“Comunque sia, non ci libereremo dalla morsa del vecchio
mondo finché non avremo assicurato le basi di microsocietà umane, fondate sulla
solidarietà collettiva e sull'autonomia individuale”.
Raoul
Vaneigem, Ritorno alla vita, pag. 16, Nautilus, Torino 2022
L'avanzata meccanica del dominio del Capitale su ciò che resta
dell'umanità ha più che mai la forma e le caratteristiche di uno spettacolo.
Già 55 anni fa
la forma spettacolare del dominio sviluppava la negazione visibile della vita
che oggi è diventata un processo invasivo e catastrofico. Ciò che allora
esigeva dalla coscienza di classe sopravvissuta all'alienazione e
all'inquinamento consumistico una radicalità capace di denunciare l'inizio del
crollo, di arrestarlo e sconfiggerlo, esige ora da una coscienza di specie
emergente tra le rovine della civiltà produttivista di occupare ciò che resta
della vita prima che la forma merce e la proletarizzazione del mondo facciano
scomparire definitivamente l'essere umano e la vita che lo accompagna.
Il contributo di Guy Debord alla costituzione di questa nuova
coscienza, che lui stesso non ha mai definito tale, è passato dalla critica
della Società dello spettacolo (1967) ai Commentari di questa stessa critica
aggiornata nel 1988.
Quella che
rimane un'analisi pertinente di un'epoca passata, richiede però, oggi, un
aggiornamento necessario per reagire alla distruzione del vivente insita nella
civiltà produttivista e nella sua soluzione finale capitalista.
La critica
situazionista del passato rimane di una radicalità necessaria ma non è più
sufficiente quando lo spettacolo abborda la sua fase trans-umanista. Per
costruire una situazione diversa da quella che è in procinto di provocare la
rovina della specie, occorre soprattutto uscire vivi e umani da un presente
mortifero e dalle sue patologie.
Ciò che qui modestamente voglio tentare di tracciare è una
descrizione minima della forma finale dello spettacolo integrato e del ruolo
cruciale del misticismo assoluto dei servitori, volontari e non. Perché la
profonda artificializzazione portata dall'universo virtuale ha trasformato gli
alienati di ieri negli zombi di oggi. Senza il radicale sconvolgimento del
laboratorio pavloviano dello spettacolo integrato, giunto alla sua fase
terminale, non è concepibile alcun futuro umano. La descrizione di un mondo
umano che leghi un passato umano a un'umanità futura rimarrà un pio desiderio
se non s’interrompe il flusso spettacolare della società dominante e la sua
falsificazione psicogeografica. Bisogna ricominciare a vivere organicamente e
orgasticamente per dare un senso vivo alla denuncia della morte che ci governa
e non trasformarla in un ultimo necrologio umanista. Questa denuncia/lotta è
l'ultima speranza/occasione per uscire vivi dallo spettacolo che intrappola le
mosche umane nella ragnatela di un economicismo produttivista nichilista e
omicida. La difesa accanita di tutte queste zone di ritorno alla vita fa molta
paura ai dominanti che criminalizzano, demonizzano e reprimono ogni minima ZAD
a loro piacimento. Il fascismo suprematista di qualsiasi totalitarismo
(democratico o no, ma sempre capitalista) non può ammettere la minima ZHAD (in
francese: zone humaine à défendre). Perché
queste zone di resistenza all'addomesticamento definitivo e all’artificializzazione
produttivista finale (dal Chiapas al Rojava fino alla più piccola resistenza
locale di fronte ai diktat dell'economia politica globalizzata) sono il punto
di inversione dialettica tra la vita che si difende e la morte redditizia che
spinge verso il crollo del vivente. Lo spettacolo continua a rafforzarsi
dovunque, vale a dire ad estendersi agli estremi da tutti i lati e ad aumentare
la sua densità al centro.
1) Democrazia
spettacolare. Il passato e il presente di kratos (potere imposto) e arkè
(potere condiviso).
Sappiamo che
il concetto di democrazia è stato inventato ad Atene dall'oligarchia al potere
che, per conservare i suoi privilegi e affievolire la volontà del popolo di
emanciparsi dalla sua tirannia, ha usato un termine peggiorativo per
squalificare l'ambizione popolare. Si tratta di restituire alle parole
evocatrici del potere i connotati che rimandano alle loro radici. In greco
antico arkè rinvia al potere condiviso, kratos al potere imposto.
Dobbiamo riportare il concetto di democrazia alle sue radici acratiche.
