Brindisi, la nuova strategia della tensione
Le immagini di Brindisi riaprono un incubo e non è quello di Capaci e via
D’amelio, bensì un incubo più antico: è lo spettro della
Stazione di Bologna, quello di Piazza Fontana che si materializza di nuovo.
L’attentato di Brindisi non ha nulla a che vedere con le strategia mafiose
degli anni ’90, appare invece sempre più legato da un filo, che pareva
spezzato, alla stagione eversiva che ha segnato la storia della Repubblica sin
dalle sue origini. Le organizzazioni criminali, quelle pugliesi o quelle che su
quel territorio hanno una qualche presenza, possono certamente aver svolto un
ruolo nell’esecuzione dell’attentato, ma non possono averlo ideato e non ne
traggono alcun beneficio. L’Italia è un paese nel quale storicamente alcune
organizzazioni criminali hanno svolto il ruolo di “agenzie” al servizio di un
potere che per semplicità abbiamo definito “occulto”.
Le mafie non hanno mai colpito nel mucchio. Le loro azioni stragiste sono
sempre state mirate, soprattutto sono state sempre facilmente identificabili,
perché un’azione mafiosa è efficace solo se l’attribuzione all’organizzazione
stessa è palese. Così è stato in Sicilia, così è stato in Calabria, dove le
bombe la ‘ndrangheta le ha messe contro obiettivi simbolici come il Palazzo di
Giustizia. La mafia non rivendica come le Br o i Nar, ma lascia una firma
inconfondibile, necessaria per ribadire il suo potere.
Un’azione che punta ad una strage – lo ha ribadito in queste ore il capo
della Polizia, Manganelli – colpendo un obiettivo assolutamente
indifferenziato, non rientra nel modo di operare né delle mafie e neppure delle
organizzazioni terroristiche, come le BR o i gruppi anarco-insurrezionalisti.
La mafia siciliana a sua volta non ha un gruppo dirigente capace di ideare e
organizzare un attentato di questo livello. La pista legata alle mafie,
indicata con faciloneria da osservatori a caccia di scontati collegamenti,
appare dunque inconsistente. La storia del Paese è segnata da altre azioni
stragiste di matrice oscura: stragi “mascariate”, che hanno
punti di assoluto contatto con quanto è avvenuto a Brindisi.
Se non siamo dunque di fronte a un’azione mafiosa, siamo di fronte a
qualcosa di ancora più pericoloso. Siamo di fronte all’avvio di una nuova
stagione di strategia della tensione. Le vittima cercate erano palesemente
maggiori; il soggetto: giovani adolescenti; il luogo: una scuola periferica di
una cittadina di provincia. Sono tutti elementi che lanciano al Paese un
messaggio di terrore assoluto: nessuno, in nessun luogo può sentirsi al
sicuro.
L’obiettivo dei “bastardi”, così li ha giustamente definiti il sindaco di
Brindisi, che hanno ammazzato Melissa e ridotto in fin di vita Veronica e
ferito decine di altri ragazzi innocenti, è scatenare la paura, il terrore,
l’angoscia. Il risultato da raggiungere è come sempre riflesso d’ordine, una
contrazione della democrazia, una paura che giustifichi e persino chieda un
restringimento delle sedi di decisioni, che tagli radicalmente la democrazia.
Il progetto dei nuovi registi della strategia della tensione è, come allora, la
costituzione di un potere oligarchico, autoritario. La crisi economica
devastante, il terrore, sono due ingredienti essenziali per chi persegue questo
disegno, ingredienti che possono, assai più rapidamente di quanto si possa
credere, fare saltare il sistema democratico che conosciamo, trasformandolo in
un sistema oligarchico nel quale resti in piedi solo una vuota democrazia
formale. Un progetto vecchio, che l’Italia ben conosce, che ha contrastato
pagando prezzi durissimi. La domanda che l’attentato di Brindisi ci pone in
maniera feroce è una sola: questo Paese oggi è ancora in grado di difendersi da
questo pericolo? Siamo di fronte solo alla prima prova e purtroppo dovremo
aspettarci mesi duri, mesi di sangue e di paura. E in questa stagione siamo,
purtroppo, tutti troppo deboli.
Commento di Sergio Ghirardi:
UNA SOLA COSA È CERTA. CHIUNQUE IMMAGINI
E ATTUI DEI VERI E PROPRI ATTENTATI ALLA VITA QUOTIDIANA D’INDIVIDUI INERMI
VUOLE CONSERVARE SE NON ACCENTUARE LO STATO DI COSE DOMINANTI.
QUALUNQUE SIA LA GIUSTIFICAZIONE
IDEOLOGICA DIETRO LA QUALE SI NASCONDE, CHE RIVENDICHI IL SUO GESTO
FOLLE O CHE LO FIRMI COL SILENZIO DELLO STRAGISMO PRIVATO O DI STATO, CHI
ATTENTA ALLA VITA DI ESSERI UMANI È OGGETTIVAMENTE, SE NON SOGGETTIVAMENTE, UN
COLLABORATORE DEL VECCHIO MONDO DELLO SFRUTTAMENTO E DELL'ALIENAZIONE CHE SI
RINFORZA SEMPRE DIFFONDENDO LA
PAURA E LA
MORTE.
DA PIAZZA FONTANA A BRINDISI,
BOMBE E PISTOLE SONO SEMPRE IL FATTO DI UNA LOGICA MAFIOSA E DI NICHILISMI VARI
PRODOTTI DA UNA DEMOCRAZIA SPETTACOLARE E TOTALITARIA. CHI SI
OPPONE RADICALMENTE AL SISTEMA DOMINANTE NON AMA NÈ GUERRIERI NÈ MARTIRI E
ABORRE OGNI FORMA DI PENA DI MORTE - DI STATO O PRIVATIZZATA E LIBERALIZZATA DA
PREDATORI SENZA SCRUPOLI O DA IDEOLOGI NICHILISTI PIÙ O MENO PAZZI.
CHI LOTTA PER LA CREAZIONE DI UN ALTRO
MONDO SA BENE CHE ESSO DIVENTA POSSIBILE SOLO OPPONENDOSI A TUTTI I MAFIOSI, AGLI
007 MANIPOLATORI E AGLI UTILI IDIOTI IDEOLOGICI CHE NON MANCANO MAI. SA BENE CHE
I MANDANTI E GLI USUFRUTTUARI DI TUTTE LE STRAGI SI NASCONDONO SEMPRE, BEN
MIMETIZZATI E INTROVABILI, TRA I CINICI CONSERVATORI DEL MODO DI PRODUZIONE CAPITALISTICO
O TRA I SUOI FALSI OPPOSITORI, I CUI METODI MAFIOSI SONO INDIPENDENTI DALLE RIDICOLE
MISERIE DELLE IDEOLOGIE.
LA PAURA PUÒ ESSERE DI DESTRA O DI SINISTRA,
LE BOMBE E LA MORTE SONO
IL FATTO ASSOLUTO DEL NICHILISMO DI UN QUALUNQUE POTERE AUTORITARIO, PRESENTE O
FUTURO, REALE O IMMAGINARIO CON CUI SIAMO DECISI A NON AVERE MAI NULLA A CHE FARE.