Mentre
l’organizzazione mondiale del commercio[1] sta rimettendo in moto la
macchina dello sfruttamento globale bruscamente handicappata dal coronavirus,
gli elementi che ne permettono il funzionamento planetario in tempi normali,
proprio perché scombussolati dall’emergenza, risaltano ben visibili nella loro
mostruosità, tra le faglie sismiche del terremoto sanitario appena passato le
cui scosse sono sempre attive. Mettere a fuoco queste tracce destinate a essere
cancellate dall’oblio (almeno questa è la ferma intenzione del sistema globale
che domina il mondo), è un’azione necessaria quanto meritevole di sostegno.
Siano
essi degli specialisti al servizio del potere globale o degli oppositori
incoscienti che assecondano l’alienazione pretendendo di combatterla, gli aficionados della manipolazione delle coscienze
agiscono per falsificare con tesi contrapposte ogni traccia di verità oltre le
apparenze. Mettendo in scena ad hoc uno psicodramma che manipola in tutti i
sensi la paura e manovra la pur reale gravità della pandemia, i servitori
volontari del sistema dominante spingono il gregge dei ribelli più confusi a
delirare – per riflesso – sull’inesistenza del virus, ostacolando così, tutti
insieme, l’emergere di una coscienza di specie che potrebbe, forse, salvare la
socialità umana da un degradamento che si sta pericolosamente aggravando.
Dietro
la tecnica della manipolazione che la scienza psicosociale produttivista ha
imparato a usare fin dai tempi delle prime scoperte freudiane[2], c’è un meccanismo di
alienazione che possiamo definire culturale in quanto risposta esorcistica alla
paura/angoscia della morte, alienazione naturale che riguarda l’umano fin dalle
origini. Quest’alienazione culturale che il corpo psichico impara a secernere
per calmare la paura in tutte le sue manifestazioni, ha un nome preciso che
Wilhelm Reich ha scrupolosamente definito: il misticismo[3].
Mosso
dall’intenzione di denunciare il meccanismo di base del decadimento progressivo
dell’umanità degli esseri umani, noto i segnali di tutte le forme di misticismo
all’opera per proteggere la coscienza radicale in fieri dal fenomeno storico
sociale in corso. Ciò non impedisce di apprezzare la sensibilità intelligente
che ha mosso alcuni “mistici” verso approfondimenti sinceri della coscienza
umana distinguendo, però, questo approccio ontologico dal meccanismo di base
del misticismo sociale che consiste in un’interpretazione irrazionale dei fatti
e della realtà che diventa dogma, credenza, superstizione paranoica come in
tutte le spiritualità scadute in religione.
La
critica del misticismo è la condizione stessa della presa di coscienza radicale
della condizione umana, la denuncia necessaria delle interpretazioni fumose o
comunque interessate di quanti veleggiano sulle paure umane per instaurare una qualunque
gerarchia di potere, dal sacerdote all’imperatore, passando per il burocrate.
Non ci sarà emancipazione umana senza emancipazione dallo spirito religioso che
innalza su un piedistallo marcescente una divinità celeste (qualunque sia il
suo nome, il più delle volte è maschio) o il dio neutro e terrestre delle “cose
redditizie” dell’economia politica, di quella mercificazione che ha divinizzato
lo scambio economico come forma immanente del feticcio sacro più miserabile: il
denaro.
La
modernità ha trasformato il dio terribile e autoritario degli anziani
monoteismi in un deodorante spray venduto a prezzi sempre più accessibili,
virtualizzato da telefoni portatili e computer, impalpabile ma sempre presente,
tra cookies et selfies, in un dover essere che fa dell’essere un’apparenza senza
sostanza. Lo scopo coltivato da sempre di siffatto irrazionalismo morboso è di
rendere la coscienza di specie impossibile, sostituendola con una falsa
coscienza variabile e conflittuale di cui il sistema dominante è un produttore
zelante. La formula di questa perversa manipolazione sta ormai lavorando alacremente
per forzare tutti all’adesione inconscia a questa distorsione volgarmente
metafisica del reale; includendo nel gregge dei gregari anche un buon numero di
ribelli arrabbiati ma ciechi che interpretano la realtà con gli schemi
paranoici del complottismo, velo di Maia posteriore, ultimo straccio ideologico
appiccicato sul culo ormai nudo dei sempre più effimeri e interscambiabili re
di servizio.
