venerdì 5 novembre 2010
a Paderno Dugnano si muore .... per cosa, per chi?
Un giorno d'autunno, un comune che tanto piccolo non è sebbene sia considerato solo "hinterland" rispetto a Milano, città verso cui si avviano ogni giorno in colonne di auto o nei treni, migliaia di lavoratori.
Paderno Dugnano ha quasi cinquantamila abitanti.... ridendo e scherzando, si fa per dire.
Ci abbiamo vissuto degli anni, mio marito ci lavorava e nostro figlio era un bambino perciò l'abbiamo scelto perché offriva una vita normale, con l'unica fatica di questo andirivieni con Milano, ma senza troppi pericoli o così credevamo.
Certo ci sono pericoli che non appaiono a prima vista, le infiltrazioni mafiose, gli abusi nel trattamento di rifiuti, le gravi carenze nella sicurezza del lavoro.
Ma qui come in molte altre cittadine lombarde cresciute troppo in fretta, si vuole mantenere un'immagine di piccola città serena e adatta alla vita delle famiglie giovani che non possono abitare nel centro di Milano per via dei prezzi e della mancanza di spazio verde o di parcheggi.
La spesa ovviamente si fa nei centri commerciali, Paderno è all'incrocio di molte bretelle e tangenziali, comoda per una vita di lavoro e di consumo.
Poi un 4 novembre alle tre del pomeriggio, per coincidenza l'anniversario della fine della prima guerra mondiale, scoppia un finimondo, le autostrade vengono chiuse dal fumo e dalla polizia, il fischio delle ambulanze e il rombo degli elicotteri sovrastano all'improvviso uno scenario di guerra.
Gente normale che è uscita di casa la mattina di un giorno qualunque viene soccorsa e inviata in lontani ospedali a causa di gravissime ustioni. Di ustioni si muore, senza nemmeno più sentire il dolore dato che le terminazioni nervose vengono distrutte, solo con lo strazio di lasciare quelli che amiamo e di rinunciare a quello che avremmo voluto fare per loro.
Un operaio che abbia accettato tutto: le condizioni dell'azienda, senza sindacato di sorta, senza alzare la voce e senza ribellarsi alle prepotenze, che si trovi all'improvviso vittima di questo miscuglio di disattenzione, furbizia, avidità, delinquenza, corruzione e irresponsabilità, cosa pensa mentre attorno a lui vede infermieri che senza incontrare il suo sguardo si sforzano di alleviargli la sofferenza e di facilitargli il respiro, le lacrime dei parenti più stretti con il permesso di visita 24h su 24, le ultime ore.
Un sacrificio grandissimo di cui però si fatica a capire lo scopo e il beneficiario
Una morte per caso, certo non voluta da nessuno, sarà l'ennesima di una serie infinita
Non una vendetta, non un regolamento di conti e nemmeno un vero incidente.
Gli incidenti si sa possono anche capitare: ma non è stato uno strale di Giove o un caso fortuito. Una volta si chiamavano omicidi bianchi, adesso le chiamano morti bianche, come quelle dei neonati che soffocano in culla.
Uomini forti e dignitosi che hanno dedicato la vita a sostenere la propria prole e se stessi finiscono dimenticati, buoni ad aumentare le statistiche che l'Inail utilizzerà per aggravare i tassi del premio annuale.
Incrociare le braccia e andare al funerale di tutti i morti causati dall'incuria e dalla cupidigia di chi risparmia a costo della vita di qualcun altro?
Ma sappiamo che non accadrà, il tempo ricomincerà a scorrere come un lento fiume di melma, intorbidito e opaco come le nostre anime che empaticamente si sentono legate a questa dignità offesa, a queste energie sprecate, a questi eroi senza gloria e senza storia