Questo commento, un po’ ridotto, è stato inviato al blog del Fatto concernente la TAV, domenica 26 giugno.
Il tran tran dello spettacolo dominante riprende dopo la piacevole ubriacatura dei quattro sì buttati giù d’un fiato. Il business di destra e di sinistra torna a stringere nelle sue spire oggettivamente mafiose il respiro di una vita che non sa che farsene della crescita se non crescono – anzi diminuiscono – la gioia e la volontà di vivere.
Servitori volontari e decisionisti prezzolati sputano la saggezza degli schiavi e spiegano – mentendo spudoratamente – che il traforo della Val di Susa è altrettanto indispensabile di una centrale nucleare.
C’è, tuttavia, un fondo di ragione, nei loro calcoli da droghieri ignoranti e senza scrupoli, perché nucleare e alta vrelocità rispondono alla stessa logica: più business e lavoro per tutti nello spot propagandistico; sopravvissuti obbedienti oggi e morti domani, distillati anonimamente dal processo di inquinamento strutturale di cui il capitalismo è portatore malsano, nella realtà dei fatti.
Più che da discutere sulla falsità evidente delle argomentazioni, c’è da scegliere un campo.
Un Fassino, burocrate amante di un popolo sfruttato al punto che senza la continuità della truffa economica perderebbe il suo ormai secolare salario di gestore sobrio e moderato dell’orrore capitalistico non può che essere per una TAV sinistra. E i piccolissimi borghesi di una lumpen borghesia asservita al denaro miserabile, non possono che vomitare i loro commenti dal buon senso ottuso e mostruoso, ridendo di tutti i diversi – diversi da loro – che osano pensare alla natura come a un complice possibile da rispettare per rispettare se stessi anziché come un nemico, uno stupido selvaggio da dominare e da sfruttare come l’ultimo degli schiavi, come l’ultimo dei lavoratori di cui sono gli eredi sempre più disoccupati e pronti a tutto pur di essere integrati nel sistema produttivo ormai impazzito.
Come per il nucleare, due culture si oppongono: quella della vita con i suoi dubbi, le sue incertezze, i suoi errori, le sue voglie, la sua prudenza e la sua dignità e quella della morte redditizia e indegna, impegnata fino all’ultimo respiro nello sfruttamento a qualunque costo dell’uomo e dell’ecosistema.
Si tratta di scegliere e le cariche della polizia potranno solo ritardare l’appuntamento con la storia, garantire ancora qualche mazzetta o stipendio rubato da eletti in nome di un popolo sovrano che in realtà non dirige nulla della sua vita reale ma che viene fatto uscire dal cappello dell’illusionista ogni volta che lo si vuole fregare col suo consenso.
Si tratta, in ultima analisi, di scegliere tra gli indiani e i cowboys pronti a rifilare, generosamente, agli indigeni delle coperte al vaiolo pur di liberarsi delle loro fastidiose proteste e della loro scandalosa intelligenza sensibile: “Quando l’ultimo uccello sarà sparito, l’ultima sorgente avvelenata, l’ultimo frutto inquinato, vi accorgerete che il denaro non si può mangiare, bere, respirare”.
E’ la democrazia spettacolare, mes amis, vale a dire l’oclocrazia che si nasconde sotto la sua maschera, ma, in un modo o nell’altro, tutto ciò sta per finire.
Lascia perdere le ideologie e scegli il tuo campo, amica/o, compagna/o, fratello, sorella!
Sergio Ghirardi