Forte della logica
binaria che è la matrice di ogni misticismo, il potere s’impegna a riprodurre
se stesso tanto tra i sottomessi dal super-io inossidabile che tra i rivoltosi
ignari e prigionieri del mondo virtuale, dove la mistica negazionista cerca
capri espiatori diabolici anziché le cause dialettiche storiche e sociali delle
loro/nostre tragedie, del loro/nostro soffrire, della loro/nostra umiliazione.
Gli elementi
essenziali dell’ultimo episodio di questa tragedia – la crisi del coronavirus –
sono ancora lì, a portata di mano di chi voglia e possa capire. Pronti a
ripetere la lezione se quelle già impartite non bastassero. Riusciremo a
sottrarci alla propaganda che ci invita a cercare e sostenere dei miti (pro o
contro la gravità o l’inesistenza della pandemia, ma sempre palesemente mistici)
con cui permettersi il capriccio d’ignorare la realtà? Purtroppo la rete è una
prigione virtuale da cui è difficile uscire senza bruciare sul rogo della
paranoia galoppante.
Nel
cuore di questa catastrofe, prima che un ennesimo nuovo coperchio ideologico
riesca a ricoprirne gli orrori nascondendone le cause profonde e gli effetti
devastatori (come il coperchio di cemento che copre la tragedia irrimediabile e
sempre attiva di Chernobyl – un esempio tra i tanti del progresso tragico della
civiltà produttivista), le radici velenose dei fiori virali appena odorati da
almeno mezza popolazione mondiale, sono interpretate, a torto e a traverso, da
individui corrosi dalla peste emozionale che accompagna e protegge il
produttivismo.
La
propaganda è esercitata dall’esterno per mezzo della macchina mediatica che ne
è lo strumento principale, ma opera anche all’interno della psiche d’individui
che la peste emozionale strutturale del produttivismo ha infettato, rendendoli
paranoici e letteralmente incapaci di intendere e di volere in modo autonomo.
Non a caso, nel dialogo che da qualche tempo, nel mio piccolo, provo a
instaurare con i sopravvissuti,
accerchiati dagli zombi di ogni credenza, ho citato più volte quell’irruzione della morale sessuale[4] patriarcale che è il primo
fenomeno coercitivo visibile della rottura tra l’umanità e la sua
compartecipazione organica alla vita naturale.
Dobbiamo
renderci conto che la patologia di questo fenomeno alle origini della civiltà
produttivista – la rottura programmata con la società organica in tutte le sue
forme e costumi, lacerazione che i dominanti hanno chiamato civiltà –, infetta
da sempre i sottomessi e oggi anche molti potenziali rivoltosi di una società
in preda all’ennesima rivoluzione tecnologica prodotta dall’alienazione industriale
mercantile.
Siamo
inesorabilmente immersi nell’ultima forma totalitaria del capitalismo
planetario. La rivoluzione numerica in costante sviluppo non è che l’ultima
fase della civiltà produttivista cominciata più di seimila anni fa. Così, essa
segna l’avvento definitivo di un totalitarismo onnicomprensivo – dall’intimità
dell’individuo lobotomizzato dalla digitalizzazione alla socialità
cloroformizzata dalla disinformazione continua –, destinato a eliminare le
ultime parcelle di umanità organica restanti. Di fronte al bombardamento delle
menzogne di Stato e di Internet si sviluppa meccanicamente una reazione
contraria speculare condizionata dalla mistica della negazione.
Per
la prima volta nella storia, non c’è più nessuno spazio-tempo al riparo
dall’esercizio del potere. Cosi, a chi rifiuta di scivolare nel trans-umanismo,
liquame ideologico ormai presentato come un’utopia in via di realizzazione, non
resta che ricostituire questo spazio di autonomia vitale rompendo radicalmente
con il dominio dell’artificialità tecnologica estesa a macchia d’olio come una
marea nera sulla specie e sugli individui.
