venerdì 31 marzo 2023

News from spectacle

 






 

Comunque sia, non ci libereremo dalla morsa del vecchio mondo finché non avremo assicurato le basi di microsocietà umane, fondate sulla solidarietà collettiva e sull'autonomia individuale”.

Raoul Vaneigem, Ritorno alla vita, pag. 16, Nautilus, Torino 2022

 

L'avanzata meccanica del dominio del Capitale su ciò che resta dell'umanità ha più che mai la forma e le caratteristiche di uno spettacolo.

Già 55 anni fa la forma spettacolare del dominio sviluppava la negazione visibile della vita che oggi è diventata un processo invasivo e catastrofico. Ciò che allora esigeva dalla coscienza di classe sopravvissuta all'alienazione e all'inquinamento consumistico una radicalità capace di denunciare l'inizio del crollo, di arrestarlo e sconfiggerlo, esige ora da una coscienza di specie emergente tra le rovine della civiltà produttivista di occupare ciò che resta della vita prima che la forma merce e la proletarizzazione del mondo facciano scomparire definitivamente l'essere umano e la vita che lo accompagna.

Il contributo di Guy Debord alla costituzione di questa nuova coscienza, che lui stesso non ha mai definito tale, è passato dalla critica della Società dello spettacolo (1967) ai Commentari di questa stessa critica aggiornata nel 1988.

Quella che rimane un'analisi pertinente di un'epoca passata, richiede però, oggi, un aggiornamento necessario per reagire alla distruzione del vivente insita nella civiltà produttivista e nella sua soluzione finale capitalista.

La critica situazionista del passato rimane di una radicalità necessaria ma non è più sufficiente quando lo spettacolo abborda la sua fase trans-umanista. Per costruire una situazione diversa da quella che è in procinto di provocare la rovina della specie, occorre soprattutto uscire vivi e umani da un presente mortifero e dalle sue patologie.

Ciò che qui modestamente voglio tentare di tracciare è una descrizione minima della forma finale dello spettacolo integrato e del ruolo cruciale del misticismo assoluto dei servitori, volontari e non. Perché la profonda artificializzazione portata dall'universo virtuale ha trasformato gli alienati di ieri negli zombi di oggi. Senza il radicale sconvolgimento del laboratorio pavloviano dello spettacolo integrato, giunto alla sua fase terminale, non è concepibile alcun futuro umano. La descrizione di un mondo umano che leghi un passato umano a un'umanità futura rimarrà un pio desiderio se non s’interrompe il flusso spettacolare della società dominante e la sua falsificazione psicogeografica. Bisogna ricominciare a vivere organicamente e orgasticamente per dare un senso vivo alla denuncia della morte che ci governa e non trasformarla in un ultimo necrologio umanista. Questa denuncia/lotta è l'ultima speranza/occasione per uscire vivi dallo spettacolo che intrappola le mosche umane nella ragnatela di un economicismo produttivista nichilista e omicida. La difesa accanita di tutte queste zone di ritorno alla vita fa molta paura ai dominanti che criminalizzano, demonizzano e reprimono ogni minima ZAD a loro piacimento. Il fascismo suprematista di qualsiasi totalitarismo (democratico o no, ma sempre capitalista) non può ammettere la minima ZHAD (in francese: zone humaine à défendre). Perché queste zone di resistenza all'addomesticamento definitivo e all’artificializzazione produttivista finale (dal Chiapas al Rojava fino alla più piccola resistenza locale di fronte ai diktat dell'economia politica globalizzata) sono il punto di inversione dialettica tra la vita che si difende e la morte redditizia che spinge verso il crollo del vivente. Lo spettacolo continua a rafforzarsi dovunque, vale a dire ad estendersi agli estremi da tutti i lati e ad aumentare la sua densità al centro.

 

1) Democrazia spettacolare. Il passato e il presente di kratos (potere imposto) e arkè (potere condiviso).

 

Sappiamo che il concetto di democrazia è stato inventato ad Atene dall'oligarchia al potere che, per conservare i suoi privilegi e affievolire la volontà del popolo di emanciparsi dalla sua tirannia, ha usato un termine peggiorativo per squalificare l'ambizione popolare. Si tratta di restituire alle parole evocatrici del potere i connotati che rimandano alle loro radici. In greco antico arkè rinvia al potere condiviso, kratos al potere imposto. Dobbiamo riportare il concetto di democrazia alle sue radici acratiche.