La retorica della democrazia parlamentare di cui si riempiono la
bocca senza fine i mass media e i servitori volontari della dominazione
politica (siano essi mercenari o idioti, ma il più delle volte un misto dei
due) è un dispotismo mascherato esercitato da un'oligarchia finanziaria senza
scrupoli che ha confiscato il vero potere del popolo: una demoarchia
acratica, una demoacrazia. Questa forma di potere condiviso implica
un'organizzazione sociale orizzontale e antigerarchica ampiamente esplorata e
praticata da molte nazioni senza Stato dal lontano passato fino ai tempi
recenti.
Parte della
popolazione indigena del continente americano, così come molti popoli dell'antica
Europa, dell'Asia vicina e lontana e del continente australiano, ci hanno
fornito importanti esempi antropologici, sempre più chiari e supportati
dall'archeologia, dell'esistenza storica di società egualitarie, acratiche, dal
potere condiviso.[1]
Divenuto nel
XX secolo il baluardo spettacolare contro l’imperversare del fascismo, il
parlamentarismo ha spinto fino all'estremo lo sfruttamento del lavoro forzato,
la sottomissione delle donne, il feticismo delle merci e l’artificializzazione
del vivente. Achtung! Il postfascismo nero o rosso, mascherato spesso in
grigio o rosa, è l'ultima tappa programmata di questa discesa agli inferi
dell'umanità.
2) Economia spettacolare tra religioni teistiche ed economia
politica.
Il fantasma di
quel Dio che Nietzsche aveva dichiarato morto resuscita regolarmente al
servizio di un’economia politica che è la teologia laica del capitalismo. Essa
distilla il veleno alienante dell’idea che aver del denaro crea la felicità, ma il godimento
spettacolare della civiltà produttivista in fase terminale è uno pseudo
godimento che racchiude in sé la repressione. All’accettazione beata
dell'esistente si può unire come un'unica cosa la rivolta puramente
spettacolare: ciò traduce il semplice fatto che l'insoddisfazione stessa è diventata
una merce non appena l'abbondanza economica è diventata capace di estendere la
sua produzione alla lavorazione di una tale materia prima.
Il potere
dello spettacolo è così dispotico che s’indigna, mentre si dispiega
incontrastato, di vedere il manifestarsi di una politica-spettacolo, di una
giustizia-spettacolo, di una medicina-spettacolo, di un'informazione mediatica
volgarmente e disperatamente spettacolare. La vuota discussione sullo
spettacolo, cioè su ciò che fanno i padroni del mondo, è la vera attività del
mondo dei media, la cui comunicazione radicalmente unilaterale fa sì che le sue
cavie ammirino pacificamente la
decisione già presa. Ciò che viene comunicato sono degli ordini e, molto
armoniosamente, coloro che li hanno impartiti sono anche coloro che diranno ciò
che ne pensano. Denunciando i suoi crimini spettacolarmente, lo spettacolo
garantisce la sua continuità ininterrotta. Poco importa quale sia l’ideologia
mistica di riferimento della peste emozionale, sia essa pro o contro.
3) Artificialità
e misticismo.
La menzogna
non più contraddetta diventa follia. Sia la realtà che il fine si dissolvono
nella proclamazione ideologica totalitaria: qualunque cosa essa dica è tutto
quel che è. Questo primitivismo dello spettacolo è essenziale nello sviluppo
dello spettacolo mondiale. L'ideologia che qui si materializza non ha
trasformato economicamente il mondo, come il capitalismo giunto allo stadio
dell'abbondanza; ha solo trasformato la percezione in modo poliziesco. Ciò non
impedisce che globalmente la pratica unificata dello spettacolo integrato abbia
trasformato il mondo economicamente, allo stesso tempo in cui ha trasformato in
modo poliziesco la percezione.[2]
Alcune date di
riferimento.
Prima fase preliminare della fondazione storica della società
dello spettacolo sociale. 1917/1929/1945. Dopo la prima guerra mondiale e la
nascita del capitalismo di Stato in Russia, crisi economica globale, diffusione
della psicologia di massa del fascismo e seconda guerra mondiale.
II fase
1945/1968, società dei consumi, uomo unidimensionale, feticismo materializzato
della merce.
III fase
(1968/1989), tra l'inizio della lotta per un altro mondo possibile e la
restaurazione di un capitalismo planetario in crisi in cerca di rinnovamento.
1969: soffocamento
del maggio '68 francese, autunno caldo e terrorismo di Stato con le bombe alla
Banca dell'Agricoltura di Milano. Quindi, con la fine tardiva della guerra del
Vietnam, lo spettacolo inizia a proporsi la sua trasformazione da diffuso a
integrato.
