Europee 2014, non è detto che
l’elettore abbia sempre ragione
Una delle caratteristiche dell’analisi del dopo
voto in Italia da parte dei partiti è sempre stata: “Abbiamo perso, e
perciò abbiamo sbagliato”; “abbiamo vinto e perciò abbiamo operato bene”.
L’equazione non regge. Essa parte dal presupposto che l’elettorato abbia sempre
ragione e bisogna perciò adeguarsi ai suoi voleri. Invece è esatto quasi il
contrario.
Il nano ha sempre operato al fine di ottenere il favore
dell’elettorato: un milione di posti di lavoro, l’abolizione dell’Imu,
magari la sconfitta del cancro. Tutto in funzione di racimolare voti, senza uno
straccio di programma realmente credibile.
Lo scout non si è discostato molto. Con una loquela
abbastanza simile al nano ha promesso gli ottanta euro in busta paga, ha
dato la speranza che “ce la faremo” al di là di ogni ragionevole dubbio.
Premetto questo perché troverei davvero fuori luogo
che oggi il M5S, di cui apprezzo molto il programma, dovesse
focalizzarsi su cosa esso possa avere sbagliato. Diciamo che il suo leader
avrebbe potuto essere meno veemente, diciamo che non tutte le espulsioni
possono avere convinto, ma sarebbe oltremodo sbagliato giungere alla
conclusione che il programma o la strategia sono sbagliati perché si sono persi
due milioni di voti. Anzi, si sono persi in buona parte per la coerenza
dimostrata. La cartina al tornasole che accerta quanto ciò sia vero è stata
la campagna mediatica contro il M5S, la paura che ne avevano i poteri forti, ed
infatti alla notizia che Renzi ha stravinto la Borsa di Milano ha strabrindato.
Purtroppo, diciamolo, la gente non vuole cambiare,
vuole protrarre questo status quo finché le sarà possibile, ed i partiti
vogliono auto perpetuarsi. Il M5S vorrebbe cambiare non tutto ma buona parte.
E non vende illusorie speranze.
Spesso con i miei amici ambientalisti mi sono chiesto
come si possa avere una società davvero migliore, ovviamente imponendo rinunce,
cambiamenti drastici ai nostri stili di vita, eccetera. E siamo giunti alla
drammatica ma realistica conclusione che un programma per, diciamo così, “salvare
l’umanità” non verrebbe votato da nessuno.
Commento di Sergio Ghirardi:
Si può votare o non
votare, ma il voto rende evidente come una radiografia lo stato delle cose e
l’addomesticamento delle masse votanti o astensioniste.
L'errore sta nel
continuare a credere che il parlamentarismo sia una democrazia reale.
Il
problema non sta nel perdere le elezioni ma nel continuare a delegare il potere
sulle nostre vite.
La rivoluzione culturale in atto da mezzo secolo è ancora
agli inizi.
Il M5S ne ha incarnato qualche desiderio e praticato qualche
sperimentazione (ce n'est qu'un
-ennesimo- début!). Deve ancora
liberarsi, come tutti noi, della sindrome di Stoccolma del potere: non si tratta
di prenderlo ma di abolirlo. Questa è la democrazia consiliare ma siamo ancora
lontani anni luce da queste "lumières".
I francesi hanno messo secoli di jacqueries
prima di includere finalmente il Re nella lista dei nobili da combattere e fare
la rivoluzione borghese contro l’Ancien
Régime.
Oggi la democrazia nascente
sulle rovine della sua rappresentazione spettacolare deve capire la sua
incompatibilità con lo Stato per poter nascere.
A tutti noi, ambientalisti e
anti-produttivisti festivi, formulare il progetto di una società della felicità
autogestita anziché partorire nuove morali crescenti o decrescenti.
La
decrescita economica è tanto ineluttabile che auspicabile ma per essere umana e
sostenibile deve essere piacevole. E può esserlo se la si sottrae alla voluttà
del sacrificio che inquina molti potenziali rivoluzionari.
(A suivre)
commento di gilda:
ben detto Sergio!