La
modernità è cominciata con l’introduzione di tecniche industriali di produzione
che hanno rivoluzionato la società tutta intera, mettendo fine all’Ancien Régime imperante su un mondo ancora essenzialmente ciclico. Il
dominio produttivista ha allora trovato nel capitalismo il modo di produzione
finale del suo lungo processo progressivo di espropriazione della realtà
organica. Questa modernità è stata caratterizzata, in particolare, da
un’intrusione in crescita costante della tecnologia nello sviluppo produttivo
cambiando radicalmente i rapporti tra i padroni detentori dei mezzi di
produzione garanti del potere sociale e i proletari obbligati a vendere la loro
forza-lavoro per sopravvivere.
Stabilito
il contesto fin qui descritto, ci si può chiedere se in una sociètà scevra dei
meccanismi produttivisti che reggono oggi la società umana secondo i criteri
della megastruttura del capitalismo, il coronavirus che ha scorrazzato e che
circola ancora, avrebbe trovato un terreno così fertile per il suo apporto di
disgrazie.
La
risposta emerge senza appello. Il quasi milione di morti in via di contabilizzazione,
le sofferenze e le solitudini di vite spente senza il conforto di un ultimo saluto,
i malati lasciati morire in assenza di respiratori, i contagiati dovuti
all’assenza colposa di maschere di protezione[5] sono il frutto di una
concezione della vita e del mondo prigioniera dei calcoli mistici dell’economia
politica e dei suoi cultori: l’economia politica è il virus sociale che ha
annichilito l’umano per far posto al calcolo di redditività che governa la
civiltà produttivista e il capitalismo che la dirige.
La
lotta contro il virus sociale destinato a estinguere la specie umana, sarà
quella di una specie riconciliata con la sua dimensione organica o sarà
l’ultimo misticismo pseudo rivoluzionario che accompagnerà la specie umana
nella sua febbre dell’oro virtuale, definitivamente avvelenata nel deserto
canicolare dell’economia politica.
Sergio Ghirardi, 1
settembre 2020
[1] Mi riferisco non solo alla sua
struttura burocratica dallo stesso acronimo (OMC) effettivamente esistente, ma
all’insieme del funzionamento del capitalismo planetario che ha ormai
imprigionato la specie umana in una logica binaria includente due caste globali
– dominanti e dominati – tanto al livello del sociale che in quello interiore
riguardante ogni individuo. La corrosione profonda dell’intelligenza dialettica
prodotta da un fenomeno di reificazione e di alienazione consumistica
dell’umano spinto all’eccesso, ha permesso agli ideologi dell’economia politica
e ai loro eserciti di servitori volontari di sconfiggere la coscienza di classe
che combatteva da secoli il capitalismo. Di fronte al pericolo ormai concreto
di estinzione, una coscienza di specie si affaccia per integrare, superandola,
la volontà emancipatrice sopravvissuta alla dipartita della coscienza di
classe. Da socialismo o barbarie
siamo passati a emancipazione o
sparizione.
[2] Edward Louis
Bernays – Vienna, 22 novembre 1891/Cambridge, 9 marzo 1995, nipote di
Freud, ha messo la definizione dell’inconscio e i suoi vasti corollari a
disposizione delle multinazionali allora nascenti (quella del tabacco in
particolare, ma non solo).
[3] Sul concetto di misticismo come «distorsione irreale e metafisica delle
impressioni sensoriali e delle sensazioni orgastiche», vedi W. Reich, Etere, Dio e Diavolo, Sugar 1974. Applico
qui l’uso di questo concetto a forme nuove d’irrazionalismo che l’universo
virtuale ha straordinariamente amplificato, nello stesso senso preciso della
definizione reichiana.
[4] W. Reich, L’irruzione della morale sessuale coercitiva, Sugar, Milano 1972.
[5]
Per quel che possono servire,
ma è pur sempre qualcosa, non dispiaccia ai criminali politici gestori della
crisi che ne affermavano l’inutilità né ai complottisti mistici che pretendono
che la pandemia è un’esca.
