domenica 14 novembre 2010
"IamSpartacus" (IosonoSpartaco)
Campagna di solidarietà sul social network con un impiegato che si è visto multato e licenziato per aver postato una minaccia "scherzosa" contro un aeroporto dopo aver perso un volo. A migliaia annunciano di voler far saltare i luoghi più disparati, firmandosi "Io sono Spartaco". Artisti, intellettuali, esperti del web schierati contro la censura
Per una settimana, "IamSpartacus" (IosonoSpartaco) è il messaggio più popolare del mondo su Twitter
Il confine tra ironia e deliberata intenzione di fare del male, sul web, non è sempre facilmente individuabile, osservano gli esperti della materia
"La catena di solidarietà nel nome di Spartaco dimostra chiaramente che le leggi britanniche non sono applicabili a internet", dice Gregor Pryor, un avvocato specializzato in media digitali presso lo studio legale Reed Smith. "Interpretando la legge alla lettera, tutti i 40 mila che hanno ripetuto minacce simili a quelle di Chambers andrebbero incriminati e condannati come lui. La realtà è che il sistema giudiziario non è assolutamente in grado di amministrare una simile mole di casi". David Allen Green, l'avvocato che difendeva Chambers, afferma che sta considerando se portare la vicenda davanti all'Alta Corte. L'ultima parola, per ora almeno, è alla polizia del South Yorkshire che ha arrestato lo "Spartaco di Twitter" e sarebbe teoricamente chiamata a fare lo stesso con i suoi seguaci: "Per noi il caso è chiuso".
«Ci sedemmo dalla parte del torto
visto che tutti gli altri posti
erano occupati.» (Bertolt Brecht)
In questi giorni si ritorna al dibattito : la libertà di espressione può essere interdetta se una frase detta viene considerata una minaccia in sé?
Offendere a parole o ferire e uccidere vanno messi sullo stesso piano ?
Colpevoli sono i mandanti o gli esecutori?
E se un crimine viene “copiato” da moltissimi altri può essere ancora perseguibile?
A queste domande forse occorre che chi si ritiene legittimato a perseguire i crimini e a sanzionarli dia una risposta.
Ma credo che non sia facile per loro effettivamente perseguire tutti i tipi di crimini soprattutto quando le fattispecie di reato aumentano ogni giorno, ogni ora, e per di più quando per compiere “un reato” è sufficiente un tweet o un click
Se esprimere un’opinione e diffonderla risulta un reato non rimane più nessuno che possa essere escluso dal novero dei delinquenti: infatti ci sarà sempre un’opinione discordante, un andare controcorrente e uno schierarsi, anche solo per principio, da quella parte del torto che potrebbe diventare paradossalmente, in quest’epoca di pensiero unico e di governo totalitario, l’unico luogo della libertà. Dove ci si dispone magari solo per gioco, anche solo per sostenere che la libertà di espressione vuole e deve essere un tabù positivo, inviolabile, un patrimonio dell’umanità che merita difesa e salvaguardia
Infatti la frase minacciosa che ha portato il nostro eroe fuori dalla comune, compromesso e licenziato, è una bagatella, un semplice grido di rabbia.
In verità negli USA già da qualche anno hanno cominciato a distribuire decenni di carcere per chi aveva esaltato la guerra santa via internet
La paura di qualcuno può diventare il panico di molti e dare il via al genocidio, l’abbiamo anche già sperimentato varie volte nei secoli
Albigesi, armeni, indigeni dell’America e dell’Australia, ebrei, zingari , omosessuali, streghe: tutti sono stati ammazzati per liberare le masse dalla paura del diverso. Per imporre loro il timore di non essere uguali abbastanza. Quindi il vero nemico è l'individuo passivo e rassegnato che ha ormai per sempre la paura di parlare e di ascoltare, come quella di capire e giudicare, e con quella paura vorrebbe distruggere e cancellare chiunque non sia conforme ad uno standard rassicurante.
Ma questa passività che paga gli armati, è molle e debole, non ha nessun vero potere avendolo tutto messo nelle mani delle guardie.
Quindi non sarà facile che prenda mai il sopravvento sui ribelli, sui soggetti attivi che non rinunciano al potere della parola e del proprio giudizio, non rinunciano al proprio punto di vista sul mondo e anzi reclamano anche di poterlo condividere, basta un click, o un tweet per trovare un amico, e un altro ancora, in una moltiplicazione che il potere immoto della paura non vuole permettere
Come disse Gandhi “Gli Inglesi potranno anche avere il mio cadavere, ma non avranno mai la mia obbedienza”.