martedì 26 aprile 2011

In risposta a :CI VORREBBE UN PARTITO Video di Merighi Troja



In risposta a :CI VORREBBE UN PARTITO

Ghirardi Sergio scrive: 25 aprile 2011
Correte compagni. Il vecchio mondo è dietro di voi!
40 anni dopo, la lucidità di questo slogan resta purtroppo intatta ma la situazione è anche peggio: il vecchio mondo è ormai dentro di voi.
Il video è esplicito: i sensi di colpa del movimentista pentito, il pretazzo di servizio, la confessione e i dirigenti di partito che si fanno un mazzo così per un mondo migliore. No, non è la FGCI, questa è la RAI o comunque le somiglia come un programma di Mediaset.
La storiella del lavoro dall’interno è da sempre la torta alla crema di tutti i burocrati che hanno fatto carriera dedicandosi al popollo. I partiti formali sono finiti storicamente da quando la rivoluzione sociale si è coagulata nella critica della vita quotidiana degli individui. Chi ha provato a riflettere su questi temi lo sa da mezzo secolo e più. Persino uno dei fondatori del PCI, Bordiga, denunciava già negli anni trenta l’inattualità dei “partiti formali” ai quali opponeva il “partito storico”. In 2000 segni non si può certo sviluppare il tema, ma smettetela, please, con i borborismi da sacrestia della politica.
Se volete una bibliografia posso comunicarla agli interessati, poi sta a ognuno forgiarsi una coscienza politica fuori dalle sabbie mobili della società dello spettacolo. Il movimentismo è un sintomo, la malattia è la corruzione sistemica del capitalismo. I partiti formali sono false aspirine per malati di cancro, business per ciarlatani.
La guarigione passa per una soggettività che trasformi la favola della sovranità popolare in un nuovo tipo di organizzazione sociale orizzontale in grado di decidere politicamente. Solo l’instaurarsi di una forma moderna di democrazia diretta - il partito preso della vita - segnerà la fine dell’Ancien Régime della democrazia spettacolare sotto cui si traveste l’oclocrazia dominante. Dalla monarchia alla repubblica ieri, dall’oclocrazia all’autogestione generalizzata adesso: a ogni epoca la sua rivoluzione, la sua resistenza, altro che partiti.
Lo Stato non è più niente, sta a noi essere tutto!
Massimo Merighi scrive: 25 aprile 2011 alle 18:50
Io propongo una soluzione alla piaga della corruzione che passa per la partecipazione. il cambiamento che auspica lei, a mio modo di vedere, è certamente una bella masturbazione intellettualoide, ma nel concreto non mi pare in alcun modo realizzabile, meno che mai senza indicare, oltre all’obiettivo irraggiungibile, un percorso concreto e verificabile passo dopo passo, misurabile e dunque efficace. le chiacchiere e le elucubrazioni degli pseudo-intellettuali disancorati dalla realtà stanno a zero e sottozero. brutalmente detto, è onanismo. io indico un percorso. criticabile, opinabile. ma è un percorso, per giungere all’obiettivo di cambiare classe dirigente in base alla loro qualità politica ed etica. e l’unico mezzo, in una società dove nessuno ha tanto tempo per dedicarsi alla politica, preso com’è dalle mille necessità quotidiane, è quello della rappresentatività e della delega. il problema è la delega in bianco, senza alcuna partecipazione, senza alcun modo per revocarla. senza la possibilità di intervenire in itinere. l’antidoto a tale pericolo consiste nella partecipazione sempre più consapevole ed efficace. in un percorso che miri a estendere il campo della democrazia diretta a scapito del principio della delega, ma progressivamente. passo dopo passo. il resto sono chiacchiere, a mio modestissimo avviso. e a me le chiacchiere, perfino quando sono firmate da grandi nomi, mi fanno allergia. sarà per il fatto che ho bisogno di risolvere problemi concreti… come la maggior parte della gente.
e poi le suggerisco, se ha delle idee utili come presume, di imparare ad offrirle con meno supponenza. la gente ha allergia alla supponenza. se le sue idee sono valide, le offra agli altri, che le apprezzeranno, magari, più facilmente, se non si sentiranno trattati dall’alto verso il basso. glielo dico umilmente. nella speranza che se davvero ha qualcosa di valido da offrire, io o altri possiamo approfittarne per apprendere. il confronto fa bene a tutti
Ghirardi Sergio scrive: 25 aprile 2011 alle 20:09
Apprezzo il dialogo diretto anche quando non ne condivido i contenuti. Guarda che l’idea di una democrazia diretta è una masturbazione che circola da tempo e per un secolo ha riempito le utopie concrete della politica da Rosa Luxembourg ad altri intellettualoidi che non cito per non ferire con una supponenza supposta chi propone un itinerario che ho solo voluto criticare radicalmente. Ognuno si masturba come può, ma nel 1780 forse anche l’idea della repubblica in Francia poteva sembrare una masturbazione da intellettualoidi. Non ho certezze, ma credo che valga la pena di considerare l’ipotesi di un approccio radicale alla questione sociale, idea che condivido con una folta minoranza di individui reali ed esistenti. Credimi, rivendico solo l’autonomia di pensiero e il diritto di non menarmela con proposte che non hanno mai ottenuto il minimo cambiamento e funzionano da alibi per il potere. Proporre un discorso più ampio in un blog non si puote. Per questo ho parlato di bibliografia: perché ogni pratica necessita teoria e viceversa. Io rappresento