Mentre il Novecento stava per concludersi
facendo presagire il peggio per il secolo successivo, Theodore Kaczynski –
UNABOMBER per la società dello spettacolo – è finito in prima pagina con i suoi
attentati seriali nel cuore degli Stati Uniti. Prima che l’assolutamente pacifica
Greta Thunberg prendesse gentilmente la fiaccola dell'ecologia sociale in
un'era spettacolare più recente, Theodore Kaczynski ha fatto esplodere il suo
cocktail delirante ma lucido, chiaramente anti industriale (ma non altrettanto chiaramente
anticapitalista, nonostante le sue letture di J. Ellul). In Kaczynski l'analisi
del funzionamento del sistema è sorprendentemente acuta ma la sua lucidità è crudelmente
(è il caso di dirlo!) carente di umanità. L’urgenza ossessiva di demolire quel
che chiama il gauchismo (molte pagine
del suo manifesto gli sono dedicate mescolando nel mucchio qualche elemento pertinente
di critica radicale con una paura mistica, reazionaria, maccartista e
repubblicana del fantasma del "comunismo") è legata alla sua tragica
separazione tra corpo e spirito. Critica l'ideologia gauchista ma giustifica la propria, di cui non spiaccica parola.
A ragione. Perché quelle bombe a ripetizione se non per alleviare
la sofferenza di un orgasmo impossibile? È intellettualmente lucido ma in nome
della sua "rivoluzione" manda bombe anonime a degli sconosciuti! Come
gli anti-abortisti uccide in difesa della vita! La sua peste emozionale si
vendica della sua verginità.
Eppure, la pubblicazione del suo manifesto (che è, a mio avviso, un fattore subordinato al suo modus operandi) è un autentico grido in
favore della vita organica pur se carico di un'esplosività pericolosa e omicida
dovuta all'intimo nichilismo che lo consuma. La sua analisi, a differenza delle
sue azioni, ci spinge a interrogarci sull'urgenza di una rivoluzione sociale
contro una società industriale produttivista diventata ancora più esplosiva e
mortale nella nostra vita quotidiana rispetto agli attacchi disperati e disperanti
di Unabomber.
Rileggendo oggi il suo manifesto, ho sentito ancora una volta un malessere psichico che lo
riguarda, ma, ancor più forte, un malessere sociale che riguarda tutti noi. Non
è questione di cercare nel suo discorso, e ancor meno nella sua pratica, una
soluzione alla questione sociale. Tuttavia, i suoi limiti e la sua violenza
tragica non tolgono nulla alla pertinenza del suo esame della civiltà.
La civiltà produttivista corazza gli individui che traumatizza
nella loro intimità, affliggendoli con un'impotenza orgastica maschilista che
bisogna imparare a disertare, ogni volta che una crudele mancanza d'amore rende
malati, sofferenti fino all'omicidio. La miscela di lucidità radicale e
paranoia conformista di Kaczynski è dunque da superare, direi anzi da sminare.
Ci costringe, però, a riflettere – ancor più oggi, forse, che all'epoca dei
fatti – sulla gravità della situazione e sull’urgenza di porvi rimedio.
Sergio Ghirardi Sauvageon, 16 gennaio 2023
Ecco un'antologia del cammino della sua tragica coscienza, tanto
intimamente turbata quanto sorprendentemente pertinente, a proposito della
civiltà dominante:
La rivoluzione
industriale e le sue conseguenze sono state un disastro per la specie umana. Ha
allungato la durata della vita nei paesi "avanzati", ma ha
destabilizzato la società, ha reso la vita alienante, ha sottoposto gli esseri
umani a umiliazioni, ha permesso l'estensione della sofferenza mentale (e di quella
fisica nei paesi del Terzo Mondo) e ha inflitto danni terribili alla biosfera.
Il costante sviluppo della Tecnologia non farà che aggravare la situazione.
Quello che dovranno subire gli uomini e la biosfera sarà sempre peggio; il caos
sociale e la sofferenza mentale aumenteranno, ed è possibile che lo stesso
varrà per le sofferenze fisiche, anche nei paesi “avanzati”. (2) [1]
I problemi del “gauchismo”
sono quelli della nostra società nel suo insieme. Bassa autostima, tendenze
depressive e disfattismo non sono appannaggio della sinistra. Sebbene siano
particolarmente pronunciati nei ranghi della sinistra, questi sintomi sono
onnipresenti nella nostra società. Inoltre, la società attuale sta cercando di
socializzarci a un livello mai raggiunto dalle società precedenti. Siamo
persino consigliati da esperti su come mangiare, come mantenerci in forma, come
fare l'amore, come crescere i nostri figli e così via. (14)
Quando le persone non
devono arrangiarsi per soddisfare i loro bisogni primari, si creano obiettivi
artificiali. Nella maggior parte dei casi perseguono questi obiettivi con la
stessa energia ed entusiasmo che utilizzerebbero se si trattasse di soddisfare
un bisogno naturale. Così, gli aristocratici dell'Impero Romano avevano pretese
letterarie; molti nobili europei di qualche secolo fa spendevano tempo ed
energie folli a cacciare, sebbene non avessero alcun bisogno di carne; altri
gareggiavano per il rango attraverso uno sfoggio di ricchezza; e alcuni, come
Hirohito, si sono rivolti alla scienza. (17)
È vero che alcuni
individui sembrano avere uno scarso bisogno di autonomia. Sia il loro bisogno
di potere è debole, sia si soddisfano identificandosi con la potente
organizzazione a cui appartengono. E, di conseguenza, sono senza cervello, come
animali che si accontentano di una sensazione di potere puramente fisico (il
buon soldato contento di sviluppare tecniche di combattimento con l'obiettivo
di una cieca obbedienza ai suoi superiori). (20)
Tra le condizioni di
vita anormali nella società industriale, possiamo citare l'eccessiva densità
della popolazione, la separazione dell'uomo dalla natura, l'eccessiva rapidità
dei cambiamenti di vita e il crollo di piccole comunità organiche come la
famiglia allargata, il villaggio o la tribù . (22)
L'uomo primitivo, messo
alle strette da una fiera o spinto dalla fame, può difendersi o andare in cerca
di cibo. Non è certo che avrà successo, ma di certo non è senza risorse di
fronte alle avversità. D'altra parte, l'uomo moderno è impotente di fronte agli
incidenti nucleari, alle sostanze cancerogene negli alimenti, all'inquinamento,
alla guerra, agli aumenti delle tasse, alle intrusioni nella sua vita privata,
e in generale di fronte ai fenomeni sociali o economici a livello della nazione
che possono distruggere il suo modo di vivere. (30)
Si consideri il caso
del dottor Edward Teller che è ovviamente appassionato di promuovere le
centrali nucleari. Questo entusiasmo può essere frenato dal desiderio di
felicità dell’umanità? Se è così, perché il dottor Teller non si preoccupa di
cause "umanitarie"? Se fosse così "umano", perché ha
partecipato allo sviluppo della bomba H? Come per molti risultati scientifici,
rimane la questione se le centrali nucleari siano benefiche per l'umanità.