Critique
du mysticisme dans toutes ses formes passées, présentes et (espérons que non)
trans humanistes futures
Alors que l’organisation mondiale du commerce[1]
est en train de remettre en marche la machine de l’exploitation globale
soudainement handicapée par le coronavirus, les éléments qui en permettent le
fonctionnement planétaire en temps normaux, justement car déboussolés par
l’émergence, se démarquent clairement visibles dans leur monstruosité, entre
les failles sismiques du tremblement de terre sanitaire qui vient de passer et
dont les secousses sont toujours actives. Mettre à feu ces traces destinées à
être effacées par l’oubli (du moins cela est la ferme intention du système
global qui domine le monde), c’est une action nécessaire et digne de soutien.
Soient-ils des spécialistes au service du pouvoir global
ou des adversaires inconscients qui secondent l’aliénation en prétendant la
combattre, les aficionados de la
manipulation des consciences – œuvrent pour falsifier par des thèses
contraposées toute trace de vérité au-delà des apparences. Par la mise en scène
calculée d’un psychodrame qui manipule la peur dans tous les sens et manœuvre
la gravité (pourtant réelle) de la pandémie, les serviteurs volontaires du
système dominant poussent le troupeau des révoltés les plus confus à délirer –
par reflexe – sur l’inexistence du virus, en entravant ainsi l’émergence d’une
conscience d’espèce qui pourrait, peut-être, sauver la socialité humaine d’une
dégradation qui est en train de s’aggraver dangereusement.
Derrière la technique de manipulation que la science
psychosociale productiviste a appris à utiliser depuis les premières
découvertes freudiennes[2],
il y a un mécanisme d’aliénation qu’on peut définir culturelle en tant que
réponse exorcisant la peur/angoisse de la mort, aliénation naturelle qui concerne
l’humain depuis l’origine. Cette aliénation culturelle que le corps psychique
apprend à secréter pour calmer la peur dans toutes ses manifestations, a un nom
précis que Wilhelm Reich a soigneusement défini : le mysticisme[3].
Poussé par l’intention de dénoncer le mécanisme de base
de la déchéance progressive de l’humanité des êtres humains, je note les
signaux de toutes les formes de mysticisme au travail afin de protéger la
conscience radicale in fieri du
phénomène historique social en cours. Cela n’empêche pas d’apprécier la
sensibilité intelligente qui a poussé certains « mystiques » vers des
approfondissements sincères de la conscience humaine, en distinguant,
toutefois, cet approche ontologique du mécanisme de base du mysticisme social qui
consiste dans une interprétation irrationnelle des faits et de la réalité qui
devient dogme, croyance, superstition paranoïaque comme dans toutes les
spiritualités déchues en religion.
La critique du mysticisme est la condition même de la
prise de conscience radicale de la condition humaine, la dénonciation
nécessaire des interprétations fumeuses ou de toute façon intéressées de ceux
qui naviguent sur les peurs humaines pour instaurer n’importe quelle hiérarchie
de pouvoir, du prêtre, à l’empereur, passant par le bureaucrate. Il n’y aura
pas émancipation humaine sans une émancipation de l’esprit religieux qui
soulève sur un piédestal pourri une divinité céleste (peu importe son nom, mais
le plus souvent il est mâle) ou le dieu neutre et terrestre des « choses
rentables » de l’économie politique, de cette marchandisation qui a
divinisé l’échange économique comme forme immanente du fétiche sacrée le plus
misérable : l’argent.
La modernité a transformé le dieu terrible et autoritaire
des monothéismes anciens en un déodorant spray vendu à des prix de plus en plus
accessibles, virtualisé par des téléphones portables et des ordinateurs,
impalpable mais toujours présent, entre cookies
et selfies, dans un devoir être qui
fait de l’être una apparence sans substance. Le but entretenu depuis toujours
d’un tel irrationalisme morbide est de rendre impossible la conscience
d’espèce, en la substituant par une fausse conscience variable et conflictuelle
dont le système dominant est un producteur zélé. La formule de cette
manipulation perverse est désormais en train de travailler activement afin de
forcer tout le monde à cette distorsion vulgairement métaphysique du
réel ; en incluant aussi dans le troupeau des suiveurs bon nombre de révoltés
enragés mais aveugles qui interprètent la réalité avec les schémas paranoïaques
du complotisme, voile de Maya postérieur, dernier torchon idéologique collé sur
le cul désormais nu des toujours plus éphémères et interchangeables rois de
service.