La retorica della democrazia parlamentare di cui si riempiono la bocca senza fine i mass media e i servitori volontari della dominazione politica (siano essi mercenari o idioti, ma il più delle volte un misto dei due) è un dispotismo mascherato esercitato da un'oligarchia finanziaria senza scrupoli che ha confiscato il vero potere del popolo: una demoarchia acratica, una demoacrazia. Questa forma di potere condiviso implica un'organizzazione sociale orizzontale e antigerarchica ampiamente esplorata e praticata da molte nazioni senza Stato dal lontano passato fino ai tempi recenti.

Parte della popolazione indigena del continente americano, così come molti popoli dell'antica Europa, dell'Asia vicina e lontana e del continente australiano, ci hanno fornito importanti esempi antropologici, sempre più chiari e supportati dall'archeologia, dell'esistenza storica di società egualitarie, acratiche, dal potere condiviso.[1]

Divenuto nel XX secolo il baluardo spettacolare contro l’imperversare del fascismo, il parlamentarismo ha spinto fino all'estremo lo sfruttamento del lavoro forzato, la sottomissione delle donne, il feticismo delle merci e l’artificializzazione del vivente. Achtung! Il postfascismo nero o rosso, mascherato spesso in grigio o rosa, è l'ultima tappa programmata di questa discesa agli inferi dell'umanità.

 

2) Economia spettacolare tra religioni teistiche ed economia politica.

 

Il fantasma di quel Dio che Nietzsche aveva dichiarato morto resuscita regolarmente al servizio di un’economia politica che è la teologia laica del capitalismo. Essa distilla il veleno alienante dell’idea che aver del denaro  crea la felicità, ma il godimento spettacolare della civiltà produttivista in fase terminale è uno pseudo godimento che racchiude in sé la repressione. All’accettazione beata dell'esistente si può unire come un'unica cosa la rivolta puramente spettacolare: ciò traduce il semplice fatto che l'insoddisfazione stessa è diventata una merce non appena l'abbondanza economica è diventata capace di estendere la sua produzione alla lavorazione di una tale materia prima.

 

Il potere dello spettacolo è così dispotico che s’indigna, mentre si dispiega incontrastato, di vedere il manifestarsi di una politica-spettacolo, di una giustizia-spettacolo, di una medicina-spettacolo, di un'informazione mediatica volgarmente e disperatamente spettacolare. La vuota discussione sullo spettacolo, cioè su ciò che fanno i padroni del mondo, è la vera attività del mondo dei media, la cui comunicazione radicalmente unilaterale fa sì che le sue cavie ammirino pacificamente la  decisione già presa. Ciò che viene comunicato sono degli ordini e, molto armoniosamente, coloro che li hanno impartiti sono anche coloro che diranno ciò che ne pensano. Denunciando i suoi crimini spettacolarmente, lo spettacolo garantisce la sua continuità ininterrotta. Poco importa quale sia l’ideologia mistica di riferimento della peste emozionale, sia essa pro o contro.

 

3) Artificialità e misticismo.

 

La menzogna non più contraddetta diventa follia. Sia la realtà che il fine si dissolvono nella proclamazione ideologica totalitaria: qualunque cosa essa dica è tutto quel che è. Questo primitivismo dello spettacolo è essenziale nello sviluppo dello spettacolo mondiale. L'ideologia che qui si materializza non ha trasformato economicamente il mondo, come il capitalismo giunto allo stadio dell'abbondanza; ha solo trasformato la percezione in modo poliziesco. Ciò non impedisce che globalmente la pratica unificata dello spettacolo integrato abbia trasformato il mondo economicamente, allo stesso tempo in cui ha trasformato in modo poliziesco la percezione.[2]

 

Alcune date di riferimento.

 

Prima fase preliminare della fondazione storica della società dello spettacolo sociale. 1917/1929/1945. Dopo la prima guerra mondiale e la nascita del capitalismo di Stato in Russia, crisi economica globale, diffusione della psicologia di massa del fascismo e seconda guerra mondiale.

 

II fase 1945/1968, società dei consumi, uomo unidimensionale, feticismo materializzato della merce.

 

III fase (1968/1989), tra l'inizio della lotta per un altro mondo possibile e la restaurazione di un capitalismo planetario in crisi in cerca di rinnovamento.

1969: soffocamento del maggio '68 francese, autunno caldo e terrorismo di Stato con le bombe alla Banca dell'Agricoltura di Milano. Quindi, con la fine tardiva della guerra del Vietnam, lo spettacolo inizia a proporsi la sua trasformazione da diffuso a integrato.