L'elettricità a costo ridotto vale il rischio d’incidenti e l'accumulo di
rifiuti? Il dottor Teller vede solo un lato della questione. Naturalmente, il
suo entusiasmo per le centrali nucleari non deriva dal desiderio di portare
"felicità all'umanità", ma dalla soddisfazione personale che ha
tratto dal suo lavoro e dalla sua applicazione pratica. […] Questo è vero per
gli scienziati in generale. Salvo rare eccezioni, la loro motivazione non è né
la curiosità né il bene dell'umanità, ma il bisogno di esercitare il loro
processo di potere: avere un obiettivo (un problema scientifico da risolvere),
fornire uno sforzo (la ricerca), e raggiungere quest’obiettivo (la soluzione
del problema). La scienza è un'attività compensativa perché gli scienziati
lavorano principalmente per la soddisfazione che traggono dal lavoro stesso. (39)
La scienza avanza dunque
alla cieca, indifferente alla felicità umana o a qualsiasi altro criterio,
obbedendo solo ai bisogni psicologici degli scienziati e ai funzionari
governativi che concedono loro le sovvenzioni. (40)
Libertà significa poter
controllare (da soli o all'interno di un PICCOLO gruppo) la propria vita fino
alla morte; cibo, vestiario, riparo e difesa contro tutti i pericoli che
possono sorgere nel proprio ambiente. La libertà è sinonimo di potere, non il
potere di controllare gli altri, ma il potere di controllare tutte le
circostanze della propria vita. Non c'è libertà se qualcuno (soprattutto una
grande organizzazione) esercita il potere su un altro, anche se tale potere fosse
esercitato con gentilezza, tolleranza e indulgenza. È importante non confondere
il potere con un aumento d’indulgenza. (41)
Non si può disegnare
sulla carta una nuova forma di società. Non può essere pianificata in anticipo
e poi messa in atto sperando che funzioni come previsto. […] Le persone non
scelgono consapevolmente e razionalmente la forma della loro società. Si
sviluppano attraverso processi di evoluzione sociale che non sono sotto un
controllo umano razionale. (45)
Cambiamenti abbastanza
radicali da promuovere la libertà non potrebbero essere intrapresi perché rischierebbero
di perturbare seriamente il sistema. Pertanto, qualsiasi sforzo di riforma
sarebbe troppo timido per avere un qualche effetto. Anche se questi cambiamenti
fossero realizzati, sarebbero scartati una volta diventati visibili i loro
effetti di disturbo. Pertanto, dei cambiamenti radicali a favore della libertà
possono essere realizzati solo da persone disposte ad accettare una modifica
radicale, pericolosa e imprevedibile dell'intero sistema. In altri termini, da
rivoluzionari, non da riformisti. (48)
La maggior parte delle
persone non è in grado di influenzare le decisioni importanti che ne determinano
la vita. Non esiste un modo concepibile per rimediare a questo in una società
tecnologicamente avanzata. Il sistema cerca di "risolvere" questo
problema attraverso la propaganda in modo che le persone VOGLIANO le decisioni
prese per loro, ma anche se questa "soluzione" fosse completamente
soddisfacente rendendo felici le persone, sarebbe degradante. (51)
Evidentemente, il
sistema soddisfa un buon numero di desideri umani, ma in generale lo fa solo
nella misura in cui ne trae beneficio. Sono i bisogni del sistema che sono primordiali,
non quelli dell'essere umano. Ad esempio, il sistema fornisce cibo alla
popolazione perché non potrebbe funzionare se tutti morissero di fame; provvede
ai bisogni psicologici delle persone perché ciò gli porta BENEFICIO e non
potrebbe neppure funzionare se troppe persone diventassero depresse o ribelli. Tuttavia,
per ragioni suadenti, ovvie e imperative, deve esercitare una pressione costante
sulle persone per modellare i loro comportamenti secondo le sue esigenze. (52)
Qualsiasi codice che
riducesse l'ingegneria genetica a un ruolo secondario non durerebbe a lungo,
poiché la tentazione offerta dall'immenso potere conferito dalla biotecnologia
sarebbe irresistibile, soprattutto se alla maggioranza delle persone la maggior
parte di queste applicazioni sembrasse naturalmente e inequivocabilmente
"buona" (eliminazione delle malattie fisiche e mentali, possibilità
di allungamento della vita, ...). Inevitabilmente, l'ingegneria genetica sarà intensivamente
utilizzata, ma solo per scopi compatibili con le esigenze del sistema
tecno-industriale.
