Ridurre gli
sprechi, coibentare degli edifici per ridurne le dispersioni termiche e
l’installazione di impianti energetici a fonti rinnovabili fanno crescere il
Pil inizialmente, ma in seguito i risparmi lo fanno decrescere. La decrescita selettiva del Pil,
riduce gli sprechi e l’impronta ecologica, migliora il benessere e la qualità della vita,
crea occupazione utile. Solo la decrescita selettiva del Pil può risolvere sia
la crisi economica che quella ambientale, senza far crescere il debito pubblico
né deprimere le attività produttive.
Se si ragionasse
in termini qualitativi
anziché quantitativi, si capirebbe che il bisogno insoddisfatto nel settore
dell’edilizia, ad esempio, è la riduzione delle dispersioni energetiche degli
edifici esistenti: mediamente in Italia per il riscaldamento si consuma il
triplo delle peggiori case tedesche. Di quanto lavoro ci sarebbe bisogno per ristrutturare energeticamente
il nostro patrimonio edilizio e soddisfare con fonti rinnovabili il fabbisogno
residuo? La riduzione del Pil che ne deriverebbe offrirebbe i vantaggi
economici, occupazionali e ambientali non altrimenti ottenibili.
Per potersi
salvare occorre sganciarsi dal sistema economico e produttivo fondato sulla
crescita della produzione di merci, organizzando reti di economia, di
produzione e di socialità alternative, in grado di funzionare autonomamente e
di rispondere ai bisogni
fondamentali della vita con le risorse dei territori.
Si annuncia un
periodo di transizione inevitabilmente drammatico. Sui patrimoni dei saperi e
del saper fare accumulati e implementati nel corso delle generazioni, sulla
capacità di trasformare con rispetto, efficienza e intelligenza le
risorse della natura, sulla capacità di costruire rapporti improntati al
rispetto reciproco, è possibile riavviare una nuova fase della storia umana.
Perché la portata
della crisi in atto è storica
e non congiunturale. È la crisi di un modello economico che non
ha più futuro,
che non può essere riorganizzato e migliorato, ma deve essere sostituito.
Commento di
Sergio Ghirardi:
Effettivamente
per chi provi a riflettere sulla questione sociale contemporanea senza i
paraocchi ideologici del condizionamento e di un'ignoranza coltivata ad arte,
non c'è dubbio sull'evidenza che in un mondo finito una crescita infinita è un
non senso. Un altro modello di società (di cui la decrescita è un punto
sensibile e un'inversione di tendenza fondamentale, non il progetto stesso) è
possibile.
L'ipotesi è
studiata, sperimentata e in rapida espansione in molte micro comunità del
pianeta, pur se resta ampiamente minoritaria. L'ultima spiaggia è una
decrescita scelta e quindi modulata al godimento della vita prima che una
decrescita capitalistica si imponga tragicamente ben oltre la crisi che stanno
già facendo pagare a chi non l'ha prodotta. La cosiddetta crisi è una
decrescita tragica imposta anziché una decrescita gioiosa e voluta.
Chi vivrà vedrà
se ci si sveglierà a tempo, ma sono sempre più portato a credere che il
peggiore ostacolo all'emancipazione non siano i potenti che sostengono
opportunisticamente il vecchio modello produttivista spremendone ancora dei
privilegi macabri, seduti in prima classe sul treno che sta andando contro il
muro. Il motore imballato del sistema sono le masse di impotenti che lo
subiscono e lo sostengono per ottusità, abitudine e servilismo. I blog danno la
misura del fenomeno. Avere opinioni diverse è una ricchezza oltre che un
diritto, ma confondere le idee con i pregiudizi, far passare credenze
irrazionali e pettegolezzi pseudo colti per verità certificate è un
comportamento diffuso tanto patologico che normale. Una vera e propria banalità
del male di vivere.
Da tempo la vera
questione non è più : "Perché ci sono delle persone che si rivoltano o che
sono pronte a farlo?" ma piuttosto: "Come mai così tanti individui
non si rivoltano ancora e subiscono quel che impedisce loro di vivere?".
La risposta è
teoricamante data (vedi, p. es., La
personalità autoritaria di Adorno, La
psicologia di massa del fascismo di Reich e altre generose analisi
dell'intelligenza sensibile. La pratica, invece, cerca ancora il soggetto
storico capace della coesione solidale e della poesia vitale necessaria
all'emancipazione dell'essere umano dalla trappola in cui si è messo da solo.
