venerdì 3 giugno 2011

TESI SULL’ORGANIZZAZIONE NEL MOVIMENTO CINQUE STELLE DI MILANO


1.                Per chi legge con attenzione, la questione dell’organizzazione è già risolta una volta per tutte dal Non Statuto
 
“Il MoVimento 5 Stelle non è un partito politico né si intende che lo diventi in futuro.
Esso vuole essere testimone della possibilità di realizzare un efficiente ed efficace scambio di opinioni e confronto democratico al di fuori di legami associativi e partitici e senza la mediazione di organismi direttivi o rappresentativi, riconoscendo alla totalità degli utenti della Rete il ruolo di governo ed indirizzo normalmente attribuito a pochi”.


2.                In questo disegno noi vediamo la presenza di due soli soggetti, gli eletti (e prima, nella fase elettorale, i candidati) e gli utenti della Rete. Fra questi due poli è esclusa la presenza di “organismi direttivi o rappresentativi”, con fini, anche impliciti, di “mediazione”.


3.                Il MoVimento è perciò, in quest’ottica, lo spazio libero che separa eletti e utenti della rete (elettori e non): in questo spazio si muovono informazioni e proposte, discussioni e decisioni. In questo spazio agiscono liberamente coloro i quali intendono favorire, incentivare, approfondire questa circolazione di reciproci segnali.


4.                Il MoVimento si fonda perciò sul dialogo fra rete ed eletti: mentre gli eletti sono persone fisiche, conosciute, registrate e “a cinque stelle” (vale a dire liberi da condizionamenti politici o giudiziari), che hanno preso con la rete precisi impegni, la rete è un soggetto non definibile e che agisce solo su base volontaria.
Occorre però tenere presente che gli eletti sono persone precise, che rispondono a definite specifiche, laddove gli utenti della Rete non sono definibili e non hanno preso alcun impegno.
 In questo senso si può dire che gli eletti si sono impegnati di agire al servizio della Rete, senza poter pretendere in cambio nulla, oltre al voto. Sta agli eletti quindi, e a chi volontariamente desidera supportarli, farsi carico del funzionamento del MoVimento, nella consapevolezza tuttavia che governo e indirizzo competono agli utenti della Rete.
In poche parole, il MoVimento si compone di una parte stabile, gli eletti, che può essere organizzata e determinata; e una parte instabile, gli utenti della Rete, su cui non è possibile dire nulla, tanto perché non è conoscibile e definibile, quanto perché ad essa compete il governo.


5.                Su queste basi il MoVimento è nato e cresciuto (e ha chiesto e ottenuto i voti): il che rende questo presupposto (a differenza del Programma  , che è da sempre esplicitamente dichiarato Work-in-Progress) non negoziabile o modificabile. Chi non lo riconosce sta facendo qualcosa di diverso, quand’anche fosse con le migliori intenzioni: si colloca fuori dal MoVimento Cinque Stelle. Può agire politicamente come crede e dove crede, ma non qui.


6.                Occorre tenere presente, per comprendere tutto ciò, che il fine del MoVimento non è realizzare uno specifico programma ma “essere testimone della possibilità di realizzare un efficiente ed efficace scambio di opinioni e confronto democratico al di fuori di legami associativi e partitici”: costituire in altre parole un esempio di un modo diverso, diciamo, pure opposto, di concepire la politica, fondato sull’autogoverno dei cittadini


7.                A questo obiettivo vanno perciò subordinate tutte le scelte, prendendo atto che rapidità ed efficienza immediata saranno necessariamente sacrificate alla trasparenza, alla capillarità dell’informazione reciproca, all’attenzione per le procedure, introducendo in concordanza con criteri quale quello di “slow food” la nozione di “slow politics”, una politica che si riappropri dei tempi necessari per la reciproca convinzione, per la costruzione dell’unanimità. Perché se il nostro modello è quello della rete che si autogoverna, l’unica soluzione possibile è quella di cittadini persuasi che spontaneamente agiscono in maniera concorde; e non quella di una maggioranza che con la forza dei numeri impone regole e comportamenti, fossero pure opportuni e virtuosi.


