Fukushima, ignoti effetti radiazioni. Studio Usa:
“Rischio accumulo mutazioni”
A quattro anni
di distanza dal più grave incidente della storia del nucleare civile, ancora
molti i dubbi. L'ultimo studio è stato pubblicato nell'aprile 2014 dall'Unscear,
agenzia Onu sugli effetti delle radiazioni
È stato il terremoto più potente mai registrato in Giappone e il settimo a livello mondiale. Un sisma di magnitudo 9.0 nella scala
Richter, che l’11 marzo del 2011 ha sconvolto la costa orientale dell’arcipelago
nipponico, creando un gigantesco tsunami e provocando più di 15mila vittime
accertate, circa 5mila dispersi e altrettanti feriti.
Ma, quando si
prova a riavvolgere il filo della memoria, i primi ricordi che riemergono sono
altri. A colpire l’immaginario collettivo sono le istantanee delle esplosioni
e delle colonne di fumo che si sollevano, minacciose, dai quattro reattori
della centrale nucleare di Fukushima-Daiichi della Tokyo electric
power company (Tepco), proprio nelle stesse ore in cui alcuni quotidiani
italiani si affrettano a minimizzare, con titoli rassicuranti, il rischio di
una fuga radioattiva.
A quattro anni di distanza dal disastro sulle
conseguenze ci sono più dubbi che certezze
A quattro anni
di distanza dal più grave incidente della storia del nucleare civile, insieme
al disastro di Chernobyl del 1986, è possibile fare un primo bilancio
provvisorio dei danni del “fallout” radioattivo? Cosa sappiamo sulle conseguenze
per la salute dell’esposizione a basse dosi di radiazioni ionizzanti?
Ancora poco, purtroppo, stando agli studi effettuati finora sul campo. Si
tratta, infatti, di un tema sul quale i dubbi sovrastano le certezze.
Non si sa, ad
esempio, quanta dose di radiazioni ionizzanti occorra per provocare errori
del Dna dannosi per la salute, se dosi basse provochino mutazioni
genetiche, o se queste siano ereditabili. E tutto ciò, nonostante “la maggior
parte degli scienziati – come si legge sull’ultimo numero di Scientific
American – concorda sul fatto che non c’è una dose di radiazioni certamente
innocua, per quanto bassa”.
Sulle
conseguenze della tripla fusione del nocciolo nei reattori della
centrale di Fukushima-Daiichi esistono alcuni rapporti, l’ultimo dei quali
pubblicato nell’aprile 2014, realizzati dall’Unscear, l’agenzia dell’Onu sugli
effetti delle radiazioni. L’indagine dello scorso anno, intitolata “Levels and effects of radiation
exposure due to the nuclear accident after the 2011 great east-Japan earthquake
and tsunami”, giunge a conclusioni piuttosto rassicuranti. “Non sono
stati osservati casi di malattie acute o di decessi dovuti alle
radiazioni tra i lavoratori o i cittadini, in seguito all’incidente – scrive il
rapporto dell’Onu -. Le dosi cui sono stati esposti i cittadini sono in
genere basse o molto basse, inferiori ai 5mSv, 5milliSievert (il Sievert è
l’unità di misura della dose equivalente di radiazione, con cui in genere si
può stimare il possibile danno provocato su un organismo.
Non sono stati osservati casi di malattie acute o di
decessi dovuti alle radiazioni tra i lavoratori o i cittadini
Per una Tac, ad
esempio, la dose è compresa tra i 2 e i 15mSv, ndr). Inoltre – aggiungono gli
esperti delle Nazioni Unite -, non è previsto un aumento percepibile
dell’incidenza degli effetti delle radiazioni sulla salute dei
cittadini esposti, o dei loro discendenti, né un incremento dell’incidenza di
forme di cancro attribuite all’esposizione radioattiva. I più importanti
effetti sulla salute – sottolinea il rapporto – riguardano il benessere
mentale e sociale, come forme depressive e sindromi
post-traumatiche da stress, in seguito all’enorme impatto del terremoto,
dello tsunami e dell’incidente nucleare e, soprattutto, alla paura relativa al
rischio percepito di esposizione a radiazioni ionizzanti. Per quanto riguarda,
infine, gli ecosistemi marini, la possibilità di effetti su flora e
fauna – specifica il rapporto Onu – resta limitata all’area adiacente alla
linea di costa dove si trovano le centrali. I potenziali effetti a lungo
termine, invece, sono da considerarsi insignificanti”.