Fort de la logique binaire qui est la matrice de tout mysticisme, le
pouvoir s’affaire à se reproduire autant parmi les soumis au surmoi inoxydable
que parmi les révoltés ignares et prisonniers du monde virtuel où la mystique négationniste
cherche des boucs émissaires diaboliques plutôt que s’occuper des causes
dialectiques historiques et sociales de leurs/nôtres tragédies, de leur/nôtre
souffrance, de leur/notre humiliation.
Les éléments essentiels du dernier épisode de cette tragédie – la crise du
coronavirus – sont encore là, à la portée de main de ceux qui veulent et
peuvent comprendre. Prêts à répéter la leçon si celles déjà données ne seraient
pas suffisantes. Réussirons-nous à échapper à la propagande qui nous invite à
chercher et soutenir des mythes (pour ou contre la gravité ou l’inexistence de
la pandémie, mais toujours clairement mystiques) par lesquels on se paye le
caprice d’ignorer la réalité ? Hélas, le réseau est une prison virtuelle dont est difficile sortir sans
brûler sur le bûcher de la paranoïa débridée.
Au cœur de cette catastrophe, avant qu’un énième nouveau couvercle
idéologique arrive à en recouvrir les horreurs en en cachant les causes
profondes et les effets dévastateurs (comme le couvercle en ciment qui couvre
la tragédie irrémédiable et toujours active de Tchernobyl – un exemple parmi
tant d’autres du progrès tragique de la civilisation productiviste), les
racines vénéneuses des fleurs viraux à peine reniflés par au moins la moitié de
la population mondiale, sont interprétées à tort et à travers, par des
individus rongés par la peste émotionnelle qui accompagne et protège le
productivisme.
La propagande est exercée par l’extérieur par le biais de
la machine médiatique qui est son instrument principal, mais elle opère aussi à
l’intérieur de la psychè des individus que la peste émotionnelle structurelle
du productivisme a infecté, en les rendant paranoïaques et littéralement
incapables d’entendre et de vouloir de façon autonome. Pas par hasard, dans le
dialogue que depuis longtemps, à mon modeste niveau, je cherche d’instaurer
avec les survivants, entourés par les
zombies de toutes croyances, j’ai cité plusieurs fois cette irruption de la morale sexuelle[4] patriarcale
qui est le premier phénomène coercitif visible de la rupture entre l’humanité
et sa coparticipation organique à la vie naturelle.
On doit se rendre compte que la pathologie de ce phénomène
aux origines de la civilisation productiviste – la rupture programmée avec la
société organique dans toutes ses formes et mœurs, déchirure que les dominants
ont appelé civilisation – infecte depuis toujours les soumis et aujourd’hui
aussi beaucoup de révoltés potentiels d’une société en proie à l’énième
révolution technologique produite par l’aliénation industrielle marchande.
Nous sommes inexorablement plongés dans la dernière forme
totalitaire du capitalisme planétaire. La révolution numérique en développement
continu n’est que la dernière phase de la civilisation productiviste commencée
depuis plus des six millénaires. Ainsi elle marque l’avènement définitif d’un
totalitarisme englobant – de l’intimité de l’individu lobotomisé par la
digitalisation à la société chloroformisée par la désinformation continue –,
destiné à éliminer les dernières parcelles d’humanité organique survivantes.
Face au bombardement des mensonges d’Etat et d’Internet une réaction contraire spéculaire
se développe, conditionnée par la mystique de la négation.
Pour la première fois dans l’histoire il n’ya plus aucun
espace-temps à l’abri de l’exercice du pouvoir. Ainsi, à ceux qui refusent de
glisser dans le trans humanisme, eaux usées idéologiques présentées désormais
comme une utopie en voie de réalisation, ne reste que reconstituer cet espace
d’autonomie vitale en rupture radicale avec la domination de l’artificialité technologique
étendue comme une trainée de poudre, comme une marée noire sur l’espèce et les
individus.