(55)
Un progresso
tecnologico che a prima vista sembra non costituire una minaccia per la libertà
si rivela spesso molto minaccioso dopo un certo tempo. Prendiamo per esempio i
trasporti. Un uomo a piedi poteva praticamente andare dove voleva, al proprio
ritmo senza preoccuparsi delle regole del codice della strada ed era
indipendente dalle strutture tecnologiche. Quando sono apparsi i veicoli a
motore, sembravano dare all'uomo più libertà. Non limitavano la libertà del
pedone, nessuno aveva un'automobile se non la voleva, e chi sceglieva di
possedere un'automobile poteva viaggiare molto più velocemente di un uomo a
piedi. Tuttavia, l'introduzione di queste macchine ha rapidamente cambiato la
società in modo tale da ridurre la libertà di movimento. Quando le automobili
diventano troppo numerose, diventa necessario regolamentarne l'uso. In auto,
soprattutto nelle zone densamente popolate, nessuno può spostarsi al proprio
ritmo, il movimento è dettato da quello del flusso e dalle regole del codice
della strada. Inoltre, l'utilizzo di un mezzo di trasporto motorizzato non è
più semplicemente facoltativo. Dall'introduzione di queste macchine, la
conformazione delle nostre città è talmente cambiata che la maggior parte delle
persone non può più vivere senza dover percorrere lunghe distanze tra casa e
lavoro, centri commerciali e altri, il che rende DIPENDENTI dall'automobile per
il trasporto. Oppure la gente usa i mezzi pubblici, nel qual caso si perde
ancora più libertà di movimento che prendendo l'auto. Anche la libertà del
pedone è stata notevolmente limitata. In città egli è continuamente costretto a
fermarsi agli stop e ai semafori che servono soprattutto a gestire il traffico
automobilistico. In campagna il traffico rende estremamente pericoloso e
sgradevole camminare lungo le grandi strade (Si noti il punto importante che
abbiamo illustrato con il caso del trasporto motorizzato: quando un nuovo
artefatto tecnologico è introdotto come opzione che un individuo può rifiutare
o accettare, non RIMANE spesso facoltativo. Nella maggior parte dei casi, la
nuova tecnologia cambia la società in modo tale che le persone sono COSTRETTE a
usarla). (56/57)
Né gli accordi sociali,
né le leggi, le istituzioni, i costumi o l'etica possono fornire una protezione
duratura contro la tecnologia. (59)
È possibile che i
nostri problemi ambientali (ad esempio) vengano un giorno risolti grazie a un
piano chiaro e razionale, ma saranno risolti solo perché è nell'interesse a
lungo termine del sistema risolvere questi problemi. NON è, però,
nell'interesse del sistema preservare la libertà o l'autonomia dei piccoli
gruppi. Al contrario, il suo interesse è controllare il comportamento umano
sulla più vasta scala possibile. Pertanto, se delle considerazioni pratiche potranno
eventualmente costringere il sistema ad agire per la preservazione
dell'ambiente, considerazioni simili costringeranno il sistema a prendere in
mano il comportamento umano in modo ancora più drastico (preferibilmente con
mezzi indiretti che nasconderanno l'erosione della libertà). (63)
Le persone tendono a
pensare che, poiché la rivoluzione genera dei cambiamenti maggiori rispetto
alla riforma, sia più difficile da attuare rispetto a quest'ultima. In effetti,
in certe condizioni, la rivoluzione è più agevole della riforma. Questo perché
un movimento rivoluzionario può ispirare molto più entusiasmo di una riforma.
Quest'ultima in generale offre solo una soluzione a un problema sociale particolare.
La rivoluzione propone di risolvere tutti i problemi in una volta ricreando un
mondo nuovo; essa procura un ideale a coloro che correranno i rischi maggiori e
assumeranno i maggiori sacrifici. (64)
È probabile che la
ricerca continuerà al fine di aumentare l'efficacia delle tecniche psicologiche
di controllo del comportamento umano. Crediamo, però, che le tecniche
psicologiche da sole non siano sufficienti per adattare gli esseri umani al
tipo di società che la tecnologia genera. Saranno sicuramente utilizzati dei metodi
biologici. Abbiamo già accennato alle medicine. La neurologia può fornire altre
vie per modificare la mente umana. L'ingegneria genetica è già in atto sotto
forma di "cura genetica", e non c'è motivo di pensare che tali metodi
non saranno utilizzati per modificare il corpo in modo da influenzare il
funzionamento mentale. (68/69)
La nostra società tende
a considerare come una "malattia" qualsiasi modo di pensare o
qualsiasi comportamento non conforme, ed è plausibile che un individuo che non si
adatterà soffrirà non appena causerà problemi al sistema. In tal modo, ogni
forma di manipolazione nei confronti degli individui è percepita come un "trattamento"
contro una "malattia", e quindi come un bene. (71)
Il sistema è
attualmente impegnato in una lotta disperata per risolvere dei problemi che lo
minacciano, tra i quali quello del controllo comportamentale è il più
importante. Se il sistema riesce abbastanza rapidamente nel suo tentativo di
controllo del comportamento umano, potrà probabilmente sopravvivere. Pensiamo
che ciò potrebbe essere fatto in qualche decennio, diciamo da 40 a 100 anni. (74)
Il sistema
tecno-industriale non crollerà semplicemente a causa di una rivoluzione. Sarà
vulnerabile solo se i suoi problemi di sviluppo interno lo avranno portato a gravi
disfunzioni. Se il sistema crolla, quindi, lo farà spontaneamente oppure
attraverso un processo parzialmente spontaneo, ma con l'aiuto di rivoluzionari.
Se la caduta è improvvisa, molte persone moriranno, poiché demograficamente parlando,
non possono più essere nutrite se non attraverso la tecnologia avanzata. Anche
se il crollo è abbastanza graduale da far sì che la riduzione della popolazione
avvenga attraverso il calo della natalità piuttosto che attraverso il tasso di
mortalità, il processo di deindustrializzazione sarà certamente estremamente
caotico e comporterà numerose sofferenze. È ingenuo credere che la tecnologia
possa essere eliminata gradualmente in modo controllato, soprattutto perché i
tecnofili lotteranno aspramente a ogni tappa. Di conseguenza, non c'è forse crudeltà
nel volere la fine del sistema? Forse sì forse no. Prima di tutto, i
rivoluzionari saranno in grado di far crollare il sistema solo se esso rimarrà
invischiato in problemi così gravi da rendere probabile che crolli da solo. E
più il sistema diventa onnipotente, più disastrose saranno le conseguenze del
suo collasso. Pertanto, è possibile che, accelerandone la caduta, i rivoluzionari
riducano l'entità dei danni. (77)
Se le macchine sono
completamente autonome, non possiamo fare alcuna congettura riguardo ai
risultati, perché è impossibile sapere come si comporteranno tali macchine.