1979: inizio dell'uso generalizzato della forza spettacolare integrata.

1989: con la caduta dell'Impero pseudo-sovietico, l'ideologia dominante incontrastata è quella della democrazia liberale e dell'oligarchia post-borghese del capitalismo finanziarizzato: ovvero la libertà dittatoriale del Mercato temperata dal riconoscimento dei Diritti dell’uomo spettatore.

 

IV fase 1989/2001, consolidamento planetario del dominio reale del Capitale alla ricerca di un nuovo ordine mondiale.

 

V fase 2001/2023, nonostante la rivolta popolare contro il G8 di Genova e dopo il trauma di Ground Zero negli USA, il produttivismo continua la sua guerra planetaria contro il vivente. L'ecologia sociale registra ancora una volta il rapido collasso della biosfera e ne denuncia i responsabili. Poi pandemia Covid, crescente crisi climatica e guerra in Ucraina: transizione violenta verso una definitiva artificializzazione del mondo globalizzato nel processo di finanziarizzazione forzata, crollo speculativo del potere d'acquisto di base e sviluppo accelerato dello spettacolare integrato.

 

2023/2084

 

Segni crescenti di rifiuto del dominio e rivolta sociale diffusa contro la società dello spettacolo, abrogazione del patriarcato e abbandono della civiltà produttivista o possibile scomparsa dell'umano organico e della comunità umana naturale.

 

Sergio Ghirardi Sauvageon, 1 aprile 2023

 

 



[1]          Si veda J. C. Scott, Zomia, l’arte di non essere governati, Einaudi, Torino 2021, nonché il prezioso lavoro di ricerca di Marija Gimbutas sull'antica civiltà matricentrica chiamata gilanica.

 

[2]          Nel 2023, con lo spettacolare psicodramma della riforma delle pensioni in Francia, l'ideologia dell'oligarchia totalitaria al potere si mostra esplicitamente come l'espressione del potere di un mondo rovesciato: più è autoritaria, più afferma di non esistere e la sua forza le serve anzitutto per affermare la sua inesistenza, rendendo apparentemente inattaccabile il suo potere di nocività. Il quale è in realtà molto fragile, sempre più rinchiuso nel virtuale da cui dipende e di cui si alimenta.

  

News from spectacle

 


 

 

"Quoi qu'il en soit, nous ne nous affranchirons pas de l'emprise du vieux monde tant que nous n'aurons pas assuré les assises de microsociétés humaines, fondées sur la solidarité collective et l'autonomie individuelle".                               

Raoul Vaneigem, Retour à la vie, page 17, L'Insomniaque, Paris 2022.

 

 

L'avancée mécanique de la domination du Capital sur ce qui reste de l'humain a plus que jamais la forme et les caractéristiques d'un spectacle.

Il y a 55 ans déjà la forme spectaculaire de la domination développait la négation visible de la vie devenue aujourd'hui un processus invasif et catastrophique. Ce qui alors demandait à la conscience de classe rescapée à l'aliénation et à la pollution consumériste une radicalité capable de dénoncer le début de l'effondrement, de l'arrêter et le vaincre, demande maintenant à une conscience d'espèce naissant parmi les ruines de la civilisation productiviste d'occuper ce qui reste de la vie avant que la forme marchandise et la prolétarisation du monde fassent définitivement disparaître l'humain et la vie qui va avec.

L'apport de Guy Debord à l'échafaudage de cette conscience nouvelle que lui même n'a jamais définie telle, est passé de la critique de la Société du spectacle (1967) aux Commentaires de cette même critique actualisée en 1988.

Ce qui reste une analyse pertinente d'une époque révolue, requière cependant, aujourd'hui, une actualisation nécessaire pour réagir à la destruction du vivant intrinsèque à la civilisation productiviste et à sa solution finale capitaliste.

La critique situationniste d'antan reste d'une radicalité nécessaire mais n'est plus suffisante alors que le spectacle aborde sa phase transhumaniste. Pour construire une situation différente de celle qui est en train de provoquer la ruine de l'espèce, il faut avant tout sortir vivants et humains d'un présent mortifère et de ses pathologies.

