martedì 14 gennaio 2014

Spagna, Marinaleda: ma allora il socialismo non è un’utopia?




Solo oggi, colpevolmente, vengo a conoscenza, grazie ad un articolo apparso su La Repubblica, di una piccola comunità in Andalusia dove non esiste la disoccupazione, ed in più la gente vive di ciò che ricava dalla coltivazione della terra e dalla trasformazione dei frutti della stessa.
Il paese si chiama Marinaleda, circa 2.700 abitanti. Dal 1979, a Marinaleda la giunta è guidata da Juan Manuel Sánchez Gordillo, una figura storica all’interno del Sindacato dei lavoratori agricoli, il Soc, cuore del Sindacato andaluso dei lavoratori (Sat).
Da quando lui è al governo, la popolazione, dapprima assai povera, ha occupato terreni abbandonati di latifondisti per metterli a reddito, ed in seguito una grossa tenuta è stata ceduta dal proprietario al comune perché fosse assegnata alla popolazione più povera. Dall’inizio del suo mandato quasi tutta la popolazione in grado di lavorare si è dedicata appunto alla coltivazione ed alla trasformazione dei frutti della terra riunendosi nella Cooperativa Humar – Marinaleda SCA, creata dagli stessi lavoratori. In più sono sorti un piccolo commercio ed una piccola distribuzione locale.
 A Marinaleda oggi si producono, conservano ed esportano (anche in Italia e persino in Venezuela) peperoni, carciofi, legumi, olio d’oliva. La disoccupazione è allo 0%, mentre nel resto dell’Andalusia la media è il 34% ed arriva al 63% fra i giovani con meno di 25 anni. Il salario è lo stesso per tutti, qualunque sia la mansione: 47 euro al giorno per sei giorni la settimana. E se in qualche stagione il raccolto non è soddisfacente per via delle intemperie, si lavora meno ma si lavora tutti.
Sempre improntato ad un principio solidaristico anche il diritto alla casa. Il sistema di welfare messo su negli anni permette ai cittadini di costruirsi una casa con un anticipo di 15 euro. Basta mettere a disposizione la propria forza lavoro. Nessun mutuo e nessun interesse da versare ad istituti di credito: il terreno e il progetto li mette il Municipio, il denaro lo presta a tasso zero il governo andaluso e la quota mensile da versare per l’acquisto la decidono in assemblea gli stessi cittadini autocostruttori.
I servizi alla cittadinanza: l’asilo è aperto dalle 7 alle 16 e la mensa scolastica costa 12 euro al mese, la piscina 3 euro per tutta l’estate. E la cura degli spazi comuni compete a tutti i cittadini: durante le cosiddette “domeniche rosse” la popolazione si dedica a pulire strade, aiuole e giardini. La Polizia locale si decise di non istituirla, sia per risparmiare soldi pubblici, sia perché non esiste criminalità.
La gestione della cosa pubblica è estremamente partecipativa e si svolge attraverso Assemblee Generali, che si riuniscono 25/30 volte l’anno per dare voce alla popolazione ed alle sue istanze, e Gruppi d’Azione che si prefiggono di risolvere gli specifici problemi.
Deputato del Parlamento andaluso dal 2008 nel partito Izquierda Unida (“Sinistra Unita”), il sindaco Juan Manuel Sanchez Gordillo decise di devolvere il suo compenso da parlamentare alla comunità di Marinaleda. Nel discorso di insediamento egli pronunciò le seguenti parole: “Davanti alla legge prometto e mi riprometto di lottare con tutte le mie forze per sovvertire il sistema di produzione capitalistico.”
Il simbolo di Marinaleda è una colomba che vola sul paese ed intorno la scritta: “Marinaleda – Un’utopia verso la pace”. Le vie della città sono dedicate ora a Salvador Allende ora a Che Guevara, ora a solidarietà, o fraternità, o speranza.
Certo, mi rendo conto che una cosa è governare una piccola località ed un’altra un intero paese. Però credo che davvero dall’esperienza di Marinaleda si possano comunque trarre ottimi spunti. E quante piccole località potrebbero seguirne l’esempio? Nel frattempo, qualcuno può girare per favore questo post ai capi della nostra pseudo sinistra?

Commento di Sergio Ghirardi:
Ho incontrato il sindaco in questione in Grecia, a Salonicco, qualche anno fa. Eravamo invitati dai gruppi molto attivi per una democrazia diretta che cominciano a funzionare internazionalmente ma che sono particolarmente attivi nella situazione greca. L'esperimento di Marinaleda è davvero interessante ma anche il gruppo che funziona attorno a Juan Manuel Sánchez Gordillo sa bene che una vera democrazia consiliare presuppone il superamento dello Stato e della democrazia parlamentare. Si tratta di una vera e propria rivoluzione culturale che ha radici nel passato ma la sua pratica nel prossimo futuro, tra il crollo del vecchio sistema produttivistico capitalista e lo sbriciolamento di tutti gli autoritarismi di destra e di sinistra. Ora dimmi perché mai si dovrebbe parlare di un tale progetto rivoluzionario con i capi della sinistra che sono dei mestieranti della politica e che non concepiscono altra democrazia che quella parlamentare?
Aikon a Sergio Ghirardi:
Perché superare la democrazia parlamentare è utopia pura. Utopia che inoltre potrebbe facilmente schiudere la porta alle stesse tragedie di quell'altra che parlava di dittatura del proletariato.
Sergio Ghirardi a Aikon:
Non credo alla purezza ma utopia significa "ciò che non ha ancora luogo" (come gli aerei nel 15° secolo). La storia ha già mostrato che la vera difficoltà per la democrazia consiliare non è nelle sue carenze ma negli eserciti che le si oppongono (Parigi (1871), Germania (1919), Spagna (1936) e Messico (a tutt’oggi in Chiapas). La tua è solo un'opinione conformista degna di quanti nel 1788 dicevano con tronfia sicurezza: la repubblica è un'utopia.
La dittatura del proletariato fa parte dell’ideologia comunista autoritaria che è stata il primo nemico storico (Cronstadt, 1917) incontrato dai rivoluzionari consiliari.