Nessuno ha la verità in tasca però ciascuno è portatore del proprio punto di vista e anche del come se l'è creato, ovvero noi possiamo mettere a disposizione i nostri ragionamenti e le nostre esperienze in modo da unirci per battaglie ed iniziative arricchendo anche la profondità e l'ampiezza del dibattito.
Nulla è vero, tutto è possibile, dice il Saggio della montagna.
Dipende dalla
capacità di ascoltare e farsi ascoltare, perché certe cose come la Politica
sono praticabili solo da singoli individui riuniti per decidere; ovviamente è
importante anche decidere chi decide e su che cosa insieme alla questione
dell'eseguire.
Non vale dire: armiamoci e partite, ed è anche inutile
sperare di obbligare tutti ad eseguire tutti gli ordini.
Le singole iniziative e decisioni vengono attuate
direttamente dai decisori sotto la propria responsabilità e portandone le
conseguenze.
L'importante è creare uno stile, un metodo, un po' come nel discorso di Pericle: noi ad Atene facciamo così.... E non significa secondo me che quella è una legge giusta ma che è una regola decisa da un NOI, TUTTI ASSIEME.
Infatti la vera democrazia diretta prevede una certa unanimità di base o anche l'esclusione in caso di inconciliabilità conclamata.
L'importante è creare uno stile, un metodo, un po' come nel discorso di Pericle: noi ad Atene facciamo così.... E non significa secondo me che quella è una legge giusta ma che è una regola decisa da un NOI, TUTTI ASSIEME.
Infatti la vera democrazia diretta prevede una certa unanimità di base o anche l'esclusione in caso di inconciliabilità conclamata.
E' un minimo comun denominatore che crea la cornice della
comunità. Uscire da questa cornice di regole di base significa autoescludersi
dalla comunità .... e dover andare in cerca di un altro luogo dove fare a modo
proprio, se si riesce.
Però la civiltà ci può essere solo dove per avere un proprio spazio non si praticano genocidi di interi popoli, né in forma di conquista di terre e risorse, né in termini di espulsioni e respingimenti.
Anzi occorre che la comunità riconosca a tutti uguali facoltà di portare il proprio apporto e il proprio sguardo, la propria esperienza da condividere.
E occorre soprattutto che ci sia piena libertà di movimento sul pianeta altrimenti la cittadinanza diventa una specie di bene materiale, o di rendita finanziaria a carico di sempre nuovi schiavi mentre contemporaneamente si impoverisce la cultura e si perdono le nuove occasioni di progresso.
Certo non sarebbe una rivoluzione da poco ma non credo infatti che questo sistema potrà ancora sostenersi a lungo sulle spalle di popoli ogni giorno meno forti e meno dignitosi, in balia di una casta impresentabile e prepotente.
Prima o poi una goccia farà traboccare il vaso.
Forse davvero dobbiamo porci l'evidenza che se non facciamo accadere qualcosa, qualcosa accadrà a noi e non di molto simpatico.
Il mondo va ogni giorno peggio e non si vedono miglioramenti, anzi.
L'unico dato positivo sono proprio le nuove possibilità di superare le barriere e godersi la parte buona della globalizzazione, il fatto che siamo tutti prigionieri ma ogni giorno più consapevoli di quanti siamo e di quanti interessi veri abbiamo in comune, per primo quello della libertà.
Perdere tempo a fare dei "programmi politici" secondo me non vale la pena perché vengono fuori tutti i punti di divergenza se non si ascoltano bene i racconti di tutti, mentre abbiamo bisogno di unirci per crearci la libertà di decidere davvero, non per avere tutti le stesse idee ma per avere tutti un metodo di decisione che ci permetta di esistere politicamente e spiegare in pubblico i nostri ragionamenti sugli argomenti in discussione, rispettando anche il fatto che le azioni saranno comunque decise da chi le deve mettere in pratica (come del resto sempre accade di fatto, ovviamente!)
Non so ancora capire quali cause in fondo abbiano le diffidenze reciproche che continuano ad emergere. Non serve a molto dedicare tutto questo tempo a misurarsi a vicenda.
Però la civiltà ci può essere solo dove per avere un proprio spazio non si praticano genocidi di interi popoli, né in forma di conquista di terre e risorse, né in termini di espulsioni e respingimenti.
Anzi occorre che la comunità riconosca a tutti uguali facoltà di portare il proprio apporto e il proprio sguardo, la propria esperienza da condividere.
E occorre soprattutto che ci sia piena libertà di movimento sul pianeta altrimenti la cittadinanza diventa una specie di bene materiale, o di rendita finanziaria a carico di sempre nuovi schiavi mentre contemporaneamente si impoverisce la cultura e si perdono le nuove occasioni di progresso.
Certo non sarebbe una rivoluzione da poco ma non credo infatti che questo sistema potrà ancora sostenersi a lungo sulle spalle di popoli ogni giorno meno forti e meno dignitosi, in balia di una casta impresentabile e prepotente.
Prima o poi una goccia farà traboccare il vaso.
Forse davvero dobbiamo porci l'evidenza che se non facciamo accadere qualcosa, qualcosa accadrà a noi e non di molto simpatico.
Il mondo va ogni giorno peggio e non si vedono miglioramenti, anzi.
L'unico dato positivo sono proprio le nuove possibilità di superare le barriere e godersi la parte buona della globalizzazione, il fatto che siamo tutti prigionieri ma ogni giorno più consapevoli di quanti siamo e di quanti interessi veri abbiamo in comune, per primo quello della libertà.
Perdere tempo a fare dei "programmi politici" secondo me non vale la pena perché vengono fuori tutti i punti di divergenza se non si ascoltano bene i racconti di tutti, mentre abbiamo bisogno di unirci per crearci la libertà di decidere davvero, non per avere tutti le stesse idee ma per avere tutti un metodo di decisione che ci permetta di esistere politicamente e spiegare in pubblico i nostri ragionamenti sugli argomenti in discussione, rispettando anche il fatto che le azioni saranno comunque decise da chi le deve mettere in pratica (come del resto sempre accade di fatto, ovviamente!)
Non so ancora capire quali cause in fondo abbiano le diffidenze reciproche che continuano ad emergere. Non serve a molto dedicare tutto questo tempo a misurarsi a vicenda.
Direi che possiamo tranquillamente dichiararci un’accozzaglia
di persone molto diverse tra loro che hanno alcune cose in comune e che ritengono
di potersi sostenere in queste a vicenda.
Se partissimo dai nostri punti di forza (come io ritengo sia
anche il nostro essere ciascuno diverso dall'altro) dove e come siamo capaci,
per non disperdere le poche energie che questa vitaccia ci lascia a
disposizione, potremmo ben essere contenti di quello che ci sta accadendo.
Stiamo cercando di guardarci intorno per vedere se davvero
possiamo ancora uscire "a riveder le stelle".
Direi che le prime
stelle, le più importanti siamo tutti noi e dobbiamo prenderci un po' carico
delle rispettive nevrosi.
Nessuno è ormai immune ahimè, siamo dei sopravvissuti al
disastro che si sta producendo intorno a noi.
Possiamo solo ricominciare dai sentimenti migliori e costruirci sopra, prenderne il nutrimento per unirci in una rete sempre più forte e fitta.
Possiamo solo ricominciare dai sentimenti migliori e costruirci sopra, prenderne il nutrimento per unirci in una rete sempre più forte e fitta.
Coraggio ragazzi, non buttiamo via niente, ciascuno ci metta
il meglio che può.