Ce que je veux essayer modestement de dessiner ici c'est une description minime de la forme finale du spectacle intégré et le rôle crucial du mysticisme absolu des serviteurs, volontaires ou pas. Car l'artificialisation profonde apportée par l'univers virtuel a transformé les aliénés d'antan dans les zombies d'aujourd'hui. Sans le bouleversement radical du laboratoire pavlovien du spectacle intégré arrivé à sa phase terminale, aucun futur humain est concevable. La description d'un monde humain reliant un passé humain à une humanité à venir restera un veux pieux si on n'interrompe pas le flux spectaculaire de la société dominante e sa falsification psycho géographique. Il faut recommencer à vivre organiquement et orgastiquement pour donner un sens vivant à la dénonciation de la mort qui nous gouverne et pas en faire un dernier nécrologe humaniste. Cette dénonciation/lutte est la dernière séance/chance de sortir vivants du spectacle qui enferme les mouches humaines dans la toile d'araignée d'un économisme productiviste nihiliste et meurtrier. La défense acharnée de toutes ces zones de retour à la vie font très peur aux dominants qui criminalisent, diabolisent et répriment à souhait la moindre ZAD. Le fascisme suprématiste de tout totalitarisme (démocratique ou pas, mais toujours capitaliste) ne peut pas admettre la moindre ZHAD (zone humaine à défendre). Car ces zones de résistance à la domestication définitive et à l’artificialisation productiviste finale (du Chiapas au Rojava jusqu’à la plus infime résistance locale face aux diktats de l’économie politique mondialisée) sont le point d'inversion dialectique entre la vie qui se défende et la mort rentable qui pousse vers l'effondrement du vivant. Le spectacle continue partout de se renforcer, c'est à dire de s'étendre aux extrêmes par tous les côtés et d'augmenter sa densité au centre. 

 

1) Démocratie spectaculaire. Le passé et le présent du kratos (pouvoir imposé) et de l'arkè (pouvoir partagé).

 

On sait que le concept de démocratie a été inventé à Athènes par l’oligarchie au pouvoir qui, pour garder ses privilèges et saborder la volonté du peuple de s'émanciper de sa tyrannie, s’est servie d’un terme péjoratif pour disqualifier l’ambition populaire. Il s'agit de restituer aux mots évoquant le pouvoir les connotations renvoyant à leurs racines. En grec ancien, l'arkè est le pouvoir partagé, le kratos le pouvoir imposé. Il faut rendre au concept de démocratie ses racines acratiques.

La rhétorique de la démocratie parlementaire dont se gargarisent sans cesse les médias et les serviteurs volontaires de la domination politique (mercenaires ou idiotisés, mais le plus souvent un mélange des deux) est un despotisme déguisé exercé par une oligarchie financière sans scrupules qui a confisqué le véritable pouvoir du peuple: une démoarchie acratique, une démoacratie. Cette forme de pouvoir partagé implique une organisation sociale horizontale et anti hiérarchique largement explorée et pratiquée par des nombreuses nations sans État d’un passé lointain jusqu’au temps récent.

Une partie de la population indigène du continent américain, ainsi que de nombreux peuples de l'ancienne Europe, de l'Asie proche et lointaine et du continent australien, nous ont fourni d'importants exemples anthropologiques, de plus en plus clairs et supportés par l’archéologie, de l'existence historique de sociétés égalitaires, acratiques, partageuses du pouvoir.[1]

Devenu dans le XX siècle le rempart spectaculaire contre le fascisme déferlant, le parlementarisme a poussé l’exploitation du travail forcé, la soumission de la femme, le fétichisme de la marchandise et l’artificialisation du vivant jusqu’aux derniers retranchements. Achtung ! Le post fascisme noir ou rouge, déguisé souvent en gris ou rose, est la dernière étape programmée de cette descente aux enfers de l’humanité.

 

2) L’économie spectaculaire entre religions théistes et économie politique.

 

Le phantasme de ce dieu que Nietzsche avait déclaré mort ressuscite régulièrement au service d’une économie politique qui est la théologie laïque du capitalisme. Elle distille le poison aliénant de l’idée qu’avoir de l’argent porte le bonheur, mais la jouissance spectaculaire de la civilisation productiviste dans sa phase terminale capitaliste est une pseudo jouissance qui garde en elle la répression. À l'acceptation béate de ce qui existe peut aussi se joindre comme une même chose la révolte purement spectaculaire: ceci traduit le simple fait que l'insatisfaction elle même est devenue une marchandise dés que l'abondance économique s'est trouvée capable d'étendre sa production jusqu'au traitement d'une telle matière première.

