli viene offerta dal campo occidentale, con gli USA in testa, fornitori di armi e di capitali; ma anche dall'Europa, le cui eventuali misure NON ADOTTATE possono essere considerate come autorizzazioni a continuare il massacro, il che la rende complice del genocidio di Gaza: - mancanza di condanna categorica del governo israeliano apertamente razzista e fascista, con la scusa del funzionamento di una democrazia rappresentativa... - non convocazione degli ambasciatori israeliani di stanza nelle capitali europee per chiedere spiegazioni (primo livello di fermezza diplomatica); - mancato richiamo degli ambasciatori europei di stanza a Tel Aviv (secondo livello di tensione diplomatica) a causa di spiegazioni insoddisfacenti (ad esempio, sui bombardamenti degli ospedali o sul divieto di presenza dei media internazionali a Gaza); - mancata applicazione dell’articolo 2 dell’Accordo di Associazione tra l’Unione europea e Israele, che gli conferisce uno status commerciale privilegiato e che stabilisce il rispetto dei diritti umani come “condizione essenziale” di tale accordo; - e più in generale, l'assenza di sanzioni economiche, che l'Europa ha comunque dimostrato essere possibili nei confronti della Russia in relazione alla sua aggressione all'Ucraina. - e come la Commissione Europea esclude gli ebrei critici verso Israele dallo spazio politico europeo contro l'antisemitismo! Queste omissioni deliberate marcano un tacito sostegno, una complicità, una colpa condivisa. L'indecenza dei governi europei si serve della colpa passata (l'antisemitismo europeo) per astenersi dal sanzionare questo Stato genocida, con il pretesto che lo Stato ebraico avrebbe acquisito la totale libertà di difendersi... l'esempio migliore è lo Stato tedesco, fornitore di armi allo Stato israeliano. L'Europa partecipa per delega a un secondo genocidio. Il sionismo è un'ideologia nata in Europa, in un'epoca segnata dalla brutalizzazione dell'instaurazione del regime capitalista intorno all’inizio del XX secolo e che ha dato vita ad altre ideologie assassine, il fascismo e il nazismo, il marxismo-leninismo-stalinismo: lontani echi nazionalisti della Primavera dei popoli del 1848 e della rivendicazione della libera autodeterminazione dei popoli contro gli imperi russo, turco e austro-ungarico. Il sionismo non è nato in seno alle comunità ebraiche sparse nel mondo arabo, bensì nell'Europa centrorientale, dove, però, questa ideologia non era maggioritaria, poiché la migrazione per sfuggire ai pogrom in Europa occidentale non era la tappa verso la Palestina. Tuttavia, le borghesie ebraiche, assimilate da tempo nell'Europa occidentale, hanno voluto distinguersi dai poveri e combattivi migranti ebrei, spesso socialisti o comunisti, dirigendo la loro rotta verso la Palestina. L'Europa ha creduto di potersi liberare della questione ebraica e delle sue colpe facendo pagare il prezzo ad altri (i Palestinesi). La cattiva coscienza europea pensa di potersi assolvere dal genocidio perpetrato sul suo territorio chiudendo gli occhi sul genocidio attuale perpetrato dagli eredi delle vittime di ieri. La difesa della nostra comune umanità non può limitarsi a una compassione per le vittime: il minimo è l'accusa nei confronti della macchina statale e dei suoi sordidi calcoli geopolitici.
Venant,
19 maggio 2025
Les grosses
ficelles géopolitiques voudraient nous empaqueter dans un assentiment à la
course aux armements. Le cynisme semble débarrassé de toute retenue et le
mensonge n’est même plus nécessaire : il faudrait travailler plus pour les
budgets étatiques de l’armement. Reste la vieille analyse du fonds
révolutionnaire anticapitaliste (marxiste
et/ou anarchiste), mais piètre recours, selon lequel le capitalisme contient la guerre comme la nuée l’orage.
En France, cinq ans après, à
huit jours près, le « C’est la guerre » du Macron à
propos du Covid, s’est renouvelé en substituant la Russie au Covid, n’ignorant pas la portée du stress télégénique.
Pour l’instant, l’effet de sidération est relativement obtenu.
Comment, à cette heure,
concevez-vous votre propre réflexion et sa communication
à d’autres ?
De trois hypothèses
l’une :
1/ Si les puissants semblent
à ce point décomplexés, c’est qu’ils savent bénéficier,
pour leur marge de manœuvre, de la défaite consommée des mouvements sociaux émancipateurs : dans la
période récente, avant la « crise »
Covid, les soulèvements des Gilets jaunes en France, au Chili, en Algérie, au Liban, à Hong Kong... Ce pire étant déjà advenu, on se rappellera la
défection totale de Benjamin PÉRET à
l’automne 1939, fustigée par André THIRION (in « Révolutionnaires sans
révolution »).
