Concorso scuola
Un fine agosto carico di angosce per i precari della
scuola. Quest’anno, al consueto stress che accompagna gli insegnanti precari in
attesa di una nomina annuale, si è aggiunta la “tegola” del concorso. Il
Ministro della Pubblica Istruzione, ha reso pubblica l’intenzione di bandire,
entro il mese di settembre, un concorso per la copertura di circa 11.000
cattedre a tempo indeterminato. Tale annuncio ha generato, proprio nel periodo
più delicato per i precari, in attesa come ogni anno di un contratto annuale,
che in questi tempi di crisi diviene sempre più necessario, tanto sconcerto
subito seguito da rabbia e promesse di contestazioni.
Chi sono e perché i precari sono così contrari al
concorso? Vista l’omertà dei mezzi d’informazione che non offrono il benché
minimo spazio alle ragioni del dissenso, occorre chiarire quale sia la
posizione di tanti insegnanti che, da troppi anni, sono stati impiegati per
coprire le carenze di personale della scuola, senza mai vedersi riconoscere il
loro ruolo attraverso l’assunzione a tempo indeterminato.
Nel 1999, è stato bandito un concorso per
l’assunzione di personale docente delle scuole di ogni ordine e grado. I
vincitori dello stesso sono entrati a far parte di graduatorie, in seguito
destinate solo alla copertura dei posti a tempo indeterminato, che si sarebbero
dovute esaurire, di anno in anno, grazie ai pensionamenti.
Pur essendovi molti più vincitori che posti
immediatamente disponibili, nel 2000 il Ministero ha istituito un’ulteriore
modalità di selezione e reclutamento di personale docente, le Scuole di
Specializzazione per l’Insegnamento Secondario (SSIS). La ragione dichiarata
all’origine di questa nuova via intrapresa era che in tal modo si sarebbe
potuto selezionare già in partenza, quindi formare all’insegnamento, il giusto
numero di insegnanti in relazione ai posti vacanti. Tale seconda modalità di
assunzione, prevedeva l’obbligo di accedere ad un corso universitario, a
pagamento, della durata di due anni, attraverso un concorso e due prove selettive
(scritta e orale). I corsi, svoltisi presso molti atenei e con docenti
universitari, prevedeva frequenza obbligatoria, esami intermedi nonché un esame
finale, scritto e orale, con valore concorsuale ed abilitante. I corsi SSIS
effettuati sono stati nove, producendo un numero considerevole di abilitati,
inseriti in graduatorie ad esaurimento (G.E.), per tutte le classi di concorso.
Inoltre, nel 2000 e nel 2007 sono stati disposti dal
Ministero, ed effettuati presso molte università, corsi abilitanti della durata
di un anno, riservati a docenti non abilitati (non vincitori del concorso del
’99 né abilitati SSIS) ma con almeno 360 giorni di servizio nella materia
d’insegnamento per la quale chiedevano l’abilitazione. Anche questi docenti sono stati successivamente
inseriti nelle graduatorie ad esaurimento.
Infine, mentre gli abilitati con il concorso hanno
acquisito un determinato punteggio con conseguente posizione in graduatoria
definitiva, gli abilitati inseriti nelle G.E. sono stati costretti ad implementare
il loro punteggio con la frequenza di ulteriori corsi di laurea, corsi di
formazione post-universitaria nonché master, tutti naturalmente a pagamento, al
fine di non perdere posizioni in graduatoria.
A causa di quanto appena descritto, sono state create
due graduatorie parallele, la prima composta dai vincitori del concorso del
1999 e la seconda dagli abilitati delle SSIS e dai partecipanti ai corsi
riservati (G.E.). Di anno in anno, le assunzioni relative ai posti a tempo
indeterminato di volta in volta disponibili, sono state eseguite attingendo
equamente dalle due graduatorie.
In questi ultimi 13 anni, per coprire le carenze di
personale docente, pur di non assumere a tempo indeterminato nuovi insegnanti,
Il Ministero ha assunto il personale necessario, con contratti a tempo
determinato, attingendo delle graduatorie ad esaurimento.
Chi sono, quindi, i precari della Scuola? Sono tutti
già vincitori di concorso secondo la normativa vigente al tempo. Persone alle
quali è stato assicurato, sempre a suo tempo, l’accesso all’insegnamento con un
contratto a tempo indeterminato e perciò hanno investito in questo progetto
professionale, anni e anni della loro vita e della vita delle loro famiglie,
nonché molto denaro. Sono coloro i quali tutti gli anni scolastici lavorano per
coprire la carenza di personale della Scuola, che hanno acquisito le loro
conoscenze grazie agli studi effettuati, ma anche l’esperienza nel campo
attraverso anni e anni d’insegnamento. Sono persone che quando si sono
abilitate erano giovani e che ad oggi possono sicuramente offrire le migliori
garanzie di un insegnamento aggiornato ed al passo con i tempi poiché, anche a
causa della loro precarietà e dei continui corsi di formazione seguiti, hanno
mantenuto il livello più alto possibile di qualità formativa. Il fatto che non
siano stati ancora assunti non è assolutamente da attribuire alla posizione in
graduatoria poiché, a causa del continuo aumento di abilitati, dei tagli
generati dalla “Riforma Gelmini” che ha determinato addirittura esuberi in
alcune classi di concorso, neanche coloro i quali erano posizionati ai primi
posti delle graduatorie sono riusciti ad accedere al contratto a tempo
indeterminato.
Quindi, quale altro ennesimo concorso saprebbe
offrire un criterio meritocratico migliore di quello che tanti anni, concorsi e
corsi hanno saputo costruire dal 1999 ad oggi? Perché aggiungere altri precari
destinati a formare l’ennesima graduatoria, altri giovani precari di oggi che
un domani si sentiranno dire che c’è bisogno di rinnovamento?
Il più grande errore commesso negli anni passati è
stato quello di abilitare all’insegnamento più persone di quanti posti fosse
necessario coprire. Con questo concorso, seppur cercando di far credere in un
cambio di rotta del Ministero e seguendo logiche “tecnicamente”
incomprensibili, si continua ad ampliare
ancora una volta il numero di precari destinati al triste limbo dell’incertezza
derivante dalla continua e sistematica violazione di diritti certi e acquisiti.
Bandire un concorso riservato alla copertura dei
posti nelle poche classi di concorso le cui graduatorie sono già esaurite
potrebbe essere comprensibile ma prevedere tale procedura per l’intero sistema
è sicuramente irrazionale e non risolutivo per i problemi che affliggono la
Scuola italiana.
La stabilizzazione del personale docente già
inserito nel sistema scolastico, perfettamente formato e garante di quella
continuità didattica necessaria ad una coerente e completa formazione del
discente; la riduzione del numero degli studenti per classe (ora composte anche
di 33 studenti) per consentire al docente una costante attenzione sulle
problematiche del singolo. Sono questi i nodi da affrontare per risolvere, o
quantomeno affievolire, lenire, le sofferenze causate dalle ferite inferte alla
Scuola ormai da troppi anni.
Romina
Martinelli
http://www.youtube.com/watch?v=KIoSI56VdGo&feature=related