 

Le pouvoir du spectacle est tellement despotique qu'il s'indigne de voir se constituer, pendant qu'il déferle sans partage, une politique-spectacle, une justice spectacle, une médecine spectacle, une information médiatique vulgairement et désespérément spectaculaire. La discussion creuse sur le spectacle, c'est à dire sur ce que font les propriétaires du monde, est l'activité véritable du monde médiatique, dont la communication radicalement unilatérale fait paisiblement admirer à ses cobayes la décision déjà prise. Ce qui est communiqué ce sont des ordres et, fort harmonieusement, ceux qui les ont donnés sont également ceux qui diront ce qu'ils en pensent. En dénonçant ses crimes de façon spectaculaire le spectacle garantit sa continuité ininterrompue. Peu importe l’idéologie mystique de référence de la peste émotionnelle, soit-elle pro ou anti.

 

3) Artificialité et mysticisme.

 

Le mensonge qui n'est plus contredit devient folie. La réalité aussi bien que le but sont dissous dans la proclamation idéologique totalitaire: tout ce qu'elle dit est tout ce qui est. Ce primitivisme du spectacle est essentiel dans le développement du spectacle mondial. L'idéologie qui se matérialise ici n'a pas transformé économiquement le monde, comme le capitalisme parvenu au stade de l'abondance; elle a seulement transformé policièrement la perception. Ce qui n'empêche que globalement la pratique unifiée du spectacle intégré a transformé économiquement le monde, en même temps qu'il a transformé policièrement la perception.[2]

 

Quelques dates de référence.

 

Première phase préliminaire de la fondation historique de la société du spectacle social. 1917/1929/1945. Après la première guerre mondiale et la naissance du capitalisme d’État en Russie, crise économique globale, diffusion de la psychologie de masse du fascisme et deuxième guerre mondiale.

 

II phase 1945/1968, société de consommation, homme à une dimension, fétichisme matérialisé de la marchandise.

 

III phase (1968/1989), entre le début du combat pour un autre monde possible et la restauration d'un capitalisme planétaire en crise en quête de renouvellement.

1969 : étouffement du mai 68 français, « autunno caldo » et terrorisme d’État avec les bombes de Milan à la Banque de l’Agriculture. Ensuite, avec le classement tardif de la guerre du Vietnam, le spectacle commence à envisager sa mutation de diffus en intégré.

1979 : début de l'emploi généralisé de la force spectaculaire intégrée.

1989 : avec la chute de l'Empire pseudo soviétique l'idéologie dominante sans partage est celle de la démocratie libérale et de l'oligarchie post-bourgeoise du capitalisme financiarisé: c'est à dire la liberté dictatoriale du Marché tempérée par la reconnaissance des Droits de l'homme spectateur. 

 

IV phase 1989/2001, consolidation planétaire de la domination réelle du Capital à la recherche d'un nouvel ordre mondial.

 

V phase 2001/2023, malgré la révolte populaire contre le G 8 de Gênes et après le traumatisme de Ground zéro aux USA, le productivisme continue sa guerre planétaire contre le vivant. L'écologie sociale enregistre une fois de plus l'effondrement rapide de la biosphère et en dénonce les responsables. Puis pandémie Covid, crise climatique croissante et guerre en Ukraine : passage violent à une artificialisation définitive du monde globalisé en voie de financiarisation forcée, dégringolade spéculative du pouvoir d’achat de base et développement accéléré du spectaculaire intégré.

 

2023/ 2084

 

des signes croissants du refus de la domination et d’une révolte sociale perceptible contre la société du spectacle, envie d’abrogation du patriarcat et d’abandon de la civilisation productiviste face à la disparition possible de l'humain organique et de la communauté humaine naturelle.

 

 

 

Sergio Ghirardi Sauvageon, 1 avril 2023



[1]          Voir J. C. Scott, Zomia, ou l’art de ne pas être gouverné, Seuil, Paris 2013, ainsi que le précieux travail de recherche de Marija Gimbutas sur une civilisation matricentrique ancienne, dénommée gylanique.

[2]          En 2023, avec le psychodrame spectaculaire de la reforme des retraites en France, l'idéologie de l'oligarchie totalitaire au pouvoir se montre explicitement comme l'expression du pouvoir d'un monde renversé: plus elle est autoritaire, plus elle affirme qu'elle n'existe pas et sa force lui sert d'abord à affirmer son inexistence rendant son pouvoir de nuisance apparemment inattaquable. Il est, en réalité, très fragile, de plus en plus enfermé dans le virtuel dont il dépend et se nourrit.