Il Grillotalpa
Ci sono tre
modi per riaversi da una sconfitta. 1) Negarla, autoconsolandosi con formulette
e scuse da Prima Repubblica (la sostanziale tenuta, lo zoccolo duro, il
consolidamento della base, la presenza sul territorio, la stampa cattiva, gli
elettori che non hanno capito, il destino cinico e baro). 2) Piangersi addosso,
crogiolandosi, arroccandosi e incattivire in un dorato e sdegnoso isolamento
dal mondo esterno, visto immancabilmente come ostile e incomunicabile. 3)
Analizzare le cause dell’insuccesso, magari con l’aiuto di qualche esperto
vero, e ripartire di slancio per rimuoverle, facendo tesoro degli errori e
guardando avanti. Le prime due reazioni non portano lontano: sia i comodi alibi
sia le lacrime appannano la vista. Eppure è proprio altalenando fra la prima e
la seconda che si muovono i 5 Stelle dopo la batosta europea.
E dire che lunedì
sia Grillo (con il video autoironico sul Maalox) sia Casaleggio (con la frase: “Dobbiamo sorridere di più”) sembravano
aver capito la lezione. Poi, da martedì, è stato tutto un retrocedere e un
avvitarsi in cupe e cacofoniche sedute di autoincoscienza, culminate nell’incredibile incontro fra Grillo e il
leader nazionalista, xenofobo e nuclearista britannico Nigel Farage. Ha un bel dire Beppe che “Nigel è simpatico”: pare che sia pure vero, è
un battutista impenitente, veste da dandy e la sua foto giovanile in versione
punk fa sbellicare. Ma allora? De Gasperi ed Einaudi, i più grandi statisti
dell’Italia repubblicana, non sprizzavano certo simpatia. In compenso
Berlusconi, il peggiore premier della storia repubblicana e anche monarchica, è
a suo modo e in piccole dosi simpatico.
Ma un conto
sono i tratti umani, un altro le idee e i programmi politici: non erano stati
proprio i 5 Stelle a dire che in Europa si sarebbero seduti accanto alle forze
più vicine o meno lontane al loro programma? Quello pentastellato è semplice e
scarno, sette punti appena: nemmeno una virgola in comune con quello dell’Ukip,
che vuole cacciare dal Regno Unito tutti i cittadini nati altrove
(Italia compresa). In compenso moltissimi punti in comune con i Verdi,
sia per le politiche ambientali ed energetiche, sia per un’Europa intesa come
comunità dei cittadini e non come casta delle lobby finanziarie. Se proprio
Grillo voleva levarsi lo sfizio di farsi un bicchierino con Farage, cosa fatta
capo ha (anche se quel pranzo ha sconcertato i suoi elettori che, proprio
perché non sono “né di destra né di sinistra”, non hanno nulla a che fare con
xenofobia e nazionalismo; in compenso ha fatto felici gli avversari che non
vedevano l’ora di dipingerlo come il nuovo Hitler).
Ora però segua
le regole del suo movimento e ascolti gli eletti ed elettori, che vedono la
sola ipotesi Farage come il fumo negli occhi (anche se l’Ukip fosse solo un
taxi). Non occorre neppure consultare la Rete per capire che la proposta
indecente verrebbe bocciata, con numeri ben più schiaccianti di quelli che
smentirono G & C sul reato di clandestinità e sull’incontro con Renzi.
Un buon punto di ripartenza è il documento
dello staff Comunicazione che, accanto a
bizzarrie pittoresche (il trench scuro e i boccoli di Casaleggio che fan
perdere voti), contiene analisi serie e impietose della sconfitta. Ed è pure la
smentita della leggenda nera che vuole tutti i “grillini” teleguidati dal Capo
e dal Guru.
Ieri, sul sito del Fatto, la co-presidente
dei Verdi Europei Monica Frassoni ha invitato i 5 Stelle al dialogo e non ha escluso di accoglierli nel gruppo parlamentare. Grillo la conosce
bene: nel 2007 fu proprio lei ad aprirgli per la prima volta le porte dell’Europarlamento.
Il posto giusto per i 5S è accanto agli ambientalisti, che potrebbero rivelarsi
molto utili nelle battaglie contro le mille Ilva (ben appoggiate da
destra e sinistra) e contro quel mostro che è il Tav Torino-Lione
(sostenuto da destra e sinistra, in cambio di cosa magari un giorno lo scoprirà
qualche pm), oltreché contro l’Europa dei banchieri & affaristi (amici di
destra e sinistra). L’importante è aprire gli occhi, evitando che Grillo
diventi un grillotalpa.
Commento di Sergio
Ghirardi:
L'ipotesi di alleanza
con Farage fa parte della terribile confusione che rischia di portare i
5Stellini a oscillare pericolosamente da un nobile progetto abbozzato di
autogestione generalizzata e di democrazia diretta a un insulso programma
pragmatico di restauro e moralizzazione della democrazia parlamentare in
decomposizione.
Farage è un
reazionario moderno e visto che la modernità è intrisa di alienazione
capitalistica resta solo il reazionario con cui cercare un inesistente e
impossibile progetto comune.
Più di tutti è il
nucleare il simbolo concreto, mostruoso e intollerabile, del modernismo
nichilista della società spettacolare - mercantile contro la quale qualunque
movimento non addomesticato è strutturalmente in lotta. Guai a burocratizzarsi
di Maio in peggio.