L’interesse
di questa riflessione di Lorenz sta invece, per me, nel rinvio alla radice
animale dell’umanità, legame strutturale che la reificazione capitalista tende
a cancellare sempre di più per imporre il suo delirio transumanista, redditizio
e alienato. Come in molti altri casi ed esempi che uniscono sfruttatori e
sfruttati, dominanti e dominati in un unico naufragio (l’inquinamento, il clima,
le pandemie, ecc.) la rimozione del rapporto tra l’umano e la natura,
considerata una cosa da manipolare e
non l’alveo insuperabile del vivente, provoca una reazione biologica e sociale che
si sta traducendo in un suicidio collettivo i cui prodromi sono già in corso.
Il
testo di Lorenz in questione è contemporaneo del famoso rapporto del Club di
Roma sui limiti dello sviluppo (1972),
ma anche dell’inizio della pratica sistematica di repressione e di propaganda totalitaria
del sistema dominante contro il grande rifiuto planetario del progresso
capitalista, delle sue guerre e della sua disumanità inaccettabile –
rifiuto internazionale esploso nel maggio 68 e oggi, in forme diverse, più attuale
che mai. Mezzo secolo dopo, ignorate o sconfitte le soluzioni radicali di
occupazione della vita e di autogestione della vita quotidiana già tentate un
po’ dovunque sul pianeta, i problemi restano gli stessi ma molto più gravi mentre
il tempo per risolverli tende al termine. Mai sconfitta fu, dunque, più tragicamente
vittoriosa della rivolta di quel maggio e dintorni, perché senza una radicale
mutazione sociale è ormai evidente che la sconfitta definitiva della specie si
delinea all’orizzonte.
Ora
o mai più.
Sergio Ghirardi, 6
settembre 2020
Konrad Lorenz, Vorrei diventare un'oca, Franco Muzzio Editore, Padova 1997, pp. 64-66.
Nel 1975 Walter Shurian ha elencato così i tre
"dogmi" filosofico-culturali dell’opera di Lorenz:
- Le
storie delle società umane ubbidiscono alle medesime leggi biologiche che
regolano il regno animale.
- Le
leggi dei meccanismi sociali ed economici rivestono un ruolo di secondaria
importanza nel determinare il decorso della Storia, poiché anche queste leggi
ubbidiscono alle primarie leggi biologiche.
- L'influenza
delle capacità cognitive dell'uomo è anch'essa di secondaria importanza
per queste stesse ragioni.
Partendo da questi presupposti fondamentali Lorenz
analizza e descrive in Gli otto peccati
capitali della nostra civiltà, gli altrettanti fenomeni sociali
("processi di disumanizzazione") da lui interpretati come segni di un
conflitto tra la natura biologica dell'uomo e le pratiche sociali imposte dal
modello "pseudo-democratico" vigente negli ultimi due secoli.
Gli otto peccati capitali della
nostra civiltà
Konrad
Lorenz, Adelphi, Milano 1973
Conclusione (capitolo finale tradotto dalla versione francese - Flammarion,
Paris 1973)
Abbiamo preso in esame otto processi distinti tra loro, ma strettamente legati dalle cause che li
provocano, che minacciano di distruggere non solo la nostra cultura
contemporanea ma addirittura la specie umana.
Sono i seguenti:
1. La sovrappopolazione della terra che spinge ognuno di noi a
proteggersi dalla profusione di contatti sociali in una maniera estremamente
disumana e che per la concentrazione di numerosi individui in uno spazio
ristretto, provoca inevitabilmente l’aggressività.
2. La devastazione dell’ambiente naturale che tocca non solo il mondo
esteriore nel quale viviamo ma distrugge nell’uomo stesso ogni rispetto per la
bellezza e la magnificenza di una creazione che lo sorpassa.
3. La gara di velocità dell’umanità con se stessa che per nostra
disgrazia, diventa sempre più rapida con lo sviluppo della tecnologia.
Quest’obbligo del superamento rende gli uomini ciechi di fronte ai veri valori
e li priva del tempo della riflessione, attività indispensabile e propriamente
umana.