Vogliamo solo sottolineare che il destino della specie umana sarà in balia
delle macchine. Si obietterà che la specie umana non sarà mai così pazza da
lasciare tutto il potere alle macchine. Tuttavia, non intendiamo dire che il
genere umano cederà volontariamente il proprio destino alle macchine, né che
queste ultime diventeranno onnipotenti da sole. Quel che suggeriamo è che la specie
umana potrebbe facilmente mettersi in una posizione di dipendenza tale che non
ci sarebbe altra scelta che accettare tutte le decisioni delle macchine. Siccome
la società e i problemi che deve affrontare diventano sempre più complessi e,
allo stesso tempo, le macchine diventano sempre più intelligenti, le persone
lasceranno che le macchine prendano le decisioni al loro posto, per la semplice
ragione che i risultati forniti dalle macchine saranno migliori di quelli che
un uomo avrebbe potuto fornire. (80)
Comunque sia, è certo
che la tecnologia sta creando per l'uomo un ambiente fisico e sociale
radicalmente diverso da tutti quelli cui la selezione naturale aveva adattato
fisicamente e psicologicamente la specie umana. Se l'uomo non si adatta a
questo nuovo ambiente essendo artificialmente formattato, vi si adatterà
attraverso un doloroso processo di selezione naturale. Quest'ultimo caso è
molto più probabile del precedente. (83)
Quando il sistema
diventerà sufficientemente instabile e sottoposto a forti pressioni, una
rivoluzione contro la tecnologia diventerà possibile. Le società di Russia e di
Francia, decenni prima delle loro rispettive rivoluzioni, avevano mostrato
segni crescenti di tensione e debolezza. Allo stesso tempo, si stavano
sviluppando delle ideologie che offrivano una visione del mondo radicalmente
diversa dall’antica. Nel caso russo, i rivoluzionari lavoravano attivamente per
minare le fondamenta dell’ordine antico. Così, quando il sistema fu sottoposto
a rudi pressioni (crisi finanziaria in Francia, sconfitte militari in Russia),
è stato travolto dalla rivoluzione. (85)
La natura fornisce un
perfetto contro-ideale alla tecnologia per diversi motivi. La natura (che è al
di fuori del potere del sistema) è all'opposto della tecnologia (che cerca di
aumentare indefinitamente il potere del sistema). La maggior parte delle
persone stima che la Natura è bella; essa gode sicuramente di un fortissimo fascino
popolare. Gli ecologisti radicali hanno GIÀ un'ideologia che esalta la natura e
si oppone alla tecnologia. Non è necessario nell'interesse della natura dare atto
a utopie chimeriche o a un qualunque nuovo ordine sociale. La natura si occupa
molto bene di se stessa: è una creazione che esiste da molto prima che
apparisse l'uomo, e durante millenni diversi tipi di società umane hanno
convissuto con la natura senza infliggerle gravi danni. È solo con la
Rivoluzione Industriale che gli effetti della società contro la natura si
rivelano disastrosi. Per alleviare la pressione sulla natura non è necessario
creare un nuovo tipo di relazioni sociali, è sufficiente sbarazzarsi della
società tecnologica. (86)
La rivoluzione deve
essere internazionale e planetaria. Non può essere circoscritta in un quadro
nazionale. Se mai si suggerisce che gli Stati Uniti, ad esempio, debbano porre
fine al progresso tecnologico e alla crescita economica, la gente diventerà
isterica e urlerà che se noi non siamo tecnologicamente avanzati, lo saranno i
giapponesi. Queste stesse persone impazziranno se succederà che i giapponesi
vendano più automobili di noi (il nazionalismo promuove notevolmente la
tecnologia). (90)
Fino a quando il
sistema non sarà definitivamente smantellato, la distruzione di questo sistema
deve essere l'UNICO obiettivo dei rivoluzionari. Tutti gli altri obiettivi
disperderanno lo sforzo. Cosa più grave, se i rivoluzionari si permettono di
perseguire altri obiettivi, saranno tentati di usare la tecnologia come mezzo per
raggiungere i loro scopi. Imboccando questa via, ricadranno nella trappola
tecnologica, perché la tecnologia moderna è un sistema unificato, con parti
strettamente intrecciate, per cui volerne utilizzare SOLO UNA parte costringerà
a utilizzarla nella sua QUASI TOTALITÀ, lasciandola alla fine quasi intatta. (92)
Distingueremo due tipi
di tecnologia che chiameremo tecnologia di base (su piccola scala) e tecnologia
sistemica (dipendente da grandi infrastrutture). La tecnologia di base è quella
utilizzata da piccole comunità senza assistenza esterna. La tecnologia
sistemica è quella delle grandi organizzazioni sociali. Siamo d'accordo che nel
caso della tecnologia di base non si sono verificati casi significativi di
regressione. Tuttavia, la tecnologia sistemica REGREDISCE quando crolla
l'organizzazione sociale da cui dipende. Per esempio: quando l'impero romano si
disintegrò, la tecnologia romana di base continuò perché qualsiasi abile
artigiano di villaggio poteva, ad esempio, costruire una ventola, o un fabbro
fabbricare dell'acciaio secondo metodi romani, e così via. Ma la tecnologia
sistemica romana è REGREDITA. I loro acquedotti hanno finito per diventare
inservibili e non sono mai stati riparati. Le loro tecniche di costruzione sono
andate perdute. Il loro sistema sanitario urbano è stato dimenticato, ragion
per cui quello delle città europee solo di recente ha raggiunto il livello di
quello dell'antica Roma. (94)
[1] I numeri tra parentesi indicano il riferimento alla pagina del Manifesto in francese:
http://www.inlibroveritas.net
UNABOMBER
Alors que le vingtième siècle allait terminer en laissant
présager le pire pour le suivant, Theodore Kaczynski – UNABOMBER pour la societé du spectacle – a défrayé les
chroniques avec ses attentats serials au cœur des Etats Unis. Avant que la très
pacifique Greta Thunberg reprenne gentiment le flambeau de l’écologie sociale
dans une époque spectaculaire plus récente, Theodore Kaczynski a fait exploser
son cocktail délirant mais lucide, clairement anti industriel (mais pas aussi
clairement anticapitaliste, malgré ses lectures de J. Ellul). Dans Kaczynski l'analyse du fonctionnement
du système est étonnement pointue mais sa lucidité manque cruellement (c’est le
cas de le dire !) d’humanité. Son urgence obsessionnelle à descendre le
gauchisme (beaucoup de pages de son manifeste
y sont dédiées en mélangeant en vrac des éléments pertinents de critique
radicale avec une crainte mystique, réactionnaire, maccartiste et républicaine
du phantasme du « communisme ») est liée à la tragique séparation du
corps et de l’esprit. Il critique l’idéologie gauchiste mais il justifie la
sienne dont il ne pipe pas un mot. Et pour cause. Pourquoi ces bombes à
répétition sinon pour se soulager d’un orgasme impossible? Il est lucide
intellectuellement mais au nom de sa « révolution » il envoie des
bombes anonymes à des inconnus! Comme les anti-avortement il tue en défense de
la vie! Sa peste émotionnelle se venge de sa virginité.