Jtheripper in risposta a Sergio Ghirardi
"decrescita
scelta e quindi modulata al godimento della vita"
Ma dico, hai idea
di quanti siano, quanto siano complessi e che sforzo richiedano tutti i processi
di ingegnerizzazione che stanno dietro a TUTTI gli aspetti che rendono le
nostre esistenze decisamente piu' accettabili di quelle che avremmo avuto a
inizio 900. NOn sto parlando di stronzate, sto parlando di medicine, di acqua
potabile, riscaldamento e altre amenita' che ci permettono di arrivare a
campare piu' di 50 anni di media senza necessita' di lavorare 12/14 ore al
giorno nei campi mangiando solo polenta e formaggio.
Lo sai cosa
farete quando sarete decresciuti in modo selettivo per far tendere la vostra
anima pura al canto sublime della poesia liberi dal capitalismo cattivo?
Raccoglierete cavoli in campi in cui prenderete il tifo, e ooops. le medicine i
contadini/poeti/filosofi che popoleranno le vostre meravigliose comunita' non
le producono. E sai perche'? perche' saranno tutti contadini/poeti che vivranno
fino a 40 anni dopo vite orribili e insalubri 100 volte la nostra.
Che ci siano
realta' oggettive dei fatti che impongono studio, rigore e applicazione non vi
viene in mente... Che siano necessarie qualcosa di piu' che una laurea al DAMS
per comprendere i meccanismi che regolano il mondo non esiste, e' e sara'
sempre colpa della trilaterale, dei banchieri e delle multinazionali...
Fai un piacere
va, applicati e prendi per la prima volta in mano nella tua vita un qualcosa
che abbia un riscontro nelle evidenze dei fatti, un grafico ad esempio, e
presentami una sola statistica che mi mostri che la descrescita sulla quale vi
masturbate assieme a la touche non sia solo una nostalgia per epoche in cui non
avete vissuto. Portami una sola prova che quello che sostieni non sia in
realta' una prospettiva terribile di sottosviluppo e fame, dalla quale ti
ricordo, sono solo pochi decenni che siamo liberi (e lo siamo sempre di piu'
nel mondo, nonostante a voi tutto questo non piaccia).
Comunque si, io
sono quello poco informato e conformista, non dare troppo peso alla realta' dei
fatti...
Sergio Ghirardi in riferimento alla risposta:
Non rispondo a un
discorso i cui incubi si mettono da soli in evidenza. Aggiungo invece due
parole per chi potrebbe essere indotto alla servitù volontaria da un tale delirio
di progressismo oscurantista.
Lo schema dei
coatti della normalità e del pecorismo è sempre lo stesso: descrizione
apocalittica di ogni ipotesi di cambiamento, invenzione dal nulla
dell'antagonista mai visto né conosciuto come lo si deve immaginare per
corroborare il proprio delirio di normalità. Per questi caporali della vita
quotidiana pensare deve solo e sempre servire a rassicurare il conformismo impotente.
E' il meccanismo intrinseco di ogni razzismno culturale e non : invenzione
dell'altro come diavolo perché la propria vita è assente e nessun paradiso è in
vista. Per nascondersi dietro alla scienza ridotta a religione i cliché piovono
dalle nuvole dense dell'idiozia. Poesia si riduce allora pateticamente a
contemplazione e la critica di un industrialismo mafioso non può essere che il
frutto di contadini incolti ma con una laurea al DAMS. O i grattacieli o le
grotte, o il nucleare o la candela, eppure il Giappone ci sta mostrando che la
scienza al servizio del business è una decrescita tragica che porta dal
nucleare alla candela. E' vero che con "scienziati" così beceri viene
voglia di essere ignoranti, ma poieo in greco vuol dire FARE e senza i contadini
ci si potrebbe nutrire solo di pillole come nei film di fantascienza o di
derrate adulterate come si sta già facendo.
Non per questo,
però, decrescere significa tornare al medioevo. Ho discusso qualche volta con
Latouche e non sono d'accordo con la totalità del suo discorso, ma invece di
citarlo a vanvera sarebbe più utile leggerlo e fargli delle critiche.
Immaginare
l'orribile come ineluttabile serve solo a subire l'insopportabile. Donne e
uomini liberi hanno reinventato il mondo in tutte le epoche e questa è un'epoca
speciale dove il peggio e il meglio si sfiorano senza toccarsi come la vita e
la morte.
Io critico il
rischio che la decrescita possa ridursi a una nuova morale, ma insisto su un
punto oggettivo e mi interessano tutti i pareri che non ignorino questa
evidenza: in un mondo finito una
crescita infinita è un non senso giustificabile solo da uomini a una
dimensione, resi folli dall'economicismo. Che i fanatici di ogni ideologia
continuino pure a delirare purché la volontà di vivere da uomini liberi e non
di sopravvivere da schiavi salariati continui a sperimentare nel quotidiano gli
albori di una nuova civiltà.
La vita è ancora
troppo breve per i miei gusti, ma avrei preferito comunque vivere quarant’anni
da umano che ottanta da bestia.