mercoledì 1 ottobre 2014

Dottori Stranamore





Il nucleare è la follia che comprende tutte le deliranti follie nichiliste di un capitalismo ormai deciso a sfidare la natura come da sempre ha sfidato quegli stessi uomini che l’hanno inventato. Da società ingiusta la società produttivistica è diventata  una società folle che sega il ramo su cui è seduta, nell’illusione di poter ridurre l’albero della natura a suo schiavo redditizio.
La natura è ormai pacificamente in rivolta e distruggerà coloro la cui “ubris” sfida l’intelligenza sensibile e ogni buon senso. Ormai l’umanità ha una sola scelta: salvarsi con la natura o morire con il capitalismo.
La traduzione che segue mi pare esemplare e vale bene una riflessione.
Sergio Ghirardi

La leggenda Fukushima
TRIBUNA di Cécile ASANUMA-BRICE ricercatrice associata al centro di ricerca della Casa franco-giapponese di Tokio
Nei dibattiti sull’ energia e di fronte al cambiamento climatico, l’industria nucleare sembra ancora  fare la promozione della sicurezza dei suoi servizi, dopo disastri umani come Chernobyl o Fukushima che avrebbero dovuto bastare per mettere in evidenza il costo umano inaccettabile del nucleare e per prevedere dei cambiamenti radicali, come è stato il caso in certi paesi europei.
In questo contesto la leggenda dei “zero morti” compiacentemente coltivata da certi scienziati, gioca un ruolo strategico a ogni catastrofe e ormai l’intendiamo a proposito di Fukushima; proprio quando le autorità e i cittadini dei paesi coinvolti devono affrontare una recrudescenza della mortalità della popolazione.
Tre anni e mezzo dopo l’incidente di Fukushima il numero di decessi legati all’esplosione della centrale nucleare Tepco Daiichi di Fukushima non cessa di crescere. Secondo il giornale Tokyo Shimbun, più di 1100 decessi sono rilevati l’undici settembre. La popolazione sempre più vecchia, rialloggiata in locali “provvisori” è stata la prima colpita. Non essendole stato accordato il diritto al rifugio, nonostante le raccomandazioni dell’estensore del rapporto sui diritti dell’uomo dell’ONU, Anand Grover, in seguito alla sua missione in Giappone della fine del 2012, nessun accompagnamento finanziario permette di rialloggiare questi abitanti. Le loro condizioni sanitarie si degradano progressivamente col passare del tempo, mentre altri decidono di partire a loro spese di fronte all’instabilità ambientale insopportabile al quotidiano. La caduta in una spirale di pauperizzazione tocca una parte di loro, abbandonati alla depressione e all’alcolismo. Le città di Namie (333 morti), Tomioka (250 morti), Futaba (113 morti) e Okuma (106 morti), adiacenti alla centrale le cui perdite di acqua contaminata sono sempre fuori controllo, contano in totale 802 morti, identificati ufficialmente come conseguenti all’esplosione della centrale (55 sono stati registrati negli ultimi sei mesi). Il giornale Fukushima Minpo suonava l’allarme il 21 giugno, rapportando il discorso del ministero degli Interni sul numero di suicidi in recrudescenza. La moltiplicazione del numero di tumori della tiroide va egualmente presa in conto nel bilancio delle conseguenze sanitarie dell’esplosione. Secondo la Commissione d’Inchiesta del dipartimento di Fukushima, 104 bambini di meno di 18 anni, tra i 300000 del campione considerato, sono stati diagnosticati come affetti da un tumore della tiroide. I pareri degli epidemiologi all’interno e all’esterno del Giappone si levano contro la posizione degli esperti della commissione dipartimentale di Fukushima secondo la quale questi tumori non sarebbero conseguenza dell’esplosione. Essi “giustificano” l’aumento del numero dei casi con il perfezionamento degli utensili radiologici attuali.
Nella stessa logica di un tentativo di riconforto morale degli abitanti e nella doppia prospettiva di riaprire la zona d’evacuazione per  rialloggiarvi al più presto la popolazione e fare ripartire il programma di due centrali nel 2014, il ministero dell’Ambiente sostiene, in un rapporto del 17 agosto, che al di sotto di 100 msv/anno non esiste alcuna conseguenza per la salute.
Il professor Tsuda Toshihide dell’università d’Okayama, specializzato in epidemiologia, ha messo in causa pubblicamente l’inchiesta dell’università medica di Fukushima, affermando da un lato che il rapporto dell’OMS del 2013 notifica un aumento presente e a venire del numero di tumori a Fukushima, dall’altro che la posizione del governo giapponese che nega le conseguenze sanitarie al di qua dei 100 msv è un’aberrazione scientifica. Il professor Keith Baverstock, epidemiologo, antico membro dell’OMS, attacca, in una lettera aperta al Comitato scientifico dell’ONU sulle conseguenze delle emissioni radioattive (UNSCEAR), il rapporto 2013 dell’ UNSCEAR precisando che questo documento non è apparso che tre anni dopo l’inchiesta sulla quale è basato in ragione dei conflitti tra i membri che compongono la commissione. Uno di loro, il dottor Wolfgang Weiss, si è opposto alla sua pubblicazione che si conclude con la negazione di ogni aumento del numero di tumori in rapporto con l’esplosione. Tuttavia questo rapporto non nega il fatto che l’incidente non è affatto concluso poiché, secondo le stesse dichiarazioni di Tepco (in maggio), la radioattività fuoriesce sempre dalla centrale nell’oceano Pacifico e nell’aria.
Di fronte ai dubbi emessi dagli esperti sui rapporti ufficiali, altri, che emanano tuttavia dalle stesse organizzazioni (OMS, IAEA, ICRP) tranciano  al momento del terzo simposio degli esperti internazionali a Fukushima, organizzato dalla fondazione Sasakawa e dall’università Medica di Fukushima, l’otto e il nove settembre. Il titolo annunciava il superamento delle discussioni epidemiologiche per toccare infine le vette promettenti della resilienza e della ricostruzione. Per Abel Julio Gonzales, che pur essendo membro dell’UNSCEAR occupa la funzione di membro della commissione sulle norme di sicurezza della IAEA, è tutta questione di comunicazione e si tratta prima di tutto di calmare le inquietudini “irragionevoli” delle popolazioni dovute, secondo lui, al termine “contaminazione” che riferendosi alla patologia fa pesare sull’irradiazione un’immagine negativa. Idea ripresa da Emilie van Deventer (OMS) che propone l’integrazione di workshops sull’irradiazione e sui suoi benefici comparabili a quelli del sole, nella formazione dei bambini delle elementari. “Comunque vada - conclude - noi dobbiamo vincere lòa scommessa del costo beneficio”.
Questi esperti tanto certi del valore dei loro postulati psicologici sulle paure dell’opinione e sui mezzi di manipolarle, non dovrebbero piuttosto interessarsi ai dati e all’evidenza delle conseguenze in termini di salute pubblica che questa breve constatazione della situazione ci ha permesso di mostrare?