4. La scomparsa di ogni sentimento forte e di ogni emozione a causa del
rammollimento, del progresso della tecnologia e della farmacologia che
provocano un’intolleranza crescente a tutto quel che può provocare il minimo
dispiacere. La sparizione simultanea della capacità a provare una gioia alla
quale l’essere umano non perviene che superando degli ostacoli, al prezzo di un
duro sforzo. Il ritmo, voluto dalla natura, di contrasti ondeggianti tra il
flusso e il riflusso delle sofferenze e delle gioie, si attenua in un
impercettibile oscillazione, generando una noia mortale.
5. Il deterioramento genetico. Escluso il “senso naturale del diritto”
e certi resti ereditati dal diritto consuetudinario, non esistono all’interno
della società moderna dei fattori di selezione che riescano a esercitare la
loro pressione sullo sviluppo e sulla salvaguardia delle norme di comportamento
anche se queste diventano sempre più necessarie con lo sviluppo della società.
Non è impossibile che molti infantilismi che trasformano una buona parte della
gioventù ribelle di oggi in parassiti sociali, siano probabilmente di origine
genetica.
6. La rottura con le tradizioni è dovuta al fatto che abbiamo
raggiunto un punto critico in cui le giovani generazioni non arrivano più a
intendersi culturalmente con le antiche e ancor meno a identificarsi con queste.
Le trattano allora come un gruppo etnico straniero e le affrontano con un odio
nazionale. Le ragioni di questi disturbi dell’identificazione derivano
innanzitutto dalla mancanza di contatti tra genitori e figli, fattore che
provoca delle conseguenze patologiche già nei neonati.
7.
La ricettività crescente dell’umanità
all’indottrinamento. L’aumento del numero di esseri umani raccolti in un
solo gruppo culturale, aggiunto all’estremo perfezionamento dei mezzi tecnici,
conduce a possibilità d’influenzare l’opinione pubblica e creare un’uniformità
di vedute mai realizzatesi nella storia umana. Inoltre, bisogna segnalare che
la potenza della suggestione di una dottrina, fermamente ammessa, progredisce
forse in proporzione geometrica con il numero dei suoi aderenti.
In alcuni luoghi, da adesso, un individuo che si sottrae deliberatamente all’influenza dei mass media, per esempio alla televisione, passa per un caso patologico. Gli effetti spersonalizzanti di questi mezzi sono accolti con piacere da tutti coloro che vogliono manipolare le folle. Inchieste d’opinione, tecniche pubblicitarie e una moda abilmente diffusa permettono ai magnati della produzione, da un lato della cortina di ferro, e ai funzionari dall’altro, di esercitare un identico potere sulle masse.
8.
L’arma nucleare che fa pesare
sull’umanità un pericolo più facile da evitare dei sette processi minacciosi
che ho appena descritto.
Questi
fenomeni di disumanizzazione di cui abbiamo parlato dal primo al settimo
capitolo, sono favoriti da una dottrina pseudo democratica che afferma che il
comportamento sociale e morale dell’uomo non è assolutamente determinato
dall’evoluzione filogenetica del suo sistema nervoso o dei suoi organi
sensoriali, ma che è unicamente influenzato dal “condizionamento” che ha subito
nel corso della sua ontogenesi a causa del suo ambiente culturale.
[1] Titolo di un quadro di Paul
Gauguin che il pittore ha realizzato a Tahiti (1897-98) prima di tentare il
suicidio senza riuscirlo. Tre anni dopo si ritirerà nelle isole Marchesi nella
sua “casa del godimento” (a Hiva Hoa,
dove ora è sepolto non lontano da Jacques Brel).
Eléments de réflexion pour une
conscience d’espèce
Au-delà des distinguos que la biographie de Lorenz
impose, les dérives ambigües d’une vie n’empêchent pas d’apprécier
l’intelligence sensible et ses réflexions ponctuelles. Ces notes concernant l’éthologue
et chercheur autrichien me semblent anticiper certains éléments d’une
conscience d’espèce aujourd’hui nécessaire pour le salut éventuel de l’humanité.
Prendre conscience d’où venons-nous, que
sommes-nous, où allons-nous[1]
est d’une urgence indiscutable.
