domenica 20 maggio 2012

There never was a West


Lo Stato democratico è da sempre  un concetto contraddittorio, La globalizzazione – con la sua spinta a creare nuove strutture decisionali su scala planetaria, che hanno semplicemente reso  grottesco ogni riferimento  alla sovranità popolare o addirittura alla partecipazione – si è limitata a rendere evidente questa contraddizione.
Come di consueto, la soluzione neoliberale è stata di confermare il mercato come l’unica forma di decisione pubblica di cui abbiamo bisogno, riducendo lo Stato alle sue funzioni esclusivamente coercitive. Ed è proprio per questo che la proposta zapatista è assolutamente sensata: bisogna abbandonare l’idea che la rivoluzione significhi impossessarsi dell’apparto coercitivo dello Stato  e innescare invece un processo di rifondazione della democrazia basato sull’auto-organizzazione di comunità autonome. Questa è la ragione per cui una remota insurrezione nel sud del Messico ha provocato tanto entusiasmo in tutto il mondo, sicuramente nei circoli radicali ma non solo.
Sembra quasi che la democrazia stia tornando negli spazi da cui è sorta: negli spazi intermedi, negli interstizi del potere. Se da lì riuscirà ad estendersi all’intero pianeta dipenderà non tanto dalle nostre teorie quanto dalla nostra reale convinzione che la gente comune, seduta insieme a deliberare, sia capace di gestire le proprie faccende meglio delle élites che le gestiscono a loro nome e che impongono le decisioni prese con la forza delle armi. Per gran parte della storia umana, di fronte a queste domande, gli intellettuali di professione hanno sempre preso le parti delle élites.
La mia impressione è che la maggioranza delle persone sia ancora sedotta dagli “specchi deformanti” e non abbia fiducia nelle possibilità della democrazia popolare. Ma forse adesso le cose stanno cambiando.

(Critica della democrazia occidentale di David Graeber  [There never was a West or, Democracy emerges from the spaces in between] -  Elèuthera 2012 - pag.108 –)