Et pourtant, la publication
de son manifeste (qui est selon moi
un facteur subordonné à son modus
operandi) est un hurlement authentique
en faveur de la vie organique chargé, toutefois, d’une explosivité dangereuse
et meurtrière due au nihilisme intime qui le ronge. Son analyse, contrairement
que ses actes, nous pousse à une interrogation sur l’urgence d’une révolution
sociale contre une societé industrielle productiviste devenue encore plus
explosive et meurtrière dans nos vies quotidiennes que les attentats désespérés
et désespérants d’Unabomber.
En relisant aujourd’hui son manifeste j’ai ressenti, encore une fois, un malaise psychique le
concernant, mais, plus fort encore, un malaise sociale nous concernant tous. Il
n’est pas question de chercher dans son discours, et encore moins dans sa
pratique, une solution à la question sociale. Néanmoins, ses limites et sa
violence tragique n’enlèvent rien à la pertinence de son constat sur la
civilisation.
La civilisation productiviste carapace les individus qu’elle
traumatise dans leur intimité, les pestiférant d’une impuissance orgastique machiste
qu’il faut apprendre à déserter, à chaque fois qu’une cruelle manque d’amour
rend malades, aigris jusqu’au meurtre. Le mélange de lucidité radicale et de
paranoïa conformiste de Kaczynski est donc à dépasser, je dirais plutôt à
déminer. Il nous oblige, toutefois, à réfléchir – encore plus aujourd’hui, peut-être, qu’à
l’époque des faits – sur
la gravité de la situation et sur l’urgence d’y remédier.
Voici un florilège
du cheminement de sa conscience tragique, autant intimement troublée qu’étonnement
pertinente, concernant la civilisation dominante :
La révolution industrielle et ses
conséquences ont été un désastre pour la race humaine. Elle a accru la durée de
vie dans les pays « avancés », mais a déstabilisé la société, a rendu
la vie aliénante, a soumis les êtres humains a des humiliations, a permis
l'extension de la souffrance mentale (et de la souffrance physique dans les
pays du Tiers-Monde) et a infligé des dommages terribles à la biosphère. Le
développement constant de la Technologie ne fera qu'aggraver la situation. Ce
qu'auront à subir les hommes et la biosphère sera de pire en pire ; le
chaos social et les souffrances mentales s'accroîtront, et il est possible
qu'il en aille de même pour les souffrances physiques, y compris dans les pays
« avancés ». (2) [1]
Les problèmes du
« gauchisme » sont ceux de notre société dans son ensemble. Faible
estime de soi, tendances dépressives et défaitisme ne sont pas l'apanage de la
gauche. Bien qu'ils soient particulièrement prononcés dans les rangs de la
gauche, ils sont omniprésents dans notre société. Et la société actuelle essaie
de nous socialiser à un degré jamais atteint par les sociétés précédentes. Nous
sommes même conseillés par des experts pour manger, pour nous maintenir en
forme, pour faire l'amour, pour élever nos enfants et ainsi de suite. (14)
Quand les gens n'ont pas à se
débrouiller pour satisfaire leurs besoins primaires, ils se créent des buts
artificiels. Dans la majorité des cas, ils poursuivent ces buts avec la même
énergie et le même enthousiasme que s'il s'agissait d'assouvir un besoin
naturel. Ainsi, les aristocrates de l'empire romain avaient des prétentions
littéraires ; de nombreux nobles européens d'il y a quelques siècles
dépensaient un temps et une énergie folle à la chasse, bien qu'ils n'aient eu
nul besoin de la viande; d'autres sont entrés en compétition pour leur rang par
un étalage de richesses ; et quelques uns, comme Hirohito, se sont tournés
vers la science. (17)
Il est vrai que certains
individus ne semblent avoir qu'un faible besoin d'autonomie. Soit leur besoin
de pouvoir est faible, soit ils se satisfont en s'identifiant à la puissante
organisation à laquelle ils appartiennent. Et, de ce fait, ils sont décervelés,
comme des animaux qui se satisfont d'un sentiment de pouvoir purement physique
(le bon soldat content de développer des techniques de combat dans le but d'une
obéissance aveugle à ses supérieurs). (20)
Parmi les conditions de vie
anormales dans la société industrielle, nous pouvons citer la densité excessive
de la population, la coupure de l'homme avec la nature, la trop grande rapidité
des changements de vie, et l'effondrement des petites communautés organiques
comme la famille étendue, le village ou la tribu. (22)
L'homme primitif, acculé par un
fauve ou poussé par la faim, peut se défendre ou partir à la recherche de
nourriture. Il n'est pas certain de réussir, mais il n'est certainement pas
sans ressource face à l'adversité. D'un autre côté, l'homme moderne est démuni
face aux accidents nucléaires, aux substances cancérigènes dans la nourriture,
à la pollution, la guerre, l'augmentation des impôts, les intrusions dans sa
vie privée, et en général face aux phénomènes sociaux ou économiques à l'échelle
de la nation qui peuvent détruire son mode de vie. (30)
Considérons le cas du Dr Edward
Teller qui est de toute évidence passionné par la promotion des centrales
nucléaires. Est-ce que cet enthousiasme peut être refréné par le désir du
bonheur de l'humanité ? Si c'est le cas, pourquoi le Dr Teller n'est pas
préoccupé par les causes "humanitaires" ? S'il était si
"humain", pourquoi a-t'il participé au développement de la bombe
H ? Comme pour beaucoup de réalisations scientifiques, la question reste
ouverte de savoir si les centrales nucléaires sont bénéfiques pour l'humanité.