Certes, même entre les lignes des huit péchés capitaux ici exposés, quelques éléments ambigus ou mal
placés émergent : Le jugement sur les jeunes générations révoltées, par
exemple, génériquement décrites comme les enfants parasitaires de la servitude
volontaire, me paraît rigidement gérontocratique. En fait, loin de moi tout
culte de la jeunesse, à partir des années précédentes l’écriture de ce texte de
Lorenz (1973) jusqu’à notre triste présent, beaucoup de jeunes (mais pas
seulement) ont essayé d’inventer et de défendre des nouvelles zones de vie, en
explorant une renaissante radicalité constructive qui est le bouillon de
culture d’une conscience d’espèce si nécessaire. D’ailleurs, même en tenant
compte qu’à l’époque la monstrueuse invasion du nucléaire soi-disant civil et
les catastrophes de Tchernobyl et de Fukushima étaient encore à venir, la
reference au nucléaire de Lorenz exprime un optimisme douteux, ignare de la
puissance dénonciation de Gunther Anders concernant l’Obsolescence de l’homme.
En revanche, l’intérêt de cette réflexion de Lorenz est
pour moi dans le renvoi à la racine animale de l’homme, liaison structurelle
que la réification capitaliste tend à effacer de plus en plus afin d’imposer
son délire transhumaniste, rentable et aliéné. Comme dans beaucoup d’autres cas
et exemples qui unissent exploiteurs et exploités, dominants et dominés dans un
unique naufrage (la pollution, le climat, les pandémies, etc.), le refoulement
de la relation entre l’homme et la nature, considérée une chose à manipuler et non pas le cocoon indépassable du vivant,
provoque une réaction biologique et sociale qui est en train de se traduire
dans un suicide collectif dont les prodromes sont déjà en cours.
Le texte en question de Lorenz est contemporain du fameux
rapport du Club de Rome sur les limites
du développement (1972), mais aussi du début de la pratique systématique de
la répression et de la propagande totalitaire du système dominant contre le
grand refus planétaire du progrès capitaliste, de ses guerres et de son
inhumanité inacceptable – refus international éclaté en mai 68 et aujourd’hui ,
dans des formes differentes, plus actuel que jamais. Un demi siècle après,
ignorées ou défaites les solutions radicales d’occupation de la vie et
d’autogestion de la vie quotidienne déjà explorées un peu partout sur la planète,
les problemes restent les mêmes mais beaucoup plus graves alors que le temps
pour les résoudre est finissant. Jamais une défaite fut, donc, plus tragiquement
victorieuse car sans une radicale mutation sociale est désormais évident que la
défaite définitive de l’espèce se dessine à l’horizon.
Maintenant ou jamais.
Sergio Ghirardi, 6 septembre 2020
Petite note sur Konrad Lorenz :
1. Les histoires des sociétés humaines obéissent aux mêmes lois biologiques qui règlent le royaume animal.
2. Les lois des mécanismes sociaux et économiques jouent un rôle secondaire dans la détermination du développement de l’histoire, puisque ces lois aussi obéissent aux lois biologiques primaires.
3. L’influence des capacités cognitives de l’homme est aussi d’importance secondaire pour ces mêmes raisons.
En partant de ces présupposés fondamentaux, Lorenz analyse et décrit dans Les huit péchés capitaux de notre civilisation le même nombre de phénomènes sociaux (« processus de deshumanisation ») qu’il interprète comme des signes d’un conflit entre la nature biologique de l’homme et les pratiques sociales imposées par le model « pseudo démocratique » en vigueur au cours des deux derniers siècles.
Les huit péchés capitaux de notre
civilisation
Konrad Lorenz, Flammarion, Paris 1973
Conclusion [chapitre final]
Nous avons considéré huit processus distincts mais pourtant étroitement
liés par leurs causes, qui menacent de détruire non seulement notre culture
contemporaine, mais bien l’espèce humaine.
Ce sont les suivants :
1. Le surpeuplement de la terre, qui pousse chacun d’entre nous à s’abriter
de la profusion de contacts sociaux d’une manière foncièrement inhumaine, et
qui, par l’entassement de nombreux individus dans un espace restreint, provoque
inévitablement l’agressivité.
