M5S: che fine ha fatto la
democrazia diretta?
Dopo tre mesi di “fumate nere”, i partiti della
maggioranza sembrano aver capito che, per l’elezione dei giudici della Consulta,
il coinvolgimento del Movimento 5 Stelle appare indispensabile: «Dobbiamo
guardare avanti. Ai grillini», ha dichiarato Renzi. Si propone lo
“scambio di poltrone”: «Abbiamo un
posto nel Csm che possiamo lasciare a loro, e loro saranno ovviamente
liberi di scegliersi il candidato che preferiscono. Noi, per la Consulta,
dobbiamo indicare due nomi di tecnici puri, nomi di alto profilo, se
fossero due donne sarebbe ancora meglio».
E la proposta, ai “grillini”, non sembra dispiacere.
Il nome per il Csm è quello di Alessio Zaccaria, mentre, per la
Consulta, i parlamentari del M5S aspettano le proposte renziane, i «nomi
validi», come chiede Toninelli. Una vittoria del MoVimento, dunque, che
si è visto finalmente riconoscere come interlocutore politico fondamentale dal
Governo? Forse. Ma a che prezzo?
I deputati grillini, oggi, plaudono alla fine della politica
degli scambi, dopo la rinuncia al nome di Violante da parte del Pd: «Grazie
al M5S, per la prima volta il metodo dello scambio di poltrone fallisce»
(Toninelli); «Grazie a noi è finito il gioco delle poltrone per i partiti»
(Cecconi). Ma che altro è l’accordo proposto da Renzi ai 5 Stelle se non un
nuovo “voto di scambio”? Non si tratta proprio della vecchia logica
delle poltrone contro la quale si è sempre schierato il M5S?
Ancora Cecconi, ha precisato: «da mesi
chiediamo nomi di alto profilo, super partes, slegati dai giochi della
politica, per ricoprire ruoli importanti al Csm e alla Consulta. E dopo venti
fumate nere i partiti sono costretti ad abdicare al bene comune. A noi non
importano i nomi e le poltrone, ma persone valide e indipendenti nelle
istituzioni di garanzia». Davvero è sufficiente, per sottrarsi a
questa logica, rispondere che il M5S voterà soltanto «nomi degni», personalità
«indipendenti», «tecnici» slegati dalla politica?
Da una parte, questa posizione del M5S (che ricorda un
po’ il vecchio, vecchissimo «mito» positivista di una presunta neutralità
della tecnica) non tiene conto che, proprio negli ultimi mesi, il ruolo
della Corte Costituzionale si è ormai definitivamente consolidato come quello
di un super-legislatore – più che di giudice supremo di legittimità –,
come dimostrano esemplarmente le vicende della legge elettorale e di
quella sulla fecondazione assistita. La Consulta, oggi, fa direttamente
le leggi.
Dall’altra, i deputati grillini sembrano ormai aver
rinunciato a quell’idea di democrazia diretta che imponeva loro di essere
semplici “portavoce” degli iscritti, di essere meri delegati – con
vincolo di mandato – chiamati a portare le decisioni prese direttamente dai
cittadini in Parlamento. Che fine hanno fatto le consultazioni e le votazioni
on line? Anziché “attendere” da Renzi «due nomi», il M5S avrebbe dovuto – e
dovrebbe – esprimere la propria rosa di candidati attraverso il voto dei suoi
iscritti. Non è “la rete” che decide?
Si è detto che non ci sarebbe più tempo. Ma il tempo
c’è stato: sono tre mesi che vanno avanti le “fumate nere”, e, sul blog di
Grillo, nessuna consultazione è mai stata aperta.
L’11 giugno, i portavoce del M5S della Commissione
Affari Costituzionali avevano pubblicato sul blog una
dichiarazione congiunta in cui si dichiarava che «il MoVimento 5 Stelle vuole fare la sua parte
nella selezione di queste due persone che andranno a ricoprire un ruolo così
rilevante. Vogliamo evitare che i vecchi partiti facciano sotto banco i loro
comodi spartendosi i posti in un gioco di reciproci favori», e si
indicavano i candidati «selezionati» dal MoVimento: Antonio D’Andrea,
Franco Modugno, Silvia Niccolai, Felice Besostri. Tre
osservazioni:
1. il fatto che sin dall’11 giugno scorso il M5S
dichiarava di aver selezionato i propri candidati dimostra che una
consultazione on line si sarebbe potuta fare senza alcun problema di tempistica;
2. non è dato capire chi – e, soprattutto, con
quale legittimazione – abbia selezionato i candidati allora
indicati. Probabilmente, i deputati e senatori 5 Stelle: ma non erano, lo si
ripete, semplici portavoce?
3. nessuno di questi nomi, oggi, sarà probabilmente e
verosimilmente “speso” dai parlamentari grillini, i quali hanno deciso di attendere
le proposte del governo ed i nomi di due “tecnici” (possibilmente donne). A
dire il vero, nessuno di questi nomi è mai stato seriamente sostenuto
dal MoVimento, il quale – fin dalle prime votazioni per l’elezione dei giudici
della Consulta – ha disperso i propri voti tra i quattro candidati «per
dimostrare che siamo in grado di far superare il quorum a un candidato
condiviso col Pd, se buono» (cfr. Consulta
e riforma elettorale: il M5S è in stato confusionale, in “Panorama”, 20
giugno 2014). Insomma:
l’intenzione è sempre stata, fin dall’inizio, quella di aspettare un candidato
del Pd.
A questo punto, ci chiediamo che fine abbia fatto il
M5S, che fine abbia fatto quell’idea di democrazia diretta che aveva
costituito il suo ideale, quel «sogno di una cosa» che sembrava finalmente si
fosse incarnato nelle speranze, nelle lotte e nella partecipazione di milioni
di italiani al MoVimento.
Commento di
Sergio Ghirardi:
La
componente radicale del M5S aspira alla democrazia diretta ma è stata ridotta dalla
burocrazia movimentista a un parlamentarismo che, etico o corrotto, è il vero
populismo capitalista per gestire gli schiavi salariati. Scegliete: democrazia
fittizia o fascismo?
Gli
eletti si sono narcisisticamente identificati al ruolo e Grillo, patriarca che
legge e riflette ma pur sempre patriarca sanguigno, oscilla tra un libertarismo
generico e pulsioni autoritarie imbarazzanti su vari temi. L'urgenza attira
sempre tentazioni autoritarie pur se condite da una contraddittoria volontà
libertaria. Ho spesso difeso l'autenticità dello spirito della democrazia
diretta nel movimento e diffidato al contempo delle isterie autoritarie e dei
narcisismi beceri di parecchi eletti (o no) dal popolo dalla scarsa armonia
psicoaffettiva e politica.
La
democrazia diretta è una rivoluzione culturale che nemmeno i 5S possono dare
per scontata e le ultime peripezie immobiliste del movimento dicono che la
personalità autoritaria s'accontenta della democrazia fittizia del
parlamentarismo nell'illusione conservatrice -populista di destra e/o di sinistra-
che "noi siamo onesti e questo è il
cambiamento". Balle. Tutto il potere ai Consigli e superamento del
totalitarismo parlamentare. Come fare? (continua)