venerdì 30 dicembre 2011

I grattacieli o le grotte?





Ridurre gli sprechi, coibentare degli edifici per ridurne le dispersioni termiche e l’installazione di impianti energetici a fonti rinnovabili fanno crescere il Pil inizialmente, ma in seguito i risparmi lo fanno decrescere. La decrescita selettiva del Pil, riduce gli sprechi e l’impronta ecologica, migliora il benessere e la qualità della vita, crea occupazione utile. Solo la decrescita selettiva del Pil può risolvere sia la crisi economica che quella ambientale, senza far crescere il debito pubblico né deprimere le attività produttive.
Se si ragionasse in termini qualitativi anziché quantitativi, si capirebbe che il bisogno insoddisfatto nel settore dell’edilizia, ad esempio, è la riduzione delle dispersioni energetiche degli edifici esistenti: mediamente in Italia per il riscaldamento si consuma il triplo delle peggiori case tedesche. Di quanto lavoro ci sarebbe bisogno per ristrutturare energeticamente il nostro patrimonio edilizio e soddisfare con fonti rinnovabili il fabbisogno residuo? La riduzione del Pil che ne deriverebbe offrirebbe i vantaggi economici, occupazionali e ambientali non altrimenti ottenibili.
Per potersi salvare occorre sganciarsi dal sistema economico e produttivo fondato sulla crescita della produzione di merci, organizzando reti di economia, di produzione e di socialità alternative, in grado di funzionare autonomamente e di rispondere ai bisogni fondamentali della vita con le risorse dei territori.
Si annuncia un periodo di transizione inevitabilmente drammatico. Sui patrimoni dei saperi e del saper fare accumulati e implementati nel corso delle generazioni, sulla capacità di trasformare con rispetto, efficienza e intelligenza le risorse della natura, sulla capacità di costruire rapporti improntati al rispetto reciproco, è possibile riavviare una nuova fase della storia umana.
Perché la portata della crisi in atto è storica e non congiunturale. È la crisi di un modello economico che non ha più futuro, che non può essere riorganizzato e migliorato, ma deve essere sostituito.


 
Commento di Sergio Ghirardi:

Effettivamente per chi provi a riflettere sulla questione sociale contemporanea senza i paraocchi ideologici del condizionamento e di un'ignoranza coltivata ad arte, non c'è dubbio sull'evidenza che in un mondo finito una crescita infinita è un non senso. Un altro modello di società (di cui la decrescita è un punto sensibile e un'inversione di tendenza fondamentale, non il progetto stesso) è possibile.
L'ipotesi è studiata, sperimentata e in rapida espansione in molte micro comunità del pianeta, pur se resta ampiamente minoritaria. L'ultima spiaggia è una decrescita scelta e quindi modulata al godimento della vita prima che una decrescita capitalistica si imponga tragicamente ben oltre la crisi che stanno già facendo pagare a chi non l'ha prodotta. La cosiddetta crisi è una decrescita tragica imposta anziché una decrescita gioiosa e voluta.
Chi vivrà vedrà se ci si sveglierà a tempo, ma sono sempre più portato a credere che il peggiore ostacolo all'emancipazione non siano i potenti che sostengono opportunisticamente il vecchio modello produttivista spremendone ancora dei privilegi macabri, seduti in prima classe sul treno che sta andando contro il muro. Il motore imballato del sistema sono le masse di impotenti che lo subiscono e lo sostengono per ottusità, abitudine e servilismo. I blog danno la misura del fenomeno. Avere opinioni diverse è una ricchezza oltre che un diritto, ma confondere le idee con i pregiudizi, far passare credenze irrazionali e pettegolezzi pseudo colti per verità certificate è un comportamento diffuso tanto patologico che normale. Una vera e propria banalità del male di vivere.
Da tempo la vera questione non è più : "Perché ci sono delle persone che si rivoltano o che sono pronte a farlo?" ma piuttosto: "Come mai così tanti individui non si rivoltano ancora e subiscono quel che impedisce loro di vivere?".
La risposta è teoricamante data (vedi, p. es., La personalità autoritaria di Adorno, La psicologia di massa del fascismo di Reich e altre generose analisi dell'intelligenza sensibile. La pratica, invece, cerca ancora il soggetto storico capace della coesione solidale e della poesia vitale necessaria all'emancipazione dell'essere umano dalla trappola in cui si è messo da solo.