Est-ce que l'électricité à moindre coût vaut les risques d'accidents et
l'accumulation des déchets ? Le Dr Teller ne voit qu'un aspect de la
question. Evidemment, son enthousiasme pour les centrales nucléaires ne
provient pas d'un désir de faire le "bonheur de l'humanité", mais de
la satisfaction personnelle qu'il a tirée de son travail et de son application
pratique. […] Ceci est vrai pour les scientifiques en général. A de rares
exceptions près, leur motivation n'est ni la curiosité, ni le bien de
l'humanité, mais le besoin d'exercer leur processus de pouvoir : avoir un
but (un problème scientifique à résoudre), fournir un effort (la recherche), et
atteindre ce but (la solution du problème). La science est une activité
compensatrice car les scientifiques travaillent principalement pour la
satisfaction qu'ils retirent du travail lui-même. (39)
Ainsi la science avance en
aveugle, indifférente au bonheur des hommes ou à tout autre critère, obéissant
seulement aux besoins psychologiques des scientifiques et aux officiels du
gouvernement qui leur accordent les subventions. (40)
La liberté signifie être en
mesure de contrôler (soit seul, soit au sein d'un PETIT groupe) sa propre vie
jusqu'à sa mort ; nourriture, habillement, gîte, et défense contre tous
les dangers qui peuvent advenir dans son environnement. La liberté est synonyme
de pouvoir, pas le pouvoir de contrôler les autres, mais le pouvoir de
contrôler toutes les circonstances de sa propre vie. Il n'y a pas de liberté si
quelqu'un (et spécialement une grande organisation) exerce le pouvoir sur un
autre, quand bien même ce pouvoir serait exercé avec bonté, tolérance et
permissivité. Il est important de ne pas confondre pouvoir avec un surcroît de
permissivité. (41)
Une nouvelle forme de société ne
peut pas être conçue sur le papier. Elle ne peut être planifiée à l'avance,
puis mise en place en espérant qu'elle fonctionne comme il a été prévu. […] Les
gens ne choisissent pas consciemment et rationnellement la forme de leur
société. Elles se développent suivant des processus d'évolution sociale qui ne
sont pas sous un contrôle humain rationnel. (45)
Des changements assez radicaux
pour promouvoir la liberté ne pourraient être entrepris car il risqueraient de
gravement perturber le système. Ainsi, tout effort de reforme serait trop
timide pour avoir de l'effet. Même si ces changements étaient accomplis, ils
seraient abandonnés une fois leurs effets perturbants devenus apparents. Ainsi,
des changements radicaux en faveur de la liberté ne peuvent être accomplis
uniquement que par des gens prêts à accepter une modification radicale,
dangereuse et imprévisible de l'ensemble du système. En d'autres termes, par
des révolutionnaires, pas des réformistes. (48)
La plupart des individus sont
incapables d'exercer une influence sur les décisions importantes qui affectent
leurs vies. Il n'y a aucun moyen concevable de remédier à cela dans une société
technologiquement avancée. Le système essaie de « résoudre » ce problème
par le biais de la propagande de façon à ce que les gens VEUILLENT ces
décisions prises pour eux, mais même si cette « solution » était
complètement satisfaisante en rendant les gens heureux, ce serait dégradant. (51)
Evidemment, le système satisfait
bon nombre de désirs humains, mais en général, il ne le fait que dans la mesure
où il retire avantage à le faire. Ce sont les besoins du système qui sont
primordiaux, pas ceux de l'être humain. Par exemple, le système fournit de la
nourriture à la population, car il ne pourrait fonctionner si tout le monde
mourrait de faim ; il pourvoit aux besoins psychologiques des gens puisque
cela lui est AVANTAGEUX, car il ne pourrait pas non plus fonctionner si trop de
personnes devenaient dépressives ou rebelles. Mais, pour des raisons
imparables, évidentes et impérieuses, il doit exercer une constante pression
sur les gens de façon à modeler leurs comportements suivant ses besoins. (52)
Tout code qui réduirait
l'ingénierie génétique à un rôle mineur ne tiendrait pas longtemps, car la
tentation offerte par l'immense pouvoir que confère la biotechnologie serait
irrésistible, spécialement dans le cas où pour la majorité des gens la plupart
de ces applications sembleraient naturellement et univoquement "bonnes"
(élimination des maladies physiques et mentales, possibilité d'accroître la
durée de vie, ...). Inévitablement, l'ingénierie génétique sera intensivement
utilisée, mais uniquement dans des buts compatibles avec les besoins du système
techno-industriel. (55)
Une avancée technologique qui
apparaît à première vue comme ne présentant pas de danger pour la liberté se
révèle souvent très menaçante au bout d'un certain temps. Par exemple,
considérons les transports. Un homme à pied pouvait pratiquement aller où bon
lui semblait, à son rythme sans s'occuper des règles du code de la route et
était indépendant des structures technologiques. Quand les véhicules à moteurs
sont apparus, ils semblaient devoir donner plus de liberté à l'homme. Ils
n'empiétaient pas sur la liberté du piéton, personne n'avait d'automobile s'il
n'en voulait pas, et celui qui choisissait de posséder une automobile pouvait
voyager beaucoup plus vite qu'un homme à pied. Mais l'introduction de ces
engins a rapidement changé la société de telle façon que la liberté de se
déplacer s'en est trouvée restreinte. Quand les automobiles
deviennent trop nombreuses, il devient nécessaire de réglementer leur usage.