2. La dévastation de l’environnement naturel, qui atteint non seulement le
monde extérieur dans lequel nous vivons, mais détruit en l’homme même tout
respect de la beauté et de la grandeur d’une création qui le dépasse.
3. La course de l’humanité avec elle-même, qui, pour notre malheur, devient
toujours plus rapide avec le développement de la technologie. Cette contrainte
du dépassement rend les hommes aveugles aux valeurs véritables et les prive du
temps de la réflexion, activité indispensable et proprement humaine.
4. La disparition de tout sentiment fort et de toute émotion par
l’amollissement, le progrès de la technologie et de la pharmacologie provoquant
une intolérance croissante à tout ce qui peut entrainer le moindre déplaisir.
La disparition simultanée de la capacité de l’homme d’éprouver une joie à
laquelle il ne parvient qu’en surmontant des obstacles, au prix d’un dur
effort. Le rythme, voulu par la nature, de contrastes balancés entre le flux et
reflux des souffrances et des joies, s’attenue en une imperceptible oscillation,
ce qui engendre un ennui mortel.
5. La dégradation génétique. En dehors « du sens naturel du
droit » et de certains restes hérités du droit coutumier, il n’existe pas,
à l’intérieur de la société moderne, de facteurs de sélection qui viennent
exercer leur pression sur le développement et le maintien des normes de
comportement bien que celles-ci deviennent de plus en plus nécessaires avec le développement
de la société. Il n’est pas impossible que beaucoup d’infantilismes, qui transforment
une grande partie de la jeunesse rebelle d’aujourd’hui en parasites sociaux,
soient vraisemblablement d’origine génétique.
6. La rupture des traditions, résultant du fait que nous avons atteint un
point critique où les jeunes générations n’arrivent plus à s’entendre
culturellement avec les anciennes, encore moins à s’identifier avec elles. Elles
les traitent alors comme un groupe ethnique étranger et les affrontent avec une
haine nationale. Les raisons de ces troubles de l’identification viennent avant
tout du manque de contacts entre parents et enfants, ce qui déjà chez les
nourrissons entraîne des suites pathologiques.
7. La réceptivité croissante de l’humanité à l’endoctrinement.
L’augmentation du nombre d’hommes rassemblés en un seul groupe culturel,
s’ajoutant à l’extrème perfectionnement des moyens techniques conduisent à des
possibilités, jamais atteintes dans l’histoire humaine, d’influencer l’opinion
publique et de créer l’uniformité des vues. En outre, il faut signaler que la
puissance de suggestion d’une doctrine, fermement admise, progresse peut-être
en proportion géométrique avec le nombre de ses adhérents.
Dès maintenant, en certains lieux, un individu qui se
soustrait délibérément à l’influence du mass-média, par exemple à la télévision,
passe pour un cas pathologique.
Les effets dépersonnalisants de ces moyens sont accueillis avec plaisir par
tous ceux qui veulent manipuler les foules. Enquêtes d’opinion, techniques
publicitaires et une mode habilement propagée permettent aux magnats de la
production, d’un côté du rideau de fer, et aux fonctionnaires de l’autre côté,
d’exercer un pouvoir identique sur les masses.
8. L’armement nucléaire, qui fait peser sur l’humanité un
danger plus facile à éviter que les sept processus menaçants décrits ci-dessus.
Ces phénomènes de deshumanisation, dont nous avons parlé du première au
septième chapitre, sont favorisés par une doctrine pseudo-démocratique qui
affirme que le comportement social et moral de l’homme n’est absolument pas
déterminé par l’évolution phylogénétique de son système nerveux ou de ses
organes sensoriels, mais qu’il est uniquement influencé par le
« conditionnement » qu’il a subi au cours de son ontogenèse du fait
de son environnement culturel.
[1] Titre
d’un tableau de Paul Gauguin que le peintre a réalisé à Tahiti (1897-98) avant
de rater son suicide. Trois ans après, il se retirera aux Marquises dans sa
« maison du jouir » (à Hiva
Hoa, où il est enterré pas loin de Jacques Brel).