8.                Ugualmente, l’azione degli eletti non serve a suscitare il consenso dei cittadini in vista di future elezioni, ma ad agevolare il più possibile il libero associarsi e organizzarsi dei cittadini stessi. Todo para todos, para nostro nada, tutto per tutti, niente per noi, come insegna il movimento degli insorti zapatisti.


9.                L’impegno degli eletti è quello di eseguire fedelmente la volontà di chi ha il monopolio del governo del MoVimento, vale a dire degli utenti della rete. Naturalmente, se questo astrattamente, si volge a TUTTI gli utenti della rete, senza distinzione neppure fra italiani e stranieri, concretamente si fonda su quella parte di utenti che attivamente collabora con gli eletti e fa sentire la propria voce. Compito degli eletti è rendere accessibile alla rete tutti gli elementi che hanno necessità di essere discussi e fra i quali indicare poi le scelte più opportune; e rendere perfettamente permeabile il processo di discesa di queste decisioni verso chi dovrà portarle dentro le istituzioni.


10.           In questo senso, poiché è impensabile qualsiasi forma di quorum nella rete, e quindi discussioni e decisioni saranno opera comune di una, per quanto vasta minoranza attiva; e che, parallelamente, gli eletti non potranno che dotarsi di solidi staff composti a loro volta di volontari attivi, è chiaro che il processo nei due sensi sarà materialmente condotto e sviluppato da attivisti.
Poiché però queste figure non sono in alcun modo previste dal Non Statuto, e quindi non hanno alcun limite alla loro opera, della quale non devono rispondere a nessuno, è necessario che i criteri organizzativi siano tali da RIDURRE AL MINIMO LA LORO INFLUENZA. Occorre evitare, infatti, che – escluso il governo degli eletti, e forzatamente fumoso il governo degli utenti della Rete, - si affermi un governo burocratico degli attivisti, tanto più pericoloso proprio perché in nessun modo codificato né codificabile proprio perché definitivamente escluso dalle norme statutarie.


11.           Ricordiamo che nei fini della prima Costituzione democratica, quella americana, il fine dichiarato della legge è proteggere il cittadino dal potere di chi governa; e non già, come invece poi accade ormai dappertutto, proteggere chi governa dall’intromissione dei cittadini. Il MoVimento nasce e si sviluppa con questa parola d’ordine.


12.           Per questi motivi, la rete può organizzarsi come meglio crede, perché è SOVRANA: in associazioni, comitati, gruppi locali e nazionali. Viceversa la parte di MoVimento che concerne gli eletti DEVE organizzarsi nel solo modo che il Non Statuto consenta. Vale a dire raggruppandosi intorno agli unici che, avendo preso degli impegni, sono in ogni momento revocabili, ovvero gli eletti.


13.           Perciò ogni eletto (a livello comunale o di zona, ma in prospettiva anche regionale, nazionale, europeo) deve divenire responsabile di uno staff che risponda a lui direttamente, composto di volontari di sua specifica fiducia, che si faccia carico di tutte le competenze che lo riguardano. Sia interne all’istituzione, sia relative al rapporto con la Rete. Tutti loro, nei confronti della rete sono uno (o più, nel caso di più eletti alla medesima assemblea)


14.           Naturalmente gli eletti in diverse assemblee possono coordinarsi fra loro, e conviene anzi che lo facciano, purché questa accada nella più assoluta trasparenza (ogni incontro non filmato o quanto meno – e pro tempore - verbalizzato va considerato come nullo e non avvenuto), ma questo coordinamento non deve assumere la minima valenza collettiva. Esso rimane una semplice discussione fra eletti, ciascuno dei quali rimane titolare individuale degli impegni presi verso la rete, che sola ha titolo di decidere sulla minima inezia.