1979: inizio
dell'uso generalizzato della forza spettacolare integrata.
1989: con la
caduta dell'Impero pseudo-sovietico, l'ideologia dominante incontrastata è
quella della democrazia liberale e dell'oligarchia post-borghese del
capitalismo finanziarizzato: ovvero la libertà dittatoriale del Mercato
temperata dal riconoscimento dei Diritti dell’uomo spettatore.
IV fase
1989/2001, consolidamento planetario del dominio reale del Capitale alla
ricerca di un nuovo ordine mondiale.
V fase
2001/2023, nonostante la rivolta popolare contro il G8 di Genova e dopo il
trauma di Ground Zero negli USA, il produttivismo continua la sua guerra
planetaria contro il vivente. L'ecologia sociale registra ancora una volta il
rapido collasso della biosfera e ne denuncia i responsabili. Poi pandemia
Covid, crescente crisi climatica e guerra in Ucraina: transizione violenta
verso una definitiva artificializzazione del mondo globalizzato nel processo di
finanziarizzazione forzata, crollo speculativo del potere d'acquisto di base e
sviluppo accelerato dello spettacolare integrato.
Segni
crescenti di rifiuto del dominio e rivolta sociale diffusa contro la società
dello spettacolo, abrogazione del patriarcato e abbandono della civiltà
produttivista o possibile scomparsa dell'umano organico e della comunità umana
naturale.
Sergio Ghirardi Sauvageon, 1
aprile 2023
[1] Si veda J. C. Scott, Zomia, l’arte di non
essere governati, Einaudi, Torino 2021, nonché il prezioso lavoro di
ricerca di Marija Gimbutas sull'antica civiltà matricentrica chiamata gilanica.
[2] Nel 2023, con lo spettacolare psicodramma della
riforma delle pensioni in Francia, l'ideologia dell'oligarchia totalitaria al
potere si mostra esplicitamente come l'espressione del potere di un mondo
rovesciato: più è autoritaria, più afferma di non esistere e la sua forza le
serve anzitutto per affermare la sua inesistenza, rendendo apparentemente
inattaccabile il suo potere di nocività. Il quale è in realtà molto fragile,
sempre più rinchiuso nel virtuale da cui dipende e di cui si alimenta.
News
from spectacle
"Quoi
qu'il en soit, nous ne nous affranchirons pas de l'emprise du vieux monde tant
que nous n'aurons pas assuré les assises de microsociétés humaines, fondées sur
la solidarité collective et l'autonomie individuelle".
Raoul
Vaneigem, Retour à la vie, page 17, L'Insomniaque, Paris 2022.
L'avancée
mécanique de la domination du Capital sur ce qui reste de l'humain a plus que
jamais la forme et les caractéristiques d'un spectacle.
Il
y a 55 ans déjà la forme spectaculaire de la domination développait la négation
visible de la vie devenue aujourd'hui un processus invasif et catastrophique.
Ce qui alors demandait à la conscience de classe rescapée à l'aliénation et à
la pollution consumériste une radicalité capable de dénoncer le début de
l'effondrement, de l'arrêter et le vaincre, demande maintenant à une conscience
d'espèce naissant parmi les ruines de la civilisation productiviste d'occuper
ce qui reste de la vie avant que la forme marchandise et la prolétarisation du
monde fassent définitivement disparaître l'humain et la vie qui va avec.
L'apport
de Guy Debord à l'échafaudage de cette conscience nouvelle que lui même n'a
jamais définie telle, est passé de la critique de la Société du spectacle
(1967) aux Commentaires de cette même critique actualisée en 1988.
Ce
qui reste une analyse pertinente d'une époque révolue, requière cependant,
aujourd'hui, une actualisation nécessaire pour réagir à la destruction du
vivant intrinsèque à la civilisation productiviste et à sa solution finale
capitaliste.
La
critique situationniste d'antan reste d'une radicalité nécessaire mais n'est
plus suffisante alors que le spectacle aborde sa phase transhumaniste. Pour
construire une situation différente de celle qui est en train de provoquer la
ruine de l'espèce, il faut avant tout sortir vivants et humains d'un présent
mortifère et de ses pathologies.
