Se una cosa finisce se ne comincia un'altra, con tutta la generosità e il "rischio" di viversela fino in fondo, e lungo la strada si cresce, si diventa più empatici e più lungimiranti, e questo è un circolo virtuoso che la natura ci mostra in tutte le cose. L’idea di modernità in cui le macchine dovrebbero sostituire le persone è una chimera, semmai occorre mettere sempre in chiaro la qualità umana fondamentale che è quella della capacità di elaborare la realtà, fino a prefigurarla e progettarla. Un senso storico che ci rende molto più liberi ma anche molto più responsabili verso l'intero pianeta. Come punta avanzata della natura possiamo progettare la nostra realtà e modificare i dati "naturali" di partenza. Ma se ci rimettiamo in ascolto anche della parte profonda di noi, quella che rimane ancorata al mondo animale, scopriamo la forza primordiale che sempre ci/si rinnova. Questo gioco armonico tra natura e storia secondo me è a maggior ragione un lavoro da donne: un lavoro che consiste nel mettere al mondo il mondo. A partire da questa speciale conformazione che, ad ogni nuova gravidanza, rimette in luce la possibilità per il corpo femminile di farsi creatore in tutta coscienza, abbiamo la convinzione che sia un compito femminile quello di riportare il pianeta sul suo percorso vitale, e di poterlo fare anche utilizzando l'intelligenza rotonda che contiene la scienza, come la manualità e la cura per i dettagli. Queste doti sono strettamente connesse alle qualità necessarie alla cura dei lattanti. In un rapporto simbiotico che vige nei primi giorni di vita e ancora a lungo, fino alla completa autosufficienza affettiva e fisica. L’essere umano ha questa speciale maniera di adattarsi al mondo, con un periodo di assoluta dipendenza dalla madre molto lungo. E le madri quindi conoscono il valore della propria generosità nel lasciare liberi i propri figli pur con determinazione a trasmettere loro le proprie parole e il proprio esempio. Questa “educazione” alla nuova civiltà del mondo è una missione del tutto al femminile e credo che sia una sfida davvero entusiasmante!
Comunita filosofica Diotima
Diotima di Mantinea è nominata da Socrate, nel Simposio di Platone, come colei che gli avrebbe insegnato la maieutica filosofica: “Dirò il discorso su Amore che ho ascoltato una volta da una donna di Mantinea, di nome Diotima, la quale era sapiente su questa questione e su molte altre. Facendo fare dei sacrifici ritardò la peste di dieci anni; e fu proprio lei che mi istruì nelle cose d’amore… Mi proverò dunque a riferirvi così da me solo, per quanto mi riuscirà, il discorso che mi tenne lei. Naturalmente, o Agatone, è bene discutere come tu hai fatto, spiegando per prima cosa chi è Amore, la sua essenza e natura, per passare poi alle sue opere. Ma a me pare più facile parlarne nell’ordine seguito allora dalla straniera di Mantinea, interrogandomi. Perché anch’io le dicevo quasi le stesse cose che ora Agatone dice a me…”. Riportiamo di seguito un passaggio dell’intervista rilasciata da Luisa Muraro a Giuliana Bhatia su “Diotima, la mestra di Socrate”, apparsa su “La Regione” del 24 marzo 2001 e tratta dal sito web http://www.dialogare.ch/ Chi è Diotima e perché è considerata la maestra di Socrate? Diotima è una figura che nella storia della filosofia è molto conosciuta perché compare in un grande dialogo di Platone, il “Simposio”. Lei non è presente, non è uno dei personaggi del “Simposio”; di lei parla il personaggio principale di molti dialoghi di Platone, cioè Socrate. Quest’ultimo non ne parla in maniera mitologica, ma parla di una donna, una donna straniera e sapiente, che gli ha insegnato che cos’è l’amore e cos’è la filosofia. Nella storia della filosofia è prevalsa la tendenza a pensare che sia un personaggio inventato. In verità ci sono degli storici che sono convinti che lei sia esistita storicamente. Io ho lavorato proprio per mostrare come quello che Diotima ha insegnato a Socrate e quello che Socrate ricorda dell’insegnamento ricevuto da lei non è coincidente con quello che vuol dire Platone. Platone usa Socrate e il suo racconto per i suoi scopi. Questo mi ha dato un elemento per pensare che lei sia esistita effettivamente. Tutti pensano che Platone, dovendo neutralizzare la grandezza di Socrate, l’abbia costruita apposta. Ma Socrate era un uomo che amava le donne e il mondo delle donne. La sua stessa filosofia, lui l’ha paragonata all’arte della levatrice. Aveva un legame con il mondo delle donne. Cosa che Platone non aveva. Come mai in un ciclo che è dedicato al pensiero femminile di oggi compare un personaggio così distante? Non è solo distante, ma è un personaggio che sta sul bordo dell’evidenza storica con cui noi guardiamo la storia degli uomini, soprattutto degli uomini di potere e delle classi dominanti. Lei sta sul limite tra l’inesistenza e l’esistenza. Io la propongo a Lugano, al ciclo organizzato da Dialogare, perché in lei c’è qualcosa che è proprio una caratteristica della storia delle donne: la storia delle donne è carsica, compare, ci sono grandi momenti di presenza di donne, poi le donne scompaiono, sembra che non esistano più, per poi ricomparire come nei fiumi carsici. La Diotima di cui parlerò io è quella maestra di Socrate, quella donna straniera vissuta nel V secolo a.C., ma è anche colei che ricompare oggi nell’amore della filosofia da parte di donne, nel modo di fare filosofia delle donne. |