solo me stesso e come tale ti parlo, ma se capitasse di approfondire sensibilità e differenze potremmo magari sorprenderci. Se ho sperimentato questo modo di funzionare so di esperienze ben più significative delle mie (che non cito per non produrre supponenza) che lo hanno adottato. Credo anche che rifarsi alla storia sia una necessità per tutti e ciò non è incompatibile col fare canzoni e cantare insieme per far circolare le idee. Apprezzo, anzi, il metodo al punto che non ho resistito a criticarne i contenuti. E’ il rischio della notorietà – la tua non la mia – ma io sono disponibile al dialogo. Ho pubblicato da parte mia sul tema del contendere una masturbazioncina intitolata: Lettera aperta ai sopravvissuti, Nautilus Torino. Se riesce a eccitarti l’idea di leggerla, ascolterei con interesse le tue critiche e le tue proposte per orgasmi sociali meno masturbatorii. Non mi dispiacerebbe se riuscissimo a farlo a ritmo di blues.
Massimo Merighi scrive: 25 aprile 2011 alle 22:28
Non mi nascondo mai al confronto. Sento forte la vocazione al dialogo e al rapporto col pubblico propria della mia caratteristica di musicista. Di democrazia diretta non credo di aver parlato negativamente. Ritengo solo che essa non possa instaurarsi senza un progressivo susseguirsi di passi propedeutici. La DD (democrazia diretta) insieme alla DR (rappresentativa) sono due momenti che possono e devono coesistere. Per arrivare a un sistema democratico più maturo (o se vuoi meno immaturo). Il mio modello è la Svizzera dove ho vissuto per un anno. Come avevo asserito, la prima (DD) potrà crescere nella misura in cui si saprà migliorare la seconda (DR), cominciando con una maggiore partecipazione della gente nelle varie strutture partitiche. Adesso cerco il tuo articolo. Lo leggerò con piacere. Se lo trovo su google. Masturbazione per me è inseguire idee esteticamente belle ma difficilmente raggiungibili. Non per criminalizzare la masturbazione (ci mancherebbe, anzi) ma per aggiungere anche la bellezza di un rapporto concreto, magari meno “idealizzato” ma REALE.
Massimo Merighi scrive: 26 aprile 2011 alle 03:00
ho visto che si tratta di un libro… pardon
Ghirardi Sergio scrive: 26 aprile 2011 alle 11:00
Sono profondamente convinto che non esistano colpe ma errori più o meno gravi di cui si è responsabili e che ognuno può cercare di correggere. A questo dovrebbe contribuire un dialogo senza concessioni in cui dire e ascoltare diventino una jam session riuscita.
Penso e spero che tramite il Fatto potrai avere il mio mail per eventuali reciproci approfondimenti critici. Comunque buona musica e buone canzoni visto che pare che la canzone sia capace di parlare contemporaneamente ai due emisferi cerebrali dei quali uno recepisce la musica, l’altro la parola. Abbiamo tutti un gran bisogno che i cervelli e i cuori riprendano a funzionare all’unisono, sottraendosi all’alienazione che li ipnotizza da tempo.
Replica di nonnoangelo scrive: 26 aprile 2011 alle 10:15
MI dici cosa è oggi una organizzazione sociale orizzontale in grado di decidere politicamente ? è un partito riformato dal basso con nuove regole ma sempre un partito,se no si fà la figura del candidato sindaco a milano (cinque stelle) che non sapeva rispondere alle domande di gadlenner in quanto solo movimento è non partito organizzato in qualche forma.
Replica di Ghirardi Sergio scrive: 26 aprile 2011 alle 11:23
La differenza sostanziale con un partito sta nella frantumazione costante di ogni gerarchia. Ciò comporta il superamento di un funzionamento specialistico e dell’incancrenirsi di poteri personali. Non pretendo certo di essere esaustivo, ma indico una sensibilità e una direzione su cui lavorare. Bisogna smetterla di chiedere alla teoria una qualunque perfezione a priori: si tratta già di opporsi alle derive più pericolose e alle abitudini più deleterie leggendo la storia e i suoi verdetti. La forma partito è figlia di una visione putchista della politica. Ha come obiettivo la presa del potere e non la sua abolizione perché la sua imposizione di fatto riproduce il dominio di qualcuno su altri.
Esempi storici di un’organizzazione orizzontale sono stati la Comune di Parigi, il movimento spartakista in Germania e le comunità catalane e aragonesi del 36-37. Nessuna di queste organizzazioni della vita quotidiana è venuta meno su questi punti, anzi, solo lo sterminio militare ha avuto ragione di queste utopie concrete. Negli anni sessanta l’Internazionale situazionista ha ripreso questa sensibilità dimenticata facendone il perno dell’effimera ma fondamentale rivoluzione politico-culturale del ‘68. La forma partito è stata criticata in ognuno di questi esperimenti così come non esiste oggi nel movimento zapatista che continua a resistere in Messico nonostante una repressione forsennata. Non so in che modo un paese come l’Italia (ma ciò vale anche per tutti gli altri stati canaglia del capitalismo planetario) saprà rompere con la democrazia autoritaria e le sue liturgie oclocratiche ma se ci provano in nordafrica e altrove vuol dire che il vento della storia soffia ovunque e non porta soltanto islamismi, mafie, scorie radioattive e plutonio. Sta a noi essere tutto, tutti insieme, cominciando a passare dall’indignazione all’organizzazione di un radicale rovesciamento di prospettiva sociale. Almeno cominciamo a parlarne.