Rapporto Onu: “Non è previsto un aumento percepibile
dell’incidenza degli effetti delle radiazioni sulla salute dei cittadini
esposti”
Ma alcuni studi
condotti in questi anni sugli animali nella cosiddetta “zona di
esclusione”, una fascia di sicurezza di 800 km2 attorno al perimetro dei
reattori, sembrano disegnare un quadro meno incoraggiante. Come le ricerche
effettuate da Joji Otaki sulle popolazioni di farfalle che, a
distanza di pochi mesi dall’incidente, mostrano malformazioni ad ali,
zampe e occhi. Oppure gli studi condotti a partire da giugno del
2013 da un team di scienziati Usa, coordinati da Timothy Mousseau
dell’Università del South Carolina, sulle rondini, ideali per questo
tipo d’indagini perché tendono a tornare per tutta la vita nello stesso luogo a
riprodursi. I dati raccolti finora dal team di Mousseau – ancora preliminari,
in attesa di pubblicazione sulla rivista “Journal of Ornithology” – mostrano un
declino delle popolazioni di rondini nella Prefettura di Fukushima,
con un tasso doppio rispetto a quello registrato in analisi analoghe condotte a
Chernobyl dallo stesso gruppo. E, soprattutto, dato più preoccupante
secondo gli studiosi Usa, un accumulo di anomalie genetiche, che
aumentano di generazione in generazione. “Gli impatti che osserviamo – spiega
Mousseau su Scientific American – sono legati alle radiazioni, e non a qualche
altro fattore”.
Malformazioni delle ali, di zampe e occhi delle
farfalle e declino della popolazioni delle rondini di Fukushima
Per quanto
riguarda, invece, direttamente l’uomo, quasi tutto quello che sappiamo sugli
effetti delle basse dosi di radiazioni ionizzanti è il risultato di uno
studio, denominato “Life span study”, condotto sulle decine di migliaia di sopravvissuti
alle esplosioni di Hiroshima e Nagasaki, alla fine della Seconda
guerra mondiale. Una ricerca sulla quale si basano gli attuali standard di
sicurezza per l’esposizione alle radiazioni ionizzanti, che ha avuto inizio nel
1945 ed è tutt’ora in corso. Si tratta, tuttavia, di uno studio che non
riguarda l’esposizione a bassissime dosi di radiazioni. Non dice nulla, ad
esempio, su dosi inferiori a 100 milliSievert, 100mSv (la dose annua stabilita
dall’International Commission on Radiological Protection per i lavoratori del
settore nucleare è, ad esempio, di 20mSv, ndr).
Secondo il
rapporto Onu dell’Unscear, all’indomani della fuga radioattiva nei reattori di
Daiichi, è stato avviato dalle autorità sanitarie nipponiche un programma di
sorveglianza sui circa 2 milioni di cittadini che vivevano nella
Prefettura di Fukushima ai tempi dell’incidente, compreso uno screening alla
tiroide per i 360mila bambini di età inferiore ai 18 anni, per misurare
gli effetti dell’assorbimento di iodio radioattivo. Il programma durerà 30
anni e potrà fornire informazioni più dettagliate sugli effetti delle basse
dosi di radiazioni sulla salute umana. Occorreranno, intanto, studi più
approfonditi per valutare gli effetti complessivi dell’incidente nucleare in
Giappone.
Programma di sorveglianza sui circa 2 milioni di
cittadini per misurare gli effetti dell’assorbimento di iodio radioattivo.
Durerà 30 anni
“La nostra
conoscenza degli effetti delle basse dosi di radiazioni sugli esseri viventi
resta incompleta – sottolinea Mousseau -. I tumori, ad esempio, non ci
dicono, purtroppo, se a causarli sono state le radiazioni o qualche altra cosa.
I primi risultati sulle rondini – conclude lo studioso Usa – suggeriscono,
però, che il fallout di Fukushima ha danneggiato la vita animale
e vegetale della regione in modi che stiamo appena cominciando a
comprendere”.
per approfondire
https://db.tt/qZzR5EXC
https://db.tt/kkwiJi4c
Commento di Sergio Ghirardi:
No comment. Pensate con la vostra testa e reagite col
vostro cuore.