Ce
que je veux essayer modestement de dessiner ici c'est une description minime de
la forme finale du spectacle intégré et le rôle crucial du mysticisme absolu
des serviteurs, volontaires ou pas. Car l'artificialisation profonde apportée
par l'univers virtuel a transformé les aliénés d'antan dans les zombies
d'aujourd'hui. Sans le bouleversement radical du laboratoire pavlovien du
spectacle intégré arrivé à sa phase terminale, aucun futur humain est
concevable. La description d'un monde humain reliant un passé humain à une
humanité à venir restera un veux pieux si on n'interrompe pas le flux
spectaculaire de la société dominante e sa falsification psycho géographique.
Il faut recommencer à vivre organiquement et orgastiquement pour donner un sens
vivant à la dénonciation de la mort qui nous gouverne et pas en faire un
dernier nécrologe humaniste. Cette dénonciation/lutte est la dernière
séance/chance de sortir vivants du spectacle qui enferme les mouches humaines
dans la toile d'araignée d'un économisme productiviste nihiliste et meurtrier.
La défense acharnée de toutes ces zones de retour à la vie font très peur aux
dominants qui criminalisent, diabolisent et répriment à souhait la moindre ZAD.
Le fascisme suprématiste de tout totalitarisme (démocratique ou pas, mais
toujours capitaliste) ne peut pas admettre la moindre ZHAD (zone humaine à
défendre). Car ces zones de résistance à la domestication définitive et à
l’artificialisation productiviste finale (du Chiapas au Rojava jusqu’à la plus
infime résistance locale face aux diktats de l’économie politique mondialisée)
sont le point d'inversion dialectique entre la vie qui se défende et la mort
rentable qui pousse vers l'effondrement du vivant. Le spectacle continue
partout de se renforcer, c'est à dire de s'étendre aux extrêmes par tous les
côtés et d'augmenter sa densité au centre.
1)
Démocratie spectaculaire. Le passé et le présent du kratos (pouvoir imposé) et
de l'arkè (pouvoir partagé).
On
sait que le concept de démocratie a été inventé à Athènes par l’oligarchie au
pouvoir qui, pour garder ses privilèges et saborder la volonté du peuple de
s'émanciper de sa tyrannie, s’est servie d’un terme péjoratif pour disqualifier
l’ambition populaire. Il s'agit de restituer aux mots évoquant le pouvoir les
connotations renvoyant à leurs racines. En grec ancien, l'arkè est le pouvoir
partagé, le kratos le pouvoir imposé. Il faut rendre au concept de démocratie
ses racines acratiques.
La
rhétorique de la démocratie parlementaire dont se gargarisent sans cesse les
médias et les serviteurs volontaires de la domination politique (mercenaires ou
idiotisés, mais le plus souvent un mélange des deux) est un despotisme déguisé
exercé par une oligarchie financière sans scrupules qui a confisqué le
véritable pouvoir du peuple: une démoarchie acratique, une démoacratie.
Cette forme de pouvoir partagé implique une organisation sociale horizontale et
anti hiérarchique largement explorée et pratiquée par des nombreuses nations
sans État d’un passé lointain jusqu’au temps récent.
Une
partie de la population indigène du continent américain, ainsi que de nombreux
peuples de l'ancienne Europe, de l'Asie proche et lointaine et du continent
australien, nous ont fourni d'importants exemples anthropologiques, de plus en
plus clairs et supportés par l’archéologie, de l'existence historique de
sociétés égalitaires, acratiques, partageuses du pouvoir.[1]
Devenu
dans le XX siècle le rempart spectaculaire contre le fascisme déferlant, le
parlementarisme a poussé l’exploitation du travail forcé, la soumission de la
femme, le fétichisme de la marchandise et l’artificialisation du vivant
jusqu’aux derniers retranchements. Achtung ! Le post fascisme noir
ou rouge, déguisé souvent en gris ou rose, est la dernière étape programmée de
cette descente aux enfers de l’humanité.
2)
L’économie spectaculaire entre religions théistes et économie politique.
Le
phantasme de ce dieu que Nietzsche avait déclaré mort ressuscite régulièrement
au service d’une économie politique qui est la théologie laïque du capitalisme.
Elle distille le poison aliénant de l’idée qu’avoir de l’argent porte le
bonheur, mais la jouissance spectaculaire de la civilisation productiviste dans
sa phase terminale capitaliste est une pseudo jouissance qui garde en elle la
répression. À l'acceptation béate de ce qui existe peut aussi se joindre comme
une même chose la révolte purement spectaculaire: ceci traduit le simple fait
que l'insatisfaction elle même est devenue une marchandise dés que l'abondance
économique s'est trouvée capable d'étendre sa production jusqu'au traitement
d'une telle matière première.