15.           Resta inteso che in nessun caso ipotetiche urgenze dovrebbero permettere agli eletti di prendere decisioni senza avere consultato preventivamente la rete: se qualcuno ritenesse di doverlo fare, sarà necessario che motivi validamente la sua decisione. Nel caso questa fosse sconfessata dalla rete, dovrebbe senz’altro dare le dimissioni dalla sua carica e il suo staff essere sciolto. Se non dovesse dare le dimissioni, essere espulso e insieme con lui i membri dello staff che non prendessero immediatamente le distanze.


16.           Da un lato stanno i consiglieri eletti, che si sono impegnati ad essere i “dipendenti” (o piuttosto i “fornitori” della rete che è viceversa il loro “committente”). Parte del loro impegno consiste nel far salire alla rete tutte le informazioni che emergono dall’Ente Pubblico. A questo compito gravoso ma politicamente semplice, occorre poi aggiungere il compito politicamente molto più delicato di far calare all’interno delle Istituzioni le proposte, i progetti, le opzioni, le scelte della rete.
A tal fine occorrono evidentemente sia uno spazio internet comune, sia un luogo di incontro per assemblee e dibattiti, sia uno staff valido e nutrito i per l’archiviazione dei documenti, i contatti con la stampa, con gli altri consiglieri, con gli organismi di zona, associazioni e simili…


17.           La natura non definibile e quantificabile della rete presuppone che lo strumento attraverso il quale la rete governa e indirizza il MoVimento non può essere il voto a maggioranza, salvo che in casi eccezionali (in tal caso tale voto potrà essere espresso unicamente in forma elettronica attraverso uno strumento che stabilisca con chiarezza l’univocità dei voti espressi) ma piuttosto una paziente e certosina richiesta di consenso e di unanimità, da ottenere attraverso discussioni approfondite e capillari. Questo perché il fine non è quello di sostituire alle presenti leggi inique dello Stato che ci opprimono oggi, leggi migliori fondate su principi di nostro gusto, che opprimano altri: ma un progressivo rarefarsi della mediazione della legge nel senso dell’autogoverno diretto dei cittadini.


18.           Per questo motivo, ogni eventuale voto e in particolare ogni delega personale dovranno essere sempre espressi in forma palese, perché solo questo consentirebbe la revocabilità di quel voto e di quella delega per mano di QUEL PARTICOLARE cittadino.



19.           Quindi, non è concepibile che le assemblee come pure i forum elettronici del MoVimento siano regolati da qualsiasi tipo di selezione, filtro, strumento di controllo. L’unico elemento richiesto converrà sia l’identificazione di chi parla, scrive e vota. Per chi ascolta, legge, si informa, nemmeno questo può essere richiesto. Perché nostro fine non è che sempre più cittadini si iscrivano al MoVimento, ma che sempre più cittadini possano discutere e decidere disponendo del massimo di informazioni e del massimo di libertà, quelle informazioni e quella libertà che il MoVimento si impegna a favorire in ogni possibile modo
La trasparenza assoluta deve essere la regola del MoVimento. L’esclusione di qualche soggetto alle attività del MoVimento dovrà essere un caso più unico che raro, conseguenza di azioni soggettive tese a sabotare la trasparenza, la parità assoluta, la distanza incolmabile con i partiti o altri principi fondativi del MoVimento. Mai per divergenze concernenti il programma, ad esempio. Finora non si è mai sollevata per fortuna la questione, ma potrebbe essere saggio disporre delle discriminanti riguardo al razzismo e al sessismo.


20.           Per le medesime ragioni ai cittadini, singoli o aggregati, sarà sempre lecito convocare delle assemblee straordinarie con limitazioni semplici (ad esempio la sottoscrizione di un certo numero di cittadini). In ogni caso converrà che ciascun consigliere (o gruppo di consiglieri) convochi di frequente (ogni quindici giorni? ogni mese?) una pubblica assemblea di informazione e di verifica.



da Gilda Caronti e Paolo Ranieri