Jtheripper in risposta a Sergio Ghirardi

"decrescita scelta e quindi modulata al godimento della vita"

Ma dico, hai idea di quanti siano, quanto siano complessi e che sforzo richiedano tutti i processi di ingegnerizzazione che stanno dietro a TUTTI gli aspetti che rendono le nostre esistenze decisamente piu' accettabili di quelle che avremmo avuto a inizio 900. NOn sto parlando di stronzate, sto parlando di medicine, di acqua potabile, riscaldamento e altre amenita' che ci permettono di arrivare a campare piu' di 50 anni di media senza necessita' di lavorare 12/14 ore al giorno nei campi mangiando solo polenta e formaggio.
Lo sai cosa farete quando sarete decresciuti in modo selettivo per far tendere la vostra anima pura al canto sublime della poesia liberi dal capitalismo cattivo? Raccoglierete cavoli in campi in cui prenderete il tifo, e ooops. le medicine i contadini/poeti/filosofi che popoleranno le vostre meravigliose comunita' non le producono. E sai perche'? perche' saranno tutti contadini/poeti che vivranno fino a 40 anni dopo vite orribili e insalubri 100 volte la nostra.
Che ci siano realta' oggettive dei fatti che impongono studio, rigore e applicazione non vi viene in mente... Che siano necessarie qualcosa di piu' che una laurea al DAMS per comprendere i meccanismi che regolano il mondo non esiste, e' e sara' sempre colpa della trilaterale, dei banchieri e delle multinazionali...
Fai un piacere va, applicati e prendi per la prima volta in mano nella tua vita un qualcosa che abbia un riscontro nelle evidenze dei fatti, un grafico ad esempio, e presentami una sola statistica che mi mostri che la descrescita sulla quale vi masturbate assieme a la touche non sia solo una nostalgia per epoche in cui non avete vissuto. Portami una sola prova che quello che sostieni non sia in realta' una prospettiva terribile di sottosviluppo e fame, dalla quale ti ricordo, sono solo pochi decenni che siamo liberi (e lo siamo sempre di piu' nel mondo, nonostante a voi tutto questo non piaccia).
Comunque si, io sono quello poco informato e conformista, non dare troppo peso alla realta' dei fatti...
 

Sergio Ghirardi in riferimento alla risposta:

Non rispondo a un discorso i cui incubi si mettono da soli in evidenza. Aggiungo invece due parole per chi potrebbe essere indotto alla servitù volontaria da un tale delirio di progressismo oscurantista.
Lo schema dei coatti della normalità e del pecorismo è sempre lo stesso: descrizione apocalittica di ogni ipotesi di cambiamento, invenzione dal nulla dell'antagonista mai visto né conosciuto come lo si deve immaginare per corroborare il proprio delirio di normalità. Per questi caporali della vita quotidiana pensare deve solo e sempre servire a rassicurare il conformismo impotente. E' il meccanismo intrinseco di ogni razzismno culturale e non : invenzione dell'altro come diavolo perché la propria vita è assente e nessun paradiso è in vista. Per nascondersi dietro alla scienza ridotta a religione i cliché piovono dalle nuvole dense dell'idiozia. Poesia si riduce allora pateticamente a contemplazione e la critica di un industrialismo mafioso non può essere che il frutto di contadini incolti ma con una laurea al DAMS. O i grattacieli o le grotte, o il nucleare o la candela, eppure il Giappone ci sta mostrando che la scienza al servizio del business è una decrescita tragica che porta dal nucleare alla candela. E' vero che con "scienziati" così beceri viene voglia di essere ignoranti, ma poieo in greco vuol dire FARE e senza i contadini ci si potrebbe nutrire solo di pillole come nei film di fantascienza o di derrate adulterate come si sta già facendo.
Non per questo, però, decrescere significa tornare al medioevo. Ho discusso qualche volta con Latouche e non sono d'accordo con la totalità del suo discorso, ma invece di citarlo a vanvera sarebbe più utile leggerlo e fargli delle critiche.
Immaginare l'orribile come ineluttabile serve solo a subire l'insopportabile. Donne e uomini liberi hanno reinventato il mondo in tutte le epoche e questa è un'epoca speciale dove il peggio e il meglio si sfiorano senza toccarsi come la vita e la morte.
Io critico il rischio che la decrescita possa ridursi a una nuova morale, ma insisto su un punto oggettivo e mi interessano tutti i pareri che non ignorino questa evidenza: in un mondo finito una crescita infinita è un non senso giustificabile solo da uomini a una dimensione, resi folli dall'economicismo. Che i fanatici di ogni ideologia continuino pure a delirare purché la volontà di vivere da uomini liberi e non di sopravvivere da schiavi salariati continui a sperimentare nel quotidiano gli albori di una nuova civiltà.
La vita è ancora troppo breve per i miei gusti, ma avrei preferito comunque vivere quarant’anni da umano che ottanta da bestia.