2/ Si se taire c’est
consentir, alors pour ne pas consentir quelle dynamique de
baroud d’honneur, quelle qu’en soit la portée, semble-t-elle encore dans nos cordes ?
3/ Spéculer sur le sentiment
d’outrage potentiellement ressenti par des franges de la
population devant l’arrogance si bien ficelée des pouvoirs (proposition à la
danoise de reculer l’âge de la retraite à 70 ans pour financer l’armement) ? Et delà, fourbir des armes
subjectives pour s’associer à d’autres
qui aillent au-delà de la seule protestation anti-guerre ?
Venant, 13 mars 2025
La double culpabilité des États
européens et des populations qui leur prêtent allégeance
Malgré l’acharnement sur les populations de Gaza par
l’État d’Israël, la tonalité politique et médiatique en Europe se résume à une
résignation, comme si « on ne pouvait rien faire », juste attendre
que le monstre ait épuisé son venin. Or, bien sûr, l’État d’Israël bénéficie
d’une impunité prolongée qui lui permet d’outrepasser toutes les règles
internationales, notamment en matière humanitaire. Cette impunité lui est
offerte par le camp occidental, avec les USA en tête, fournisseurs d’armes et
de capitaux ; mais aussi par l’Europe dont on peut énumérer les mesures
possibles QU’ELLE N’A PAS PRISES comme autant d’autorisations à poursuivre le
massacre, qui la rend complice du génocide à Gaza : - absence de
condamnation catégorique du gouvernement israélien ouvertement raciste et
fasciste, sous couvert du fonctionnement d’une démocratie représentative... -
absence de convocation des ambassadeurs israéliens en poste dans les capitales
européennes pour demande d’explication (premier degré d’une fermeté diplomatique) ;
- absence de rappel des ambassadeurs européens en poste à Tel Aviv (deuxième
degré d’une tension diplomatique) du fait d’explications insatisfaisantes (par
exemple, sur les bombardements d’hôpitaux ou sur l’interdiction de la présence
des médias internationaux à Gaza) ; - défaut d’application de l’article 2
de l'Accord d'Association entre l'Union européenne et Israël lui donnant un
statut commercial privilégié, qui pose le respect des droits humains comme une
« condition essentielle » de cet accord ; - et plus généralement, absence
de sanctions économiques dont l’Europe a pourtant fait la démonstration de
leurs possibilités contre la Russie concernant son agression contre l’Ukraine.
- et comment la Commission européenne exclut les Juifs critiques d'Israël de
l’espace politique européen contre l’antisémitisme ! Ces manquements
délibérés dessinent en creux un soutien tacite, une complicité, une culpabilité
partagée. L’indécence des gouvernements européens se sert de la précédente
culpabilité passée (l’antisémitisme européen) pour s’abstenir de sanctionner
cet État génocidaire, sous prétexte que l’État juif aurait acquis la liberté
totale de se défendre… la meilleure illustration étant L’État allemand,
fournisseur d’armes à l’État israélien. Par délégation, l’Europe participe bien
à un deuxième génocide. Le sionisme est une idéologie née en Europe, dans une
époque marquée par la brutalisation de l’instauration du régime capitaliste au
tournant du début du XXème siècle et qui donna naissance à d’autres idéologies
meurtrières, fascisme et nazisme, marxisme-léninisme-stalinisme :
lointains échos nationalistes du printemps des peuples de 1848 et de la
revendication contre les empires russes turc, austro-hongrois de la libre
auto-détermination des peuples. Le sionisme n’est pas né au sein des
communautés juives éparpillées dans le monde arabe, mais en Europe
centrale-orientale où cependant cette idéologie n’était pas majoritaire, la
migration pour se soustraire aux pogroms vers l’Europe occidentale n’étant pas
l’étape vers la Palestine. Cependant les bourgeoisies juives assimilées de
longue date en Europe occidentale ont voulu se distinguer des migrants juifs
pauvres et combatifs, souvent socialistes ou communistes, en fléchant leur
parcours vers la Palestine. L’Europe a cru se débarrasser de la question juive
et de sa culpabilité en faisant en sorte que d’autres (les Palestiniens) en
payent le prix. La mauvaise conscience européenne pense s’absoudre du génocide
passé sur son sol en fermant les yeux sur le génocide actuel mis en œuvre par
les héritiers des victimes d’hier. La défense de notre commune humanité ne peut
se suffire d’une compassion envers les victimes : le minimum est la mise
en accusation de la mécanique étatique et ses calculs géopolitiques sordides.
Venant, 19
mai 2025