Le
pouvoir du spectacle est tellement despotique qu'il s'indigne de voir se
constituer, pendant qu'il déferle sans partage, une politique-spectacle, une
justice spectacle, une médecine spectacle, une information médiatique
vulgairement et désespérément spectaculaire. La discussion creuse sur le
spectacle, c'est à dire sur ce que font les propriétaires du monde, est
l'activité véritable du monde médiatique, dont la communication radicalement
unilatérale fait paisiblement admirer à ses cobayes la décision déjà prise. Ce
qui est communiqué ce sont des ordres et, fort harmonieusement, ceux qui les
ont donnés sont également ceux qui diront ce qu'ils en pensent. En dénonçant
ses crimes de façon spectaculaire le spectacle garantit sa continuité
ininterrompue. Peu importe l’idéologie mystique de référence de la peste
émotionnelle, soit-elle pro ou anti.
3)
Artificialité et mysticisme.
Le
mensonge qui n'est plus contredit devient folie. La réalité aussi bien que le
but sont dissous dans la proclamation idéologique totalitaire: tout ce qu'elle
dit est tout ce qui est. Ce primitivisme du spectacle est essentiel dans le
développement du spectacle mondial. L'idéologie qui se matérialise ici n'a pas
transformé économiquement le monde, comme le capitalisme parvenu au stade de
l'abondance; elle a seulement transformé policièrement la perception. Ce qui
n'empêche que globalement la pratique unifiée du spectacle intégré a transformé
économiquement le monde, en même temps qu'il a transformé policièrement la
perception.[2]
Quelques
dates de référence.
Première
phase préliminaire de la fondation historique de la société du spectacle
social. 1917/1929/1945. Après la première guerre mondiale et la naissance du
capitalisme d’État en Russie, crise économique globale, diffusion de la
psychologie de masse du fascisme et deuxième guerre mondiale.
II
phase 1945/1968, société de consommation, homme à une dimension, fétichisme
matérialisé de la marchandise.
III
phase (1968/1989), entre le début du combat pour un autre monde possible et la
restauration d'un capitalisme planétaire en crise en quête de renouvellement.
1969 :
étouffement du mai 68 français, « autunno caldo » et terrorisme
d’État avec les bombes de Milan à la Banque de l’Agriculture. Ensuite, avec le
classement tardif de la guerre du Vietnam, le spectacle commence à envisager sa
mutation de diffus en intégré.
1979 :
début de l'emploi généralisé de la force spectaculaire intégrée.
1989 :
avec la chute de l'Empire pseudo soviétique l'idéologie dominante sans partage est
celle de la démocratie libérale et de l'oligarchie post-bourgeoise du
capitalisme financiarisé: c'est à dire la liberté dictatoriale du Marché
tempérée par la reconnaissance des Droits de l'homme spectateur.
IV
phase 1989/2001, consolidation planétaire de la domination réelle du Capital à
la recherche d'un nouvel ordre mondial.
V
phase 2001/2023, malgré la révolte populaire contre le G 8 de Gênes et après le
traumatisme de Ground zéro aux USA, le productivisme continue sa guerre
planétaire contre le vivant. L'écologie sociale enregistre une fois de plus
l'effondrement rapide de la biosphère et en dénonce les responsables. Puis
pandémie Covid, crise climatique croissante et guerre en Ukraine : passage
violent à une artificialisation définitive du monde globalisé en voie de
financiarisation forcée, dégringolade spéculative du pouvoir d’achat de base et
développement accéléré du spectaculaire intégré.
2023/
2084
des
signes croissants du refus de la domination et d’une révolte sociale
perceptible contre la société du spectacle, envie d’abrogation du patriarcat et
d’abandon de la civilisation productiviste face à la disparition possible de
l'humain organique et de la communauté humaine naturelle.
Sergio
Ghirardi Sauvageon, 1 avril 2023
[1]
Voir J. C.
Scott, Zomia, ou l’art de ne pas être gouverné, Seuil, Paris 2013, ainsi
que le précieux travail de recherche de Marija Gimbutas sur une civilisation
matricentrique ancienne, dénommée gylanique.
[2] En 2023, avec le psychodrame
spectaculaire de la reforme des retraites en France, l'idéologie de
l'oligarchie totalitaire au pouvoir se montre explicitement comme l'expression
du pouvoir d'un monde renversé: plus elle est autoritaire, plus elle affirme
qu'elle n'existe pas et sa force lui sert d'abord à affirmer son inexistence
rendant son pouvoir de nuisance apparemment inattaquable. Il est, en réalité,
très fragile, de plus en plus enfermé dans le virtuel dont il dépend et se
nourrit.