La modernité a commencé par l’introduction de techniques
industrielles de production qui ont révolutionné la société entière, mettant un
terme à l’Ancien Régime régnant sur un monde encore foncièrement cyclique. La
domination productiviste a alors trouvé dans le capitalisme le mode de
production final de son long processus progressif d’expropriation de la réalité
organique. Cette modernité a été caractérisée, en particulier, par une
intrusion de plus en plus croissante de la technologie dans le développement
productif qui a radicalement changé les rapports entre les patrons détenteurs
des moyens de production garantissant le pouvoir social et les prolétaires
obligés à vendre leur force de travail pour survivre.
Etabli le contexte que je viens de décrire, on peut se
demander si dans une société débarrassée des mécanismes productivistes qui
gèrent aujourd’hui la société humaine selon les critères de la méga structure
capitaliste, le coronavirus qui a frappé e qui circule encore, aurait trouvé un
terrain aussi fertile pour son apport de malheurs.
La réponse s’affiche sans appel. Le presque million de
morts en voie de comptabilisation, les souffrances et les solitudes de vies éteintes
sans le confort d’un dernier salut, les malades laissés mourir par l’absence
des respirateurs, les infectés à cause de l’absence coupable de masques de
protection[5]
sont le fruit d’une conception de la vie e du monde prisonnière des calculs
mystiques de l’économie politique et de ses disciples : l’économie
politique est le virus social qui a annihilé l’humain pour faire place au
calcule de rentabilité qui gouverne la civilisation productiviste et le
capitalisme qui la dirige.
La lutte contre le virus social destiné à éteindre
l’espèce humaine sera celle d’une espèce réconciliée avec sa dimension
organique ou sera le dernier mysticisme pseudo révolutionnaire qui accompagnera
l’espèce humaine dans sa ruée vers l’or virtuel, définitivement empoisonnée
dans le désert caniculaire de l’économie politique.
Sergio
Ghirardi, 1 settembre 2020
[1] Je me
réfère autant à la structure bureaucratique avec le même acronyme (OMC) qu’à
l’ensemble du fonctionnement du capitalisme planétaire qui a désormais
emprisonné l’espèce humaine dans une logique binaire incluant deux castes
globales – dominants et dominés – autant au niveau social qu’à l’intériorité de
chaque individu. La corrosion profonde de l’intelligence dialectique produite
par un phénomène de réification et d’aliénation consumériste de l’humain poussé
à l’excès, a permis aux idéologues de l’économie politique et à leurs armées de
serviteurs volontaires de vaincre la conscience de classe qui combattait le
capitalisme depuis des siècles. Face au danger désormais concret d’extinction,
une conscience d’espèce se fait jour pour intégrer en la dépassant, la volonté
émancipatrice rescapée à la disparition de la conscience de classe. Nous sommes
passés de socialisme ou barbarie à émancipation ou disparition.
[2] Edward Louis Bernays – Wien, 22 novembre 1891/Cambridge,
9 mars 1995, était le neveu de Freud ; il a mis au service des
multinationales naissantes (celle du tabac en particulier mais pas qu’elle) la
définition de l’inconscient et ses vastes corollaires.
[3] A
propos du concept de mysticisme comme “distorsion
irréelle et métaphysique des impressions sensorielles et des sensations
orgastiques”, voir W. Reich, L’éther,
Dieu et le diable, Payot, Paris 1973. J’applique ici l’utilisation de ce
concept à des formes nouvelles d’irrationalisme que l’univers virtuel a amplifié
de façon extraordinaire, dans le même sens précis de la définition reichienne.
[4] W. Reich, L’irruption de la morale sexuelle,
Payot, Paris 1973.
[5] Pour ce qu’elles peuvent servir, mais c’est toujours
quelque chose, n’en déplaise aux criminels politiciens gérants de la crise qui
en affirmaient l’inutilité, ni aux complotistes mystiques qui prétendent que la
pandémie est une leurre.