Dans une voiture, tout spécialement dans les zones fortement peuplées, personne
ne peut se déplacer à son rythme, le mouvement est dicté par celui du flot et
par les règles du code de la route. De surcroît, l'utilisation d'un moyen de
transport motorisé n'est plus simplement optionnelle. Depuis l'introduction de
ces engins, la conformation de nos villes a tellement changé que la plupart des
gens ne peuvent plus vivre sans avoir à se déplacer sur de longues distances
entre leur domicile et leur travail, les centres commerciaux, et autres, ce qui
fait qu'ils DEPENDENT de l'automobile pour le transport. Ou bien ils utilisent
les transports publics, auquel cas ils ont encore plus perdu quant à leur
liberté de déplacement qu'en prenant la voiture. Même la liberté du piéton a
été considérablement restreinte. En ville, il est continuellement obligé de
s'arrêter aux stops et aux feux qui servent principalement à gérer le trafic
automobile. A la campagne le trafic rend la marche extrêmement dangereuse et
déplaisante le long des grands-routes (Notez le point important que nous avons
illustré avec le cas du transport motorisé : quand un nouvel artefact
technologique est introduit en tant qu'option qu'un individu peut refuser ou
accepter, il ne RESTE pas souvent optionnel. Dans la majorité des cas, la
nouvelle technologie change la société de telle façon que les gens se trouvent
CONTRAINTS de l'utiliser). (56/57)
Ni les accords sociaux, ni les
lois, les institutions, les coutumes ou l'éthique ne peuvent fournir une
protection durable contre la technologie. (59)
Il est possible que nos problèmes
d'environnement (par exemple) soient un jour résolus grâce à un plan clair et
rationnel, mais ils ne le seront que parce que cela rentre dans les intérêts à
long terme du système de résoudre ces problèmes. Mais ce n'est PAS dans
l'intérêt du système de préserver la liberté ou l'autonomie des petits groupes.
Au contraire, son intérêt est de contrôler le comportement humain sur la plus
large échelle possible. Ainsi, si des considérations pratiques pourront
éventuellement forcer le système à entreprendre une action pour la préservation
de l'environnement, de semblables considérations forceront le système à prendre
en main de façon encore plus drastique le comportement humain (de préférence
par des moyens indirects qui dissimuleront l'effritement de la liberté). (63)
Les gens ont tendance à penser
que du fait que la révolution engendre de plus grands changements que la
réforme, elle est plus difficile à mettre en œuvre que cette dernière. En fait
dans certaines conditions, la révolution est plus aisée que la réforme. Ceci
vient de ce qu'un mouvement révolutionnaire peut inspirer bien plus
d'enthousiasme qu'une réforme. Cette dernière en général n'offre qu'une
solution à un problème social particulier. La révolution propose de résoudre
tous les problèmes en une fois et recréer un monde nouveau ; elle procure
un idéal à ceux qui prendront les plus grands risques et assumeront les plus
grands sacrifices. (64)
Il est probable que la recherche
continuera pour augmenter l'efficience des techniques psychologiques pour
contrôler le comportement humain. Mais nous pensons que les techniques
psychologiques seules sont insuffisantes pour adapter les êtres humains au type
de société que secrète la technologie. Des méthodes biologiques seront
certainement utilisées. Nous avons déjà fait mention des médicaments. La
neurologie peut fournir d'autres voies pour modifier l'esprit humain.
L'ingénierie génétique est déjà en train de se mettre en place sous la forme du
« soin génétique », et il n'y a pas de raison de penser que de telles
méthodes ne seront pas utilisées pour modifier le corps de façon à affecter le
fonctionnement mental.
(68/69)
Notre société a tendance à
regarder comme une « maladie » quelque mode de pensée ou quelque comportement
qui n'est pas conforme, et il est plausible qu'un individu qui ne s'adaptera
pas souffrira en même temps qu'il posera des problèmes au système. De cette
façon, toutes les formes de manipulations à l'encontre des individus sont
perçues comme un « traitement » contre une « maladie », et
donc comme un bien. (71)
Le système est actuellement
engagé dans un combat désespéré pour résoudre des problèmes qui le menacent,
parmi lesquels celui du contrôle comportemental est le plus important. Si le
système réussit assez rapidement dans son entreprise de contrôle du
comportement humain, il pourra probablement survivre. Nous pensons que cela
pourrait se faire d'ici quelques décades, disons 40 à 100 ans. (74)
Le système techno-industriel ne
s'effondrera pas simplement du fait d'une révolution. Il n'y sera vulnérable
que si ses propres problèmes de développement interne l'ont conduit à de graves
dysfonctionnements. Ainsi, si le système s'écroule, il le fera soit
spontanément, soit suivant un processus en partie spontané, mais avec l'aide de
révolutionnaires. Si la chute est soudaine, de nombreuses personnes mourront,
puisque démographiquement parlant, ils ne peuvent plus être nourris que par le
biais de la technologie avancée. Même si l'effondrement est suffisamment
graduel pour que la réduction de la population se fasse plutôt par le déclin du
taux de natalité que par celui du taux de mortalité, le processus de
désindustrialisation sera certainement extrêmement chaotique et entraînera de
nombreuses souffrances. Il est naïf de croire que la technologie peut-être
éliminée par phases graduelles de manière contrôlée, tout particulièrement
parce que les technophiles se battront avec acharnement à chaque étape. En
conséquence, n'y a t'il pas de la cruauté à vouloir la fin du système ?
Peut-être que oui, peut-être que non. Tout d'abord, les révolutionnaires ne
seront capables d'abattre le système que s'il se trouve empêtré dans de graves
problèmes tels qu'il est probable qu'il se disloque de lui-même. Et plus le
système devient omnipotent, plus désastreuses seront les conséquences de son
effondrement. Ainsi, il est possible qu'en hâtant la chute, les
révolutionnaires réduisent l'étendue des dégâts. (77)
Si les machines sont complètement
autonomes, nous ne pouvons faire aucune conjecture quant aux résultats, car il
est impossible de savoir comment de telles machines se comporteront. Nous
voulons juste signaler que le destin de la race humaine sera à la merci des
machines. On rétorquera que la race humaine ne sera jamais assez folle pour laisser
tout le pouvoir aux machines. Mais nous ne voulons pas dire que la race humaine
abandonnera volontairement sa destinée aux machines, ni que ces dernières
deviendront omnipotentes de leur propre chef. Ce que nous suggérons, c'est que
la race humaine pourrait facilement se mettre dans une position de dépendance
telle qu'il n'y aurait pas d'autre choix que d'accepter toutes les décisions
des machines. Comme la société et les problèmes auxquels elle est confrontée
deviennent de plus en plus complexes, et, que dans le même temps, les machines
deviennent de plus en plus intelligentes, les gens laisseront les machines
prendre les décisions à leur place, pour la simple raison que les résultats
fournis par les machines seront meilleurs que ceux qu'aurait pu fournir un
homme. (80)
Quoi qu'il en soit, il est
certain que la technologie est en train de créer pour l'homme un environnement
physique et social radicalement différent de tous ceux auxquels la sélection
naturelle avait adapté la race humaine physiquement et psychologiquement. Si
l'homme ne s'adapte pas à ce nouvel environnement en étant artificiellement
formaté, alors, il s'y adaptera au long d'un douloureux processus de sélection
naturelle. Ce dernier cas est de loin plus probable que le précédent. (83)
Quand le système deviendra
suffisamment instable et soumis à de rudes pressions, une révolution contre la
technologie deviendra possible. Les sociétés russes et françaises, plusieurs
décades avant leurs révolutions respectives, avaient montré des signes croissants
de tensions et de faiblesse. Dans le même temps, des idéologies étaient
développées qui offraient une vue du monde radicalement différente de
l'ancienne. Dans le cas russe, les révolutionnaires travaillaient activement à
saper les fondements de l'ordre ancien. Ainsi, lorsque le système fut soumis à
des rudes pressions (crise financière en France, défaites militaires en
Russie), il fut balayé par la révolution. (85)
La Nature fournit un contre-idéal
parfait à la technologie pour plusieurs raisons. La nature (qui est en dehors
du pouvoir du système) est à l'opposé de la technologie (qui cherche à
accroître indéfiniment le pouvoir du système). La plupart des gens estiment que
la Nature est belle ; elle bénéficie certainement d'un très fort attrait
populaire. Les écologistes radicaux ont DEJA une idéologie qui exalte la nature
et s'oppose à la technologie. Il n'est pas nécessaire dans l'intérêt de la
nature de mettre en œuvre des utopies chimériques ou un quelconque ordre social
nouveau. La nature s'occupe très bien d'elle-même : c'est une création qui
a existé longtemps avant que l'homme n'apparaisse, et durant des millénaires
différents types de sociétés humaines ont coexisté avec la nature sans lui
infliger de sérieux dommages. Ce ne fut qu'avec la Révolution Industrielle que
les effets de la société contre la nature s'avèrent désastreux. Pour lever la
pression sur la nature, il n'est pas nécessaire de créer un nouveau type de
rapports sociaux, il suffit de se débarrasser de la société technologique. (86)
La révolution doit être
internationale et à l'échelle de la planète. Elle ne peut être circonscrite
dans un cadre national. Si jamais il est suggéré que les Etats-Unis, par exemple,
doivent en finir avec le progrès technologique et la croissance économique, les
gens deviendront hystériques et hurleront que si nous ne sommes pas à la pointe
de la technologie, les japonais le seront. Ces mêmes personnes deviendront
comme folles s'il advient que les japonais vendent plus de voitures que nous
(Le nationalisme promeut grandement la technologie). (90)
Jusqu'à ce que le système soit
définitivement démantibulé, la destruction de ce système doit être l'UNIQUE but
des révolutionnaires. Tous les autres buts disperseront l'effort. Plus grave,
si les révolutionnaires se permettent de poursuivre d'autres buts, ils seront
tentés d'utiliser la technologie comme moyen d'arriver à leurs fins. S'ils
donnent dans ce travers, ils retomberont dans le piège technologique, car la
technologie moderne est un système unifié, aux parties étroitement imbriquées,
ce qui fait que vouloir n'en n'utiliser QU'UNE partie obligera à l'utiliser
dans sa QUASI-TOTALITE, ce qui au bout du compte la laissera presque intacte. (92)
Nous distinguerons deux types de
technologie que nous appellerons technologie de base (à petite échelle) et
technologie systémique (dépendante de grosses infrastructures). La technologie
de base est celle qui est utilisée par de petites communautés sans assistance
extérieure. La technologie systémique est celle des grosses organisations
sociales. Nous sommes d'accord que dans le cas de la technologie de base, aucun
exemple de régression significatif n'a eu lieu. Mais la technologie systémique REGRESSE
quand l'organisation sociale dont elle dépend s'effondre. Par exemple :
quand l'empire Romain se désintégra, la technologie de base romaine perdura car
n'importe quel artisan adroit de village pouvait, par exemple, construire une
roue à aube, ou un forgeron faire de l'acier suivant les méthodes romaines, et
ainsi de suite. Mais la technologie romaine systémique, elle, REGRESSA. Leurs
aqueducs finirent par être hors d'usage et ne furent jamais réparés. Leurs
techniques de construction furent perdues. Leur système sanitaire urbain fut
oublié, ce qui fait que celui des villes européennes n'atteint que récemment le
niveau de celui de la Rome antique. (94)
SGS, 16 janvier 2023
[1] Les
numéros entre parenthèses indiquent la reference de la page du Manifeste. http://www.inlibroveritas.net